martedì 15 novembre 2022

per le studentesse e gli studenti frequentanti il corso di didattica nov. 2022 (cognomi dalla M alla R)

 

Anche ques'anno riprogongo, per i frequentanti, l'attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se possibile, vi invito ad essere positivi.
Visti i tanti (potenziali) partecipanti mi raccomando di rispettare la divisone proposta (quella basata sulla lettera iniziale del vostro cognome).
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 23 novembre vi sarei grato.
Buona scrittura!

21 commenti:


  1. All’interno del mio percorso scolastico ho avuto varie esperienze negative. Inizialmente sono state proprio loro a indirizzarmi verso questa scelta universitaria e lavorativa facendomi dire “non dovrò essere come loro”.
    Fino a quando, alle superiori, ho incontrato la professoressa di scienze umane, fisicamente robusta e con degli occhiali che a primo impatto erano buffi. Si rivelò tutt’altro che buffa, era severa e autoritaria, a primo impatto ci metteva molto in soggezione, ma si dimostrò una professoressa bravissima, consapevole e rispettosa del proprio ruolo, ma anche del nostro.
    Ci ha insegnato il rispetto dell’altro e sopratutto nei confronti dello studio; e il suo motto era che come lei s’impegnava nel proprio mestiere dovevamo farlo anche noi con il nostro.
    Oltre ad essermi innamorata del suo modo di fare e di porsi nei nostri confronti ciò che mi colpì di più furono sopratutto le strategie di insegnamento.
    Amava il lavoro di gruppo e la cooperazione, utilizzava spesso le mappe, per facilitare l’apprendimento seguito sempre da altri approfondimenti, le valutazioni dovevano essere il più oggettive possibile (faceva un numero di domande fisse per tutti e se si rispondeva correttamente in modo approfondito era +1, se si rispondeva correttamente ma in modo superfluo era +0,50 se non si sapeva rispondere -1 per poi calcolare il punteggio) ogni interrogazione era seguita da un autovalutazione mediante una scheda fornita dalla stessa professoressa, prima dell’avvento del covid ciò che mi ricordo con maggior stupore era quando, durante le spiegazioni, ci faceva posizionare tutte intorno alla cattedra, la lezione non era quasi mai frontale e teneva molto alla partecipazione dei suoi allievi, nei periodi più caldi andavamo anche a fare lezione all’area aperta o anche vari progetti (uno di questi era scegliere una tematica a piacere sulla quale impostare una lezione), un altra strategie che mi piaceva molto era quando durante i periodi per far recuperare gli allievi che non erano riusciti a raggiungere la sufficienza lei creava dei gruppi in cui i ragazzi “più bravi” aiutavano quelli in difficoltà. Questa prof mi rimarrà nel cuore, non ci ha solo trasmesso concetti ma ci ha fatto apprendere proprio un metodo di studio che potremmo applicare in ogni contesto, è proprio lei che mi ha portato a dire “in un futuro vorrò essere come lei”.

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  2. Pensando a quello che è stato il mio percorso scolastico fino ad oggi devo dire, a malincuore, che le mie esperienze con i docenti sono state perlopiù negative. Per molti di loro l’unica cosa importante era portare a termine il programma ministeriale, fare interrogazioni e compiti in classe. Molto spesso entrando in aula le uniche cose che noi alunni ci sentivamo dire erano: "aprite il libro a pag.…”, “guardate che oggi interrogo e non voglio scuse", “Ho corretto i compiti in classe e sono andati malissimo, vedete di mettervi a studiare che così non va affatto bene”; nessun “Buongiorno” o tanto meno un “Come state oggi ragazzi?”; solo una persona non mancava mai di salutarci al mattino e di interessarsi al nostro benessere: la professoressa di lingua e letteratura italiana. Ancora ricordo benissimo quando entrò in aula il primissimo giorno di liceo e non dimenticherò mai quando abbiamo dovuto salutarla con le lacrime agli occhi l’ultimissimo giorno di quinta superiore. Da subito emerse il suo essere sì esigente ma anche disponibile,gentile,pronta a dare consigli, ad ascoltare senza giudicare ma soprattutto si è rivelata l’unica professoressa del corpo docenti disposta, quando ci vedeva particolarmente giù di morale, a perdere parte della sua lezione per capire cosa c’era che non andasse, per farci capire che era normale attraversare periodi bui, perché la vita è fatta di alti bassi, ma questi ultimi non dovevano affatto scoraggiarci ma dovevano solo spingerci ancora di più a fare del nostro meglio, a resistere e ad andare avanti, non per niente il suo motto era :”RESILIENZA". Lei mi ha insegnato che prendere un “brutto voto” ogni tanto non è un qualcosa di così grave e oltraggioso in quanto non è una valutazione alla persona (non siamo noi che valiamo 4, 6 0 10) ma ad una semplice e generica prestazione orale o scritta che sia. Lei, attraverso il suo amore per la materia che insegnava, mi ha fatto appassionare alla letteratura, materia che potrebbe sembrare noiosa, vetusta e banale, ma che grazie alle sue spiegazioni è diventata appassionate, attuale, interessante a tratti anche divertente. Ad esempio, ricordo ancora le ore passate a leggere “I Promessi sposi” di Manzoni o anche la “Divina Commedia” di Dante dove la professoressa leggeva tutte le parti narrative e noi studenti sceglievamo ognuno un personaggio del capitolo interessato e leggevamo tutte le sue battute fino alla fine, immedesimandoci totalmente in quest'ultimo; o anche la rappresentazione teatrale de “la Pioggia nel pineto” di D’Annunzio dove siamo diventati tutti ballerini, attori, musicisti, cantanti e chi più ne ha più ne metta, insomma nelle sue ore non ci si annoiava mai. Posso concludere dicendo che questa professoressa avrà sempre un posto speciale nel mio cuore in quanto i suoi insegnamenti hanno contribuito a rendermi la ragazza matura che sono oggi

    Reali Benedetta

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  3. Fino al liceo credevo che i professori fossero creati “con lo stampino”. I loro metodi di insegnamento erano asettici, con una morale vecchia e obsoleta ed era diventato un circolo ripetitivo dove dovevamo essere noi ad adattarci al programma scolastico . Tutto ciò è cambiato quando incontrai la supplente di cinese durante il terzo anno del liceo linguistico. Già a prima vista non era come le altre: gonne lunghe, maglie larghe e collane appariscenti, tutte con colori sgargianti, sembrava un elfo uscito da un bosco. Poi iniziarono le lezioni, la nostra classe era indietro rispetto al programma a causa dell’incompetenza della professoressa “ufficiale” e la supplente, invece di andare avanti come se nulla fosse, iniziò da zero riportandoci al programma di primo superiore. Non una singola volta ci ha fatto pesare il fatto che stesse facendo un altro programma invece di seguire quello ufficiale, non ci ha mai dato delle spiegazioni superficiali e non ha mai fatto paragoni con altre classi. La cosa che ho ammirato di più nei 3 anni in cui l’abbiamo avuta è stata la determinazione con la quale ci spiegava le cose, non ci trattava come se fossimo stupidi e capiva le nostre esigenze. Ciò nonostante era una professoressa rigida, ci inondava di compiti e sembrava ci volesse torturare ma poi ho capito che quelle che pensavo fossero torture erano risorse essenziali per arrivare all’esame di maturità preparati. In 3 anni è riuscita a farci amare il cinese e a farci vedere un altro tipo di scuola, più sensibile e disposta a sentirci. Per me è stata come una sorella e spero di poter trasmettere ai miei allievi la passione per la cultura, proprio come lei ha fatto con noi.
    PACELLI GIULIA

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  4. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato molti insegnanti, ognuno dei quali ha contribuito alla mia formazione, non soltanto dal punto di vista scolastico, ma anche personale.
    Ricordo in modo particolare la professoressa di matematica e scienze della scuola secondaria di primo grado, la quale pur essendo molto esigente e severa, riusciva a stimolare la nostra curiosità e la voglia di conoscere nei confronti delle sue materie, ritenute da molti un ostacolo.
    Ricordo che cominciò la sua prima lezione con una frase di Albert Einstein “Chiunque può sapere. Il difficile è capire” e, continuò dicendo che lei sarebbe stata per noi una guida e non una semplice insegnante. Infatti, ci illustrò varie strategie per studiare e capire a fondo i concetti essenziali, anche in maniera del tutto autonoma, come per esempio le mappe concettuali, gli schemi a cascata e il palazzo della memoria che io ancora oggi trovo metodi molto utili ed efficaci.
    Inoltre, appena entrò in classe, in accordo con gli altri insegnanti, cambiò la disposizione tradizionale dei banchi e ci dispose “ad isole”, ognuna delle quali aveva un nome di un matematico o di un letterato, per favorire la cooperazione tra alunni dato che la maggior parte di noi proveniva da scuole diverse e non ci conoscevamo.
    Ricordo anche che le sue lezioni, soprattutto quando doveva introdurre un nuovo argomento, non iniziavano mai con la classica spiegazione frontale, ma con delle domande o dei brainstorming, volti a comprendere quali erano le nostre preconoscenze, per poi riuscire a metterle in relazione con nuovi argomenti. Altre volte, invece, iniziava con un esperimento, sul quale dovevamo stilare una relazione, per poi giungere alla teoria che regolava il fenomeno descritto mediante l’esperimento.
    Molto spesso ci chiedeva di studiare alcuni argomenti in maniera autonoma, a casa, e di creare modelli per rappresentare concetti astratti e in apparenza anche abbastanza difficili, per poi discuterne a scuola con i compagni, chiarire eventuali dubbi, soffermarci sui concetti essenziali e mettere in pratica le conoscenze acquisite. Ricordo ancora il mio modello dell’atomo, del sistema solare realizzato con delle palline di polistirolo pitturate e quello dell’occhio umano. Altre volte faceva preparare a noi la lezione, assegnando ad ogni gruppo un argomento diverso da sviluppare entro un certo periodo di tempo, per poi presentarlo e spiegarlo all’intera classe, aiutandoci anche con modelli e presentazioni multimediali. Successivamente, tutto il nostro lavoro e gli oggetti prodotti venivano valutati.
    Ricordo anche che tutti i nostri prodotti venivano poi esposti a scuola in una giornata particolare organizzata dalla mia professoressa, durante la quale noi studenti dovevamo illustrarli a coloro che venivano a farci visita.
    Non nego che, inizialmente, il suo metodo didattico non piaceva a me perché era davvero molto impegnativo ed inusuale, però pian piano mi accorsi che riuscivo a capire e a memorizzare meglio i concetti delle sue materie, le quali suscitavano in me sempre nuove curiosità e domande alle quali cercavo di dare risposta.
    Ricordo ancora, in particolar modo, quando la professoressa ci parlò del concetto di circonferenza e successivamente ci portò nel parco antistante la scuola a misurare l’età degli alberi attraverso le conoscenze e le formule acquisite a lezione, oppure quando ci spiegò il concetto di tensione superficiale mediante delle bolle di sapone.
    Ecco perché ho un ricordo particolare di questa professoressa, lei è stata in grado di farmi comprendere che la scuola e la realtà non sono due dimensioni completamente separate, ma che esiste tra loro una correlazione. Infatti, ho compreso che nella scuola si può portare la realtà e che, nella vita quotidiana, la scuola trova le sue reali applicazioni.
    Palmiero Benedetta
    Matricola 176372

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  5. Parlando della mia esperienza, gli anni scolastici più belli sono stati quelli trascorsi alle elementari.
    Ricordo con enorme piacere la mia maestra di matematica Giovanna, una persona estremamente buona e preparata.
    Lei ha accompagnato me e la mia classe per ben cinque anni. Si è rivelata una persona importante nella mia vita, mi ha insegnato ad aprirmi nei momenti di bisogno e ad esprimermi, mi ha aiutata durante i momenti bui ed io mi sono da subito fidata di lei.
    Durante quei cinque anni, la mia personalità è variata molto e questo lo devo principalmente a lei. Conservo con cura nella mente ogni suo insegnamento, riusciva a trasmettere passione per la materia spiegando argomenti attraverso giochi e divertendo tutta la classe.
    Dei cinque anni trascorsi assieme, ricordo con affetto e un pizzico di malinconia il primo giorno di scuola della prima elementare.
    Ero particolarmente impaurita, non conoscevo i miei nuovi compagni di classe, ma in un attimo la maestra Giovanna mi ha fatto sentire a casa accogliendomi nell’aula con un grande sorriso.
    Per me la maestra Giovanna sarà sempre fonte di ispirazione e nel mio futuro da insegnante porterò con me sempre un pezzettino di lei, dei suoi insegnamenti, della sua dolcezza e della sua professionalità.

    Rina Reveruzzi

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  6. Pensando a quello che è stato il mio percorso scolastico, nello specifico i 5 anni di superiori, mi viene in mente il periodo in cui negatività e positività si sono intrecciati tra loro.
    I primi due anni di superiori ho frequentato il Liceo scientifico Romita, qui a malincuore un esperienza negativa mi ha segnata!
    Ho incontrato una docente (docente di latino per essere precisi) che,letteralmente,mi ha distrutta psicologicamente. Il suo modo di fare, il suo modo di insegnare era tutt’altro che umano. Aveva le sue preferenze, se non facevi parte di quel ramo di preferenze eri fuori. Tutto il secondo anno l’ho passato a cercare di ottenere , con determinazione e tanto studio, anche solo in parte un po’ di stima nei miei confronti. Ogni lezione, ogni interrogazione era diventata una sconfitta, un’umiliazione, una pugnalata allo stomaco, un non credere più in me stessa. Il suo metodo d’insegnamento era piatto e senza stimoli, tutto troppo legato ad uno schema preciso. Le spiegazioni, le parole utilizzate erano la fotocopia delle pagine del libro.
    Ma ecco che improvvisamente qualcosa accade.
    Cambio scuola, ambiente e docenti.
    Qui incontro il professore che ha iniziato a farmi credere di nuovo in me stessa e a riaccendere in me quella luce negli occhi. Mi ha fatto capire che prima non ero io il problema, anzi il contrario ero CAPACE e potevo arrivare al massimo con serenità e dedizione.
    Le sue lezioni erano colme di amore per la materia, partiva dalle cose pratiche per poi arrivare alla teoria. Le sue lezioni non annoiavano mai ,si confrontava con ognuno di noi senza fare differenze. Insegnava facendoci confrontare con la vita di tutti i giorni. Le lezioni all’aperto erano quelle più libere e quelle in cui immagazzinavamo di più. Ci coinvolgeva molto anche nelle attività extrascolastiche. Fu proprio in una di queste attività , grazie al suo darmi fiducia, che emerse una delle mie passioni,prima nascosta, quella per la fotografia. Vinsi il mio primo concorso fotografico a livello internazionale. Mi sentii fiera e orgogliosa , davvero, per la prima volta.
    Da quel giorno capii che l’esperienza negativa avuta in passato,con la professoressa di latino, era stata paradossalmente una grande fortuna poichè successivamente ,cambiando scuola,conobbi questo professore.
    Concludo con il dire che la passione e l’amore che provo da sempre per l’ insegnamento è aumentata ancor di più grazie alla presenza,durante il mio percorso scolastico,di questo grande docente e al modello d’insegnamento che mi è stato dato. Vorrei, in futuro, essere un’insegnante con la stessa leggerezza e la stessa grinta che dimostrava lui ogni giorno entrando in classe.

    Alessia Mancino

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  7. Nel corso della mia carriera scolastica, presso il liceo Artistico indirizzo Architettura e Ambiente, ho avuto pochi insegnanti che hanno influito positivamente sulla mia formazione. Il percorso più tormentato a livello scolastico, partendo dalla scuola primaria, è stato il mio rapporto con l’inglese. La svolta è avvenuta durante il terzo anno delle superiori con l’unica insegnante che ha saputo trasmettermi la passione, l’interesse e la curiosità per l’inglese, oltre a valorizzarmi e a festeggiare ogni mio traguardo.
    È stata un’insegnate molto attenta alle esigenze dei propri alunni e non ha mai lasciato indietro nessuno. Pretendeva molto ma allo stesso tempo forniva tutti gli strumenti per apprendere la propria materia. Il suo metodo didattico consisteva nello spiegare letteratura, storia e storia dell’arte in inglese, facendoci leggere dei testi in classe per migliorare la pronuncia; facendoci guardare a volte dei film riguardanti la vita di alcuni autori. Spesso in aula si affrontavano dei dibattiti con argomenti di attualità, di eventi storici e di cosa avremmo voluto essere un domani per abituarci a parlare fluentemente e per insegnarci i tempi verbali. Vorrei, un domani, trasmettere ai miei futuri alunni il fatto di non fermarsi mai all'apparenza della materia ma di fargli capire l’importanza di essa. Vorrei riuscire a dialogare senza alcuna barriera e infine dare molta importanza, attenzione e spazio alle loro esigenze trasmettendo la bellezza di imparare.
    Ori Alessia
    Matricola: 176255

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  8. Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto modo di incontrare molti professori e ognuno ha contribuito, a suo modo, a formare la persona che sono oggi. In particolare però, durante gli anni della scuola secondaria di primo grado, ho avuto modo di conoscere un’insegnante che è stata la principale motivazione della mia scelta universitaria e, di conseguenza, anche della mia futura professione lavorativa; lei è riuscita a raggiungere quello che dovrebbe essere, secondo me, lo scopo di tutti gli insegnanti: trasmettere i valori fondamentali, non solo scolastici, ma della vita quotidiana ed è diventata in poco tempo una guida, un esempio da seguire senza che me ne accorgessi. Al termine di ogni sua lezione pensavo: “se un giorno diventassi un’insegnante, vorrei essere come lei”, poiché rendeva la sua materia piacevole e affascinante e, di conseguenza, anche lo studio di quest’ultima non risultava per niente pesante, anzi. È diventata un punto punto di riferimento importante per me, tanto che vorrei trasmettere ai miei futuri alunni l’amore per lo studio e l’importanza della scuola così come faceva lei. Nel corso del tempo ho incontrato molti altri insegnanti preparati e che hanno contribuito a pieno alla mia formazione ma lei, oltre a fare ciò, ha inciso sul mio futuro.
    Katia Palmieri
    Matricola 176764

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  9. Si trattava della mia insegnante di italiano e ricordo ancora quanto mi è dispiaciuto lasciare quella scuola, il giorno dell’esame, proprio a causa sua; ogni interrogazione con lei appariva come un momento di confronto, infatti, quasi nessuno si distraeva e lo stesso accadeva durante le sue spiegazioni. Nonostante ciò, ricordo quanto fosse severa e determinata nel raggiungere i suoi obiettivi e lo era anche con i voti: nessuno ha mai ricevuto un voto non meritato, in quanto, prima di scriverlo sul registro pretendeva da noi un parere, un’autovalutazione (ovviamente onesta). Custodirò sempre un bel ricordo di lei perché prima di incontrarla consideravo il mondo scolastico e quello extra- scolastico nettamente separati ma, in realtà, ho capito che la scuola risulta essere la dimensione più vicina alla vita quotidiana perché, proprio in quest’ultima, trovano luogo gli insegnamenti che i professori ci trasmettono. Ricordo anche come ero preoccupata prima dei colloqui dei miei genitori con lei (nonostante davo sempre il massimo in classe e ottenevo ottimi risultati) ma, ogni volta, mi rendeva felice perché spiegava anche a loro che percepiva il mio costante impegno e la mia passione. Ad oggi vorrei ringraziarla per tutti i suoi consigli e insegnamenti che mi sono stati utili non solo nel corso della mia carriera scolastica e spero di incontrarla al più presto anche solo per dirle che, in questa occasione, ho scritto di lei.
    Katia Palmieri
    Matricola 176764

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  10. Dal mio punto di vista, ciò che l’alunno ricorda del proprio insegnante sono le doti relazionali con cui quest'ultimo si approccia alla classe. Trovo questo aspetto di fondamentale importanza perché pone una solida base su cui instaurare una sana relazione insegnante-alunno basata sull'empatia, sulla condivisione degli obiettivi, sul rispetto reciproco, sulla fiducia e sull’ autostima.
    Facendo riferimento al mio trascorso studentesco, ricordo che una delle mie insegnanti di Italiano, oltre ad avere carisma e spiccate doti relazionali è riuscita a trasmettermi una cosa, a mio avviso importantissima, un metodo di studio basato sulle mappe concettuali. Ancora oggi ripenso al giorno in cui la vidi costruire questo groviglio di parole senza comprendere il significato di quello che stava facendo. Però da lì a poco le cose, come per magia cambiarono, l’intero gruppo classe seguiva la lezione in un modo diverso, tutto era più coinvolgente; le domande dell’insegnante erano più comprensibili, le risposte, cosi come i collegamenti tra le varie tematiche più veloci, tutti seguivano la lezione divertendosi. Le interrogazioni erano più soddisfacenti e la memoria visiva molto più sviluppata.
    Sono grata alla mia prof per avermi trasmesso questo prezioso metodo e di averlo fatto con dedizione, passione ed impegno. Non nego che ancora oggi, quando il carico di studio è particolarmente importante, questo sistema torna utile per avere una visione grafica, sintetica e immediata di quello che poi andrò ad approfondire.
    Faccio tesoro di questo ricordo e se dovessi un giorno diventare anch’io un’insegnante sono convinta che le doti relazionali e un buon metodo di studio saranno la chiave per lasciare agli alunni delle solide basi su cui costruire il proprio futuro e la propria autonomia e magari, un indomani occupare anche un posto nei loro cuori.

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  11. Stefania Naturali(104717)22 novembre 2022 alle ore 01:42

    Nel corso della mia carriera scolastica ho incontrato molti docenti, alcuni dei quali sono stati fondamentali nella scelta della mia carriera universitaria .
    Ad ogni modo, dovendomi soffermare su un solo docente , ho deciso di porre la mia attenzione sulla professoressa di scienze umane che ho incontrato durante il mio percorso liceale.
    Lei è sempre stata una donna solare, socievole , disponibile e aveva una forte grinta nel voler trasmettere a ciascuno di noi l’amore e la passione per le scienze umane.
    Ricordo ancor oggi con molto piacere quello che è stato il suo approccio con gli studenti di tipo emotivo e affettivo , che l’ha da sempre caratterizzata come un’insegnante modello. Infatti, come ho sempre ritenuto, prima di essere un bravo insegnante si deve essere un’ottima persona.
    A caratterizzare la mia professoressa come “insegnante ideale” è stato oltre che l’approccio emotivo-affettivo , anche il metodo d’insegnamento, che per me è stato fondamentale e costruttivo in quello che ancor oggi è il mio metodo di studio.
    Lei poneva molta attenzione alle mappe concettuali e agli schemi , perché riteneva che l’attenzione di tutti noi doveva essere posta sul fulcro dell’argomento che stavamo affrontando .
    Inoltre, si occupava dell’organizzazione di molte attività e progetti ,che servivano a rapportare le nozioni teoriche all’atto pratico e alla vita quotidiana(aspetto fondamentale che permette di acquisire conoscenze non solo in maniera mnemonica) .
    Dunque , posso essere grata di aver avuto un’insegnante come lei, preparata nella sua disciplina e sempre pronta e disponibile ad aiutare gli alunni .
    Proprio per questo motivo all’interno del blog ho deciso di parlare di lei, che non ha lasciato solo un’impronta nel mio percorso educativo ma anche un ricordo che porterò sempre con me.

    NATURALI STEFANIA

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  12. La figura dell’insegnante è una di quelle che rimane nella mente, e spesso nel cuore, di chiunque sia andato a scuola. I maestri non ci fanno dono solamente del sapere relativo alle varie discipline e al mondo che ci circonda; essi sono in grado di influire nella più profonda formazione del nostro carattere e della nostra identità, per questo possono essere per noi un esempio positivo o negativo.
    Nei miei anni scolastici ho avuto diverse tipologie di insegnati, la maggior parte dei quali ricordo con ammirazione, sebbene ci siano stati alcuni che non sempre sono riusciti a dare il meglio; infatti ho potuto constatare la differenza tra i maestri di oggi e quelli vecchio stampo, nei quali, nonostante l’esperienza lunga una carriera, si percepiva una carenza nell’approcciarsi con sensibilità a noi discenti.
    Tra i molti insegnanti che ho avuto ce ne sono stati quindi alcuni un po’ meno brillanti e altri che mi hanno cambiato la vita, ma se devo scegliere quello che mi ha lasciato il ricordo più significativo, nella mia mente ho la sua immagine: era una persona semplice, nell’aspetto e nel modo di porsi, ma dentro era come se avesse un universo intero. Aveva una conoscenza enorme nella materia che insegnava, ovvero storia dell’arte, e quando parlava riusciva a catturare la nostra completa attenzione, anche dei più irrequieti della classe, nonostante avesse la voce un po’ roca e mancasse del carisma di altri docenti. Le sue lezioni non risultavano mai noiose, anche se non si perdeva in chiacchiere e non aveva un senso dell’umorismo particolarmente sviluppato. Possedeva però un modo che si può definire intelligente (ma ora direi competente) di organizzare l’attività didattica: sapeva quando fermarsi per fare un pausa guardandoci negli occhi e riconoscendo la nostra stanchezza; modulava i suoi discorsi in base all’atmosfera che si percepiva in classe, ovvero, se c’erano delle questioni che ci creavano problemi, cercava di aiutarci, non era insistente e non premeva mai l’acceleratore per finire il programma, cosa quest’ultima che accadeva ugualmente grazie alla sua capacità. Trovava sempre nuove soluzioni per farci imparare, soprattutto cercava di favorire chi era più indietro senza però dimenticarsi dei più bravi, e nelle verifiche non pretendeva di sapere a memoria nozioni e dettagli superflui, ma si concentrava sul nostro reale apprendimento chiedendoci ciò su cui a lezione avevamo maggiormente discusso e approfondito. Si distingueva soprattutto per il fatto che non sembrava doversi impegnare per rispettare queste caratteristiche come altri docenti che a volte si sentivano quasi costretti. Non era solo esperienza, anche perché era molto giovane, ma nemmeno sembrava solo una dote naturale. Probabilmente la sua capacità era frutto della sua motivazione e del fatto che teneva a noi, non solo affettuosamente, ma perché riusciva a vedere in ogni allievo tutto il potenziale che poteva raggiungere e se ne prendeva cura. E questo è il motivo per cui per me è stato l’esempio più significativo.
    Pardi Angela Filomena

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  13. Non so bene cosa significa INSEGNARE, sto cercando di apprenderlo il più possibile all’università per non sbagliare in futuro, come alcuni insegnanti che ho incontrato lungo il corso degli anni scolastici.
    Non ho avuto belle esperienze e forse questo mi spinge ad amare questo lavoro.
    La mia insegnante di lettere alle scuole superiori mi ha lasciato il segno. Mi ha fatto crescere molto.
    Non ho mai apprezzato il suo metodo, ma su di me era efficiente.
    Se devo soffermarmi sulla sua preparazione, non ho nulla da dire. Era preparatissima e amava le sue materie tanto da farle amare anche a noi.
    Il nostro rapporto non è iniziato benissimo, non avevo molta voglia di studiare e si sa, i preferiti di solito sono i più diligenti. Me l’ero messa un po’ contro, me ne accorsi dal fatto che ad ogni interrogazione non riuscivo mai a prendere la sufficienza nonostante mi impegnassi.
    Sfortunatamente lei si fece un’idea su di me non molto positiva.
    Il problema non era la mia preparazione all’interrogazione ma il suo metodo di valutazione: in terzo superiore il voto massimo all’orale era 6 e 5,5 allo scritto.
    Quell’anno non riuscì a bocciarmi in quanto era l’anno della pandemia ed era obbligati a promuovere tutti, però mi rimandò in tre materie. Non lo dimenticherò mai, fu bruttissimo ma mi servì tantissimo.
    Tutti si chiederanno, un avvenimento negativo mi ha fatta crescere positivamente¿¡
    Si, da lì è cambiato tutto: il mio approccio allo studio, la consapevolezza di me stessa e soprattuto non guardavo più il voto in sé ma c’ho che imparavo studiando.
    I risultati del mio impegno arrivavano man mano. La professoressa pretendeva molto da me e dovevo impegnarmi molto per prendere voti alti, perché doveva acquisire fiducia in me e non volevo assolutamente deluderla.
    In conclusione si affezionò a me perché dedicò tanto del suo tempo per farmi cambiare e non nego che le ho dato tanto filo da torcere. Nonostante questo manteneva sempre il suo posto da insegnante senza mai spingersi oltre e questo aspetto lo ammiro tantissimo.
    Non smetterò mai di ringraziarla.
    MARIA PALUMBO

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  14. Durante il mio percorso scolastico, tra i vari insegnanti che ho incontrato, non tutti mi hanno lasciato dei ricordi positivi. L'unica docente che ha lasciato in me un ricordo indelebile è la professoressa di matematica del liceo. Si è sempre resa disponibile con tutti i suoi allievi, ma ciò che l'ha contraddistinta è stata la sua umanità. È stata in grado di trasmettere a tutti non solo l'amore per la disciplina, quanto più i valori della vita. Durante il periodo della dad le sue lezioni si sono improntate principalmente su varie riflessioni riguardo la situazione che stavamo attraversando. Ha sempre dato modo di trarre degli insegnamenti personali attraverso le sue lezioni. Da allora è sempre stata un punto di riferimento, mi ha insegnato come approcciare alla sua materia, la quale non mi è mai particolarmente piaciuta. Con questa insegnante invece sono riuscita a tirare il meglio di me durante qualsiasi interrogazione, mi ha fatto appassionare allo studio della matematica
    Quando si affrontavano argomenti complessi lei riusciva sempre a trovare il modo per far comprendere tutto al meglio, rendeva partecipi tutti e le sue lezioni non risultavano mai monotone. Svolgeva il suo lavoro con passione, in modo molto naturale e dimostrava ogni giorno il suo affetto verso la classe. Ha coltivato le capacità di tutti, nonostante ognuno si trovava su livelli diversi, ma è stata in grado di andare incontro a noi tutti in qualunque situazione.
    Ciò che mi ha fatto appassionare ancora di più al ruolo dell'insegnante è proprio la sua figura.
    Maselli Daniela

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  15. La docente che maggiormente mi ha colpito è stata la mia professoressa di chimica avuta alle superiori nel liceo delle scienze umane. Una donna avvolta da un alone di ammirazione ma spesso anche di soggezione; il sentimento più comune provato dalla classe era il timore e quella sensazione di inferiorità che non ci ha mai lasciato negli anni di studi passati con lei. L’aspetto che maggiormente mi ha colpito era la dedizione e la passione provata verso la materia da lei insegnata e anche la capacità di inculcare informazioni prettamente teoriche attraverso la quotidianità;palese era la sua voglia di non volerci lasciare solo con regole e termini a noi lontani ma di farci calare nel mondo e nelle sue complessità.Durante le interrogazioni non ci chiedeva la ‘pappardella imparata a memoria’ (così chiamata da lei), ma basandosi sulle cose spiegate ci poneva delle domande che ci sarebbero state utili per la nostra quotidianità. Non era assolutamente il tipo di insegnante che andava incontro alle esigenze degli alunni, ma anche in questo le sono grata; perchè non ci ha cullati ma ci ha trattati esattamente nel modo in cui il mondo esterno a quello scolastico tratta.Ad oggi riesco perfettamente a ricordare molti degli argomenti da lei trattati, è stata una docente da molti odiata, ma al termine dei nostri cinque anni di liceo la nostra classe è stata concorde nell'affermare che questa donna è stata capace di lasciarci con qualcosa di significativo sul piano didattico.

    Martina Paternostro, matricola: 176262

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  16. Durante la mia carriera scolastica sono stati molti i docenti che ho incontrato, ma pochi quelli che hanno contribuito realmente alla mia crescita personale e scolastica. La figura che ha inciso maggiormente sulla mia formazione è stata la professoressa di filosofia che ha accompagnato la nostra classe dal terzo al quinto anno della scuola superiore. L'impatto con questa materia non è stato semplice, era una disciplina nuova e piuttosto complicata, o almeno così credevo all'inizio. Il terzo anno delle superiori ho rischiato di portarmi il debito. La professoressa si mostrava molto severa e pretendeva da noi alunni il massimo, non riusciva ad accettare che imparassimo a memoria gli argomenti da studiare, voleva che noi capissimo quello che stavamo esponendo e pretendeva che lo paragonassimo alla nostra vita reale. Ci faceva riflettere su come fossimo estremamente superficiali su ciò che ci accadeva, ci obbligava a fermarci, a pensare.
    Non ricordo il giorno preciso, ma era il mese di marzo dell'ultimo anno delle superiori e presi 10 all'interrogazione di filosofia con la stessa docente che stava per rimandarmi in terzo. Non racconto della mia interrogazione perché desidero ricevere applausi, ma per far comprendere come questa professoressa non si sia fermata alle prime apparenze, ma abbia creduto veramente che un ragazzo può crescere e migliorare. Credo che questo sia stato l'aspetto che ha inciso di più nella mia crescita personale e scolastica.
    Ricordo anche le numerose attività svolte in classe che terminavano sempre con un acceso dibattito tra noi alunni.
    Fondamentali per me sono stati anche i cosiddetti "Festival della Filosofia". Ogni anno la nostra docente ci accompagnava per una settimana a scoprire la bellezza che ci fosse dietro le quattro mura di una classe. Il primo anno siamo andati in Sicilia, a seguire Matera ed, infine, in Grecia. Tre luoghi unici dove si sono riuniti ragazzi provenienti da tutta l'Italia e in cui si sono svolte attività di ogni genere come teatro, danza, canto, yoga, cinema e tante altre. Ognuno poteva scegliere l'attività in cui si rispecchiava di più e alla fine della settimana si portava in scena una piccola ma significativa rappresentazione. Certamente non sono mancati molteplici incontri con i filosofi come Umberto Galimberti le cui argomentazioni mi hanno molto arricchita anche se non sempre ero pienamente d'accordo con tutto quello che affermava con molta sicurezza. Racconto nei particolari questa esperienza perché ho compreso solo più tardi come fosse importante per la professoressa che ci confrontassimo continuamente con il mondo. I dialoghi, le condivisioni che ci sono stati durante queste settimane con ragazzi provenienti da ogni dove mi hanno arricchita tanto.
    Durante il viaggio di ritorno dell'ultimo Festival ho avuto l'onore di intravedere una lacrima scendere dal viso della professoressa. Aveva un cuore anche lei, forse più grande degli altri. Ha sempre mantenuto un giusto distacco con noi alunni, non voleva legarci a sé, ma ci voleva liberi, desiderava che imparassimo a cavarcela da soli, a pensare con il nostro cervello e a non avere paura di esporre le nostre idee. Sono molto grata per tutto quello che mi ha trasmesso e soprattutto per aver creduto ostinatamente in me.
    Gabriella Morra
    Matricola 176358

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  17. Durante il mio percorso scolastico ho avuto la fortuna di essere istruito da diversi insegnanti eccellenti, ognuno per le proprie particolarità. Tra tutti, il ricordo più positivo mi è stato lasciato dalla professoressa di arte delle superiori. Ho frequentato il Liceo delle Scienze Umane e ho seguito la sua materia dal terzo anno fino al quinto, come previsto dal programma scolastico. Alternava ore intere di spiegazione ad altre dedicate esclusivamente alle interrogazioni che, volutamente, non venivano sempre annunciate nelle lezioni precedenti, per trasmettere a noi alunni una motivazione estrinseca che ci portava a studiare con una regolarità e una continuità che permettevano di seguire nel migliore dei modi il programma. Durante le spiegazioni, si serviva sempre di schemi da lei ideati che scriveva sulla lavagna; era una delle pochissime professoresse che utilizzava questo mezzo ormai desueto. Dava molta importanza alla contestualizzazione delle opere che approfondivamo nel loro contesto storico, anche se, le date che dovevamo ricordare precisamente, erano poche e venivano segnalate dalla stessa. Ogni volta che descriveva un’opera d’arte, la faceva proiettare sempre sulla Lim per far sì che tutti la potessimo vedere in modo chiaro. Anche durante le interrogazioni avevamo la possibilità di visionare le opere che ci chiedeva di descrivere perché non dava importanza alla mera memorizzazione delle informazioni. Il suo obiettivo era quello di creare le condizioni necessarie per immedesimarci nelle opere che studiavamo, per raccontarle come se stessimo vivendo all’interno di esse e in quel periodo storico. E’ stata molto brava a trasmettermi l’amore per la sua materia proprio perché, grazie a lei, ho imparato a “tirar fuori” e a riconoscere da un’opera d’arte i miei pensieri, i miei sentimenti, le mie insicurezze e molto altro. Il suo percorso mi ha insegnato a raccontare me stesso attraverso un’opera e ricercare una mia identità lasciandomi trasportare da passione e spensieratezza. Inoltre, apprezzo molto il suo modo di insegnare perché dimostrava una grande empatia nel rapporto con i suoi alunni e, mantenendo sempre una moderata severità e pretenziosità nei confronti degli stessi, aveva una grande capacità nel riconoscere i momenti di difficoltà di ognuno di noi anche prescindendo dai meri aspetti scolastici legati allo studio; inoltre era molto brava nel percepire l’impegno che un alunno adoperava nel raggiungimento di un risultato che non valutava in modo oggettivo, ma, tenendo conto delle potenzialità che ognuno di noi possedeva.

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  18. MALLARDI CRISTIAN
    Non so se devo ringraziare o professori del liceo, non so se è stato il processo di trasformazione intellettuale dell' adolescenza, ma è certezza che materie che alla scuola media mai avrei pensato capaci di affascinarmi sono diventate il principale mio interesse di studio. Mi è sempre piaciuto apprendere ed imparare da qualcun' altro qualsiasi cosa, un' arte, una scienza , una tecnica, una tattica. Sin da bambino mi piaceva osservare ma avevo intuito che se volevo ben imparare c' era bisogno che qualcuno me lo spiegasse. Di lì capito i fondamentali della spiegazione personalizzavo il concetto rendendolo autentico. Questo è successo nello sport, nell' uso degli strumenti musicali, in tutto. Allo stesso modo a scuola e nello studio delle varie discipline, soprattutto a liceo la figura dell' insegnante è risultata fondamentale per appassionarmi ad una materia piuttosto che ad un ' altra. In effetti oggi mi ritrovo appassionato di storia e filosofia e più in generale delle scienze umanistiche perché la mia insegnante di liceo nel giorno della presentazione esordì dicendo che tutti ci saremmo appassionati alla sua materia perché lei avrebbe aiutato soprattutto gli alunni meno interessati rispetto a chi era più propenso. Portare la classe ad un livello omogeneo di partecipazione e conoscenza era la sua sfida e tutti rimanemmo meravigliati perché gran parte della classe già si riconosceva restii alla materia. Nell' arco dei tre anni le sue previsioni si sono più che avverate. Sei alunni su diciassette hanno scelto l' indirizzo umanistico per gli studi universitari e per noi tutti si è resa disponibile di qualsiasi chiarimento anche per il futuro. Il segreto di questo penso vada ricercato nel suo carisma , preparazione, competenza e nei suoi metodi. Innanzitutto ci conosceva tutti, spesso tendeva ad informarsi su nostre vicenda di vissuto personale senza mai essere invadente, durante le lezioni , in un clima sereno ognuno di noi si sentiva partecipe e sicuro nel fare domande a cui lei rispondeva sempre . Lo studio della materia era legato a quello che lei riferiva in classe ed il testo veniva da noi consultato giusto per qualche chiarimento o curiosità personale . Le teorie filosofiche le riportava ai fatti attuali, confrontando anche le decisioni storiche del passato con quelle che oggi sono le scelte politiche dei governi. Oggi posso dire che una persona che approfondisce gli studi umanistici cambia il modo di pensare, scegliere, agire e valutare. Perché conoscere come i processi pedagogici, sociologici, psicologici e di apprendimento possano influire sul vissuto di una persona , ci porta a cambiare il modo di rapportarci con gli altri ed a orientare le nostre scelte.

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  19. ANNAMARIA RICCHIUTI
    Nel corso degli anni scolastici ho avuto l'occasione di incontrare diversi insegnanti che hanno contribuito alla mia crescita scolastica e umana. L'insegnate di cui conservo un miglior ricordo è la professoressa di storia della prima media. È proprio grazie a lei che oggi ho deciso di intraprendere questo corso di laurea, trasmettendomi l'amore per l'insegnamento.
    Ammiravo la sua semplicità e la sua voglia di far conoscere la sua materia. Le sue lezioni non si basavano sulla classica spiegazione ma cercava in tutti modi di renderle più interessanti. Spesso ci faceva lavorare in gruppi per facilitare non solo l'apprendimento ma anche il processo di socializzazione. Spiegava gli argomenti in modo che potesse stimolare tutti. È stata per me un insegnante attenta alle necessità del singolo, sempre disponibile a chiarire i nostri dubbi anche lasciando indietro il programma. Cercava di potenziare i nostri pregi e di aiutarci a superare i nostri punti deboli.
    Mi ha trasmesso l'autostima, la fiducia, la positività.

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  20. Nel corso del mio percorso da scolaro, un insegnante, la maestra Mena è colei che mi ha influenzato maggiormente

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  21. Il mio rapporto con i docenti è stato un rapporto di alti e bassi, ma ciò è stato utile affinché potessi crescere individualmente.
    Ripensando agli anni trascorsi, numerosi sono i bei ricordi, ad esempio mi sono trovata benissimo nella scuola primaria e proprio questo percorso della mia vita mi ha portato qui, dove sono ora. Ho avuto due maestre alle quali ero molto legata, erano delle persone semplici che mettevano amore in tutto quello che faceva.
    Quando ero piccolina le ammiravo tantissimo e il mio pensiero andava alla me da grande pensando che anch'io avrei voluto essere come loro un giorno.
    Mi hanno trasmesso dei valori che mi rendono tutt'ora la persona che sono.
    Un'altra persona che mi ha ispirato per questo percorso universitario è stata mia madre, la quale è stata la mia prima insegnante.
    Sono stata adottata insieme alle mie due sorelle e lei si è dedicata tutti i giorni, mattina e sera per insegnarci le basi dell'italiano prima di iniziare la scuola.
    Ricordo quando stavamo nel soggiorno e lei ci insegnava l'alfabeto, i numeri, i colori etc. tutto in italiano, ricordo tutti quei quaderni che conservo tutt'ora con tanto amore dove mi esercitavo a scrivere in diversi modi.
    Mia madre è docente di lingua inglese, è nel suo lavoro per me è la numero uno, ricordo quando la seguivo per casa e volevo sempre sapere cosa stava programmando per i suoi alunni, diventando più grande spesso la aiutavo a fare i cartelloni, a creare delle attività alternative alla solita lezione.
    Mi è stata molto di ispirazione e vedere il modo in cui parla del suo lavoro, le se illuminano gli occhi, la passione che mette in tutto quello che fa mi ha fatto scattare dentro quella luce che mi ha portato a pensare che quella è la mia strada, quello è il mio lavoro.
    Così ho iniziato ad aiutarla quando faceva la catechista, tutte le settimane aspettavo con ansia il sabato per poter andare con lei nella sua classe e aiutarla con i bambini, e vedere quei bambini così felici e sentirli dire :"maestra Camilla" mi riempivano il cuore di gioia.
    Così ho continuato per anni a fare l'assistente al catechismo, poi ho cominciato con animatrice all'acr(azione cattolica ragazzi), ho continuato il mio percorso in ambito cattolico e ora sono diventata educatrice dei giovanissimi di azione cattolica. Seguo un gruppo formato da una ventina di ragazzi dai 14 ai 18 anni, mi piace stare con loro, trattiamo diversi argomenti, organizzo diverse attività e vedere la loro partecipazione, felici di quello che fanno mi danno una grande soddisfazione.
    Non vedo l'ora di vivere a pieno questo percorso universitario e di lavorare a contatto con i bambini mettendo in atto tutte le cose che mi sono state insegante e che continuerò ad imparare.

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