Anche ques'anno riprogongo, per i frequentanti, l'attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a
lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto.
Nella
vostra storia di studenti avete avuto modo di
incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e
professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che
avete
elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno
consapevole,
una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio
guida per
la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe
forme di
conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a
raccontare,
ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non
importa
se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui
conservate
ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti,
ricordate
proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in
maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se
possibile, vi invito ad essere positivi.
Visti
i tanti (potenziali) partecipanti mi raccomando di rispettare la
divisone proposta (quella basata sulla lettera iniziale del vostro
cognome).
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 23 novembre vi sarei grato.
Buona scrittura!
Fino al liceo credevo che i professori fossero creati “con lo stampino”. I loro metodi di insegnamento erano asettici, con una morale vecchia e obsoleta ed era diventato un circolo ripetitivo dove dovevamo essere noi ad adattarci al programma scolastico . Tutto ciò è cambiato quando incontrai la supplente di cinese durante il terzo anno del liceo linguistico. Già a prima vista non era come le altre: gonne lunghe, maglie larghe e collane appariscenti, tutte con colori sgargianti, sembrava un elfo uscito da un bosco. Poi iniziarono le lezioni, la nostra classe era indietro rispetto al programma a causa dell’incompetenza della professoressa “ufficiale” e la supplente, invece di andare avanti come se nulla fosse, iniziò da zero riportandoci al programma di primo superiore. Non una singola volta ci ha fatto pesare il fatto che stesse facendo un altro programma invece di seguire quello ufficiale, non ci ha mai dato delle spiegazioni superficiali e non ha mai fatto paragoni con altre classi. La cosa che ho ammirato di più nei 3 anni in cui l’abbiamo avuta è stata la determinazione con la quale ci spiegava le cose, non ci trattava come se fossimo stupidi e capiva le nostre esigenze. Ciò nonostante era una professoressa rigida, ci inondava di compiti e sembrava ci volesse torturare ma poi ho capito che quelle che pensavo fossero torture erano risorse essenziali per arrivare all’esame di maturità preparati. In 3 anni è riuscita a farci amare il cinese e a farci vedere un altro tipo di scuola, più sensibile e disposta a sentirci. Per me è stata come una sorella e spero di poter trasmettere ai miei allievi la passione per la cultura, proprio come lei ha fatto con noi.
RispondiEliminaPACELLI GIULIA
Ogni tanto capita di fermarsi a dare una risposta alla domanda: <> E così in testa partono mille idee. La mia è una storia “diversa”. Nel senso che questa non è la mia prima esperienza universitaria. Con il tempo però, ripensando al mio percorso scolastico, mi tornano in mente tutti gli anni vissuti nella scuola, le maestre, i professori… E anche se di tempo ne è passato molto, conservo un buon ricordo di tutti. Però la maestra Ornella è quella che mi è rimasta nel cuore. Era la mia insegnante di italiano e con i suoi modi dolci ci coinvolgeva in mille attività. Amava insegnare, ma soprattutto amava stare tra i bambini e trasmettere loro la passione anche per le piccole cose. Le piaceva tanto il teatro e ricordo che nel periodo di Natale, ma anche ad ogni fine anno scolastico con la sua pazienza, ci preparava a rappresentare storie tratte da favole anche in chiave “moderna” mettendoci un po’ della sua ironia che tanto mi piaceva. Ancora la immagino lì nella grande sala della scuola San Giovanni Bosco, -dove c’era un palco di legno tutto colorato, con un sipario rosso- ad assegnare le parti ad ognuno di noi, a darci consigli e a consolarci quando non riuscivamo ad imparare una battuta. Sapeva perfettamente quale personaggio ognuno di noi doveva rappresentare, perché nel tempo aveva imparato a conoscerci e a scoprire i nostri caratteri. Con la maestra Ornella, tutto era una grande festa… Non perdeva mai la pazienza ed era sempre pronta ad aiutarci in ogni momento “difficile” della nostra vita. Si sa che, per un bambino un momento difficile può essere anche aver litigato con il compagno di banco e lei aveva sempre le parole giuste per metterci di buon umore. A questo punto posso affermare con certezza che, (anche se un po’ tardi) è grazie a lei che ho capito l’importanza dell’insegnamento, di quella passione fatta di anni ed anni di esperienza e di conoscenze da trasmettere nel migliore dei modi, ed era proprio quello che faceva la mia maestra. Oggi, pensandomi come insegnante, ho lei come punto di riferimento. Mi dispiace solo di non averla più incontrata. La quotidianità purtroppo ci allontana dalle persone, anche da quelle che sono state importanti durante un percorso di vita e dalle quali non vorresti mai separarti. Qualche anno fa la maestra Ornella ha perso la sua battaglia contro una grave malattia.
RispondiEliminaBUCCI ALESSANDRA
MATRICOLA 176289
Nel ripercorrere il mio vissuto da studentessa emerge e mi emoziona il ricordo dell’insegnante di italiano della quinta elementare per le sue tante innovazioni nell’istruirci. Il suo carattere solare, partecipe e scherzoso introdusse un insegnamento che si differenziò dal “vecchio stile” ricevuto fino ad allora e da poterla ben definire “una guida per i ragazzi”. Sempre gentile e disponibile anche oltre l’orario di lavoro, creò un’ambiente sereno ed accogliente che mi invogliava ad andare a scuola per poter attuare le sue idee coinvolgenti. Per ogni festività, non solo natalizie o pasquali, ma anche per la festa del papà, della mamma, dei nonni, del Santo protettore del paese, proponeva la realizzazione di oggettini o la formulazione di poesie da portare a casa. Ciò, non solo mi rendeva orgogliosa, ma andava ad imprimere in me valori e un senso di gratitudine verso il creato senza alcuna noia. Le recite improvvisate su testi alquanto impegnativi come i Promessi Sposi, la lettura a più voci di un testo narrativo, la sua immedesimazione nei racconti, la ripetizione delle regole grammaticali in gruppo dopo che aveva spiegato, innescavano in me un apprendimento volontario con piacere. Le nozioni esposte in modo semplice e il costante invito a tutti ad intervenire con esempi per osservare se avevamo compreso la lezione, non lasciavano nessuno indietro e ci permettevano di rafforzare e generare il nostro sapere. Con lei non esistevano lunghi e pesanti rimproveri per chi non aveva svolto i compiti assegnati per casa, ma un lungo dialogo per ascoltare le motivazioni sul perché fosse accaduto, dimostrando, oltre alla sua preparazione, anche le sue capacità umane nel fornire soluzioni e consigli. A distanza di anni mi ritengo fortunata ad averla conosciuta ed ad aver immagazzinato i suoi modi educati e partecipi, sani ed instancabili come punto di riferimento in ciò che vorrei essere nel mio futuro: una buona insegnante!
RispondiEliminaSERENA D'IPPOLITO
Durante il mio percorso scolastico mi sono trovata difronte a tanti docenti, tutti amanti del proprio lavoro e della materia che hanno insegnato. Tutti hanno lasciato qualcosa dentro di me, ognuno ha contribuito alla mia formazione culturale e umana e per fortuna ho instaurato un ottimo rapporto con tutti, ma in particolare voglio soffermarmi sulla docente di letteratura italiana che mi ha accompagnata durante i cinque anni di scuola superiore. Mi ha colpita sin dal primo giorno perché si presentò con simpatia e dolcezza, facendomi sentire subito a mio agio. Dal suo modo di insegnare traspariva la passione che aveva per la sua materia sollecitando dentro di me una forte curiosità nel conoscere, infatti la letteratura l’ho sempre studiata con grande fascino e interesse. Nel corso della sua lezione riprendeva sempre l’argomento spiegato nella lezione precedente, poi dedicava una parte della sua ora alla spiegazione di un argomento e la parte restante era utilizzata per ripercorrere insieme a noi i temi trattati per imprimerli meglio e aveva l’abilità di semplificare nel modo più semplice anche i concetti più difficili. Aveva la capacità di non annoiarci durante le sue lezioni e di mantenere attiva la nostra attenzione coinvolgendoci attraverso domande, riferimenti attuali e anche con qualche battuta, così facendo le sue ore volavano velocemente senza che noi ce ne accorgessimo ed erano pochissime le volte in cui ero distratta. E’ stata una docente sempre disponibile, pronta all’ascolto infatti ognuno di noi poteva esprimersi liberamente sia per chiedere delucidazioni e sia per problemi personali. Spesso le chiedevamo di rimandare le sue interrogazione perché avevamo già altre in altre materie e lei capiva subito la situazione anche solo dai nostri sguardi e stati d’animo, venendoci sempre incontro; cercava sempre di non lasciare nessuno indietro, tutti dovevano arrivare con un’ottima preparazione, aveva molta fiducia in noi trasmettendoci tutta la sicurezza senza arrendersi. Grazie alla sua determinazione e alla sua gande passione, è riuscita a formarci dandoci delle ottime basi e un corretto metodo di studio. Ammiro molto il suo metodo di insegnamento perchè la sua abilità era andare oltre il semplice insegnamento, insegnando anche delle vere lezioni di vita che resteranno per sempre dentro di me. Ha sempre avuto un ottimo rapporto con ognuno di noi e tutt’oggi quando la incontro gli occhi sono pieni di gioia perché mi ricorda tutti i bei momenti trascorsi insieme; lei è riuscita a formarmi e condurmi verso un vero percorso formativo. Ci ha insegnato a studiare con passione tutte le materia e ad essere attivi e costanti nella vita scolastica. E’ stata per me un grande esempio di insegnante, non solo per la cultura che possedeva, ma per la pazienza, premura, amore nello svolgere la sua professione e spero un giorno che io possa diventare come lei. CLAUDIA CURCELLI
RispondiEliminaDurante il mio percorso scolastico ho incontrato tanti insegnanti ognuno dei quali ha lasciato un segno nella mia vita. L’insegnante che però ricordo con maggiore affetto e’ la professoressa del liceo di italiano e latino. Lei per me e’ stata un insegnante modello: era molto competente e preparata, divertente nell’impostare la lezione ma allo stesso tempo autorevole. Riusciva a trasmettere tutta la passione che provava per il suo lavoro. Amava insegnare ed amava ciò che insegnava. Le sue lezioni erano così coinvolgenti ed interessanti che tutti noi alunni rimanevamo in silenzio ad ascoltarla. Era un insegnante che mi ha fatto appassionare della sua materia, mi piaceva tantissimo come leggeva le poesie, riusciva a tenere puntati tutti i nostri occhi su di lei perché quando leggeva dava enfasi, emozioni alle parole rendendo più comprensibile il senso di ciò che era scritto. Ma la dote più importante che aveva era l’empatia nei confronti di noi studenti. Si interessava a noi in quanto suoi allievi ma anche in quanto giovani adolescenti ognuno con le proprie specificità, passioni ed emozioni. Mi auguro che quando diventerò insegnante riuscirò a lasciare un piacevole ricordo nelle menti e nei cuori dei miei futuri alunni:)
RispondiEliminaLoredana Di Domenica
Matricola 176336
Nel mio percorso scolastico ho incontrato degli insegnanti eccellenti, per ognuno di loro custodisco un prezioso ricordo. Ad oggi sono rimasta in contatto con la mia docente di lettere delle scuole superiori, mi ha accompagnato durante i cinque anni di liceo ed è riuscita a trasmettermi durante le sue lezioni la passione per la letteratura, laureandomi in lettere moderne cinque anni dopo. Il suo modo di insegnare era coinvolgente, rapiva l'attenzione di noi alunni e le ore insieme a lei sembravano minuti. Era una docente umile,ci dava sempre la possibilità di recuperare, riusciva a capire i tempi di apprendimento di ognuno. Molte lezioni erano interattive, ci divideva in gruppi per affrontare vari argomenti e spesso eravamo noi ragazzi nel ruolo di insegnanti. Essere un bravo insegnante per me significa rimanere nei ricordi degli studenti,come lei lo è stata per me. Il mio obiettivo è essere in grado di riuscirci, trasmettendo l'amore per il sapere in maniera semplice e chiara, rispettando i tempi di apprendimento dei ragazzi ed aiutarli a trovare l'interesse e la motivazione per la materia.
RispondiEliminaSara D'Ettorre
Matricola: 176348
Mi riesce molto difficile rispondere ad una domanda del genere; di solito, quando si chiacchierava tra compagni di classe o amici, risultava facile fare una disamina (pressapochista, lo ammetto) su quel particolare professore, sui suoi metodi, sui comportamenti e su ciò che ci lasciava. Eppure, ad oggi, è abbastanza complicato rispondere a questa domanda, soprattutto perché apre un altro interrogativo:” Cosa ricordo di questo professore? Il suo metodo didattico o semplicemente il valore affettivo che ricopriva per me in quegli anni? L’analisi del suo metodo didattico è completamente avulsa da ciò che egli significava per me?”. Chissà, posso provare rispondere e magari arrivare ad una risposta con questo testo: il professore che mi è rimasto più impresso è il Prof. Flavio, docente di Letteratura Italiana che incontrai al 5° anno di un Liceo Classico (insomma, ricopriva una materia fondamentale per quel tipo di Liceo). Amava spesso creare delle discussioni di gruppo, sentire l’opinione della maggior parte della classe per poi strutturare un discorso che fosse coerente (o anche in contrasto, per carità, non eravamo dei filologi) con le nostre considerazioni, per poi spiegare l’argomento nella sua interezza; era complice anche il programma di 5° superiore che abbraccia movimenti letterari abbastanza vicini ai nostri tempi e che si prestano ad ottime riflessioni. A volte, per rendere la lezione ancor più interessante, strutturava dei collegamenti interdisciplinari (ricollegandosi ad altre arti come quello della Musica, del Cinema e dell’arte visiva stessa). Era anche solito organizzare attività extracurricolari (laboratori di scrittura, teatro) che, a causa degli anni del Covid, sono state difficili da gestire; probabilmente anche questo aspetto è importante: i tempi in cui incontriamo un docente e le emozioni, gli insegnamenti di cui abbiamo bisogno in determinate fasi della nostra vita. Negli anni del Covid, è stato bello poter discutere con un prof. sia dallo schermo del computer che dal banco della propria scuola (rigorosamente con una mascherina FFP2 attaccata alla faccia) riguardo alla sua materia, ai dubbi per il futuro, alle decisioni universitarie e alle prime ansie derivanti dall’esame di stato. Lui indubbiamente è uno dei principali motivi per cui ho così tanto avuto fascino per il mondo dell’insegnamento (dopotutto approvava anche la facoltà in cui mi trovo ed era divertente scherzare paragonandomi alla figura di Paolo Villaggio in “Io speriamo che me la cavo”, film che reputo magnifico e stimolante). Alla luce di tutto questo racconto, posso dire che è quasi impossibile che le emozioni che mi ha suscitato non influenzino anche in minima parte i ricordi che provo riguardo al suo metodo didattico, con cui spero di aver appresso il maggior numero di contenuti possibili, e che soltanto di una cosa sono certo: conoscerlo in quel periodo della mia vita, in quel periodo della storia, è stato uno dei crocevia più importanti della mia vita e per questo gli sarò sempre grato.
RispondiEliminaGaetano De Simone
Matricola 176270
ERRATA CORRIGE
EliminaMi riesce molto difficile rispondere ad una domanda del genere; di solito, quando si chiacchierava tra compagni di classe o amici, risultava facile fare una disamina (pressapochista, lo ammetto) su quel particolare professore, sui suoi metodi, sui comportamenti e su ciò che ci lasciava. Eppure, ad oggi, è abbastanza complicato rispondere a questa domanda, soprattutto perché apre un altro interrogativo:” Cosa ricordo di questo professore? Il suo metodo didattico o semplicemente il valore affettivo che ricopriva per me in quegli anni? L’analisi del suo metodo didattico è completamente avulsa da ciò che egli significava per me?”. Chissà, posso provare a rispondere con questo testo: il professore che mi è rimasto più impresso è il Prof. Flavio, docente di Letteratura Italiana che incontrai al 5° anno di un Liceo Classico (insomma, ricopriva una materia fondamentale per quel tipo di Liceo). Amava spesso creare delle discussioni di gruppo, sentire l’opinione della maggior parte della classe per poi strutturare un discorso che fosse coerente (o anche in contrasto, per carità, non eravamo dei filologi) con le nostre considerazioni, per poi spiegare l’argomento nella sua interezza; era complice anche il programma di 5° superiore che abbraccia movimenti letterari abbastanza vicini ai nostri tempi e che si prestano ad ottime riflessioni. A volte, per rendere la lezione ancor più interessante, strutturava dei collegamenti interdisciplinari (ricollegandosi ad altri campi come quello della Musica, del Cinema e dell’arte visiva). Era anche solito organizzare attività extracurricolari (laboratori di scrittura, teatro etc etc) che, a causa degli anni del Covid, sono state difficili da gestire; probabilmente anche questo aspetto è importante: i tempi in cui incontriamo un docente e le emozioni, gli insegnamenti di cui abbiamo bisogno in determinate fasi della nostra vita. Negli anni del Covid, è stato bello poter discutere con un professore sia dallo schermo di un computer che dal banco della propria scuola (rigorosamente con una mascherina FFP2 attaccata alla faccia) riguardo alla sua materia, ai dubbi per il futuro, alle decisioni universitarie e alle prime ansie derivanti dall’esame di stato. Lui indubbiamente è uno dei principali motivi per cui ho così tanto avuto fascino per il mondo dell’insegnamento (dopotutto approvava anche la facoltà in cui mi trovo ed era divertente scherzare paragonandomi alla figura di Paolo Villaggio in “Io speriamo che me la cavo”, film che reputo magnifico e stimolante). Alla luce di tutto questo racconto, posso dire che è quasi impossibile che le emozioni che mi ha suscitato non influenzino anche in minima parte ciò che ricordo riguardo al suo metodo didattico (con cui spero di aver appreso il maggior numero di contenuti possibili) e che soltanto di una cosa sono certo: conoscerlo in quel periodo della mia vita, in quel periodo della storia, è stato uno dei crocevia più importanti della mia esistenza e per questo gli sarò sempre grato.
Gaetano De Simone
Matricola 176270
Guardandomi indietro e ripercorrendo con la memoria gli anni del mio percorso scolastico riesco ancora a percepire tutto quello che questo periodo porta con sé. Anni attraverso i quali sono cresciuta, maturata e cambiata, anni importati che piano piano, passo dopo passo mi hanno portata ad essere la persona che sono oggi. Ho conosciuto e vissuto molti insegnanti, tutti diversi tra loro, dai quali ho imparato tanto sia in positivo sia in negativo. Una tra questi che mi è rimasta maggiormente nel cuore è la maestra Ida, la mia insegnante di matematica e scienze per tutti e cinque gli anni delle elementari. A dir la verità ricordo che inizialmente non mi piaceva, la vedevo come “la maestra cattiva” che vuole il silenzio e che assegna tanti compiti, con il tempo però ho imparato a conoscerla ed ho iniziato a volerle bene. In realtà è stata un’insegnante che mettendo insieme quella giusta dose di severità con una grande dolcezza ha saputo trasmettere la bellezza delle sue materie, ha saputo creare un bel clima in classe e ha fatto si che le sue ore diventassero le mie preferite. Ogni volta che spiegava qualche nuovo argomento riusciva ad attirare la mia attenzione, sapeva far capire a tutti qualsiasi nozione. Un suo tratto distintivo era che non lasciava mai nessuno indietro, diceva sempre che tutti dovevano avere il coraggio di fare domande e di chiedere aiuto perché lei sarebbe stata lì pronta a rispondere e anche a spiegare tutto dall’inizio. Con la sua ironia e simpatia riusciva a mettere tutti a proprio agio anche nelle situazioni più imbarazzanti tanto che aveva creato un vero e proprio “slogan” per la mia classe che era: “capisci sempre Roma per toma e Torino per tombino” che noi usavamo sempre con simpatia facendoci delle grosse risate. È sempre stata disponibile per tutto, con lei potevamo parlare di qualsiasi cosa e sapeva sempre capire il mio stato d’animo. Uno dei ricordi che ancora oggi mi tocca molto è quando durante la quinta elementare mio padre ebbe un incidente; il giorno in cui lo operarono io ero a scuola e lei solo con uno sguardo riuscì a capire che ero triste e preoccupata e così fece di tutto per farmi stare meglio. Nutro ancora oggi un profondo affetto nei suoi confronti e anche se sono passati parecchi anni, ogni volta mi fa sempre piacere rivederla e sentirla. Ecco lei per me rappresenta un buon insegnante, una docente che sa come farsi rispettare, che riesce a trasmettere i suoi insegnamenti, che fa sì che i suoi alunni siano contenti di andare a scuola e che quando serve sa essere anche un po’ mamma. Spero che un giorno anche i miei futuri alunni potranno ricordarmi come una buona insegnante, io mi impegnerò sicuramente molto per poterlo essere.
RispondiEliminaFRANCESCA COLUCCI 176477
Durante la mia carriera scolastica ho avuto la possibilità di apprendere da molti insegnanti. Sin dalle elementari, ogni anno, ho avuto una maestra diversa e così è stato anche alle superiori. Questo aspetto, per molti, potrebbe essere negativo, ma, dal mio punto di vista, consente ai discenti di aprire la mente e di riuscire ad adattarsi ai cambiamenti che caratterizzano comunque i vari aspetti della vita. Durante il mio percorso da liceale, in particolare,tra i tanti insegnamenti mi è rimasto impresso quello della mia professoressa d’arte. Era una professoressa poco coinvolta nella vita dei ragazzi in quanto pretendeva che i problemi degli alunni venissero lasciati a casa; quando si stava a scuola era solo tempo di apprendere e aprire la mente. Per introdurre un nuovo argomento, generalmente, attingeva alla tradizionale spiegazione e si allacciava a tante altre discipline, facendoci capire che ogni materia non è a sé, ma è il frutto di eventi, tradizioni, saperi, cambiamenti… Dopo un preciso inquadramento storico dell’argomento oggetto della lezione, lo accompagnava alla visione di un documentario. Ciò rendeva la lezione sicuramente piu interattiva permettendo a noi allievi di materializzare visivamente ciò che, in un primo momento, poteva sembrare astratto percependo le emozioni dell’autore e cogliendone le varie sfumature. Molto spesso si organizzavano uscite scolastiche allo scopo di toccare quasi con mano le opere oggetto del nostro studio e questo conferiva al successivo momento delle verifiche una valenza diversa. Alla sterile interrogazione, infatti, si sostituiva una vera e propria discussione che, oltre ad essere incentrata sulla descrizione dei dipinti, delle sculture, dei monumenti ecc., permetteva a noi discenti di maturare un’abilità critica relativa all’opera stessa. Al termine della verifica chiedeva ad ognuno di noi di fare un’ autovalutazione personale. Era proprio in questo momento che lei riusciva a capire se noi avessimo appreso la materia e di conseguenza l’efficacia del suo metodo improntato sulla conoscenza reale del mondo attorno a noi e non solo delle pagine di un testo.
RispondiEliminaBenedetta Cardo
Ogni persona nel proprio percorso scolastico ha incontrato un docente che gli è rimasto particolarmente nel cuore per diversi motivi. Il ruolo dell’insegnante è un ruolo molto complicato, soprattutto ai giorni d’oggi. L’insegnante si occupa dei processi di sviluppo del bambino, insieme alla famiglia è una delle parti fondamentali della crescita del bambino, ed è il punto cardine del futuro di ognuno di noi… Personalmente mi è rimasta nel cuore la mia professoressa di italiano delle scuole secondarie di primo grado, periodo per me particolarmente complesso, è stato uno dei periodi forse più bui della mia adolescenza. Durante tutti e tre gli anni, sono stata bullizzata da una mia compagna di classe… mi maltrattava , mi riempiva di botte , mi insultava, in classe non trovavo più i miei quaderni e i miei libri; oppure li trovavo tutti completamente strappati. Sui bagni della scuola c’erano offese con tanto di nome e cognome, mi metteva in cattiva luce con i miei compagni infatti affrontavo cinque ore di lezione sola seduta in prima fila… la professoressa di italiano, conosciuta durante il secondo anno è stata per me come uno spiraglio di luce in quel periodo buio. È stata l’unica capace di capire la situazione della classe, l’unica che mi è stata vicina, l’unica che finalmente ha affrontato il tema del bullismo nella mia classe e soprattutto l’unica che con uno sguardo cercava di trasmettermi serenità anche se per me era diventata una situazione pesante. Tante volte i miei genitori mi avevano proposto di cambiare scuola ma io ero molto affezionata alla mia professoressa; mi aveva promesso che insieme superavamo quel brutto periodo e io avevo promesso di restare lì a combattere in quella classe. Finalmente arrivano gli esami di terza media e io ricordo solo il suo dolce sguardo, lo sguardo premuroso, dispiaciuto ma nonostante ciò felice del mio traguardo e fiera della mia determinazione. La ricordo con tanto affetto, purtroppo lei ha cambiato città, ma è rimasta per sempre nel mio cuore con la sua dolcezza e comprensione nei miei riguardi. La scelta delle superiori per me è stata molto semplice dal giorno in cui l’ho conosciuta ho detto: "si voglio diventare anche io come lei, anche io voglio aiutare i bambini, anche io voglio insegnare il rispetto, la comprensione ai bambini , anche io voglio aiutare loro a essere persone migliori". Ho scelto il liceo delle scienze umane , per 5 anni mi sono appassionata alle scienze umane e confesso che sono particolarmente innamorata della sociologia la scienza che studia i fenomeni della società. I 5 anni sono trascorsi in un batter d’occhi, arriva l’esame di maturità e la scelta del mio futuro. Non ci penso neanche un minuto: "scienze della formazione primaria" è la mia prima e unica scelta, io voglio essere come la mia professoressa, questa e la frase che mi sono detta. Passo l’estate a studiare, tra manuali e test vari e finalmente a ottobre arriva il risultato positivo del test di ammissione; per me è stata una grande vittoria e non smetterò di ringraziare mai la professoressa che ha sempre creduto in me, oggi se sono in questa facoltà e grazie anche al suo supporto!
RispondiEliminaMartina De Libero
L’alunno decorre le giornate stando seduto su una sediolina, piegato su un banchetto e circondato da altri compagni. È così che si trascorre gran parte degli anni. Compito del maestro è rendere piacevole ed efficace quel lasso di tempo. Tuttavia pochi, o quasi nessuno, prendono a cuore la situazione veramente.
RispondiElimina«Mi piace un insegnante che ti dà qualcosa da pensare, da portare a casa oltre ai consueti compiti.»
Lily Tomlin
Di tutto ilpercorso scolastico sono pochi gli insegnanti che porto nel cuore. La gran parte di loro, come sopracitato, erano soliti assegnare molteplici compiti per casa, considerando le lezioni un mezzo per concludere al più presto il programma ministeriale, lasciando poco tempo agli alunni per interiorizzare gli argomenti.
Durante gli anni del liceo, due professori si sono distinti brillantemente:
Il primo è stato il professore di matematica, un uomo semplice e solare. Era consapevole della difficoltà della sua disciplina, e cercava in tutti i modi di semplificarla, sapendo che in un percorso scolastico prettamente umanistico, come il nostro, c’era poca propensione per le materie scientifiche. Tuttavia, credeva in ognuno di noi, ci aiutava singolarmente e poneva attenzione, con tanto amore, a non lasciare nessun alunno indietro. Spesso paragonava il concetto del giorno a problemi di vita quotidiana, facendoci riscoprire l’essenza della matematica, non ridotta a mere operazioni.
Quando si trovava dinanzi volti perplessi, con il sorriso più ampio e sincero che poteva, rispiegava tranquillamente la nozione anche fino allo sfinimento. Fu amato fino al minuto prima del suo pensionamento.
Il secondo professore è, tutt’ora, insegnante di storia e filosofia, nonché docente universitario. Oltre ad essere un uomo saggio, raziocinio e molto acculturato, era il professore più affascinanteche avessimo.Fatta eccezione per la conformazione fisica piacevole, eravamo tutti ammaliati dalle sue massime filosofiche e dai dettagli su autori che difficilmente si dimenticano. Durante le sue lezioni non c’era timore, da parte nostra, di parlare un po’ troppo, di esprimere un pensiero critico, di fare domande e curiosare ancora anzi, presi dal desiderio di sapere, il professore rafforzava gli argomenti mostrandoci film o video, ci consigliava serie TV inerenti a ciò che spiegava. In particolare ricordo il film “L’attimo fuggente”, diretto da Peter Weire interpretato dal celebre attore Robin Williams, che tratta di un insegnante del liceo, il quale utilizza metodi non convenzionali per esortare i suoi studenti alla creatività e alla libertà!
Analogamente, il metodo d’insegnamento del nostro docentesi distingueva, poiché:
Lasciava gli alunni liberi;
Il libro di testo era una guida ma non “religione”;
Permetteva di organizzarci con le interrogazioni programmate, così da evitare valutazioni negative;
Era disponibile anche dopo le lezioni ordinarie per dei chiarimenti;
Non era importante fare uscire dall’aula due persone per volta, come da regolamento,perché durante le sue ore non usciva mai nessuno!
L’istituto intero, colleghi compresi, ammirava la sua persona.
Tutt’ora è affabile, amorevole nei confronti del suo mestiere e dei suoi cari alunni, è per questa ragione che rimarrà impresso nei miei ricordi e presente nei miei giorni.
Aurora Di Vito
Gli insegnanti si ci insegnano le loro materie, ma a me il mio oltre a insegnarmi italiano e storia mi ha insegnato a non mollare mai davanti a una difficoltà e a lottare per raggiungere i propri obbiettivi. Lui mi ha salvato senza saperlo, è diventato il mio punto di riferimento, mi ha fatto credere in me stessa, mi ha fatto capire che valgo qualcosa, ha creduto in me dal primo momento, mi ha fatta stare bene e con un sorriso o una semplice battuta aggiustava le giornate no sapendo anche smorzare le situazioni drammatiche in classe. Purtroppo ho avuto questo professore solo per 3 anni delle scuole superiori, conosciuto perlopiù in dad e all’inizio della pandemia covid. La cosa che mi ha maggiormente colpito di lui era la passione che utilizzava nel leggere una poesia e nel spiegarla, lui amava il suo lavoro e lo ha sempre dimostrato. Semmai riuscirò un giorno a realizzare il mio sogno di insegnare vorrei seguire il suo modello di insegnamento.
RispondiEliminaLUISA COSCIA
Sono passati molti anni dall’inizio del mio percorso scolastico e ricordo con molta nostalgia gli anni passati. Durante la mia carriera scolastica sono molti i docenti che ho incontrato, a partire dalla scuola dell’infanzia, molti dei quali hanno contribuito alla mia formazione, ma la figura che porto più a cuore è la maestra delle scuole elementari di italiano che è diventata per me un modello da seguire. Ricordo la maestra con grande amore, lei ha iniziato il percorso con noi in prima elementare portandoci fino alla quinta.
RispondiEliminaLa cosa che ricordo con molto piacere era il suo modo di insegnare: Sul piano didattico, non si limitava a dispensare nozioni ma amava farci avere un’idea compiuta e piena dell’argomento trattato anche attraverso la realizzazione di mappe. Ci teneva molto a far interagire fra loro gli alunni creando molto spesso lavori di gruppo che per persone timide era un efficace modo per interagire con tutti gli alunni della classe; inoltre utilizzava spesso supporti multimediali per far capire determinati argomenti, magari i più complessi, come degli schemi o video molto chiari e ben fatti.
Alla domanda: “Perché proprio lei?” Lei perché oltre ad essere una professoressa era una vera e propria insegnante di vita, io la consideravo come una “mamma per la classe”: Ero e sono tutt’oggi affascinata nel modo in cui insegnava la sua materia, con lei ho capito che non conta tanto la preparazione scolastica, per quanto questa sia importante, ma conta prima di ogni cosa l'amore che si mette in quello che si fa: contano la sensibilità e la comprensione nei confronti degli alunni, è importante che un'insegnante prepari i propri ragazzi a pensare e a ragionare con la propria testa.
La cosa che mi ha colpito di più in lei è stato il fatto che metteva nell’insegnare tutto l’amore e la passione che aveva, e questa non è una cosa scontata ma è fondamentale per far appassionare gli alunni alla propria materia. Infatti, proprio grazie a lei che l’italiano e la letteratura sono diventate le mie materie preferite, ma non solo, grazie a lei ho iniziato ad appassionarmi nel voler diventare in futuro un’insegnante con la speranza di essere motivante, buona e sensibile come lo era lei. Mi piacerebbe diventare un esempio per i miei alunni, permettendo loro di acquisire un personale metodo di studio e non solo, di farli ragionare e interrogassi su ogni aspetto che la vita li ponga davanti, come la mia maestra ha insegnato a me.
SIMONA ABIUSO.
Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto l’occasione di conoscere ed apprendere da uno svariato numero di docenti. Fin dalle scuole elementari ho sempre riscontrato problemi con la matematica, perché i docenti che avevo non si assicuravano che lo studente avesse acquisito realmente le competenze, di conseguenza non provavano neanche a far migliorare gli alunni nella propria materia. Fortunatamente alcuni di loro hanno dimostrato di saper insegnare correttamente la propria materia, con l’interesse e la consapevolezza che lo studente, oltre al voto che merita, abbia realmente acquisito quelle competenze. In particolare ricordo il mio docente di matematica delle scuole superiori, uno dei pochi che mi ha insegnato dal primo fino all’ultimo anno. Questo docente mi ha lasciato un bel ricordo della sua figura da insegnante, perché faceva in modo che i suoi alunni migliorassero sempre di più nella sua materia. Utilizzava spesso metodi alternativi per argomentare, ad esempio un video istruttivo alla Lim. A volte faceva anche lezioni particolari riguardo la sicurezza informatica e su tutti i rischi che ne comporta. Quando un alunno aveva un’insufficienza, il docente ricorreva ad un corso di miglioramento, affinché gli studenti con le carenze, le rimediassero con un po’ di impegno. Alla fine dell’ultimo anno ho ringraziato in particolare questo docente, perché é stato in grado di far comprendere le competenze della propria materia e di aver avuto interesse per i propri studenti.
RispondiEliminaCesare De Lorenzo.
Nel corso della mia carriera scolastica tanti sono stati gli insegnanti che hanno contribuito alla mia formazione, ma se dovessi pensare ad un insegnante in particolare di cui conservo un bel ricordo mi viene in mente il mio professore di letteratura francese delle superiori. Purtroppo abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo solo all’ultimo anno delle superiori. In tutta onestà, appena si presentò diede un ritratto di sé molto autoritario a tal punto che io e le mie compagne quasi ci spaventammo. Certamente, sapeva come farsi rispettare, ma man mano che il professore si affezionò a noi, come noi a lui, scoprimmo il suo lato migliore. Diventò per noi un punto di riferimento ed una vera e propria guida che sapeva sempre come aiutarci anche nei momenti più bui, era sempre di conforto e soprattutto di incoraggiamento, riusciva a leggere in tutti noi e capire quali erano i nostri bisogni. Il suo metodo d’insegnamento era per certi versi innovativo, non voleva la classica lezione frontale in cui il professore spiega e gli studenti ascoltano, anzi voleva fare di noi degli insegnanti invece che dei semplici ascoltatori. Rovesciava la lezione in modo che si partisse prima da un esempio pratico, nel suo caso un testo in francese, e cercava di far estrapolare a noi studenti le sensazioni, le emozioni e il messaggio che quel testo voleva mandare, per poi passare alla spiegazione dell’autore stesso, aiutandoci a comprendere meglio il perché delle sue scelte stilistiche e il suo vissuto, evitando l’accozzaglia di date ed eventi della sua vita che potevano risultare noiosi. Ricordo anche che molto spesso quando il tempo era bello, ci portava all’aperto a fare lezione, davanti scuola, anche se non avevamo un giardino e niente di attrezzato dove stare, ci sedevamo tutti a terra e il professore iniziava a raccontare le sue lezioni proprio come delle storie molto coinvolgenti. Un aspetto meraviglioso di lui è il fatto che ha sempre creduto e crede ancora indistintamente in tutti noi. Personalmente ho sempre pensato che agli insegnanti che avevo, importasse poco delle nostre vite personali, di ciò che avevamo davvero da raccontare e che si focalizzassero soltanto sul nostro apprendimento e invece il professore di francese è riuscito a farmi cambiare idea quasi alla fine del mio percorso scolastico. Vorrei quindi, proprio come lui, rendermi una guida e lasciare un segno positivo, un bel ricordo a quelli che saranno i miei futuri studenti.
RispondiEliminaBerchicci Gaia
MATRICOLA: 174950
Cristinziano Simona 176432 parte II
RispondiEliminaQuando parlava, lo faceva con cosi tanto trasporto che ci faceva entrare nel suo mondo. Era un uomo che possedeva una cultura spaventosa, faceva dei giri immensi mentre discorreva e non era mai banale; usava un linguaggio che sembrava una sinfonia per quanto fosse perfetto, facile per i più arguti ma che non creava grosse difficoltà ai più distratti. Citava continuamente Bertrand Russell, era il suo preferito. Lo nominava così spesso che a metà anno scolastico avevamo tutti un suo libro sulla nostra scrivania. Mentre spiegava, ogni tanto prendeva la sua bella pipa in una mano, si fermava, si sedeva su un banco, tirava un po’, e con una mano sulla fronte intento a captare le nostre espressioni, diceva: “voi cosa ne pensate di quello che vi ho appena detto?” Tutti, a turno, avevamo un’opinione. E lui si compiaceva di questo. Nessuno si distraeva e Lui aveva l’attenzione dell’intera classe fino alla fine della lezione. Eppure la filosofia, tra i vari Kant, Hegel, Marx e Nietzsche non è tutta questa grande passeggiata! Quando fuori c’era il sole per noi era una gioia in più. Il Prof si affacciava sull’uscio della porta, ci faceva un cenno e tutti via, fuori nel cortile. Lì iniziavano delle belle chiacchierate. Non sul tempo, non sui programmi serali, ma Filosofia. Era il suo modo per far entrare il ragionamento filosofico nella vita dei suoi studenti senza banalizzarli e senza annoiarci. Credo sia stato davvero il suo modo di fare a farci ottenere degli ottimi risultati come studenti. L’ambiente appropriato, il clima favorevole; il continuo stimolare al ragionamento, ad avere sempre un’opinione su tutto; al non prendere mai niente con leggerezza ma tutto con il giusto peso; certo a noi toccava studiare tante pagine come tutti del resto, ma anche le interrogazioni erano chiacchierate: dovevamo avere un linguaggio appropriato, e contestualizzare il discorso in un periodo storico preciso, con cognizione di causa. Certo non si può immaginare di fare una lezione di matematica in questo modo, ovviamente era anche l’insegnamento della filosofia che si prestava a questo tipo di approccio, ma il professore ci metteva molto del suo. A lui piaceva quello che ci insegnava, lo faceva volentieri e si vedeva! Ogni giorno ci ripeteva che la diversità è la nostra arma migliore per far valere le nostre idee; che dobbiamo continuamente porci delle domande e che non deve bastarci mai quello che ci viene detto o insegnato, per questo ci spronava a leggere tanto e dandoci continuamente titoli di libri e, se ne avevamo la possibilità, di viaggiare. Alla base di questo bel ricordo, credo sia una la conclusione più rilevante: rendeva il suo lavoro, il lavoro più bello di sempre. Ogni tanto mi capita di incontrarlo per strada ed è sempre una gioia scambiare due chiacchiere con lui e vedere che nonostante sia trascorso un po' di tempo, ancora ricordi il mio nome.
All'inizio mi sono posta queste domande e ho iniziato a riflettere abbastanza. Sono pochi i docenti che hanno lasciato in me un ricordo positivo, però vorrei parlare della professoressa di italiano e storia, Prof.ssa Menna, che mi ha accompagnato per cinque anni nella scuola secondaria di secondo grado. Ho avuto con lei un rapporto di amore e odio; era un'insegnante abbastanza severa, esigente e a volte alzava un po' troppo la voce, ma aveva anche i suoi momenti in cui scherzava e ci rubava un sorriso. Non era la classica professoressa che spiegava, interrogava e faceva compiti, amava il suo lavoro e pretendeva che tutti arrivassero allo stesso livello. Nel nostro percorso scolastico utilizzava diversi metodi di apprendimento affinché tutti avessero un'opportunità o riuscissero a capire: classe capovolta, cooperative learning, peer education. Ogni giorno era un'opportunità per imparare cose nuove, partecipavamo anche al giornale in classe e se incontravamo termini di cui non conoscevamo il significato, bisognava tornare il giorno dopo a scuola e spiegarlo a tutta la classe. In classe ci faceva leggere molto e ad ogni paragrafo bisognava rielaborare ciò che avevamo letto per constatare che avevamo realmente capito ciò che c'era scritto. Durante le vacanze natalizie oppure estive non ci assegnava moltissimi compiti, ma ci preparava una lista di libri dalla quale dovevamo sceglierne uno (o più se volevamo) da leggere perché cercava di ampliare non solo il nostro bagaglio culturale, anche il linguaggio e la scrittura. Era una professoressa molto meticolosa, infatti spesso programmava compiti scritti ma, soprattutto molte interrogazioni affinché studiassimo giorno per giorno; non ha mai lasciato indietro qualcuno, anzi, molte volte i più bravi diventavano tutor di chi non riusciva a recuperare da solo e premiava entrambi per l'impegno. Spesso alcuni ragazzi dovevano presentare un nuovo argomento mai spiegato attraverso un powerpoint perché lei credeva nelle nostre potenzialità e capacità, quindi quella persona diventava per un'ora l'insegnante mentre lei si metteva in disparte ad ascoltare la lezione e correggere se c'era il bisogno. Molte volte è stata dura con tutti, alcune volte mancava l'empatica di cui hanno bisogno i ragazzi soprattutto nella loro adolescenza ed è per questo motivo che provavo rabbia nei suoi confronti. Nonostante tutto ci ha trasmesso la sua passione per il sapere, non solo per quanto riguarda le sue materie: studiavamo la storia ma anche il presente, perché secondo lei dovevamo diventare dei cittadini responsabili ed istruiti per aprire le nostre ali e volare liberi. Quando ho concluso il mio percorso di studi con questa professoressa pensavo:" Finalmente è finita!", volevo allontanarmi dall'italiano e dall'insegnamento, però in realtà sapevo dentro di me che le materie umanistiche erano quelle che mi avevano lasciato un interesse avvincente. Così seguendo le orme di mia madre (insegnante di scuola primaria) e avendo un ricordo indelebile degli insegnamenti e dei metodi didattici della Prof.ssa Menna, ho deciso di intraprendere questo percorso in Scienze della formazione primaria con la speranza di diventare un insegnante qualificata, comprensiva e competente.
RispondiEliminaClaudia Esposito
Durante il mio percorso scolastico ho sempre avuto una certa predisposizione per le materie letterarie ed umanistiche e un rapporto un po’ meno positivo con quelle scientifiche. Del resto, se per gli anni della scuola primaria ho la fortuna di ricordare una maestra buona e paziente che riusciva a far piacere la materia a tutti, durante il periodo delle scuole medie sono stata meno fortunata: non solo non riuscivo a comprendere i concetti, poiché una volta spiegati non venivano ripetuti, ma la professoressa si rivolgeva spesso soltanto a coloro che erano più predisposti verso la matematica e con essi portava avanti la lezione. Noialtri, per i quali la materia era un po' più ostica, siamo rimasti indietro, ma per la professoressa si trattava più che altro di “incompatibilità caratteriali”, tanto da riferirlo anche durante un colloquio con i genitori.
RispondiEliminaPertanto, dopo questo breve riassunto di un’esperienza negativa, ho deciso di raccontare l’esperienza positiva che ho poi avuto alle scuole superiori proprio con il professore di matematica. Innanzitutto, una persona molto calma e disponibile, ma soprattutto paziente: si, perché ripeteva i concetti finché non li avessimo compresi tutti. Le sue lezioni le ricordo davvero con piacere, poiché ci coinvolgevano molto: raramente era seduto dietro la cattedra, non solo perché bisognava spiegare la materia utilizzando la lavagna, ma proprio perché amava stare tra noi. Inoltre, le spiegazioni erano spesso interrotte da qualche battuta per strapparci un sorriso e soprattutto per mantenere alta l’attenzione: se avesse utilizzato l’ora di lezione soltanto per presentare gli argomenti, il risultato sarebbe stato quello di farci annoiare e comprendere poco o niente di ciò che spiegava. Dopo aver spiegato, non assegnava semplicemente gli esercizi da fare in classe o a casa per ripetere ciò che era stato fatto ed applicare ciò che avevamo appreso: oltre a questo, infatti, venivamo chiamati a turno a risolverli alla lavagna. Questo metodo, se da un lato poteva creare imbarazzo, dall’altro risultava molto efficace poiché, insieme con il professore e con la classe, si andava a capire dove poteva esserci un errore e come doveva essere superato per poter risolvere correttamente l’esercizio. Dopo aver concluso un argomento, se tutti avevamo bene appreso le nozioni ed eravamo quindi pronti per sostenere il compito, assegnava un fac-simile dello stesso da risolvere individualmente in classe. Dopodiché, li portava a casa per correggerli, svolgendo così un lavoro superfluo: non solo doveva correggere i compiti, ma anche i fac-simile. Tutto ciò, però, ci consentiva di arrivare al giorno della prova veramente preparati e soprattutto di non dimenticare gli argomenti. Grazie a lui, al suo amore per gli studenti e per la materia e alla sua volontà e capacità di farla piacere anche a noi, oggi affronto il corso di matematica con uno spirito diverso: non abbattersi se non si comprende un argomento, ma affrontarlo serenamente, esercitandosi il più possibile non solo per superare l’esame, ma anche per far sì che le nozioni restino bene impresse.
Queste esperienze, comunque, sono state tutte formative. Il motivo per cui ho deciso di intraprendere questo percorso è da ricercare non solo nel mio amore per i bambini, ma nel desiderio di poter trasmettere loro qualcosa, prepararli ad affrontare il percorso scolastico serenamente, sempre con il sorriso e soprattutto spronarli ad essere aperti alle sfide e pronti a superarle, senza odiare nessuna materia. Con le mie esperienze ho sicuramente compreso l’importanza di saper coinvolgere la classe, soprattutto se ci si relaziona con bambini più piccoli. Oltre ad avere la padronanza della propria materia, bisogna saperla presentare con metodi efficaci, far sì che gli alunni possano affezionarsi ad essa in quanto tale e non solo all’insegnante “buono, dolce e gentile”. Inoltre, credo sia fondamentale non lasciare mai indietro nessuno: tutti devono avere la possibilità di apprendere, anche a costo di ripetere le nozioni più e più volte.
DI CICCO TONIA
Nonostante fossero trascorsi diversi anni, ed avessi cambiato tantissimi altri maestri e professori, ricordo ancora la mia amata maestra di italiano della terza elementare: la maestra Lida, la quale ci ha accompagnato fino alla quinta elementare. Con la sua dolcezza e comprensione ci ha fatto innamorare non solo dell’italiano, ma in particolar modo delle sue lezioni, del suo insegnamento. Il suo modo di fare lezione era completamente diverso da quello degli altri maestri e professori incontrati durante il mio percorso scolastico: chi ci faceva imparare le tabelline a memoria, chi voleva sapere tutti i paesi dell’Europa e infine, chi pretendeva sapessimo tutte le date storiche. Le sue lezioni erano davvero molto interessanti: riusciva ad attirare l’attenzione di tutti gli alunni tramite laboratori e attività all’aperto, per alleggerire la giornata e non farci annoiare durante le spiegazioni. Una delle attività che ci proponeva e che ritengo sia importante per comprendere ed aiutare gli alunni con difficoltà è quella del lavoro di gruppo. Infatti, il lavoro di gruppo aiuta gli alunni a socializzare tra loro, ad apprendere sempre più nozioni e a coinvolgere anche coloro che tendono ad escludersi. Inoltre, il lavoro di gruppo permette all’insegnante si osservare i comportamenti degli alunni e capire quali sono i punti deboli di ognuno. In quinta elementare è arrivata nella nostra classe una ragazza thailandese che non conosceva l’italiano e per questo non riusciva ad integrarsi nella classe. Un giorno la maestra ci propose un laboratorio in lingua thailandese in modo tale da non farla sentire “diversa” dal resto dal resto degli alunni . Da quella lezione capimmo che la diversità non è un ostacolo, un problema, bensì una risorsa, un’opportunità per conoscere gli altri, per apprendere culture ben diverse dalla nostra e coinvolgere chi ne ha più bisogno. Un altro aspetto che mi affascinava molto della sua lezione era il momento del confronto con l’insegnante, perché mi ha aiutata a combattere le mie insicurezze, soprattutto la mia timidezza, perché mi sono sentita compresa ed ascoltata.
RispondiEliminaAncora oggi ringrazio e stimo la maestra Lida per tutti i suoi insegnamenti, e per avermi sostenuto nella crescita e fatta diventare la ragazza che sono oggi.
Sofia Bovio
Durante gli anni scolastici, molti insegnanti hanno influito positivamente sulla mia formazione. In modo particolare ricordo la maestra di italiano della scuola primaria. Una donna gentile e sempre disponibile ma, all’occorrenza, anche esigente e severa. Il rispetto delle regole era fondamentale: ognuno di noi doveva alzarsi in piedi quando entrava in classe e si doveva alzare la mano per fare una domanda o per dare una risposta.
RispondiEliminaRicordo i tanti esercizi di grammatica e di ortografia e le infinte poesie da imparare a memoria. In quei momenti mi sembrava inutile e noioso passare le ore ad analizzare frasi o semplici parole; poi, con il tempo, ho capito quanto fosse importante conoscere la propria lingua, per poter parlare e scrivere in modo corretto.
La maestra evidenziava l’importanza degli errori, sottolineandoli con un pastello verde. Secondo il suo parere, la penna rossa dava l’idea di un’accusa, il verde invece indicava la gentilezza. Utilizzando il colore verde, ci sosteneva e ci spingeva a migliorare, sottolineando che nessuno fosse in grado di evitare gli errori, tantomeno lei.
Il sabato ognuno di noi prendeva il posto della maestra: cercavamo di spiegare gli argomenti trattati durante la settimana e rispondevamo alle domande dei nostri compagni. Ricordo che mi sentivo motivata a studiare, desideravo “fare bella figura” in classe. Crescendo, ho capito che in questo modo aveva la possibilità di comprendere il livello della classe e di approfondire gli argomenti che risultavano poco chiari.
È abbastanza complicato immaginare la mia futura professione. Nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria, i bambini attraversano una fase delicatissima della loro vita: definiscono la loro identità e si formano prima di tutto come persone. Il docente in questa fase deve saper entrare in empatia con i suoi allievi, tanto da rendere essi stessi attori della propria crescita. L’insegnante non può educare i bambini, se prima non ha instaurato una relazione con loro. Il verbo educare deriva dal latino educěre =condurre fuori. Il mio obiettivo è proprio quello di portare fuori la vera natura dei miei alunni, coltivando e nutrendo tutto il loro potenziale, la loro curiosità e le loro emozioni.
Nel mio percorso di studi ho incontrato tantissimi insegnanti che amavano fare il proprio lavoro e che trasmettevano il loro amore per la materia a tutti noi che ascoltavamo. Ognuno di loro ha contribuito alla mia crescita personale,però un insegnante in particolare è rimasta nel mio cuore. Lei era più di un insegnate, era la nostra confidente, come una seconda mamma, era la mia professoressa di Scienze Umane al liceo, si chiamava Maria Rosaria e insegnava con grande passione. Ogni volta che iniziava la lezione, in classe d'improvviso tutti stavano attenti, poteva capitare che qualcuno si distraesse, ma lei riusciva sempre a far ritornare l'attenzione su di lei, la stimavo molto perché riusciva sempre a coinvolgere tutti, anche i ragazzi troppo vivaci, senza rimproverarli, ma solo facendo capire che sbagliavano a comportarsi in quel modo. La lezione partiva facendo degli esempi su qualcosa realmente accaduto a qualcuna di noi, a lei piaceva molto ascoltarci,infatti, le parlavamo dei nostri problemi, di come passavamo il weekend e lo stesso faceva lei,ci raccontava della sua vita personale,delle due nipotine,tant'è che un giorno la sua nipotina più piccola c'è l'ha portata a far conoscere.Era molto di più di un insegnante.
RispondiEliminaAppena entrava si accorgeva subito se qualcosa non andava e cercava di entrare nelle dinamiche e risolvere il problema, abbattere ogni tipo di muro che si costruiva in classe.
Era una donna con un forte carisma, per questo riusciva a comunicare con tutti noi e sapeva spiegare come poche professoresse; trasformava anche gli argomenti più difficili in argomenti che tutti eravamo in grado di capire. Alcuni giorni ci faceva vedere i film, interviste in modo da capire ancor di più quello che lei aveva spiegato. Quando tornavo a casa e studiavo la sua materia, mi bastava semplicemente leggere una volta quello che aveva spiegato in classe per ricordarmi tutto per molto tempo.
Ho avuto la fortuna di avere tante insegnanti brave, ma mai brave come lei. Si capisce subito che questo è il lavoro della sua vita e che lo fa con amore e dedizione.
Purtroppo però qualcosa è andato storto e alla fine del secondo anno del liceo successe una cosa: uno degli ultimi giorni di scuola la prof ci fece scendere giù in cortile con la scusa di dirci una cosa, ci fece mettere in posa e scattammo una foto tutti insieme,noi non capivamo perché ci fece scattare quella foto, poi rientrammo in classe e ci disse che quello sarebbe stato l'ultimo anno con noi. Tutti eravamo rimasti senza parole, le lacrime scendevano da sole sia da parte nostra che da parte sua, però non si poteva fare diversamente.
L'ultimo giorno di scuola venne a salutarci in classe anche se non avevamo lezione con lei e ci porto un regalo per ognuno di noi, era la fotografia che avevamo scattato qualche giorno prima, le aveva stampate una per ognuno di noi con una bellissima frase dietro, c'era scritto "Siate il meglio di qualunque cosa siate.
Cercate ardentemente di scoprire a che cosa siete chiamati, e poi mettetevi a farlo appassionatamente. Vi porterò nel cuore!"
Questa frase me la ricorderò per tutta la vita,è stata veramente una grande insegnante,io e i miei compagni di classe siamo stati davvero fortunati ad aver avuto una professoressa così,che ci ha trasmesso tanti valori e che ci ha avvicinato allo studio senza farcelo pesare, amando la sua materia, forse è anche grazie a lei se oggi sono qui a Scienze della Formazione Primaria.
Durante il mio percorso scolastico ho avuto l’opportunità di incontrare e sperimentare diverse metodologie didattiche, grazie a maestre e professori che hanno contribuito alla mia formazione. Ci sono stati molteplici insegnanti che hanno lasciato qualcosa in me, o meglio, credo che ognuno, che sia in positivo o in negativo ,ci renda partecipe di un cambiamento. Molte volte osservando il loro modo di fare o di trasmettere la propria professione, abbiamo pensato di volere un giorno diventare come loro ,o al contrario ci siamo resi conto di ciò che non vogliamo diventare e ciò a cui non vogliamo aspirare. Durante il liceo, nonostante stimassi la mia professoressa di italiano per la sua grande preparazione e la passione che riusciva a far trapelare da ogni parola durante le spiegazioni, non riuscivo ad avere un’impressione positiva su di lei, almeno non all’inizio. I suoi modi di fare mi sembravano esagerati e troppo appariscenti e a tratti mi sembrava di non piacerle abbastanza. Avevo la convinzione che avesse un’alta considerazione soltanto delle persone che mostrassero approvazione e sostegno dei suoi progetti e delle sue idee. Nonostante ciò ,ogni giorno cercavo di migliorare e di apprendere tutto ciò che diceva. Non capivo perché molte volte fosse particolarmente esigente con me e soprattutto perché nonostante i suoi voti positivi, per lei non fosse mai abbastanza .Solo con il tempo e soprattutto dopo il mio esame di maturità, ho realizzato che il suo comportamento mi aveva reso una persona migliore. Le sue continue aspettative nei miei confronti, le sue correzioni erano delle continue provocazioni che hanno migliorato la mia preparazione giorno dopo giorno. Probabilmente lei credeva molto di più in me rispetto a quanto non facessi io. Era importante che lei mi correggesse la punteggiatura; così come era importante migliorare il nostro linguaggio e il nostro modo di esprimerci. Il continuo confronto che lei proponeva e che in apparenza sembrava inutile e stressante, in realtà era un modo per crescere. Anche la correzione dei compiti condivisa con tutta la classe era fondamentale, perché mostrava le nostre debolezze e ci aiutava a superarle insieme. I concorsi a cui ci faceva partecipare erano un modo per metterci ulteriormente alla prova e superare i nostri limiti. Molto spesso le capitava di emozionarsi difronte ad un quadro , durante un film o dopo aver letto un componimento. Tutto ciò può sembrare esagerato, ma in realtà è simbolo di una grande passione per la sua professione, ma anche per l’arte in generale. Una delle cose che mi ha trasmesso è sicuramente quella di apprezzare tutto ciò che vediamo. Già in precedenza avevo una visione molto dinamica della realtà e lei mi ha aiutato ad incrementarla. Tutto ciò che osserviamo o ascoltiamo è arte e non è banale emozionarsi per queste cose, anzi è sinonimo di una grande sensibilità ed è una visione che ci permette di uscire fuori da una realtà piatta e superficiale.
RispondiEliminaAlla classica domanda “Cosa vuoi fare da grande?”, non ho mai avuto dubbi sulla risposta; infatti, sin da bambina mi immaginavo nel ruolo di una futura maestra. In ragione di ciò, la scelta della scuola secondaria di secondo grado e poi quella universitaria mi sono risultate chiare sin da subito, difatti ho scelto il Liceo Scientifico delle Scienze Umane e poi ho proseguito con la facoltà di Scienze della Formazione Primaria. A contribuire a questo mio forte desiderio di diventare un’insegnante, c’è stata la maestra Rita, che tra i tanti docenti incontrati, è stata una di quei pochi che mi ha lasciato un segno positivo. Lei mi ha fatto amare la scuola, tanto che questa mi mancava persino d’estate; un amore che ho poi coltivato nel corso degli anni, anche quando ho incontrato insegnanti che non mi hanno lasciato invece un ricordo positivo, pensando “Io in futuro non vorrò mai essere come loro”. Le lezioni con la maestra Rita non mi annoiavano mai, dopo tutti questi anni ricordo ancora che nel periodo natalizio giocammo alla tombola delle tabelline, trasformando così un argomento per alcuni ostico in una forma di divertimento e occasione per consolidare ciò che avevamo già appreso. Un anno invece allestimmo la biblioteca di classe: ognuno di noi venne incaricato di portare un libro da aggiungere e ogni volta che qualcuno/a ne avesse avuto voglia, avrebbe potuto prendere uno dei libri in prestito; alla riconsegna l’insegnante ci chiedeva un parere critico su quello appena letto. Ricordo che durante le lezioni, diverse erano le attività che ci proponeva, ad esempio ci ha fatto piantare dei semini di lenticchie e fagioli per comprendere gli aspetti della botanica oppure vedevamo alla LIM le puntate della serie “Siamo fatti così”, a disegni animati, dedicata al funzionamento del corpo umano. Anche i momenti della valutazione erano vissuti serenamente, difatti ci aveva fatto comprendere l’importanza di questi e grazie all’uso di simpatici adesivi, utilizzati solamente una tantum, quando facevamo qualcosa di eccellente, noi alunni puntavamo sempre a dare il meglio di noi in ogni attività proposta. A prescindere da tutte queste modalità, ricordo con gioia il clima sereno che creava all’interno del gruppo classe, instaurando un rapporto positivo con i propri alunni; il tutto in concomitanza con un atteggiamento propenso al dialogo collettivo, infatti anche una semplice lettura di una poesia si trasformava in uno spunto di discussione per affrontare temi importanti. Ci considerava a tutti gli effetti dei piccoli cittadini del mondo.
RispondiEliminaEleonora Cianci
Durante la mia esperienza scolastica, ho conosciuto molti professori/professoresse e maestre/maestri ma solo una una professoressa ha lasciato il segno : la mia professoressa di Inglese delle superiori, Franca.
RispondiEliminaMi incuriosì dal primo giorno, ero affascinata dal suo modo di essere. Dutante un interrogazione mi fermò e mi disse . Sapeva come spronare i propri alunni e a renderli capaci.
Era una Donna con la d maiuscola. Adorava la materia che insegnava, ne parlava con orgoglio, ammirazione e passione. Oltre ad educarci dal punto di vista scolastico, ci raccontava i suoi viaggi, le cose che aveva imparato stando all'estero e ci consigliava sempre di uscire e scoprire cose nuove come aveva fatto lei. Il suo modo di insegnare era diverso dagli altri insegnanti: usava un linguaggio comune come se stesse parlando con i suoi amici., ironizzava molto, era sempre disponibile a venirci incontro., a volte ci portava fuori a fare lezione. Con lei parlavamo di tutto ci spronava a non avere taboo nel rispetto del pensiero altrui. Per qualsiasi problema o dubbio potevamo rivolgerci a lei come se fosse una zia, un'amica per darci ottimi consigli.
A mio parere, fu l'unica ad instaurare un legame diverso tra alunni e professoressa , si interessava a noi e ai nostri progressi, se qualcuno non riusciva a comprendere qualcosa faceva di tutto per aiutarlo a capire. Le piaceva molto la musica: in alcune lezioni ci faceva ascoltare canzoni americane per comprenderne il significato ed analizzarle dal punto di vista grammaticale. Durante le interrogazioni ci faceva mettere accanto a lei attorno alla scrivania e per ironizzare diceva sempre . Era una Donna sarcastica,acculturata,da ammirare sotto ogni punto di vista, sempre con il sorriso e con la battutina pronta, non era solo una professoressa era molto di più. Spero di riuscire a trasmettere anch'io queste belle emozioni ai miei alunni con grande passione come faceva lei. Purtroppo a causa di una brutta malattia è venuta a mancare un anno fa, nonostante ciò era una donna davvero forte, riusciva a mascherare il suo dolore con l'amore e sempre con il sorriso. È stata per me una fonte di ispirazione e sono davvero fiera di averla conosciuta. Grazie a lei ho maturato una visone dell'insegnamento e sono davvero orgogliosa di essere stata una sua studentessa. È diventata il mio punto di riferimento non solo dal punto di vista scolastico ma anche come persona.
Marilisa Balice
Matricola: 176810
Nel mio percorso scolastico non ho incontrato molti insegnanti qualificati da poterli definire tali, tranne una professoressa in particolare la quale ha sempre avuto la mia ammirazione. Lei insegnava chimica e biologia al liceo e quello che l’ha sempre distinta dagli altri era il suo metodo didattico: lei non spiegava tramite termini scientifici, ma utilizzava esempi di vita quotidiana o una terminologia elementare per rendere il più chiaro possibile l’argomento; era molto ripetitiva in modo che potessimo apprendere più velocemente in classe senza far tanta fatica a casa. Con questo metodo la lezione era sempre chiara a tutti, infatti nelle sue verifiche orali e scritte (che erano abbastanza impegnative), la maggior parte della classe otteneva sempre ottimi risultati e quando si verificavano delle insufficienze, si soffermava nuovamente su quell’argomento rispiegandolo e coinvolgendo tutta la classe, per far sì che tutti gli alunni arrivassero allo stesso livello. Questo suo modo di svolgere le lezioni mi ha dato sia un buon metodo di studio, ovvero scrivere appunti non articolati o esempi facendo riferimenti alla quotidianità per comprendere e ricordare un argomento,sia un buon metodo didattico che a mio parere, definisce bravo e preparato un insegnante.
RispondiEliminaUn domani mi piacerebbe avvicinarmi alle sue metodologie per far cogliere le nozioni e i valori della vita ai miei alunni. Vorrei inoltre far capir loro che nessuno resta indietro, ma la classe si muove sempre insieme di pari passo.
Renata Delli Carri
Matricola: 176242
Durante gli anni scolastici ho avuto modo di incontrare molti professori ma solo uno fra tutti è riuscito a colpirmi davvero, il mio professore d’italiano e di storia. È riuscito a colpirmi sia nel modo di spiegare la sua materia, sia nel modo di rapportarsi con i suoi alunni. Attraverso le spiegazioni riusciva a coinvolgere tutta la classe ed è stato in grado di risvegliare il mio interesse verso le sue materie , in particolare verso la storia, smarrito in precedenza; durante le sue lezioni trasmetteva in classe materiale power point e offriva agli alunni fascicoli di appunti preparati da lui con impegno ed attenzione.
RispondiEliminaInoltre mi ha colpito molto la sua preparazione data la sua giovane età e la sua poca esperienza lavorativa e ciò nonostante è sempre stato impeccabile nelle sue spiegazioni; è sempre stato rispettoso nel rapporto insegnante-alunno cercando di mettere i propri alunni a loro agio senza l'utilizzo di alcun tipo di umiliazione. Amava il suo lavoro e lo si notava da una semplice lezione.
Dagli anni scolastici vissuti insieme ho capito quanto sia importante la modalità di spiegazione e il valutare obiettivamente gli alunni e spero un giorno di avere la sua stessa obiettività e di trasmettere quel senso di umanità, di maternità ed empatia che non deve mai mancare con gli alunni.
Martina Giusy Battista
Matricola: 176761
Durante il mio percorso scolastico ho incontrato molti insegnanti che mi hanno aiutato a crescere sia dal punto di vista scolastico che personale , ma ricorderò sempre con molto affetto e stima la mia professoressa di inglese del liceo.
RispondiEliminaSin dalle elementari non ero mai stata brava in inglese, avevo incontrato maestre e professoresse che non mi spronavano e lasciavano indietro i ragazzi in difficoltà. Arrivata al liceo avevo una repulsione verso la lingua inglese, ma il modo di parlare, scrivere, spiegare di questa professoressa , non solo attraverso i libri, ma con video , film e canzoni ecc…mi fece appassionare alla sua materia. Era una professoressa molto severa, attenta ai minimi dettagli, ma allo stesso tempo molto umana, quando interrogava in classe non incuteva paura , quando un suo alunno parlava in inglese di qualsiasi cosa , era felice, sorrideva e lo guardava negli occhi con molta dolcezza e amore. Questa insegnante ha ed avrà sempre un posto importante nel mio cuore. Mi auguro di diventare anch’io un giorno una maestra che possa trasmettere non solo la propria materia, ma anche amore, passione e sicurezza ai suoi alunni e farli sentire sempre speciali.
MARIACARLA ANNESE
matricola:176290
Pormi di fronte ad una scelta di questo genere mi ha mandata in confusione: la mia infanzia è stata caratterizzata da diverse personalità professionali, per cui selezionarne una soltanto risulta ai miei occhi poco efficiente al fine di questo lavoro.
RispondiEliminaL’ambiente scolastico non è mai stato tra quelli in cui riuscivo a star bene. A differenza dei miei compagni, sempre sorridenti e sereni, le mie giornate non potevano aver inizio prima di un timido pianto nostalgico, essendo molto legata a mia madre, che stentavo a far notare per via della vergogna provata.
Mi rendo conto di aver avuto insegnanti con una professionalità non indifferente. In momenti come quello appena raccontato nessuno di loro si è mai permesso di sostituirsi alla figura del genitore in questione; la preoccupazione era quella di cercare di capire il mio stato d’animo e farmi ragionare su questo.
Considero questo aspetto tra i principali su cui concentrare l’attenzione: non c’è stata da parte delle insegnanti la volontà di rendermi dipendente da loro. Se così fosse stato, sarebbe rimasto un rapporto puramente affettivo che non mi avrebbe fatta crescere a livello scolastico. Anche durante le lezioni quando notavano un atteggiamento assente da parte mia, non proseguivano. Grazie a queste brevi pause tornavo ad essere presente e concentravo tutta me stessa sugli argomenti trattati, rimanendo al passo.
Ricordo ancora la grinta della maestra di inglese in prima elementare, la quale sosteneva lezioni davvero stimolanti, catturando l’attenzione di noi bambini utilizzando modalità sempre differenti. Durante le sue ore partecipavo attivamente con molta facilità.
La passione della mia insegnante di italiano e matematica era evidente, ma ciò che continua ad affascinarmi è che questa non restava sterile, bensì veniva trasformata in creatività: ad esempio, per spiegarci la funzione e l’utilizzo dell’apostrofo, inventò una sorta di filastrocca illustrata oralmente e riprodotta con dei disegni alla lavagna. In questo modo la maestra ha fatto sì che fissassimo il concetto bene a mente, in maniera del tutto simpatica.
La creatività ha consentito a ciascuno di noi di rimanere per lungo tempo coinvolto; la novità incuriosiva e rendeva le lezioni particolarmente intriganti.
La maestra Giovanna mi ha impartito una grande lezione: spesso, durante lo svolgimento degli esercizi di matematica, una mia compagna di classe era solita finire prima; vedendo ciò, mi scoraggiavo pensando di non essere in grado. Soprattutto in momenti come questi la mia insegnante ha dimostrato di essere una persona preparata, in quanto evitava di lasciare dietro chiunque si trovasse in questa situazione, portando tutti allo stesso livello, rispettando i propri tempi.
In particolar modo alle superiori ho avuto modo di conoscere insegnanti non definibili tali, ma con piacere ricordo due docenti che meritano tutta la stima di un alunno.
Ho sempre pensato che la matematica non facesse al caso mio, ma la professoressa del quinto anno di liceo mi ha permesso di cambiare punto di vista. Il suo sguardo era sempre attento a ciascuna delle presenti; infatti, non ha mai lasciato che qualcuna si abbattesse solo perché un compito fosse andato male. Credo che lei non potesse scegliere lavoro più adatto per sé stessa: la notevole preparazione, accompagnata dalla solarità e dall’ottimismo che la contraddistinguevano, resteranno per sempre impressi nella mia mente.
Non so se la mia esperienza ha influenzato la scelta riguardante il mio futuro, non credo di essere qui perché ispirata da qualcuno in particolare.
Probabilmente sono state soprattutto le esperienze negative ad avermi spronata nella scelta di questo mio percorso universitario presso Scienze della Formazione Primaria: ho voglia di insegnare ai bambini a credere prima di tutto in sé stessi; farò di tutto affinché di fronte a loro troveranno una maestra acculturata e sempre aggiornata.
Ho voglia di essere quel cambiamento che ho sempre cercato nella scuola italiana in tutti questi anni.
Matricola: 175444
Durante il mio percorso scolastico, tutti gli insegnanti che ho avuto mi hanno trasmesso qualcosa, soprattutto in positivo, in parte grazie a loro ho deciso di intraprendere questo corso di studio. Voglio parlarvi della mia insegnante che purtroppo ho avuto solo in seconda elementare, se non arrivava lei ad oggi non so se avrei continuato con gli studi. Anche perche’ fare le elementari dalle suore non era il massimo, troppo distacco tra insegnanti e alunni, infatti la prima elementare e’ stato un incubo, non riuscivo a leggere,non parlavo con nessuno, mi sentivo sempre inferiore,poi grazie alla maestra che ho avuto in seconda, ho iniziato ad amare la scuola. Lei si occupo’ di me come una madre infatti scopri’ che ero dislessica, se oggi non lo sono piu’ e’ solo grazie a lei che ha saputo dedicarmi tempo. Lei mi faceva venire a scuola volentieri, non costantemente terrorizzata,era in grado di intuire quando avevi difficolta’, ascoltava i propri alunni, ci faceva fare tantissime attivita’manuali, passeggiate all’aperto, in fattoria a contatto con gli animali, in biblioteca a leggere, ai teatri. Io adoravo quella maestra proprio perche’ ci metteva passione in quello che faceva. L’insegnante che vorrei diventare in futuro e’ quella che non si limita a trasmettere delle semplici nozioni, ma porta i suoi alunni ad interessarsi a quello che fanno e vorrei trasmettere, sopratutto dei valori, crescerli nel miglior modo, perche’ prima di essere alunni sono bambini e di conseguenza futuri uomini.
RispondiEliminaLudovica Pia D'Elia
Matricola:176815
Nel mio percorso scolastico ho avuto diversi insegnanti che certamente hanno contribuito alla mia formazione sia dal punto di vista culturale che umano. Credo che l’insegnante che ha saputo meglio portare a termine questo compito sia stata la professoressa di italiano delle superiori. Ricordo perfettamente che si arrabbiava moltissimo se non ci impegnavamo dicendo che senza una conoscenza di base, all'università, ma anche nel mondo del lavoro, non avremmo avuto alcuna speranza, "spaventandoci" ma con un fine positivo in quanto ci spingeva sempre a dare il massimo in tutte le cose e di non accontentarsi mai, ma cercare sempre il superamento personale e il raggiungimento dei nostri obiettivi. Solo ora posso capire quanto i suoi consigli sul metodo di studio mi siano serviti e mi stanno servendo tuttora!
RispondiEliminaGrazie alla prof, infatti, ho imparato a organizzare lo studio in modo che non si accumuli tutto agli ultimi giorni,devo esserle soprattutto grato per aver insistito sulla grammatica, materia che non è affatto amata dagli studenti. La sua insistenza mi ha infatti permesso di imparare a scrivere bene, cosa che prima mi risultava molto difficile.
Grazie a questa professoressa a scuola non ci si annoiava mai perchè trovava sempre dei piccoli ma utilissimi stratagemmi per farci imparare qualcosa di nuovo. Ad esempio catturava la nostra attenzione durante le lezioni di storia coinvolgendoci in piccole rappresentazioni di eventi storici ,facilitava l'apprendimento con lavori di gruppo, creazioni di powerpoint ecc. Grazie a lei ho anche imparato ad amare la lettura e ad apprezzare le opere dei grandi autori italiani e stranieri.
La cosa per cui devo essere più grato è che è stata capace di trasmettermi la volontà di imparare sempre qualcosa di nuovo per non rimanere nell’ignoranza e non farsi mai influenzare dalle idee degli altri diventando un essere omologato per affrontare la vita futura in tutto e per tutto.
Nathan Testa
ID MATRICOLA: 104697
Nel corso della mia carriera scolastica, ho avuto modo di confrontarmi con varie professoresse… la maggior parte di loro mi è sempre sembrata abbastanza passiva durante l’ insegnamento, fino a quando, al terzo anno di superiori, io e le mie compagne abbiamo conosciuto una nuova docente di italiano; era molto giovane e la sua energia ,che sprizzava da tutti i suoi pori, mi ha subito incuriosito. Fin dal primo giorno si è mostrata più che disponibile nell’ ascoltare le nostre varie opinioni su tutto quello che spiegava, ci ha anche chiesto lei stessa consigli su come l’ apprendimento nella sua ora ,secondo noi, potesse diventare più coinvolgente… infatti non sono mai esistite lezioni monotone e statiche, ma ben strutturate e capaci addirittura di far esprimere i più timidi in classe, compresa me. Se ho scelto di intraprendere questa facoltà, è stato grazie a lei… questo perché? Perché quell’ anno, mi ha consigliato di svolgere alternanza scuola lavoro presso la biblioteca del mio paese, dove mi sarei dovuta occupare dei vari laboratori che spettavano ai bambini; furono dei mesi per me pieni di emozioni che mi hanno aiutato a riflettere su diverse scelte per il mio futuro. Grazie a quest’ ultima esperienza e al metodo di insegnamento della mia professoressa, che ha acceso in me una continua voglia di apprendere e di scoprire anche da sola le varie dinamiche degli argomenti trattati, ora sono qui, per realizzare le mie ambizioni.
RispondiEliminaNel corso della mia carriera scolastica, ho avuto modo di confrontarmi con varie professoresse… la maggior parte di loro mi è sempre sembrata abbastanza passiva durante l’ insegnamento, fino a quando, al terzo anno di superiori, io e le mie compagne abbiamo conosciuto una nuova docente di italiano; era molto giovane e la sua energia ,che sprizzava da tutti i suoi pori, mi ha subito incuriosito. Fin dal primo giorno si è mostrata più che disponibile nell’ ascoltare le nostre varie opinioni su tutto quello che spiegava, ci ha anche chiesto lei stessa consigli su come l’ apprendimento nella sua ora ,secondo noi, potesse diventare più coinvolgente… infatti non sono mai esistite lezioni monotone e statiche, ma ben strutturate e capaci addirittura di far esprimere i più timidi in classe, compresa me. Se ho scelto di intraprendere questa facoltà, è stato grazie a lei… questo perché? Perché quell’ anno, mi ha consigliato di svolgere alternanza scuola lavoro presso la biblioteca del mio paese, dove mi sarei dovuta occupare dei vari laboratori che spettavano ai bambini; furono dei mesi per me pieni di emozioni che mi hanno aiutato a riflettere su diverse scelte per il mio futuro. Grazie a quest’ ultima esperienza e al metodo di insegnamento della mia professoressa, che ha acceso in me una continua voglia di apprendere e di scoprire anche da sola le varie dinamiche degli argomenti trattati, ora sono qui, per realizzare le mie ambizioni.
EliminaSTUDENTESSA: Azzale Angelica Pia
RispondiEliminaMATRICOLA: 176816
Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di conoscere molteplici docenti. Tanti mi hanno aiutata a crescere e diventare ciò che sono oggi, ma l’unica che mi è rimasta particolarmente impressa nel mio percorso scolastico è stata la mia maestra di italiano, storia, geografia e matematica della scuola primaria. Ed è proprio grazie a lei che ho scoperto la mia passione per l’insegnamento perché mi ha sempre incuriosita il suo metodo di insegnamento. Ricordo che nella nostra sezione c’erano diversi problemi legati al fatto che insieme a noi erano presenti alcuni ragazzi affetti da autismo ed altri che, invece, erano considerati “emarginati” per via della loro provenienza da classe sociale differente dalla nostra. Lei, però, si dal primo giorno non si è fatta abbattere da ciò e subito si è divertita a “rivoluzionare” l’aula, mettendo tutti i banchi a ferro di cavallo in modo tale che tutti potevamo stare vicini tra noi. Ogni mese la nostra aula cambiava; a volte ci faceva mettere i banchi in cerchio in modo da creare tanti gruppetti o come li chiamava lei “squadre”. Ciò serviva per farci conoscere tutti meglio senza creare nessuna distinzione. Ci divertivamo tantissimo, perché “giocando” in quel modo si imparavano tantissime cose: il più bravo guidava la squadra, un altro bambino aveva la lavagnetta sulla quale poi scrivere la risposta alla domanda della maestra e tutti gli altri con spirito di gruppo cercavano una risposta. E’ cosi che si svolgevano le nostre lezioni giornaliere, era molto piacevole perché secondo me con il gioco si invoglia ancora di più a conoscere, imparare e viene stimolata la curiosità nel bambino. Insomma le nostre lezioni non erano affatto monotone e “pesanti” anzi, il tempo volava. Un’altra cosa che mi è rimasta impressa è “ L’angolo del caminetto”. Avevamo dedicato un angolo di aula al tempo libero. Con dei cartoni avevamo costruito un caminetto e di lato una piccola libreria che la maestra stessa aveva riempito con dei libri e potevamo prenderli in prestito ogni volta che volevamo. In questo angolo alla ricreazione ci riunivamo tutti intorno alla maestra e ci leggeva una storia. In quei momenti si creava un’aria d’amore, eravamo come una grande famiglia, io con i miei “fratelli e sorelle” e lei come nostra madre. Ho vissuto il mio percorso scolastico con serenità e consapevolezza di avere una maestra dalle mille qualità. Il mio sogno più grande è diventare e poter essere per i miei futuri alunni ciò che lei è stata per me. Ha sempre avuto una grande empatia e in tutto ciò che faceva ci metteva tanta passione verso noi e verso il suo lavoro. E’ una persona di cui avrò sempre un ricordo positivo e stima nei suoi confronti.
Nel mio percorso scolastico ho avuto la possibilità di incontrare molti insegnanti, di "testare" in prima persona il loro metodo di insegnamento, approcci tutti diversi e che in media, chi più chi meno, hanno soddisfatto il mio "bisogno di sapere".
RispondiEliminaIn particolare ricordo positivamente un insegnante delle scuole medie, la mia professoressa di Italiano e Storia...il suo cognome era "Pace", per gli alunni era la Prof Pace sia di nome che di fatto, infatti nelle sue ore noi "eravamo in pace" nel vero senso della parola. Aveva una voce pacata, calma, parlava a bassa voce, anche perchè nelle sue lezioni non c'era bisogno di urlare, eravamo tutti in silenzio, ma non perchè ci incutesse paura, ma perchè avevamo voglia di ascoltarla. Il suo metodo di insegnamento era veramente mirato a far apprendere tutti, in classe non si limitava a ripetere un capitolo di storia, anzi faceva l'opposto, eravamo noi che cercavamo di ripetere. Ogni alunno leggeva un piccolo capitolo ad alta voce, finito quello un altro alunno cercava di ripetere ciò che aveva capito dalla lettura, così facendo gli alunni erano concentrati ed era semplice apprendere. Prima di fare la verifica, con la classe creava uno schema sintetico alla lavagna, con delle parole chiavi da spiegare a voce, si accertava che prima della verifica non ci fossero dubbi sull'argomento.
Il suo approccio è stato sicuramente il mio preferito, e anche quello più utile e semplice.
Ripensando a tutti i docenti che ho incontrato nella mia carriera scolastica, a parer mio, i docenti più giovani (come la Prof Pace) sono quelli che hanno creato un clima favorevole all'apprendimento e soprattutto utile alla classe, forse perché sono negli ultimi decenni si è veramente data importanza alla didattica e forse i docenti “recenti” sono quelli che hanno più studiato questa scienza.
Noemi Lucrezia Eremita
STUDENTESSA: CRISTOFANO MARTA
RispondiEliminaMATRICOLA: 176269
la maggior parte delle volte si tende a schematizzare le diverse scuole di diversi gradi, in base alle proprie esperienze e in quella che definiamo “lista nera” primeggia la scuola secondaria di primo grado (le medie). Avere dei rapporti concreti con degli insegnanti in quella fascia d’età, non è facile, soprattutto per il fatto che si viene etichettati. Chi si dedica a qualcosa o chi si rivolge con insistenza verso un professore, viene preso per qualcuno che vuole far emergere se stesso, oscurando gli altri compagni. È l’età del cambiamento, delle scoperte, della comprensione di se stessi e delle proprie ambizioni. Si cerca di accettare il fatto che si è più indirizzati nel fare una determinata cosa o ad amare una determinata materia. Per questo è difficile ambientarsi e confondersi con gli altri. Spesso si è costretti a seguire la massa, pur di creare un gruppo dove riescano a guardarti meglio di come potrebbero guardarti se mostrassi il “vero te”. Ancora più difficile è il rapporto con i professori, che invece vorrebbero proprio che esplodesse il proprio carattere e le proprie capacità. Quindi si arriva ad avere una doppia personalità. Questo è proprio quello che è capitato a me. Non ero una tipa molto estroversa, perciò tendevo a buttarmi sullo studio. Ciò che mi interessava davvero, però, era emergere il quella che paradossalmente era la materia per cui la maggior parte delle persone dovevano farsi in due per raggiungere la sufficienza: educazione fisica. Ero consapevole del fatto che nello sport fossi molto portata, infatti la cosa che mi premeva di più era guadagnare la piena fiducia del professore. Lui era un tipo molto pieno di se, esigente con se stesso e con gli altri, molto molto fiscale. Era addirittura difficile riuscire a chiedere di andare in bagno. Ci si doveva cambiare le scarpe per non sporcare la palestra e non si poteva chiedere il permesso di non fare attività motoria, a meno che non stessi morendo. Mi piaceva. Riusciva realmente a tirare il meglio di me, anche se non riuscivo ad essere la sua “prediletta”. Creava una competizione positiva fra noi che eravamo sempre stati divisi in base a chi avesse la mamma professoressa, chi fosse più ricco o più conosciuto. Di fronte a lui eravamo tutti uguali e tutti principianti. Nessuno osava mancargli di rispetto, nonostante non incutesse terrore e non alzasse mai il tono della voce. Alla fine dei 3 anni, dopo numerosi sforzi e nemmeno un’assenza ad una sola lezione, riuscii a conquistarlo con un torneo di pallavolo. Ricordo ancora i suoi occhi lucidi per la gioia e il suo abbraccio che mi è ancora impresso. Ambisco proprio a questo: riuscire a dare e ricevere dai miei futuri alunni, così da lasciare un segno sia a loro che a me stessa.
RispondiEliminaFRANCESCA DIPASQUALE
Da bambini siamo come un'agendina piccola ma piena di pagine bianche pronte ad essere scritte da chiunque incontriamo. Quando siamo bambini apprendiamo tutto ciò che vediamo, sentiamo e tocchiamo; ogni cosa è oro.
RispondiEliminaII ruolo dell'insegnate in questa fase dello sviluppo è di fondamentale importanza, quest'ultima è infatti responsabile in parte dell'educazione e della crescita di ogni individuo che andrà poi ad occupare un ruolo fondamenale nella società. Quando ero bambina ricordo che ero innamorata della mia maestra delle elementari; amavo il suo profumo e i suoi bellissimi capelli castani boccolosi che delicatamente le cadevano sulle spalle; adoravo il modo in cui ci spiegava che due più due fa quattro, amavo la rana salterina che usava per farci imparare le tabelline e amavo quando leggeva un testo o una filastrocca.
Adoravo quando per sbaglio la chiamavamo mamma, facendole illuminare gli occhi e, con un sorriso smagliante circondato da delle labbra color ciliegia, ci correggeva senza severità dicendoci come lei per noi fosse una seconda mamma. Ricordo che amavo il suo modo semplice e genuino con cui ci spiegava le cose ed ero talmente affascinata da lei che decisi che da grande sarei diventata come la mia maestra. Col passare degli anni nella mia carriera scolastica ho avuto la fortuna di incontrare anche professori che, oltre ad insegnare la loro materia, entravano in sintonia con me e i miei compagni; docenti che "sprecavano" l'ora di geografaia, italiano o matematica per parlare con noi.
Queste fantastiche persone che ho incontrato nel mio percorso scolastico mi hanno fatto capire che fare l'insegnate quindi non ti abilita solo a far apprendere all'alunno ciò che è scritto sui libri, ma ti obbliga anche e soprattutto a trasmettere i veri valori morali, ed è grazie a loro che mi sono innamorata di questo bellissimo mestiere.
Bibiana Boellis
Nel corso degli anni numerose sono state le insegnanti che per me sono state un esempio positivo, una guida da cui imparare non solo saperi nozionistici, ma anche valori fondamentali quali il rispetto verso il prossimo, l'amore per il proprio lavoro e per lo studio, l'empatia, la fiducia e la lealtà.
RispondiEliminaIn particolar modo una professoressa durante i cinque anni delle scuole superiori, periodo delicato per dei ragazzi nel pieno dell'adolescenza, ha sempre preso per mano ogni alunno nella strada della conoscenza, cercando di far appassionare tutti alla sua materia insegnandola in un modo diverso, innovativo e coinvolgente, facendo lezioni all'aperto, raccontandoci la letteratura latina e greca come se fossero delle favole, usando intonazioni divertenti e adeguate all'andamento del discorso, arricchendo la narrazione di insegnamenti, pensieri di cui discutevamo e curiosità sullo stile di vita, sulle culture e usanze della Grecia del tempo.
Numerose erano anche le attività extracurricolari a cui ci faceva partecipare come classe: incontri con autori importanti, eventi organizzati dalla scuola stessa in cui la classe recitava, preparava la scenografia con materiali semplici in modo da permettere lo sviluppo della creatività in ognuno di noi, corsi di musica, di recupero per chi era in difficoltà e incontri pomeridiani online in cui riflettevamo su questioni attuali connesse a poesie o letture.
È sempre stata un supporto per ogni suo alunno; innumerevoli infatti sono state le volte in cui alcuni di noi affrontavano un periodo particolarmente difficile per problemi familiari, scolastici o dovuti alla pandemia e alla DAD e lei ha sempre riservato un po' di tempo per parlare e aiutarci ad affrontare il problema con lucidità e forza.
Ma più di tutto, ciò che mi è rimasta impressa, è la sua sensibilità.
Sensibilità nel leggere le esigenze e i desideri di ogni alunno, nel prendersi cura come una madre di ognuno di noi, aiutandoci a realizzare i nostri sogni e a raggiungere i nostri obiettivi, scolastici e non, fornendoci sempre consigli e lezioni di vita, credendo sempre in noi. Sensibilità nell'amare tutto ciò che riguarda la cultura, l'arte, la musica, la scuola e la sua evidente curiosità nel conoscere e sapere sempre cose nuove.
Perciò è soprattutto grazie a lei che ho deciso di intraprendere questo percorso e il mio obiettivo è seguire il suo esempio: amare il mio lavoro e insegnare con altrettanto amore e passione ai futuri uomini e donne della nostra società, utilizzando un metodo formativo-educativo che riesca a coinvolgere e ad appassionare tutti, credendo nei miei alunni e nella mia "missione".
Anita Cannone
Durante il mio percorso formativo ho cambiato molti docenti, da che ho memoria sono passata da esempi di docenti religiose ad uno antico e rigido, fino ad arrivare ad un esempio professionale ed esigente. Una docente in particolare mi è rimasta impressa; la conobbi il penultimo anno nella scuola secondaria di secondo grado era la professoressa di lingua e letteratura italiana. Inizialmente dalle voci di corridoio veniva descritta come la docente più severa dell’istituto. Ma con il passare del tempo mi sono resa conto che quelle voci erano false ed infondate poiché usate per incutere timore tante’ che entrati in un certa fascia di rispetto reciproco si è mostrata con la classe una donna straordinaria. Non era solo una semplice professoressa era prima di tutto una donna e mamma che non appena entrava in classe si preoccupava di noi chiedendoci come stessimo e quando ti vedeva giù di morale cercava con i suoi consigli di consolarti, riusciva a regalarti un sorriso anche quando era lei ad avere bisogno di conforto. La mia professoressa di letteratura italiana aveva un metodo tutto suo nel farti apprendere la lezione, alternativo direi..non entrava in classe con l’intenzione di spiegare più pagine possibili, lei molto spesso usava la visione dei film per farci capire meglio l’argomento da studiare, vedevamo film sui grandi autori italiani e sulla loro vita, sui sentimenti che provavano quando scrivevano i loro romanzi e si accertava a fine lezione con una spiegazione accurata, che tutta la classe avesse capito. Ma anche la parte teorica per noi non era affatto noiosa riusciva a catturare la nostra attenzione e a trasmetterci tutta la passione e l’amore per la letteratura. Con i suoi modi di fare mi ha permesso di amare la letteratura e grazie al suo insegnamento ho capito che il metodo classico non sempre può essere giusto, bisogna trovare la tecnica migliore per saper prendere il meglio da ogni alunno senza lasciare nessuno indietro.
RispondiEliminaCamardella Chiara
Dal momento in cui il professore ci ha chiesto di parlare di un professore che ci ha particolarmente colpito non ho potuto far altro che pensare al mio professore di musica delle scuole medie. Questa è una delle poche materie preferite dagli studenti, in quanto molto creativa e coinvolgente. Il suo modo di insegnare, sicuramente non era diverso da altri professori, ma mi ha colpito per alcuni aspetti in particolare. Lui ci teneva tanto al rispetto delle regole, il nostro strumento musicale, come tale, dovesse essere usato con prudenza, impegno, seppur a volte potesse creare momenti di divertimento tra noi ragazzi. Ci teneva alla precisione e che, quindi, non cominciassimo a mettere a posto le nostre cose 10 minuti prima della campanella mentre lui stava ancora spiegando. Nonostante la sua severità, il che non è sinonimo di cattiveria, era l’unico professore che ci faceva fare progetti extra scolastici e ciò ci permetteva di amare ancora di più la sua materia. Oltre il suo modo di spiegare e alle attività che ci proponeva, ricordo questo professore per un episodio in particolare: dovevo sostenere l’esame di terza media, io ero la prima in ordine alfabetico della mia classe, ero quindi molto agitata. Io entro con i miei professori e mentre gli altri si siedono difronte a me, lui decide di sedersi affianco, eliminando la cattedra che rappresenta quella linea che divide studenti e professori, ma mantenendo comunque ruoli diversi.
RispondiEliminaDunque da questa esperienza non solo ho notato quanto un determinato tipo di metodo di insegnamento possa essere efficace per gli studenti, anche per quanto riguarda la lunga durata, perché se possibile definirlo in questo modo, ma quello strumento musicale ancora so suonarlo, ma ho anche notato che insegnare non significa necessariamente essere “dall’altra parte” dei studenti, ma “con” gli studenti, essendo comunque capaci a non diventare loro amici, a mantenere quei differenti ruoli, ma a rompere le barriere tra loro, in modo da fare in modo che loro stessi siano più tranquilli e più sicuri nel fare domande, nell’esporsi e dialogare, nel confrontarsi e nell’apprendere.
Colucci Valentina
Durante i miei anni passati tra i banchi di scuola e il via vai di professori che entravano e uscivano dall’aula, ho avuto la possibilità di osservare e capire cosa si nascondesse dietro quelle figure tanto temute da noi ragazzi. Una in particolare mi ha sempre affascinato e colpito: la mia professoressa di letteratura italiana. Dopo cinque anni di vita trascorsi insieme, posso dire che non è stata “solo” una professoressa che svolgeva il suo mestiere, non ha mai smesso di donarsi e spendersi per i suoi studenti. L’ardore e la passione per il suo lavoro si percepiva in ogni gesto, in ogni sguardo e intonazione di voce. Le poesie e i testi in prosa non erano solo parole, lei aveva la capacità di portarci nell’animo di ciascun autore, abbiamo viaggiato insieme a lei pur rimanendo seduti. Nelle sue spiegazioni era come se l’autore tornasse a vivere, pareva di averlo lì difronte, tra di noi. Ricordo un episodio in cui si batteva contro tutti coloro che additavano Leopardi come un pessimista, spiegando invece quanto lui fosse estremamente realista nel raccontare il suo sentimento nei confronti della vita.
RispondiEliminaCi invitava a metterci nei panni di ogni scrittore per guardare la vita dal suo punto di vista ed ecco che il suo pensiero diventava più familiare, meno complesso. L’idea di scuola della mia professoressa, si allontanava dalla scuola tradizionale, con lezioni frontali, verifiche e interrogazioni, al contrario cercava di spronarci a ragionare ed esprimere nel migliore dei modi il nostro pensiero, ci spingeva ad essere critici, riflessivi e consapevoli. Durante le sue spiegazioni si aprivano dibattiti, riportando così il pensiero di ciascun autore ai nostri giorni, per cercare di trarre consigli utili per affrontare il nostro tempo. Così facendo le lezioni diventavano palestra di vita, un’opportunità di crescita e di confronto.
Con il bel tempo poi, il cortile della scuola, all’aperto, diventava la nostra aula e la lezione diventava più informale ma al tempo stesso piacevole e interessante. La sua passione per i libri e per la scrittura ha “contagiato” anche me: durante gli anni del liceo ho letto diversi libri e partecipato ad incontri con diversi autori (provvedendo anche ad ottenere una dedica e firma sulla mia copia del libro) che lei stessa provvedeva ad organizzare. Adesso, ogni libro mi riporta alla mente un particolare episodio legato a quel giorno: emozioni e stati d’animo, ma anche semplicemente il ricordo di anni trascorsi insieme. Sono grata alla mia professoressa perché grazie a lei ho maturato in questi anni la passione che mi ha portato ad essere qui oggi, all’aver scelto questa strada per il mio futuro. Insegnare non è solo un lavoro, ma è una dedizione, un essere pronti all’incontro, all’impegno, a farsi carico di responsabilità, non solo per gli alunni che ci verranno affidati ma per la società intera. Ditrani Alessia, matricola 176391.
Nella mia carriera scolastica l’insegnante che ha lasciato un segno importante nel mio cuore e nella mia vita,è stata la professoressa di matematica,che mi ha accompagnata durante il triennio del liceo scientifico. Il nostro è stato un rapporto di odio e amore, alti e bassi. Lei ricopriva il ruolo di vicepreside ed era una professoressa “temuta” nell’istituto, infatti aveva ruoli fondamentali ed era sempre pronta a prendere in mano la situazione; come nei momenti in cui c’era bisogno di qualche sostituzione e allora arrivava lei, disposta anche a svolgere sei ore di matematica consecutive. Tutto questo potrebbe essere visto come negativo o come un “difetto” dai ragazzi del liceo,ma in realtà non è così. L’esser sempre pronta a prendere in mano le situazioni, sia complicate che semplici, ha lasciato il segno perché ci ha insegnato molto, sia a livello scolastico che di vita quotidiana. Mi ha insegnato che la matematica non è fatta di sole regole e memoria, ma anche di ragionamento e applicazione. Per fare ciò lei era sempre pronta a rispiegare,ogni qual volta non capivamo, anche se questo poteva accadere dieci volte di seguito. Il suo metodo, dopo queste spiegazioni,era proprio l’esercitazione alla lavagna,questo faceva si che noi stessimo sempre attenti, e anche se in quel momento poteva risultare pesante, ad oggi posso affermare che era un metodo efficace, che mi ha portata a prendere dimestichezza con la materia. Avevamo a disposizione una giustifica a semestre, che potevamo autogestirci, senza dover ricorrere alla giustifica dei genitori, questo ci ha reso più maturi e responsabili. Le sue interrogazioni avvenivano tramite il sorteggio dei nomi da un sacchetto, perché non dovevano esserci distinzioni o favoreggiamenti. Con lei ho imparato che ogni azione, sia positiva che negativa, ha delle conseguenze, che portano a piccoli premi o piccole “punizioni” se così si possono chiamare. Io la definisco una delle insegnanti migliori che abbia avuto e che ha lasciato un segno positivo, perché nonostante le difficoltà che io potessi provare, lei era lì, e con la sua autorevolezza e non autorità, mi ha insegnato che le difficoltà,con la forza di volontà e l’impegno,si superano, a scuola, così come nella vita.
RispondiEliminaChiara Acanfora
Corso di DIDATTICA GENERALE
RispondiEliminaProf. BRUNI
Studente: DI PASQUA SERENA
Lo svolgimento di questo elaborato mi ha portato a scorrere la mia storia scolastica lungo una linea del tempo durata quindici anni (dal liceo alla scuola dell’infanzia). Il mio cursore è andato lentamente avanti e poi è tornato indietro, rallentando e soffermandosi sugli stessi insegnanti; si è fermato poi su una docente in particolare: la prof.ssa ….. (forse non dovrei indicare il suo nome, ma provo tanto piacere a riportarlo!).
La prof.ssa …. è stata la mia docente di Scienze Umane durante lo scorso anno scolastico, quando frequentavo la classe quinta del Liceo “Bonghi-Rosmini” di Lucera.
Sin dal primo incontro ha suscitato in noi studenti un certo interesse ed una certa curiosità. L’utilizzo della mascherina ci impediva però di conoscere il suo volto.
Era una signora di circa cinquant’anni, curata nell’abbigliamento che indossava spesso uno zaino. Lei è entrata in classe “in punta di piedi”, ma nel corso dei giorni ha generato in noi un certo risveglio, un “positivo fragore”. La nuova docente, pur non conoscendoci, era capace di leggere dentro di noi, di cogliere alcuni aspetti della nostra vita e del nostro carattere, pur non avendoli palesemente esternati. Noi studenti ci chiedevamo come facesse, come potesse leggere il nostro pensiero, i nostri bisogni, il nostro stato d’animo; era come se lei nascondesse qualcosa di misterioso.
Nel corso dell’anno con la prof.ssa …. è nato un bellissimo rapporto di fiducia e tutti abbiamo ritrovato in lei una docente capace non solo di trasmettere conoscenze (essendo molto preparata nella sua materia) ma, una persona in grado di suscitare in noi curiosità cognitiva ed amore per la disciplina. Molto attenta ai nostri bisogni formativi, calibrava i suoi interventi su ciascuno studente. Un’attenzione particolare dedicava a due alunni con BES (Bisogni Educativi Speciali), due carissimi compagni di viaggio, dei quali la prof. ….. ci fece prendere coscienza di quanto la loro presenza ci avesse arricchiti.
La prof. ci osservava, definiva la nostra quinta “una classe eterogenea con dinamiche interessanti”, eppure era riuscita a gestire i conflitti, creando un clima di lavoro positivo.
Seguire la sua lezione era piacevole! Io l’ascoltavo e mi lasciavo trascinare …. ..., c’ero……, la seguivo. Gli argomenti trattati erano appassionanti, affascinante la dialettica, molto ampio il vocabolario … Il tempo trascorreva velocemente.
Quando l’emergenza terminò, tolta la mascherina, abbiamo potuto conoscere il suo viso, quello che quasi “misteriosamente” ci nascondeva; finalmente quelle straordinarie qualità le abbiamo potuto assegnare al suo volto.
Giunti al termine dell’anno scolastico, avendo apprezzato tantissimo la docente, non ho potuto trattenermi dal chiederle quale fosse stato il suo percorso di studi; la sua risposta mi ha invitato a riflettere e a maturare poi la mia scelta, quella di iniziare col frequentare questo indirizzo universitario.