venerdì 6 aprile 2012

Esicasmo

“La parola “esicasmo” deriva dal termine greco “esychìa”, che letteralmente significa riposo, pace spirituale, quiete inferiore. Il verbo “hesychàzo” si riferisce ad un monaco che vive in solitudine e in silenzio, che conduce una vita centrata sulla preghiera, sulla sobrietà e sull’attenzione interiore. L’ideale dei padri esicasti viene programmaticamente delineato dal motto di Abba Arsenio: “Fuge, tace, quiesce!”. Seguendo le esortazioni di S. Paolo ai primi cristiani di “vivere in pace” […], di “condurre vita pacifica” […], gli esicasti intendevano condurre una vita separata dal mondo coltivando il silenzio e la pace dell’anima” (Alberto Temporelli, L’esperienza mistica e ascetica di Evagrio Pontico e la sua influenza sull’esicasmo, in "Hermeneutica", vol. 8, 1989, p. 341).

Certi modi di vivere, per quanto abbiano non solo un certo fascino ma anche un profondo significato, non credo possano essere attuati da tutti o per tutta la vita. Se però penso a tanti iperattivi inconcludenti, a certi campioni della chiacchiera fine a se stessa, a chi cerca costantemente di mettere il cappello sul lavoro degli altri, a coloro che hanno narcisismi formato extralarge, a quei bei personaggi che non sapendo fare amano “coordinare” chi invece ha effettivamente le competenze, a chi ha smanie di potere e di controllo, la mia simpatia per gli esicasti cresce… L’invito a vivere in pace va fatto in primo luogo a se stessi, ma, detto con grande affetto, penso che ne abbiano bisogno anche altri…

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