Quella che vi propongo è ormai
una attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a
lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto.
Nella
vostra storia di studenti avete avuto modo di
incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e
professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che
avete
elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno
consapevole,
una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio
guida per
la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe
forme di
conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a
raccontare,
ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non
importa
se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui
conservate
ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti,
ricordate
proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in
maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se
possibile, vi invito ad essere positivi.
Visti
i tanti (potenziali) partecipanti mi raccomando di rispettare la
divisone proposta (quella basata sulla lettera iniziale del vostro
cognome).
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 13 dicembre vi sarei grato.
Buona scrittura!
attento le vostre storie!
RispondiEliminafb
Albert Einstein disse che l’arte suprema dell’insegnante è risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza e non posso che essere super d'accordo con questa sua affermazione. Nel corso della mia carriera scolastica ho incontrato molteplici figure, alcune poco professionali con comportamenti poco stimolanti, ma per fortuna ci sono stati altri insegnanti capaci di lasciare un segno indelebile nella mia mente e nel mio cuore perciò vorrei porre particolare attenzione su una di esse: la maestra A. di storia. Lei era amata da tutti e insegnare una materia come questa in una scuola primaria non è facile, ma riusciva in tutti i modi a fartela piacere e coinvolgerti in ogni sua spiegazione attraverso cartoni animati o film riguardanti un argomento specifico in modo da stimolare il processo di riconoscimento nella mente di noi bambini. Facendo così riusciva a farci appassionare in maniera pura e spontanea eliminando l'eventuale metodo dello studio meccanico-mnemonico. Aiutava anche chi aveva qualche difficoltà in più e non faceva distinzioni perché diceva sempre di voler portare tutti i suoi alunni di una classe allo stesso livello senza differenze individuali. Mi auguro anche io, al termine di questi 5 anni, di diventare un insegnante come lei che non si limiti a impartire nozioni, ma che va a incoraggiare interesse, valori, desiderio di apprendere cose nuove ed aiutare i bambini nel loro percorso di crescita, perseguire le loro passioni, sogni e propensioni al fine di formare persone indipendenti.
RispondiEliminaPIERNI DOMENICO MARIO
MATRICOLA: 173227
Sono trascorsi molti anni da quando, timida e impacciata, feci il mio ingresso nella scuola d'infanzia, quindi di maestri e professori nel corso degli anni ne ho visti tanti; ognuno di loro ha contribuito chi in positivo, chi in negativo alla mia crescita personale.
RispondiEliminaOggi, l'insegnante che ricordo con molto piacere è la maestra di italiano della scuola primaria. La maestra Maria con i suoi modi dolci e affabili mi ha fatto amare la scuola e soprattutto mi ha fatto capire che di imparare non si finisce mai. Persona equilibrata e preparata che mi ha trasferito tante conoscenze e tante competenze.
Le sue lezioni non erano mai banali e mai scontate, ogni lezione era per me una scoperta.
Se dovessi ringraziare un insegnante, ringrazierei proprio lei. È proprio dalla scuola primaria che ho iniziato a maturare un atteggiamento nei confronti del mondo, più curioso.
La maestra Maria mi ha aiutato a crescere, a maturare e per questo io le sarò sempre grata.
-Silvia Piscitelli
“Seconda stella a destra, questo è il cammino e poi dritto fino al mattino. Po la strada la trovi da te, porta all’isola che non c’è”.
RispondiEliminaCosì iniziò il mio primo giorno di scuole medie dove ad accoglierci fu la mia amata professoressa di italiano Della Valle. Con questa strofa della famosa canzone di Edoardo Bennato , ci prese metaforicamente per mano e ci accompagnò per tutti e tre gli anni. Quel giorno ci descrisse come dei naufraghi, dispersi su un’isola sconosciuta ma piena di nuove conoscenze e di esperienze che ci avrebbero insegnato non solo nozioni ma soprattutto lezioni di vita. Lei sarebbe stata la nostra guida, ferma sicura, sempre pronta ad indicarci il cammino senza però mai sostituirsi a noi nella ricerca.
Quella promessa la mantenne sempre, fino alla fine del perso scolastico.
Noi tutti nutrivamo un enorme rispetto verso di lei, sin da subito; appena entrava in classe per farci lezione la nostra attenzione si focalizzava completamente su di lei, una donna minuta con una folta chioma bionda che nascondeva a tratti il suo viso. E quel rispetto non era solo paura della sua severità, ma era un rispetto che si era guadagnata coi suoi modi delicati, gentili ma fermi. Le sue lezioni oltre ad essere interessanti da un punto di vista didattico erano un vero e proprio allenamento alla riflessione. Sempre, prima dell’appello, era sua abitudine confrontarsi con noi su quello che ci succedeva, sui nostri stati d’animo e anche sugli avvenimenti di attualità di quel periodo. A volte capitava che qualcuno di noi avesse un umore diverso dal solito e lei lo notava subito e approfittava della situazione non solo per farci aprire, ma soprattutto era in grado di generare un confronto collettivo tra noi compagni grazie al quale imparavamo il rispetto delle idee altrui. La sua passione per la conoscenza era per noi un vero e proprio stimolo, riusciva ad affrontare argomenti anche esterni al programma didattico come ad esempio lo studio della lingua latina, grazie al quale potevamo conoscere e comprendere al meglio anche la grammatica italiana.
Grazie a lei gli anni delle scuole medie sono stati davvero un meraviglioso viaggio su di un’isola fantastica. E’ sta più di un a insegnante per me, una vera e propria mentore che col suo lavoro è riuscita a trasmettermi la passione per l’insegnamento e l’amore per la cultura. Fortunatamente ho il piacere di continuare a frequentarla nonostante il trascorrere degli anni. Non finirò mai di ringraziarla. E spero un giorno di poter essere anch’io di ispirazione per i miei alunni come lei lo è stata per me.
Palazzo Noemi -matricola:173237
RIPUBBLICO PER ERRORI DI BATTITURA
RispondiElimina“Seconda stella a destra, questo è il cammino e poi dritto fino al mattino. Poi la strada la trovi da te, porta all’isola che non c’è”.
Così iniziò il mio primo giorno di scuole medie dove ad accoglierci fu la mia amata professoressa di italiano Della Valle. Con questa strofa della famosa canzone di Edoardo Bennato , ci prese metaforicamente per mano e ci accompagnò per tutti e tre gli anni. Quel giorno ci descrisse come dei naufraghi, dispersi su un’isola sconosciuta ma ricca di nuove conoscenze e di esperienze che ci avrebbero insegnato non solo nozioni ma soprattutto lezioni di vita. Lei sarebbe stata la nostra guida, ferma sicura, sempre pronta ad indicarci il cammino senza però mai sostituirsi a noi nella ricerca.
Quella promessa la mantenne sempre, fino alla fine del percorso scolastico.
Noi tutti nutrivamo un enorme rispetto verso di lei, sin da subito; appena entrava in classe per farci lezione la nostra attenzione si focalizzava completamente su di lei, una donna minuta con una folta chioma bionda che nascondeva a tratti il suo viso. E quel rispetto non era solo paura della sua severità, ma era un rispetto che si era guadagnata coi suoi modi delicati, gentili ma fermi. Le sue lezioni oltre ad essere interessanti da un punto di vista didattico erano un vero e proprio allenamento alla riflessione. Sempre, prima dell’appello, era sua abitudine confrontarsi con noi su quello che ci succedeva, sui nostri stati d’animo e anche sugli avvenimenti di attualità di quel periodo. A volte capitava che qualcuno di noi avesse un umore diverso dal solito e lei lo notava subito e approfittava della situazione non solo per farci aprire, ma soprattutto era in grado di generare un confronto collettivo tra noi compagni grazie al quale imparavamo il rispetto delle idee altrui. La sua passione per la conoscenza era per noi un vero e proprio stimolo, riusciva ad affrontare argomenti anche esterni al programma didattico come ad esempio lo studio della lingua latina, grazie al quale potevamo conoscere e comprendere al meglio anche la grammatica italiana.
Grazie a lei gli anni delle scuole medie sono stati davvero un meraviglioso viaggio su di un’isola fantastica. E’ stata più di un’ insegnante per me, un vero e proprio mentore che col suo lavoro è riuscita a trasmettermi la passione per l’insegnamento e l’amore per la cultura. Fortunatamente ho il piacere di continuare a frequentala nonostante il trascorrere degli anni. Non finirò mai di ringraziarla. E spero un giorno di poter essere anch’io di ispirazione per i miei alunni come lei lo è stata per me.
Palazzo Noemi -matricola:173237
Da studentessa quale sono stata e sono ancora tutt’oggi posso affermare che innumerevoli sono stati i miei insegnanti, a partire dalla scuola elementare fino ad arrivare alla scuola superiore. Con lucidità riesco a ricordarli tutti, o comunque buona parte di essi, e per ognuno di loro conservo un determinato ricordo: con alcuni bello con altri meno ma sono dell’idea che ognuno di loro sia stato necessario per la mia formazione scolastica e personale. L’insegnante che ricordo con particolare affetto e positività è la mia maestra di italiano delle elementari, che mi ha accompagnata dalla classe prima alla classe quinta: una maestra che prende la sua professione come una passione e glielo potevo leggere in viso, dietro il mio banchetto, dacché entrava in classe e spiegava la lezione; ricordo di lei che quando commettevo un errore mi guardava dritto in faccia, faceva un respiro profondo e con calma rispiegava tutto; ho deciso di raccontare di lei per diversi motivi, a partire dal fatto che fin da subito lei ha creduto in me e nelle mie potenzialità, nonostante la mia timidezza, che mi ha sempre limitata in alcune cose. Un’ altra motivazione riguarda il suo insegnamento: come già detto, ama il lavoro che fa e la sua passione è riuscita a trametterla anche a me. Il suo metodo di insegnare la materia a volte non rendeva facile lo studio a casa perché assegnava diversi compiti per il giorno dopo, ma se non fosse stato così, ad oggi, quasi sicuramente, non avrei le giuste basi di italiano. Inoltre, ricordo che lei leggeva a me e alla mia classe molti libri, permettendoci anche di appassionarci alla lettura e le storie che riportava erano di aiuto all’insegnamento della sua materia. Un altro motivo della mia scelta di parlare di lei, che non ha a che fare con il suo metodo di insegnare ma riguarda il mio primo giorno di prima elementare: fu abbastanza particolare, credo molto diverso da quello dei miei compagni, che abitando in un piccolo paesino avevano tutti la mamma ad accompagnarli; nel mio primo giorno di scuola mia madre mancava e lì con me c’erano mio nonno e questa maestra, che sapendo il motivo dell’assenza di mia madre, poiché anche lei del nostro piccolo paesino, fin da subito ha cercato di tranquillizzarmi e non farmi sentire spaesata, più di quanto già non si senta un bambino che sta per iniziare un percorso scolastico totalmente nuovo; mi stette particolarmente accanto in quei giorni e da quel momento in poi il suo sostegno negli anni a venire fu di particolare motivazione per me a cercare di dare sempre il meglio nel mio percorso scolastico; è per tutto questo che ho scelto di parlare di lei. Quando la incontro nel mio paese è un piacere parlarle ancora e so per certo che è realmente soddisfatta di vedere la strada che mi sto costruendo. Mi auguro, un giorno, di poter avere le stesse soddisfazioni dal mio lavoro e che i miei alunni si sentano sempre sostenuti da me, come io mi sono sentita sostenere da lei.
RispondiEliminaParziale Mariapia
Matricola: 172891
Durante tutto il mio periodo scolastico ho avuto insegnanti che hanno contribuito alla mia formazione scolastica, in particolare mi sono rimaste impresse la mia maestra d’italiano delle elementari, la mia professoressa di italiano delle medie e la mia professoressa di matematica delle superiori. Alle elementari ho avuto una maestra di italiano molto severa, dura, che sapeva farsi rispettare e che incuteva timore a tutti, infatti mi ricordo che il venerdì non volevo andare a scuola perché avevo 3 ore di italiano e avevamo tutti paura di lei. Poi ho avuto alle medie una professoressa di italiano, storia, latino che era severa al punto giusto però riusciva anche a scherzare con gli alunni ed era molto brava sia dal punto di vista professionale e non. Alle superiori invece ho avuto una professoressa di matematica molto brava dal punto di vista umano ma non professionale con cui se abbiamo fatto tre argomenti in 5 anni è pure troppo. Ho nominato queste tre professoresse per fare un paragone perché io pensavo che un insegnante bravo fosse quello dolce con gli alunni, che li facesse giocare in classe e non quell’insegnante severo che li facesse lavorare tanto e forse questo è quello che pensano tutti ancora oggi. Invece adesso posso dire che non è così, c’è ovviamente un insegnante può essere dolce ma se non ti insegna niente alla fine non è un buon maestro, professore perché prima di tutto deve insegnare e poi viene tutto il resto. Tra queste 3 insegnanti io preferivo la mia prof di matematica delle superiori però adesso se non sono brava in matematica e non ci capisco niente di questa materia la maggior parte della responsabilità è la sua e il fatto che sia stata dolce e buona con gli alunni non è servito a molto. Invece al giorno d’oggi apprezzo la mia maestra delle elementari che nonostante non l’abbia sopportata per anni sia perché era troppo severa e sia perché ci riempiva di compiti, ora però gliene sono grata per tutto quello che mi ha insegnato, in particolar modo la grammatica.
RispondiEliminaDurante tutto il mio periodo scolastico ho avuto insegnanti che hanno contribuito alla mia formazione scolastica, in particolare mi sono rimaste impresse la mia maestra d’italiano delle elementari, la mia professoressa di italiano delle medie e la mia professoressa di matematica delle superiori. Alle elementari ho avuto una maestra di italiano molto severa, dura, che sapeva farsi rispettare e che incuteva timore a tutti, infatti mi ricordo che il venerdì non volevo andare a scuola perché avevo 3 ore di italiano e avevamo tutti paura di lei. Poi ho avuto alle medie una professoressa di italiano, storia, latino che era severa al punto giusto però riusciva anche a scherzare con gli alunni ed era molto brava sia dal punto di vista professionale e non. Alle superiori invece ho avuto una professoressa di matematica molto brava dal punto di vista umano ma non professionale con cui se abbiamo fatto tre argomenti in 5 anni è pure troppo. Ho nominato queste tre professoresse per fare un paragone perché io pensavo che un insegnante bravo fosse quello dolce con gli alunni, che li facesse giocare in classe e non quell’insegnante severo che li facesse lavorare tanto e forse questo è quello che pensano tutti ancora oggi. Invece adesso posso dire che non è così, c’è ovviamente un insegnante può essere dolce ma se non ti insegna niente alla fine non è un buon maestro, professore perché prima di tutto deve insegnare e poi viene tutto il resto. Tra queste 3 insegnanti io preferivo la mia prof di matematica delle superiori però adesso se non sono brava in matematica e non ci capisco niente di questa materia la maggior parte della responsabilità è la sua e il fatto che sia stata dolce e buona con gli alunni non è servito a molto. Invece al giorno d’oggi apprezzo la mia maestra delle elementari che nonostante non l’abbia sopportata per anni sia perché era troppo severa e sia perché ci riempiva di compiti, ora però gliene sono grata per tutto quello che mi ha insegnato, in particolar modo la grammatica.
RispondiEliminaRebecca Silvia russi
Nel corso della mia carriera scolastica tanti sono stati gli insegnanti che ho avuto, ma se dovessi pensare ad una di cui conservo particolarmente un bel ricordo, quella è la mia maestra della primaria:la maestra Rita. Ho sempre pensato che il suo fosse un dono innato nel sapere fare quel mestiere ed è forse anche un po' grazie a lei che ho acquisito questa mia passione. Per me non è stata una semplice maestra, ma LA MAESTRA che sono stata onorata di avere. Tante sono le cose che mi sono rimaste nel cuore, da un lato il suo modo di coinvolgerci nella sua lezione, dall'altro, quello secondo me più importante, di saper aiutarci a superare quelli che erano i nostri limiti, a non arrenderci e a fare sempre di più. Ricordo quando nella classe c'erano quei battibecchi fra noi alunni, e lei per farci fare "pace" si imponeva come giudice facendoci esprimere i nostri problemi o ciò che ci rendeva infelici per poi aiutarci a risolvere. Ma non solo, i mille lavoretti che ci faceva fare, le passeggiate nel cortile in autunno, i film che ci faceva vedere. Per me la maestra Rita è stata più di un insegnante e e spero un giorno di poter essere almeno un po' della brava insegnante è lei
RispondiEliminaParente Federica
Matricola:172716
Il mio modello di insegnante, che è rimasto impresso nella mia mente è la mia maestra di matematica dell'elementari. Sono rimasta affascinata da lei dal primo giorno, era ed è ancora una bella donna, curata sia nella persona che nel modo di vestire, sapeva abbinare ad ogni vestito un gioiello. Ma a parte l'aspetto estetico, non dimentico mai il suo modo di insegnare, in primis tutti noi eravamo uguali per lei, non aveva preferenze, anzi faceva di tutto affinché tutti noi recepissimo le sue spiegazioni, l'ultimo doveva diventare il primo. A tal proposito, non dimentico mai quel giorno in cui in classe arrivò la preside e le affidò un bambino rumeno, dicendole che solo lei poteva fare quel miracolo, di far comprendere anche a lui, nonostante la diversità di lingua, la matematica. Ebbene con la sua tenacia e la sua fermezza, la maestra riuscì a far imparare le tabelline anche a quel bambino. Ancora oggi tengo conservati come una reliquia tutti i suoi quaderni di matematica, che lei ci faceva spillare in un unico blocco. Devo a lei tutto il mio sapere, una donna simpatica, spiritosa, ma allo stesso tempo severa e irremovibile.
RispondiEliminaSpero un giorno di diventare come lei, una persona che ha dato tanto a generazioni di studenti e che è rimasta poi anche nei loro ricordi, con la sua eleganza e raffinatezza.
Pengue Ilenia
Matricola: 172849
Ho trascorso a scuola dodici anni della mia vita, di conseguenza questo luogo ha condizionato notevolmente la mia personalità e le esperienze vissute ciò si deve anche all’influenza positiva e negativa che le persone che ho incontrato hanno avuto su di me.
RispondiEliminaNon posso fare a meno di ricordare una professoressa che porteró sempre nel cuore: la mia professoressa di scienze umane.
Le sue erano principalmente lezioni frontali, ma risultavano comunque coinvolgenti e leggere poiché non mancavano momenti di dialogo e pause; era solita inoltre utilizzare mappe concettuali per discipline più ostiche come la filosofia.
La ricordo con piacere non solo per i suoi modi di insegnare , ma anche per la sua capacità di confrontarsi con gli studenti e parlare apertamente di tutto.
Sono rari docenti professionalmente competenti e allo stesso tempo in grado di influenzare positivamente la carriera e il carattere degli studenti.
Vittoria Paulozza mat 172890
Ho trascorso a scuola dodici anni della mia vita, di conseguenza questo luogo ha condizionato notevolmente la mia personalità e le esperienze vissute ciò si deve anche all’influenza positiva e negativa che le persone che ho incontrato hanno avuto su di me.
Non posso fare a meno di ricordare una professoressa che porteró sempre nel cuore: la mia professoressa di scienze umane.
Le sue erano principalmente lezioni frontali, ma risultavano comunque coinvolgenti e leggere poiché non mancavano momenti di dialogo e pause; era solita inoltre utilizzare mappe concettuali per discipline più ostiche come la filosofia.
La ricordo con piacere non solo per i suoi modi di insegnare , ma anche per la sua capacità di confrontarsi con gli studenti e parlare apertamente di tutto.
Sono rari docenti professionalmente competenti e allo stesso tempo in grado di influenzare positivamente la carriera e il carattere degli studenti.
Vittoria Paulozza mat 172890
Quando a me e ai miei compagni di corso è stato chiesto di realizzare un tema sull’insegnate che più ci ha influenzato in senso positivo o negativo non ho potuto fare a meno che pensare al mio carissimo professore di matematica delle scuole superiori che è resterà sempre nel mio cuore come uno dei migliori professori che ci sia. Ma per parlare di lui dovrei probabilmente fare un passo indietro per specificare come o perché nel tempo mi sia diventato tanto caro. Da che possa ricordare la matematica non mi è mai stata troppo simpatica, o per lo meno non mi ci sono mai appassionata veramente a causa di alcuni insegnanti che anzi hanno fatto in modo che proprio non mi andasse giù per come pretendevano di insegnarla. Con gli anni il rapporto che avevo con la materia restava non dei migliori e per questo fui anche costretta a frequentare anni ed anni di corsi di ripetizione, qualcosa però cambio quando durante il quarto anno delle scuole superiori ci si presentò il nuovo docente di matematica. Un uomo alto, dal timbro di voce più forte che abbia mai sentito, sempre vestito con la camicia o il maglioncino che portava con sé la sua cartelletta di pelle marrone, un uomo che non dimenticherò mai. Durante gli anni che passo insieme a me e ai miei compagni di classe posso affermare di aver imparato così tante cose da sorprendermi da sola, ma la cosa più affascinante è che quasi nessuna riguarda davvero le sue materie. Era ed è, ne sono convinta, una persona che ama il suo lavoro alla follia, una persona che ci ha sempre tenuto ad ogni singolo alunno che abbia mai avuto e so che come io provi tanto affetto per lui, anche lui ne abbia provato tanto per me, specialmente negli anni in cui ero dietro i banchi a piangere disperata perché non capivo nulla di quando spiegava fisica o mi interrogava in matematica. Questo professore ha sempre creduto in me nonostante appunto i miei risultati nelle sue materie non erano dei migliori e alla fine mi ha sempre ricompensato anche quando non pensavo di meritarmelo, mi ha spinta a credere che potessi farcela in qualsiasi cosa io volessi, ha ascoltato i miei problemi e si è comportato come un padre nei miei confronti cosa di cui non potrei mai ringraziarlo abbastanza. Ha contribuito nello spingermi a diventare chi sono adesso e a credere di potercela fare nei miei obbiettivi e in tutto. Mi ha spinto nella direzione che ho intrapreso, ovvero quella dell’insegnamento e se èuna sola persona ha avuto il potere di ispirarmi a tal punto allora voglio prenderla a modello e fare dei suoi insegnamenti tesoro per avvicinarmi quanto più a diventare insegnante strepitoso come lui è stato per me.
RispondiEliminaDurante il mio percorso di studi ho avuto modo di incontrare molti professori che in un modo o nell’altro hanno segnato il mio percorso scolastico; tra i tanti professori, in particolare ricordo una professoressa di matematica. Mi trovavo al secondo anno di scuole superiori e venivo da un anno scolastico in cui i miei rapporti con la matematica erano pressoché controproducenti. Questa professoressa si è distinta per la sua capacità di comprendere le mie difficoltà legate non tanto alla comprensione della materia ma “all’ansia da verifica”. Ricordo che in classe fosse una professoressa moco apprezzata per i suoi modi di fare calmi, riflessivi ma autorevoli; nonostante questo l’ho apprezza perché è stata l’unica a porsi il problema di come stessi e a cercare soluzione al mio piccolo problema. Ricordo con affetto quando, durante le verifiche veniva a darmi una pacca sulla spalla in segno di coraggio perché, prima di me stessa, credeva nelle mie potenzialità. Alla fine del percorso scolastico sono riuscita a dimostrare a me stessa ma anche a lei ciò che ero in grado di fare, riuscendo a raggiungere la media del 9 (ero partita con una media del 6). Un ricordo indelebile sarà l’ultimo giorno di scuola quando ci siamo salutate con affetto, consapevoli entrambe che non ci saremmo mai più viste.
RispondiEliminaNOME: MARIA PROTANO
MATRICOLA: 172843
MELISSA NOTARDONATO 01 dicembre 2021
RispondiEliminaNella mia carriera scolastica ho avuto modo di incontrare e lavorare con molti professori e maestre; ma oggi parlerò in particolare della mia esperienza che ebbi alle elementari. Premetto che parlerò di questa esperienza perché la considero un tassello importante della mia vita formativa. Ho svolto la scuola primaria nel mio piccolo paesino dove ci si conosceva tutti: amici, genitori, collaboratori scolastici e maestre. Qui entra in gioco la maestra Fedela, una persona semplice, carina e simpatica; una maestra storica del mio paesino. Lei insegnava recitazione e teatro nelle ore pomeridiane, preparava per noi vari copioni e durante il corso valutava a chi dare determinate parti: protagonisti, antagonisti, ballerini… Mi ricordo che durante le prove per la recita natalizia tutta la classe si appassionava alla storia e svolgeva la propria parte così come la maestra la presentava all’inizio. Era bravissima nell’immedesimarsi nei vari protagonisti, a darci le giuste linee guida per interpretare nel miglior modo i personaggi ed in particolar modo a farci capire il significato del tema della recita. La maestra Fedela si impegnava molto nel preparare i vestiti, lo scenario e le musiche per l’evento; metteva tutta se stessa in quello che faceva e questo modo di fare lo trasmetteva anche a me. Mi piaceva passare i pomeriggi a recitare, era un’esperienza bellissima, mi calavo in quel personaggio e con gli accorgimenti della maestra capivo sempre di più l’importanza di questo compito. Inoltre lei era molto paziente e capiva le difficoltà degli alunni ma allo stesso modo sapeva come tirarli su e con dedizione e amore continuava il suo lavoro. Questa attività era indice di valutazione, il laboratorio teatrale si concludeva con il saggio finale a cui tutte le famiglie, gli amici, le maestre ed in particolar modo la Preside potevano partecipare. Alla fine del saggio poi vi erano i ringraziamenti e i complimenti volti alla maestra Fedela, che aveva svolto il progetto, e a noi piccoli attori. Concludo dicendo che questa esperienza è stata molto significativa ed importante per la mia formazione, in quanto per me questa maestra è stata un modello, e spero che un giorno possa riproporla io ai miei alunni facendogli appassionare nello stesso modo che ha fatto appassionare me.
MELISSA NOTARDONATO
In 12 anni di scuola ho incontrato molti professori tutti molto preparati. Quasi tutti sono riusciti almeno una volta, con una lezione o laboratorio, a catturare la mia attenzione; tranne la mia professoressa di inglese del liceo, lei sin dall’inizio è riuscita a catturare la mia piena e sincera attenzione e a farmi appassionare alla materia anche senza usare particolari metodi ma semplicemente spiegando. Ricordo come se fosse oggi il primo giorno che è entrata in classe, con uno dei suoi tanti tailleur e la sua inconfondibile cartellina piena di fogli, io molto preoccupata come tutta la classe sia dalla materia in per se e sia dalla professoressa su cui giravano voci sulla sua grande severità. Le voci erano vere ma era severa tanto quanto brava ad alcuni ha continuato a fare un po’ ‘’paura’’ ma stranamente a me no. L’inglese non è mai stata una materia in cui eccellevo alle medie, anzi, forse era la materia in cui andavo peggio, ma lei nonostante i suoi metodi tradizionalissimi è riuscita a farmi piacere la sua materia e a farmi diventare una tra le più brave della classe e a prendere voti più alti delle mie aspettative sin da subito e con il minimo sforzo da parte mia, ma semplicemente stando attentissima in classe, cosa che mi pesava veramente poco. La professoressa C. è riuscita a lasciarmi molto sia scolasticamente quando eravamo in classe e sia a livello di vita attraverso i suoi innumerevoli progetti a cui ho partecipato. -MARIANNA PALLANTE
RispondiElimina-MATRICOLA: 173045
Tra i tanti insegnanti che si sono avvicendati nel mio percorso scolastico ce n'e'uno che tra tutti campeggia nei miei ricordi : il professore di italiano , latino e greco del ginnasio Silvio Laudisio. Si presento' alla mia classe dopo un'alternarsi di professori in un momento in cui avevamo perso la speranza di avere un professore "fisso". Aveva modi burberi che nascondevano una certa timidezza e grandi doti umane. Divenne ben presto un punto di riferimento. Riusciva a trasmettere le sue conoscenze in maniera coinvolgente . A lui devo il mio profondo amore per il greco e il latino , quella passione nella costruzione delle frasi e nella ricerca dei significati , del senso delle cose attraverso un labor lime della lingua. Rigoroso nel verificare la nostra preparazione, utilizzava per le interrogazioni "a panarella" , la tombola costringendoci ad essere sempre pronti e preparati . Difatti , dopo piu' di vent'anni, ricordo ancora le declinazioni e i verbi del greco e del latino. Oltre ad insegnarmi la disciplina attraverso i classici e le poesie e'riuscito ad insegnarmi "la vita" ad instillarmi i dubbi , a farmi domande , ad avere una certa autonomia di pensiero. Mi ha fatto capire col suo ripetere di continuo l'adagio alfieriano " Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli" quanto fosse importante la volonta' , da non intendersi come costrizione ma come motivazione, attraverso cui superare le difficolta' della vita.
RispondiEliminaGrazie caro professore!
Antonella Palumbo ( matr. 173315)
Erratta lime - corrige limae
RispondiEliminaDurante la mia esperienza scolastica, ho conosciuto diversi insegnanti ma, in particolare, a lasciare in me un bel ricordo è stata la mia maestra A. di scienze. Di lei ho impresso nella memoria il suo sorriso caldo e sincero, i suoi gesti d'affetto, le sue carezze. Ma ricordo anche, i suoi toni severi e il suo sguardo triste, per alcuni nostri comportamenti. Ricordo in particolare lei, anche perché a differenza delle altre, a volte stravolgeva l'organizzazione dell'orario, portandoci in palestra a giocare, a fare una passeggiata nel giardino della scuola, solamente per rompere un po' la monotonia della lezione.
RispondiEliminaMaurizia Pietrangelo
Matricola: 173136
Nel corso della mia carriera scolastica ho incontrato numerosi insegnanti che nel bene o nel male hanno inciso sul mio percorso e sui miei ideali e a tutti loro devo la persona che sono oggi. Tra i tanti e le tante due in particolare hanno avuto importanti effetti su di me: la maestra Concetta e al liceo la professoressa Tana, entrambe di Italiano. In modi diversi mi hanno fatta appassionare all’Italiano, hanno capito la mia predisposizione a scrivere e leggere e l’hanno saputa coltivare. Già dalle elementari guardando la maestra Concetta avevo capito che il mio desiderio era diventare una maestra e comportarmi con i miei alunni come lei faceva con noi. Un desiderio che è poi diventato un obiettivo dopo aver conosciuto la professoressa Tana, con una passione così grande per quello che fa da avermela passata. Ci trasmetteva l’amore per quella materia e per la scuola in generale, ci portava a riflessioni profonde su di noi, sul nostro futuro e sulle persone che man mano incontravamo. È grazie a loro e al loro metodo mai banale, sempre interessante e in grado di cogliere le nostre peculiarità che io oggi sono iscritta a questa facoltà per diventare un giorno per i miei alunni quello che loro sono state per me.
RispondiElimina-Azzurra Francesca Orlando
Matricola : 172991
L'insegnante per la quale nutro più stima e ho avuto il privilegio di conoscere ed avere come insegnante, è la maestra di matematica e scienze alla scuola primaria.
RispondiEliminaUna persona colta e a modo, era ferma nei suoi toni e nei suoi modi ma sempre con il sorriso.
Ricordo ancora le sue lezioni e soprattutto una bellissima giornata passata insieme a lei. Fu una giornata diversa da tutte le altre, perché ci portò a casa sua ed in particolare nel suo giardino; dove ci fece fare osservazioni ed esperimenti, ma anche giocare sulla sua altalena.
Fu l'unico anno, in terza primaria, in cui avemmo il privilegio di non essere in una pluriclasse, pur essendo solo 5 alunni.
Avendo frequentato pluriclassi dalla scuola dell'infanzia alla scuola secondaria di primo grado, quello fu un anno in cui riuscimmo ad avere le maestre tra virgolette tutte per noi.
Di tanto in tanto ho il piacere di incontrarla ancora per strada, essendo del mio stesso piccolo paese, in cui ci conosciamo tutti. Ed una chiacchierata con lei mi fa ricordare le sue bellissime lezioni, che non dimenticherò mai. Come ad esempio ci spiegò il ciclo dell'acqua con un bellissimo disegno alla lavagna.
Angela Spallone
Numero matricola 173003
Durante la mia carriera scolastica ho conosciuto molti insegnanti che in positivo e in negativo hanno lasciato un segno nella mia vita. Negli anni della primaria e delle scuole medie non ho avuto delle esperienze positive, anzi in me è nata e cresciuta molta insicurezza sia personale quanto scolastica. una volta poi approdata alle superiori si è aperto un mondo diverso, questo grazie ad alcuni insegnati ed in modo particolare alla mia insegnate di storia e filosofia. Un'insegnate che mi ha portato ad un modo di vedere la vita e quello che ci circonda con un'occhio diverso, a volte critico e a volte con tanto sorriso. Le sue lezioni coinvolgevano fino alla fine, non c'è mai stato un momento in cui io abbia avuto noia o senso di pesantezza. Sin da subito è stata un'insegnate che si è contraddistinta da tutto il resto, fuori dalle righe ma allo stesso tempo attenta e scrupolosa di ciò che riguardava la sua materia e soprattutto noi alunni. Il suo modo di insegnare mi ha colpito e ha rimasto un segno in me. Il rapporto che ha instaurato con noi è di rispetto e di amicizia, ha saputo indirizzarci verso nuovi orizzonti tenendosi sempre in disparte. Non posso che esserle grata per i suoi insegnamenti e proverò sempre un grande rispetto e stima nei suoi confronti.
RispondiEliminaPelosi Rita
Matricola 172995
Il mestiere dell’insegnante, a mio parere, non è uno dei più semplici in assoluto.
RispondiEliminaI genitori affidano i propri figli a persone che saranno parte integrante della loro formazione ed in qualsiasi momento della loro vita ,essi si ricorderanno di chi ha contribuito alla loro crescita, sia negativamente che positivamente.
Io non sono nessuno per giudicare un buon insegnante da uno meno competente, ma posso raccontarvi di una mia esperienza.
Ricordo alle elementari di aver avuto una maestra di italiano e inglese che considero ancora oggi una “mano dal cielo”.
Chiariamoci, non era il tipo di docente “carino e coccoloso” che tutti i bambini adorano, però nella sua compostezza, o quella che un tempo consideravo freddezza, mi sono sempre trovata bene; insomma era il tipo di persona che avevi davvero molta paura di far adirare o di contraddire.
Io amavo il suo modo di insegnare l’inglese, oltre ad usare il libro di testo, era solita farci fare dei piccoli teatri in lingua, prendendo spunto dai dialoghi che stavano sui libri.
Ma il momento che preferivo era la lettura di libri in inglese. Quello che ricordo con più piacere è di sicuro "The Canterville Ghost” di Oscar Wilde.
La maestra ci leggeva un capitolo e ad ogni pagina facevamo la traduzione insieme, così che potevamo avere tutte le parole che non conoscevamo scritte in un quaderno apposito.
Alla fine, i termini che noi studiavamo, dopo un po ' di tempo venivano utilizzati per fare un test, con conseguente premiazione per chi riusciva a tradurre più parole possibili.
La mia maestra poi teneva molto a farci scrivere temi e le poesie, tanto che alla fine dell’anno scolastico regalò a tutti i suoi alunni un libro pieno di nostri testi scritti durante gli anni, divisi in varie tematiche, e per ognuna di loro inseriva cinque o sei temi di alunni diversi. Ogni tanto riprendo questo libricino e rileggo non solo i miei testi, ma anche quelli dei miei ex compagni, quelli che ormai non rivedo da tempo, ma di cui ho un ricordo quasi indelebile grazie a lei.
Insieme al libro, ci regalò anche un cd con tutte le foto ed i video delle nostre uscite extrascolastiche, dal primo all'ultimo anno.
Sento di doverla ringraziare dal profondo, non solo per la base di discipline importanti come l’italiano e l’inglese che mi ha dato, ma soprattutto per i suoi modi, che andavano oltre alla solita lezione. Lei riusciva ad essere distaccata, non mi sono mai sentita di considerarla come una madre, ma era sempre evidente il suo amore, non solo per gli alunni, anche per il suo lavoro.
Con questo non voglio dire che vorrei essere esattamente come lei da grande, però mi piacerebbe riuscire a essere quel tipo di insegnante che ricordi perchè ti ha guidato ad apprendimenti che vanno oltre alle conoscenze disciplinari.
Maria Chiara Quotadamo
Matricola: 172889
È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s'illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza. Non posso non essere d’accordo con Socrate, mi ci ritrovo in questa citazione per alcune esperienze passate.
RispondiEliminadurante il mio percorso di studi, pochi sono i prof che mi hanno insegnato, al di fuori della formazione scolastica, ad avere più consapevolezza di me stessa. La mia prof d’italiano delle superiori aveva un metodo tutto suo, all’inizio non comprensibile, ma ciò che la distingueva dagli altri era la sua critica costruttiva nei confronti di tutti. Era anche severa per quanto riguardava la valutazione. Era difficile per me, ma anche per i miei compagni intraprendere uno studio del tutto nuovo, in quanto è arrivata per la prima volta in quinto liceo. Nonostante ciò c’è sempre venuta incontro e ci ha aiutati ad affrontare, nel periodo di quarantena, l’esame di maturità. Purtroppo a causa del covid, non c’è stato un contatto diretto, in prima persona. Quando dico “aveva un metodo tutto suo” è perchè probabilmente eravamo ancora poco maturi per il suo metodo d’insegnamento, ma una differenza rispetto alle altre prof era che qualsiasi argomento citava, la sua spiegazione era così avvincente che non ti poteva distrarre nessuno.
Quest’esperienza per me è stata un po’ come una sfida perchè più andavo avanti e più mi scoraggiavo. Poi ho pensato che tramite quest’insegnamento, didatticamente parlando, la sua trasmissione del sapere raggiunse vari obiettivi. Non è facile trasmettere il sapere e possedere le competenze adatte. Scegliendo scienze della formazione primaria, spero un giorno di riuscire anche io a impressionare qualcuno da ricordarlo fino all’età più avanzata. Sono pronta in questo nuovo percorso a superare tutti gli ostacoli che mi aspettano.
Maria Russo
Matricola:172834
Durante il mio percorso scolastico ho incontrato tantissimi insegnanti, tutti molto preparati, ma una sola professoressa è riuscita ad affascinarmi, la docente di filosofia del quinto liceo.
RispondiEliminaEra una donna giovane, bella sia dentro che fuori e pur essendo ai suoi primi anni di insegnamento non era affatto banale in ciò che faceva. Non era la tipica insegnante che entrava in classe e si preoccupava solo di portare avanti il programma scolastico, anzi lei si preoccupava di noi, della nostra salute, dei nostri stati d’animo e riusciva a farlo senza essere mai invadente.
Oltre ad essere una donna molto umana, era anche un’ insegnante eccezionale, molto preparata, riusciva ad affascinare tutti durante le sue spiegazioni. Il suo metodo era molto semplice ma allo stesso tempo molto efficace, riusciva a farci capire in maniera molto semplice le informazioni che ci sarebbero potute servire non solo per una semplice interrogazione, ma proprio per il nostro bagaglio culturale.
Durante le interrogazioni ci metteva a nostro agio, non era un colloquio strutturato in domanda da parte del docente e risposta da parte dell’alunno, ma, a volte, diventava una piacevole conversazione, un confronto in cui ci faceva ragionare, riflettere. Studiare la filosofia era diventato un piacere.
Il giorno dell’esame di maturità fece un bellissimo discorso ad ognuno di noi, facendoci capire che il suo ruolo non era solo quello di farci apprendere e imparare argomenti nuovi, ma era soprattutto quello di renderci adulti, di imparare a ragionare, di saper affrontare ogni difficoltà a testa alta.
Maddalena Palena
“Cogito ergo sum". Questa la insuperata summa del pensiero cartesiano. Traslando questa certezza filosofica in ambito didattico, potremmo tradurla con "siamo ciò che apprendiamo, ciò che ci viene insegnato". Anche io avverto di essere la prova vivente di questa suggestione: sono oggi davvero ciò che i miei insegnanti mi hanno trasmesso. Volgendo lo sguardo al mio percorso formativo, è facile scorgere come sia stato costellato da innumerevoli ascendenti che ogni docente, nel rispetto delle rispettive peculiarità, ha impresso nella mia personalità. Ognuno di essi mi appare ancor oggi meritevole di un ricordo, sebbene non tutti siano forieri di un sorriso.
RispondiEliminaLe più profonde amarezze sono legate alle fasi in cui spesso si avvertiva da parte dell'insegnante una disparità di considerazione basata, non sulla personalità espressa dall'alunno, ma sulla sua appartenenza ad una determinata cerchia sociale. Constatare di essere valutati in considerazione di parametri non legati all'apprendimento mi ha spesso provocato amarezze e delusioni, determinando non solo una disistima per il docente ma anche una insofferenza verso la materia oggetto di insegnamento, con compromissione dell'apprendimento e del processo di maturazione della personalità. Questi accadimenti mi hanno fatto rendere conto di quanto radicalmente la funzione del docente possa determinare i destini personali dell'allievo. Una responsabilità enorme, insomma, che richiede non solo un elevato livello di preparazione ma, ancor più, una profonda coscienza umana e sociale che talvolta è mancata e per cui io, invece, nella vita ho sempre combattuto.
Fortunatamente, sono memore anche di figure che nell'insegnamento hanno fattivamente testimoniato gli alti principi in cui ho sempre creduto. Tra esse, nei miei pensieri ricorre più frequentemente la figura della mia insegnante di francese delle scuole medie: la professoressa Elda. Persona pacata, dai modi gentili ma severa, sempre giusta nei modi e nelle valutazioni. Come tutte le grandi personalità, non aveva bisogno di alzare la voce per ottenere le attenzioni di chi era all'ascolto, riuscendo a catturarne la considerazione mediante il senso di rispetto che riusciva ad infondere. È riuscita a trasmettere l'amore per l'apprendimento di una lingua nonostante le difficoltà grammaticali che notoriamente la caratterizzano. I suoi metodi, mai banali e sempre proficui, erano dei veri e propri progetti, capaci di suscitare una vera e propria fame di apprendimento: lezioni sempre diversificate, da quelle classiche in cui si privilegiava l'esposizione di regole e concetti, a quelle incentrate sul dialogo in lingua madre, fino a realizzare un apprendimento esperienziale mettendo in contatto, grazie alla sua consolidata rete di contatti, ogni alunno con un coetaneo d'Oltralpe in modo che ognuno avesse il proprio amico di penna con cui scambiare confidenze, opinioni, confronti quanto mai determinanti per la formazione della personalità, soprattutto se vissuti in una età decisiva come quella adolescenziale. Un Erasmus ante litteram, insomma, attuato mediante misure di apprendimento e di confronto transnazionale che, al giorno d'oggi, appaiono assai diffuse ed anzi quasi scontate, ma che allora apparivano visionarie e che hanno consentito, fin da allora, di acquisire quella coscienza di cittadinanza europea attualmente tanto agognata. Farsi ascoltare, rispettare e seguire con perseveranza e passione, trasmettere proficuamente la conoscenza ed accompagnare il percorso di maturazione dell'allievo sono, a mio avviso, gli obbiettivi primari dell'insegnamento; lei li ha centrati tutti in pieno. Ed alla fine del percorso di studi non ricordo un solo compagno di classe che avesse una insufficienza ma, soprattutto, nessuno che ne fosse rimasto intimorito. Ecco, se dovessi un giorno coronare il sogno di diventare insegnante, so già quale sarà il mio modello: vorrei essere proprio come Lei. Grazie Professoressa!
Roberta Roberti matr. 172860
Durante la mia carriera scolastica, un’insegnante ha segnato molto la mia “forma mentis” ovvero l’insegnante di italiano della scuola superiore. Aveva una personalità molto eccentrica, fuori dai canoni considerati classici. Un giorno era solare mentre il giorno dopo no , con lei, ogni giorno era un’altalena di emozioni (da molti un aspetto visto negativamente). Le lezioni non seguivano nessun ordine cronologico, la letteratura diveniva qualcosa di vero, di tangibile, diventavamo un tutt’uno con gli autori e i loro sentimenti, riuscivamo ad esprimere noi stessi attraverso le loro parole. Questo lo capii soltanto perché lei stessa, la professoressa G., ci insegnò che nonostante l’età quelle sensazioni che urlavano dentro di noi erano forti, a volte comuni a molte persone, proprio per questo era impossibile sentirsi soli. Quel desiderio di educarsi, di diventare ciò che volevamo essere, diventava sempre più forte. Entrava in classe , accendeva la LIM, apriva il libro e la prima parola che le saltava all’occhio diveniva il punto di partenza dell’intera lezione. Frecce, schemi, asterischi, colori, riferimenti: queste erano le sue lezioni. Nozioni e vita insegnati in contemporanea, ogni singola parola tarata fino alla virgola, mai nessun riferimento puramente casuale. Sempre tutto adatto , molte volte lasciava “ domande in sospeso”, così amava chiamarle, erano ragionamenti che ti entravano in mente e spendevi ore a rifletterci su poiché non toccavano mai un unico campo e non risultavano mai scontati. Questo è ciò che conservo.
RispondiEliminaAntonia Pipino Numero matricola 172846
Professori. Cattivi, ingiusti ,corrotti ,incapaci a dare stimoli giusti. Professori..ad oggi dopo cinque anni dalla mia uscita di scena dalle scuole superiori, ripenso a quante ingiuste cattiverie, vengano ogni giorno affibbiate ai nostri poveri insegnanti. Scuole superiori, stracolme di adolescenti smarriti che sfogano la propria rabbia sui professori. Io, Martina , ero una di quelle persone , o almeno fino alla conoscenza della mia professoressa di Italiano , che chiamerò M.L. La passione con cui sapeva trasmettere le lezioni ,la giusta dose di severità che serve ad un ragazzino a rimettersi in riga in questo mondo senza regole. La passione per la lettura che mi ha trasmesso. La curiosità di conoscere il mondo , di non essere passivi ,la sua capacità di andare oltre i pregiudizi, di andare oltre un tema sbagliato e capire che forse non era un periodo bello per me. La voglia di mettersi a nudo , raccontandoci le sue esperienze , di vita e di studio . I collegamenti letterari che solo lei sapeva far corrispondere a temi attualissimi. Quel pizzico di umanità mischiato alla giusta dose di autorità. Questo è quello che porto per sempre con me, questa è la mia esperienza positiva in un mondo nuovo come la scuola superiore. Lei mi ha fatto da guida, e ad oggi sono Martina , voglio fare l'insegnante e il mio grazie per la sua presenza nella mia vita è lasciare il segno nella vita delle persone almeno la metà di quanto lei l'abbia lasciato nella mia .
RispondiEliminaMartina Rossi matricola:172998
Nella mia esperienza scolastica, ho avuto bravi professori e maestre ma in particolare ne ricordo una, la professoressa di italiano del liceo delle Scienze Umane che ho frequentato. La ricordo perché oltre ad essere un’insegnante, era anche un modello di vita: una donna, una professoressa, una madre di due bambini. Ciò che mi colpiva di lei era la tenacia che aveva nello svolgere tutti i suoi incarichi e appariva come una donna, anche se stanca, sempre attiva e disponibile. Per quanto riguarda il suo metodo, al biennio quando insegnava il latino alla classe, lei dava molta importanza allo studio, ad esempio, delle declinazioni chiedendole giornalmente e voleva che noi facessimo l’analisi puntuale di tutti i termini della versione. Se pretendeva impegno, a sua volta donava noi affetto e conoscenza. Era bravissima a spiegare tutti i contenuti e mentre spiegava, si poteva notare la passione per il suo lavoro e aiutava noi molto anche nello studio a casa, presentandoci l’argomento, l’autore in modo chiaro e con un’ottima spiegazione. Sul piano umano, è una donna che sa scherzare, disponibile e si affeziona ai suoi alunni e posso definirla solo una grande donna e insegnante!
RispondiEliminaPezone Maria Lucia
Matricola; 172752
Durante il corso della mia vita sono stata a contatto con diversi insegnanti, iniziando da quelli conosciuti all’asilo, fino ai professori che per 5 lunghi anni mi hanno accompagnato lungo il cammino del liceo.
RispondiEliminaProbabilmente è proprio grazie a loro, o almeno alcuni di loro, se ad oggi ho deciso di voler intraprendere questo percorso che tra qualche anno, spero, mi porterà ad essere a mia volta una brava maestra.
Ogni insegnante, nel bene e nel male, poco o tanto, ha lasciato un’impronta dentro me che mi ha formato e aiutato ad affrontare tutto ciò che mi aspettava.
Tra tutti gli insegnanti incontrati, però, c’è sicuramente la mia maestra di italiano delle elementari che ha lasciato un segno in più nel mio cuore, nella mia mente e nel mio apprendimento.
Lei si chiama Lina ed è sempre stata una di quelle tipiche maestre severe al punto giusto, infatti durante le sue lezioni non volava mai una mosca… sapeva bene come prenderci, come catturare tutto il nostro interesse, tanto che tutt’oggi quando vivo alcune situazioni o mi capitano esempi ed esercizi grammaticali, così come anche di vita, è subito a lei che penso… e a tutti i discorsi che ci ha sempre fatto per far si che non prendessimo la strada sbagliata o meno adatta a noi.
Lei però non era soltanto la maestra fredda e severa, anzi… è stata una delle poche con un cuore immenso, quel cuore che metteva in ogni lezione e insegnamento… quel cuore che un po' alla volta ha diviso e lasciato in ognuno di noi.
La porterò sempre nel cuore.
E ogni volta che qualcuno mi chiede come mi vedo da maestra… penso che l’esempio migliore su cui posso e voglio basarmi è sicuramente la “mia maestra Lina”.
Petrone Ambra Francesca
matricola172847
I PARTE
RispondiEliminaSulla scena il segno lascerai
Mentre io vivrò silenziosa scia
Tu seme della mia pazzia
[Il maestro, Renato Zero]
Iniziare questa riflessione scegliendo solo uno tra gli insegnanti che ho visto passare davanti ai miei occhi potrebbe sembrare molto difficile, ma posso ammettere con certezza che non c’è nulla che si riveli più semplice.
L’insegnante di cui voglio parlare è quella che ha tenuto fede all’etimologia della parola “insegnare” e che ha davvero lasciato un segno dentro di me, donandomi la scintilla per iniziare questo percorso universitario.
L’insegnante in questione si chiama Leda: la professoressa Leda ha un volto dipinto di un sorriso contenuto e mai sgraziato, si veste in modo elegante ma sobrio, cammina con le spalle dritte e ha sempre una ciocca di capelli fuori posto, quasi a voler dimostrare che la nostra ambizione non deve identificarsi con quella di essere perfetti.
Ho conosciuto la professoressa durante il terzo anno delle scuole superiori, quando nessuno di noi aveva davvero voglia di studiare letteratura italiana e tutti vagheggiavamo una storia d’amore con il ragazzo più bello e grande della scuola.
Appena entrata in classe non ci ha ammonito con la classica paternale su quanto fosse essenziale studiare, ma si è presentata a noi, lasciando che anche noi le ponessimo domande sui suoi interessi e la sua vita privata.
Mi ha sempre colpito il modo in cui riuscisse a creare un perfetto equilibrio tra dolcezza e fermezza, mettendo da subito in chiaro le regole del vivere civile e facendole rispettare. Nessuno ha mai avuto bisogno di litigare con lei, perché tutto era già limpido dall’inizio: nessuna giustifica di massa, tre compiti a quadrimestre e nessuna interrogazione programmata. Detta in questo modo, potrebbe sembrare che la professoressa fosse molto dura, ma non è così: ogni sua parola era così ben ponderata e giusta da farci comprendere che l’impostazione del suo lavoro fosse tale perché pensata con il solo scopo di farci crescere.
Ranalli Mariagrazia
Matricola 172839
II PARTE
RispondiEliminaIn più, spiegava benissimo. Letteratura era diventata improvvisamente la materia preferita da tutti, perché lei ci faceva capire che Dante o altri autori erano come tutti noi: tutti soffrivano d’amore, tutti cercavano uno sfogo per i propri dolori e tutti credevano che le loro pene fossero più grandi di quelle altrui.
Le interrogazioni erano un vero e proprio colloquio in cui pressione e ansia raramente riuscivano a dominarci: spesso ci faceva dialogare tra noi come se fossimo i personaggi della Divina Commedia e ci faceva dibattere.
In quel modo, la professoressa metteva in atto veri e propri compiti di realtà, lasciando che trasformassimo le nostre nozioni in competenze. Sapeva essere autorevole, soprattutto quando ci comportavamo da insensibili verso qualche compagno più fragile: a quel punto, sospendeva la lezione per qualche minuto con uno sguardo serio e lasciava che ci ascoltassimo tra di noi fornendoci qualche spunto per essere più empatici.
Capivo che il suo lavoro dava frutti quando ci incontravamo al bar la mattina prima di andare a scuola e discutevamo su chi fosse il personaggio più importante incontrato in letteratura o - cosa che appassionava soprattutto le ragazze, lo ammetto - se Dante fosse davvero innamorato di Beatrice o fosse tutta una montatura.
La professoressa a volte sorrideva ironicamente quando ci sentiva discutere tra i banchi, interrogandoci su cosa avrebbe spiegato quel giorno della lezione.
Qualche tempo dopo la fine della scuola scoprimmo che durante l’anno era venuta a mancare una persona a lei cara e la sua forza mi sorprese: non ci fece mai sentire il peso della sua vita privata e venne sempre a scuola con quella sua tagliente ironia e la grande capacità di ascolto. Certo, forse ad oggi riesco a ricordare qualche momento in cui mi era sembrata più triste, ma sono attimi così fugaci da risultare inesistenti.
La professoressa Leda è sempre rimasta in disparte e ha voluto che noi brillassimo di luce propria; non si è mai messa in mostra e ha preferito essere la “silenziosa scia” sul nostro cammino, per riprendere le parole della canzone che ho scritto all’inizio.
La grande eredità che mi ha lasciato è la capacità di essere autonoma nei gesti e nel pensiero, perché del resto - citando la Montessori - “Il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: i bambini stanno lavorando come se io non esistessi”.
Ranalli Mariagrazia
Matricola 172839
Ricordo con molto piacere una professoressa del liceo che insegnava discipline umanistiche e
RispondiEliminasin dall'inizio si è contraddistinta con il suo atteggiamento aperto e disponibile nei nostri confronti.
Era solita spiegare leggendo dal testo poi spesso ci parlava di cose che accadevano nella vita reale quella al di fuori del contesto scolastico con lo scopo di trasmetterci qualcosa che andava oltre i contenuti del testo.
La mattina entrava in classe e prima di spiegare sceglieva due o tre alunne e chiedeva gli argomenti che avevamo svolto nella lezione precedente con lo scopo di stimolarci allo studio delle sue discipline e al ripasso collettivo e quasi sempre quest’ultimo veniva giudicato attraverso un voto così da premiare la concentrazione durante la lezione in classe e il lavoro di ripasso a casa.
Il suo atteggiamento spontaneo e sicuro ci induceva a considerarla più di una professoressa,come sue allieve ci sentivamo libere di poterci confidare con lei e raccontare i nostri problemi e lei sapeva sempre darci consigli.
Personalmente mi è rimasta a cuore come insegnante e come persona e spero che un giorno potrei diventare anche io un punto di riferimento per i miei alunni.
Romagnoli Agata Maria
Matr. 173078
Ludwig Feuerbach disse che “ Noi siamo ciò che mangiamo” e non posso che essere d’accordo con questa affermazione. Tutto ció che sono oggi è dovuto, in parte, ai miei cari insegnanti. Nel percorso della mia vita scolastica, ho incontrato molti insegnanti, tutti molto preparati e molto rigidi. La cosa più bella che le loro lezioni non erano solo centralizzati su l’argomento del giorno ma spaziano anche su discorsi importanti inerenti alla vita. Vorrei fare un ringraziamento importante a due miei cari prof: quella di filosofia e quello di biologia che hanno lasciato un vero segno indelebile nel mio cuore. Insegnare una materia come Filosofia non è una cosa facile, ma lei riusciva in tutti i modi a coinvolgerci e a farcela piacere, infatti le sue lezioni erano per lo più dialogate. La stessa cosa vale per il prof di biologia, le sue lezioni erano veramente affascinanti; era un professore eccezionale con una preparazione illustre, spaziava da un argomento all’altro con estrema facilità, era molto disponibile al confronto e voleva che ognuno di noi raggiungesse gli stessi obiettivi senza lasciare indietro nessuno. Il mio desiderio è quello di diventare un buon insegnante proprio come loro.
RispondiEliminaPerna Maria
Matricola 173366
PARTE 1
RispondiEliminaScegliere di vivere la propria intera vita all’interno di una scuola – come studente prima, come insegnante poi - è una scelta coraggiosa perché ti induce a riflettere sul tipo di educatore che vuoi essere, prendendo in considerazione i modelli che hai avuto durante tutto il tuo periodo di formazione scolastica.
Andando a ritroso nella mia carriera scolastica, personalmente mi reputo una studentessa fortunata. In generale ho avuto professori che hanno saputo trasmettermi conoscenze che ancora oggi ricordo. Ma può essere solo questo un docente? Un mediatore tra te e gli argomenti che veicola. Mi sembra riduttivo. In che modo può essere giudicato allora un professore? In base alle teorie che ti insegna o in base a ciò che ti lascia? Credo che un buon docente sia anche colui che con empatia sa starti accanto nei momenti difficili; colui che sa riconoscere le tue difficoltà e sa darti gli strumenti per affrontarle. Un buon docente è colui che sa entusiasmarti, appassionarti… insomma, per me, un buon docente è colui che nel bene o nel male ti insegna la vita, oltre che la disciplina.
Ricordo di questa professoressa, la ricordo molto bene in realtà. Insegnava Italiano al mio liceo. Era buffa, bassina, sempre colorata, sempre solare. Soffriva di quel che noi studenti ironicamente chiamavamo “bipolarismo”: una specie di fittizio disturbo umorale per cui entrava in classe sempre con uno sguardo incattivito, urlandoci di star seduti o in silenzio, cosicché chi non la conosceva avrebbe pensato che le mancava una rotella. Poi però, appena iniziava a spiegare, si illuminava e sorrideva sempre. Era lei stessa affascinata da ciò che raccontava e questo mi catturava e mi interessava.
Credo che lei sia stata la miglior insegnante che io abbia mai avuto. La ricordo ancora bene per la passione che sapeva trasmettere con le parole che usava. Ci faceva immergere nel mondo della letteratura quasi come se Dante, Boccaccio, Pascoli, Leopardi, Manzoni fossero amici nostri e avessero voglia di sfogarsi con noi studenti, così come noi adolescenti eravamo abituati a fare. Grazie alle sue parole riuscivamo ad immergerci completamente nei testi e ciò che leggevamo a nostra volta sembrava comprensibile, famigliare, a tratti semplice. Ecco, se devo sottolineare una altra cosa che mi è rimasta impressa è proprio la semplicità con cui ciò che sembrava difficile ci veniva spiegato: tutto era a misura di adolescente, vicino a noi, quasi tangibile.
Ricordo una lezione su Catullo e il suo amore per Lesbia. Io e i miei compagni restammo lì per lì sconvolti da questo sentimento così travolgente e tempestoso dei due amanti perché così simile ai nostri primi amori adolescenziali, tanto passionali quanto turbolenti. Ad un certo punto la lezione di letteratura latina si trasformò in una “posta del cuore”: tutti lì a far domande alla professoressa e a raccontare le proprie pene d’amore.
PARTE 2
RispondiEliminaQuesta era esattamente la magia che la prof. sapeva creare: farci sentire protagonisti di ogni argomento, come se la scuola fosse realmente un posto in cui imparare la vita e non una prigione in cui stare costretti per cinque, sei ore al giorno.
Purtroppo, nella mia esperienza ho incontrato anche docenti annoiati, tristi, costretti a fare un lavoro che non sembrava piacergli proprio e, paradossalmente, quelle che insegnavano loro erano sempre le discipline che studiavo con meno interesse, solo per senso del dovere.
C’era poi chi era severo, ma la severità io non l’ho mai considerata come un difetto, bensì come una necessità quando si è in tanti in una aula e tutti così diversi: chi riversava in classe frustrazioni derivanti dalla propria vita familiare e quotidiana, chi cercava attenzioni, chi semplicemente non rispettava le regole. In questi casi avere un docente capace di gestire la classe e le sue mille sfumature con rigore e severità è fondamentale. Io, ad esempio, ero uno di quelli a cui è sempre piaciuto studiare, non nel senso che ero un secchione, ma non mi pesava andare a scuola e pretendevo che i miei compagni amassero quel posto allo stesso mio modo. Per questo motivo mi piacevano i metodi del prof. di Matematica, le sue punizioni interminabili fatte di numerazioni e “millemila” esercizi dirette a chi non seguiva, disturbava o non studiava.
La professoressa di italiano aveva meno polso ma riusciva lo stesso a tenerci sull’attenti usando un metodo fatto di dolcezza e comprensione. Quando avevamo un problema ne parlavamo con lei e lei non ci dava mai soluzioni pronte ma ci aiutava a riflettere e a ragionare sul come poter agire. Questo per me, a posteriori, è imparare la vita. E potrei raccontare di molti altri momenti di condivisione, di lezioni significative, di risate…
Quando un professore ti resta nel cuore è perché ha saputo toccare le corde giuste del tuo cuore, è perché ha saputo darti l’esempio di comportamento di cui forse avevi bisogno, è perché sa farsi stimare. Ho stimato insegnanti che mi hanno trasmesso il valore della giustizia e che mi hanno fatto conoscere il sapore della vittoria. Ho stimato chi mi ha insegnato a non arrendersi davanti alle difficoltà ma anzi a perseverare nello studio e nella fatica per raggiungere la meta, un atteggiamento che faccio mio ancora oggi. Ho stimato chi ha dedicato tempo alla correzione dei miei punti di debolezza e alla valorizzazione di quelli di forza, insegnandomi che ognuno di noi ha qualcosa di speciale che deve imparare ad usare.
Spero di diventare un buon docente, se questa sarà la mia strada, e di ispirare i miei allievi ad essere sempre la migliore versione di sé, a scuola ma soprattutto nella vita.