martedì 15 novembre 2022

Per le studentesse e per gli studenti frequentanti il corso di didattica novembre 2022 (cognomi dalla S alla Z)

 

Anche ques'anno riprogongo, per i frequentanti, l'attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se possibile, vi invito ad essere positivi.
Visti i tanti (potenziali) partecipanti mi raccomando di rispettare la divisone proposta (quella basata sulla lettera iniziale del vostro cognome).
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 23 novembre vi sarei grato.
Buona scrittura!

24 commenti:

  1. 1 parte
    ll percorso scolastico, e in più in generale formativo, per uno studente rappresenta un’esperienza di vita, che genera, nel bene e nel male, credenze e opinioni relative al proprio Io e al mondo della scuola e dell’università. Credo fortemente nella frase “Diventiamo ciò che siamo” e, di conseguenza, credo che l’esperienza scolastica abbia generato in noi un’idea di insegnamento, legato appunto al nostro vissuto. Quando penso all’esperienza dell’insegnamento, mi piace utilizzare, da sempre, la metafora della spiaggia alla cui riva vi è una zattera: il docente lascia la sua impronta nel tragitto verso la zattera, offrendo agli allievi gli strumenti e le conoscenze necessari per poter affrontare in autonomia il mare, ovvero la vita. A pensarci bene, tante e diverse sono state le impronte che mi hanno portato alla zattera, alcune più incise, altre meno, ma tutte necessarie a rendermi la persona che oggi sono. Tra le tante maestre e professoresse, una soltanto ha lasciato un’impronta importante dentro di me, ed è la stessa maestra i cui atteggiamenti e modi di fare tendevo a riprodurre nella mia cameretta, quando, al ritorno da scuola, con la mia lavagnetta e con i miei gessetti giocavo al “gioco della maestra”. Lei è stata la mia maestra della scuola primaria di italiano e matematica e con la quale ho seguito anche scienze, storia e geografia. Lei è sempre stata il mio punto di riferimento e la mia fonte di ispirazione durante il percorso scolastico, perché la sua dolcezza e la sua forte empatia sono state fonte di sicurezza nei compiti più difficili. Quello che mi ha colpito di lei è stato il suo incessante sorriso, in ogni momento della giornata e per ogni attività che svolgevamo, ma al tempo stesso la sua elevata sensibilità che la portava spesso a commuoversi quando qualcuno di noi le diceva parole affettuose. Ogni lezione prevedeva obbligatoriamente una parentesi di comicità, oppure utilizzava metodi semplici, banali, coinvolgenti ed efficaci per poter spiegare concetti un po’ più complessi del solito. Ogni mio sguardo verso di lei era sempre, e dico sempre, ricambiato con un occhiolino o un sorriso, aveva un metodo tutto suo (ma efficace) per risollevarci dai pianti o dai “musoni lunghi” che talvolta avevamo, e io mi chiedevo sempre come facesse, che poteri avesse per poterci riuscire puntualmente con tutti.

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  2. 2 parte
    Le sue lezioni erano piacevoli, soprattutto non erano mai noiose, e potevamo esser certi che se non avessimo capito qualche concetto non saremmo tornati a casa, perché era disposta a rispiegare fino allo sfinimento (e in modi sempre diversi) un argomento poco chiaro. Spesso, associava esempi pratici a concetti teorici, lasciando uno spazio dedicato alla manualità o all’osservazione diretta di oggetti reali, oppure ricorreva spesso all’utilizzo di mappe o disegni fatti a mano sulla lavagna, con i quali chiariva e semplificava argomenti e concetti. Quando penso a lei, non posso non ricordare diversi aneddoti legati alla famosa frase “cosa vuoi fare da grande?”. A quella domanda ho sempre risposto “l’estetista” perché mi piaceva il mondo dei trucchi, degli smalti e dell’estetica, e ricordo ancora la sua reazione shock ogniqualvolta lo dicessi perché lei non poteva accettare che io volessi svolgere quella professione (con il rispetto dovuto alla professione) perché sosteneva continuamente che mi avrebbe vista in futuro dietro a una cattedra e con un gessetto in mano (e con il senno di poi posso confermare la sua visione). Credeva così tanto in me, nelle mie potenzialità e nella mia persona (ma soprattutto nella sua tesi) che, quando aveva troppi quaderni di matematica da correggere e io finivo in anticipo i compiti, mi lasciava molti di questi quaderni e mi chiedeva di correggerli con 'la penna rossa'. Inutile spiegare la mia sensazione, mi sentivo proprio una maestra, mi piaceva, mi sentivo a mio agio ed effettivamente ad oggi posso dire che lei è stata la prima persona ad aver letto in me questa predisposizione, ha cercato in tutti i modi di farla emergere e non posso fare che altro che esserne riconoscente. Lei mi ha trasmesso la passione per il lavoro (lei amava la professione, era visibile agli occhi di tutti), la bellezza di fare della propria passione il proprio lavoro e l’importanza di percepire e far emergere le predisposizioni degli alunni perché, in fondo, non c’è cosa più gratificante che rendere consapevoli gli alunni delle proprie capacità. In fondo, ciò che auspico è proprio questo: lasciare l’impronta e il segno nel loro cuore dei miei futuri alunni, proprio come la mia maestra ha fatto con me.
    ROSSELLA SPARAPANO

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  3. “Creare un ambiente in cui l’alunno possa sentirsi a proprio agio e si senta nelle condizioni di interagire durante una spiegazione e porre delle domande” questa è un concetto che mi è ha colpita particolarmente durante queste lezioni di didattica generale e al quale non avevo mai pensato più di tanto. Rileggendola mi è subito venuto in mente il periodo delle superiori e in particolare dell’ultimo anno.Ci è stato chiesto di parlare di un insegnante che ci ha particolarmente colpito in senso positivo e che indirettamente ci ha indirizzato a scegliere questo tipo di percorso di studi. Potrei parlare anche di esperienze negative,perché come tutte le cose brutte sono quelle che ci spronano ad andare avanti e fare sempre meglio,ma voglio appunto concentrarmi solo su quelle positive poichè anche quelle non sono state da meno. La prima fonte di ispirazione per me è stata la mia mamma,insegnante d’asilo.Guardando lei io vedo l’insegnante perfetto e capisco cosa vuol dire tenere a cuore il proprio lavoro e considerare i propri alunni parte importante delle sue giornate e dai quali ha imparato molto più di quanto lei possa insegnare.Attenta a far svolgere sempre attività diverse,scegliere con cura i colori per i cartelloni da utilizzare e la musica da far ascoltare mentre fanno lezione sono solo poche delle accortezze che mi hanno fatto capire la bellezza di questo mestiere e a cosa vuol dire metterci davvero il cuore.Ma tornando al periodo delle superiori,riflettendo sulla frase sopra citata il mio ricordo va alla mia vecchia professoressa di italiano. Ricordo come fosse ieri il primo giorno in cui è entrata,giovanissima e pronta a dialogare con noi e farci ridere per creare appunto un ambiente sereno,in cui mai nessuno si è sentito sottovalutato o inferiore agli altri.Il periodo che aspettavo più di tutti quando avevamo le sue ore era il momento del tema,un mezzo che utilizzava per far sviluppare il nostro senso critico ponendoci delle tracce di attualità,ma anche “personali” così da capire in mondo indiretto il nostro stato d’animo e umore,tant’è che quando correggeva alcuni temi proprio non ce la faceva e andava a finire che si emozionava oppure che rimaneva talmente colpita da passare ore intere su concetti attualissimi che a volte possono colpire in modo duro i giovani e soprattutto gli adolescenti.Un’altra attività molto attesa da tutti era il momento della lettura del quotidiano.Ricordo ancora la prima volta che si presentò con il giornale in mano,ci fece leggere un pezzettino ciascuno e alla fine analizzammo una determinata notizia insieme esprimendo ognuno il proprio punto di vista.Questi sono gli approcci che di lei mi hanno più colpita e che credo siano fondamentali per creare un gruppo classe che sappia sviluppare le proprie idee e imparare pur rimanendo aggiornati su fatti attuali.
    Annalaura Verte

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  4. Mara Zicchillo. La mia esperienz, che mi ha ca è legata alla mia laurea in Programmazione e gestione dei servizi sociali nella facoltà di economia... Eravamo in pochi, a seguito del testo d'ingresso e in maggioranza studentesse come di solito si usa collocare la figura dell'assistente sociale... Classe eterogenea , sia per formazione che per provenienza.,..ma dopo alcuni giorni abbiamo avuto un abbraccio imprevisto dai nostri docenti...la mia esperienza fondamentale è stato l'incontro con alcuni docenti che mi hanno dato gli spunti sui quali riflettere su quanto discusso in aula. Quello che mi rimaneva da cio che mi veniva detto e la curiosità su quanto sarebbe stato detto dopo... Fondamentale per me è stato l'incontro con il mio relatore, docente di sociologia, con il quale ho conseguito la laurea..che mi ha spiegato la dinamica dell'empatia e del guardare l'altro, o nella magnifica docente di psicologia che ci ha insegnato, prima di tutto ,a guardarci dentro e d seguire i nostri valori.....o ancora e non per ultimo il mio amato docente di pedagogia della differenza

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  5. Mara Zicchillo..che mi ha insegnato con la sua disponibilità e discrezione il rispetto e le qualità per affrontare le sfide di una professione. Non è stato solo un docente, ma un'equipe che se funziona in sintonia, riesce a dare la giusta formazione a chi vuole ancora imparare...

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  6. Santagata Renèe Benedetta20 novembre 2022 alle ore 12:31

    PRIMA PARTE
    Al giorno d’oggi, siamo abituati a sentire molte più cattiverie dette dagli alunni ai loro insegnanti piuttosto che commenti positivi. In genere l’attività dell’insegnante viene considerata buona dall’alunno soltanto quando è in linea con i suoi desideri, quando il docente non è troppo severo ed esigente e quando attribuisce delle valutazioni alte. La maggior parte degli alunni che la pensano così, però, cambia idea crescendo, perché solo una volta adulti e quindi maturi si riescono a comprendere molti comportamenti degli insegnanti prima considerati sbagliati e a giudicarli in maniera positiva.
    Per quanto riguarda me, posso dire di conservare un ricordo positivo della maggior parte dei docenti che ho incontrato durante tutto il mio percorso scolastico, ma c’è una professoressa che più di tutti ricordo e credo ricorderò sempre. Si tratta della mia insegnante di diritto ed economia del liceo, che ha accompagnato me e i mie compagni per tutti e cinque gli anni del percorso liceale. Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato soprattutto il suo amore per la sua disciplina e per l’insegnamento in generale. La prima volta che è entrata in aula doveva fare una sostituzione e ancora non era stata assegnata come docente di diritto nella mia classe. Quel giorno, però, decise subito di iniziare a spiegare alcuni concetti della materia, in modo tale che anche se l’insegnante definitiva non fosse stata lei, avremmo già avuto una base da cui partire. I giorni successivi venne a fare altre sostituzioni e continuò con le spiegazioni fino a quando disse che eravamo molto motivati e che le avrebbe fatto molto piacere se fossimo diventati una delle sue classi. E così è stato!
    Il rapporto che ha instaurato con noi è stato oltre che professionale, anche affettivo e protettivo. Per quanto riguarda le lezioni, queste erano oltre che interessanti per gli argomenti trattati, anche coinvolgenti, con numerosi riferimenti all’attualità, pur senza mai far trasparire le proprie idee su argomenti politici, in modo tale da non condizionare i nostri pensieri in merito. Lei a differenza degli altri professori ha sempre deciso di non fare le interrogazioni programmate. Diceva infatti di essere contraria a questa tipologia di verifica perché non permette di dimostrare la vera preparazione, per cui l’intera classe doveva essere pronta tutti i giorni per essere interrogata. Questa, a mio avviso è una cosa molto positiva perché sprona gli alunni ancora di più a studiare. Ricordo, inoltre, che alcune volte proponeva delle attività didattiche alternative per verificare la nostra preparazione: ad esempio, ognuno di noi doveva mimare un oggetto che aveva a che fare con il diritto e gli altri dovevano indovinarlo. Un modo coinvolgente per far avvicinare alla materia anche i meno interessati. Era consapevole che la classe era eterogenea, ma non dimenticava mai chi aveva qualche difficoltà in più!

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  7. Santagata Renèe Benedetta20 novembre 2022 alle ore 12:32

    SECONDA PARTE
    La cosa più bella però è sicuramente che era tanto orgogliosa di noi, della nostra classe, che ci ha dato la possibilità di partecipare a tante iniziative interessanti. Il secondo anno, infatti, abbiamo partecipato al concorso “Un giorno in Senato”, un’iniziativa che si impegna a promuovere tra gli studenti la conoscenza del Senato della Repubblica, delle sue attività e delle sue funzioni. Il tutto consisteva nell’ideazione di un disegno di legge che poi poteva anche essere approvato dal Parlamento. La mia classe è stata tra le vincitrici e ha avuto la possibilità di partecipare il terzo anno a giornate di studio e formazione presso il Senato. Qui, all’interno di un’aula di commissione abbiamo simulato la seduta parlamentare con la discussione e la votazione del nostro disegno di legge dal titolo: “Disposizioni per l’introduzione del diritto come materia curriculare nei Licei”. È stata un’esperienza molto bella per me che ho avuto la possibilità di svolgere il ruolo di Presidente nella simulazione, grazie alla costante fiducia che la professoressa nutriva nei miei confronti. Oltre a questa attività ne abbiamo svolta anche un’altra con l’Università Unisannio di Benevento dal titolo “Agenda 2030: Sviluppo sostenibile, futuro digitale e sfide del diritto” , la quale oltre ad affrontare temi molto importanti e attuali come la violenza di genere, la libertà, la tutela del lavoro, ci ha anche dato la possibilità di entrare già dal quinto anno di superiori in contatto con il mondo universitario.
    Concludo dicendo che spero in futuro di riuscire a trasmettere ai miei alunni anche io la stessa passione e lo stesso amore per le materie che insegnerò che lei è riuscita a trasmettere a me con la sua materia.
    Santagata Renèe Benedetta

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  8. “OLTRE”
    Se dovessi descrivere con una sola espressione l’insegnante che ha segnato positivamente il mio percorso scolastico, ma in generale, anche la mia vita, penserei proprio alla parola “oltre”.
    Anche se son passati ormai quattro anni dalla fine del mio percorso al liceo, il ricordo della mia professoressa di scienze umane rimane limpido.
    Perché proprio lei?
    Il suo modo di insegnare andava “OLTRE” il ruolo professionale che ricopriva, si spogliava dalle sue vesti di professoressa diventando un “tutt’uno” con noi studenti.
    Le teorie didattiche con lei si trasformavano in vere e proprie esperienze di vita quotidiana, mi ha insegnato che quello che leggevo sui libri non rimaneva solo scritto ma aveva una corrispondenza nella realtà, nella nostra vita di tutti i giorni.
    Le sue lezioni non erano mai solo teoriche, in classe con lei affrontavamo i temi più svariati: da quelli più ‘leggeri’ a quelli più importanti e così avevamo modo di confrontarci l’uno con l’altro.
    Ricordo di quando discutemmo di un argomento delicato, quello dell’aborto. In quell’occasione, dove ciascuno ha espresso la propria opinione, ho avuto modo di capire che ognuno di noi ha un pensiero differente, che non è sbagliato, è semplicemente diverso. Credo dunque, sia molto importante il confronto tra gli studenti, ma anche la modalità con la quale viene svolto.
    In quel caso, l’insegnante ci ha messo nelle condizioni di poterlo fare, dandoci l’opportunità di farlo.
    Un altro ricordo che rievoca la mia memoria erano le sue lezioni all’aperto, una cosa che non avevo mai fatto prima con nessun altro insegnante; infatti, mi colpì molto quella nuova modalità di fare lezione e credo che sia davvero utile e innovativa.
    Porto con me le tante cose che mi ha insegnato…
    Tra queste quella di “metterci a nudo”, non aver paura di mostrare le nostre DIFFERENZE, DEBOLEZZE, PAURE.
    Mi ha insegnato l’importanza del pensiero critico di cui parlano i tanti pedagogisti e che deve esserci in ognuno di noi, non essere passivi difronte a tutto ciò che ci circonda e che ci accade.
    Mi ha insegnato che come afferma Dewey: l’errore non è da condannare, ma è fattore di crescita.
    Mi ha insegnato, credo la cosa più importante: OGNUNO HA I PROPRI TEMPI.
    Credo sia qualcosa che vada oltre le teorie, credo sia un vero e proprio valore a cui tengo tanto e che spero di poter trasmettere ai bambini il prima possibile.
    Ogni persona è diversa dall’altra, abbiamo vite e storie diverse.
    Cari bambini del futuro, a voi vorrei dire: non abbiate fretta perché, anche se forse questa vita ci vuole sempre pronti, sempre primi e sempre eccellenti, invece di correre cammineremo insieme, e camminando potremmo OSSERVARE e renderci conto delle “piccole cose” che, come dico sempre, non sono mai piccole.
    MATR. 176705

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  9. Durante il mio percorso scolastico ho conosciuto diversi insegnanti. Ognuno di loro, ha lasciato dentro me un ricordo e ogni esperienza ha contribuito alla mia formazione e crescita personale. Ricordo con affetto la mia professoressa di matematica delle superiori. Non ho mai amato particolarmente le materie scientifiche ma con il suo metodo d'insegnamento è riuscita a farmi appassionare anche alla matematica. La professoressa proponeva lezioni alla lavagna, spiegazione dell'argomento ed esercitazione. Le interrogazioni oltre ad essere un modo per valutare la preparazione dell'allievo, erano momenti di confronto e colloquio in un clima davvero tranquillo. Prima di ogni compito erano previste ore di esercizi sugli argomenti. É sempre stata un'insegnante severa ma disponibile e aperta al dialogo con gli studenti. Ritengo che sia fondamentale avere degli insegnanti che riescano a suscitare interesse e curiosità utilizzando un apprendimento attivo non basato esclusivamente sul sapere dell'insegnante e la semplice trasmissione dei concetti.
    Grazie a lei professore, per aver dato l'opportunità di raccontare un'esperienza importante della nostra vita.
    Giusy Pia Schettini

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  10. Durante tutto il mio percorso formativo vissuto fin ora ho incontrato molte figure professionali che hanno contribuito alla mia istruzione, educazione e crescita personale. L'insegnante è una figura molto importante e che ho sempre visto con grande ammirazione e stima per il lavoro che svolge, e forse è proprio per questo che ho sempre instaurato un buon rapporto con gli insegnati ed è ciò che mi ha spinto ad intraprendere il percorso universitario in Scienze della Formazione Primaria. Una delle insegnati che più mi è rimasta nel cuore ed ha lasciato la sua impronta è la professoressa di Scienze Umane che ho incontrato durante le scuole superiori. Nonostante fosse severa ed esigente ha saputo spronare l'intera classe a fare sempre più e a raggiungere i nostri obiettivi. Utilizzava metodi alternativi rispetto a quelli a cui eravamo normalmente abituati come ad esempio teneva le sue lezioni intorno la cattedra, facendoci intervenire e confrontare. Molto importante era il metodo di studio e anche l'esposizione, la competenza espressiva e la capacità di rielaborazione personale dal quale traspariva la nostra preparazione e bravura. Le interrogazioni nonostante fossero molto temute da noi studenti erano impostate in una prima fase attraverso delle domande fino poi ad acquisire la capacità di partire da una parola che ci veniva data dalla professoressa e fare collegamenti con le discipline che insegnava, ossia pedagogia, psicologia, sociologia ed antropologia.
    Per quanto riguarda invece il voto, la professoressa ci aveva fornito una scheda di autovalutazione e alla fine di ogni interrogazione eravamo noi a valutarci in modo da capire quali aspetti andavano migliorati .
    Per me è stata un vero e proprio punto di riferimento e mi auguro di poter diventare anch'io un'insegnate come lei.
    Valeria Torrillo





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  11. Speranza Chiara
    Durante il mio percorso scolastico ho avuto la fortuna di avere docenti competenti che mi hanno educata e formata trasmettendomi la passione verso lo studio.
    Ad oggi però, la mia maestra della scuola primaria è la docente che stimo principalmente e ho deciso di intraprendere questo percorso con l’obiettivo di diventare come lei.
    Ricordo tutt’ora il primo giorno di scuola, ero molto spaventata, ma lei è riuscita fin da subito a farmi tranquillizzare.
    Aveva preparato la classe mettendo i banchi a ferro di cavallo, pieni di cioccolatini e caramelle, ci ha fatto posizionare come preferivamo e dopo essersi presentata ci ha fatto subito colorare i fogli con i nostri nomi.
    Le sue lezioni erano costruttive, ma attraverso le attività che preparava le rendeva leggere e simpatiche.
    Mi ricordo infatti le lezioni di scienze quando ci faceva fare gli esperimenti, quando ci portava i pezzi di organi animali per farci conoscere il corpo umano, oppure quando arrivava la stagione nuova ci portava fuori in giro per farci vedere la natura e gli alberi come cambiavano, facendoceli poi rappresentare sul quaderno.
    Ogni tanto ci portava fuori scuola per farci giocare, oppure per fare lunghe passeggiate cantando o recitando poesie.
    Quando si avvicinavano le festività ci faceva disporre attorno la cattedra e ci faceva fare dei lavoretti molto carini che conservo tutt’ora.
    Nonostante la matematica non è mai stata una delle mie materie preferite, rendeva anche quelle lezioni piacevoli attraverso alcuni giochi, ad esempio ci fece portare alcuni oggetti, fece disporre la classe come se fosse un supermercato, ci distribuì dei soldi finti e attaccammo vicino ad ogni oggetto un prezzo; e per farci capire le operazioni, simulò un vero e proprio negozio in cui a turno facevamo i cassieri e clienti.
    Non ho mai studiato pedagogia perché provengo da un istituto tecnologico e commerciale, però quando seguo le attuali lezioni, anche didattica generale mi rendo conto di aver avuto una docente perfetta e ritrovo tanto la sua persona in quella dei personaggi che stiamo studiando.
    Spero di poter diventare come lei, ma soprattutto spero che i miei alunni si ricorderanno di me e delle mie lezione come io ho fatto con lei.

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  12. Se dovessi descrivere un docente che più di tutti ha lasciato in me un ricordo positivo, senza dubbio il nome che farei è quello del Professor Sangregorio.
    Cinquantenne, barba lunga, calzini colorati e cravatte bizzarre: classica descrizione di un professore di filosofia.
    È stato il mio docente del liceo scientifico dal terzo al quinto anno.
    Le sue lezioni non erano mai solo teoriche, ma vere e proprie pillole di vita.
    Amava introdurre nuovi filosofi facendoci ascoltare canzoni secondo lui attinenti.
    Non era mai seduto in cattedra e quando il tempo permetteva preferiva fare lezione all’aperto.
    Alla fine del quinto anno scoprimmo che era gravemente malato, nonostante ciò non ha mai saltato un giorno di lezione e decise di accompagnarci fino al nostro esame di maturità.
    Qualche mese dopo l’esame di stato, io e miei compagni di classe venimmo a sapere che il nostro professore aveva perso la sua battaglia contro il cancro, malattia che aveva affrontato sempre con il suo spiccato senso dell’umorismo.
    Non era sposato, lui viveva per la scuola e per i suoi alunni.
    Amava il suo mestiere, era una persona eclettica, stimata da tutti i colleghi.
    Mi ritengo fortunata di essere stata una sua allieva. Ho sempre ammirato il suo amore per la disciplina e per l’insegnamento in generale.
    Spero un giorno di poter rappresentare per i mei alunni quello che è stato lui per me : un valido insegnante!

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  13. Ad oggi conservo ancora un meraviglioso ricordo della mia maestra delle scuole elementari, lei più di tutte mi è rimasta nel cuore e lo rimarrà per sempre perché è stata la mia prima e vera maestra in assoluto, sapeva fare di tutto e ci insegnava la maggior parte delle materie, eccetto l’inglese e l’educazione fisica. Ricordo ancora il primo giorno, ero molto spaventata perché all’asilo non ho avuto delle buone maestre e quindi avevo il timore che la storia si ripetesse alle elementari, fortunatamente non andò così, mi accolse con un enorme sorriso come aveva fatto con tutti gli altri alunni della classe e fin da subito ha capito che io avevo bisogno di più “affetto ed attenzioni” rispetto ad altri bambini perché ero molto timida e non riuscivo ad aprirmi, su questo aspetto ci ha lavorato tanto e grazie a lei ora sono più estroversa. Ricordo ancora i metodi di insegnamento del tutto inventati da lei stessa ma molto efficaci per apprendere subito le lettere dell’alfabeto, i numeri, le varie regole e così via. Il ricordo più dolce è quando ci faceva cantare e nel mentre lei suonava la chitarra. Il sabato era il giorno che più attendevo perché non c’era la solita lezione ma ci dedicavamo ad attività pratiche e creative. A lei devo tanto, mi ha insegnato tutto quello che ha potuto trasmettermi, in particolare l’amore per la lettura e lo studio, le sarò per sempre grata di tutto perché se oggi sono così in parte è soprattutto grazie a lei. Un giorno spero di essere non uguale a lei ma molto simile con i miei futuri alunni e di essere “quella maestra” che ricorderanno con affetto.
    Francesca Tancredi

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  14. PRIMA PARTE
    Sono molteplici gli insegnanti che durante il mio percorso scolastico hanno scaturito in me emozioni contrastanti, che positive o negative esse siano state hanno lasciato in me un qualcosa, un qualcosa che è stato utile a rendermi quella che sono oggi. Sono convinta che dalle esperienze negative si cresca tanto e si acquisisca una grande maturità. Ma sono ancora più sicura e consapevole che dalle esperienze e dagli insegnamenti di persone positive si tragga molto più beneficio. A mio parere la scuola è una tappa molto importante durante il percorso di vita di una persona. Importante perché la conoscenza può renderci liberi e consapevoli, può renderci persone capaci di decidere e di volere. Ma a mio parere la scuola non deve solo insegnarci a conoscere il sapere, ma anche a conoscere noi stessi, a conoscere la vita vera, ad aiutarci e prepararci a tutto quello che la vita ci riserverà. Per questo è molto importante per me essere dei buoni insegnanti, e per questo ricordo molto bene una mia maestra delle elementari, maestra che non solo porto nella mente, ma anche nel cuore. L’ho avuta come maestra per tutto il mio percorso alle elementari. .

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  15. SECONDA PARTE

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  16. Matr.176706
    PRIMA PARTE:
    "L'insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L'insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira." -Socrate.
    Gli insegnanti, soprattutto quelli delle scuole medie e superiori, sono tra le figure più importanti per i ragazzi, perché è in quell'età che si scoprono le prime passioni e si inizia a capire cosa voler fare della propria vita, e non c'è niente di peggio di un insegnante che non fa il suo lavoro con passione ma, piuttosto, con disinteresse e senza avere a cuore la formazione dei ragazzi. E sta proprio lì il salto di qualità, nel saper prendere per mano il ragazzo e accompagnarlo nel meraviglioso cammino della conoscenza e della vita stessa.
    Nel mio percorso scolastico ho avuto modo di relazionarmi con diverse tipologie di insegnanti, dai più appassionati ai più insensibili al proprio lavoro e a noi ragazzi. Partendo dal presupposto che tutte le esperienze, positive o negative che siano, sono fonte di apprendimento e di crescita, spesso capita di viverne alcune non proprio positive che lasciano una sorta di amaro in bocca. Non voglio soffermarmi molto su questo aspetto, però, d'altro canto, ci tengo a dire che la cosa mi rammarica molto, perché questo non fa altro che far nascere un "odio" da parte del ragazzo verso la scuola o, peggio ancora, verso lo studio in generale. Ne ho viste molte di persone portate a detestare persino gli stessi libri, arrivando a far assopire il fuoco della curiosità, quel grande fuoco che ci muove dall'interno, e, di conseguenza, eliminando totalmente la ricerca extrascolastica e la conseguente crescita personale.
    In questo testo però, vorrei parlare di un'Insegnante che mi è rimasta nel cuore, una di quelle con la I maiuscola. La conobbi in prima elementare sotto le vesti della mia maestra di italiano e matematica, la maestra Luisa, ma in realtà lei era professoressa di filosofia che, stanca e indignata delle condizioni in cui arrivavano i ragazzi alle scuole superiori, decise di trasferirsi alle elementari per fare attivamente la sua parte contro questa problematica; posso dire con fierezza che questo è stato decisamente uno dei suoi più grandi insegnamenti che mi ha lasciato dentro, il non arrendersi alle situazioni ma fare sempre la propria parte per cercare di cambiare le cose e fare del mondo un posto migliore.

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  17. PRIMA PARTE
    La scuola, un luogo in cui noi giovani trascorriamo buona parte del nostro tempo, è anche il luogo in cui si imparano non soltanto materie scolastiche ma anche a vivere. Sin dai tre anni, o anche prima, noi ragazzi tutte le mattine con uno zainetto alle spalle ci rechiamo a scuola. Tra i banchi di scuola nascono anche le prime amicizie, che poi ci accompagnano per tutta la vita, i primi amori, le amicizie con i collaboratori scolastici. La scuola però molto spesso è vista pesante e noiosa dagli studenti; infatti, quante volte ci siamo fatti venire “la febbre mangiarella” pur di non andare a scuola? Tuttavia, con il tempo ci si rende conto che la scuola non è altro che il luogo dove si cresce, poniamo le basi per il nostro futuro e il luogo di ritrovo in cui relazionarsi con tanti coetanei e non. Tutta la nostra carriera scolastica è accompagnata dalla figura dell'insegnante che ogni giorno ci insegna qualcosa di nuovo. Oggigiorno però, tra i corridoi delle scuole si ascoltano sempre di più tra gli studenti giudizi negativi sugli insegnanti, poichè si ha sempre meno voglia di studiare e di andare a scuola. Infatti l’insegnante modello secondo quest'ultimi è colui che non è troppo esigente ma permissivo e che attribuisce valutazioni alte con il minimo sforzo da parte degli alunni. 
    Durante tutto il mio percorso scolastico ho avuto diversi insegnanti, ognuno con un proprio metodo di insegnamento e che ad ogni modo mi ha lasciato qualcosa, che sia in positivo o in negativo. Tra i tanti, colei che mi è rimasta più a cuore con i suoi insegnamenti è la professoressa Antonietta Cocca, la mia insegnante di diritto e legislazione turistica che mi ha accompagnato per tutti e cinque gli anni delle superiori. Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata soprattutto la passione per la sua disciplina. La si può considerare un’insegnate con la “I” maiuscola, piena di passione, di iniziativa, sempre con il sorriso e al contempo severa ed esigente. Andava ben oltre il ruolo professionale in quanto entrava in contatto con noi studenti, ci ha sempre capito e sostenuto. Ha saputo spronare l'intera classe a fare sempre più, a lavorare duro, cercando di non lasciare nessuno indietro e a raggiungere i nostri obiettivi senza arrenderci. A differenza di altri professori ha sempre creduto in noi e nelle nostre capacità, senza sottovalutarci.

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  18. SECONDA PARTE
    Le sue lezioni erano molto stimolanti e diverse dal solito in quanto non si strutturavano con l’insegnante che spiega e gli alunni ascoltano, ma era più una sorta di confronto tra di loro, realizzava mappe concettuali e ci faceva arrivare tramite ragionamenti alle cose. Inoltre, le sue spiegazioni non si attenevano soltanto a quanto scritto sul libro ma andavano oltre, facendo lezioni sull'attualità in quanto ci teneva che fossimo aggiornati e informati su tutto ciò che accadeva intorno a noi. Quando era possibile facevamo lezione all'aperto, nel giardino della nostra scuola, rendendola ancora più interessante. Tra le varie cose, ci ha insegnato come tutto ciò che leggiamo dai libri poi si riflette nella vita quotidiana, organizzando anche gite istruttive come quando la lezione sugli Organi Costituzionali dello Stato Italiano è stata integrata con l'uscita scolastica a Roma presso le rispettive sedi. Anche le interrogazioni non erano come quelle abituali ma erano una sorta di colloquio e confronto, durante le quali ci esponeva un problema pratico che noi dovevamo risolvere/spiegare sulla base delle conoscenze teoriche acquisite da ciò che avevamo studiato. 
    Porterò sempre con me le tante cose che mi ha insegnato, come non avere mai paura di esprimere il mio pensiero seppur diverso dalla "massa", avere un pensiero critico sulle cose e non essere passiva difronte a ciò che accade intorno, mettere amore e passione in ogni cosa che faccio, seguire i miei sogni e cercare di dare sempre il massimo. 
    In conclusione, vorrei ringraziarla per l’insegnamento che mi ha trasmesso e se oggi ho scelto di intraprendere questa strada è anche grazie a lei. Spero di riuscire a trasmettere ai miei futuri alunni la stessa passione e amore per le materie che insegnerò così come lei ha fatto con noi e cercare di far diventare l' “andare a scuola” non un dovere bensì un piacere.
    Numero matricola: 176509

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  19. Attività per il prof Bruni
    Parte 1
    Molteplici sono gli insegnanti che mi hanno seguita nel percorso scolastico e accompagnata man mano, lungo quella che sarebbe stata la strada per il mio futuro. Non posso negare che alcuni di loro siano ancora legati ai miei ricordi, ed è quasi difficile ad oggi scegliere di narrare di essi, in quanto ognuno, ha lasciato in me qualche traccia di valori che merita di essere ricordata. Però colei, che ancora oggi ricordo con immenso piacere, che ha avuto importanza nel mio percorso formativo è stata, senza alcun’ombra di dubbio, la professoressa di francese del liceo linguistico. Ricordo ancora la sua passione nel proporci argomenti sempre stimolanti e collegati alle nostre problematiche adolescenziali.
    Molte volte, infatti, quando si verificavano discussioni, litigi, nei gruppi di compagni di classe, lei interveniva e ci faceva riflettere sui nostri comportamenti. Dopo ampi dibattiti e discussioni sull’accaduto la situazione rientrava nella norma, riprendeva la lezione, a volte fornendoci materiali che ci aiutassero a riflettere sulle dinamiche dei gruppi. Ogni suo incontro era diverso da quello delle altre materie perché non era una lezione, era un viaggio: dopo aver spiegato argomenti di grammatica si “partiva” per la FRANCIA!!!!Ci proiettava in una dimensione realistica come fossimo veramente in Francia. Ricordo ancora oggi, una sua lezione di letteratura in particolare Proust dalla quale ricavò un questionario psicologico che non riguardava solo l’autore, ma fu anche uno strumento di riflessione e di conoscenza su noi stessi. Questo, secondo me, è ciò che un docente tra i tanti strumenti dovrebbe utilizzare per diventare empatico nei confronti dei suoi alunni. E ricordo anche che i 100 esercizi di grammatica assegnati per il giorno successivo non avevano importanza, desideravo solo che la sua ora arrivasse il prima possibile così avrebbe finito il suo racconto sull’organizzazione del “CENTRE GEORGE POMPIDOU” o ancora di quanto fossero “freddi e distaccati” i francesi in certe situazioni rispetto a noi italiani. Non ricordo di averla mai sentita gridare in aula (d’altra parte noi eravamo ancora TIMORATI DI DIO, nel senso che una nota sul registro di classe equivaleva alla quasi certezza matematica della morte a casa!!!!!).
    Ricordo, inoltre, l’attenzione particolare che rivolgeva ai ragazzi più fragili e che spesso si arrendevano di fronte alle difficoltà di apprendimento, per supportarli Le sue lezioni erano molto stimolanti e diverse dal solito in quanto non si strutturavano con l’insegnante che spiega e gli alunni ascoltano ma era più una sorta di confronto tra di loro. Interveniva infatti facendo utilizzare mappe concettuali, schemi e power point e li spronava a dare sempre il meglio di sé. Non lasciava mai indietro nessuno! Un’ altra metodologia che ho molto apprezzato era il cooperative learning, quando i professori dividevano la classe in gruppi per elaborare ricerche da presentare agli alunni di altre classi. Mi piaceva molto questo momento di confronto di idee per arrivare a produrre un lavoro. Un’altra era ancora il brainstorming, una tecnica per rafforzare le competenze sociali con i nostri coetanei di classe, Tale professoressa ha suscitato in me la passione per la lettura e l’importanza che essa ricopre sia per comprendere ma soprattutto per esprimersi oralmente e per iscritto in modo corretto. Questa insegnante mi ha trasmesso l’interesse e la passione verso il teatro; infatti, nei cinque anni del liceo spesso abbiamo partecipato a diversi spettacoli che riguardavano opere di autori francesi.

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  20. Parte 2 Il suo metodo d’insegnamento consisteva nell’alternare lezioni frontali a lezioni nel laboratorio proprio come la laboratorio school istituita da Maria Montessori nel 1886 cioè una scuola che permette di spostarsi durante lo studio a differenza della pedagogia tradizionalista in cui erano importanti soltanto uno studio nozionistico e i voti e le pagelle. per visionare film riguardanti la letteratura francese e la grammatica con i quali operare collegamenti con altre discipline.
    Mi ha trasmesso anche la passione per il teatro facendo anche i collegamenti con Charlie Chaplin.
    Ricordo ancora oggi, l’emozione indescrivibile provata durante la rappresentazione del musical” Notre Dame de Paris. Mi sono addirittura commossa per Quasimodo e Esmeralda due protagonisti principali proprio per il tema della solitudine.

    Dal film di Don Lorenzo Milani infatti ad esempio ho potuto constatare che anche lei come egli per me è stata un’insegnante molto simpatica che non mi ha trasmesso soltanto le nozioni, ma anche i valori della vita. Mi ha insegnato che non si deve provare invidia per nessuno, che non si può sempre ottenere tutto dalla vita e che le cose belle arrivano quanto prima te lo aspetti, l’importante è saper attendere ed essere pazienti. La grande eredità che mi ha lasciato è la capacità di essere autonoma nei gesti e nel pensiero, perché del resto - citando la Montessori. Ha sempre creduto in me, anche quando io pensavo di non farcela e quando mi sembrava che il vento non tirasse in poppa. Era diretta e onesta, mi ha fatto scoprire l’importanza e la valenza positiva degli errori: sbagliare è umano l’importante è correggersi. Mi ha insegnato che non è forte chi cade ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi come disse Jim Morrison come disse Eraclito e Dante nella letteratura. Ha sempre cercato di tirare il meglio da ogni singola persona, lavorando anche in ambito psicologico facendo interventi ad hoc e cercando di essere, una luce da seguire nei momenti di buio totale. È davvero riuscita a farmi crescere, nonostante le mie paure e le mie insicurezze è riuscita a farmi reintegrare nella società, in cui siamo tutti omologati e la tecnologia ci sta allontanando dai rapporti veri ed essenziali. Ricordo le innumerevoli difficoltà che tali materie mi riserbavano e, sebbene non fossi mai riuscita a comprenderle appieno, ella riuscii a farmele amare, insegnandomi che non tutto ciò che è difficile è impossibile. È sempre stata quel tipo d’insegnante in grado che fossero, prendendosi cura di me, ricordandomi sempre di non avere paura ad esprimere le mie emozioni, spronandomi a dare il meglio di me ricorderò sempre la premura con la quale mi ha cresciuta,
    Era un’insegnante autorevole e non autoritaria; comunque, non ne aveva neanche bisogno perché era interessantissimo ascoltarla. Le sue parole riecheggiavano in quell’aula circondate dal nostro silenzio.
    Però, perché c’è sempre un però, le sue interrogazioni potevano essere paragonate ad un’operazione chirurgica per l’asportazione di un tumore: andavano talmente in profondità che potevano durare anche 2 ore. Praticamente quando tornavi al tuo posto c’era bisogno di un periodo di convalescenza per riprenderti.

    Io sono rimasta anche molto contenta perché durante il mio percorso quinquennale è stata la mia tutor scolastica durante il mio tirocinio formativo svolto durante gli ultimi due anni alla scuola primaria di Roccavivara e mi ha dato una valutazione massima, sia sulla relazione sia mi ha fatto i complimenti sul lavoro svolto in classe.
    Per questo motivo successivamente mi sono resa conto che aveva ragione lei e con il suo solito “ SAVOIR FAIRE” mi disse infatti: “ Se non ti iscrivi tu , lo faccio io per te. Sei nata con questa vocazione e puoi aiutare tanti bambini, collega!”
    E ho capito che con i bambini vorrei fare questo: insegnare loro in inglese o francese sarebbe fantastico!!!!
    Mi piace un insegnante che ti dà qualcosa da pensare, da portare a casa oltre ai consueti compiti.»
    Lily Tomlin.





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  21. Parte 3 Concludo dicendo che per me è stata davvero un vero e proprio punto di riferimento, ricordo infatti le innumerevoli difficoltà che tali materie mi riserbavano e, sebbene non fossi mai riuscita a comprenderle appieno, ella riuscii a farmele amare, insegnandomi che non tutto ciò che è difficile è impossibile. È sempre stata quel tipo d’insegnante in grado che fossero, prendendosi cura di me, ricordandomi sempre di non avere paura ad esprimere le mie emozioni, spronandomi a dare il meglio di me ricorderò sempre la premura con la quale mi ha cresciuta, non come una madre ma come un mentore. Ricordo le innumerevoli difficoltà che tali materie mi riserbavano e, sebbene non fossi mai riuscita a comprenderle appieno, ella riuscii a farmele amare, insegnandomi che non tutto ciò che è difficile è impossibile. È sempre stata quel tipo d’insegnante in grado che fossero, prendendosi cura di me, ricordandomi sempre di non avere paura ad esprimere le mie emozioni, spronandomi a dare il meglio di me ricorderò sempre la premura con la quale mi ha cresciuta. Credo che per me sia molto difficile dimenticare una persona così brava proprio perché per me è stata una professoressa straordinaria .In cuor mio spero di diventare un’insegnante come lei con le sue medesime qualità.
    Numero matricola:176587

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  22. Pt.1
    Come accade nella vita di tutti i giorni, anche in quella scolastica, si incontrano tantissime persone, ma sono poche quelle che incontrano la nostra anima, ancor meno quelle che ci restano impresse.
    Nella mia esperienza personale, infatti, è andata così. In modo particolare, parlando di insegnanti, si possono facilmente contare sulle dita di una mano quelle che ritengo importanti, ma in realtà basta un solo dito per ricordarmi di quella che sono certa resterà impressa in me per sempre: la maestra Patrizia. Frequento ormai il primo anno di università, ma le sue doti e qualità sono ancora perfettamente stampate in me. Lei è il prezioso esempio di chi svolge il suo lavoro per passione e non per soldi, lei è una di quelle poche che non si mette al centro dell’attenzione, e non si pone nemmeno al di sopra dei suoi alunni, ma riesce magicamente ad amalgamarsi con essi, al punto tale da stabilire un rapporto quasi perfetto, nel quale si percepisce un clima di grande armonia. Nonostante questo, comunque, tutti sono benissimo consapevoli del proprio ruolo, lo rispettano, così come fanno con quello altrui. Per parlare della Maestra, per riuscire a parlarne così, così come farei esattamente con una persona speciale per me, (-a dimostrazione appunto che lo è) è anche perché durante il mio percorso scolastico ho incontrato insegnanti che forse nemmeno definirei tali. Non mi pongo alcun problema ad accusare tali persone di essere estremamente incompetenti, assolutamente non professionali, se vogliamo parlare di lavoro, corrotte e denunciabili, se vogliamo parlare di legalità, ignoranti, se vogliamo parlare di meritocrazia, complici di uno Stato che spesso non funziona, se vogliamo parlare di politica. Ecco, questo è tutto quello che Patrizia non è. Lei ci ha sempre attribuito uno dei valori più importante che, a mio umilissimo parere, un insegnante possa attribuire ai suoi alunni: il valore di essere persone. Non numeri, non oggetti, non bestie, ma persone. Gli alunni, indipendentemente dalla loro età, sono una forma di vita, ognuna dall’inestimabile valore e nessuno, nemmeno un insegnante, che in quel contesto è gerarchicamente superiore, può mettere in dubbio. Lei questo non si è mai permessa di farlo, anzi, ha sempre esaltato il valore di ciascuno dei suoi alunni, ci ha seguiti dalla prima alla quinta elementare, sapeva di tutti pregi e difetti, qualità e difficoltà e ha sempre fatto il possibile perché questi venissero esaltati. Ci ha conosciuti approfonditamente come, purtroppo, quasi nessuno fa, ed è riuscita a coinvolgere sempre la nostra mente e il nostro cuore in qualsiasi attività svolta, facendoci mettere in gioco e facendoci praticare quello che ci piaceva, ciò in cui eravamo bravi, così da sviluppare passioni e apprendere con maggiore voglia.

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  23. Nel corso dei miei tredici anni scolastici sono state davvero poche le insegnanti verso le quali ho provato ammirazione e che mi hanno lasciato il segno.
    La maestra della scuola primaria non la ricordo perfettamente, o meglio non ricordo i suoi metodi; mi viene in mente solo la frase ripetuta centinaia e centinaia di volte “quando andrete alle scuole medie tutto questo vi sembrerà una passeggiata”, ovvio direi visto che ogni grado scolastico ha la difficoltà in relazione allo sviluppo cognitivo della persona.
    L’unica a cui sento di rivolgere dei ringraziamenti è la mia professoressa di matematica degli ultimi due anni di liceo.
    Una scelta un po’ inusuale vista e considerata la mia innata repulsione verso tutto ciò che a che fare con conti, numeri, figure, teoremi; ma lei con i suoi metodi, la sua dedizione e sopratutto amore nei confronti della disciplina è riuscita quasi del tutto a modificare ciò che precedentemente pensavo e provavo.
    Lei è il modello a cui voglio ispirarmi: innanzitutto dal punto di vista umano non ha mai messo in dubbio le mie capacità, non ha mai fatto battute che in qualche modo potessero offendermi (come invece hanno fatto altri docenti), è stata sempre disponibile e paziente a comprendere le mie difficoltà e ad aiutarmi a superarle.
    Con lei non c’è mai stata la classica lezione frontale in cui tutti si annoiano e dopo neanche dieci minuti giocano a tris pur di trascorrere il tempo.
    Con lei ho e abbiamo superato il timore di andare a svolgere un esercizio alla lavagna; nell’ultimo periodo era diventata quasi una gara a chi andasse più volte.
    La maggior parte del lavoro l’abbiamo sempre fatto in classe, a casa solo qualche esercizio per mantenere la mente allenata.
    Memorabili sono state le preparazioni per i compiti in classe, le quali iniziavano una settimana prima e terminavano l’ora prima della verifica; era diventato quasi impossibile prendere insufficienze gravi.
    Inoltre non le è mai importato nulla di finire il programma dell’anno, diceva sempre “Meglio poche cose ma fatte bene!” Questo lo dimostra il fatto che soprattutto nell’ultimo quadrimestre è stata l’unica ad interessarsi a cosa avremmo dovuto fare, a quale nuovo percorso avremmo dovuto intraprendere e ad aiutarci nella preparazione per i test di ingresso organizzando anche incontri extra scolastici.
    Se oggi mi trovo qui seduta un po’ lo devo anche a lei.
    Quello che mi auguro è di poter diventare come lei e che i miei futuri alunni possano portarsi dentro il ricordo degli insegnamenti come io farò con i suoi.
    LAURA SCIARRA

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