martedì 15 novembre 2022

Per le studentesse e gli studenti frequentanti il corso di didattica nov. 2022 (cognomi dalla F alla M)

 

Anche ques'anno riprogongo, per i frequentanti, l'attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se possibile, vi invito ad essere positivi.
Visti i tanti (potenziali) partecipanti mi raccomando di rispettare la divisone proposta (quella basata sulla lettera iniziale del vostro cognome).
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 23 novembre vi sarei grato.
Buona scrittura!per

21 commenti:

  1. PRIMA PARTE
    Durante il mio percorso scolastico ho sempre incontrato insegnanti validi, ma i professori che mi hanno segnato maggiormente, sono stati quelli che ho conosciuto al terzo anno della scuola secondaria di secondo grado, dopo aver cambiato istituto. Dopo il biennio mi sono iscritta al corso di economia e management dell’Istituto Notarangelo Rosati di Foggia, frequentando il triennio. Nonostante la pandemia, sono riuscita subito, a instaurare un solido rapporto con i nuovi compagni di classe, soprattutto grazie ai progetti proposti dai miei insegnanti che sollecitavano la collaborazione e la socializzazione tra gli studenti. La mia passione per l’insegnamento è sorta sin da quando ero piccola, ho sempre preso come modello mia madre che, nonostante i nostri impegni familiari, è riuscita a supportare i suoi alunni anche fuori dalle ore scolastiche. La scelta di voler intraprendere questo percorso di vita è stata consolidata grazie alla mia docente di religione, la prof.ssa Ida Bernabei che mi ha fatto comprendere, sia l’importanza della didattica, sia il valore e  la rilevanza dell’aspetto umano del discente. Infatti, la docente ribadiva spesso che gli insegnanti dovrebbero essere muniti di buon senso che a volte si perde o si dimentica di integrare nelle aule per via della fretta per voler terminare i programmi ministeriali o le verifiche. Nel primo giorno di scuola é stata la prima insegnante che ho conosciuto, ciò che mi ha colpito di più, é stato il modo di approccio che ha avuto con classe. Iniziò la sua lezione con un sorriso brillante augurandoci una “Santa giornata” e abbattendo così i nostri timori e tutte le barriere iniziali che c’erano tra docenti e alunni, dissolvendo le distanze tra cattedra e banchi. La nostra prof., si faceva chiamare per nome e questo creava un senso di familiarità in classe. Ida,  il suo nome, è sempre riuscita nelle sue ore di lezione, a favorire il confronto tra noi e tra la realtà della vita quotidiana con quella spirituale. Durante le sue ore settimanali in classe e durante le attività pomeridiane di volontariato, abbiamo avuto modo di conoscerci meglio a livello umano. Tra compagni d’istituto, abbiamo trattato molti argomenti e ciò cosa che ho apprezzato di più è che, nonostante in classe non ci fossero le stesse affinità tra le amicizie, durante il tempo che si trascorreva con lei, sembrava che tali simpatie o antipatie cadessero, con la formazione di un gruppo unico e compatto e il “fare” ci consentiva di andare oltre ogni aspettativa anche empatica. Tale modalità di didattica che utilizzava era diversa dalla solita. Ad esempio durante la sua lezione, Ida non usava sedersi alla cattedra, ma tra banchi vicino a noi, spesso ci portava anche nelle altre classi per confrontare i pensieri e le nostre esperienze con quelli di altri ragazzi. La docente é sempre stata disponibile con tutti per qualsiasi cosa, trovando la parola giusta nel momento più adatto o nella necessità, la sua immensa empatia le ha consentito di entrare in sintonia con me, lei mi ha sempre sostenuta ed in particolar modo mi ha supportata e aiutata durante la separazione dei miei genitori, non ha mai smesso di tifare per me, anche durante la mia carriera agonistica sportiva.  Io credo che un insegnante debba essere un punto di riferimento per gli alunni, supportandoli in ogni passione senza demoralizzazioni o favoritismi.

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  2. Un docente che mi è rimasto particolarmente impresso nel mio percorso scolastico è senza ombra di dubbio il mio professore di lettere del liceo. Grazie a lui ho scoperto la mia passione per l’insegnamento e ho sempre cercato di scoprire i suoi “segreti del mestiere” per poter diventare un giorno una brava insegnante. Ho sempre ammirato il suo modo di porsi verso i suoi alunni, ha sempre avuto e sviluppato l’empatia nei nostri confronti, diventando un modello per tutti noi. La mia classe era particolarmente problematica, ricordo che c’erano molte divisioni e innumerevoli gruppi, ma nonostante ciò, il professore B. ha sempre cercato di unirci mediante lavori collettivi e study group. Queste tecniche di insegnamento hanno prodotto solo grandi vantaggi, amplificando il dialogo e il self-control e aumentando le capacità comunicative all’interno del gruppo classe. Le sue spiegazioni coinvolgevano tutti noi, in primis perché non vi era monotonia e in secundis si trattavano tematiche basate sull’esperienza umana e non sulla lettura mnemonica. Altro fattore emblematico era il suo metodo di valutazione, sempre corretto e ponderato, spronando tutti noi a fare sempre di più, aumentando la nostra autostima e le nostre capacità lavorative. Le sue lezioni coinvolgevano tutti perché erano fondate sul piacere dello stare assieme ma sempre nel rispetto del ruolo dell’insegnante. Era diretto e onesto, ha sempre cercato di tirare il meglio da ogni singola persona, lavorando anche sull’ambito psicologico di tutti noi e cercando di essere una guida, una luce da seguire nei momenti di buio totale. Ricordo che nei momenti di difficoltà era sempre in prima fila, pronto a sistemare e ad utilizzare con tatto e delicatezza le parole giuste. La sua immensa preparazione e il suo continuo aggiornarsi hanno reso la sua persona e la sua mansione impeccabile, facendo di lui un docente perfetto, sempre presente e pronto a diffondere cultura. Il suo modo di lavorare era vario e sempre originale. Ricordo che per imparare la Divina Commedia ci faceva recitare dei versi emblematici, suscitando in noi anche la parte creativa, mettendo in risalto le nostre doti nascoste. Grazie a lui non ho solo amato la letteratura, ma anche il mondo scolastico, ho vissuto il mio percorso con più serenità, con la consapevolezza di avere al mio fianco un professore dalle mille qualità.
    Il mio desiderio più grande è quello di poter essere per i miei futuri alunni quello che è stato lui per me, con la speranza di trovare persone piene di umiltà e bravura. L’ambiente scolastico deve essere un luogo di crescita continua, senza competizioni o situazioni tossiche. L’apprendimento e la crescita devono essere elaborati nel migliore dei modi, utilizzando i metodi comunicativi e didattici più consoni. Sono felice del mio percorso accademico e sono grata al mio ex docente per avermi trasmesso questa passione immensa. Spero di essere un buon esempio per tutti i miei allievi.
    Rossella Fini

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  3. Durante i miei anni di studi ho avuto insegnanti vogliosi di fare il proprio lavoro e altri che pensavano solo e costantemente a finire il programma scolastico. In questo scritto vorrei raccontare di professori rimasti nel mio cuore, in particolar modo di una mia professoressa di matematica. Dal primo anno di superiori con lei ho legato in particolar modo.
    Ricordo ancora il momento in cui la vidi per la prima volta: stavo con i miei genitori all’open day e lei iniziò a parlare al microfono, non sembrava essere una professoressa perché non usava un linguaggio alto come di solito si pensi faccia un insegnante. Lei non è come tutti gli altri professori perché ha qualcosa in più che sinceramente non so spiegare, ma so che è rimasto un bene profondo tra di noi. Lei è unica. Sin da subito mi è stata vicino, è stata comprensibile e con il suo piccolo ma grande conforto mi ha aiutato a superare momenti difficili. Nonostante il nostro rapporto stava andando oltre la semplice relazione professoressa-alunna, lei continuava a trattarmi come un’alunna simile agli altri ovvero mettendomi voti che meritavo davvero e non perché tra di noi c’era un legame diverso. Questo mi ha molto colpito perché quando stavamo in classe riuscivamo a mantenere il rapporto semplice tra insegnante e alunna. Non mi dispiaceva neanche quando prendevo voti bassi sia perché volevo essere onesta e rispettosa nei confronti dei miei compagni e sia perché volevo renderla orgogliosa di me con voti alti sinceri. Ora che ho iniziato l’università ho nostalgia di alcune situazioni che si creavano a lezione quando la prof arriva in ritardo in classe perché era stata in segreteria oppure l’ansia di quando facevamo le verifiche e lei non voleva che girassimo il foglio del compito prima di averlo consegnato a tutti e poi ad ogni valutazione avevo l’ansia di deludere me stessa e lei. Usava il metodo di insegnamento classico (spiegazione-esercizi-compiti per casa). Mi mancano anche le sue interrogazioni brevi e concise: 3 domande per ogni studente. Raramente andavo volontaria perché non mi sentivo mai pronta al 100% anche se avevo studiato molto e mi dispiaceva quando a una sua domanda non riuscivo a rispondere perché in quel momento il mio cervello andava in tilt.
    Dal punto di vista affettivo ci sono anche altri due professori che mi hanno compito, ma è lei la persona con cui ho legato maggiormente.
    Spero sia orgogliosa per la ragazza che sono, per la scelta di studi fatta e per ciò che verrà in futuro.
    Si è da sempre pensato che il ruolo dell’insegnante fosse di trasmettere le proprie conoscenze ai suoi alunni e in effetti in parte è così. Ma chi dice come debba essere l’insegnante perfetto? Ogni individuo è diverso e quindi ognuno ha le proprie idee. Io, ad esempio, ritengo che un’insegnate bravo nel suo lavoro debba trasmettere agli alunni i saperi “scolastici”, ma anche (e direi soprattutto) i valori della vita come l’onesta, la gentilezza, il rispetto, l’empatia, la fiducia nelle proprie azioni, la curiosità, l’educazione, l’amicizia. Questa mia professoressa rispecchia perfettamente questa descrizione e la ringrazio per avermi aiutata a crescere.
    IEZZI MIRIANA

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  4. Ripensando al percorso scolastico intrapreso, tra tutti i professori incontrati, si sono creati legami positivi con gli insegnanti di quasi tutte le materie scientifiche, dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado. Tutti loro mi hanno lasciato un modo di pensare e un metodo di studio differente dagli altri, ma se dovessi scegliere tra tutti gli insegnanti conosciuti, sicuramente parlerei del mio professore di fisica delle superiori.
    É stato uno dei pochi che davvero si interessava, non solo alla propria materia o all’insegnamento di essa, ma anche che ogni suo singolo alunno capisse una certa spiegazione e non rimanesse indietro. Ogni volta che spiegava un argomento, quindi con formule, grafici, calcoli e altro, ci faceva fare degli esercizi inventati da lui (che preparava proprio per quella lezione) di difficoltà sempre maggiore. Ci lasciava mezz’ora di tempo per svolgere quegli esercizi e girava di banco in banco per spiegare come andava impostato o svolto un dato esercizio, a chi non riusciva a capirlo. Si assicurava che tutti avessero capito come svolgere quegli esercizi, e se comunque qualcuno continuava ad avere dei dubbi, tornava da lui a spiegargli di nuovo come andava svolto e il motivo per cui andava svolto in quel modo. Cercava di motivare tutti, perché per lui senza motivazione non si poteva capire a fondo le spiegazioni o la sua materia in generale. Cercava di motivarci dandoci dei punti in più (che poi sarebbero stati aggiunti al voto del compito) ogni qualvolta che riuscivamo a completare da soli l’esercizio più complicato; ovviamente se non ci fossimo arrivati comunque ce lo spiegava. Questo professore non mi ha colpito particolarmente solo per il suo modo di insegnare così “premuroso”. Quando infatti c’era un compito in classe, lui si aspettava altrettanta serietà, se beccava qualcuno copiare o suggerire, non era transigente: ritirava il compito e lo annullava. Pensava che la serietà e la passione con cui ci spiegava le cose non dovevano essere rovinate da piccoli “trucchetti” come il copiare. Questa è stata una delle esperienze più positive avute con un docente nell’arco dell’intero percorso formativo.

    Cristiano GABRIELE

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  5. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato e conosciuto molti insegnanti,.tutti diversi tra di loro. Diversi per carattere,approccio e didattica.
    Con tutti loro ho sempre avuto ,salvo qualche piccola eccezione,un buon rapporto. Da loro e con loro ho imparato e sono cresciuta ed è anche grazie a loro se oggi sono diventata ciò che sono.
    Degli insegnanti delle elementari e delle medie ho un ricordo “tenero”,ne ricordo affetto e comprensione. Dei professori delle superiori ho un ricordo fondamentalmente positivo. Prima di scegliere di chi parlare in questo piccolo scritto,ho riflettuto bene su cosa per me vuol dire essere buon insegnate per non rischiare di scegliere tra tutti i miei insegnanti solo con il cuore. Ho riflettuto bene e pensando e ripensando mi veniva in mente lui. Per me lui non è mai stato un semplice professore,ma un maestro.Parlo del mio professore di storia e filosofia e di lui avrei tanto da dire . Proverò a ricordare ciò che di lui più mi ha colpita e a non piangere mentre scrivo perché quando parlo di lui sento sempre l’emozione e la nostalgia,consapevole che difficilmente qualcuno mi resterà dentro quanto lui .
    Torno a dire…lui è un maestro. È un maestro perché si è sempre posto umilmente nei nostri confronti ed è stato una guida attenta e certa durante il percorso , cercando la collaborazione e non la rivalità. Non ha mai spacciato titoli nè sottolineato la differenza di posizione tra lui e i noi suoi alunni. Lo chiamo maestro perché ha sempre svolto con passione e dedizione il suo ruolo andando oltre ciò che gli spettava,sempre con metodo,giustizia e coerenza. Comprensivo ma esigente. Sensibile ma forte. Equo e giusto.Ha saputo comportarsi diversamente con ognuno di noi,senza però fare preferenze. È riuscito a valorizzare il nostro ego piuttosto che il suo. Lui è grande e lo sa,quelli da crescere siamo noi. È riuscito a capirmi ed è riuscito ad adattare il suo approccio alla mia persona. Mi ha sempre riservato spazio durante le sue lezioni e ha ascoltato il mio pensiero e quello degli altri come se questi valessero davvero quanto se non più del suo. Si ricordava sempre di noi, dei nostri interventi,delle nostre preferenze e delle nostre difficoltà. Si ricordava anche le battute fatte in classe e le ripeteva come a farci capire che da noi aveva imparato qualcosa. Mi ha trasmesso voglia di fare;mi ha insegnato che per cambiare le cose bisogna impegnarsi, personalmente. Mi ha trasmesso tanta conoscenza,ma soprattutto mi ha insegnato a ragionare e ad avere un mio pensiero.
    Mi ha insegnato a conoscere il mondo che ci circonda,trasmettendomi l’importanza dell’informazione e della politica. Mi ha insegnato che per essere un cittadino c’è bisogno di cultura,ma non quella di sterile, di quella che serve a migliorare .Paradossalmente per un professore di storia il suo esempio non è mai stato quello del classico “topo da biblioteca” che studia il passato senza curarsi molto del presente. Conoscere la storia per lui significava attualizzarla e renderla spunto di riflessione . Ha fatto sì che ogni filosofo studiato non portasse con sè un messaggio sterile. Tramite ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa della vita concreta,mi ha fatto riflettere sulle cose più banali e su quelle più profonde.




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  6. Nel corso della mia carriera scolastica mi è capitato più volte di avere insegnanti pronti a spronarci ad apprendere in modi mai banali. In particolare ricordo con piacere la mia insegnante di italiano della scuola primaria. Era sempre molto gentile,disponibile e non si limitava al solo aspetto didattico ,ma era sempre pronta ad ascoltare le nostre titubanze o dispiaceri, in quanto sosteneva che saremmo stati pronti ad apprendere nuove nozioni solo se fossimo stati tranquilli e spensierati. A livello istruttivo, ci teneva molto che noi capissimo con chiarezza gli argomenti, infatti era pronta a rispiegare molte volte finché fosse tutto chiaro. Cercava di farci memorizzare le regole grammaticali in modo scherzoso e divertente, senza mai farcele pesare. Mi colpiva molto il suo modo di essere, la sua pazienza e la sua perseveranza, si notava l'amore verso il suo lavoro. Io fin da piccola esprimevo la volontà di diventare un'insegnante, ed è per questo che ad oggi ho scelto di frequentare questa facoltà, che mi permetterà di stare a contatto con i più piccoli. A seguito delle esperienze avute nel mio percorso di studi, spero di diventare una buona maestra e di permettere ai miei alunni di vivere con serenità la scuola.
    Francesca Labella

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  7. Durante la mia carriera scolastica ho avuto la possibilità di apprendere da molti insegnanti. Sin dalle elementari, ogni anno, ho avuto una maestra diversa e così è stato anche alle superiori. Questo aspetto, per molti, potrebbe essere negativo, ma, dal mio punto di vista, consente ai discenti di aprire la mente e di riuscire ad adattarsi ai cambiamenti che caratterizzano comunque i vari aspetti della vita. Durante il mio percorso da liceale, in particolare,tra i tanti insegnamenti mi è rimasto impresso quello della mia professoressa d’arte. Era una professoressa poco coinvolta nella vita dei ragazzi in quanto pretendeva che i problemi degli alunni venissero lasciati a casa; quando si stava a scuola era solo tempo di apprendere e aprire la mente. Per introdurre un nuovo argomento, generalmente, attingeva alla tradizionale spiegazione e si allacciava a tante altre discipline, facendoci capire che ogni materia non è a sé, ma è il frutto di eventi, tradizioni, saperi, cambiamenti… Dopo un preciso inquadramento storico dell’argomento oggetto della lezione, lo accompagnava alla visione di un documentario. Ciò rendeva la lezione sicuramente piu interattiva permettendo a noi allievi di materializzare visivamente ciò che, in un primo momento, poteva sembrare astratto percependo le emozioni dell’autore e cogliendone le varie sfumature. Molto spesso si organizzavano uscite scolastiche allo scopo di toccare quasi con mano le opere oggetto del nostro studio e questo conferiva al successivo momento delle verifiche una valenza diversa. Alla sterile interrogazione, infatti, si sostituiva una vera e propria discussione che, oltre ad essere incentrata sulla descrizione dei dipinti, delle sculture, dei monumenti ecc., permetteva a noi discenti di maturare un’abilità critica relativa all’opera stessa. Al termine della verifica chiedeva ad ognuno di noi di fare un’ autovalutazione personale. Era proprio in questo momento che lei riusciva a capire se noi avessimo appreso la materia e di conseguenza l’efficacia del suo metodo improntato sulla conoscenza reale del mondo attorno a noi e non solo delle pagine di un testo.
    Benedetta Cardo
    Matricola:176475

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  8. Durante il mio percorso scolastico ho conosciuto molti insegnanti, alcuni di loro mi hanno lasciato
    un bellissimo ricordo mentre altri un po’ meno.
    Sicuramente l’insegnante che ricordo con più affetto e stima è il mio professore di economia aziendale.
    Molto spesso iniziava la lezione facendo degli esempi inerenti alla nostra età ,che ci coinvolgevano particolarmente, talvolta si parlava di argomenti di attualità presi dalle prime pagine dei quotidiani.
    Non rendeva mai la lezione noiosa, spesso svolgevamo lavori in gruppo, guardavamo dei film e facevamo delle presentazioni.
    Nonostante non mancassero i momenti in cui bisognava stare attenti ad ascoltare la spiegazione, spesso faceva battute durante la lezione, ridevamo molto e si era creato un rapporto bellissimo.
    Forse proprio per questo la sua materia era studiata da tutti, ci tenevamo a non deluderlo.
    Era sempre disponibile ad ascoltarci e ad aiutarci quando ne avevamo bisogno, ed era anche il primo a rimproverarci quando sbagliavamo.
    Spero anche io di diventare un’insegnate così, aperta al dialogo e ricordata con stima dai propri alunni.
    Mara Graziaplena.
    Matricola:176308

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  9. PRIMA PARTE
    La scuola, è quel luogo che riserva un bagaglio di esperienze che ognuno di noi custodirà con amore per tutta la vita. Ognuno di noi, nell’arco della nostra carriera scolastica ha avuto modo di incontrare una molteplicità di insegnanti, e ognuno di loro, chi più chi meno, ha lasciato un qualcosa impresso in noi.
    Personalmente devo dire di essere stata molto fortunata con maestri, docenti, ma sicuramente come per tutti, ci sarà sempre quell’insegnante impossibile da dimenticare. Io ho frequentato il liceo delle scienze umane e durante il mio percorso la maggior parte degli insegnati avevano l’obbiettivo di entrare in classe, spiegare, interrogare, fare verifiche e mettere numeri, numeri e numeri. Tutto ciò finché non arrivò lei nella nostra classe, colei che ha lasciato un segno indelebile in me, la mia professoressa di scienze umane e filosofia. Inizialmente si presentò come figura autorevole, una donna dedita al lavoro e rispettosa del suo ruolo professionale, con un forte senso del dovere. Non ho mai mancato di rispetto ai professori, ma devo ammettere che ho sempre gradito quel pizzico di “informalità” che rendesse il rapporto insegnante-studente un dare e avere: da un lato si presenta il docente, il quale fornisce le nozioni utili, la cosiddetta conoscenza, che per il mio amato Socrate è virtù; e dall’altro vi è lo studente, il quale, se furbo e curioso di sapere, elabora le nozioni fornite dal docente, integrandole a nozioni esterne (quali ricerche etc..).
    Per fortuna, infatti, con il passare del tempo sono riuscita a creare il rapporto che tanto desideravo.
    La professoressa si è svincolata dal ruolo strettamente professionale, infatti: passando cinque giorni a settimana con noi, ha imparato a conoscerci, a valutarci (sia nell’attribuzione del voto, sia nell’analisi dei nostri comportamenti), a comprenderci; è andata oltre l’apparenza, comprendendo che spesso una testa sul banco non è sinonimo di svogliatezza, che il mancato svolgimento di un compito non coincide sempre con disattenzione, ma soprattutto che dietro un sorriso non vi è per forza una vita facile, una vita felice. Lei ha compreso che dietro ognuno di noi c’è un vissuto, ha compreso che la maggior parte delle volte un “duro” è il più fragile e che un “menefreghista” è il più sensibile. Ha scavato nelle nostre anime, ed ha trovato il buono in ognuno di esse, ci ha trattato da adulti quando eravam ancor bambini, ci ha rispettati, ci ha considerati. Ci ha premiati quando c’era da premiare, penalizzati quando c’era da penalizzare, ma soprattutto ha saputo come valorizzare ognuno di noi, chi con voti, chi con parole, e chi con semplici sguardi di comprensione. È stata per noi la nostra guida, la nostra migliore amica, ma anche la peggior nemica. Ci ha insegnato il rispetto dell’altro e soprattutto nei confronti dello studio.

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  10. SECONDA PARTE
    È stato per noi un duro colpo quando abbiamo saputo che nella nostra commissione d’esame lei non ci sarebbe stata, quando abbiamo scoperto di dover passare con lei l’ultimo giorno l’8 giugno. Ma nonostante questo non ci ha lasciati mai soli, ci ha incoraggiati, sostenuti fino all’ultimo, anche con un semplice messaggio, ma che nella sua semplicità, era tutto. Il suo approccio è a dir poco fantastico, ma ciò che mi ha segnata di più è stato il suo metodo di insegnamento: utilizzo di mappe concettuali, riassunti, testi tratti da libri universitari, tanta ma tanta spiegazione dettata dalla sua inesauribile conoscenza, sono tutto ciò che la caratterizza. Tipico del suo insegnamento era il metodo della flipped classroom (classe capovolta), rendeva protagonisti della lezione noi studenti, dandoci la possibilità di esprimerci in modo critico e di esporre dal nostro punto di vista le nozioni e lei era lì ad ascoltarci senza alcun tipo di giudizio, ma solo e unicamente focalizzata sui nostri pensieri. Non saprei come spiegarlo propriamente, ma è come se ci avesse fornito le “chiavi della conoscenza”, si, ci ha fornito lo strumento e ci ha lasciati liberi di scegliere che uso farne. Probabilmente molti di noi butteranno questa chiave, altri la faranno mutare, ed altri ancora troveranno la serratura giusta per aprire QUELLA porta, la porta del successo! Beh, sinceramente non so se e come raggiungerò la vetta del successo, se arriverò anche solo alla metà di questa montagna, ma so che se un giorno ci riuscirò, una gran parte sarà solo merito suo.

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  11. Ricordo la maestra Marisa come se fosse ieri per quanto la qualità dei miei ricordi d'infanzia sia lentamente svanita, come la nebbia quando si leva all'imbrunire.
    Purtroppo non ricordo bene il suo metodo educativo, ero una bimba talmente presa dalla tempesta che avevo dentro da non avervi mai prestato attenzione. Però una cosa la notavo; la maestra Marisa mi guardava con occhi diversi dalle altre maestre, che mi vedevano come quella bimba introversa e spesso tra le nuvole che alternava momenti di iperattivita al quasi totale disinteresse. Per lei ero speciale, una sognatrice che già da piccolina sapeva scrivere lunghi racconti e leggeva libri per adulti. Nella mia mente, permea ancora la sua empatia, nei confronti di una bambina che viveva con i nonni perché stava attraversando un difficile divorzio dei suoi genitori. Ricordo che la maestra Marisa amava fare lezione all'aperto, soprattutto con l'arrivare della primavera e inoltre organizzava tutti gli anni un bellissimo laboratorio di giardinaggio nel bel cortile della scuola, nel quale, durante i cinque anni in cui ho frequentato le elementari, mi sono presa cura dell'albero di Giuda. Ricordo la maestra Marisa con tanta simpatia, era sempre vestita in maniera molto semplice, con tessuti in patchwork, indossava sempre dei cappellini e aveva grandi e capienti borse che spesso contenevano caramelle che distribuiva nella ricreazione per la gioia dei bambini.
    Ricordo che quando seppi della morte della mia maestra Marisa, ormai ero più grande, ma andai a commemorarla ricordandola come l'unica persona che mi disse che ero speciale quando per il resto delle persone intorno a me ero invisibile.
    A mio avviso, una brava maestra non deve soltanto svolgere un ruolo educativo e didattico in linea generica, ma prima di tutto deve osservare ogni alunno nella sua unicità e cercare di lavorare sui suoi punti di forza, in modo da stimolare l'autostima e la propriocezione di ogni bambino. Credo che ogni bambino (come anche ogni adulto) abbia i suoi tempi ed è giusto capirli, rispettarli e valorizzarli.
    Mat 176318

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  13. Durante il mio percorso scolastico non ho avuto, purtroppo, la fortuna di essere guidata da insegnanti che potessero trasmettermi fiducia nelle mie capacità. Sono stata, per il mio carattere timido e riservato, presa di mira non solo dai compagni, ma anche da coloro che avrebbero dovuto, conoscendo la situazione, aiutarmi in qualche modo.
    Non solo… ho notato un grande disinteresse nei confronti di noi alunni, soprattutto di quelli con più difficoltà, e una sorta di superficialità nell’approccio metodologico, nel modo d’insegnare, insomma, che spesso non era davvero efficace.
    Ad esempio, alle medie, i miei insegnanti erano uno peggio dell’altro: la mia professoressa di matematica, una volta entrata in aula, dopo aver fatto l’appello, si assentava per l’intera ora, lasciandoci completamente soli. Per non parlare della mia professoressa d’inglese, che amava deridermi per la mia timidezza…
    Non che la situazione al Liceo fosse migliore… il mio professore di disegno (ero una studentessa del Liceo Artistico), il cui stile pittorico era disordinato e sporco, mi disse che io, dallo stile più pulito e lineare, completamente differente dal suo, nel futuro, sarei finita a pulire le case degli altri. Tale commento mi segnò profondamente, portandomi a cambiare indirizzo per seguire la facoltà di architettura (quando invece il mio sogno era tutt’altro).
    Ma se continuassi a raccontarvi di tutti coloro che mi hanno dimostrato l’inadeguatezza e le contraddizioni della scuola italiana, non finirei più. Eppure, qualcuno di loro mi ha profondamente segnato, e sono fiera di poterne parlarne in questo blog.
    In particolare, la mia professoressa del cuore fu l’insegnante di inglese della mia scuola superiore. Una persona dolce e pacata, appassionata e desiderosa di aiutare i suoi allievi, volendo loro bene come se fossero i suoi figli. Ricordo ancora ogni sua singola lezione, ma soprattutto non potrò mai dimenticare il suo modo di insegnare e la sua grande empatia.
    Perché proprio lei? La risposta non può essere più semplice: lei ha creduto in me.
    Mi è sempre piaciuto conoscere, studiare, ampliare le mie conoscenze, ma nessuno, a scuola, sembrava accorgersene, accorgersi di me.. Ero considerata da tutti diversa, sola, semplicemente a causa della mia timidezza…
    Ma questa professoressa… Lei fu in grado, fin da quando ci conoscemmo, di vedere chi sono io davvero.
    Apprezzò il mio lavoro, mi aiutò a migliorare sempre più, fu sempre dalla mia parte.
    Con lei si poteva parlare di tutto. Tra noi non vi era il classico legame professore-studente, ma eravamo amiche. Io, così come gli altri alunni, potevo parlarle dei miei sogni e delle mie passioni, chiederle consiglio e mostrarle le mie insicurezze… E, da parte sua, c’era interesse: a lei IMPORTAVA.
    Decisamente, fu proprio questo suo lato umano a far sì che il suo nome rimarrà indelebile nel mio cuore.
    L’unico aspetto triste di questa faccenda fu quello di doverci salutare prima del tempo. Infatti, il suo posto venne ceduto ad un’altra insegnate durante il terzo anno, e la cosa mi rattristò molto.
    Nonostante tutto, oggigiorno io e lei continuiamo a parlarci tramite messaggi. La sua presenza è stata fondamentale e unica per me.

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  14. Maria Luisa Gambatesa22 novembre 2022 alle ore 06:55

    Ho incontrato molti professori ma, tra quelli conosciuti, la figura della professoressa Concetta mi ha particolarmente colpita. Ci ha educati semplicemente insegnando con serietà e competenza Storia e Italiano . Sempre in piedi, gli occhi attenti ed espressivi, la penna in mano a tracciare linee immaginarie sulla cattedra. Non ho memoria di affermazioni storiche, gesti eclatanti o fuori dalla norma, confidenze fatte alla classe. Ma rammento bene il modo pacato in cui parlava, sempre tale da destare l’interesse degli alunni. Da lei ho imparato il piacere di leggere, di vedere, di sentire e, soprattutto, la ricerca dell’armonia e della gioia di vivere, tutta la mia vita futura ne è stata arricchita, non ci ha «insegnato» ma accompagnato con lei a godere di quello che avevamo intorno e a capirne il senso. Grazie a lei ho iniziato ad apprezzare la scuola e ad amare la letteratura. Tutta la classe studiava sempre la sua materia perché non solo ci sapeva interessare alle sue lezioni, ma ci incuriosiva e si percepiva la passione che riusciva a trasmettere.
    Maria Luisa Gambatesa 176247

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  15. Fin da quando ero bambina ho sempre percepito la scuola come il mio habitat naturale, un luogo sicuro in cui poter frequentare gli amici, un luogo in cui poter scoprire ed imparare cose nuove. Ho sempre vissuto la scuola con assoluta serenità; questo soprattutto grazie agli insegnanti che ho avuto, quasi tutti molto preparati ed attenti alle nostre esigenze. Fortunatamente durante la mia carriera scolastica sono pochi i docenti che non ho ritenuto all’altezza del loro compito: non basta essere preparati sulla propria materia, non basta limitarsi a spiegare la lezione del giorno; credo che per fare questo lavoro serva una vera e propria vocazione che ti spinge a voler tirare fuori il meglio di te e degli allievi che avrai di fronte in futuro. I professori che più mi hanno lasciato un segno indelebile sono la professoressa di fashion design e il professore di sostegno della mia cara compagna di banco.

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  16. PARTE II
    La professoressa è entrata per la prima volta in aula in terzo superiore con un entusiasmo contagioso di chi non vede l’ora di trasmettere la propria passione. Non era una professoressa come le altre, ci parlava da pari, ci trattava da adulti e il rapporto che si è creato andava ben oltre quello alunno-studente; passando tante ore in aula con lei è diventata il nostro punto di riferimento, lei ci ha preso sotto la sua ala protettiva e ci ha guidati durante tutto il triennio. Si preoccupava di conoscerci, di sapere cosa non andasse nelle nostre vite personali; era disposta ad abbandonare la lezione per parlare dei nostri problemi; per lei non era tanto importante insegnarci come disegnare bene un viso o insegnarci la storia del costume, lei voleva lasciarci dei valori, voleva far venir fuori la nostra personalità, ha aiutato tutti ad affrontare i propri limiti. Ammiro il suo metodo di insegnamento, ammiro la sua umanità; ci trattata da persone e non da semplici allievi, apriva dibattiti circa le lezioni che teneva, destava il nostro interesse attraverso l’arte, la musica, fatti quotidiani. È sempre entrata in classe col sorriso, sempre contenta di vederci, di fare il suo lavoro. Non tutti i professori sono disposti a creare questo tipo di legame con i propri alunni; ed è questo che mi ha tanto colpito di lei; questo che vorrò provare a fare io; diventare un punto di riferimento, un porto sicuro per i miei futuri allievi come la prof lo è stata per me. Il professore di sostegno della mia compagna di banco l’ho conosciuto sin dal primo anno di liceo, e se non fosse stato per lui, avrei cambiato sicuramente percorso di studi. Nonostante non fosse assolutamente compito suo, il prof è stato il prof di tutta la classe, aiutava tutti per come poteva: cerava mappe, appunti per tutti; ogni momento libero era un’ottima occasione per aiutarci nelle nostre difficoltà che fossero scolastiche o personali. Destava il nostro interesse attraverso la tecnologia, le immagini, i video, riusciva a portare tutto su un piano pratico, più comprensibile a tutti. Ci ha sempre spronati a lottare per i nostri sogni, a dare il massimo, a non arrenderci davanti alle difficoltà. Mi ha aiutata ad acquisire più sicurezza, più autostima, è stata la spalla di tutta la mia classe. Ci faceva ridere, ci faceva riflettere su noi stessi, sui tanti aspetti della vita. Dopo 5 anni, riusciva a capirci da uno sguardo; anche lui, ci trattava da pari, non da semplici alunni, si poneva sul nostro piano o poneva noi al suo, in base alle circostanze. Insieme alla professoressa di Fashion design (con la quale aveva stretto una stupenda amicizia) ci hanno insegnato il valore dell’amicizia, della dedizione, della costanza. Ha preso così tanto a cuore la ragazza a cui faceva da sostegno che la trattava quasi come una figlia, non l’ha mai fatta sentire sbagliata o a disagio; non l’ha mai trattata diversamente da come trattava noi. Se non fosse stato per lui, non avrei mai intrapreso questo meraviglioso corso di studi; lui mi ha fatto sentire la vocazione di voler dare del mio ai bambini; l’obiettivo più grande che mi pongo è quello di diventare un’insegnante preparata su tutto, intelligente, sveglia, umana ed empatica come lo è stato lui per noi.

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  17. Ripercorrendo mentalmente i miei anni scolastici la professoressa che porto nel cuore e porto da esempio
    oggi, è la mia insegnante di Scienza e Cultura dell'Alimentazione. Lei era capace di farci apprezzare lo studio
    e farci capire il significato di fare sacrifici per raggiungere i propri obiettivi. Il suo metodo didattico non si
    limitava a trasmettere nozioni ma anche a sviluppare la personalità di ciascuno: prestava particolare
    attenzione alle nostre singole esigenze trasmettendoci i valori. Le sue strategie didattiche miravano a far
    sentire tutti parte del gruppo, nonostante le diversità caratteriali ed era anche un modo per comprendere
    meglio sé stessi e gli altri. Nonostante la poca funzionalità nella nostra classe delle lezioni frontali, lei
    riusciva ad attirare la nostra attenzione tramite le presentazioni di power point, video ed esempi pratici;
    inoltre non faceva delle distinzioni in classe, anzi forniva a tutti gli strumenti adatti per poter arrivare
    preparati alle verifiche. Ci ha indirizzato verso quella che, forse oggi, è la nostra strada, consigliandoci come
    una madre ma allo stesso tempo sgridandoci con la severità che fa solo chi tiene davvero ai propri alunni (o
    come ci chiamava lei fanciulli"). Lei è il mio prototipo ideale di insegnante e un domani mi piacerebbe
    avvicinarmi al suo metodo didattico trasmettendo l'importanza dello studio per potersi realizzare in un
    futuro.
    Maria Sofia Grande
    Matricola: 176447

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  18. Durante il mio percorso scolastico ho avuto la possibilità di poter conoscere numerosi insegnati, i quali ,ognuno nel proprio, hanno cercato di lasciarmi ed insegnarmi qualcosa. Tra tutti però una docente in particolare sembrava aver catturato la mia attenzione più di altri. Ella sapeva trasmettere la propria passione per la sua materia non imponendola, ma facendola amare e comprendere. Aveva imparato a conoscerci uno per uno, ci studiava ed osservava ogni nostro comportamento e sapeva riconoscere in noi uno stato d’animo che potesse essere positivo o negativo. Era una docente autoritaria, che sapeva farsi rispettare e che sapeva ciò che voleva nella propria vita, ma non per questo si sentiva superiore. Essendo una docente di italiano cercò di farci appassionare ai classici e la sua più grande soddisfazione fu quando alla fine del percorso scolastico la maggior parte dei suoi alunni decise di intraprendere una strada prettamente umanistica, tra questi c’ero anch’io. Disponibile, comprensiva e volenterosa, penso siano questi gli aggettivi che più possano descriverla. Era solita affermare:” Carpe diem. Cogliete l’attimo, ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita. So che lo farete”. Ed io credo che in tutti questi anni non si sia mai sbagliata.
    Annarita Fares
    matricola: 176488

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  19. Come ben si sa in tutto il percorso scolastico sono tanti i maestri e professori con cui ci rapportiamo e ognuno a suo modo ci lascia qualcosa, che sia in positivo o in negativo. Per me c’è stata una professoressa in particolare che mi ha segnato positivamente: la prof Tremonte.
    Lei è stata la mia professoressa di italiano e latino per tutti e cinque gli anni del Liceo; una donna semplice e tenace, sempre pronta ad ascoltarti, venirti incontro e aiutarti, tenendo però sempre ben distinti l’ambito professionale da quello privato. Lei a differenza di molti altri ha sempre avuto ben presente il valore di noi alunni, non ci sottovalutava quanto piuttosto credeva davvero nelle nostre capacità e ci spronava a dare il meglio di noi; a tal proposito si rifaceva sempre a Seneca e alla sua celebre frase «Vindica te tibi», «Reclama te a te stesso». Insomma, oltre ad averci insegnato la sua materia, facendo in modo che tutti restassero al passo con il programma, ci ha dato delle dritte sulla vita. Per tutti e cinque gli anni ci ha ripetuto di non abbassare mai la guardia e sfruttare al meglio ogni opportunità che si fosse presentata e ad oggi che riguardo tutti questi cinque anni di Liceo in un'ottica generale e alla luce del nuovo percorso universitario che mi aspetta penso che i suoi insegnamenti siano stati innanzitutto costitutivi per la mia persona e utili per la mia futura carriera scolastica.
    Zuppa Angela

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  20. L’insegnante che ricordo in maniera particolare che ha segnato particolarmente il mio percorso scolastico: è stata la mia maestra della scuole elementari. Devo ringraziarla per le ottime basi che mi ha fornito per affrontare al meglio tutto il mio percorso scolastico. La ricordo particolarmente per aver utilizzato il metodo Montessori perché: riusciva a coinvolgere l’intera classe in tutte le attività, senza mai lasciare indietro nessuno. Inoltre lei per me, non è stata solo una mia semplice maestra ma è stata una mia seconda mamma e una guida. Mi ha insegnato quelli che sono i valori dell’uguaglianza e soprattutto del rispetto altrui e dell’aiuto reciproco valori che purtroppo oggi stanno quasi scomparendo nella nostra società. La ringrazio per avermi non soltanto formata intellettualmente ma soprattutto per avermi migliorata come persona e per avermi impartito i valori essenziale per l’intera vita.

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  21. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di relazionarmi con vari professori, però l'unica che mi è rimasta impressa è stata la professoressa di Scienze Umane. Il suo metodo didattico mi ricorda molto gli insegnamenti di Don Milani ed è per questo che ho un ricordo molto positivo di lei. Riusciva a coinvolgere l'intera classe in tutte le attività, senza trascurare nessuno. Inoltre, non solo per me, ma anche per gli altri alunni è stata una professoressa e anche una guida. Ci ha trasmesso dei valori e dei saperi, che ci hanno fatto diventare le persone che siamo oggi e probabilmente, tutte le mie passioni, il modo di approcciarmi al mondo e al valore che do al sapere saranno sempre merito suo.
    FALATO MARIAPAOLA

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