“Le letture migliori me le facevo in treno, nell’anonimato di sguardi indifferenti, nonostante l’incalzare dei cellulari e di voci troppo alte, e se qualche volta mi lasciavo andare a una chiacchiera o solo m’incantavo a guardare dal finestrino, le parole del libro prendevano forma davanti ai miei occhi, richiedendo tutta la mia attenzione. Leggere è forse questo, penetrare nel mondo dell’altro e starci come a casa propria, se leggere era questo, il leggere mi aveva condotto in luoghi sconosciuti” (Anna D’Elia, Nello specchio dell’arte. Figure autobiografiche, Meltemi, Roma 2004, p. 89).
Viaggiando (e leggendo) in treno questa idea della lettura che mette insieme viaggio (reale e metaforico), empatia e lettura mi intriga…
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