Quella che vi propongo è ormai una attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto.
Nella
vostra storia di studenti avete avuto modo di
incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e
professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che
avete
elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno
consapevole,
una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio
guida per
la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe
forme di
conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a
raccontare,
ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non
importa
se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui
conservate
ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti,
ricordate
proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in
maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se
possibile, vi invito ad essere positivi.
Visti i tanti (potenziali) partecipanti mi raccomando di rispettare la divisone proposta (quella basata sulla lettera iniziale del vostro cognome).
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 13 dicembre vi sarei grato.
Buona scrittura!
Era diverso dagli altri professori e insegnanti fino ad allora conosciuti...diverso da chiunque avessi incontrato fino ad allora ma era speciale!Quando entrava in classe si sedeva tra i banchi,tra noi e i libri non si aprivano mai...avevamo il nostro quaderno per gli appunti...presi al volo per non perdere le sue parole,i suoi racconti,le sue esperienze e i suoi insegnamenti a noi ragazzi che eravamo assetati di vita e di futuro!!Si sedeva su un banco con sguardo basso e così come per caso alzava un dito e diceva "a te!".In un attimo ero in compagnia di Socrate,Platone,Aristotele e si discuteva di amicizia,di amore,di libertà,di giustizia...!!Il mio professore di Filosofia,colui che è stato in grado di aprire la mia mente!Colui che non dimenticherò mai perché MAESTRO di Vita!
RispondiEliminaGrazie per il commento, si ricordi però di inserire il suo nome!
Eliminafb
Bevere Carmen
EliminaAntonella Costantini 18 Novembre 2021 18.20
RispondiEliminaDurante il mio percorso scolastico ho incontrato sempre maestri e professori che hanno saputo rapirmi e incuriosirmi e che tutt’ora ricordo con molto piacere. Ma ad una maestra devo quello che sono diventata. Ricordo ancora uno dei miei primi giorni di scuola in prima elementare. Lei entrò con una borsa colma di libri e una sciarpa coloratissima poggiata sulle spalle, orecchini pendenti… ricordo ancora le sue orecchie grosse che lei non nascondeva, perché aveva un taglio di capelli molto corto. Indossava sempre anelli, bracciali e collane vistose che abbinava ai suoi completi colorati. Fisico asciutto e carnagione olivastra. Era la mia insegnante di italiano, storia e geografia. Il suo tono di voce era molto caldo, ed era un piacere ascoltarla. La mia maestra era molto affettuosa e quando correggeva i miei compiti ricevevo un colpettino sulla testa mentre mi guardava sorridendo, soddisfatta ed io anche se imbarazzata fissavo la sua penna rossa in attesa del suo “giudizio”. Io durante le sue lezioni mi impegnavo davvero tantissimo perché volevo prendere un voto alto e perché lei si dedicava a noi con tanta dedizione che io mi sentivo in dovere di farla sentire gratificata. Spesso ci portava in cortile, per fare delle attività o semplicemente per leggere un libro. Ho un ricordo poco nitido ma che voglio riportare lo stesso… non so bene come sia nato questo legame tra lei, noi alunni e un filo rosso. Lei ci face fare un gioco per memorizzare i nomi utilizzando un filo di lana e da allora ci ha accompagnati in molte situazioni e ricorrenze. La mia maestra amava portarci in gita, ed era insolito vederla con le scarpe da ginnastica ma quando organizzavano le gite fuori porta il suo look era più casual, nel pullman durante il viaggio (solitamente breve) senza leggere ci anticipava cosa avremmo visto e perché ci stavamo recando in quel luogo. Una volta però siamo andati al mare, essendo vissuta in un paese di provincia e circondata dalle montagne per me era fuori dal normale vedere il mare ,se non nei mesi estivi. Fu una gita più breve rispetto alle altre ma quella che segnò tutti, perché a quell’età era bello condividere un momento del genere con tutti i compagni e con lei. Spesso la incontro e spesso rivivo quei momenti.
Antonella Costantini
Il percorso scolastico è destinato all'educazione e all'istruzione di studenti tramite la guida dei docenti.
RispondiEliminaDurante i miei anni scolastici ho incontrato molteplici docenti ma, con massima onestà, ho pochi ricordi positivi.
Penso che fare l'insegnante sia un dono innato, perché bisogna avere pazienza, rispetto, saper coinvolgere tutti ma soprattutto essere giusti senza pregiudizi e preferenze.
Proprio per questo non ho nessun ricordo positivo (o meglio, ho solo ricordi negativi) dei miei ultimi anni alle superiori, in cui i professori avevano le proprie preferenze evidenti mentre il resto della classe poteva rimanere in secondo piano.
Penso che in una scuola non si debba far distinzione se l'alunno ha un padre medico o un padre muratore.
Solamente facendo un bel salto indietro, fino a tornare alla scuola elementare, che la mia mente mi riporta alle mie insegnanti, dove i momenti condivisi li custodisco ancora con cura. Ricordo, per l'appunto, con estrema gioia la mia maestra di italiano delle elementari. Una maestra che ci faceva comprendere ogni singolo argomento coinvolgendoci al meglio, una maestra che non lasciava nessuno indietro, che utilizzava ogni possibile metodo per rendere l'argomento più chiaro. Una maestra severa ma giusta. Come ci faceva capire sempre lei, insegnare non significa solamente esprimere teoricamente i concetti, una maestra può insegnare anche attraverso la pratica.
È stata una splendida guida che mi ha portato ad avere un'ottima base per continuare il percorso scolastico ma soprattutto il percorso della vita.
Come potete notare le preferenze non mi sono per niente piaciute nel mio percorso di studio e molto spesso mi hanno portato a veder l'ora di finire il percorso liceale.
Auguro ad una futura me, ad una futura maestra di essere sempre disponibile, comprensiva, di non essere noiosa e di motivare i propri studenti e di rispettarli, di essere per loro un esempio positivo e soprattutto un ricordo positivo.
Mi auguro di vedere i miei studenti uscire con il sorriso, invece di fare il countdown da dicembre per la fine della scuola.
Ma soprattutto mi auguro di essere una vera figura professionale senza pregiudizi e preferenze.
In fondo spero di essere una maestra che ama il suo lavoro e ama ogni singolo bambino con le loro infinite differenze.
Di Cristofaro Francesca Pia matricola:172771
Vorrei partire facendo una premessa, la scuola a mio avviso non è un luogo ma un insieme di persone che hanno come obiettivo quello di imparare. Durante il mio percorso scolastico ho avuto molti docenti, tutti diversi tra loro. In particolare ricordo con molta stima e con grande affetto una Professoressa del liceo che è riuscita non solo a catturarmi dal punto di vista scolastico e quindi culturale ma anche dal punto di vista emotivo. Dall’aspetto una donna minuta, sempre ben vestita, attenta al suo aspetto. Non era temuta da nessuno di noi alunni, ma sapeva come farsi rispettare. Una persona gentile nei modi, aperta al confronto e al dialogo. Sapeva alleggerire le lezioni con piccole pause nelle quali eravamo soliti ridere con lei. Era molto interessata alle nostre opinioni, quasi come ne facesse tesoro. Per le valutazioni era alquanto severa, desiderava estrapolare il meglio da ogni singolo alunno. Teneva molto all’esposizione orale e di conseguenza che fossimo bravi nei collegamenti. In conclusione un buon insegnante è colui che ricorda di essere stato alunno, dì aver provato ansie, paure e gioia per un bel voto, ed ecco perché per me ella è l’INSEGNANTE.
RispondiEliminaGiovanni Bianco matricola:172881
Uno dei ricordi più belli che ho è quello della professoressa di Latino e di Greco. Lei era dolce e severa allo stesso tempo. Comprensiva e diretta quando doveva. Non entrava in classe esclamando, come tanti insegnanti facevano, "ragazzi prendete il libro che ora spiego". Assolutamente, si prendeva 10/15 minuti solo per noi, ci dedicava del tempo solo per chiederci come stavamo. Quando avevamo qualche problema con qualche altro professore utilizzavamo questi momenti per chiedere consigli. Quante risate ci siamo fatti tutti insieme. Non sembravano minuti, ma ore. A Volte questi momenti erano meglio della "ricreazione", in quanto un confronto sincero con una Professoressa, serviva forse di più delle chiacchiere con i pari fatte per svagare un poco. Quante volte, dopo essere entrata in classe e aver valutato gli stati d'animo e il contesto, cambiava tutto quello che aveva deciso per noi. Quando chiedevamo di non interrogare perché magari avevamo avuto tante interrogazioni lei non diceva di no a prescindere ma valutava la situazione, si accertava che non era una semplice scusa e poi decideva. Ci dedicava la massima attenzione e il massimo ascolto e nello stesso tempo lo voleva da noi. Tutti la rispettavamo e ascoltavamo la lezione.
RispondiEliminaHo scelto di parlare proprio di lei perché per me era una Professoressa empatica, che amava il suo lavoro, che sapeva osservare e che sapeva coinvolgere lo studente. La Scuola dovrebbe essere piena di insegnanti come lei.
Cardone Elena
Matricola: 172936
Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di interfacciarmi con molteplici insegnanti, chi più e chi meno bravi, molti dei quali mi hanno lasciato un bel ricordo.
RispondiEliminaCol passare degli anni pertanto, credo di aver elaborato, a partire dalle mie esperienze scolastiche, in modo più o meno consapevole una visione dell’insegnamento che mi serva come spirito guida per la mia futura professione. Credo quindi che sia questo il criterio molto più efficace ed incisivo a cui tenderò un indomani nel mondo lavorativo.
Il ricordo più recente è delle scuole superiori. Mi ritengo fortunata ad aver conosciuto molti professori preparati e dediti al loro mestiere, in particolare mi è rimasto impresso il metodo della mia professoressa di francese, la quale era una donna dalla presenza importante. Ricordo ancora tutt’oggi il suo profumo, il suo modo di gesticolare, era inoltre solita indossare scarpe col tacco. Insomma, la definirei “charmant” (restando in tema francesizzante). Le sue lezioni erano molto interattive e coinvolgenti. Ricordo che per farci comprendere al meglio il pensiero e le sensazioni dell’autore ci faceva tirare in ballo i nostri sentimenti, le emozioni e le sensazioni. In parole brevi: ci permetteva di essere protagonisti della vita dell’autore. Aveva un bel modo di impostare la lezione poichè attirava la nostra attenzione con il suo tono di voce, alternando vari registri e passeggiava tra i banchi rendendoci partecipi, ci faceva fare collegamenti tra differenti materie\epoche. Altra cosa fondamentale che ammiravo era il suo modo di ‘giudicarci’, non era ingiusta, anzi al contrario non faceva alcune distinzioni. Inoltre, ricordo che era pronta ad affrontare qualsiasi problema le ponevamo, per questo era anche una mentore. Spesso discutevamo sul come affrontare i problemi adolescenziali, insegnava alle ragazze ad avere fiducia in se stesse, ad amarsi e a relazionarsi con gli altri. Ovviamente al liceo bisogna interfacciarsi con una platea di ragazzi formati ed autonomi; ma in un prossimo futuro con i miei “pupi” mi piacerebbe essere così. E mi piacerebbe lasciare loro un bel ricordo.
DE SENA MARIA CARMELA matricola: 173024
grazie dei commenti! Aspetto i prossimi!
RispondiEliminafb
Sono davvero emozionata di poter scrivere questo mio pensiero su una persona che ha segnato la mia vita in modo positivo, la mia professoressa d’Italiano. Lei si chiama Antonella, una donna colta, carismatica, gentile e sempre disposta ad aiutare gli altri. Parlo di lei in queste poche righe perché è stata la prima a rompere la barriera professionale cercando un contatto umano con noi. Si capisce subito che questo sia il lavoro della sua vita semplicemente notando il suo limpido modo di spiegare e la sua emozione di vederci ogni primo giorno di scuola. Ama quello che fa, e non ha paura di esprimere i propri pensieri, cosa che non tutti hanno il coraggio di mostrare, è una delle tante cose che ammiro di lei. Voglio raccontare una delle nostre tante esperienze, i nostri viaggi a Napoli, la sua città preferita. La mia prof. è ancora oggi, una grande appassionata del mondo teatrale, grazie a lei, ho avuto la possibilità ad avvicinarmi in un mondo dove le mie emozioni si riflettono nelle voci degli artisti che ci faceva andare a vedere. L’opera che più mi ha interessata è stata la Bohème di Giacomo Puccini. La andammo a vedere al magnifico e storico Teatro San Carlo, le si illuminarono gli occhi e gli si riempirono di gioia vedendo tutti noi attenti a quel suo grande sogno. Quel giorno fu ricco di emozioni, mangiammo la pinza napoletana, visitammo i quartieri spagnoli, fotografammo il Cristo Velato e cantammo a squarciagola facendoci riconoscere da tutti. Con uno sguardo riusciva a capirmi, mi è stata molto vicina in un momento non bello della mia vita, dandomi consigli e rimproverandomi in modo costruttivo. Per certi versi è stata un’amica, sembra impossibile immaginarla tale date le circostanze in cui eravamo, eppure il sentimento che ci legava era esattamente quello. Non riuscirò mai a dimenticare lei e tutte le nostre avventure, risate, incomprensioni e dolori condivisi. La sento ancora oggi, e sentire quanto lei sia felice per me, mi fa sentire importante, e orgogliosa di me stessa. Con un sincero e malinconico sorriso chiudo così il mio testo, ricordando a cuore aperto che grande donna sia stata per me, e come con poco, sia riuscita a farmi diventare la donna che sognavo il primo giorno di quel liceo linguistico che porterò sempre nei miei ricordi più felici.
RispondiEliminaLudovica Donnanno
Ho letto la tua storia mi ha interessato molto congratulazioni per il modo in cui l'hai esposto
EliminaGrazie per aver letto il mio testo, buona serata.
EliminaNel corso della mia carriera scolastica ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei insegnanti. Non dico di essere stato uno studente modello, ma, insomma il mio dovere l’ho sempre svolto. Tra i tanti professori vi parlerei proprio della mia professoressa di italiano, colei che ci ha seguiti per cinque anni e ci ha visti trasformare facendoci diventare dei ragazzi maturi, quasi adulti. La mia prof è sempre stata una donna elegante e raffinata con fama di insegnante severissima dove fin da subito però ha saputo catturare la nostra attenzione ed entrata nel cuore di tutti noi.Ci ha fatto conoscere prima e amare poi una materia noi comune, poiché l’italiano è una materia che è molto importante. La nostra professoressa ha avuto la capacità di superare il metodo cattedratico della lezione proponendoci di volta in volta iniziative originali e coinvolgenti. Oltre alla sua preparazione culturale di lei mi ha colpito molto il suo modo di fare, il suo modo che aveva dopo tante ore che passavamo insieme, piacevole e gradevole. Le sue interrogazioni non venivano vissute come momenti di ansia e di panico ma a volte la nostra prof si proponeva delle domande dove ciascuno dovevamo rispondere con una massima libertà. Lei non ci valutava su queste cose ma a mio parere senza dirci niente essa ci valutava come meglio poteva. Non programmava compiti in classe, ci presentava delle cose alla lavagna o delle domande proprio per verificare il nostro interesse fin dove arrivasse. Questo per quanto mi riguarda è quello che Vorrei trasmettere ai miei futuri alunni ovvero non fermarsi mai all’apparenza e scavare sempre nell’interiorità di ognuno, riuscire a dialogare senza alcuna barriera e infine dare molta importanza allle ‘’prof di italiano’’. L’insegnante che vorrei diventare un domani e quello che non si limita a trasmettere delle semplici nozioni ma porta ai suoi alunni ad interessarsi a quello che fanno, e trasmettere soprattutto dei valori perché prima di essere alunni sono bambini di conseguenza gli uomini del futuro.
RispondiEliminaD'AMBROSIO SALVATORE MATRICOLA 172764
Buonasera, io oggi vorrei parlare della mia professoressa di economia aziendale, una donna di mezz'età, bassina e robusta, molto sicura di sé, questo lo dimostrava anche nel modo di spiegare, era molto organizzata e non lasciava nulla al caso, sia per quanto riguardava la spiegazione delle lezioni sia per il tenere in ordine la classe e la programmazione delle interrogazioni, per esempio se una persona mancava all'interrogazione programmata ne chiamava un'altra a caso, questo per farci capire che dovevamo rispettarci e rispettare lei in primis, e soprattutto per non creare il precedente, odiava creare il precedente e tutto ciò che avrebbe ostacolato l'organizzazione delle sue lezioni, che erano incentrate sulla spiegazione del testo, essendo una materia non discorsiva e che tratta i numeri e che quindi comprende esercitazioni nella seconda parte della lezione faceva gruppi misti per farci svolgere gli esercizi insieme, dopo aver svolto questo compito poneva domande per consolidare quanto appreso. La materia era abbastanza complicata se non appresa bene dalle basi, fortunatamente avevamo molte ore di lezione, essendo questa la materia di indirizzo, quindi ci dedicava molto tempo.
RispondiEliminaAppena conosciuta l'avavamo etichettata come una persona cattiva, ovviamente sbagliando perché a fine anno ci siamo ritrovati molto più uniti come classe grazie ai suoi lavori di gruppo e con una conoscenza della materia molto buona, da lei ho imparato che l'organizzazione del lavoro è una buona parte di esso, e avere a che fare con persone organizzate trasmette tranquillità e sicurezza, coinvolgendoti emotivamente e facendoti apprendere con più velocità e serenità
De Pasquale Elena
Matricola: 173188
“Insegnare”, dal latino “insignare”, ossia “imprimere segni (nella mente)”; far sì con le parole, con spiegazioni, o anche solo con l’esempio, che qualcun altro acquisisca una o più conoscenze, un’esperienza, una capacità e che sia in grado di compiere, maturare, agire e apprendere. Insegnare pertanto, significa proprio “segnare dentro”, vuol dire lasciare qualcosa: un’impronta indelebile, una traccia di sé in profondità, qualcosa da ricordare sempre, da portarsi dietro, come un bagaglio, per tutta la vita. La qualità della scuola la fanno gli insegnanti; sono loro a svolgere la funzione decisiva all’interno del sistema educativo. Un sistema variegato, composto da una geografia frastagliata, da pezzi di puzzle molto diversi l’uno dall’altro, con realtà assai distinte tra di loro. Gli insegnanti, a differenza di formule, date, nozioni, li ricordiamo per tutta la vita: con angoscia e amarezza se ci hanno traumatizzato, con nostalgia e affetto se ci hanno ispirato, appassionato, spinto a crescere e ad imparare. Ed infatti, io la ricordo ancora, con immenso rimpianto ed estrema amorevolezza, la mia insegnante delle elementari. La ricordo, quel primissimo giorno di scuola, quando balzò in aula entusiasta ed emozionata al contempo, pronta a presentarsi e ad iniziare insieme quel nuovo capitolo della sua e della nostra vita. Sembrava non attendesse altro che incrociare i nostri sguardi, conoscere le nostre storie, scrutare i nostri visini un po’impauriti, speranzosa del fatto che presto avremmo rotto il ghiaccio e sui nostri volti sarebbero comparsi di lì a poco tanti e bei sorrisi. Chissà se si sarebbe mai aspettata che qualcuno, a distanza di tredici anni, avrebbe ancora parlato di lei. Ecco, forse è anche questo che fa di un insegnante “un buon insegnante”: l’incertezza e le non-aspettative, il non pretendere mai di essere osannato e riconosciuto come “il maestro che porto nel cuore”, perché sarà poi il tuo lavoro, la tua vocazione, la tua passione, il tuo “ben fare”, il tuo seminare a far germogliare i frutti della tua dedizione e del tuo operato. “Seminate nei bambini buone idee; e anche se oggi non le comprenderanno, un giorno queste fioriranno” (M. Montessori). Ecco, la mia insegnante ha saputo seminare buone idee e dopo attesa e pazienza, quelle idee sono fiorite e si sono rivelate rivoluzionarie e decisive nel mio percorso di vita e professionale. Quel suo modo che aveva di fare, di porsi, di scavalcare i nostri muri, di farci sentire alunni speciali, con caratteristiche uniche ed irripetibili, sono tutti aspetti che mi hanno spinta a scegliere la mia strada, che hanno inculcato in me la stessa passione che lei aveva per il suo lavoro, insomma mi ha ben contagiata e mi ha spinto a desiderare di imitarla, un giorno.
RispondiEliminaÈ sempre emozionante parlare di persone che hanno dato un buon esempio, dei validi insegnamenti, che hanno “lasciato il segno” nella nostra vita, ed è una bella opportunità quella di poter condividere la mia personale e positiva esperienza, e raccontare di ciò che ha significato per me la mia maestra alle scuole elementari, Pina Del Vecchio.
RispondiEliminaRicordo ancora mia madre così tanto combattuta perché non sapeva se farmi frequentare quella che, sul finire degli anni ’80, si chiamava “primina”, poiché all’epoca eravamo solo quattro bimbi e avremmo potuto sentirci “diversi” rispetto a coloro che andavano a scuola e frequentavano la prima elementare. Oggi ringrazio i miei genitori che, anche per onorare la disponibilità e i buoni propositi di quella maestra, diedero inizio al mio percorso.
La maestra Pina era una donna fisicamente robusta e alta, molto semplice, sorridente, piena di creatività e di tante iniziative, molto pratica e lontana da inutili inconvenevoli.
Portava dentro di sé il dolore di non aver potuto essere madre, ma in realtà lei ebbe tanti figli perché realmente viveva per i suoi alunni, e io ricorderò sempre quello sguardo dolce, quel sorriso, quella cura che riversava su di noi, quegli abbracci così calorosi da toglierci il respiro.
Ricordo anche quella che era la nostra classe, una piccola stanza in una casa in campagna: non vivevamo nessun tipo di disagio, ma ci sentivamo una piccola famiglia, e io mi sentivo accolta e privilegiata.
Tutto era semplice con lei, e tutto ben definito allo stesso tempo: c’era il momento per cantare, per ridere e divertirsi, e c’era il momento per stare composti, per stare attenti e per imparare; lei ci insegnava a scrivere, a leggere, a contare.
Autorità e dolcezza convivevano in lei con così tanta naturalezza che io attendevo con gioia, anche negli anni successivi di scuola primaria, il suo arrivo in classe. Per me era diventata un punto di riferimento, una certezza, e anche i suoi rimproveri e i suoi ammonimenti sono serviti a formare il mio carattere che era così timido e riservato.
Ho costruito, per quanto piccola, un bagaglio culturale solido, che è stato importante ed è servito da base per tutti i miei studi, ma ho costruito anche legami forti e autentici che durano ancora oggi, dopo più di trent’anni.
Io e la maestra Pina, perché per me resterà sempre tale, viviamo nello stesso paese, e ancora oggi abbiamo un rapporto bellissimo di stima e rispetto reciproci. Ho fortemente desiderato che lei condividesse con me traguardi importanti della mia vita, e non mi ha fatto mai mancare la sua presenza.
Maria Montessori diceva: “Questo è il nostro compito nei confronti del bambino: gettare un raggio di luce e proseguire il nostro cammino.” Questa è la vera vittoria e la vera “magia”, che dopo moltissimi anni quel raggio di luce brilla sempre in me, e quel bagaglio sempre vivido di ricordi, di suoni, di voci mi terranno sempre legata a quella che per me è stata una maestra, un’educatrice, una figura materna.
Orsola D'Onofrio (matricola 172985)
Pur essendo passato così tanto tempo ancora ricordo benissimo il mio percorso scolatico alle elementari grazie ad una maestra che mi ha fatto vivere e apprezzare quegli anni nel migliore dei modi.Il suo nome è Matilde,era la mia insegnante di storia e geografia;ricordo ancora il giorno in cui si presentò a noi,voce ferma e calda, sicura di sè che incuteva sicurezza,ci osservava in continuazione cercando di capire,osservando volto ed espressioni di ognuno di noi,il nostro grado di timidezza o,in caso contrario,disinvoltura.Quando spiegava cercava sempre di essere chiara,di farsi capire e seguire da tutti e non tollerava distrazioni,era molto decisa nel portare a termine ciò che si prefissava. La cosa che mi colpiva di più è che,se si creava un momento di disordine,riusciva in men che non si dica a riportare l’ordine con un semplice gesto:si metteva difronte alla cattedra,ci fissava tutti con sguardo fermo,appena tutti le rivolgevano l’attenzione,partendo da un punto creava con le braccia un cerchio che si apriva e terminava con le sue braccia conserte. Una volta consrte le sue braccia anche noi dovevamo averle nel medesimo modo poste sul banco stando in silenzio.Il suo metodo valutativo era quello delle verifiche ogni fine unità e in particolare con storia ci faceva esercitare molto sulle linee del tempo.Inoltre rimasi colpito dal fatto che per imparare la forma e posizione delle regioni o vari paesi del mondo,come esercitazione,ce li faceva ricalcare su un foglio da un vero e proprio mappamondo o atlante geografico. Ammiro molto il suo metodo e il fatto che tenesse a ognuno di noi come suoi figli e inoltre sono rimasto colpito dalla sua onestà:in ogni incontro scuola famiglia non aveva problemi nel elencare pregi e difetti ed evidenziare le difficoltà di ognuno di noi proprio perchè voleva che migliorassimo e che lo facessimo insieme a lei giorno dopo giorno.A lei sono molto grato perchè mi ha fatto crescere molto a livello umano e mentale soprattutto grazie ai suoi metodi efficaci.
RispondiEliminaBORGIA FRANCESCO
Matricola:172692
Come diceva Mark Van Doren, professore, poeta e scrittore: “L’arte di insegnare e l’arte di assistere ad una scoperta.”
RispondiEliminaOgni alunno è unico ed ha capacità diverse dagli altri.
Bisogna conoscerlo e cercare di capirlo per adottare un approccio migliore, ai fini di garantire il suo apprendimento.
E gratificante per l’alunno essere ascoltato e non solo giudicato tramite prove e verifiche. Il ruolo dell’insegnante non deve essere limitato esclusivamente ad impartire nozioni.
Durante il mio percorso scolastico, molti sono stati gli insegnanti preparati, pochi quelli di cui ho ancora un vivido ricordo.
Fui particolarmente colpita da alcuni per il ‘modo’ di insegnare, diverso da quello solitamente utilizzato. Un esempio il mio professore di italiano.
Era un personaggio singolare: dalla camminata veloce e l’aria severa. Non si limitava all’insegnamento della sua materia.
Le lezioni che proponeva non erano mai banali, ogni giorno diverse fra loro. I temi trattati erano tra i più disparati: storia, politica, musica, attualità.
Spesso dedicavamo intere lezioni al confronto, disponevamo le sedie in cerchio e discutevamo il tema giornaliero proposto dal professore (es. un articolo di giornale). Era interessato a conoscere il punto di vista di ognuno di noi. Desiderava la nostra crescita, non solo dal punto di vista scolastico ma anche umano.
Mi ha insegnato tanto ed è per questo che gli sarò sempre grata. Spero di poter essere alla sua altezze nello svolgere la mia futura professione.
Maria Chiara Basta
Matricola: 172670
Nel mio percorso scolastico ho avuto diversi insegnanti che certamente hanno contribuito alla mia formazione sia dal punto di vista culturale e umano.
RispondiEliminaL’insegnante che più mi ha colpito, ‘lasciando il segno’, è stata la mia maestra di italiano, la quale potrei considerare maestra di vita. La ricordo con gioia e nutro una grande stima nei suoi confronti, in quanto è riuscita a far breccia nel mio cuore con il suo modo di fare, prima ancora che con il suo modo di insegnare. E’ una di quelle persone che mette passione in tutto ciò che fa, ci spronava a dare il meglio di noi stessi, capace di mettere in discussione il proprio operato nel momento in cui notava scarsi risultati da parte della classe: credo che questo sia molto importante, un gesto di umiltà che ogni insegnante dovrebbe mostrare. Dolce ed autorevole allo stesso tempo, riusciva a coinvolgere tutti nelle sue lezioni, a volte attraverso delle battute, altre attraverso dei rimproveri, proprio per farci comprendere l’importanza di ciò che stava insegnando, inoltre il suo insegnamento era costantemente accompagnato da giochi, quiz e lavoretti più pratici in modo che apprendere e ricordare le lezioni fosse più facile e divertente per tutti noi alunni. Il ricordo più bello che ho di lei è la sua risata, la sua voglia di insegnare, ma soprattutto l’impegno nell’organizzare le recite scolastiche di fine anno: era molto soddisfatta di me. Preparare le recite con lei era molto divertente, ogni cosa era speciale, ci trasmetteva la grinta e la voglia di fare un buon lavoro, soprattutto per i nostri genitori che sarebbero venuti a guardarci. Il concetto che ripeteva sempre era che la scuola non doveva essere visto come un posto dove prendere buoni voti o tirare a campare per venire promossi e, una volta raggiunto l'obiettivo, dimenticare subito quello che si era imparato; deve essere invece un luogo dove ci si prepara alla vita futura, si vedeva che era molto preparata nella sua materia.
Ha sempre avuto un ottimo rapporto con i suoi alunni, e ciò lo dimostra il fatto che tuttora, quando ci incontriamo casualmente per strada, mi abbraccia e ricorda i cinque anni passati insieme inoltre , si informa sulle scelte di vita che ho compiuto, nonché sui miei risultati e traguardi raggiunti. Ho sempre avuto fiducia in lei, perciò sono felice di non averla mai delusa e spero di continuare a darle soddisfazioni. Il suo insegnamento, per me, non si limita alle mura di scuola e quindi alla propria materia, ma si estende alla vita di tutti i giorni. E’ proprio pensando a lei che ho deciso di intraprendere questo percorso di studi e quindi di iscrivermi a Scienze della Formazione Primaria, perché voglio diventare una maestra come lei. Ho sempre pensato che sia fondamentale l’approccio che l’insegnante ha con la propria classe, credo debba esserci un clima favorevole all’apprendimento ed è questo il mio obiettivo. Grazie al suo esempio, spero di poter un giorno ricevere dai miei alunni tali apprezzamenti, in modo che io possa comprendere di aver fatto un buon lavoro sia a livello scolastico, ma soprattutto livello morale. Voglio trasmettere ai ‘miei bambini’ la voglia di studiare, di apprendere cose nuove, di volere sempre di più dalla vita e da se stessi.
-DORIANA CAPOLUONGO
MATRICOLA: 172932
Della Volpe Michela, matricola 172769
RispondiEliminaNella mia lunga esperienza scolastica, contrassegnata da episodi negativi alternati a momenti di gioia ed allegria, una svolta su quello che sarebbe stato il mio percorso di vita, personale quanto professionale, è stato l’incontro con la mia professoressa di italiano.
Era il settembre del 2011, mi affacciavo a quello che sarebbe stato il terzo anno di scuola superiore, anno in cui nella maggior parte dei casi con il cambio delle cattedre un qualunque adolescente comincia a domandarsi come potrebbero essere i “nuovi” professori; fu allora che incontrai la nuova professoressa di Italiano, una donna elegante, di quelle che trasudano sicurezza ma anche severità; suprema nei modi, ma con l’incredibile capacità di comprende gli stati d’animo, le angosce e le paure di un adolescente. Una donna empatica.
La sua passione per l’insegnamento andava oltre la semplice lezione frontale; parlava di esperienze di vita, ci raccontava della letteratura come una storia da narrare; e fu proprio sulla letteratura che scoprimmo il nostro comune amore per la lettura.
Furono i libri ad unirci, si creò un rapporto che andava oltre quello di un’insegnate e della sua alunna; fummo amiche. Ci intrattenevamo a parlare dei libri che leggevamo, suggerendoci l’un l’altra autori.
Grazie a lei scopri il meraviglioso mondo di Orwell, potendo entrare anche io nella fattoria degli animali; ho vissuto sotto il regime del Grande Fratello nell’anno 1989; ho viaggiato lungo le sponde del Mississippi insieme ad Huck e Jim; mi sono lasciata ammaliare dal fascino del giovane Dorian; ho ascoltato i racconti del Decameron; ho sofferto le sventure dei Malavoglia; mi sono innamorata del signor Darcy; sono stata una dei sei personaggi in cerca di autore capendo cosa significa essere uno nessuno e centomila e partecipato alle meravigliose feste di Gatsby.
Potrei raccontare ancora di mille avventure vissute leggendo le pagine di quei libri che sono diventati un rifugio serale dalla quotidianità di un adolescente che vive i tormenti e le gioie tipiche dell’età.
Non c’è stato giorno dove non ci scambiassimo idee, opinioni e racconti; grazie a lei ho vissuto in un mondo fantastico, fatto di fantasia ed avventure; ma la sua capacità di introdurmi in un mondo di fantasia non potrà mai superare la sua incredibile capacità di farmi apprezzare il mondo reale, quello fatto di persone vere. In questo meraviglioso ritratto non bisogna però non menzionare le sue doti di insegnate, perché di questo parliamo, di doti e talento.
Giusta, meritocratica, empatica ed anche severa; capace di elogiare con voti alti ma altrettanto capace di “assegnare” un voto basso, se giustamente meritato, sempre seguito da una spiegazione ed un confronto con lo studente; perché volendola citare direttamente “Non c’è voto basso che non possa essere cancellato con impegno e determinazione”.
La mia professoressa di Italiano ha rappresentato in mille modi quello che per me dovrebbe essere il ruolo di un insegnate: una madre, una sorella, un’amica, una guida ed un supporto.
Dopo il liceo il mio percorso di studi aveva preso una direzione ben diversa da quella da me immaginata; fu quando mi ritrovai a fare i conti con me stessa che mi tornò in mente quella donna, che aveva significato così tanto per me durante gli anni di scuola, e mi fece desiderare che ogni studente avesse la possibilità e anche la fortuna di avere qualcuno di così incisivo nella sua educazione. Fu allora che decisi che nella vita sarei stata anche io un insegnante; con il timore di non essere abbastanza ma la volontà di lasciare un segno.
1984***
EliminaQuesto compito mi spinge a guardare indietro, verso un passato non recentissimo ma che inevitabilmente mi ha segnato come persona e ha lasciato ricordi indelebili nella mia mente. Come non ricordare il mio maestro delle elementari, un personaggio sui generis, sulla cui personalità e modi di fare andrebbe scritto un libro piu’ che un semplice testo! Parliamo degli anni in cui non esisteva il maestro prevalente né era previsto l’insegnamento suddiviso per moduli. Erano gli anni in cui ancora ci si alzava ogni volta che il maestro entrava in classe e ci si rivolgeva a lui con l’appellativo di “SIGNOR MAESTRO”. Il tutto dettato da un forte senso del rispetto e riverenza ma soprattutto con la consapevolezza dell’importanza che quel ruolo istituzionale ricopriva. Una sorta di scuola vintage dove c’era un solo maestro, tuttofare, la cui presenza costante e unica, ha arricchito il mio sapere in tutte le discipline e in tutte le sfaccettature. Anche il fisico contribuiva a sottolineare la sua imponenza: alto, robusto, corpulento. Ma dietro questa figura apparentemente austera, si nascondeva una personalità tenera e affabile. Aperto al dialogo e al confronto ma soprattutto all’ascolto, non ha mai esitato un attimo a “scendere dalla cattedra” e diventare uno di noi nelle discussioni e nelle dinamiche tra bambini. Capitava spesso infatti di riportare, tra i banchi di scuola, questioni “esterne” a cui il maestro dava molta importanza in quanto, a suo avviso, strettamente collegate alla nostra crescita educativa e intellettuale. Questi aspetti non potevano essere separati in quanto fortemente correlati nel percorso di crescita che stavamo intraprendendo. Era quasi maniacale riguardo la bella grafia e l’ordine nei quaderni. Il suo bel sorriso si tramutava in un attimo in un ghigno beffardo non appena si trovava tra le mani un quaderno pieno di scarabocchi e cancellature. Con grande orgoglio invece portava a visionare alla direttrice quei quaderni che lui reputava “opere d’arte” in quanto rispecchiavano esattamente ciò che lui desiderava. Fortunatamente io rientravo in questa categoria. Stesso atteggiamento con la lettura. Si, anche se non c’era grande disponibilità di libri nelle case in quanto non si dava ancora molta importanza alla lettura, il maestro portava in classe tantissimi suoi testi e riservava molto spazio, durante le lezioni, alla lettura ad alta voce. Anche in questo caso, i “bravi lettori” facevano un giretto in direzione per mostrare il loro talento nell’espressività, nella cadenza e nella fluidità. Sicuramente aveva un approccio meno testuale rispetto ai metodi attuali. Le regole grammaticali erano ben inserite all’interno di schemi e tabelle che, alla pari delle tabelline, andavano necessariamente studiate a memoria. Tutti i giorni eravamo chiamati a dare sfogo alla nostra creatività realizzando testi e spaziando da un argomento all’altro. Non posso non ricordare anche il suo approccio con le varie discipline, in particolare la religione. Ogni mattina, prima dell’inizio della lezione, dovevamo recitare “LA PREGHIERA DEL MATTINO”. Una volta a settimana, un alunno abbandonava il grembiule per vestire i panni del prete e recitare la messa. Ancora oggi ricordo ogni parola del celebrante in quanto questo rituale ha accompagnato tutto il mio percorso delle elementari. Anche l’aula era lo specchio della sua personalità, ricca e ingombrante. Mappe, cartine, cartelloni, disegni… a stento riuscivamo ad intravedere il colore delle pareti. E, dal momento che erano disposti a diverse altezze, il maestro era munito di bacchette di legno, di varie misure, che servivano per indicare ciò che andava ad argomentare. Oggi non è piu’ tra noi. Conservo materialmente di quegli anni i tanti quaderni, gelosamente custoditi, e le tante fotografie scattate durante le gite e le recite scolastiche. Ma è soprattutto il ricordo di questo maestro, un po’ fuori dagli schemi, che mi fa guardare con tenerezza e positività, la bambina che sono stata.
RispondiEliminaStefania Di Stefano
Salve carissimo professor Bruni,
RispondiEliminasono molto entusiasta per questo “compito” che lei ci ha assegnato, perché grazie ad esso ho la possibilità di illustrarle, come fosse un’opera d’arte, una tra le insegnanti che più mi hanno formato nel corso della mia vita liceale. Oggi le parlo della mia professoressa di scienze umane e filosofia, una donna (mi permetta di dire con la D maiuscola) sempre elegante, sempre rispettosa di noi studenti e sempre pronta a far sì che la giustizia regnasse sovrana nei nostri ambienti di apprendimento. Questa docente è stata una di quelle persone che vedono delle strade dissestate e, con pazienza e grinta tracciano un sentiero, una strada percorribile, che ha portato ognuno di noi alunni verso la consapevolezza delle nostre potenzialità e della nostra persona. Lei ci ha insegnato a prendere le sue materie in maniera molto seria, ma nonostante questo, era sempre aperta ai più variegati punti di vista sui vari argomenti. Ci ha insegnato la costanza, in quanto ogni volta che entrava in classe avevamo un po’ di tempo per ripassare e poi venivamo chiamati a caso per fare il punto della situazione, per poi ascoltare le sue bellissime spiegazioni delle varie materie. Ci ha insegnato ad essere attivi nella vita, scolastica e non, perché così e solo in questo modo ognuno di noi poteva regalare un pezzo fino a rendere il tutto un bellissimo puzzle ricco di colori e sfumature. Ricordo con molto piacere, e anche con molta emozione, le nostre lezioni; tutte le volte in cui ero un po’ spento, lei guardandomi mi chiedeva “Come stai?”. Caro professore, se ho un modello da cui prendere ispirazione, questo è proprio lei, sia a livello umano che didattico. Difatti è stata una di quelle persone che si incontrano per caso, quelle che Dio o chi per lui mette sulla tua strada e che ti prendono per mano, e con voce delicata ti aiutano a camminare fino a renderti autonomo. Sul piano della didattica utilizzava spesso tecniche come il brainstorming, anche se prediligeva la lezione frontale. Ci tengo a sottolineare che entrambe non erano “standard”, bensì erano strutturate in maniera differente. Un esempio di quella che era una delle sue solite lezioni era il seguente: dopo aver fatto il punto della situazione sulle passate lezioni si procedeva alla spiegazione, che comprendeva due momenti fondamentali, che erano la spiegazione “classica” in cui si intersecavano domande e curiosità sulla vita quotidiana, in cui ognuno di noi era chiamato a rispondere in maniera totalmente libera. Era capace di creare un clima ideale per le “discussioni”, in cui ognuno di noi aveva sempre qualcosa da aggiungere rispetto alle parole di un altro compagno. E così 1 o 2 ore volavano via, senza che noi ce ne rendessimo conto. Non voglio dilungarmi molto, le voglio solo dire che in alcuni degli argomenti che lei ha spiegato (ad esempio il cognitivismo), sentivo un gradevole sottofondo, la voce di questa professoressa che spiegava a modo suo questi temi. Spero di essere stato esauriente nello spiegarle questa mia esperienza e la ringrazio nuovamente per la sua attenzione nei nostri confronti.
Ps: <> Zanotelli
Con stima e ammirazione,
Marco di Siro
nel PS avevo inserito la citazione di Zanotelli: "Noi siamo le persone che abbiamo incontrato".
EliminaEro una bambina ma durante le scuole elementari avevo già maturato cosa realmente volevo diventare anche se non ero molto consapevole, ovviamente la mia convinzione si è maturata nel corso degli anni, sicuramente quel giorno in cui intraprenderò questo meraviglioso mestiere mi ispirerò alla mia maestra d’italiano. Lei era dolce, era paziente, aveva buone parole con tutti, riusciva a toccare la nostra sensibilità. Ricordo ancora oggi, quando mi chiamava a fare l’analisi grammaticale lei prendeva il mio quaderno per scrivere l’esercizio che avevo svolto in quel momento alla lavagna ed io ero così contenta perché adoravo la sua scrittura, spesso a casa mi esercitavo a scrivere come lei. Volevo imitarla, volevo essere come lei, ricordo ancora il suo profumo quando mi abbracciava. Quando spiegava la lezione difficilmente lo faceva dalla cattedra lei preferiva stare seduta tra in nostri banchi e ad ogni lezione sceglieva un alunno come aiutante per mostrare o scrivere qualcosa sulla lavagna. Spero vivamente un giorno di riuscire a toccare le menti e i cuori dei miei allievi come lei è riuscita a farlo con me.
RispondiEliminaEMANUELA COLOGNO MATRICOLA 172981
Io penso che insegnare sia un dono,perché un insegante che lascia il segno non è una cosa ovvia.Il mio ricordo custodito con affetto nel mio cuore lo devo alla mia maestra Michelina! Una maestra con cui sono legata da un filo rosso indissolubile. E’ stata la prima maestra ad accogliermi in prima elementare. Ero emozionata e curiosa di questa nuova avventura che mi aspettava! E lei mi ha accolta nel migliore dei modi: aveva un tono di voce soave, delicato e allo stesso tempo determinato .Ecco ,questo penso che sia la cosa che caratterizza un insegnante positivo: il saper essere determinato nel suo lavoro e nel suo modo di fare e contemporaneamente saper trasportare i ragazzi nell’apprendimento in maniera elegante e attiva. Ogni volta che entrava in classe era una boccata d’aria sana! Con il suo profumo dolce che sapeva di fragola , le sue gonne lunghe tutte colorate che sapeva colorare le mie giornate in colori caldi e luminosi, il suo sorriso sempre presente sulle labbra che una giornata no la faceva diventare nel giorno piu’ bello da vivere perché portava energie positive.Ci raccontava tante fiabe tra cui una che mi rimase nel cuore ‘Le avventure di Cipollino’ in cui ogni volta ci portava nel cortile della scuola per rendere piacevole questa attività.Era la mia ora preferita perché stare all’aria aperta e immergerti in una lettura piacevole a contatto con la natura era la cosa piu’ rilassante. Sapeva coinvolgere l’intera classe senza distinzioni, facendoci sentire tutti i ‘cocchi’ della maestra ma nel giusto modo ; pretendeva ma trasmetteva ed è per questo che è impressa nel mio cuore, perché chi da tanto deve essere ripagato con la giusta moneta. Passare del tempo con lei era solo un piacere immenso e non vedevo l’ora di tornare a scuola per stare insieme a lei, perché le ore con lei sembravano secondi .Non la ringrazierò mai abbastanza per tutto ciò che mi ha trasmesso, devo a lei il mio amore per l’insegnamento. Maestra del mio cuore spero un giorno di poter essere come te !Grazie di tutto ,la tua piccola Francy.
RispondiEliminaSono trascorsi molti anni dall’inizio del mio percorso scolastico, porterò sempre nel mio cuore i ricordi vissuti nella scuola primaria, una volta chiamata scuola elementare, la prima scuola di “vita” che segna il passaggio dall’infanzia alla preadolescenza, quella nella quale entri ancora una bambinella e ne esci quasi una ragazzina. E sono tante le cose che possono rendere questo momento della vita indimenticabile : si impara a leggere e scrivere, a stare seduti a lungo, a stare in silenzio e alzare la mano per parlare, attendere la creazione per poter giocare con i compagni , l’inizio dello studio e di nuove conoscenze, l’incontro con le maestre. Il periodo della mia infanzia è stato uno dei più belli della mia vita, fatto di spensieratezza, allegria, leggerezza, di scoperta e conoscenza, di amicizia. In particolare ricordo la maestra Maria, il suo sorriso , un sorriso aperto e sincero, una persona sempre solare. Lei era calma , aveva una dolcezza ed una serenità nello spiegare e nel coinvolgerci, c’ erano anche momenti in cui perdeva il controllo, non sempre era tutto perfetto, ma riusciva a rendere piacevole anche una giornata negativa. Era a favore della sperimentazione e del fare: si imparava facendo, osservando, scoprendo in prima persona. Come citava anche M. Montessori <>. La ricordo con piacere perché, didatticamente, ho compreso con gli anni avvenire, che una brava maestra non deve solo ‘sapere’ ma deve anche comunicare, interagire con gli alunni, in base alle esigenze e i diversi apprendimenti di ciascuno, e che quindi conta prima di tutto l’amore per ciò si fa, l’empatia che si istaura con la classe, la comprensione di ciascun alunno. Mi auguro che anche le mie figlie possano conservare un ricordo della scuola primaria così speciale come il mio perché gli anni dell’infanzia contribuiscono a costruire gli uomini e le donne che saremo e sono anni fondamentali per la crescita. E non mi riferisco a quella legata alla conoscenza, ma alla crescita dei valori e dei principi che ci accompagneranno durante la vita: mi riferisco alla nostra educazione che rimarrà impressa nei nostri comportamenti, nel nostro linguaggio, nel nostro modo di intendere la vita. Termino con un’altra frase della Montessori << Seminate nei bambini buone idee, perché anche se oggi non le comprendono, un giorno fioriranno>>.
RispondiEliminaDiglio Orsola
Matricola:172778
Durante il mio percorso scolastico sono state tante le insegnanti che hanno lasciato un segno positivo in me, ma le più importanti e quelle che davvero mi hanno segnata sono state le docenti di italiano dalla scuola primaria fino alla secondaria di primo e secondo grado.
RispondiEliminaLa prima, la maestra Rosina, della quale ricordo ancora il profumo, il pantalone a zampa con gli stivali marroni e le bellissime collane. Era un'insegnante che ogni mattina varcava il portone della scuola con il sorriso stampato sulle labbra e con la voglia di farci apprendere tutto ciò che di più bello poteva esserci non solo nella scuola, ma anche al di fuori di questa. Era l'unica che con il gioco, con la musica o con una semplice passeggiata in paese riusciva a farci apprendere velocemente lasciando in noi per sempre tutto ciò che dovevamo sapere.
La seconda, la professoressa delle scuole medie. La classica prof.ssa severa, temuta da tutti, ma con il cuore immenso.
Ricordo diverse cose di lei, ma ce ne sono alcune che non vanno via dai miei pensieri. Era un professoressa un po' innovativa per quei tempi e fra tutti i docenti che continuavano a leggere e farci studiare pagine e pagine del libro, come se fossero poesie da imparare a memoria. Lei usava le mappe. Ogni argomento trattato era sotto forma di mappa concettuale e devo dire che il suo metodo mi ha dato la base migliore per affrontare ogni prova nel corso degli anni di studio a seguire.
Come ho già detto, era la più temuta, ma anche l'unica che, in quei tre anni passati insieme, non ho visto mai perdere le speranze con un ragazzo che semplicemente non aveva voglia di studiare. Lo coinvolgeva in ogni progetto, lo richiamava sempre all'attenzione con qualcosa che potesse interessarlo, con tanta pazienza si metteva a studiare accanto a lui, cercava di fare riassunti insieme, schemi, mappe, qualsiasi cosa pur di far venire fuori tutte le sue capacità.
E arriviamo alla fine, all'amata professoressa delle superiori. Da noi ragazze era soprannominata "la Beatrice del Liceo Classico" perché era esile, dolce e calma nella voce e negli atteggiamenti che sembrava la Beatrice di Dante. Con lei le lezioni di italiano erano piacevolissime. Era l'unica che vedeva in ogni autore sempre il lato positivo, persino lo studio di Leopardi con lei è stato semplice e mai pesante. Non si fermava mai alla semplice data di nascita, pubblicazione di un testo o contenuto di questo, andava sempre oltre portandoci a riflettere su temi che sono ora molto attuali. Ricordo che le sue lezioni erano sempre una corsa contro il tempo, non c'era mai il tempo di fare nulla, ma nonostante questo siamo sempre riusciti ad affrontare ogni argomento con molta serenità e mai con l'ansia di dover per forza finire il programma.
Non so se è stato un caso che tutte e tre fossero insegnanti di italiano, ma a loro devo il mio più grande grazie se oggi amo scoprire ed imparare anche da un semplice foglio con sopra un disegno, se non mi arrendo mai di fronte ad una sfida e se sono in grado di comprendere le difficoltà cercando di vedere sempre il lato positivo.
CARMEN DI SALVO
MATRICOLA: 172775
Di certo ci sono stati insegnanti nel mio percorso scolastico, che mi hanno aiutato a crescere sia dal punto di vista culturale che umano.
RispondiEliminaUno degli insegnanti che ho apprezzato di più durante il mio lungo cammino di formazione é stato un professore al quale fu affidata la mia classe negli ultimi due anni della scuola liceale.
Era di buon portamento e teneva molto alla cura della propria persona,fuori dagli schemi e dalla parte dei suoi alunni.
Nella mia classe insegnava storia e filosofia, materie che ritenevo impegnative e faticose nel studiarle.
Inspiegabilmente questo pensiero cambió poiché lui riusciva a tramutarle in leggerezza. Le ore di lezione passavano molto velocemente, riusciava a alimentare costantemente la nostra attenzione e per me era sempre un piacere ascoltarlo mentre spiegava.
Si percepiva che amava fare il suo lavoro, insegnanti come lui ne ho conosciuti pochi.
Ci ha inculcato d'identità di non fermarci davanti alle apparenze, di non arrenderci davanti alle difficoltà.
GABRIELLA D'AQUILA
MATRICOLA:173194
Mi sento molto coinvolto nel partecipare a questa attività.
RispondiEliminaPer lo più ho provato sin da subito interesse nel poter parlare di una persona che ha segnato la mia vita, diventando per me un modello e un punto di riferimento. Lei è una persona ricca di valori e di lati positivi, che grazie alla sua motivazione ha reso la scuola un punto d’appoggio anche per gli studenti più svogliati, riuscendo a creare un ambiente scolastico così accogliente da farci sentire come se fossimo una grande famiglia.
Sto parlando di Suor. Florita, la mia insegnante della scuola elementare.
Suor Florita è stata in grado di gestire e preparare al meglio la nostra classe sebbene non rispecchiassimo proprio degli studenti modello. Nonostante le numerose problematiche ci ha insegnato le giuste conoscenze e capacità per affrontare al meglio il passaggio verso la scuola media.
Al di fuori dell’aspetto scolastico è stata per tutti noi come una seconda mamma sempre pronta ad aiutarci e a darci consigli anche personali.
Inoltre c’è sempre stata nei momenti difficili di ogni suo alunno, cercando di dare sostegno e conforto.
Ancora tutt’oggi siamo in stretto rapporto e per questo mi ritengo fortunatissimo. Come ho già detto: ‘’lei è per me un modello e un punto di riferimento, ed è proprio dai suoi insegnamenti che prenderò i migliori spunti per questo mestiere’’.
- MATTEO DI LELLA (172772)
Il ruolo dell'insegnante è fondamentale per i propri alunni, è colui che a pelle, e cioè prima di conoscere, trasmette gioie, paure, perplessità e ansie.
RispondiEliminaDurante il mio percorso di studi, fino all'età di 18 anni, prima di entrare in un mondo del tutto nuovo, bello e diverso a modo suo (l'università), ho incontrato numerosi insegnanti, tutti diversi tra loro, con differenti caratteristiche fisiche e caratteriali. Più precisamente è rimasto impresso nella mia mente e credo che i suoi insegnamenti li porterò sempre con me, il mio insegnante di storia e italiano. Aveva un modo di fare e di pensare tutto suo, era introverso ed estroverso allo stesso tempo, in tutto ciò che creava o immaginava c'era tanta fantasia e personalità, però molto spesso aveva idee diverse da noi alunni e ciò portava a diversi dibattiti durante le sue ore di lezione, era anche molto sensibile ed era sempre dalla nostra parte, pur di dare ragione a noi ragazzi, si metteva contro gli altri docenti e riusciva sempre nel suo intento grazie a questo suo carattere "diverso" ma allo stesso tempo buono.
Avendo avuto lui durante i primi anni di scuola superiore come vicepreside, ci era stato descritto come una persona molto severa, incomprensibile e inflessibile, dopo averlo conosciuto, essendo stata a contatto con lui durante il triennio, ho capito che era una persona del tutto diversa da come mi era stata presentata.
Io spero con tutta me stessa che un giorno, non molto lontano, diventi anche io un esempio positivo per i miei alunni e che venga vista da loro come un modello da seguire.
Matricola:173228
ANNARITA PIA DELLE VERGINI
Chiedere ad un ragazzo che frequenta la seconda media quale sia la sua materia preferita implica una risposta quasi scontata: musica, arte e immagine, educazione fisica… sono sempre state viste dai più piccoli come discipline più rilassanti. Personalmente ho sempre odiato disegnare e colorare, non sono affatto ordinata e la precisione non è il mio forte. Paradossalmente però, quell’anno l’ora di arte e immagine creava in me un senso di pacatezza che nessun professore era mai stato in grado di creare prima, quando quell’ora era perfettamente paragonabile ai 10 minuti della ricreazione. Quella mia 2^D di cui facevo parte, era considerata la famosa “ classe peggiore dell’istituto”, ma con il professore di arte non era così.
RispondiEliminaAll’apparenza sembrava tutt’altro che severo, un uomo sulla sessantina, gracile e super silenzioso. Era differente dagli altri che utilizzavano ogni strategia per cercare di mantenere la classe, dai rimproveri persistenti alle minacce di nota sul registro. Lui si sedeva alla sua cattedra e col sul modo rilassato ci parlava poco; era questo che catturava la nostra attenzione e in aula c’era sempre silenzio. Aveva un modo particolare di fare lezione. Ogni giorno usciva dalla sua strana valigetta degli oggetti che posizionava al centro della cattedra e che ci chiedeva di replicare sul foglio d’album. Uno di questi oggetti che ricordo ancora oggi è una tazzina bianca di ceramica opaca, con un manico particolarmente grande. Nel momento della consegna era capace di “ leggere i nostri disegni” e capire i nostri stati d’animo in base al modo in cui avevamo disegnato quella tazzina. Non ho mai avuto una continuità curricolare, ogni anno il professore veniva sostituito, e ad oggi non ricordo nessun professore se non lui, l’unico che guardava oltre.
DI PILATO MADDALENA
Parlare di un maestro\professore che mi ha segnato positivamente non mi è difficile. Nei 13 anni di scuola si sono susseguiti tanti e tanti insegnanti,alcuni molto severi,altri troppo teneri,molti anonimi. Ne ho conosciuti molti preparati nella loro materia ma incapaci di attirare la mia attenzione e trasmettere il loro sapere. Ma è di una che voglio raccontare: la professoressa di italiano degli ultimi tre anni del mio percorso scolastico.
RispondiEliminaLa “prof” per eccellenza ,colei che quando entrava in classe aveva un sorriso bonario,materno di chi sta per comunicare la bellezza della lingua italiana,insegnarti la complessità della sua grammatica e la meraviglia della sua letteratura.
Sono state pochissime le volte che mi sia distratta o assentata nelle sue ore; la prof senza sforzarsi , almeno cosi ci ha sempre fatto credere , con una naturalezza che le veniva sicuramente dagli studi , dalla sua educazione e soprattutto dagli anni in cui aveva vissuto quand’era una ragazza della nostra età: gli anni di piombo.
ricordo esattamente i suoi racconti, non privi di dettagli a volte anche spaventosi emozioni provate, di compagni persi per fanatismo politico o per droga.
La sua esperienza mi ha trasmesso tanta curiosità ma anche tanta voglia di combattere per cambiare qualcosa,anche se minima,affinché migliorasse. Non è mancato niente nel suo insegnamento: passione,complicità,rispetto,rigore ma anche leggerezza e tante volte ironia.
Riconosco di essere stata fortunata ad averla conosciuta e trascorso tante ore con lei. Ricordo che saltava dall’analisi di un testo classico ad uno di Fabrizio De Andrè o di Eduardo De Filippo.
Mi dispiace non avergliele detto queste cose, sarebbe stato più giusto anziché raccontarle in questo mio componimento, ma sono sicura che lei sia stata ampiamente gratificata, riscontrando in me e in quasi tutta la classe,una stima ed un affetto che gli altri insegnanti non hanno ottenuto. Mi piacerebbe ora dirle che, se mai dovessi diventare un’insegnante, vorrei poter dare ai miei alunni quello che lei ha dato a me e ringraziarla ancora.
ADELAIDE CRISPANO
MATRICOLA:172740
MARIA CRISTINA CASTRIOTTA_matricola: 172973
RispondiEliminaNel corso dei miei anni scolastici ho avuto l’occasione di incontrare e conoscere
numerosi insegnanti e senza alcun dubbio ognuno di loro mi ha lasciato un ricordo, ma
la mia gratitudine va soprattutto alla docente di Storia e Filosofia avuta in quinto
superiore.
Se dovessi raccontare cosa in particolare mi ha colpita non sarebbe facile, ma posso
sicuramente affermare che dal primo momento in cui entrò in aula mostrò di essere
diversa da tutti gli altri professori conosciuti sin allora. Non fece le solite domande, vale
a dire: nome, cognome, provenienza ed hobby, ma in particolar modo si pose nei nostri
confronti come una figura di supporto e una figura innovativa, ci trasmise serenità e
fiducia.
In seguito non illustrò l’intero programma che avremo dovuto portare a termine (come
spesso accade al primo incontro con ogni insegnante), ma principalmente si volle
rendere conto del punto in cui fossimo, si interessò del nostro metodo di studio e del
nostro status. Raccontò poco e niente di lei, solamente che fosse molto entusiasta e che
avesse grandi aspettative, grandi progetti e obiettivi da raggiungere e così fu proprio
così sia da parte sua che da parte nostra.
Quell’ora di accoglienza passò in fretta, così come tutte le altre trascorse durante l’anno
scolastico.
Ciò che più mi ha stupita è stata la sua abilità nel riuscire a trasmettere quel qualcosa in
più, quel qualcosa che va oltre a dei complessi concetti del sapere (spiegati a loro volta
con assoluta scioltezza e professionalità). Mi riferisco a quell’educazione che oltrepassa
la mera conoscenza, quelle lezioni di vita che ti resteranno dentro per sempre.
Riuscì non solo a far amare le sue materie, ma anche a far comprendere l’importanza dei
veri valori di ognuno di noi, quei valori che condizionano le nostre scelte, che se pur fatte
in modo inconscio, sono parte integrante della nostra vita, solamente rispettandoli,
otterremo dei buoni risultati, poiché sono parte integrante di noi stessi e rispecchiano
la nostra anima.
A tal proposito devo la mia riconoscenza nei suoi confronti per essere stata una docente
impeccabile ed allo stesso tempo una maestra di vita.. E se è vero che un buon insegnante
non si dimentica allora io non la dimenticherò mai.
MARIA CRISTINA CASTRIOTTA_matricola: 172973
Gli anni trascorsi all'interno degli Istituti Scolastici, sono molti, e numerose sono le insegnanti che hanno arricchito il mio bagaglio culturale e la mia formae mentis, lasciando segni sia positivi che negativi nella mia vita e nel mio modo di essere.
RispondiEliminaDurante il percorso della scuola primaria, ho avuto modo di conoscere una maestra, che rimarrà sempre nel mio cuore e sicuramente sarà fonte di ispirazione quando diventerò insegnante; era la mia maestra di italiano. È stata la prima ad accogliermi e successivamente ad accompagnarmi in questa nuova esperienza che mi attendeva. Aveva dei modi di fare simili a quelli materni, si prendeva cura di noi e ci dava molti consigli. Ci raccontava tante cose e noi l'ascoltavamo sempre con immenso piacere. Il primo giorno che la vidi, capii subito che sarebbe stata una brava insegnante, sempre attenta a noi, molto gentile ed educata. Per quanto riguarda la didattica, ci faceva lavorare molto; voleva che imparassimo a scrivere bene e che leggessimo i testi piano piano, uno alla volta per poi esporli a parole nostre. La stimavo molto, perché con i suoi modi riusciva a coinvolgere tutti, anche i ragazzi vivaci, senza rimproverarli, ma semplicemente facendo loro capire che si stavano comportando male.
Durante il ciclo della scuola superiore di secondo grado, i professori che hanno contribuito alla mia formazione e che mi sono rimasti impressi sono molti, ma in particolare due sono quelle che mi hanno colpito maggiormente, cioè la mia professoressa di italiano e latino, e quella di storia e filosofia. Entrambe erano dolci ma severe allo stesso tempo, comprensive e dirette, e facevano di tutto per farci comprendere la lezione, anche a costo di ripeterla diecimila volte!
La professoressa di storia e filosofia, anche se ha influito nel mio percorso per un solo anno, mi ha aiutato molto, anche ad affrontare numerosi problemi.
Ho scelto di parlare proprio di loro perché per me erano molto empatiche, amavano il loro lavoro, sapevano osservare e coinvolgere ogni singolo studente. Le ricordo tutte con molto piacere non solo per il loro metodo di insegnamento, ma anche per la loro capacità di confrontarsi con noi studenti e di parlare apertamente di tutto.
A mio parere la Scuola dovrebbe essere piena di insegnanti così e spero tanto che un giorno anche io possa essere esattamente come loro!
DI COSMO MICHELA
Matricola: 172770
La scuola a mio parere è in primis un luogo di apprendimento, ma è anche quel luogo che possiamo definire una seconda casa, nella quale ci sono i maestri che fungono da pilasti per il nostro percorso. Durante tutto il periodo scolastico ho avuto l’opportunità di conoscere molti pilastri, alcuni più solidi ai quali mi sono appoggiata, altri meno. Vorrei dedicare questa lettura al maestro Michele della scuola primaria, al quale mi ispiro per il mio futuro, proprio perché vorrei esser vista dai miei alunni nel modo in cui io guardavo lui. Il maestro Michele aveva una voce calda, piacevole da ascoltare, ricordo i suoi capelli brizzolati e il suo modo di vestire sempre con camice bianche candide e gilet dalle mille fantasie. È rimasto nel mio cuore perché lui era un maestro diverso dal solito, lui amava i bambini e teneva tantissimo alla nostra educazione, infatti ci mostrava come apprendere la vita in se, ci chiamava “nipoti” e ci trattava come tali. Un episodio impresso nella mia mente è il giorno in cui arrivò in classe un mio amico diversamente abile che non poteva sedersi con noi nei comuni banchi scolastici, il maestro Michele ci fece subito alzare tutti in piedi e ci disse di spostare tutti i banchi verso il muro perché quel giorno avremmo fatto lezione diversamente, ci sedemmo tutti per terra in cerchio e ci spiegò che in quel cerchio non c’erano differenze, quella per noi era un’opportunità molto importante. Le ore di lezione con lui erano affascinanti e coinvolgenti anche dal punto di vista pratico. Per il mio futuro mi ispirerò sicurante a lui cercano di “copiare” e adattare il suo saper comprendere i momenti no, i momenti di sconforto degli alunni, il suo saper ascoltare e aiutare, il suo coinvolge. Nel corso degli anni ne ho conosciti veramente pochi di inseganti così. Devo a lui dei ringraziamenti e la certezza che resterà nel mio cuore.
RispondiEliminaCOLUMPSI GIORGIA PIA
MATRICOLA :172713
Un insegnate non è colui che trasmette unicamente saperi relativi ai diversi ambiti di conoscenza ma è una figura che ha un ruolo molto formativo durante l’intero percorso scolastico. Un insegnate deve saper ascoltare , dialogare e instaurare un relazione di stima e fiducia con i propri alunni perché la scuola ha lo scopo di formare gli alunni non solo dal punto di vista cognitivo ma anche dal punto di vista personale in quanto l’alunno sviluppa una propria personalità, autonomia ed emotività.
RispondiEliminaDurante i 5 anni di liceo ho avuto un’esperienza positiva con la professoressa di storia e latino . Dal punto di vista professionale lei era istruita , qualificata e competente ma quello che la rendeva unica e speciale era la sua persona e il suo modo di relazionarsi a noi studenti . Ogni volta entrava in classe con un sorriso stampato sul viso , sempre elegante e con un profumo che si diffondeva in tutta l’aula. Prima di iniziare lezione amava parlare con noi di tutto quello che accadeva sia dentro che al di fuori di quell’aula perché per lei la scuola era vita e non una realtà separata. Era una professoressa premurosa e ogni volta che vedeva i nostri visi preoccupati e pieni di angoscia faceva di tutto pur di vederci tranquilli e sereni . Durante le sue spiegazioni era severa e molto esigente ma al punto giusto perché lei amava la sua materia e amava la cultura . Attraverso questo suo modo di approcciarsi alla disciplina è riuscita a trasmetterci passione e interesse verso la cultura , e a tirare fuori le nostre capacità . Lei per me è un modello di riferimento e mi auguro di diventare una maestra con i suoi stessi valori .
ROCCHINA PIA CATENAZZO
MATRICOLA: 172706
Nulla accade mai per caso.
RispondiEliminaSono certa che ogni singola persona, incontrata durante il nostro percorso di vita, porti con sé un messaggio da trasmettere, un valore da aggiungere alla nostra esistenza.
Bassina e dall'aspetto simpatico, con il fare tipico di una veterana, la mia Prof. di italiano si aggirava lungo i corridoi del liceo nel vano tentativo di ristabilire l'ordine che precedeva il suono del cambio ora. Entrava in classe con disinvoltura e appoggiata alla cattedra chiedeva: "Cosa volete fare oggi?"
Che si trattasse di una provocazione, era ovvio.
Ma esattamente, cosa volevo fare io quel giorno, in quell'aula per diventare ciò che sarei voluta essere domani?
Le sue ore lasciavano poco spazio alla letteratura italiana "quella sta sul libro", molto ai nostri interessi. Parlare di ciò che ci appassionava, di ciò che realmente ci interessava caratterizzava le sue lezioni e, nel mentre, mi aiutava pian piano a scoprire me stessa.
Con il fare di chi ce l'ha fatta, raccontava di quanto fosse stato difficile proseguire gli studi in una piccola realtà come la sua, di quanto avesse dovuto lottare per far sì che i suoi genitori credessero in lei, delle difficoltà economiche e di quel sogno che aveva nel cuore che mai avrebbe abbandonato Intanto, mi interrogavo. Per cosa sarei stata disposta a sacrificare il mio tempo? Qual era il mio sogno da realizzare? Per diventare chi, sarei stata disposta a vincere le mie paure?
Nessuno, eccetto lei, capace di mettermi in discussione.
Nulla era definito nella mia mente, tranne che un concetto: un giorno, "da grande", avrei voluto parlare del mio lavoro con la stessa fierezza con cui lei parlava del suo, avrei voluto amare il mio lavoro proprio come lei amava il suo e raccontare ai miei colleghi che per me si trattava di una passione e che non ci sarebbe stato altro posto al mondo in cui mi sarei vista se non quello in cui sono.
ANGELA BILANCIA, 172690
SILVIA DIDONNA
RispondiEliminaMatricola: 172950
Durante il mio percorso scolastico, tutti gli insegnanti che ho incontrato mi hanno trasmesso qualcosa, che mi ha portato ad iscrivermi alla facoltà di scienze della formazione primaria.
L'insegnante che più di ogni altro mi ha lasciato un segno è stata la mia prof di italiano, che potrei considerare una maestra di vita. La ricordo con gioia e nutro una grande stima nei suoi confronti, in quanto è riuscita a far breccia nel mio cuore con il suo modo di fare prima ancora che con il suo modo di insegnare. Una prof che metteva passione in tutto ciò che faceva , ci spronava a dare il meglio di noi stessi, capace di mettere in discussione il proprio operato nel momento in cui notava scarsi risultati, un gesto per me di umiltà, che ogni insegnante dovrebbe mostrare. Allo stesso tempo era autorevole, severa ed esigente ma nonostante ciò ci ha aiutato a costruire le fondamenta del nostro futuro. Durante le sue lezioni riusciva a coinvolgerci in modo notevole, ci rendeva partecipi, anche protagonisti, per questo le sue lezioni non erano mai noiose e soprattutto scontate. Ogni volta mi sembrava di poter toccare un suo autentico interesse, un suo vivo desiderio di fare scuola, che onestamente facevo fatica a vedere nelle lezioni di altre materie.
Un'indimenticabile prof che ci ha fatto capire e dimostrato che per questo lavoro non basta solo la conoscenza, ma bisogna anche saperla trasmettere con amore e passione, lei sapeva ascoltarci, consigliarci e credere in noi. Una prof che non passava inosservata, una grande donna che ha saputo trasmetterci sia l'amore per la sua materia in sé, ma anche insegnamenti di vita concreti. Mi auguro un giorno di poter trasmettere tutti questi splendidi valori ai miei futuri allievi.
CARIOTA SIMONA
RispondiEliminaMatricola: 172704
Martedì 7 Dicembre 2021
Durante il mio percorso di studi, ho avuto modo di incontrare tante maestre, professoresse e professori, ognuno con un proprio metodo d’insegnamento.
Ripensando alle mie esperienze di studentessa, vorrei raccontare di quell'insegnante delle scuole elementari di cui conservo ancora oggi un ricordo positivo. Avevo una maestra di matematica e scienze meravigliosa, la maestra Erminia, la quale mi ha accompagnata per tutti gli anni delle scuole elementari.
Le sue lezioni, specialmente quelle di scienze, erano affascinanti perché imparavamo in mille modi piacevoli.
Con lei avevamo due ore consecutive di scienze alla settimana; un’ora veniva trascorsa in classe facendo lezione “teorica”, l’altra ora invece era dedicata al laboratorio, che consisteva nel mettere in pratica cosa ci veniva spiegato a lezione.
Questo laboratorio però non si svolgeva mai in classe ma sempre in luoghi aperti, come per esempio: andavamo in giardino, oppure visitavamo i campi di vigne ecc...
Conservo un ricordo positivo di questo laboratorio; dopo averci spiegato a parole come si faceva il vino, abbiamo messo in pratica tutta la procedura che inizia dalla vendemmia fino all’invecchiamento. Insieme siamo andati in questa vigna a raccogliere l’uva e una volta tornati in giardino, attraverso le sue indicazioni, in piccoli gruppi ci siamo messi a produrre il vino. Dopo qualche settimana, l’abbiamo assaggiato insieme alla maestra.
Mi auguro un giorno di poter fare lo stesso con i miei studenti.
Durante la mia carriera scolastica sono tanti i ricordi che ho sugli insegnanti. Ovviamente alcuni positivi, e altri negativi; sicuramente devo tanto a loro poiché hanno contribuito alla mia formazione attuale. Ricordo con affetto e ammirazione un professore in particolare; il mio docente di spagnolo che ci ha seguiti fino al terzo liceo. Mi accorsi dal primo giorno che era un professore severo, anzi pretenzioso, ma allo stesso tempo una persona alla mano, che aveva sempre la parola giusta al momento giusto. Quando c’era da fare lezione chiedeva di ascoltarlo e gli ultimi 10 minuti si poteva parlare di ciò che volevamo. Devo tanto a lui, tanti insegnamenti sulla vita, che credo siano più importanti di una semplice regola grammaticale, e che probabilmente una volta usciti da scuola e non praticando più la lingua sarebbe scomparsa dalla nostra testa, ci ripeteva. Riusciva a comprendere a pieno le potenzialità di ognuno, e non gli importava dei risultati che in realtà sono solo dei numeri, ma gli importava del sacrificio e dello sforzo che impiegavi per raggiungerli. Perciò ci invogliava a studiare; e a farci comprendere quale sarebbe stato, in futuro, il nostro posto nella vita. Per questo era, ed è amato dai suoi studenti, che spesso trovano rifugio in qualche suo consiglio dentro e fuori dalle porte della scuola. Anche per quanto riguarda me, ancora adesso, se ho bisogno di un consiglio basta inviargli un messaggio e se può aiutarti è a disposizione. Credo che se tutti i professori avessero un buon rapporto con gli alunni, la scuola sarebbe un posto migliore, e un luogo meno noioso, che prepara e aiuta gli studenti a quella che è la realtà.
RispondiEliminaALYSSA CARRIERA
Ripensando alle mie esperienze da studente nel corso del tempo ho molteplici ricordi, sia negativi che positivi, dei professori che mi hanno seguito ed accompagnato nella crescita personale e professionale. In particolar modo ho un ricordo molto acceso della mia maestra d’italiano delle scuole elementari. Oltre ad essere era una donna carismatica, professionale e con tanta voglia di vivere, lei riusciva sempre a trasmettere il piacere che c’è nel capire e analizzare i vari aspetti degli argomenti che si studiavano. Ricordo tanti dettagli della maestra, sia dettagli estetici e sia aspetti personali, per esempio, che si vestiva sempre tono su tono. Sono sempre stata un’allieva diligente ma sempre categorizzata come “è brava ma non si applica” eppure ricordo che le uniche ore che aspettavo con piacere erano quelle in cui c’era la mia cara maestra.
RispondiEliminaDei 5 anni di insegnamento ho molteplici ricordi, ma soprattutto uno in particolare. Premetto che nella mia classe elementare c’erano dei compagni con dei disturbi cognitivi e problemi sociali. Nella classe erano presenti disparità a livello di inclusione soprattutto tra noi compagni e ciò che apprezzavo molto era il fatto che la maestra organizzava sempre attività diverse e tutti riuscivano a fare qualcosa, infatti, la maestra adottava delle metodologie di inclusione per unificare il divario.
Quando frequentavo la classe V, in occasione della “festa dell’albero” organizzammo insieme alla maestra un’attività diversa rispetto alla solita lezione. Nello specifico insieme alla maestra decidemmo come articolare la giornata, le varie attività da fare ed ognuno di noi aveva un compito organizzativo da portare a termine. Per esempio, c’era chi si occupava di realizzare dei cartelli da mettere nel terreno con le specie dell’albero, chi doveva raccontare come si sviluppa la vita di un albero e le sue caratteristiche, chi ha aiutato a ricoprire tutto con la terra e chi recitava la filastrocca “per fare un albero”. Ricordo che in quella giornata eravamo tutti tesi e agitati, ma avevamo tutti le idee chiare su quello che doveva essere il nostro “ruolo”. Poi un altro momento che ricordo molto è quando la maestra organizzò il gioco di ‘ruba bandiera’ facendoci domande su italiano e storia, in quel momento non bastava solo saper rispondere ma dovevi anche correre veloce quindi tutti, anche chi non era bravo a scuola, era importante per vincere. Rispondemmo a tutte le domande e la maestra ci consegno delle medagliette come premio.
Ricordo questa giornata sicuramente per lo “svago” in ambiente scolastico, ma soprattutto perché ognuno di noi era felice ed orgoglioso di aver contribuito, di aver avuto un ruolo e soprattutto di aver portato a termine un compito importante. Quella giornata ha dato sicurezza a chi ne aveva poca, ha fatto sentire a suo agio chi molte volte non riusciva ad interagire e soprattutto ci ha fatto capire che dietro la classica figura dell’insegnante seduta alla cattedra ci sono modalità per insegnare argomenti, concetti ed anche valori.
Concludo dicendo che la cara maestra non c’è più ed ognuno di noi (i suoi alunni) la ricorda ancora oggi con affetto e tanta gratitudine.
CAPPELLETTI CRISTINA
Alessia Bottigliero, Matricola:182882
RispondiEliminaNella mia storia di studentessa ho avuto modo di incontrare una delle professoresse che mi ha portato a crescere sia in ambito scolastico che personale è stata la mia professoressa di psicologia. L’ho conosciuta al terzo anno delle superiori. Il nostro rapporto si è consolidato poiché passavamo molte ore sia all’interno dell’ambito scolastico, sia per i stage fatti nella scuola primaria e proprio grazie a questi ho scelto il mio percorso universitario. Uno dei momenti più coinvolgenti era quando organizzava la lezione “ circle time” dove proponeva un argomento e poi ascoltava le opinioni di tutti.Era una persona empatia e genuina sempre pronta ad aiutarci e a farci sentire compresi come nessun adulto ha mai fatto , ovviamente era anche una che si faceva rispettare e pretendeva di acquisire i concetti della disciplina in modo molto preciso. Oltre ad essere una professoressa era in primis un “ amica” , sapeva ascoltare e soprattutto dare dei consigli proprio per farci maturare. Grazie a lei ho imparato a controllare i miei stati d’animo e sentimenti,sono cresciuta in tutte le sfaccettature. Ovviamente ci sono stati anche momento “ no” ma questo non ci ha portato sicuramente a rovinare i rapporti, e parte di ciò che sono oggi lo devo a lei!
Nel mio percorso scolastico ho incontrato diversi insegnanti e pochi di loro si sono rimasti impressi, chissà perché? Chissà perché proprio loro? Chissà perché non altri? Forse perché il loro approccio era diverso…
RispondiEliminaLei fisicamente somigliava molto a mia mamma, forse questo era un punto a suo favore, perché mi faceva sentire a casa. Mi faceva sentire parte integrante della classe, come se io fossi la “bambina più grande”, proprio com’era a casa. Credeva in me e nelle mie potenzialità e le “sfruttava” in modo che io aiutassi gli altri. Aveva un modo di fare calmo; insegnava le letterine con un fare talmente semplice, che anche per una bambina di 6 anni era la cosa più automatica del mondo.
E lui, un professore temuto in tutto il triennio, forse perché il più severo con i voti ed il più esigente, ma anche uno dei pochi che si distaccasse dalla classica lezione frontale. Nel corso degli anni ci ha permesso di mettere in gioco la nostra creatività in tutti i modi possibili: ci fece fare dei video dove interpretavamo dei personaggi del passato e facevamo loro delle domande, ci permetteva di riprendere dei concetti della filosofia in serie tv o film, ci portava in cortile a fare lezione. Con il suo accento siciliano rendeva tutto un racconto avvincente e coinvolgente.
Di Biase Giovanna Alessia, matricola: 173059
Antonella Cianciosi, matricola 166603
RispondiEliminaL'insegnante di cui conservo maggiori ricordi positivi e per la quale nutro più stima è la professoressa di letteratura italiana e lingua latina delle scuole superiori. Una persona gentile nei modi e dal carattere paziente, aperta al dialogo e al confronto. Dal suo modo di insegnare traspariva la passione che aveva per il suo lavoro. Le sue lezioni erano sempre interessanti e il suo modo di spiegare era chiaro e dettagliato. Dava l'idea che avesse impiegato tempo e impegno per svolgere il suo ruolo al meglio, spesso immaginavo che il pomeriggio del giorno prima avesse avuto cura di preparare la lezione strutturandola con un criterio ben preciso che ci permettesse di comprendere al meglio gli argomenti. Sapeva alleggerire la serietà dei concetti più ostici con un tono scherzoso e attirare l'attenzione modulando il tono della voce. Si mostrava interessata all'opinione dei suoi ragazzi e sembrava sinceramente curiosa e attenta a ciò che avevamo da dire, al nostro modo di vedere e di pensare su qualunque tema. Sapeva metterci a nostro agio in modo che ci sentissimo liberi di poter esprimere dubbi o opinioni ed era capace di creare un’atmosfera confidenziale raccontandoci della sua vita personale. Rigorosa nelle valutazioni, le prove attraverso cui valutava il grado di preparazione degli studenti erano spesso test con domande a risposta aperta, la stesura di un tema o l'interrogazione orale. Teneva moltissimo all'esposizione orale e, dunque, che fossimo in grado di argomentare e di fare collegamenti in un linguaggio che fosse corretto e accurato. Pretendeva indietro tutta quella precisione e puntualità che lei aveva dato a noi nelle spiegazioni. Severa ma senza incutere timore, lasciando il tempo di riflettere. Giusta e oculata nelle valutazioni, i suoi parametri di valutazione risultavano essere scrupolosi e spesso corrispondenti al grado di preparazione che lo studente riteneva di avere. In conclusione ritengo che un valido insegnante sia colui il quale ricordi in prima persona di essere stato uno studente: di aver occupato i banchi di scuola, di aver vissuto ansie da prestazione in quell’occasione in cui sentiva di avere una preparazione vacillante o di aver gioito nel vedersi riconosciuti dei meriti per il proprio impegno.
Doganiero Vincenza; matricola: 172779
RispondiEliminaDurante il mio percorso scolastico ho avuto la fortuna di conoscere e di essere l’alunna di una carismatica professoressa di latino, sempre molto posata e curata. Parlo in particolar modo di lei perché è stata l’unica, tra tanti, che ha saputo maggiormente comprendere ed empatizzare con noi studenti.
Si distingueva dagli altri insegnanti per il suo contatto umano ravvicinato con gli alunni, per la sua determi-nazione e, soprattutto, per il suo saper ammaliare. Era una professoressa decisamente appassionata alla sua materia, una donna colta e sveglia.
Nello specifico, ciò che mi ha sempre colpita è stata la sua capacità di saper diligentemente insegnare e, in particolar modo, appassionare ad una materia non sempre amata dagli studenti. Le sue spiegazioni erano, infatti, molto leggere in quanto ci esponeva i contenuti come fossero una “storiella” ed in tal modo riusci-va a catturare la nostra attenzione. Pianificava lezioni interattive nelle quali centrale era l’intervento dello studente. Era, dunque, una delle poche insegnanti che non richiedeva esclusivamente di memorizzare le sole nozioni teoriche. Ci ha fatto capire che l’insegnamento ed il ruolo del professore era ben altro; non consisteva nel pretendere un semplice ascolto e comprensione della lezione, ma, piuttosto, nel rendere tali contenuti funzionali alla vita di tutti i giorni e in vista del proprio futuro. Lei in primis, per me, era un’insegnante di vita.
Nei primi 10-15 minuti della sua ora non pretendeva di aprire il libro e fare immediatamente lezione, ma si interessava prima di tutto a noi ragazzi, sia relativamente alla nostra predisposizione nel fare lezione, sia, più in generale, ai nostri interessi e alle nostre attività extrascolastiche. Riusciva ad entrare nella nostra quotidianità aiutandoci a risolvere, talvolta, problemi o semplicemente dandoci degli ottimi consigli, ri-spettando, in ogni caso, le frontiere individuali e i rispettivi ruoli.
Un’altra capacità che ho sempre ammirato era il suo saper ben dosare il tempo. Era, infatti, una professo-ressa molto precisa ed organizzata. Non prediligeva una semplice lezione frontale e monotona, ma era in grado di alternare la spiegazione con momenti di svago, ma comunque costruttivi, nei quali emergevano esperienze, vissuti, ed emozioni che riusciva a proiettare nell’argomento. Inoltre, era una professoressa dotata di un brillante senso dell’umorismo. Non c’era lezione in cui non ridevamo, una donna sempre con la battuta pronta e, forse, una delle sue più grandi doti era proprio l’autoironia ed il sarcasmo.
In futuro, spero di essere un’insegnante come lei: colta, permissiva e autorevole al punto giusto, all’unisono con gli studenti.
LAURA AMOROSO (matricola: 173226)
RispondiEliminaPT. 1
Nella mia personale esperienza sull’insegnamento e apprendimento vorrei partire da delle esperienze più che individuali, legate alla mia vita a partire dalla mia nascita. Nel quadro complessivo della mia vita gli insegnanti, professori o maestre che siano, sono state alla base della mia crescita sin quando sono al mondo. Sono una figlia d’arte, come si suol dire, come posso non esprimere considerazioni su questo ambito professionale? Ci sono nata dentro e nutro in me una personale concezione di insegnante e insegnamento tratto dalle mie personali esperienze familiari. Sono figlia di una insegnante di scuola primaria, ho un padre che lavora con i bambini nell’ambito della pediatria, quindi, chi più di me conosce nella prassi il mondo dei bambini, i loro modi di relazionarsi e i loro rapporti con gli insegnanti e adulti? Non so se considerarmi “figlia” o “alunna prima” di mia madre. Non so se l’essere figlia di una maestra di scuola elementare sia un bene o un male, dato che conosco anche una serie di aspetti negativi legati a questa professione, li ho visti e vissuti in modo diretto attraverso mia madre. Non li racconterò, almeno lo spero, spero che non escano dal mio fluire di riflessioni scritte, che vengono dal profondo di me. So quanto lavoro ci può essere dietro anche a un “banale” lavoretto svolto in classe (è considerato banale da altre persone che non capiscono fino in fondo questa professione).
LAURA AMOROSO (matricola: 173226)
AMOROSO LAURA (matricola: 173226)
RispondiEliminaPT. 2
Il lato positivo è che sento di possedere già in me delle conoscenze, seppur non complete, del mondo dell’insegnamento, l’ho sperimentato in prima persona da piccola, come tutti, ma la mia scuola non finiva una volta uscita da quel portone di scuola. La mia scuola era anche in casa, la mia scuola è oggi, è in me, ci sono nata e ci sto camminando ancora insieme. Quante cose so sull’ambito dell’insegnamento e sugli insegnanti, sulle loro competenze, metodologie, strategie, sull’organizzazione e gestione della classe e sul lavoro pomeridiano degli inseganti una volta terminate le 5 ore classiche di lezione, per pianificare la lezione e lavori per il giorno successivo. Non è una professione facile, continua anche dopo, nel resto della tua vita. Non c’è una fine, non si smette mai. Quasi non trovo le parole per far comprendere agli altri quanto lavoro c’è dietro. È come costruire continuamente una torre, mattone dopo mattone si arriva all’ultimo, all’obiettivo finale, al traguardo del 5° anno, dove ci ritroviamo più gli stessi bimbi privi di basi e fondamenta del primo giorno di scuola. Sono maturati, si sono sviluppati intellettualmente e questo lavoro è fatto per farli aiutare a crescere autonomamente, bisogna dare a questi bambini gli strumenti nelle loro mani per continuare a porre a quella torre di conoscenze delle altre costruzioni affiancate, robuste, che siano solide per crearsi una fortificazione, una corazza e utilizzarla nel loro futuro, nella loro vita conoscitiva e professionale, affinché possano un giorno, da soli, “essere in grado”, senza il supporto di qualcun altro. Ho visto l’ambiente di apprendimento classico da più punti di vista; è un’esperienza affascinante e piena di curiosità e sorprese. Personalmente anche io mi sono rimboccata le maniche per aiutare mia madre in alcune questioni pratiche, legate a progetti extracurricolari, lavoretti, aiutarla nella compilazione di una pagina di registro (so che differenza c’è tra un registro di classe ed un registro scolastico delle insegnanti), l’ho aiutata a ritagliare, incollare, colorare, decorare, stampare, disegnare, l’ho aiutata a trovare ispirazione nella creazione di nuovi progetti e lavori di gruppo originali. Nella mia famiglia non è mai mancata la creatività, la fantasia, l’originalità.
AMOROSO LAURA (matricola: 173226)
AMOROSO LAURA (matricola: 173226)
RispondiEliminaPT. 3
Oltre ad avere una madre che svolge uno dei lavori più belli, ma anche più impegnativi, nella mia vita ci sono state altre figure familiari legate all’istruzione, come due zii (professori di matematica e fisica), le mie due zie (anche loro maestre di scuola elementare), una cugina che insegna inglese nella scuola superiore di Collegno e una zia che lavora in un asilo di Firenze.
E io, come ci sono finita in questo circolo? Sto riprendendo il loro lavoro, quello che mi hanno trasmesso sulla scuola, le mie conoscenze in questo settore, lo riproporrò nel mio futuro da insegnante in maniera spero più innovata e accresciuta possibile. Certo i tempi, le competenze richieste, le strategie e metodologie didattiche sono molto cambiate e bisogna sicuramente avere un approccio più aggiornato rispetto a loro che con una semplice scuola magistrale a 18 anni hanno intrapreso la loro lunga carriera. I tempi sono cambiati, non è più come prima, non lo può essere.
Di esperienze negative di insegnamento e insegnanti ce ne sono tante e forse sono più fresche e vivide nella mia mente, forse si ricordano meglio rispetto a quelle positive, perché probabilmente le esperienze spiacevoli ci hanno lasciato un segno o una ferita dentro che non è completamente rimarginata o ci hanno scosso tanto da aver preso da queste un’ispirazione a non prenderle come modello da seguire, ci hanno reso quelli che siamo.
AMOROSO LAURA (matricola: 173226)
AMOROSO LAURA (matricola: 173226)
RispondiEliminaPT. 4
Le esperienze negative forse sono quelle più utili perché ci fanno vedere un modello di insegnante che non vorremmo mai essere, non vorremmo mai replicare e, invece, possiamo, attraverso queste guide sbagliate, spaziare verso orizzonti diversi da questi. Queste esperienze negative ci fanno capire cose che forse, avendo fatto tutte esperienze positive, non immagineremmo, se non ci fossero non ci costruiremmo un quadro di ciò che non vorremmo mai essere. Punto sempre verso un modello positivo ma sempre guardandomi indietro, alle spalle, e riflettendo su quelle situazioni negative e trarne spunto per non commettere errori con i miei futuri allievi. Sono molto utili e significative per capire ciò che vorrei diventare in veste di maestra o professoressa, ciò che vorrei prendere a modello nella mia futura azione educativa, ci fa meditare sul modo di essere ed agire di un educatore, che sia adeguato e competente nella didattica. Durante tutto il mio percorso di apprendimento formale, compreso anche un anno universitario presso scienze dell’educazione e della formazione a Foggia, ho sviluppato una mia personale concezione di insegnamento che mi è stato poi confermato più avanti negli anni. La concezione ideale di insegnamento l’ho avuto grazie ad una professoressa del liceo. Questa docente è riuscita a lasciarmi qualcosa di positivo, che va oltre il semplice insegnare. Era una professoressa tutta di un pezzo, con le idee e intenzioni ben chiare, ma non solo. Era la giusta misura tra serietà e coinvolgimento divertente. È vero, la verità sta nel mezzo delle cose. Cosi lo era lei. Ho sempre stimato questa figura professionale nel suo modo di insegnare e di traslocare (come afferma Frabboni nella sua didattica) saperi e conoscenze. Mi ha sempre affascinato il modo in cui si faceva rispettare da noi alunni, ma al tempo stesso rendeva tutto così divertente. Spesso nell’insegnamento ciò che diverte spesso è associato a una eccessiva rilassatezza da parte degli studenti. Molto spesso mi è capitato di vedere insegnanti che non riuscivano a gestire il gruppo classe e a farsi vedere come una figura autorevole ai loro occhi. Al giorno d’oggi i ragazzini tendono a mettere “i piedi in testa all’insegante”, scavalcandolo, sminuendolo nella sua professione. Lei, professoressa di molteplici materie (a seconda degli anni), latino, greco, letteratura italiana, lei era riuscita nell’intento di farsi rispettare e a stabilire il proprio ruolo. Questa è la mia concezione di insegnamento che è nata fin da subito grazie ad alcune occasioni che ho avuto nel vedere nella pratica e sul campo il lavoro di mia madre e poi piano piano si è consolidata e confermata pochi anni fa. Quindi, quello che vorrei prendere e adottare dal modo di agire di questa mia insegante di scuola superiore è il suo metodo di insegnamento, una didattica del rispetto reciproco, un insegnamento rigidamente divertente, un divertimento nell’apprendere fatto in modo serio nella misura giusta. Abbiamo molte volte realizzato con lei progetti per l’open day, chiamato qui “la notte dei Licei Classici”, abbiamo messo nella pratica molti dei temi e opere di autori greci, li abbiamo messi in scena, costruito oggetti e figure con giornali e colla vinilica da appendere.
AMOROSO LAURA (matricola: 173226)
AMOROSO LAURA (matricola: 173226)
RispondiEliminaPT. 5
Più di tutti i miei insegnanti lei è riuscita a coinvolgermi su ogni piano, cognitivo, intellettivo e progettuale. L’apprendimento attraverso il fare è stato come riscoprire i famosi “lavoretti” della scuola primaria. È vero che non si smette mai di apprendere, ma apprendere facendo è quello che più funziona ed è quello che vorrei proporre nella mia futura carriera. Certo, non solo attraverso apprendimenti concreti e produzioni pratiche. Lei era una donna di media altezza, capelli vaporosi, ombretto verde e cappotto abbinato al suo trucco. È stata un’insegante che mi ha dato qualcosa su cui pensare, da portare a casa, oltre ai compiti. Non l’ho mai concepita come una persona altezzosa, come una detentrice del sapere, “io so tutto e voi non sapete ancora niente”, no, non lo era. Era curiosa e volenterosa di apprendere cose nuove anche da noi alunni e si divertiva a farlo e a scoprire le nostre idee e riflessioni. L’insegante per certi aspetti dovrebbe essere “amico” all’allievo, dovrebbe vedere il mondo con i suoi occhi ed avere uno spirito giovane aperto dentro di sé. L’insegnamento crea tutte le altre professioni e questo basta per capire quanto il nostro futuro ruolo sia fondamentale nella vita sociale. Quindi, no, non potrei prendere a modello di insegante positivo un mio familiare (eppure ne ho tanti) perché questi condizionerebbero sicuramente il mio pensiero sulla didattica e genererebbero un pensiero errato e falsato di insegnamento. Il legame con l’insegnamento all’interno della famiglia può falsare la sua stessa percezione, c’è un clima di tipo emotivo, è un elemento che può oscurare la nostra visione e concezione primitiva di insegnamento. Mi sono sicuramente ispirata a loro, ma non posso certo fermarmi a quello che mi hanno fatto vedere in questi anni. Ci si deve sempre migliorare, andare di pari passo all’evoluzione delle conoscenze, il cambiamento di contesto e alla trasformazione sociale e digitale degli ultimi anni. Spero, un giorno, di essere almeno un po’ come lo sono loro. Lei, più di altri, mi ha ribadito che le migliori lezioni e i migliori insegnamenti provengono dalla vita stessa. Lo scopo dell’educazione è quello di trasformare gli specchi in finestre. Aiutare a costruire, con tutte le competenze che si possiedono, le menti in formazione. Che siano teste ben fatte e non teste ben piene. Ringrazio tutti i miei insegnanti (come lo stesso prof. Bruni) che, nel bene e nel male, chi più e chi meno, hanno cercato di insegnarmi sempre qualcosa ed arricchire la mia mente. Quello che sono oggi, ciò che so, il mio percorso universitario e i miei successi formativi attuali sono l’insieme di tutti i saperi che i docenti hanno dolcemente porto al mio intelletto dalla nascita ad ora.
LAURA AMOROSO (matricola: 173226)
Una delle insegnanti che ha conquistato un posto privilegiato nel mio cuore, e che ricordo con grande stima, è la mia Professoressa di storia e filosofia delle superiori. Era una donna di mezza età, magra, all’apparenza un po’ riservata, ma molto sicura di sé e di ciò che conosceva. Amava molto il suo lavoro: ciò si percepiva e si capiva dal suo modo di relazionarsi con gli alunni. Inoltre, durante la lezione, riusciva a mantenere viva l’attenzione di tutta la classe e a rendere interessante qualsiasi argomento. Questo è uno dei tanti motivi per i quali mi è rimasta impressa, anche perché al giorno d’oggi l’attenzione dei ragazzi scema generalmente dopo un quarto d’ora di lezione! Era una persona tutta d’un pezzo, difficilmente lasciava trasparire emozioni, ma il suo stato d’animo si percepiva dall’atteggiamento o da alcuni gesti, come, ad esempio, dal modo in cui appoggiava la borsa sulla cattedra.Durante le lezioni invogliava tutti noi a partecipare attivamente attraverso un confronto; spesso, inoltre, da un esempio faceva trarre a noi alunni la regola generarle. Solitamente iniziava le sue lezioni da un dibattito; ció permetteva di sviluppare le nostre capacità cognitive, attraverso anche tecniche di discussione di gruppo. In un clima molto sereno, noi alunni eravamo liberi di esprimere le nostre idee e opinioni in relazione a un determinato argomento. La ringrazio tanto per avermi trasmesso conoscenze non solo da un punto di vista scolastico ma anche personale . Mi auguro, in futuro, di essere per i miei alunni ciò che lei è stata per me.
RispondiEliminaFEDERICA CORRADO 172714
Ad oggi il mio percorso scolastico ha visto alternarsi figure che mi hanno lasciato un ricordo positivo delle varie esperienze vissute, a figure che invece ricordo in maniera differente e sicuramente meno volentieri.
RispondiEliminaÈ bello poter ricordare le varie esperienze felici del mio percorso della scuola superiore, la maggior parte legate alla mia professoressa di letteratura italiana, l’unica che ci ha accompagnati come classe dall’inizio fino alla fine del nostro percorso.
Penso sia stata una delle professoresse che abbia creduto in me più di tutti, dall’inizio, senza mai avere il minimo dubbio o esitazione sulle mie capacità. Aveva un modo di fare e di porsi nei confronti dei suoi alunni differente rispetto a tutti gli altri, non era semplicemente brava nel suo ruolo di docente, era un’ottima ascoltatrice, sempre pronta a dare consigli. Oltre ad essere ad essere una persona di buon animo, era anche un’ottima docente, colta, preparata, ogni sua lezione era piena di una passione difficile da descrivere a parole, era coinvolgente ed in grado di rendere interessante qualsiasi tipo di argomento trattato.
Non è mai stato un problema ascoltarla, anche nelle lezioni più lunghe, negli argomenti che possono risultare più noiosi, nelle giornate “no”… Non era un problema studiare la sua disciplina, era soddisfacente, motivante e al termine del mio lavoro ero quasi rigenerata. Ricordo ancora ogni sua lezione, ogni argomento affrontato e soprattutto la soddisfazione vista nei suoi occhi dal primo giorno fino al fatidico esame di stato.
Nel complesso ritengo che abbia influenzato la mia visione di insegnante in maniera del tutto positiva e spero possa essere un modello di ispirazione da cui partire per la mia futura professione.
Basta Annarita 10/12/2021
Matricola: 172915
Durante il mio percorso di studi ho incontrato tanti insegnanti. Solitamente coloro che rimangono più impressi nella mente sono le maestre delle scuole elementari, quelle che incontri quando sei più piccolo, le prime che ti proiettano nel cosiddetto ‘’mondo dei grandi’’. Per me, però, non è stato così. Non sono tanti i ricordi e poche sono le esperienze che ricordo in modo positivo. Se ad oggi mi viene chiesto qual è l’insegnante che più mi ha lasciato un ricordo positivo la risposta non può che ricadere sulla Professoressa di italiano e storia delle scuole superiori anche se, purtroppo, l’ho incontrata soltanto al 4° anno. Ricordo ancora il primo giorno quando sono entrata in classe e l’ho vista: con i capelli corti e grigiastri, l’ombretto azzurro che metteva in evidenza i suoi occhi color cielo, l’aria dolce ed il sorriso stampato in faccia. Una cosa che non posso dimenticare è il suo modo di vestire, semplice ma elegante; ogni giorno abbinava il colore dell’ombretto e degli occhiali al colore della maglia che indossava. Era una persona minuta e dolce, sempre allegra; se si arrabbiava, però, si trasformava in un gigante riuscendo a zittire tutta la classe in un secondo. Autorevole ma non autoritaria, aveva creato un clima perfetto nell’aula e non a caso era amata da tutti noi; le sue ore di lezione passavano sempre velocemente. Più i giorni passavano, più mi accorgevo dell’amore che metteva nel suo lavoro, l’amore che metteva nello spiegare e raccontare le sue materie. Le si illuminavano gli occhi ogni qualvolta parlava di un autore o di un argomento a lei gradito; con il tono della voce pacato e l’aria rassicurante riusciva a trasformare le sue lezioni in racconti accattivanti. Ed è proprio questo che vorrei fare una volta andata dall’altra parte della cattedra; vorrei trasmettere ai bambini lo stesso amore e la stessa passione che lei metteva nel suo modo di insegnare. Vorrei renderli più fortunati di quanto lo sia stata io, che non ho avuto simili esempi nei primi anni del mio percorso scolastico ma che, fortunatamente, ho visto successivamente sia con questa professoressa sia assistendo alle prime supplenze fatte da mia madre, ora insegnante della scuola dell’infanzia. Ho avuto modo di vedere come preparasse le sue lezioni, come si ingegnasse per presentarle ogni giorno in modo diverso cercando in rete, documentandosi, creando immagini per attirare l’interesse dei suoi piccoli alunni durante, ad esempio, la lettura di una storia. Nonostante mi rendessi conto di quanto fosse stanca a fine giornata, non essendo un lavoro semplice, ho constatato come questo suo impegno fosse ogni giorno ripagato dall’entusiasmo e dai progressi dei bambini. Ho potuto assistere, inoltre, a qualche spettacolo di fine anno e ho visto concretamente la loro felicità; ascoltando le loro parole e vedendo la loro gioia ho realizzato l’affetto che provavano nei suoi confronti. Pian piano è cresciuta in me la passione per questo mestiere e la consapevolezza di come l’amore per l’insegnamento sia fondamentale, altrimenti si rischia di recare danni irreparabili negli alunni, e di come esso necessiti di costante impegno.
RispondiEliminaConte Vanessa - Matricola 172826
Grazie Vanessa per averci parlato della tua esperienza e per aver mostrato in questo testo anche un pezzo del tuo cuore...
EliminaNel corso del mio percorso scolastico ho avuto la fortuna di incontrare molti insegnati differenti, ognuno speciale a modo suo; tra tutti, il docente che più ha saputo portarmi nel suo mondo è stato il mio professore di storia dell’arte delle superiori. Lui è un uomo molto disponibile e simpatico che sin dall’inizio si è presentato nella sua semplicità. Ricordo che attendevamo le sue lezioni un po’ come si aspetta l’ora di educazione fisica! Le sue non erano le classiche lezioni espositive, lui ha sempre puntato ad un approccio di apprendimento di gruppo: durante le sue lezioni ci sentivamo un po’ dei ricercatori che, passo dopo passo, scoprivano un pezzo in più del puzzle. Tre le cose che più ricordo mi colpirono di questo insegnante c’era il suo modo di vedere la valutazione: lui non puntava a rendere quest’ultima un momento di terrore per gli alunni ma, anzi, cercava sempre di schierarsi dalla parte degli stessi, facendo in modo che l'interrogazione diventasse un momento di conversazione che coinvolgeva tutti, riuscendo però a fare le dovute distinzioni tra chi aveva lavorato più e chi meno.
RispondiEliminaPer una ragazza come me, che non ha ancora imparato a gestire nel modo migliore l'ansia da prestazione e la timidezza, questo docente è stato uno dei pochi con cui non avevo il timore di affrontare la prova di valutazione, semplicemente perché lui non la faceva vivere come un qualcosa da cui scappare ma come un momento di condivisione e di reciproca acquisizione di conoscenze. È un professore che non ha problemi a condividere con i suoi alunni i propri manuali o ad aiutarli anche nelle ore extrascolastiche in maniera individuale... Un docente che non si pone nella posizione di colui che detiene il sapere ma in quella di una persona capace di ammettere che si può imparare anche dai propri alunni: a proposito di questo, ricordo molto nitidamente quando, spinta dalla curiosità riguardo un argomento trattato in classe, andai a fare ulteriori ricerche e il professore quando mi interrogò mi ringraziò per avergli presentato informazioni che non conosceva.
Lui per me è stato un bravo insegnante e la cosa che più ammiro della sua persona è il fatto che con tanta semplicità e tanta passione per la sua materia, è riuscito a far provare a noi lo stesso sentimento per quella disciplina. Ha fatto sì che il mio modo di vedere la materia cambiasse: mi sono appassionata molto alla stessa e ricordo ancora molte informazioni, nonostante non le riprenda da tempo.
Ci vorrebbero più docenti come lui, docenti che ti permettano di apprendere in serenità, che ti presentino la materia sotto una luce diversa e più interessante e che ti coinvolgano con il loro entusiasmo.
Antonia Cervone
Valentina Cirucci
RispondiEliminaAvrò molti ricordi che resteranno sempre custoditi nel mio bagaglio scolastico, ma quello che rimarrà anche nel mio cuore è quando ho incontrato il miglior professore della scuola secondaria che ho frequentato. Ho avuto il piacere di conoscerlo quando ho iniziato il terzo superiore perché è diventato l’insegnante di chimica della mia classe; all’apparenza sembra uno di quei professori che ci avrebbe fatto passare gli ultimi tre anni della scuola superiore un inferno, ma oltre quell’aria da duro, si celava uno degli insegnati più buoni e più bravi dell’istituto. Ricordo proprio lui perché era un ottimo professore sia per come spiegava e ti faceva capire la sua materia e sia per la bontà che aveva nel suo cuore; voleva farti eccellere nella sua materia a qualsiasi costo, anche quando eri svogliato e ci riusciva catturando la tua attenzione con una gran facilità. Spero che un giorno io riesca a diventare un’ottima insegnante come lui e possa far acquisire ai miei allievi le conoscenze con facilità come lui ha fatto con me e la mia classe.
Valentina Cirucci
Matricola:172902
Grazie per aver condiviso con noi questa tua bella esperienza, Valentina!
EliminaParlare di insegnamento spesso è percepita un’azione scontata, ma non penso sia ritenuta tale. L’insegnamento è ricchezza, per se stessi e per gli altri, sia per quanto riguarda l’esposizione del sapere di determinate discipline, e sia per la ricchezza del sè, ottenuta essenzialmente dall’interesse e dalla partecipazione di ogni alunno. L’insegnamento è associato ad una relazione, favorendo un rapporto che vada al di là della formazione scolastica, bensì, ad una formazione della propria persona, che aiuti ad incrementare le proprie idee, a gestire al meglio le proprie emozioni, e far sì che si cresca da un punto di vista mentale. Nel mio percorso scolastico ho avuto occasione di conoscere e di apprendere da molti docenti, ognuno con un determinato atteggiamento, modo di vestire, di esprimere, di insegnare, e di far sorprendere, ciascuno diverso a suo modo, ma in quanto tale, essenziale. Durante il terzo ed il quarto anno liceale, ho avuto l’opportunità di avere come docente di letteratura italiana, una Professoressa meravigliosa. Mi ha colpita profondamente, la considero l’unica ad aver mostrato prestigio nella crescita individuale, nella propria identità, con l’obiettivo di farci comprendere davvero chi siamo ed apprezzare ogni singolo particolare di noi, che sia positivo o negativo. E’ una donna inarrestabile, tenace e vivace. Ricordo perfettamente ogni sua entrata in aula, ogni sua forma di vestiario, adorava essere alla moda, aveva un carattere semplice, ma allo stesso tempo intrinseco, mi affascinava il suo modo di essere. Amava relazionarsi con gli alunni, partecipava ad ogni attività scolastica, ai viaggi di istruzione, voleva costruire con noi un rapporto che andasse al di là di un legame scolastico, ma conoscerci in fondo e capire realmente la nostra personalità. La ritengo una delle poche, o forse la sola insegnante che abbia avuto l’abilità nel rendermi interessata alla sua disciplina, non era una professoressa qualunque, ha avuto un passato particolare, e lei ci considerava suoi figli. La sua lezione non era strutturata in modo tradizionale, spiegandoci concetti e concluderla lì, anzi, spesso ci proponeva di svolgere lezioni che riguardavano argomenti essenziali, spesso sottovalutati, ma fondati su tantissime sfaccettature, ed importanti da un punto di vista costruttivo. Per tale motivo, la lezione non mi pesava affatto, non durava molto, ma era del tutto comprensibile nel migliore dei modi. La mia Professoressa raffigura, accanto ad altri fattori, uno dei principali motivi per cui mi sono avvicinata alla scelta di questo percorso univerisitario, mi ha attratta la sua professione, il suo modo di svolgerla, il suo integrarsi perfettamente con gli alunni, evitando simpatie o preferenze, ma offrendo soltanto tanto amore e dedizione nei loro confronti. Nel mio futuro, mi auguro di presentarmi ad ogni singolo allievo come punto di riferimento, come lei lo è stato per me, mi auguro di potenziare al meglio lo sviluppo di ognuno, mi auguro di amare sempre più la mia futura professione e di migliorarmi in ogni mio aspetto professionale, per rendere gli alunni motivati ed entusiasti nell’affrontare l’ambiente scolastico. LINDA DI IUORIO MATRICOLA:192930
RispondiEliminaMatricola *172930
EliminaIlaria Della Fazia
RispondiEliminaMatricola: 172901
PARTE 1
L’insegnamento mi ha sempre affascinato, infatti fin da piccola alla domanda “Che lavoro vuoi fare da grande?” ho sempre risposto la maestra, questo perché mi intrigava, e mi intriga tutt’ora, l’emozione che si prova nel veder crescere sul piano formativo, e non solo, quei piccoli bambini. L’insegnamento però comporta anche molte responsabilità, essere gli artefici di parte del loro bagaglio culturale non è cosa da poco, inoltre, si iniziano a porre le basi di quelli che saranno gli adulti del domani.
Una professoressa che ricordo piacevolmente è la professoressa di italiano e latino delle superiori. Lei fin dal primo giorno si è mostrata come una professoressa alternativa, dicendo che non sarebbe stata la classica professoressa che sta seduta in cattedra e fa una lezione frontale. Questo, infatti, ho avuto modo di verificarlo nel corso dei cinque anni seguenti, non c’è mai stata una lezione statica e monotona, sapeva gestire bene il tempo dell’insegnamento e quello della pausa, che non mancava mai quando iniziava a vedere che l’attenzione cominciava a calare. Lei si è aperta molto con noi rendendoci anche partecipi delle sue esperienze di vita, può esser banale, ma così facendo ha permesso di instaurare un buon clima d’aula, ci ha permesso di fidarci di lei e di aprirci a nostra volta. Inoltre quando vedeva che c’erano dei problemi nella classe o con altri professori capiva e cercava sempre di aiutarci a trovare un punto di mediazione. Oltre a insegnarci la letteratura italiana e latina abbiamo fatto anche diversi progetti, i più significativi per me sono stati: “uno scatto ermeneutico”, il teatro e l’esperienza del carcere. Il primo consisteva nel fare una fotografia che contenesse un significato nascosto, ci ha lasciati liberi e ognuno ha scritto una frase che andasse a spiegare le varie interpretazioni che ciascuno aveva dato. Da qui ne è nata una discussione andando ad affrontare una varietà di temi tra cui l’omologazione, la forza della natura e, ancora, le emozioni. Poi nel secondo anno abbiamo messo in scena uno spettacolo teatrale in cui ognuno di noi si è visto parte di un gruppo e fondamentale per la buona riuscita. Già a partire dalla scelta dell’opera la nostra professoressa non ha voluto essere banale e scontata scegliendo le solite tragedie o commedie greche, ma si è voluta spingere oltre facendoci mettere in scena la “casa di bambola” di Ibsen, questo perché ci teneva molto al ruolo della donna e al significato di quest’opera. Il teatro ci ha permesso di consolidare i rapporti all’interno della classe e ci ha fatto scoprire anche delle doti e passioni che magari sarebbero rimaste nascoste. Non scorderò mai l’ansia prima di andare in scena e la soddisfazione ascoltando l’applauso finale, questa esperienza mi è anche servita per abbattere un po' la timidezza che da sempre è parte di me.
Ilaria Della Fazia
RispondiEliminaMatricola: 172901
PARTE 2
Poi sempre perché, allacciandomi a quanto dicevo prima, la mia professoressa non è ordinaria ci ha coinvolti nella vita nel carcere, lei ha cominciato ad insegnare ai detenuti e ci ha sempre raccontato di quanto questi fossero volenterosi di apprendere (a volte anche più dei classici studenti), fino a quando un giorno ci ha fatto provare quest’esperienza in prima persona, inizialmente abbiamo riportato in scena lo spettacolo teatrale citato di sopra, ma circondati da “mura” differenti, e poi man mano abbiamo fatto sempre di più. Ci siamo cimentati a scrivere una sceneggiatura e poi l’abbiamo messa in scena, ma questa volta noi e i detenuti insieme sullo stesso palco. È stato emozionante vedere quanto questo fosse significativo e importante per loro, si vedeva che non fossero abituati e che ogni cosa fosse un insegnamento fondamentale per la loro vita. Poi più volte siamo andati a presentare dei power point ed è sempre stato bello vedere la loro motivazione e coinvolgimento. L’esperienza del carcere è stato un qualcosa di nuovo e, inizialmente, insolito, soprattutto perché non si è abituati a vedere guardie in giro, celle e telecamere da tutte le parti, ma poi devo ammettere che mi sono trovata bene e tutti i pregiudizi che, magari, potevano esserci inizialmente sono caduti strada facendo e ogni volta che entravo lì mi sentivo quasi, paradossalmente, più libera, libera dalla frenesia e confusione di tutti i giorni, perché poi si deve anche lasciare qualsiasi tipo di dispositivo tecnologico fuori e quindi è un po' come sentirsi fuori dal mondo, ma a volte serve…
Concludendo, questa professoressa mi ha insegnato molto scolasticamente, dove lei ha sempre privilegiato la qualità alla quantità, ma anche molto nell’ambito umano con esperienze che, volente o nolente, un po' ti toccano e cambiano la visione che hai della vita, si inizia ad apprezzare molto di più ciò che di solito si dà per scontato e non si prendono tanto alla leggera le libertà che si sono sempre avute.
Erica Cotugno 173469
RispondiEliminaLa professoressa che più ricordo con piacere e in maniera del tutto positiva nel corso della mia esperienza scolastica è: la mia maestra dell’elementari di scienze e matematica chiamata “maestra Giovina”; la ricordo come una persona solare e sempre allegra dagli occhi luminosi e i capelli di un colore rosso acceso, non c’era giorno in cui con la sua allegria e il suo atteggiamento positivo non ci tirasse su di morale. Era la maestra prediletta tra tutti gli alunni e questo creava una leggera gelosia da parte delle altre maestre, era in grado di far amare la sua materia (anche se è una delle poco amate) e di insegnarci tutto come se fosse un gioco; ricordo che per farci imparare le tabelline utilizzava una palla che tutti noi dovevamo immaginare come infuocata e passarcela molto velocemente prima che ci scottassimo e a ogni passaggio dovevamo risponde con il risultato della tabellina. Ricordo anche le numerose attività all’aperto, come la raccolta delle olive o la pigiatura dell’uva, la cosa che più mi piaceva era disegnare nel giardino tutto quello che ci circondava, il contatto diretto con la natura è qualcosa di stimolante che ti aiuta anche a rispettarla ed essere sensibile nei suoi confronti. Spero un giorno di poter essere un insegante da ricordare così come lo era lei e di poter lasciare un segno positivo in ognuno dei miei futuri alunni, un bravo insegnate è quell’insegnate che non ti fa pesare lo studio ma ti porta ad appassionarti ad esso
Narrare di quell’insegnante di cui si ha un ricordo - totalmente positivo o totalmente negativo - non è un operazione facile a distanza di anni. Alla luce di tante esperienze e molti altri incontri, il ricordo - o meglio il giudizio personale - su alcuni dei docenti incontrati a scuola e nel mondo della Formazione, può cambiare anche in maniera radicale. Ogni incontro ha contribuito a creare la mia idea del mondo e la mia personalità. Rimanendo in ambito scolastico, mi tornano alla mente le parole della Professoressa di greco e latino, una delle poche che abbia cercato di valorizzare i miei talenti, comprendendone l'importanza, con la sua poliedrica cultura, al di là del rendimento scolastico. Le lezioni sono sempre state un punto di partenza per fare collegamenti con altre materie o attualizzare i temi trattati da poeti e scrittori del passato. Quando qualcuno manifestava delle curiosità o aveva voglia di approfondire un argomento in particolare, ci dava degli spunti, consigliava delle letture e tutto questo poteva diventare la base delle nostre interrogazioni. Emergevano, in questo modo, da un singolo verso sfaccettature, link e infinite chiavi di lettura. Facendo riferimento all’etimologia della parola “ginnasio”, ci ricordava sempre che “la scuola è una palestra di vita”. Dunque, alla luce di questa definizione, non senza una punta di sarcasmo, posso sostenere di aver avuto gli allenatori migliori che avrei mai potuto desiderare...
RispondiEliminaTuttavia, con la maturità di oggi, non posso non farmi delle domande: cosa si aspetta un alunno da un insegnante? E su quali di queste aspettative, magari antitetiche tra loro, un docente deve modellare le proprie attività didattiche e il proprio modo di essere? Ad un insegnante si chiede forse di essere un guru? Un padre spirituale? O forse alcuni preferiscono un attore che porta in scena, giorno dopo giorno, la pantomima dell’insegnante perfetto?
Con la mente di adulta, capisco che ciò che percepivo come loro mancanze, loro limiti, unito al mio approccio nei loro confronti, tutto quello che mi ha fatto riflettere, crescere, ma anche disperare, infuriare e, ahimè, irrigidire, altro non sono che le questioni che intervengono in ogni tipo di rapporto tra esseri umani. Ognuno di noi ha le proprie simpatie, convinzioni e, banalmente, i propri impegni o priorità che si possono ripercuotere sul proprio lavoro ma, la grande abilità di un docente sta nel superare tutto questo e affrontare una giornata di lavoro con delicatezza e lucidità, analizzando e superando i propri limiti e, in coscienza, tendere quell’ “arco che rimane saldo” verso il futuro.
Luciana Cirella (matricola 173032)
Tanti sono gli insegnanti che hanno contribuito alla mia formazione sia nella scuola elementare che al liceo. In questi due istituti ho avuto la possibilità di arricchire il mio bagaglio culturale, che non è solo ricco di nuove conoscenze ma anche di volti. Infatti durante il mio percorso scolastico venivano cambiati quasi ogni anno gli insegnanti, soprattutto nella scuola superiore, tant’è che non si aveva il tempo di conoscere e analizzare la loro metodologia di insegnamento che subito ne conoscevi un altro. Tra i tanti insegnati conosciuti, con alcuni di loro si è instaurato un bel rapporto relazionale, con altri semplicemente un rapporto alunno-insegnate ma al di là di questo, dal punto di vista della didattica vera e propria, ricordo la maestra di matematica della scuola primaria. Solo con lei ho passato interamente i 5 anni della scuola primaria, ed è rimasta nei miei ricordi perché sembrava avesse una duplice personalità. All’apparenza era una donna minuta e dall’espressione dolce e pacata, ma una volta iniziata la lezione non ce n’era per niente e nessuno, tutti dovevano seguire la lezione, senza nessun tipo di distrazione; solamente negli ultimi 20 minuti di lezione tornava ad avere quell’aspetto sensibile e di comprensione. Divideva la classe in gruppetti, mischiando sempre gli alunni, in modo anche da far nascere un clima di “uguaglianza” e, attraverso degli oggetti ci faceva mettere in pratica quanto da lei spiegato fino a poco prima. Ad esempio, fare addizioni con le caramelle, così da far diventare tutto ciò che fino a quel momento era stato passivo, apprendimento attivo. Inoltre la divisione in gruppi permetteva agli alunni non solo ad aiutarsi tra di loro ma stringere anche forti legami d’amicizia.
RispondiEliminaDonatella Di Maria
Nella mia carriera da studentessa ho incontrato tantissimi insegnanti. Però quelle che mi hanno lasciato un bellissimo ricordo, sono le mie maestre dell’asilo e delle elementari. La mia maestra dell’asilo si chiamava Anna, un vulcano di energia, con lei non ci si annoiava mai. E’stata una delle prime a notare in me un qualcosa che mi avrebbe condotto poi a seguire le sue orme. Un’altra maestra che occupa un posto nel mio cuore si chiama Carolina e mi ha insegnato italiano in 5° elementare. In un solo anno è riuscita a riempire lacune che ci avevano accompagnato nel corso degli anni precedenti. E’ entrata come un tornado, mi ha saputo trasmettere tutto l’amore che ha nell’insegnamento e ha cercato e ci è riuscita a farmi finire le elementari con una passione non indifferente nei confronti dell’italiano e della sua grammatica, e dell’iliade. Era severa e molti erano intimoriti da questo suo modo di insegnare, ma io ero contenta che fosse così perché anche in questo dimostrava quanto ci tenesse che noi apprendessimo più cose possibili, voleva il meglio per noi. Ci sono tanti episodi che custodirò per sempre nel mio cuore. Loro per me sono sempre state un esempio, un modello a cui ispirarsi, infatti se un giorno diventerò una maestra, vorrei essere per i miei alunni quello che loro sono state per me.
RispondiEliminaMarianna Bonfitto (172691)
Ci son stati diversi insegnanti nel corso della mia carriera scolastica che mi hanno segnata dal punto di vista umano; di alcuni ho un pensiero personale e un ricordo positivo, di altri negativo. Credo che solo in pochi docenti ho visto l’amore e l’interesse per quello che insegnavano e da ciò ne è derivata anche l’abilità di trasmettere all’alunno l’interesse per la materia in questione ed è proprio ciò che io ammiro. L’insegnante deve essere in grado di stimolare l’alunno ad apprendere, ma già dalle elementari ho avuto esperienze negative a riguardo.
RispondiEliminaProseguendo con il mio percorso scolastico, nell’arco della scuola secondaria di primo grado, nello specifico dalla prima alla terza media, ho avuto poi la fortuna di incontrare una professoressa di inglese in grado di mettere in mostra il suo interesse verso la materia che stava insegnando, ed invogliare me ed il resto della classe a studiarla. Era un’insegnante molto severa, pretendeva il massimo delle nostre capacità da ciascuno di noi, ma era anche in grado di rendere le sue lezioni divertenti, ed era proprio grazie a ciò che riusciva a tenere vivo l’interesse di noi alunni, perché riusciva ad alternare i momenti di serietà ai momenti di svago in un modo giusto ed equilibrato. E’ stata l’unica docente di inglese che ho avuto che mi ha permesso di appassionarmi alla materia, e tutt’ora ciò che io so riguardo alla disciplina in questione lo devo solo a lei.
Il suo metodo di insegnamento era di introdurre una parte dell’argomento da dover spiegare, e permettere poi a noi di arrivare ad una regola generale; utilizzava molti esempi e ci faceva molte domande per permetterci dunque di interagire. Interrogava quasi tutte le lezioni, per verificare se il nostro studio era costante o meno, e in caso contrario ci spronava a renderlo tale. Era suo solito indossare gonne lunghe, ed orecchini grandi,che nel complesso la rendevano elegante e rispettata da tutti.
Ritengo che tutti gli insegnanti debbano avere la stessa passione che aveva lei, che a mio parere la rendevano un’ottima docente, e farò il mio meglio per poter un giorno arrivare a suo pari.
Donatella Chimisso, 172972
Non dimenticherò mai la maestra Giovanna, è stata un esempio di vita. La ricorderò sempre nel mio cuore non tanto per il suo modo di insegnare molto dolce e alle volte duro e deciso, ma per il suo modo di tenere il rigore nella classe...con fare minaccioso guardava i miei compagni più vivaci, intimidendoli di non far casino durante la lezione e loro come piccoli soldatini seguivano ogni singola parola che le usciva dalla bocca, senza fiatare. Era una donna molto dolce, anche se non lo dava a vedere con me è sempre stata amorevole e gentile forse perché ero la sua alunna più taciturna. Ho sempre guardato con ammirazione la sua pazienza, la sua calma, e alle volte anche il suo modo di farsi rispettare.
RispondiEliminaAugello Angela Grazia
Nella mia esperienza scolastica mi sono sempre trovata di fronte ad insegnanti validi e che amassero realmente il loro lavoro,e per questo mi sento davvero fortunata. La differenza che ha contraddistinto qualcuno è stata la parte umana utilizzata durante l’anno scolastico. Ho avuto in particolare,quando ero frequentante della scuola primaria,una maestra di matematica(il che fa anche sorridere pensando al mio rapporto oggi con la disciplina) che simbolicamente mi ha preso la mano ed accompagnata fino alla fine. Ero piccolina ma è stato un periodo che ricordo con tristezza, avevo uno zio,che per me è sempre stato un migliore amico e lo è tutt’ora,avente problemi seri al cuore ed ha rischiato di volare via molte volte. Anche se ancora immatura avevo capito tutto ed il mio grande sorriso insieme al forte entusiasmo di andare a scuola si erano spenti. La maestra M. sapeva quanto io tenessi ad imparare quotidianamente cose nuove ed ha capito ben presto che qualcosa non andasse. Ogni volta che toccava a me fare un qualunque esercizio mi stava accanto e mi dava tutto il tempo di ragionare. Uno dei tanti giorni in quei mesi, quello dell’operazione definitiva non riuscivo a smettere di piangere a causa della mia forte emotività. La maestra spese le sue tre ore a cercare di calmarmi e dicendo cose bellissime alla mia classe, spiegandoci quanto fosse bello vivere e godersi ogni minuto della vita. Ad oggi lo avrei capito da sola,allora mi aiutò lei e ricordo ogni singola parola sulla bellezza del non aver rimpianti e sul godersi ogni attimo di questo percorso imprevedibile chiamato vita vissuto insieme alle persone a noi vicine. Naturalmente anche sul piano scolastico era impeccabile,paziente,chiara e comprensiva. Uno dei suoi aspetti del carattere che mi ha colpito maggiormente e che ho cercato di assimilare è la gentilezza. Lei era ed è gentile con chiunque incontri,a prescindere dal suo reale stato emotivo,e credo che di fronte a dei bambini sia il modo migliore di comportarsi. Spero .tra qualche anno, di diventare proprio come lei. E’ stata e sarà sempre un esempio da seguire per me,un punto di riferimento. Vorrei insegnare ai meravigliosi bambini che avrò di fronte con la stessa passione,umanità ed empatia che aveva lei. Spesso con la mia vecchia classe la incontriamo vivendo in paesi vicini,e nonostante siano passati più di dieci anni il suo sorriso quando ci vede non è sparito ed è proprio quel sorriso che porterò sempre nel mio cuore.
RispondiEliminaGrazie maestra M.
Cristiana Colacrai (173033)
Durante il mio percorso scolastico, ho avuto modo di conoscere molti docenti, alcuni che ricordo in maniera positiva, altri negativa. Tutti però hanno contribuito alla mia crescita sia umana sia culturale. L’insegnante che ricorderò sempre è la mia professoressa di diritto ed economia politica, con la quale ho condiviso purtroppo soltanto due anni nella scuola superiore. Le sue ore passavano in un attimo, le sue lezioni erano sempre interessanti, leggere, pur trattandosi di argomenti complessi, ma mai banali. È stata una docente speciale, severa, ma che comunque cercava sempre di capirci, mettersi nei nostri panni, comprendere che qualche volta può succedere di non aver fatto i compiti. Ci faceva andare a scuola volentieri non terrorizzati dall’interrogazione o dal brutto voto. Cercava di farci apprendere la maggior parte delle cose lì a scuola, durante la spiegazione, in modo da facilitarci il lavoro a casa. Oltre le sue materie, con lei parlavamo di tutto, a partire delle problematiche all’interno della scuola e della classe fino ad arrivare ai problemi relativi alla società. Con lei abbiamo svolto anche delle attività pomeridiane, dove svolgevamo delle ricerche in gruppo, insieme ad un’altra classe dell’istituto. Il suo obiettivo era quello di insegnarci a non fermarci mai davanti alle difficoltà, di imparare sempre di più, di non farsi intimidire da niente e da nessuno e dire sempre le proprie idee e le proprie opinioni. Lei mi ha insegnato a credere di più in me stessa, a non avere paura di un giudizio altrui e spero un giorno di trasmettere queste cose ai miei alunni, proprio come lei ha fatto con me.
RispondiEliminaMICHELA CAMPANELLA (172696)
RispondiEliminaDurante il mio percorso scolastico mi sono trovata dinanzi a tanti docenti, alcuni dei quali fondamentali, altri un po’ meno per la mia formazione e per la mia futura scelta universitaria. Ma se dovessi parlare della figura che mi ha fatto capire che non siamo un voto o un numero e che il vero obiettivo della scuola dovrebbe essere quello di crescere dei ragazzi in grado di vivere la vita come merita e in modo autonomo, parlerei della maestra di italiano delle scuole elementari. E’ la maestra D., la figura che porto più a cuore e che ha contribuito particolarmente alla mia attuale scelta universitaria. E’ stata la mia maestra per cinque anni consecutivi, mi ha visto crescere, cambiare, maturare e diventare più responsabile. Era un’insegnante molto temuta dai suoi alunni (anche da chi non la conosceva personalmente) e circolavano numerose voci sul suo metodo d’insegnamento molto rigido. Infatti la prima cosa che ricordo di lei è la sua severità e fermezza, inquietava molto con il suo tono di voce freddo e la sua corporatura statuaria. All’inizio avevamo tutti un po’ paura di lei, non dava molta confidenza e restava sempre sulle sue, quando spiegava non volava una mosca. Però eravamo tutti affascinati, quasi “ipnotizzati” dal suo modo di spiegare diretto e incisivo; fece appassionare tutti alla sua materia perché si capiva che insegnava con passione e amore, lo faceva con il cuore e questo era visibile a tutti. Riguardo alle cose che ho imparato grazie a lei, non basterebbe una sola pagina per elencarle, ma posso affermare che per me è stata oltre un’eccezionale insegnante, una maestra di vita. Ad oggi posso dire che il suo metodo e i suoi insegnamenti hanno contribuito alla formazione di solide basi per molti alunni e spero un giorno di poter diventare anch’io come lei un punto di riferimento per i miei alunni.
CASIELLO FRANCESCA PIA (MATRICOLA 172960)
La mia insegnante di matematica aveva una corporatura minuta, con dei capelli castani che le arrivavano alle spalle, gli occhi severi, ma l'animo buono. La sua voce limpida che spiegava quello che alle nostre orecchie suonava strano, difficile, ma che lei con esercizi, giochi rendeva molto semplice. Il suo ricordo rimane vivo perché era una maestra presente, una maestra che ti si sedeva accanto se non riuscivi a comprendere la regola, se non riuscivi a risolvere il problema.... era una maestra che mai ti avrebbe lasciato indietro!
RispondiEliminaVALENTINA CASANDO
“Sei di una dolcezza straordinaria e di profonda sensibilità! Abbiamo bisogno di persone come te!”
RispondiEliminaSono queste le parole, scritte nero su bianco, con cui la mia professoressa di inglese mi ha salutata al termine della mia prova d’esame di maturità.
Ho sempre ammirato il suo metodo di insegnamento: a lei devo una maggiore consapevolezza delle mie capacità in un ambito, quello della lingua inglese, in cui ormai non avevo riposto tante speranze (probabilmente per le mie esperienze passate), nonostante mi fosse sempre piaciuto. Negli ultimi tre anni di liceo in cui è stata con me e la mia classe, ha fatto sì che io per prima mi fidassi delle mie capacità, che superassi ogni ostacolo che, fino a quel momento, mi aveva impedito di cimentarmi in quella lingua che “non imparerò mai”, mi ripetevo. E così ho provato, sbagliato e riprovato ancora.
Tuttavia, ho compreso il suo aiuto e la sua fiducia solo al termine del mio percorso liceale. Perché da queste parole potrebbe sembrare che si fosse instaurato un rapporto che vada al di là del legame allievo-insegnante. Ma non è così: non l’ho mai considerata come una madre, né come un’amica e tantomeno come una confidente. Non è mai entrata nella sfera personale di nessuno di noi e, anzi, da questo punto di vista l’ho sentita sempre scontante, com’è giusto che sia. E forse è proprio per questo che alla lettura di quelle parole sopra riportate, mi sono commossa. Perché sono state parole del tutto inaspettate, ma che, allo stesso tempo ho sentito tanto ma tanto vicine alla mia persona.
Ogni volta che non mi sento capita né da me stessa né dalle persone a cui voglio bene, ripenso a queste parole, e diventa più facile combattere questa sensazione di incertezza, e, cosa ancora più importante per me, si costruisce, pezzo dopo pezzo, una maggiore consapevolezza della mia persona e della mia identità.
Quindi, al di là del punto di vista scolastico, penso che lei sia stata la prima insegnante ad aver capito appieno il mio essere. È per questo motivo che ho deciso di raccontare di lei.
Barbato Antonella matricola 172665
Non sempre quando si chiede a uno studente di parlare dalla propria maestra o dei propri insegnati si ricevono commenti entusiasti o positivi, ma con il passare degli anni l’idea che un ragazzo si fa muta e si trasforma in ricordi piacevoli che a volte fanno anche sorridere. Ripensando adesso alla mia maestra di italiano delle elementari, la maestra Angelina, a quei giorni passati tra i banchi di scuola e a tutte le volte che mi ha rimproverato per un comportamento sbagliato o per non aver portato il quaderno con i compiti svolti, solo ora mi rendo conto di quanto io debba ringraziarla, sì proprio lei maestra d’italiano che tanto temevo. Cercava in tutti i modi di farmi capire i miei errori con modi che io da bambina di 7 anni non comprendevo, ma ora posso solo apprezzare. Ricordo ancora adesso di quando avevo difficoltà con le doppie o dimenticavo la punteggiatura e mi dava pagine e pagine da fare per casa, questa cosa io la vedevo la vedevo come una punizione ,ma adesso capisco che lo faceva per me.
RispondiEliminaUn’alta maestà che ricordo con affetto e la maestà di scienze, lei riusciva a farci sentire come dei piccoli scienziati anche con esperimenti banali ma che per noi non lo erano. Ricordo di quando in 3 elementare ci fece mettere i semini nell'ovatta per far crescere le piantine, ancora adesso mi rammento di quanto mi sentissi fiera di me per aver dato vita a una piantina
BENEDETTA COROMANO
Ogni volta che penso al concetto dell’insegnamento penso al mio professore di diritto , una persona che ha lasciato un forte segno nella mia esperienza scolastica, ma soprattutto nella mia vita.
RispondiEliminaMi ha insegnato ad affrontare sempre tutto con il sorriso, ogni volta che qualcuno aveva un problema durante il percorso scolastico ,è stato sempre presente dicendoci che prima di essere un professore era un uomo come tutti, e che il suo compito era quello di insegnarci sempre qualcosa, che andava aldilà del diritto,mettendo da parte un attimo il suo programma da seguire chiedeva sempre come stavamo e parlare con lui era sempre di aiuto. Una persona simpatica, che con il sorriso faceva passare anche quelle lunghe ore scolastiche, sempre pronto a strappare un sorriso a tutti i suoi alunni senza dimenticarsi al tempo stesso di insegnarci la sua materia, che faceva piacere anche a chi del diritto non voleva averci a che fare.
Mi ha insegnato tanto, e se sono la persona che sono oggi è sicuramente anche grazie a lui. Lui cercava sempre di creare un clima favorevole, secondo lui tutti dovevano essere tranquilli , altrimenti era difficile per lui andare avanti con la lezione, per lui era fondamentale che ci fosse una situazione tranquilla e che tutti fossero felici. Era una persona molto semplice, che spesso ci raccontava anche alcune sue storie da adolescente, sapeva sempre come coinvolgere tutti con degli anedotti o delle storie. Lo ringrazio tanto, e resterà sicuramente un professore indimenticabile che ha lasciato un segno importante nella mia vita.
Antonella De Luca
Per tanti studenti l'incubo ricorrente sono la matematica, la fisica e le scienze.
RispondiEliminaPer me no, sono state invece le materie che hanno influenzato le mie prime scelte per il futuro scolastico e professionale.
La curiosità per i numeri e per loro più svariate combinazioni, per i principali fenomeni fisici che accompagnano la nostra quotidianità, per i processi evolutivi alla base della vita animale e vegetale è stata principalmente influenzata dall'insegnante di matematica e scienze delle scuole medie: la professoressa Palladino. Donna minuta, smilza, portamento spigliato ed elegante, non era solita sedersi tra i banchi nè tanto meno parlare di sè, aveva un dono però chiarezza nello spiegare e capire quando avrebbe potuto passare al capitolo successivo. Sì proprio così in 3 anni non ha mai tralasciato indecisioni o perplessità su di un argomento e non so come faceva a capire, senza bombardare di compiti in classe o interrogazioni, il livello di preparazione raggiunto dai suoi alunni, senza dover ricorrere a note e brutti voti.
L'empatia e l'attenzione verso gli sguardi dei suoi alunni han fatto sì che tutta la classe arrivasse in maniera equa e spensierata al compito di matematica dell'esame di terza media. Ha saputo trasmetterci la passione verso le discipline che ci ha insegnato durante la preadolescenza, ci ha trasmesso un metodo, ci ha trasmesso sicurezza, ci ha saputo insegnare che ognuno di noi avrebbe potuto farcela se solo con calma e concentrazione avrebbe letto e riletto la traccia del "problema" perchè una delle soluzioni l'avrebbe sicuramente trovata.
Paola Bruno
Matricola 172695
Se oggi ho scelto di frequentare il corso di laurea in Scienze della formazione primaria, credo di doverlo in parte all’esperienza di tirocinio che ho svolto al terzo anno di liceo presso una scuola primaria e alla mia professoressa di materie umanistiche, in particolare pedagogia. Ad avermi colpito di lei, al primo posto c’è sicuramente la professionalità e la preparazione nella sua materia e in seguito il suo modo di approcciare ai ragazzi, un modo sempre gentile, mai autoritario, ma autorevole. Oltre ad essere molto preparata nella sua materia, questa insegnante aveva anche un modo di spiegarla davvero coinvolgente; infatti, quando parlava della sua materia ma soprattutto dei suoi grandi pedagogisti, riusciva ad attirare l'attenzione di chiunque facendo riflessioni sull'argomento affrontato e connettendolo con la realtà in modo da arrivare a non avere più la percezione di star studiando ma ad interrogarsi sul perché di qualsiasi cosa caratterizzante il quotidiano di ognuno. La stimo molto perché grazie alle sue parole ed al suo esempio ho imparato a considerare l'insegnante come una fonte preziosa da cui partire per costruire il proprio "io", per crearsi un proprio posto nel mondo in quanto essere pensante ed autonomo. Ovviamente giungere a questi livelli nella scuola primaria non è possibile dato che gli alunni hanno un approccio differente ed una scarsa maturità, però sulla scia della mia professoressa mi auguro anch'io in futuro di riuscire a far vivere ai miei allievi la scuola in maniera serena con la continua voglia di apprendere e migliorarsi tenendo presente che l'insegnante non è solo, appunto, colei o colui che insegna ma anche una persona molto sensibile con cui poter instaurare un bel rapporto di stima e fiducia. Anche considerando quest'ultimo aspetto ricordo piacevolmente che lei cercava sempre di trovare nelle ore di lezione uno spazio da dedicare alla battuta o al semplice dialogo informale con tutti noi alunni. Vorrei concludere dicendo che, a prescindere dai piccoli modelli che ognuno ha al suo interno, mi auguro un giorno di riuscire a trasmettere parte delle mie esperienze e conoscenze ai "piccoli uomini e donne" che mi circonderanno.
RispondiEliminaGiorgia Di Maggio
matricola: 172898
Sono già passati tanti, forse troppi anni dalla fine del mio percorso scolastico; nonostante ciò il ricordo che mi porto dietro di quei giorni vissuti tra i banchi di scuola è sempre vivido e talvolta mi piace soffermarmi a ripescare nella memoria episodi e sensazioni che mi riportano a quei tempi tutto sommato spensierati! Tra i tanti maestri che ho incrociato nel mio percorso di istruzione e non, una menzione particolare voglio dedicarla al mio professore di disegno e storia dell'arte delle scuole medie. Un omone tutto d'un pezzo, sempre ordinato e ben vestito, decisamente estroso, burbero a primo impatto, a volte severo e sempre molto esigente ma colui che ha saputo trasmettermi, oltre la materia, l'importanza della conoscenza nel suo senso più ampio ma anche del rispetto, della fiducia in se stessi, dell'onestà e della consapevolezza delle proprie capacità. Aveva un modo tutto suo di presentarsi ma rispecchiava appieno la materia che insegnava e alla quale rivolgeva un'importanza non sempre scontata che riusciva a trasmettere anche a noi studenti. Seguivamo con passione le sue lezioni sempre molto interessanti e "alternative"; la sua bravura però era soprattutto quella di riuscire a stabilire con ognuno di noi ma in maniera diversa per ciascuno, delle "connessioni empatiche". credo che proprio questo ci spronasse a fare sempre del nostro meglio per non deludere le aspettative che riponeva nei nostri confronti. Maestro d'arte e di vita! Ancora oggi mi capita talvolta di incontrarlo durante le sue passeggiate ed è sempre un piacere per me fermarmi e scambiare due chiacchiere con lui.
RispondiEliminaMARIAELENA CHIESI
MAT. 172710
Tutti noi abbiamo avuto modo di conoscere una moltitudine di insegnanti nel nostro percorso scolastico dalla scuola materna fino alle superiori o (nel caso di chi possiede già una laurea) al percorso universitario o accademico (come il caso mio), ma credo che almeno un insegnante è rimasto nel cuore di ogni alunno. Specificare tutto questo sembra apparentemente che non serva a nulla, ma adesso arriverò al dunque. L’insegnante della quale parlerò è la mia professoressa di Canto (sono laureata in Canto lirico presso il conservatorio di Pescara): ci sarebbe troppo da raccontare su tutto ciò che lei ha fatto per me, ma cerco di riassumerlo in queste righe. Mi ha seguita in tutti i miei cinque anni di Conservatorio e mi segue ancora oggi. Non si è limitata solamente alla crescita della mia voce, ma anche alla mia crescita personale, come donna. Non è l’insegnante “debole” che se rimanevo indietro su qualcosa lasciava correre, ma ha sempre fatto di tutto pur di farmi apprendere non solo ciò che riguarda la disciplina, ma anche come affrontare il mondo lavorativo del mio domani.
RispondiEliminaQuando ho fatto l’esame d’ingresso per entrare al Conservatorio partivo svantaggiata sotto ogni punto di vista in quanto ero la più giovane sia d’età e sia per gli anni di studio rispetto ai miei colleghi che (almeno la maggior parte) avevano già conoscenza di ciò che riguardasse il mondo del conservatorio e della musica. Ecco, quello che voglio dire è che lei avrebbe potuto benissimo scegliere diversamente, avrebbe potuto scegliere uno degli allievi che erano ben più avanti di me e di conseguenza lavorarci con minor difficoltà. Ma ha scelto di far entrare me in classe con lei, è stata disposta a voler lavorare per tirar fuori dalla “campana di vetro” quella ragazza impacciata e che partiva praticamente da zero! Tornando a ciò di cui ho parlato prima (sulle maestre, sul sostegno ecc..) il comportamento di un insegnante influisce sull’alunno più di quanto noi pensiamo, di conseguenza il fatto che evidenzino le nostre insicurezze, non aiuta. Ad oggi, che sono una Marianna più forte, ho capito tutto: ciò di cui avevo bisogno per uscire da quella campana di vetro, era un’insegnante disposta a trasformare questo “diamante” ancora grezzo, proprio come ha fatto lei con me, insegnandomi soprattutto che non dobbiamo mai perdere di vista la voglia di imparare, in quanto avremmo sempre qualcosa da apprendere. È per questo che la mia Professoressa, resterà per sempre il mio punto di riferimento e non la ringrazierò mai abbastanza. Ed è così, che io un domani voglio essere ricordata dai miei alunni, come io porto nel cuore i suoi preziosi insegnamenti.
MARIANNA DE TOMO, Matricola 172977
Caratteristica principale della mia formazione scolastica ed universitaria è stata la varietà. Circa un centinaio saranno stati gli insegnati incontranti lungo il mio percorso formativo, tutti con un metodo formativo differente. Ritengo, tuttavia, di essere stata relativamente fortunata. A pochi di loro associo un ricordo negativo. Nonostante ciò, il premio ritengo vada ad un insegnante che mi ha accompagnata per 3 anni scolastici al liceo. Ho scelto di raccontare di lui soprattutto perché ha regalato un insegnamento all’anima di tutti coloro che l’hanno conosciuto quale buon insegnante e, indubbiamente, buon maestro di vita.
RispondiEliminaEntrava in classe con la sua aria formale e distaccata, una delle prime cose che mi colpì fu la sua ferrata memoria nel ricordare tutti i nostri nomi già nel secondo giorno di scuola. La sua attenzione nei confronti delle nostre priorità era evidente e non scontata, si distingueva indubbiamente anche per questo. Dico “anche per questo” perché lui non si limitava soltanto ad esporre la sua lezione giornaliera, ma ci regalava grandi insegnamenti di vita quotidiana ed aveva una grande cultura su tutti gli argomenti, questa cosa mi affascinava completamente.
Ulteriore sua caratteristica era quella di assegnare il voto che ci meritavamo a prescindere dal voto preso in una precedente verifica, o dal voto che un altro insegnante aveva assegnato. Ci trattava per ciò che dimostravamo di essere in quel momento, non c’erano distinzioni, non c’erano discriminazioni di alcun tipo e non c’erano preferenze o favoritismi. Con lui bisognava studiare sempre, essere sempre preparati. Era inutile farsi calcoli su quando sarebbe capitata la prossima interrogazione, perché lui poteva interrogarti anche il giorno successivo. Ci ha insegnato, quindi, ad essere sempre pronti agli imprevisti che la vita ci presenta davanti e che, anche chi non è bravo ad inglese può tranquillamente essere però bravo in statistica. Ognuno di noi ha una dote innata che deve semplicemente sviluppare e fare propria.
Tutt’oggi lo incontro per strada e per me è sempre una grande gioia salutarlo. Ah dimenticavo, lui ovviamente ricorda ancora il mio nome e il mio cognome così come quello di tutti i suoi studenti.
Lavinia Cardarelli
mat. 172699
Grazie per aver condiviso con noi questa bellissima esperienza di vita! Sicuramente potrà insegnare qualcosa di positivo anche a noi!
EliminaSono molto soddisfatta delle lezioni di chimica organica svolte nel corso dei miei 5 anni.
RispondiEliminaLa professoressa, molto apprensiva e disponibile nei confronti degli alunni, è stata capace di far appassionare noi studenti alla sua materia, approcciandosi in modo amichevole ma con quel pizzico di rigidità.
Nonostante alcuni argomenti si presentassero complicati, lei era sempre disponibile nel rispiegare, ad ogni singolo, l’argomento in modo semplice e coinciso.
Uno dei tanti aspetti che mi ha colpito particolarmente, è stato l’entusiasmo, la passione e il sorriso con il quale spiegava l’argomento da trattare, il modo scherzoso e la complicità con cui ci aiutava nelle esperienze di laboratorio e il grande interesse che ci trasmetteva.
Grazie a lei, oggi sono fiera di aver intrapreso questa strada, e spero un giorno di poter avere lo stesso rapporto con i miei futuri studenti.
Di Paolo Celeste
Matricola: 172476
Insegnare non è un'attività semplice da praticare, soprattutto se i soggetti in apprendimento e i contesti sono sempre più vari e diversi. Mi sono sempre chiesta cosa si provasse ad insegnare la propria materia,il proprio sapere a chi ancora non è in grado di ragionare e camminare da solo nel mondo. Nel corso del mio percorso di studi ho avuto il piacere di conoscere figure professionali capaci non solo nel lavoro che svolgevano,ma anche dal punto di vista relazionale e comportamentale con noi studenti. Ricordo,in particolare,la mia maestra della scuola dell' infanzia. Una donna stravagante e di una vivacità disarmante. Era appassionata di botanica, infatti passavamo la maggior parte delle lezioni nell'orticello che avevamo nel cortile della scuola. Era un pezzo di terra che la maestra aveva trasformato in una sorta di giardino dell' Eden dove vivevano insieme moltissime piantine di specie differenti. La cosa che più ci piaceva era che ogni piantina presente in quel giardino era stata piantata e scelta da noi alunni. Mi ricordo che un giorno si è presentata in classe chiedendoci di disegnare il nostro fiore preferito e assegnargli il primo nome che ci passava per la testa. Pochi giorni dopo ci ha portato in classe i semini e, con i vasetti che ci aveva fatto realizzare precedentemente, riciclando la carta,la plastica e le lattine, ci ha fatto piantare le piantine e ce le ha fatte posizionare nel giardino,ognuno nel posto che voleva con accanto il nome che aveva scelto. Ogni giorno che avevamo lezione con lei andavamo tutti insieme ad annaffiare e curare le piantine e alla fine dell' anno scolastico ce le ha fatte portare a casa come ricordo di quello che avevamo realizzato durante l' anno. In questo modo aveva stimolato la nostra creatività,ma ci ha dimostrato anche come prendersi cura di qualcosa. Ha piantato,in questo modo,anche un semino piccolo in noi alunni, che abbiamo poi saputo coltivare durante gli anni. Era una donna che ha saputo mettere in pratica l' insegnamento tramite le attività ed è stata la prima grande fonte di sapere che ha avuto un impatto nella mia vita e mi ha avvicinata al mondo dell' insegnamento. CORNACCHIONE ANGELA. MATRICOLA:173036
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