mercoledì 26 dicembre 2012
Slide per gli studenti di tecnologie dell'istruzione
Ho pubblicato ulteriori slide che potrebbero esservi utili (anche se ovviamente non sostituiscono i testi).
L'elenco al momento è questo:
Cybercultura (http://www.slideshare.net/filoan/cybercultura)
Ipertestualità (http://www.slideshare.net/filoan/ipertestualit)
Videogiochi (http://www.slideshare.net/filoan/felini-video-game-education)
Web 2.0 (http://www.slideshare.net/filoan/le-risorse-del-web-20-1)
Analisi siti (http://www.slideshare.net/filoan/analisisitiforss).
Buono studio!
mercoledì 28 novembre 2012
Vi chiedo di raccontare una storia
martedì 27 novembre 2012
D'Onofrio/Clip claxon
martedì 20 novembre 2012
Antonio Brusa a Campobasso
domenica 11 novembre 2012
LIM all'UNIMOL
giovedì 1 novembre 2012
Una faccia al giorno: 365facesproject
mercoledì 24 ottobre 2012
Huizinga, Homo ludens
martedì 23 ottobre 2012
Caillois, Gli uomini e i giochi
domenica 21 ottobre 2012
Empatia/Boella
domenica 14 ottobre 2012
Gli animali di Enzo Mari
domenica 7 ottobre 2012
Damiano Felini - Video game education
Damiano Felini (a cura), Video game education. Studi e percorsi di formazione, Unicopli, Milano 2012.
Provo a procedere per punti:
http://www.slideshare.net/filoan/felini-video-game-education.
Buon lavoro!
domenica 30 settembre 2012
Educare all’immagine e le pratiche degli insegnanti
domenica 23 settembre 2012
Un numero di Form@re sui video
Questo è l'indirizzo:
http://formare.erickson.it/wordpress/it/category/2012/n-79-maggiosettembre/.
domenica 12 agosto 2012
Tra avatar e ritratti fotografici
domenica 29 luglio 2012
Riletture estive: Faeti, Guardare le figure
domenica 22 luglio 2012
Il futuro della ricerca pedagogica
lunedì 25 giugno 2012
Turkle: ambiguità della solitudine
mercoledì 20 giugno 2012
Babbo Alfabeto
domenica 10 giugno 2012
Classi 2.0/Molise/Primarie/Scuola Primaria Ciafardini di Trivento
domenica 27 maggio 2012
Un numero di Form@re sulle LIM
http://formare.erickson.it/wordpress/it/2012/editoriale-74/.
domenica 20 maggio 2012
Classi 2.0 in Molise. Il racconto di Paola Lonzi
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domenica 29 aprile 2012
Per M.N. Due albi illustrati per l’intercultura
martedì 10 aprile 2012
Per F.C. Ad occhi aperti
Gentile F.C. , pensando alla sua tesi sul libro pop-up, ho avuto modo di leggere un volume che credo possa essere anche per lei interessante: Hamelin, Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, Donzelli, Roma 2012. Si tratta di una raccolta di saggi di più autori (Hamelin è il nome dell’associazione culturale cha ha promosso la pubblicazione). Le segnalo i passaggi che credo essere più significativi per il suo lavoro.
1. Diversità tra la visione adulta e quella infantile in relazione alle immagini e ai testi. Per l’adulto “i contenuti vengono spesso associati alla sfera del testo, mentre tutto ciò che è forma, immagine, viene ascritto, secondo una gerarchia discendente, a un ambito più “frivolo”, quello dell’esperienza estetica” (Ilaria Tontardini, Meccaniche celesti: come funziona un albo illustrato, p. 24). Dall’ altro lato, “i bambini conoscono la forma e il senso delle cose come un’unica informazione indistinta” (ibidem). L’osservazione potrebbe essere ripresa in relazione al rapporto testo/immagine nel libro pop-up.
2. Criteri di analisi. Sempre nel saggio della Tontardini: si propone una interessante scansione in relazione all’analisi/fruizione dell’albo illustrato: prendere e toccare, sfogliare, guardare e (è) leggere, raccontare/raccontarsi. In qualche modo può essere applicata anche ai libri pop-up?
3. Ancora sul rapporto tra immagini e testo. Due fondamentali tendenze. La prima: ”comprendere le immagini che accompagnano le parole allo scopo di rendere visibile, ovvero sensorialmente esperibile, quanto evocato dalle parole” (Martino Negri, Parole e figure: i binari dell’immaginazione, p. 61). La seconda: “le immagini sono portatrici di informazione ulteriori rispetto a quelle presenti nel testo verbale” (ibidem). Di nuovo: come queste considerazioni possono essere riprese in relazione al libro pop-up?
4 Komagata. Sul bellissimo libro pop up di Komagata, Little tree, le segnalo le osservazioni di Roberta Colombo, Sulla natura, pp. 228-230.
Buona lettura e buon lavoro!
venerdì 6 aprile 2012
Esicasmo
“La parola “esicasmo” deriva dal termine greco “esychìa”, che letteralmente significa riposo, pace spirituale, quiete inferiore. Il verbo “hesychàzo” si riferisce ad un monaco che vive in solitudine e in silenzio, che conduce una vita centrata sulla preghiera, sulla sobrietà e sull’attenzione interiore. L’ideale dei padri esicasti viene programmaticamente delineato dal motto di Abba Arsenio: “Fuge, tace, quiesce!”. Seguendo le esortazioni di S. Paolo ai primi cristiani di “vivere in pace” […], di “condurre vita pacifica” […], gli esicasti intendevano condurre una vita separata dal mondo coltivando il silenzio e la pace dell’anima” (Alberto Temporelli, L’esperienza mistica e ascetica di Evagrio Pontico e la sua influenza sull’esicasmo, in "Hermeneutica", vol. 8, 1989, p. 341).
Certi modi di vivere, per quanto abbiano non solo un certo fascino ma anche un profondo significato, non credo possano essere attuati da tutti o per tutta la vita. Se però penso a tanti iperattivi inconcludenti, a certi campioni della chiacchiera fine a se stessa, a chi cerca costantemente di mettere il cappello sul lavoro degli altri, a coloro che hanno narcisismi formato extralarge, a quei bei personaggi che non sapendo fare amano “coordinare” chi invece ha effettivamente le competenze, a chi ha smanie di potere e di controllo, la mia simpatia per gli esicasti cresce… L’invito a vivere in pace va fatto in primo luogo a se stessi, ma, detto con grande affetto, penso che ne abbiano bisogno anche altri…
domenica 25 marzo 2012
Lettura come empatia
“Le letture migliori me le facevo in treno, nell’anonimato di sguardi indifferenti, nonostante l’incalzare dei cellulari e di voci troppo alte, e se qualche volta mi lasciavo andare a una chiacchiera o solo m’incantavo a guardare dal finestrino, le parole del libro prendevano forma davanti ai miei occhi, richiedendo tutta la mia attenzione. Leggere è forse questo, penetrare nel mondo dell’altro e starci come a casa propria, se leggere era questo, il leggere mi aveva condotto in luoghi sconosciuti” (Anna D’Elia, Nello specchio dell’arte. Figure autobiografiche, Meltemi, Roma 2004, p. 89).
Viaggiando (e leggendo) in treno questa idea della lettura che mette insieme viaggio (reale e metaforico), empatia e lettura mi intriga…
lunedì 12 marzo 2012
Per i docenti del corso su sistema scolastico (Vasto 13 marzo 2012)
Per i docenti del corso sul sistema scolastico (Vasto 13 marzo 2011)
Spero che quando leggerete questo post sia già stato tutto spiegato. Comunque ricordo la proposta laboratoriale per questo incontro. L'invito consiste in primo luogo nel raccontare le vostre pratiche d'uso di internet utilizzando la scala Forrester. In quale livello vi collocate? Secondo invito: come utilizzate le tecnologie digitali all'interno delle vostre pratiche di insegnamento? Terzo ed ultimo invito: come vorreste utilizzarle?
Buona scrittura!
A. la scala Forrester
1. Creatori quelli che pubblicano on line creando blog, pagine web...
2. Partecipanti critici che commentano e discutono on line
3. Partecipanti collezionisti che collezionano contenuti di vario genere
4. Partecipanti che usano social network (es: facebook)
5. Lettori simpatizzanti che leggono, sentono e visionano contenuti on line
6. Inattivi
B. Come usate le risorse digitali nelle vostre pratiche di insegnamento?
C. Come vorreste usarle?
lunedì 27 febbraio 2012
Per chi insegna (e per chi fa ricerca su come insegnare meglio)
“Sotto il profilo del “fare”, non c’è altri che possa sapere – più e meglio degli insegnanti – che cosa sia l’insegnamento. Siamo tuttavia di fronte ad un’affermazione, più che controversa, contraddetta dalla ricerca educativa, la quale – da sempre – ha guardato gli insegnanti in veste di “destinatari”. Peraltro, destinatari riottosi e recalcitranti, in larga misura dediti a rifiutare gli inviti a rinnovarsi rivolti loro, insistentemente, dai pedagogisti” (pp. 42-43). La prospettiva è quella di “legittimare la validità epistemologica del fare come forma di conoscenza, con sue proprietà, distinte ed originarie, ovvero né “applicate” né discendenti dalla “conoscenza teorica” (p. 43). Una risposta arriva da Piaget: “la conoscenza si produce mediante l’azione e all’origine della conoscenza c’è l’azione” (p. 48).
Elio Damiano, Factum et Verum convertuntur. Gli insegnanti come fonti della ricerca didattica, in "Education Sciences & Society", vol. 1, n. 1, pp. 41-51.
domenica 19 febbraio 2012
Usi ludici delle tecnologie
“Qualsiasi tipo di attività ludica, quella del bambino così come quella dell’adulto, consiste nell’investire un oggetto o una situazione di proprietà diverse da quelle che quell’oggetto o quella situazione hanno normalmente” Alberto Munari in Beba Restelli, Silvana Sperati, A che gioco giochiamo?, Corraini, Mantova 2008, p. 39.
“l’attività ludica […] serve anche per liberare la fantasia ed immaginare mondi diversi dal nostro, dove le ansie e i timori che la vita quotidiana può suscitare, soprattutto nel bambino, possono esprimersi, essere pensate e verbalizzate, senza le conseguenze anche gravi che potrebbero invece avere la loro esplicitazione nella vita “reale”” Alberto Munari in Beba Restelli, Silvana Sperati, A che gioco giochiamo?, Corraini, Mantova 2008, pp. 41-42.
Ho avuto pochi mesi fa il piacere di sentire Beba Restelli, l’allieva di Bruno Munari continuatrice del suo metodo laboratoriale, e sto ripensando alla risposta che mi ha dato. Avevo chiesto cosa avrebbe fatto Bruno Munari se avesse avuto dovuto proporre l’uso dei computer nei suoi laboratori. Visto quanto realizzato con i prelibri che in qualche modo preparano all’uso della “tecnologia” del libro, cosa si sarebbe potuto proporre in relazione al computer? La risposta è stata interessante: Munari non avrebbe avuto preclusioni nei confronti delle tecnologie digitali. La questione non sarebbe contrapporre realtà/virtualità, ma un uso creativo delle tecnologie, che si non si adegui alla finalità intrinseche ed ovvie dello strumento. Ha portato l’esempio dell’uso della fotocopiatrice: come tecnologia ha la finalità di riprodurre copie identiche all’originale. L’uso che ne ha fatto Munari va volutamente contro tale finalità sovvertendola alla radice: usare la fotocopiatrice per realizzare immagini originali (Bruno Munari, Codice ovvio, Einaudi, Torino 1971, pp. 105-108). L’osservazione è interessante e piuttosto che svilupparla nella direzione di un preoccupato esame dei rischi della confusione tra realtà e simulazione (il gioco di per sé crea luoghi e tempi – mondi – non veri…) varrebbe la pena ragionare sui possibili nuovi spazi che si aprono e su come riconoscerli e gestirli. Non c’è solo il videogioco ma anche un uso ludico di tecnologie e strumenti digitali poco esplorato…
martedì 14 febbraio 2012
Bricks
domenica 5 febbraio 2012
Classi 2.0/Molise/primarie/Circolo didattico S. Pietro Celestino di Isernia
lunedì 30 gennaio 2012
Fink, gioco, pervasività e creazione di mondi
"parlare seriamente del gioco, e magari con la tetra serietà di chi cavilla sulle parole e spacca in quattro i concetti, in fin dei conti è una mera contraddizione e un brutto modo di rovinare il gioco" (p. 5)
Eugen Fink, Oasi del Gioco, Milano, Cortina 2008, a cura di Anna Calligaris
Ho avuto modo di leggere Oasi del Gioco di Fink: mi interessava riuscire a capire, prima della nascita e della diffusione dei videogiochi, se esistessero riflessioni che in qualche modo argomentassero la pervasività del gioco. L'opera di Fink risale al 1957, ben prima quindi della diffusione di massa del personal computer. A parte il bellissimo invito, espresso nella citazione sopra riportata, a parlare ludicamente del gioco, già dalle prime pagine emerge la convinzione dell'importanza del gioco: "L'attenzione per il gioco permea in misura sorprendente la coscienza di sé dell'uomo contemporaneo" (p. 3). Provando a schematizzare le argomentazioni a sostegno di una pervasività del gioco possono essere le seguenti:
1. Vanno evitate contrapposizioni del tipo gioco e lavoro: "Fino a quando [... si continuerà ad operare attraverso le antitesi ingenue di "lavoro e gioco", di "gioco e serietà della vita", e così via, il gioco non verrà compreso nel suo contenuto d'essere e nella sua profondità d'essere" (p. 10). Il gioco non può essere compreso tramite contrapposizioni che lo escludono da ambiti che invece attraversa.
2. La stessa funzione educativa del gioco non può portare a visioni riduttive e puramente strumentali (mi ricorda un passaggio di Dossena) (p. 11).
3. Il gioco, di conseguenza, non va ridotto alla sola dimensione infantile: bambini ed adulti, sia pure in maniera diversa, giocano entrambi: "Forse anche l'adulto gioca altrettanto, solo diversamente, più segretamente, più mascheratamente" (p. 12).
4. In tal senso il gioco pervade l'intera esistenza umana e non può essere considerato come forma marginale dell'esistenza: "Il gioco appartiene essenzialmente alla costituzione d'essere dell'esistenza umana, è un fenomeno esistenziale fondamentale" (p. 12). Anche ciò che può sembrare più lontano dalla dimensione ludica può essere messo in gioco: "Noi giochiamo con la serietà, l'autenticità, il lavoro e la lotta, l'amore e la morte. E giochiamo perfino con il gioco" (p. 20).
Interessanti anche altre due considerazioni. La prima. il gioco come creazione di mondi: "giocando veniamo [...] trasportati su un altro pianeta" (p. 18), "Ogni giocare è la magica produzione di un mondo del gioco" (p. 28). Il gioco crea quindi uno spazio ed un tempo peculiari (p. 29), legato al presente e non al futuro come la maggior parte dell'esistenza: "Il giocare, a differenza del corso della vita e della sua inquieta dinamica, del suo oscuro essere messo in questione e del suo essere incalzato verso il futuro, ha piuttosto il carattere d un "presente"tranquillo" (pp. 17-18). La seconda. Ben prima della virtualità digitale il gioco pone il problema di una articolazione di più livelli di realtà. Il gioco mostra come non abbia senso contrapporre realtà ed apparenza in modo rigido e schematico: "Fino a quando domina ancora una comprensione dell'essere che semplicemente taglia di netto tra ciò che è reale e ciò che è irreale, nel gioco distinguiamo l'uno dall'altro i momenti semplicemente reali, l'azione corporea e il mondo fittizio; e rimane così del tutto irrisolto il problema ontologico di cosa sia un'apparenza esistente, di che cosa sia un'ombra, un riflesso, un'immagine, una rappresentazione simbolica"(pp. 68-69).
domenica 22 gennaio 2012
Accademia del silenzio
domenica 15 gennaio 2012
Disegnare alla lavagna...
giovedì 12 gennaio 2012
Una dimensione importante per me...
Una caratteristica valida per tutti gli insegnanti
Rodari, il riso e l'anno
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Eiunadi Torino 1973, p. 20.