lunedì 15 novembre 2021

Per le studentesse e gli studenti del corso di didattica (a.a. 21/22) (cognomi dalla F alla M)

 

Quella che vi propongo è ormai una attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se possibile, vi invito ad essere positivi.
Visti i tanti (potenziali) partecipanti mi raccomando di rispettare la divisone proposta (quella basata sulla lettera iniziale del vostro cognome).
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 13 dicembre vi sarei grato.
Buona scrittura!

59 commenti:

  1. FARIELLO RAFFAELLA

    Nel corso della mia vita ho conosciuto molti professori e ognuno, con il proprio modo di insegnare, ha contribuito alla mia formazione scolastica. Però una, in particolar modo, è rimasta nel mio cuore: la professoressa di matematica delle scuole medie. Era una donna minuta e mingherlina ma nonostante questo riusciva ad imporsi: quando c’era lei neanche una mosca osava volare, eravamo tutti concentrati sulle sue spiegazioni, persino gli alunni meno diligenti. La matematica, la geometria e la scienza erano diventate delle materie semplici da capire perché era talmente brava a spiegarle che tutti noi riuscivamo a seguirla. Si vedeva che amava molto il suo lavoro e ci metteva passione ed impegno in quello che faceva. Ovviamente, proprio perché si impegnava tanto, pretendeva lo stesso da parte nostra, perciò ogni compito e ogni interrogazione dovevano essere fatti bene e se si puntava ad un voto alto bisognava esserne all’altezza. Comunque, non solo mi ha fatto capire che a scuola, se si vogliono ottenere dei buoni risultati si deve prestare molta attenzione in classe ascoltando le spiegazioni che ci vengono date e studiando con impegno a casa, ma soprattutto mi ha sempre accordato la sua fiducia e ha creduto molto in me. Infatti, quando doveva assentarsi per qualche minuto, mi lasciava in custodia la classe perché diceva che io riuscivo a mantenere l’ordine e questo mi faceva sentire importante. Inoltre, mi spronava dicendomi che, se avessi voluto, avrei potuto frequentare qualsiasi scuola superiore perché ero una ragazza studiosa, che si impegnava molto. Questo mi ha sempre spinto a fare meglio, perché avere un’insegnante che crede in te è fondamentale, è una sferzata di positività che ti spinge verso vette sempre più alte. Ancora oggi, quando ci incontriamo, si interessa di quello che faccio e quando ha saputo che frequentavo questo corso universitario si è complimentata e mi ha augurato ogni bene. Spero nel futuro di poter diventare anch’io come lei, capace di catturare l’attenzione dei miei alunni con le mie spiegazioni, di instillare in loro l’amore per il sapere e trasmettendo loro fiducia nelle loro capacità.

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  2. Prima di scrivere questo brevissimo testo ho pensato molto ai miei tredici anni passati da alunno e quanti docenti ho conosciuto tra cui alcuni di questi ho amato e altri un po’ meno ma che sempre porterò nel mio cuore e nella mia mente perché tutti nel loro piccolo hanno cercato di migliorarmi.
    Ma in questi lunghissimi tredici anni il docente che ricordo con molto piacere è il mio professore di matematica che mi ha accompagnato per quattro anni del mio percorso liceale di scuola superiore. Ha sempre avuto “polso” nella gestione della classe (duro e sensibile nello stesso momento), insisteva molto nell’inculcarci la bellezza della sua materia e impiegava tutto sé stesso nel farci arrivare ad ottimi risultati, anche se a volte l’ho un po' deluso non applicandomi abbastanza e me ne pento (visto che ero anche tra i suoi preferiti della classe). Ricordo anche molto volentieri li esperimenti nel laboratorio di fisica fatti con il professore. Ma la cosa più simpatica che ricordo in questi quattro anni bellissimi è il “totovoti” che consisteva nel rispondere alla domanda del prof che ci chiedeva il voto sulla nostra verifica, e chi indovinava più voti era considerato il veggente della classe. Per concludere ringrazio il prof di tutte queste avventure che abbiamo passato insieme.
    Martino Pierfrancesco

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    1. Bellissima esperienza, anche io come te ho avuto la fortuna di incontrare una persona che mi ha saputo seguire e formare nel corso dei miei anni. Siamo stati fortunati :)

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    2. Infinite grazie per aver letto la mia esperienza

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  3. Durante la carriera scolastica di ogni individuo si incontrano sicuramente tante tipologie di insegnanti, ognuna delle quali con caratteristiche proprie, sia positive che negative. La mia esperienza personale mi induce a pensare che sono stata molto fortunata, in quanto i miei insegnanti hanno lasciato spesso una traccia positiva sul mio percorso, salvo le dovute eccezioni che, si sa, confermano la regola.
    Una delle insegnanti che ricordo con maggiore affetto e stima è la professoressa di Italiano delle scuole medie, una donna davvero speciale, con una grande passione per l’insegnamento e per la sua disciplina, che trasmetteva con dolcezza e pacatezza. Credo infatti che la passione sia stato l’aspetto che maggiormente mi ha colpito del suo modo di insegnare. Il cercare di farci capire quanto fosse bello apprendere, quanto fosse importante non fermarsi alle apparenze, ma scavare nella profondità delle cose. Le sue lezioni erano spesso spunto di riflessione per discussioni su argomenti fondamentali per la crescita di ogni individuo. Una delle caratteristiche che più ricordo e che spero di riuscire a mettere in pratica con i miei alunni, era la sua spiccata empatia, la capacità di comprendere i vari momenti di noi ragazzi, le sue parole di elogio e di sprono che spesso erano la molla per far scattare la motivazione a migliorarsi.
    Credo sia stata un grande esempio di insegnante, la persona a cui spesso penso quando immagino me stessa in mezzo ai miei alunni.


    Rosaria Marcantonio

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  4. Secondo il mio parere, per fa si che un bambino apprenda al meglio c’è bisogno della motivazione e la mia esperienza personale è strettamente legata a questo concetto. Si può dire che la motivazione sia la forza che induce il soggetto al compimento di un’azione o al conseguimento di un obbiettivo. Pensando alla mia esperienza personale posso difficilmente affermare di essere stata motivata, questo in particolar modo durante la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, credo che il problema alla base di tutto sia stato il fatto che essendo nata a gennaio e avendo fatto la primina è come se mi fosse stato tolto un anno di gioco, mentre i miei amici pensavano allo studio, io continuavo a sognare, giocare ecc. e a questo si è aggiunta anche la poca comprensione di questo problema da parte degli insegnanti, convinti che a me non andasse di studiare per la poca volontà, tutto questo poi è cambiato durante la frequentazione della scuola secondaria di secondo grado, un posto in cui ho trovato un ambiente accogliente che mi ha permesso di crescere e acquisire un metodo di studio. È stato questo il posto in cui ho conosciuto una professoressa che ancora oggi considero un modello di insegnamento, era la professoressa di latino, temuta da tutti ma anche stimata, una donna molto seria ma allo stesso tempo dolce. Durante la sua lezione difficilmente utilizzavamo i libri ma lei grazie alla passione che metteva per insegnare la sua materia "ipnotizzava" la classe con le sue spiegazioni, anche ragazzi meno diligenti la seguivano e riuscivano ad avere buoni risultati. Dal mio punto di vista lei aveva questa grande capacità poiché amava la sua materia e argomenti complessi riusciva a semplificarli così bene da farli arrivare a tutti al meglio. Lei inoltre è stata anche una grande insegnante di vita, una persona forte e soprattutto giusta nei confronti di tutti, (questo è ciò che io ho percepito da studentessa). È per questo che la porterò per sempre nel mio cuore: mi auguro che, un giorno, io possa diventare una brava insegnante, tanto quanto lei lo è stata per me.

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  5. PARTE 1.
    Durante il mio percorso scolastico e anche il precedente (anche se breve) percorso universitario ho avuto la possibilità di incontrare diversi insegnanti che mi hanno lasciato un segno – positivo o negativo che sia. Prima del percorso scolastico però vorrei ricordare che questo è stato brillantemente guidato dal sostegno dei miei genitori (mia madre in particolare), che sin da piccola mi hanno fatto conoscere il mondo della formazione, avendo così il piacere di frequentare la scuola. Non poca rilevanza ha infatti questo punto, perché forse proprio per questo motivo ho deciso di intraprendere questo percorso universitario e di essere stata attenta su quelli che erano gli atteggiamenti e i modi di fare, così come di lavorare, dei miei insegnanti. Durante il percorso della scuola primaria ho avuto modo di incontrare una maestra, che rimarrà sempre nel mio cuore e che sarà sicuramente fonte di ispirazione quando io diventerò insegnante. La mia maestra di italiano, storia e geografia. Lei ha accompagnato tutta la mia classe durante tutto il ciclo della scuola primaria, facendolo per me in maniera brillante. Grazie a lei ho avuto il modo di scoprire quali fossero le mie competenze e su quali discipline ero e sono tutt’ora più portata. Ciò che mi ha più segnata di lei era il suo modo del tutto umano di farsi vedere in classe, la distanza, o meglio, il rapporto alunno/insegnante, veniva quasi del tutto annullato, ovviamente in tutto il rispetto e ora vi dirò il perché. Quando le sue giornate no erano visibili, non aveva problemi nel dirlo e quando si accorgeva che a qualcuno di noi era lo stesso era molto comprensiva, non violando la nostra privacy (così come noi non avevamo modo di violare la sua) ma comunque ascoltandoci. Aveva dei modi di fare quasi materni, prendendosi cura di noi e dandoci dei consigli, didattici così come di vita, che magari qualcuno ha sentito dire solo dai propri genitori. Proprio sotto il punto di vista didattico, era abbastanza pretendente ma anche in modo piacevole. Aveva un modo di trasferire le conoscenze in modo tale che a noi fosse del tutto facile comprendere, riusciva a cogliere quell’elemento che sapeva attrarci proprio per spiegarci un argomento. Non vi parlo così solo perché, parlando chiaramente, erano le mie discipline preferite, ma era un “amore” generale che aveva portato la nostra classe ad essere unita e che quindi fa portare in me ancora dei bellissimi ricordi.
    Martina Lavacca (173214)

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  6. PARTE 2.
    Con il passare degli anni il mio bagaglio culturale ha all’interno ancora tutte quelle conoscenze apprese e arricchite durante il percorso scolastico, ma la vita mi ha riservato un breve capitolo che ho ritenuto comunque fondamentale. Ho avuto modo di frequentare lo scorso anno accademico nell’Università degli Studi di Foggia, iscritta al CdL in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Anche qui seguendo i vari corsi ho avuto modo di incontrare diversi insegnanti che hanno saputo accogliere noi matricole sotto un punto di vista pedagogico quasi eccellente. Vi parlo in maniera così particolare perché voglio presentare l’insegnante che più di tutti ha nutrito in me l’amore per la pedagogia ma soprattutto per la “storia della pedagogia”, che mi ha fatto capire il giusto percorso da intraprendere nella mia vita. Vi parlo di lei perché durante tutto l’insegnamento che ho frequentato, le sue pratiche didattiche si sono concentrate sotto un punto di vista “pratico” (nel senso stretto del termine in quanto l’insegnamento era svolto in DAD), questo perché spesso e volentieri faceva in modo di raccontarci le sue esperienze di vita personali per poi farle ricadere sotto il punto di vista pedagogico e quindi teorico. Anche Lei, aveva dei modi di fare umani ed era molto comprensiva, cosa che magari è già più difficile trovare in un contesto universitario. Grazie a Lei ho avuto modo di conoscere molte figure importanti nell’ambito della storia della pedagogia che mi porteranno (anche se è ancora presto per poterlo dire) a trattare la mia futura tesi di laurea proprio su di loro, perché ritengo che il suo modo di insegnare abbia suscitato in me quella curiosità che non si prova con tutti gli insegnamenti e che quindi mi hanno portato ad approfondire, anche in maniera autonoma, i diversi argomenti. Spero un giorno, da insegnante, di poter amplificare ancora di più quella curiosità che c’è già nei bambini, verso il mondo dei saperi.
    Martina Lavacca (173214)

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  7. Nel corso dei miei anni di studio, ho avuto modo di rapportarmi con diversi tipi di insegnanti.
    Sicuramente quella che mi è più rimasta impressa è stata la mia professoressa di italiano. Purtroppo con lei non ho passato tutti e tre gli anni delle scuole medie, a dire il vero soltanto uno, ma ha avuto un impatto su di me talmente positivo che la ricordo con grande stima e piacere.
    E’ stata un’insegnante speciale: la sua dolcezza e la gentilezza con cui si approcciava alla classe la contraddistinguevano dal resto dei professori; ricordo questa sua forte passione nel trasmettere la disciplina che faceva sì che noi ci innamorassimo della materia. Oltre ai momenti in cui si faceva lezione, con lei ricordo bene anche quei momenti in cui sapeva ascoltare, sapeva darci consigli, sapeva motivarci, momenti che reputo di importante apprendimento per ognuno di noi.
    Quando l’anno successivo ho saputo che non sarebbe tornata ad essere la mia Prof, ne sono stata molto dispiaciuta. Durante il mio percorso di studio ne ho conosciuti davvero pochi di insegnanti cosi.
    Mariangela Greco

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  9. Il percorso di studio di ognuno è caratterizzato da momenti ,esperienze e formazioni differenti le une dalle altre che convergono tra loro in una delle principali figure scolastiche, ovvero quella dell'insegnante. Questa figura è particolarmente importante perché non ha il solo compito di trasmettere le conoscenze ma deve anche avere abilità nel poter comprendere in maniera del tutto soggettiva l’alunno e indirizzarlo attraverso il percorso più adatto a lui.
    Tra i numerosi docenti che hanno influenzato la mia crescita scolastica ricordo in modo particolare il professore di storia e italiano del mio triennio liceale. Era una persona molto temuta da chi non lo conosceva e circolavano numerose storie sul suo rigido metodo d’insegnamento. Era anche il vicepreside perciò prima che divenisse nostro professore ci era già nota la sua figura; altezza media, capelli rossastri (ormai divenuti quasi del tutto bianchi con l’avanzare dell’età)e perenne sguardo fisso e scrupoloso.
    Inizialmente si presentò in maniera piuttosto intransigente e dura nei nostri confronti, era molto dedito alle sue discipline e ha sempre preteso un metodo di studio estremamente dettagliato. Con il passare del tempo imparammo a conoscerlo e capimmo che in realtà il suo obiettivo era una formazione più completa possibile, difatti ci coinvolse in numerose attività quali :,canto,recitazione,test di psicologia, preparazione ai test universitari e molto altro...
    Ad oggi posso dire che il suo metodo e i suoi insegnamenti hanno contribuito alla formazione di solide basi culturali per molti alunni e spero un giorno di poter diventare anch’io un punto di riferimento per i miei alunni tanto quanto diversi docenti lo sono stati per me.

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  10. Nonostante fossero trascorsi diversi anni, quando penso alla scuola e a quale insegnante mi ha lasciato un ricordo positivo, non posso fare altro che pensare a lei : la maestra Maria.
    Fino all'età di otto anni ho vissuto con la mia famiglia in un paese in provincia di Nuoro, e lì ho frequentato la scuola elementare fino a metà quarta.
    Ho un bel ricordo della mia prima maestra perchè era dolce e ci faceva fare tante cose interessanti.
    Ricordo che per insegnarci la matematica, oltre a farci scrivere i numeri e i segni delle operazioni, ci insegnò a lavorare la lana con l'uncinetto.
    Andavamo spesso fuori a giocare nella terra, anche con il brutto tempo, e in primavera facevamo le collane con i fiori.
    Spesso il pomeriggio andavamo a casa sua, venivano anche i miei genitori. Aveva una cucina bellissima in muratura dove insieme a lei preparavamo la merenda.
    Che maestra fantastica!
    Mi sentivo a mio agio e voluta bene.
    Dopo il trasferimento in una città della Campania, sono andata in una scuola senza giardino e con una maestra che voleva sempre parlare con mia madre perchè secondo lei ero troppo timida.
    So di avere avuto in seguito ottimi insegnanti, ma la maestra Maria resterà sempre nel mio cuore.


    Aida Lizza
    matricola: 172990

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  12. Durante il percorso scolastico da me affrontato sono stati vari i mentori, nonché docenti della mia formazione professionale e personale. Tanti gli insegnanti: maestre, professori, i quali hanno contribuito ad arricchire il mio bagaglio culturale e la mia forma mentis. Alla luce del percorso scolastico da me affrontato, delle scelte prese e della persona che oggi sono diventata, ritengo di dover ringraziare coloro che, in tutti questi anni scolastici, mi hanno spronata, motivata ed incuriosita verso la bellezza del sapere.

    Sento però, in particolar modo, di dover ringraziare mia sorella, la maestra Isabella, che più di tutti ha contribuito a creare ed alimentare in me il desiderio di diventare insegnante. Il suo esempio, la sua passione verso l’insegnamento, il suo entusiasmo e la sua continua motivazione nel migliorarsi, hanno contribuito a creare in me la visione di una docente attenta e precisa, capace di stimolare continuamente i suoi alunni attraverso la sua idea di “scuola del sorriso”.
    Lei, più di tutti, è e sarà la guida di quella che sarà la mia futura professione perché è solo grazie a lei che ho imparato a guardare la scuola con occhi differenti. Attraverso i suoi racconti, le sue opinioni, i dibattiti, le esperienze condivise e le occasioni di confronto, ho maturato con il tempo la passione e la curiosità verso l’ambiente scolastico, gli alunni fra i banchi di scuola, l’amore per la didattica, per la Pedagogia, per l’insegnamento.
    Mi ha trasmesso un’idea di didattica lontana dal nozionismo e mi ha insegnato che ancora prima di “sapere”, è importante dialogare con i propri alunni, saperli ascoltare, arrivare in classe con il sorriso, essere sereni e non dimenticarsi mai di prestare attenzione al sentimento che ogni bambino prova.
    Mi ha sempre ricordato che la professione docente necessita di passione e la si deve amare perché se non ci si mette cuore, umiltà e dedizione non si potranno mai cogliere i frutti del proprio lavoro. È importante ricordare, infatti, che i piccoli di oggi saranno i grandi di domani e che ogni docente è responsabile della formazione personale, culturale e sociale di ogni bambino.

    E’ riuscita a trasmettermi inconsapevolmente la sua idea di scuola, che ho imparato ad apprezzare e condividere con il tempo: lasciare fuori dall’aula i problemi, allontanarsi dall’idea di nozionismo della scuola conferisce importanza ai test e al voto e, al contrario, valorizzare i bambini, coltivare i loro sogni ed illuminare il loro cammino scolastico senza annoiarli.

    Ritengo particolarmente interessante ricordare il suo motto, che trae ispirazione dalle parole di Maria Montessori, “Per insegnare bisogna emozionare. Molti, però pensano ancora che se ti diverti non impari”.

    GRAZIA FRANCAVILLA
    MATRICOLA 172873

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  13. Come notiamo, nel corso della nostra vita, in ogni ambito e situazione, ognuno di noi riesce a fare una selezione di ciò che abbiamo o di chi abbiamo intorno.
    Ciò avviene in base al nostro carattere, ai nostri gusti, al nostro modo di rapportarci, al nostro modo di fare e alle nostre esigenze.
    Ovviamente iniziamo ad avere preferenze fin dalla nostra infanzia, è per questo che riflettendo sulla richiesta del professor Bruni ho pensato subito di parlare della maestra Mariangela, conosciuta alle elementari.
    Tutti notavano questa splendida donna sempre solare, che guardava i propri alunni come se fossero i suoi figli, con occhi pieni di gioia, tanto carismatica e affettuosa; fu proprio lei con i suoi modi e il suo essere a ispirare la mia passione per l’insegnamento.
    Lei sapeva rapportarsi a tutti noi alunni in modo speciale, riusciva sempre ad ottenere quello che voleva senza farci sentire obbligati.
    E’ stata in ogni occasione una guida per me, riusciva sempre a farmi capire perché una cosa fosse giusta da fare e perché invece un’altra non andava fatta. E’ riuscita a trasmettermi l’amore che metteva in ogni sua lezione e a far sì che io la mettessi in ogni attività e compito che mi veniva assegnato.
    Lei usava sempre metodi creativi e semplici per insegnare la sua materia, non dimenticherò mai quando ci fece costruire una mini posta all’interno della nostra aula; ognuno di noi aveva una busta della posta attaccata al muro e ogni volta che qualcuno voleva passare un messaggio o proporre qualcosa ai nostri compagni o alle nostre maestre potevamo farlo scrivendo un bigliettino anche anonimo e imbucarlo nella posta desiderata.
    Il legame che si era creato con lei era speciale, si interessava di noi e della nostra vita privata anche al di fuori della classe senza però essere invadente e indiscreta.
    Iniziai a rendermi conto di quanto fosse fondamentale questo rapporto nel mio percorso scolastico e personale, quando andò via dalla nostra scuola.
    Infatti mi si spezzò il cuore, le giornate sembravano infinite e la sua mancanza incolmabile.
    Solo quando scoprii che lei andò ad insegnare a scuola di mio cugino tirai un sospiro di sollievo, sentendomi in qualche modo ancora legata. Infatti un giorno le scrissi una lettera, alla quale rispose con molta gioia e affetto, sembrava anche più contenta di me nel risentirmi dopo parecchi mesi.
    Da lì iniziammo a scriverci ogni tanto e ogni volta che ci incontriamo, tutt’ora, passiamo molto tempo a parlare.
    Per me è stata più di una semplice insegnante, è stata un’amica che è riuscita in pochissimo tempo a farsi voler bene.
    Grazie a lei ho capito che ciò che facciamo bisogna amarlo allo stesso tempo, solo così riusciremo nei nostri obiettivi, solo così avremo soddisfazioni e solo così saremo liberi e felici.

    ANTONIETTA IANZANO

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  14. Fin da quando ero piccola mi è stato sempre chiesto cosa mi piacesse fare da grande, ed io ho sempre avuto la mia risposta pronta dicendo la maestra, era una cosa che tanto mi appassionava iniziando proprio dall’elementari quando cominciai a fare il mio dovere e con tante professoresse ,professori al mio fianco capivo giorno per giorno il valore di quelle tali persone. Essere un insegnante al giorno d’oggi è molto difficile, si hanno tantissime responsabilità, si deve saper fare questo lavoro, si deve essere in primis disponibile per tutti gli alunni. Durante questo percorso scolastico c’è sempre qualche insegnante che è un po’ non ti attira e che in ogni modo vorresti litigare. Nel corso della mia carriera io, ho avuto tantissime insegnanti, diciamo, ‘’contro’’ data la mia emozione molto forte quando e seguivo le mie interrogazioni,la mia ansia era più forte del mio modo di esporre. Però diciamo che con questo carattere ogni professore mi ha rinforzata. Mi piacerebbe parlarvi della mia professoressa di italiano una persona estremamente affabile. Le sue lezioni mi colpivano tanto perché con lei ogni autore veniva spiegato e narrato non attraverso classiche lezioni frontali ma attraverso il nostro continuo coinvolgimento utilizzando un metodo particolare di insegnamento. Il suo modo di insegnare di relazionarsi con gli studenti è quello che ogni insegnante dovrebbe avere ovvero sempre disponibile ad ascoltare, come già detto prima non è un compito facile, ma lei con le sue maniere sapeva farti apprezzare e amare la sua materia, grazie soprattutto alla passione con cui si dedicava e nel contempo cercava di spronare a noi studenti a dare sempre di più non solo nello studio ma nella vita. Una delle frasi che più amava ripeterci era: ognuno è artefice del proprio destino e per quello che si vuole bisogna applicarsi a dedicarsi con impegno e costanza senza arrenderti o farti fermare dalle difficoltà. Una frase che ti mette a pensare, una frase che ti aiuta quando vedevi che la tua emozione era più forte di quanto dovessi esporre una mia interrogazione, mi ricordavo sempre questa frase ed è così che poi cominciai ad essere molto più calma e avere un metodo di esporre diverso. E proprio per questo motivo però devo dire grazie alla mia professoressa che mi ha fornito con il suo esempio una differente prospettiva e mi ha insegnato il valore dell’autorevolezza che reputo fondamentale nella figura dell’insegnante moderno. Insegnare oggi è senza dubbio diventato molto più complesso, un insegnante deve essere tante cose, non più semplicemente colui o colei che ti fornisce delle nozioni, un insegnante che appaia autorevole ai suoi studenti che sia rispettato credo sia una delle basi da cui partire ed è ciò che spero di diventare un giorno ,proporre quello che poi sarà il mio stile personale e metodo di insegnamento.
    IORIO CONCETTA MATRICOLA 172859

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  15. Nel corso del mio cammino scolastico, molti sono stati gli insegnanti che ho incontrato lungo il percorso, ma ce n'è una che in particolar modo ha lasciato il segno: la mia professoressa di matematica delle superiori. Può sembrare contraddittorio avendo frequentato un liceo classico, ma lei è stata l'unica a tirar fuori il meglio di me. È sempre stata una donna di polso che pretendeva il massimo dai suoi allievi, perché lei era la prima a pretendere il massimo da sé stessa. Quando spiegava lo faceva col cuore, quando correggeva gli esercizi il suo scopo era sempre lo stesso: far capire tutto a noi alunni nella maniera più chiara e lineare possibile, senza fronzoli ma in modo diretto. Fu proprio grazie a lei, infatti, che la classe ebbe un miglioramento esponenziale, e grazie al suo aiuto tutti prendemmo sicurezza in noi stessi e nelle nostre capacità. La matematica non è mai stata la mia materia preferita, ma grazie al suo prezioso insegnamento, ho rivalutato molto questa disciplina e, soprattutto, il modo di insegnare in sé per sé, perché un insegnamento senza un evidente apprendimento, non è un insegnamento efficace. Per questo motivo dovrebbero esserci più insegnanti come lei nelle scuole, in quanto un insegnante deve sempre tirar fuori il meglio dai suoi alunni, per quanto difficile questo possa rivelarsi. Per tali ragioni ritengo che la mia professoressa di matematica sia un esempio da seguire e aspiro, un giorno, a diventare come lei!
    Impagnatiello Maria Pina
    Matricola: 172855

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  16. Durante il mio percorso scolastico ho conosciuto tanti professori, ma una professoressa in particolare mi è rimasta nel cuore: la professoressa d'inglese.
    La professoressa d'inglese è sempre stata disponibile , severa al punto giusto e ha sempre mantenuto il suo ruolo professionale senza mai oltrepassare il limite della confidenza. La sua materia , essendo una lingua complessa , richiedeva tanta pazienza e lei si è sempre dimostrata paziente e disponibile nel cercare di far raggiungere ai suoi alunni l'obbiettivo di formarli come meglio poteva. Ricordo che usava come metodo quello di ascoltare brani perché secondo lei ascoltare è un buon metodo per imparare. In ogni difficoltà riusciva a trovare la soluzione. La sua caratteristica principale era tenerci più di tutto al raggiungimento di un buon risultato dei suoi alluni e facendo squadra ci riusciva sempre. Il giorno in cui sarò un'insegnante anch'io , spero di trasmettere ai miei alunni l'insegnamento che lei ha trasmesso a me.
    Sara Macera
    Matricola : 172939

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  17. MICHELA LEONE (matricola 172907)
    Del mio percorso scolastico, dalla scuola primaria alla secondaria, ho ricordi di diversi insegnanti, alcuni dei quali sono stati fondamentali per la mia crescita umana e spero un giorno, professionale. In particolare, la docente di Francese della scuola media con il suo grande carisma e la sua personalità, ha lasciato in me un ricordo indelebile. Il suo modo di fare scuola era diverso dagli altri docenti, la sua straordinaria attenzione ai particolari aspetti di ciascun alunno e l’interessante sete di conoscenza e curiosità la spingevano durante le lezioni ad un entusiasmo coinvolgente. Andare oltre l’argomento, la teoria e immergersi in quel che si stava studiando con tutto il cuore; questo è quello che ci spingeva a realizzare ad ogni lezione, dimostrandoci il suo affetto per noi e il grande amore che nutriva per la sua professione. Ricordo ancora l’odore e la delicatezza delle madeleine ad occhi chiusi durante la lettura di Marcel Proust. E non era proprio questo il senso della lettura? Un profumo che fa riaffiorare il passato, lieve e soffice e il ricordo di quella lezione rivive ancora oggi. In pochi istanti non ero più in classe, ma avevo la sensazione di essere in un immenso prato verde, travolta dal rilassante suono della natura e avvolta dalla morbidezza del profumo e delicato sapore di quel piccolo dolce. A colpirmi è stata la sua passione, la sua continua curiosità e leggerezza con cui riusciva ad arrivare ad ognuno di noi senza guidarci. Ciò permetteva di vivere la lezione in maniera più libera e tranquilla rispetto alle solite lezioni frontali, accrescendo gradualmente il confronto, il giudizio e la consapevolezza sugli argomenti trattati. Poiché credeva molto nel valore e nel potere della scrittura, grande finestra per le emozioni e gli stati d'animo di ciascuno, una volta al mese ci faceva collegare col il nostro "Amico di penna", un ragazzo o ragazza a noi coetanei con cui ci scambiavamo delle lettere o dei pensieri, proprio per esercitare la facoltà di creatività che veniva coadiuvata dalla lingua. Il mio futuro da insegnante lo vorrei travolto dalla stessa passione, curiosità e ardore verso la professione. Vorrei così riuscire con costanza, speranza, trasparenza e impegno ad essere per i bambini un forte punto di riferimento, crescita, cambiamento, stimolo e motivazione. Vorrei lavorare col cuore, stimolando continuamente la loro curiosità e creatività, mettendomi in gioco ogni volta con sentimento; lo stesso sentimento che spero poi possa farli sentire in un immenso prato verde!

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  18. Manuel Alejandro Morales Garcia25 novembre 2021 alle ore 05:10

    La figura dell’insegnante è una figura a mio avviso molto complessa, racchiude in sé una serie di sfaccettature che spesso pongono l’attenzione soprattutto sulla preparazione, le competenze, e su tutta una serie di riferimenti teorici che riguardano la sua formazione. Ma poche volte ci si chiede cosa può scaturire nel rapporto insegnante – alunno a livello umano. Nel mio percorso scolastico, il docente che ricordo con molto affetto è uno dei miei primi professori dell’elementari che ha seguito me ed i miei compagni fino alla seconda media (in Spagna corrisponde al “6° EGB).
    Questo professore era anche il nostro tutor ed era particolarmente bravo in matematica (proprio grazie a lui è nata in me la passione per le materie scientifiche), gli piaceva molto approfondire gli argomenti ed in effetti grazie a questo suo metodo la mia classe ha avuto sempre una marcia in più.
    Era una persona molto umile infatti il suo tempo libero lo dedicava all’agricoltura infatti possedeva una piccola azienda agricola nella quale coltivava diversi prodotti.
    Ci ha inculcato tanti bei valori oltre alle conoscenze didattiche. Il nostro maestro era come si dice in questi casi: “vecchio stampo” infatti un aneddoto diverte che ricordo è proprio quello del primo giorno di scuola con lui, quando ci disse che doveva recarsi in segreteria invece si nascose dietro la porta dell’aula per osservare i nostri comportamenti. Ancora ricordo il salto goffo che fece per nascondersi rapidamente.
    Oggi ogni volta che un’insegnante dice di dover andare in segreteria mi ritorna sempre in mente l’immagine del mio caro maestro nascosto dietro la porta.

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  19. Dovendo affrontare un discorso riguardante la relazione docente-allievo vorrei esprimere con onestà ciò che ha a che fare con la mia esperienza puramente personale. Come allieva ho sempre sentito la necessità di avere una guida, un/a docente che non si limitasse alla spiegazione ma che si basasse sull'interazione con l'alunno e dunque un ruolo completo e interessante per ogni alunno che sente di esprimere la propria unicità.
    La mia stimata docente di Psicopedagogia sosteneva che l'aiuto del docente nei confronti dell'alunno fosse fondamentale senza trascurare la figura autoritaria che l'insegnante deve coprire onde evitare l'indisciplina. Di fronte alle avversità comuni degli studenti la professoressa si mostrava disponibile non risolvendo il problema ma portando noi alunni a trovare la soluzione attraverso le linee guida date. In questo modo si è creato un rapporto umano che va al di la della cattedra e si trasforma in un insegnamento di vita.
    Mariapina Granitto
    Matricola: 172825

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  20. MARTINA IANNARELLI
    MATRICOLA 172848
    Probabilmente sarò stata fortunata perché quando penso a qualche insegnante che abbia lasciato il segno dentro di me, nella mia mente si accalca più di qualche nome, la più significativa però, forse anche per il tempo trascorso insieme, è stata la mia maestra di italiano della scuola primaria.
    La maestra Filomena è stata una donna amorevole, che ha trattato me e tutti gli altri bambini della mia classe apparentemente nello stesso modo, senza preferenza alcuna, eppure riguardandomi indietro mi accorgo di come dei piccoli gesti e delle accortezze nascoste agli occhi dei più, per chi aveva delle difficoltà siano state un aiuto prezioso.
    In cinque anni tutti ci siamo affezionati a lei, conservo ancora i ricordi delle sue spiegazioni, di come mettesse passione nel suo lavoro e di come questa sia una qualità che mi piacerebbe avere e poter trasmettere a mia volta, ma anche i momenti di svago che ci ha sempre concesso quando ce n’era bisogno, che sono importanti tanto quanto i momenti in cui si deve essere seri; ecco questa è sicuramente un’altra cosa che ci ha insegnato, l’essere misurati nella vita, rispettare le regole prima per noi stessi e poi anche per gli altri, comportarci sempre educatamente e con rispetto verso tutti.
    Ha sempre trattato noi come delle persone e non come dei semplici bambini, ci ha responsabilizzato e ci ha portato a capire nel corso dei cinque anni quanto sia importante studiare, ha iniziato a darci un metodo che si è rivelato ben più di un semplice metodo di studio, ma un metodo con cui affrontare la vita.
    Le sono grata, e quando mi capita di tanto in tanto di rincontrarla non perdo mai occasione di ricordaglielo, anche se la parte più bella è leggere nei sui occhi l’orgoglio che prova nel sapere che almeno per l’1% è riuscita nel suo compito, essere un’insegnante e non solo, anche una persona, eccezionale, una a cui anche a me piacerebbe un giorno assomigliare.

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  21. Non mi succede spesso di ripensare agli insegnanti che hanno lasciato un aspetto positivo nella mia carriera scolastica, forse perché tendo a soffermarmi di più sugli aspetti negativi che mi accompagnano. Mi viene in mente, però, la persona che più ho ammirato durante questi anni, ovvero un professore strambo e assolutamente anticonformista. È stato il mio professore del liceo di italiano e latino. Una mente superiore, niente a che vedere con noi comuni mortali, un uomo tutto d’un pezzo, sopra le righe. Non si può dire che fosse particolarmente empatico con noi studenti, anzi quasi per nulla, o almeno non lo dava minimamente a vedere. Nonostante fosse informatissimo su tutte le notizie nazionali e internazionali, non si lasciava trascinare in discorsi potenzialmente futili che non riguardassero l’ambito scolastico, quello era il suo unico obiettivo, la sua missione di vita. Non si può dire nemmeno che fosse una persona che rimaneva impressa per il suo aspetto fisico o per il suo abbigliamento, non che questo conti qualcosa dal punto di vista scolastico; il suo guardaroba era ridotto all’indispensabile, su tonalità dal grigio al nero. Aveva un ombrello per le giornate piovose, la sua tracolla di pelle nera, ed entrava in classe tutte le mattine con il giornale sotto al braccio. L’essenziale. Non lasciava trasparire nulla che non riguardasse la scuola. Non partecipava a feste o cene scolastiche. Ricordo una sua lezione di latino dove per spiegarci la metrica si destreggiava in buffe suddivisioni in sillabe cantate con tanto di battute di mani o piedi a terra, e tutti noi dovevamo seguirlo in questo. Rimane per me una persona emblematica, ripensandoci ora, mi sarebbe piaciuto approfondire la sua opinione riguardo molte tematiche. Seppur con il suo distacco refrattario, è una delle persone che ho sentito più vicino durante gli anni delle scuole superiori, a cui va spesso il mio pensiero, ha saputo vedere qualcosa in me ed è anche grazie a lui se io sono qui.
    GIADA GALLO
    MATRICOLA 172988

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  22. MICHELA MORONE (matricola 172876)
    Durante la mia esperienza scolastica di insegnanti ne ho conosciuti davvero tanti, che mi hanno fatta crescere e diventare ciò che sono oggi…Anche se tra loro non so perché c'è sempre qualcuno che mi sta più a cuore o meglio che mi capita di pensare o nominare durante l'arco della mia giornata.
    L'insegnante di cui sto parlando è stata la mia professoressa di matematica dell'ultimo anno delle scuole superiori...
    Lei che entrava in classe sempre con il sorriso e rendeva la lezione piacevole e divertente...sapeva lasciare la sua vita privata a casa non portando a scuola i suoi problemi ed io penso che questo sia un grande passo e forse anche il più difficile...
    Era l’insegnante con cui avrei passato ore e ore senza mai annoiarmi e stancarmi;
    Dire che lei era una professionista è davvero molto poco, io certo non posso giudicare il suo metodo d'insegnamento ma una cosa è certa che sapeva come riuscire a trasmettere la sua materia con tutto l'amore e la passione cui la legava, tant'è vero che anche a coloro che erano più svogliati riusciva a farli seguire e apprendere.
    Non era una semplice insegnante, lei riusciva ad andare sempre oltre; ci ha sempre aiutato e consigliato nelle scelte, anche quelle universitarie facendoci aprire bene gli occhi su ciò che saremmo andati a fare, dandoci una grande mano anche per i test d'ingresso...Con lei condividevo una grande passione quella per la musica, infatti spesso durante le lezioni faceva collegamenti tra la matematica e la musica e devo dire che li apprezzavo molto; Ricordo che durante la pausa mi piaceva parlare con lei di tutto questo…
    Lei per è stata un grandissimo esempio e io non dimenticherò mai ciò che ha fatto per me, mi sarebbe piaciuto conoscerla prima e trascorrere con lei tutti gli anni delle superiori avendo anche una continuità che un po' è venuta a mancare.
    Sarà sempre nei miei ricordi, perché lei è un grandissimo modello da seguire, infatti il mio augurio è che io possa in qualche modo un giorno diventare come lei e spero che i miei alunni mi ricorderanno nello stesso modo in cui io e i miei compagni la ricordiamo…

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    1. Ognuno di noi, appena nato ha una guida, un punto di riferimento. Un faro che aiuta a soddisfare i bisogni primari, a camminare, a crescere. Nelle varie tappe della vita, diverse sono le guide che ci aiutano a maturare. Così la maestra diventa un punto di riferimento fondamentale per il bambino: aiuta a far crescere la curiosità, a scoprire il mondo che ci circonda, a sviluppare le doti, ad acquisire sicurezza, a far diventare le debolezze un punto di forza.
      Negli anni della scuola, diverse sono state le maestre e le professoresse che ho incontrato. Vivendo in un paese piccolo, dalla quarta elementare fino alla terza media, sono stata in una pluriclasse.
      L’apprendimento, all’interno di questo tipo di organizzazione, non è del tutto facile, soprattutto per l’insegnante che si trova a gestire anche tre classi insieme.
      Ho sempre ammirato la pazienza di alcuni miei insegnanti, ma chi mi è rimasta nel cuore è la professoressa di matematica della terza media. Aveva un suo modo di comunicare con gli alunni che incuriosiva ed era un'insegnante molto determinata. La cosa che mi colpiva di lei era che fino a quando un concetto non lo avevi bene in testa, non andava avanti, voleva che tutti avessimo le conoscenze allo stesso livello. Spesso, per chi aveva problematiche con la matematica, ti spiegava l'esercizio facendo i passaggi con penne colorate, in modo che fosse l'esercizio guida e che si capisse come andava svolto. Spesso pretendeva da noi il massimo, essendo severa al momento e nel modo giusto,perché diceva che eravamo capaci ma svogliati. È stata una guida molto importante per me, soprattutto in quell’anno, l’anno della prima decisione importante per il mio percorso scolastico: la scelta dell’indirizzo superiore. La ricordo sempre con grande affetto e, quando penso al mio futuro da insegnante, spero di poter trasmettere ai miei alunni la stessa passione e sicurezza, lasciando un’impronta che ricorderanno per sempre.
      Eliana Gianfagna.

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  23. Il rumore dei suoi tacchi riecheggiava inquietante lungo tutto il corridoio e in classe riconoscevamo quella sua camminata all’istante. L’aspetto della mia professoressa di italiano incuteva un certo timore eppure la ricordo con affetto e grande ammirazione.
    Aveva un aspetto particolare, sapeva farsi rispettare senza urlare, manteneva viva l’attenzione di noi ragazzi e riusciva appieno a farci appassionare alle sue materie.
    All’inizio di ogni lezione era solita propinarci strani esercizi di respirazione (sosteneva aiutassero ad allentare le tensioni), riservava qualche minuto a racconti mai banali sulla sua giovinezza e da questi ricamava insegnamenti preziosi per la nostra crescita. Colpita a freddo la nostra attenzione, si addentrava quasi senza farsene accorgere nei meandri della sua materia.
    Snocciolava la grammatica partendo da esempi concreti e la insegnava interagendo con noi piuttosto che lasciandocela studiare in maniera ermetica. La costruzione delle frasi, dei pensieri fu per noi come un gioco; le sue lezioni non erano mai una noia, mai scontate. Dopo ogni spiegazione la professoressa si “spogliava” dei suoi panni, prendeva il posto a sedere di uno di noi e a rotazione ci chiedeva di raggiungere la cattedra per ripetere a parole nostre i concetti acquisiti.
    Questa cosa per me è stata una scoperta, una cosa di una banalità unica ma efficacissima per la mia timidezza.
    Ricordo ancora quella volta che è toccato a me sedere in cattedra.
    Mi batteva il cuore, non sapevo da dove iniziare. Ma poi pian piano, e anche un po' guidata, mi è parso tutto facile e tutto più chiaro.
    E poi ricordo con molto piacere l’ora settimanale riservata alla lettura. A inizio anno ci faceva scegliere un paio di libri. Ne sceglievamo uno e ci costringeva a leggere a voce alta e con espressione. Laddove si arrivava, ci si fermava. Riprendevamo la lettura dopo una settimana dal capitolo che avevamo lasciato. Durante la settimana mi capitava spesso di ripensare alla trama del libro nell’attesa di riprendere al più presto. Era riuscita a farci appassionare anche alla lettura.
    Spero di diventare un giorno come lei, l’insegnate e maestra di vita che tutti vorrebbero avere!!!
    LUALDA MOFFA
    MATRICOLA 172948

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  24. Non scorderò mai il primo giorno di scuola con la maestra Margherita. Mi ha chiesto quali fossero i miei sogni e che lavoro volessi fare da grande. Sembrano domande banali ma a me sembravano più sensate di qualunque operazione o regola di grammatica spiegata alla lavagna. Lei capì la mia timidezza, il mio non alzare la mano, i miei sguardi persi nel vuoto, il non mettermi d’accordo con i compagni all’uscita da scuola. Aveva intuito che quando mi arrabbiavo non rispondevo, non reagivo alle provocazioni del ragazzino di turno, ma piangevo di nascosto.
    Adottava delle tecniche con me: quando finiva il gessetto mi mandava a prenderlo; quando rimanevo indietro mi affiancava Francesca, la più brava e dolce della classe; mi ha fornito delle indicazioni semplificate per imparare a studiare, dei passaggi da seguire su una mappa tutta per me, con il mio nome già scritto sopra e ha consigliato a mia madre di seguire un doposcuola per i compiti di matematica. Lei ha avuto la sensibilità di capire che avevo bisogno di credere in me stessa e di essere motivata e che era questa la causa prevalente delle mie scadenti prestazioni scolastiche. Lei era attenta a tutti i miei compagni; la chiamavamo la “cento occhi con il cuore grande”. Chissà quanti bambini hanno iniziato a credere nelle proprie potenzialità grazie al modo, che lei favoriva, di parlare a se stessi con ottimismo, comprensione e gentilezza. Lei è di grande ispirazione per me, sia per quanto riguarda la mia sfera personale che professionale.
    MICHELA MARCHESANI
    173053

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  25. Cara maestra da qualche mese è iniziato , per me, un nuovo percorso che spero mi porti ad essere almeno un minimo ciò che lei è stata per me , e magari trovarmi come lei a ricevere una lettera di una mia vecchia alunna che è rimasta tanto legata a me nonostante il tempo e l’incontro di altri docenti. Sappiamo tutti che la scuola per i bambini è intesa come un dovere noioso che parte con i capricci e i pianti ad inizio giornata e finisce con dei bambini che lasciano i compagni a malincuore. Secondo me l’inizio , l’inserimento è quello più brutto, quando un bambino vede ricevere tanti regali come penne colorate, astuccio, zainetto, grembiulini è esaltato ma quando arriva il momento di iniziare ad usarli è traumatico. Il bambino entra nella scuola e deve straccarsi dal genitore che è l’unica fonte di estrema sicurezza per lui, si trova davanti tutti questi estranei che senza saperlo diventeranno delle persone molto care che lo accompagneranno per la vita o che perlomeno ricorderà a vita. La maestra della quale voglio parlare ha lasciato dentro di me la sua dolcissima e delicatissima voce che se dovevo descrivere da piccola descrivevo come miele , che era anche il suo colore di capelli, una signora esile, bassina ma pienissima d’amore da dare ai bambini con i quali passava le giornate, era estremamente dolce ed empatica ,una pazienza e delicatezza a spiegare qualsiasi cosa, se non riuscivi a fare qualcosa perché avevi più difficoltà o magari eri semplicemente stanco aveva la capacità di scacciare via qualsiasi emozione negativa, farti scordare ciò che avevi in quella piccola testolina e coinvolgere tutta la classe in qualsiasi momento o attività della giornata. Ogni cosa da imparare diventava un gioco , facevamo spesso le recite di natale, di fine anno, di primavera e tutto ciò che richiedeva lo sfondo del palco lo facevamo insieme durante le giornate. Lei non ambiva ad una bella e giusta recita ma a vedere i nostri sorrisi, molto spesso con qualche dentino mancante, sui nostri volti. Io e le persone del mio anno siamo stati molto fortunati, dal percorso dell’asilo fino alle media abbiamo sempre avuto almeno un docente che portava all’unione della classe e a distanza di diversi anni lo siamo ancora. La mia maestra non è un concetto di perfezione ma comunque non ricordo un solo giorno che ci abbia lasciato un’impronta negativa. A distanza di anni la incontro ancora spesso, anzi, quando si dice che il mondo è piccolo abbiamo preso casa nella stessa zona marittima. Guardando indietro sembra incredibile il tempo che è passato eppure i bei momenti e le belle persone non si scordano. Non vi ho mai ringraziata perché ero piccola e non capivo tutto ciò che invece mi insegnavate oltre matematica , italiano , storia e geografia ossia i valori che oggi sono tanto importanti e fondamentali per me. Fare la maestra non è assolutamente un lavoro facile , si mettono le basi sulle quali cresceranno le persone del futuro ed io mi domando molto spesso cosa pensate quando incontrate quei bambini ormai grandi , li riconoscete tutti nonostante le tante classi e le centinaia di bambini che avete accompagnato in quel percorso ricordandovi anche i minimi dettagli “eri una bambina tanto dolce e timida , giocavi sempre con chi rimaneva nell’angoletto dell’aula” ecco, come fate? Avete un potere straordinario.
    Nancy Foschini
    Matricola:172804

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  26. Michela Martino (172906)6 dicembre 2021 alle ore 05:34

    PARTE 1
    “Si guarda indietro apprezzando gli insegnanti brillanti, ma la gratitudine va verso coloro che hanno toccato la nostra sensibilità umana”. Nella mia carriera scolastica ho avuto l’opportunità di incontrare diversi insegnanti e tutti, in un modo o in un altro, hanno lasciato un segno dentro di me. La professoressa che mi ha colpita particolarmente per diversi motivi, ovvero l’amore che provava per la materia che insegnava, la passione per il ruolo che svolgeva e la sua capacità di empatizzare con ciascuno di noi, è stata la mia professoressa di filosofia M.Z. del quinto anno di liceo. All’inizio, come accade ogni volta che si cambia docente, eravamo spaventati ma, allo stesso tempo, curiosi di conoscere la nostra “ennesima” nuova professoressa di filosofia. Non ricordo bene cosa indossasse quel giorno né quale fosse la sua acconciatura (anche se ho sempre adorato il suo stile) perché la cosa che subito ha colpito tutti noi è stata la sua semplicità e il modo in cui, in punta di piedi, è riuscita ad entrare nelle nostre vite. La professoressa M.Z. era diversa dagli altri docenti. Lei non entrava in classe con lo sguardo rivolto verso il basso ed il viso spento con la “fretta” di finire il programma e quindi di iniziare subito la spiegazione della lezione, non voleva riempirci di concetti e teorie illustrandoci ininterrottamente il pensiero dei diversi filosofi, ma si è preoccupata sin da subito di capire quali fossero i nostri interessi, le nostre storie ed i nostri sogni. Ricordo che all’inizio, per la mia scelta universitaria, ero indecisa tra la facoltà di psicologia e quella di scienze della formazione primaria. Ero timorosa nel confessare questa mia indecisione in quanto la risposta che ricevevo, in particolar modo da un’altra docente, era del tipo: “Perché non provi altro? Ormai le università che vanno per la maggiore sono economia ed ingegneria”. Dunque, una risposta del tutto scoraggiante per me. La stessa domanda “cosa vorrai fare dopo il liceo?” ci fu posta anche dalla professoressa di filosofia e per me fu un sollievo quando, dopo aver svelato singhiozzando quella che sarebbe stata la mia scelta, temendo di ricevere un’ulteriore risposta negativa, lei mi disse:“io credo in te e nelle tue potenzialità. Se è realmente quello che sogni di fare, insegui questo tuo sogno con la consapevolezza che non sarà sempre tutto semplice”. Queste sue parole mi hanno aiutata a credere di più in me stessa e nelle mie capacità, mi hanno dato sicurezza ed è anche grazie a lei se oggi, con amore e passione, ho intrapreso questo percorso universitario. Anche le lezioni con la professoressa M.Z. erano diverse rispetto alle lezioni tradizionali: lei non sedeva dietro la cattedra ma si appoggiava ad essa o passeggiava tra i banchi incrociando lo sguardo di ciascuno di noi e, se percepiva che qualcuno era triste o giù di morale, accarezzava la nostra testa come per dire: “non siete soli”. Penso che l’attenzione di un docente nei confronti dei propri allievi sia una virtù innata e sia qualcosa di estremamente affascinante, oltre ad essere funzionale per l’apprendimento. La professoressa, ancora prima di iniziare la lezione, infatti, si preoccupava sempre di capire quale fosse il clima di aula, quale fosse il nostro stato emotivo. Al posto della l.i.m., lei utilizzava la lavagna con il gesso per spiegarci i diversi argomenti della lezione e per realizzare, con la nostra collaborazione, le diverse mappe concettuali in modo da facilitarci lo studio. Le sue lezioni non erano semplice trasmissione di informazioni e nozioni, non erano un semplice ascoltare e memorizzare i pensieri dei filosofi ma la professoressa cercava di coinvolgerci, ci invitava a partecipare, a porre domande, a raccontare esperienze e a ragionare per arrivare all’oggetto della lezione stessa.

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  27. Michela Martino (172906)6 dicembre 2021 alle ore 05:35

    PARTE 2
    Lo studio della filosofia diventava piacevole perché era coinvolgente il modo in cui ci veniva spiegata: si partiva da canzoni, da temi di attualità, da esperienze tratte dalla vita quotidiana, da citazioni, esempi e, alla fine, per verificare che quanto aveva spiegato era stato appreso, la professoressa faceva una domanda a ciascuno di noi. Un altro episodio che ricordo con piacere è che la mia non è mai stata una classe unita in quanto eravamo divisi in diversi gruppi e c’era anche una forte competizione tra i gruppi stessi. Mentre gli altri docenti non facevano altro che riprenderci per questo problema, lei ha sempre cercato di favorire il lavoro di gruppo al fine di unirci. A tal proposito, ogni volta che organizzava un’attività, ci faceva scrivere i nostri nomi sui bigliettini e, estraendoli a sorteggio, cercava di formare gruppi diversi rispetto a quelli esistenti in modo che ciascuno di noi imparava a stare con tutti e, soprattutto, a collaborare ed aiutare tutti. È stata per noi un punto di riferimento ed io in particolare sono rimasta affascinata per la sua umanità e, allo stesso tempo, per il suo essere rigida ed esigente. Grazie a lei ho capito che il “segreto” per diventare un buon insegnante è qualcosa di innato: certamente l’empatia, la capacità di gestione della classe, di coinvolgere gli studenti e di motivare allo studio possono essere insegnate ma è nel campo che vien fuori la competenza. E se un docente, come nel caso della mia professoressa di filosofia, ha lasciato una traccia di sé, vuol dire che la differenza l’ha fatta.

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  28. FABIANA MIGNONE pt1
    Durante il mio percorso scolastico ho incontrato varie docenti ma poche sono rimaste nel mio cuore. Io mi reputo una ragazza abbastanza fortunata in termini di continuità curricolare, in quanto fin dalla primaria ho svolto percorsi didattici dell'italiano con un'unica docente per grado che mi ha accompagnato nei vari anni. Credo che il mio percorso lineare sia stato uno dei motivi che ha contribuito a rendere l’italiano una delle mie materie preferite, quella che ho studiato con più entusiasmo e con tanta volontà di approfondirla. Sia la maestra della scuola primaria che la professoressa d'italiano della scuola secondaria hanno lasciato in me un ricordo molto vivido. Quando penso a loro sono travolta da un insieme di emozioni che oscillano tra felicità e tristezza in quanto suscitano in me dei bei ricordi che sono al tempo stesso nostalgici.

    La docente di cui vorrei parlare è colei che mi ha accompagnato nei primi quattro anni del liceo. Fin dal primo giorno che l’ho incontrata ho capito che non possedeva “soltanto” un’elevata preparazione, ma aveva qualcosa in più che la rendeva una professoressa speciale. I primi giorni di scuola non appena entrava in classe l'atmosfera cambiava, si percepiva un clima d'aula diverso. Lei riusciva a portare con sé una certa autorità che gli altri docenti non avevano, ma allo stesso tempo il suo atteggiamento nei nostri confronti era molto particolare: riusciva a farsi rispettare senza creare un forte distacco con noi alunni. C'era un elemento che accumunava noi e la professoressa, e questo era la volontà di arricchire il nostro sapere scoprendo quello dell’altro. Lei si è rivelata la docente più umana che abbia mai incontrato, colei che metteva sempre al primo posto le nostre esigenze ma che al tempo stesso non trascurava mai il percorso didattico. Era l'unica docente che cercava un confronto costante con noi alunni, voleva sempre coinvolgerci e conoscere la nostra opinione. Ricordo ancora alcuni dibattiti che si creavano in classe, grazie ai quali riuscivamo a confrontarci tra di noi e a scoprire sempre pareri interessanti. Questo era un buon modo per approfondire diverse tematiche e contemporaneamente anche per farci rendere partecipi del gruppo classe. Quando si venivano a creare queste discussioni, la professoressa ogni volta riusciva a non far trapelare la sua opinione; questo aspetto mi ha sempre colpita e mi fatto riflettere tanto. Lei lasciava sempre spazio alle nostre opinioni, in modo da farci riflettere autonomamente senza essere condizionati dal suo pensiero. Era l’unica professoressa che realmente si interessava di conoscere cosa pensavamo, non solo dei singoli autori o brani letterari, ma anche dei problemi attuali; lei andava oltre la classica lezione, ci faceva riflettere tanto sulla nostra società e, procedendo in questo modo, certe volte riuscivamo a creare dei parallelismi molto interessanti tra l’attualità e i diversi autori che studiavamo.

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  29. FABIANA MIGNONE pt2
    La professoressa aveva una doppia personalità in quanto era in grado di essere severa e molto esigente ma al tempo stesso ci faceva appassionare alla sua materia. Riusciva a trasmettere il suo entusiasmo per l'italiano. Trovava spesso il modo di alleggerire gli argomenti più complessi attraverso battute o aneddoti che riuscivano a strapparci un sorriso, senza mai banalizzare i contenuti. Le sue lezioni erano bellissime perché tutti ci sentivamo partecipi e riuscivamo ad essere completamente coinvolti nelle sue spiegazioni. Lei non solo era preparatissima nella disciplina che insegnava, ma era anche dotata di un’immensa cultura generale che le permetteva di creare collegamenti con altre discipline. Infatti, spesso aggiungeva alle sue spiegazioni cenni storici, geografici e molto altro riuscendo a rendere qualsiasi concetto contestualizzato. Era in grado di fare tutto ciò rimanendo sempre molto lineare e concisa, senza troppe digressioni. Il suo metodo didattico non era mai statico. Tutto questo era affascinante, quando spiegava riuscivo ad entrare nel suo mondo passando da un argomento all'altro con molta facilità e linearità, anche se i concetti sembravano apparentemente distanti o complessi. Poiché spiegava molto bene e in modo approfondito, quando arrivava il momento di valutare quanto appreso, pretendeva molto da parte nostra. Infatti, ricordo che per ottenere bei voti bisognava studiare tanto e in modo approfondito, ma quando succedeva io ero contentissima, perché dietro a quella valutazione c’era tanto impegno, tanti approfondimenti ma soprattutto in questo modo avevo la consapevolezza di aver reso miei quei concetti e di averli appresi nel modo giusto. I voti con cui ci valutava, anche se non erano eccessivamente alti, erano veritieri, meritati e li sentivamo “nostri”. Nonostante tutto, ci spronava a fare sempre meglio.

    Per me in quegli anni questa professoressa era diventava quasi un modello a cui potermi ispirare; il suo modo di spiegare, il sapersi esprimere in modo chiaro, l’accurata scelta del lessico, possedere una visione ampia della realtà contemporanea, senza mai dimenticare la componente umana erano tutti elementi che possedeva e che mi affascinavano. Questi sono stati solo alcuni dei tanti aspetti della professoressa che ho apprezzato e credo che siano elementi che dovrebbero accumunare tutti i docenti; saper insegnare non consiste nel tramandare delle conoscenze disciplinari, ma rapportare queste ultime nella nostra realtà, facendo capire ai propri allievi l'importanza di essere persone colte e di esprimersi nella società. Credo che uno dei principali obbiettivi della scuola sia proprio questo e la mia professoressa, attraverso il suo metodo, è riuscita a tramandarci questo messaggio. Tutto ciò ha reso a renderla non solo un’ottima professoressa, ma anche un esempio di vita.

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  30. Laiso Antonella, matricola 172897

    Durante il mio percorso scolastico, fatto sicuramente da esperienza positive e negative, ho avuto modo di incontrare una professoressa che ha cambiato totalmente il mio modo di vedere le cose. Lei è stata la mia professoressa di italiano delle scuole superiori, una donna da un carattere forte, ma dall’animo estremamente buono. Durante i primi anni del liceo, nel pieno della mia adolescenza, cercava in tutti i modi di cambiare il mio carattere, forse un po' troppo da bambina avendo all’epoca solo 14 anni, si domandava il perché di alcuni miei comportamenti, senza però avere una risposta concreta. Ciò che mi ha fatto cambiare completamente idea nei suoi confronti, fu quella volta in cui lei assegnò un tema la cui traccia era: “scrivi una lettera ai tuoi genitori”. Lì mi sono completamente aperta, scrivendo tutto ciò che mi passava per la testa, come se stessi parlando con un’amica o con una confidente e fu in quel momento che mi sentii capita veramente da lei. Si rese conto poi dei motivi di tutti i miei atteggiamenti assunti negli anni precedenti e non fece altro che starmi vicino, non entrando mai nella mia sfera personale e privata, mantenendo sempre così quel filo sottilissimo che c’è tra un’alunna e una professoressa. Riusciva a capirmi anche con un solo sguardo e cercava di tirarmi su di morale ogni volta che io stavo male e fu allora che capii veramente il compito di qualsiasi insegnante. Per me essere insegnante non significa solo alzarsi presto la mattina, spiegare la lezione come da programma e poi tornare a casa; essere insegnante vuol dire capire i propri studenti, essere empatica con loro, capire quando è il momento di rimproverarli e quando invece è il momento di stargli accanto. Da allora, da quando ho conosciuto lei e da quando mi sono sentita capita da lei stessa, ho sentito il bisogno, quasi, di voler essere esattamente così e fare per i miei alunni, un giorno, ciò che lei ha fatto per me.

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  31. Gli insegnanti che restano più a cuore sono coloro che sono riusciti a trasmettere la passione per la propria materia di studio ma anche per la loro professione. Durante il mio percorso scolastico, molti sono i professori che hanno riempito il mio bagaglio culturale; ma vorrei raccontare di due insegnanti in particolare.
    Quando frequentavo la scuola primaria di primo grado, mi colpì particolarmente la maestra di geografia.
    Ricordo ancora il primo giorno di scuola, noi tutti timidi e spaesati e lei che in tutti modi cercava di accoglierci tranquillizzando i bambini più “deboli”.
    Durante una lezione, per spiegarci la struttura dei vulcani, costruì appositamente un vulcano di carta pesta; utilizzando proprio la tecnica del Deep Learning, legato appunto al fare, usare e interagire; perché è vero… tutto ciò che ascoltiamo, a prescindere dall’attenzione e dall’interesse, va dimenticato invece ricordiamo e apprendiamo ciò che facciamo realmente.
    Stessa tecnica che utilizzò anche la mia professoressa di inglese della scuola secondaria di secondo grado, la quale riuscì a trasmettermi la passione e l’amore per la lingua inglese, nonostante non mi piacesse.
    Era una di quelle professoresse che stimolava, invogliava e credeva nei suoi alunni.
    Grazie a lei, per apprendere meglio la lingua, ho iniziato a fare vacanze studio, ho iniziato ad ascoltare canzoni e vedere film o serie tv in lingua inglese.
    Ci sarebbero molti altri episodi da poter raccontare di quest’ultima perché anche se a volte era un po’ dura con gli alunni, in quanto teneva molto che raggiungessimo gli obiettivi prefissati, in realtà utilizzava dei criteri d’istruzione che sono stati fondamentali per l’apprendimento, come ad esempio l’insegnamento della progettazione in Power Point di argomenti già affrontati, strutturati prevalentemente da immagini e frasi brevi.
    Era una di quelle professoresse a cui non importava di spiegare tanti argomenti, in quanto preferiva farne pochi in modo tale che tutti potevano apprenderli secondo i loro tempi di apprendimento; quindi essenzialmente preferiva la didattica breve.
    È stata una di quelle professoresse che sono da prendere veramente come modello; ci ha fatto crescere sia culturalmente che psicologicamente rendendoci autonomi nel saper gestire i percorsi di apprendimento. È stata una vera e propria coaching.
    Maria Teresa Giardino
    Matricola: 172824

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  32. Gli insegnanti che restano più a cuore sono coloro che sono riusciti a trasmettere la passione per la propria disciplina di studio ma anche per la loro professione. Durante il mio percorso scolastico, molti sono i professori che hanno riempito il mio bagaglio culturale; ma vorrei raccontare di due insegnanti in particolare.
    Quando frequentavo la scuola primaria di primo grado, mi colpì particolarmente la maestra di geografia.
    Ricordo ancora il primo giorno di scuola, noi tutti timidi e spaesati e lei che in tutti modi cercava di accoglierci tranquillizzando i bambini più “deboli”.
    Durante una lezione, per spiegarci la struttura dei vulcani, costruì appositamente un vulcano di carta pesta; utilizzando proprio la tecnica del Deep Learning, legato appunto al fare, usare e interagire; perché è vero… tutto ciò che ascoltiamo, a prescindere dall’attenzione e dall’interesse, va dimenticato invece ricordiamo e apprendiamo ciò che facciamo realmente.
    Stessa tecnica che utilizzò anche la mia professoressa di inglese della scuola secondaria di secondo grado, la quale riuscì a trasmettermi la passione e l’amore per la lingua inglese, nonostante non mi piacesse.
    Era una di quelle professoresse che stimolava, invogliava e credeva nei suoi alunni.
    Grazie a lei, per apprendere meglio la lingua, ho iniziato a fare vacanze studio, ho iniziato ad ascoltare canzoni e vedere film o serie tv in lingua inglese.
    Ci sarebbero molti altri episodi da poter raccontare di quest’ultima perché anche se a volte era un po’ dura con gli alunni, in quanto teneva molto che raggiungessimo gli obiettivi prefissati, in realtà utilizzava dei criteri d’istruzione che sono stati fondamentali per l’apprendimento, come ad esempio l’insegnamento della progettazione in Power Point di argomenti già affrontati, strutturati prevalentemente da immagini e frasi brevi.
    Era una di quelle professoresse a cui non importava di spiegare tanti argomenti, in quanto preferiva farne pochi in modo tale che tutti potevano apprenderli secondo i loro tempi di apprendimento; quindi essenzialmente preferiva la didattica breve.
    È stata una di quelle professoresse che sono da prendere veramente come modello; ci ha fatto crescere sia culturalmente che psicologicamente rendendoci autonomi nel saper gestire i percorsi di apprendimento. È stata una vera e propria coaching.
    Maria Teresa Giardino
    Matricola: 172824

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  33. Durante tutto il percorso scolastico incontriamo molti maestri e professori, ma non di tutti conserviamo un ricordo positivo, i professori che lasciano realmente un segno dentro di noi sono quegli insegnanti che amano il lavoro che fanno e riescono a trasmetterlo ai propri alunni. Vorrei raccontare di una maestra che ha insegnato nella mia classe durante la scuola primaria; di lei ho un ricordo positivo, perche’ secondo me un insegnante per ottenere l’attenzione dei bambini e mantenerla ha bisogno di creare continue attività coinvolgenti e lei ne era capace. Questa maestra un giorno ci fece disegnare su un cartellone un camino con il fuoco e lo attaccò al muro, ogni settimana prendevamo un po’ di tempo dall`ora di lezione, ci mettevamo vicino al “camino” e leggevamo un libro tutti insieme; potrebbe sembrare una cosa banale ma non era la stessa cosa se fossimo stati tutti i bambini seduti al proprio banco e la maestra alla cattedra: poteva capitare che un bambino si annoiava, un altro si distraeva, ma così facendo tutti i bimbi erano coinvolti nell’attività grazie all`atmosfera che si creava con un banale “camino” di carta. Quindi, in realtà bastano delle piccole attenzioni in piu’ nei confronti dei bambini e delle attività che si fanno per raggiungere l`attenzione che si desidera.
    Spero in futuro di essere all’altezza di questo lavoro e magari essere uno di quegli insegnanti che lasciano un segno ai propri alunni.
    LAFRATTA JESSICA

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  34. La scuola è fonte di esperienze negative o positive che siano. Dopo aver conseguito la licenza liceale, mossa dalla voglia di diventare un insegnante, mi sono iscritta all’università per far sì che questo sogno possa diventare realtà. Una realtà fatta non solo di passione, ma anche di competenze. La mia è stata una “VOCAZIONE” sin da piccola, da cui ogni docente dovrebbe essere pervaso. Un grosso contributo a nutrire questa mia passione, è stato dato dai miei insegnanti liceali; in particolare dalla docente di italiano in quanto oltre ad essere stata competente nel suo campo, è stata anche una maestra di vita grazie alla sua forte EMPATIA, ovvero la capacità di porsi nello stato d’animo o nelle situazioni degli altri. Gli insegnamenti che ho tratto è che un docente deve saper essere in grado di “MOTIVARE” l’alunno all’apprendimento perché senza motivazione, quest’ultimo non può esserci; ho capito che non basta soltanto la lezione frontale, ma grazie alle sue tecniche innovative-didattiche che metteva in atto come: il CIRCLE TIME, COOPERATIVE LEARNING, posso attualmente dire che “La Divina Commedia” fece breccia nei nostri cuori.
    Ammiro e tutt’ora porto nel cuore questa docente e spero un giorno di diventare come lei.
    FABIANA MARTINO
    MATRICOLA: 172869

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  35. MONACO EMANUELA matr. 172875
    Nel corso della mia esperienza didattica mi è capitato di trovare, nella maggior parte dei casi, degli insegnati molto bravi da tutti i punti di vista. Ho visto numerosi metodi di insegnamento, uno diverso dall’altro, ognuno con la propria tecnica ma tutti molto efficaci. Non sono mancati insegnati poco efficienti. Tra coloro che mi hanno colpito però non c’è un semplice insegnate ma un insegnante di sostegno . Nella mia classe era presente un ragazzo diversamente abile e ciò comportava la presenza di un insegnante di sostegno. Durante i cinque anni delle scuole superiori ci sono stati molti cambiamenti, ma mai nessuno è riuscito a fare ciò che questa insegnate faceva.
    Lei era un’insegnante giovane, ma con tanta strada dietro, con un bel bagaglio culturale: aveva conseguito la prima laurea e poi una seconda in quanto ha capito successivamente che la sua passione era proprio quella di aiutare gli altri. Abbiamo avuto la sfortuna di conoscerla attraverso uno schermo, ma questo veniva attraversato ogni giorno.
    Lei si dedicava con costanza al ragazzo disabile ma allo stesso tempo durante il normale svolgimento delle lezioni ci proponeva numerosi spunti, stimoli, informazioni e tutto ciò che ci poteva essere utile. Era attenta a tutto, molto precisa e aiutava tutti coloro che erano in difficoltà, senza che questi le chiedevano aiuto. Ecco perché dico che anche se era dietro uno schermo, questo lo attraversava.
    Ciò che mi ha colpito molto è che lei davanti ad una classe che non conosceva, dal primo giorno si è battuta affinché tutti potessero stare al passo con gli studi e orientarci verso il nostro futuro. A tal proposito ha creato un questionario su google forms per cercare di farci riflettere e capire su ciò che volevamo fare una volta superata la maturità e questo non è bastato: ha anche girato un video dove persone che svolgevano lavori diversi spiegavano come erano arrivati a quel determinato punto. Questo è un semplice gesto, ma in realtà conta tanto perché nessuno fino a quel momento ci aveva fatto riflettere su cosa davvero volevamo dalla nostra vita. Inoltre era molto tecnologica e ci proponeva sempre dei programmi che potevano ritornarci utili. Queste sono solo una parte delle cose che ha fatto durante tutto l’anno. Le ripetevamo spesso che secondo noi lei doveva fare la professoressa normale e non di sostegno perché appunto rappresentava la vera idea di insegnate, ma il suo desiderio era quello di aiutare gli altri e coloro che avevano problematiche e non di fare la semplice professoressa che cercava di far apprendere i saperi. Lei mi ha dato e aiutato molto in tutto e soprattutto anche in questa scelta che mi ha portato fino a qui. Mi ha fatto crescere su molti punti di vista ed è per questo che se qualcuno mi chiede chi ti insegante ti ha più colpito nella mia mente “appare” lei.
    Penso che tutti gli insegnati dovrebbero essere come lei, dovrebbero proporre attività alternative, dovrebbero coinvolgere tutti allo stesso modo, senza avere preferenze. Tutti gli insegnati dovrebbero battersi affinché non si vada in contro alla dispersione e lei tutto questo lo ha fatto. Ma la cosa più importante è che tutti gli insegnati di sostegno dovrebbero essere così, non dare attenzioni solo al ragazzo / bambino a cui è stato assegnato, ma cercare di coinvolgere lui nel resto nella classe e di dare una mano a tutti, facendo capire che nella classe si ha un punto di riferimento e una spalla su cui appoggiarsi.
    Spero di diventare un’insegnate come lei, non di sostegno o chi lo saprà, ma un’ingegnate con la “ I ” grande, perché un vero insegnate è colui che mette a proprio agio i propri allievi, propone attività alternative, fornisce materiali sulla lezione, oltre che trasmettere e far apprendere i saperi.
    Spero di diventare come lei perché è l’insegante ideale che tutti vorrebbero avere.

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  36. L'insegnante che ricordo con più piacere è la mia professoressa di inglese delle superiori. Ha sempre motivato noi studenti nello studio, attraverso metodi di insegnamento diversi dagli altri insegnanti; utilizzava la tecnologia e il gioco per catturare la nostra attenzione e per raggiungere il suo obiettivo, ovvero quello di farci capire ogni singolo argomento. Penso a lei e provo tanto ammirazione per la sua dedizione al lavoro, ma che io preferisco chiamare passione, perché non è mai stato di peso per lei, nemmeno nei momenti più stressanti. Il rapporto che avevo (e che ho ancora adesso) non l'ho mai avuto con nessun'altra docente. In quarta superiore gli studenti che la scuola chiamava "brillanti" avevano l'occasione di partecipare ad un corso d'inglese gratuito e un viaggio lavoro-scuola all'estero finanziato dalla scuola, ma io pensavo di non essere idonea o valida(sottovalutandomi). Lei è stata la prima a credere in me, quando non lo facevo nemmeno io, dandomi consapevolezza delle capacità che avevo e aumentando la mia autostima lavorando giorno dopo giorno su me stessa. Grazie a lei ho vissuto un'esperienza fantastica e che ricorderò tutta la vita. Ricordo che mi chiamava Giacomina (da Giacomo Leopardi) per il mio pessimismo, e ogni volta che alle interrogazioni o ai compiti prendevo un voto alto e io ero incredula, lei mi ripeteva che ero brava che il voto era relazionato alle capacità che avevo. Adesso credo in me stessa e sono una persona più sicura, finalmente cammino a testa alta, e tutto ciò è anche merito suo e non smetterò mai di ringraziarla. Lei è il tipo di insegnante che vorrei diventare, una donna dalle mille capacità e che ama il suo lavoro e i suoi studenti.

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  37. Nella mia vita scolastica ho avuto tanti professori, ma l’unica che mi è rimasta nel cuore e che ricordo sempre con grande affetto e stima è la professoressa di italiano, storia e geografia delle scuole medie. Molto giovane, alta, bionda, bella e con una voce particolarmente dolce e gradevole. Il primo giorno di scuola delle medie lo ricordo ancora oggi nonostante siano trascorsi un po' di anni, era stata lei ad entrare per prima nella classe, anche perché sarebbe stata la nostra coordinatrice. Ogni volta che entrava in classe rimanevo sempre positivamente colpita dal suo modo di vestire, qualsiasi cosa indossasse le stava bene. Ci faceva lavorare molto in classe e con lei mi impegnavo al massimo perché volevo prendere bei voti e volevo che fosse fiera di me. Sempre brava e disponibile con tutti, riusciva a coinvolgere anche i ragazzi troppo vivaci, riuscendo a tenere testa anche a quelli più tremendi che di imparare non ne volevano proprio sapere. Con lei ho imparato ad apprezzare la scuola e ad amare la letteratura: opere come “I Promessi Sposi” e autori come Dante, Virgilio e altri. Ogni ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze estive, ci augurava una buona estate e dava a tutti un bacio sulla guancia e diceva che l’avevamo meritato perché ci eravamo comportati bene per tutto l’anno, anche se, spesso, non era sempre vero. Quando è finito il percorso dei tre anni delle scuole medie ero molto triste per vari motivi. Da una parte stavo lasciando i miei compagni, con i quali avevo fatto delle belle esperienze, condividendo molte ore della mia giornata, dall’altra parte, invece, la professoressa alla quale ero tanto affezionata. Ero consapevole di essere cresciuta e di essere arrivata l’ora di andare alle scuole superiori; ma il mio grazie va a lei per il bagaglio enorme di tutti i suoi insegnamenti e per il privilegio di aver avuto una docente come lei. A volte, penso tra me, sono stata proprio fortunata ad avere una professoressa così.

    GABRIELLA LORETTI

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  38. Simona Felice
    Durante il percorso scolastico si affrontano sicuramente tante difficoltà, però non tutte sono esperienze negative.
    Si incontrano tanti insegnanti, con alcuni ci sarà più simpatia, con altri meno; però tutti saranno parte integrante del percorso.
    Durante la mia esperienza scolastica mi è capitato di incontrare professori con diversi metodi di insegnamento; ricordo principalmente la mia maestra di matematica delle elementari, lei insegnava con tanta dedizione e riusciva a trasmettere anche a noi la sua passione per la materia.
    Spiegava gli argomenti in modo semplice e i suoi metodi erano davvero efficaci, infatti facili da ricordare e da applicare anche negli anni successivi.
    Lei era una donna sempre sorridente e sempre disponibile, pronta ad aiutare tutti quando c’era bisogno e ricordo che era disposta a ripetere le cose all’infinito pur di rendere il concetto chiaro a noi alunni.
    Riusciva a semplificare gli argomenti più difficili trasformando regole matematiche difficili e antipatiche per noi alunni in formule facilmente ricordabili attraverso vari metodi simpatici.
    Questo è fondamentale alle scuole elementari dove bisogna porre le basi per affrontare poi il resto del percorso e lei era davvero una brava maestra che si distingueva sempre per la sua gentilezza e per la sua voglia di svolgere bene il suo lavoro.

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  39. Durante il mio percorso scolastico ho avuto la fortuna di incontrare quasi sempre dei buoni insegnanti, ognuno di loro mi ha permesso in qualche modo di crescere. In particolare, ho un bellissimo ricordo di una maestra che mi accompagnò per un intero anno delle elementari. La prima cosa che mi viene in mente è la serenità che trasmetteva attraverso i suoi modi di fare gentili e il suo grande sorriso. Oltre questo, ricordo il modo di svolgere le lezioni, le quali non erano mai noiose o scontate: le spiegazioni erano accompagnate spesso da attività e giochi da fare da soli o in gruppo, sia in aula che all'aria aperta, e permettevano a noi piccoli studenti di mettere in pratica in maniera divertente quanto era stato fatto poco prima. Ciò non solo rendeva i compiti più leggeri, ma mi faceva sviluppare una curiosità che per le altre materie non era così spontanea. Tornando a casa, spesso pensavo: “chissà cosa faremo domani…”. Le varie attività, inoltre, mi rendevano sempre partecipe, e per me, bimba timida e riservata, era un bel traguardo. Senza che me ne accorgessi, tutte le insicurezze rimanevano sedute lì, al mio banchetto, senza di me.

    MIRAGLIA IVANA
    Matricola: 166323

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  40. Fra tutti gli insegnanti che ho avuto modo di incontrare nei primi tre ordini di scuola, sicuramente, merita un posto di primo piano la “maestra” di Matematica della Scuola Primaria. Il metodo giocoso e accattivante, che aveva adottato, metteva noi alunni nella condizione di apprendere la materia senza nessuna fatica, anzi piacevolmente. Voglio citare qui solo alcune delle strategie messe in campo. Intanto, per tenere viva l’attenzione, usava il metodo dialogico, a volte rivolgendosi a tutta la classe e a volte al singolo bambino. Dopo averci spiegato, con un linguaggio chiaro e ricco di citazioni e riferimenti, perché l’addizione ripetuta con lo stesso addendo diventava tabellina, per facilitarne la memorizzazione, usava delle canzoncine che noi imparavamo in fretta e con piacere. Ricorreva molto spesso ai giochi, sempre interessanti ed efficaci ai fini dell’apprendimento, che trovava sui siti web: cruciverba, caccia al tesoro sempre in chiave numerica e altri. Il materiale didattico, come i regoli, oltre ad essere usato per eseguire gli esercizi di composizione e di scomposizione dei numeri, fungeva anche da gioco, durante la ricreazione. Il diagramma di flusso, che ci aveva presentato e che applicavamo nella risoluzione dei problemi, era molto efficace nella stimolazione del ragionamento e della logica. Dai problemi alle espressioni aritmetiche, che prediligevo, alla Geometria e a tutti i contenuti programmati e proposti, posso dire che la Matematica è stata una delle discipline, se non l’unica, che ho trovato facile e piacevole e di cui mi sono innamorata. A tutto questo voglio aggiungere qualcosa sulla persona. Una maestra solare, sportiva nel vestire, capace nella gestione della classe, pronta ai nuovi metodi (avevamo seguito il progetto “A scuola senza zaino) attenta nell’intuire i problemi e le difficoltà che a volte si presentavano. Sicuramente ogni insegnante ha lasciato dentro di me una traccia, sia come persona , sia come docente e tutti costituiscono un patrimonio a cui attingere all’occorrenza, quando anch’io coprirò questo ruolo, ma il modello a ci mi ispirerò sarà la mia Maestra di Matematica. Circa un anno fa l’ho incontrata per caso e l’avevo informata che stavo studiando per il test d’Ammissione alla Facoltà di Scienze della Formazione Primaria e si è meravigliata, perché non si aspettava che avrei fatto questa scelta. Avrei voluto dirle che lei ha avuto un ruolo importante in questa mia scelta e che sarà il modello cui mi ispirerò, ma non gliel’ho detto per timidezza.
    Leccese Chiara
    Matricola:170067

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  41. Michele Angelo Lamelza12 dicembre 2021 alle ore 11:30

    Durante il mio percorso di studi scolastici ho conosciuto e avuto a che fare con una molteplicità di insegnanti di svariate materie, tuttavia solo nel corso della scuola superiore ho avuto modo di conoscere figure che mi hanno lasciato un qualche cosa che tutti gli altri precedentemente non erano stati in grado di darmi o farmi capire(sia dal punto di vista didattico che da quello che va oltre la didattica),un pò per mancato interesse nella materia, un pò per modi non apprezzati di fartela apprendere, tra tutti questi non posso che parlarvi di lui: si tratta del mio ex professore di meccanica, conosciuto in terzo superiore, ma avuto modo di sapere chi era già nel precedente biennio
    Lui era un uomo sulla sessantina, barba e capelli brizzolati, era solito vestire con un abbigliamento scuro a cui si vedeva dar poco conto, in quanto è l’ultimo elemento che “veste” una persona; portava con se solo l’occorente necessario: una penna, per la lezione faceva prevalentemente affidamento alla sua memoria ferrea. La sua tipica lezione iniziava così: una volta entrato in classe salutava, ci guardava un istante e successivamente faceva un segno di risa, dopodichè apriva il registro di classe e controllava tutto ciò che era successo nelle precedenti lezioni e proseguiva se non si erano riscontrate “anomalie”
    Era un professore “temuto” perchè insegnava le materie fondamentali del nostro corso di studi, se non riuscivi ad adattarti alle sue esigenze il tuo tragitto molto probabilmente finiva lì ( abbiamo avuto modo di conoscerlo in 24 studenti, ma arrivammo nella classe quinta veramente in pochi), era una persona esigente, si comportava in modo corretto con tutti senza fare distinzioni, apprezzava la precisione e l’impegno, sapeva essere freddo ma allo stesso tempo comprensivo a seconda delle situazioni; era molto fermo nelle sue decisioni, si limitava a dare voti prevalentemente bassi, avere in pagella un sette con lui significava essere visti dai propri compagni e dagli altri professori come una figura quasi “eccelsa”. Cercava di estrapolare il massimo da ognuno di noi, ci faceva ragionare con continui trabocchetti a cui spesso abboccavamo e cercava di farci apprendere quella forma-mentis necessaria per risolvere esercizi complessi come quelli di meccanica, ma non solo. Le sue lezioni non erano mai noiose , era in grado di far volare tre ore di lezione senza troppa fatica, esse erano sempre diverse e non si sapeva mai cosa poteva succedere quel giorno, non si limitava a fare lezione, per lui la lezione non era solo far apprendere nozioni e concetti, infatti a volte succedeva che nel corso di essa si entrava in altre tematiche non sempre riguardanti la materia, ci raccontava vicende passate e avvenimenti che aveva vissuto nei giorni precedenti e ci chiedeva il nostro punto di vista a riguardo o possibili curiosità e si veniva a creare un ambiente da cui poter dare e ricevere molto.
    Inoltre era solito fare “battute” e dare nomignoli(non sempre apprezzati) a molti di noi, nonostante fosse rigido, allo stesso tempo si sapeva rendere simpaticissimo , a volte capitava che ci mettevamo a ridere e lui se ne usciva con parole e gesti poco raccomandabili (che non sto qui ad esporvi), che sicuramente non è solito sentire e vedere da un insegnante, ma anche per questo noi lo apprezzavamo, sapeva essere unico in ogni suo modo e anche se impensabile, credo che difficilmente si possano incontrare persone di un certo rilievo e con tali competenze da lui possedute.
    A pensare a quei momenti sicuramente viene un pò di nostalgia e probabilmente se verrebbe a conoscenza di questo racconto da parte mia nei suoi confronti, molto probabilmente mi “insulterebbe male”, in un modo che solo chi ha avuto modo di averlo come professore può sapere, ma ciò nonostante ne sarebbe contento e apprezzerebbe sicuramente il fatto di essere stato ricordato tra tanti.
    Michele Angelo Lamelza

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  42. Se guardo un po' indietro nel tempo mi rendo conto che la maggior parte dei miei ricordi è legata agli anni scolastici. Durante questo tempo, ho incontrato un sacco di insegnanti e chi più chi meno ha lasciato qualcosa in me; la più importante è stata la mia maestra delle elementari. Lei non mi ha insegnato molto in termini di conoscenze scolastiche ma è riuscita a creare un gruppo classe molto unito, tanto che i miei amici sono ancora gli stessi delle elementari. Era una gioia andare a scuola. Nelle sue ore, la maggior parte delle volte si preparavano lavoretti, e la cosa che si faceva più spesso era la preparazione delle recite scolastiche dove ci vedeva tutti impegnati nella memorizzazione delle parti, delle canzoni e nella composizione di balletti: in queste occasioni ognuno di noi metteva del suo e si creava un clima fantastico. Il giorno in cui la maestra ci dava l’avviso del materiale da portare, il nostro entusiasmo già saliva alle stelle perché sapevamo che il giorno dopo e non solo, avremmo avuto l’adrenalina a mille infatti, l’aula diventava un vero laboratorio dove c’era chi usava i pennelli, chi tagliava, chi disegnava, chi aiutava la maestra ad attaccare i cartelloni per le scenografie. La preparazione dei balletti invece era riservata a noi ragazze e ricordo che una volta chiamò, per insegnarci dei passi particolari, una sua nipote che andava a scuola di ballo: ci sentivamo delle stelle danzatrici. L'entusiasmo era veramente contagioso, infatti non riguardava solo noi alunni ma erano coinvolte tutte le nostre famiglie, non si vedeva l’ora di assistere allo spettacolo. Una volta ai ringraziamenti finali di una recita di Natale, mio nonno, improvvisamente, si alzò e con in mano una busta bianca piene di caramelle, cominciò a lanciarle verso di noi sul palco. Prima rimanemmo immobili per la sorpresa poi, una volta capito di che si trattava, ci siamo buttati tutti per terra a raccogliere le caramelle tanto che sembrava di stare ad un incontro di rugby. Da quella volta mio nonno l’ha fatto ad ogni finale di recita e i miei amici mi chiedevano se nonno venisse allo spettacolo. . All’interno dell’interclasse la mia maestra non era vista di buon occhio proprio per questa sua grande passione per il teatro e poca per l’insegnamento classico, ma per noi bambini, era perfetta così, con le sue gallette di riso che mangiava mentre osservava noi provare le nostre parti. Inevitabilmente io, come molti della mia classe, ho assorbito questa sua passione per il teatro. Ricordo che soffriva di diabete ma non perdeva occasione per invitare le mamme a festeggiare qualsiasi evento con dolci fatti in casa. Non era golosa (non poteva nemmeno esagerare con i dolci) ma amava l’atmosfera di festa che solo una tavola apparecchiata può regalare. Durante le prove cercava sempre il modo di farci ripetere le cose che per lei erano fondamentali: verbi e tabelline. Si spostavano tutti i banchi per avere più spazio e a gruppi di due, si facevano delle gare in modo che il vincitore poteva scegliere il ruolo da interpretare nella rappresentazione teatrale. Tutto questo ci portava ad essere motivati per avere il ruolo da protagonista e nello stesso tempo, senza rendercene conto, memorizzavamo quelle che poi sono le basi delle nostre conoscenze.

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  43. Per renderci ancora più partecipi, trasportava il tema che lei voleva affrontare in un cartone o in un film del momento che a noi piaceva ad esempio una volta abbiamo rappresentato un argomento di attualità trasferendolo nell’ambiente della serie “il mondo di Patty”. Noi ragazzi conoscevamo tutti i personaggi della serie e l’argomento veniva trattato con le caratteristiche dei personaggi. Ricordo che nella mia scuola c’era stato un episodio di bullismo e questa è stata l’occasione, per la maestra, di affrontare l’argomento a modo suo. C'era una bambina che veniva evitata per il suo cattivo odore e tutti cercavano di starle alla larga. Un giorno, un bambino della sua classe seduto dietro di lei prese le forbici e le tagliò una ciocca di capelli. La bambina scoppiò a piangere ma nessuno le andò vicino per consolarla. La cosa venne risaputa in tutta la scuola e la mia maestra decise di mettere in scena questa storia vera per farci capire quanto sia brutto essere tagliati fuori, non far parte del gruppo. In classe c’erano bambini stranieri e per lei è stata l’occasione per farci capire che non ci sono differenze di razze ma ogni cultura ha il suo valore e le diversità possono diventare un valore aggiunto. Il suo progetto di intercultura ci ha talmente coinvolti che, alla fine, non riuscivamo più a trovare le differenze. Un’altra cosa che ricordo bene della mia maestra era la sua capacità di gestire la classe, infatti non aveva bisogno di urlare (come facevano tante sue colleghe) ma bastava uno sguardo e noi sapevamo già che stavamo esagerando. Quando lei usciva per andare al bagno o a prendere il caffè, incaricava a turno, uno di noi, per scrivere i nomi alla lavagna dei bambini che non si comportavano bene, ma quando tornava, la lavagna era sempre pulita proprio per quel clima che c’era in classe dove nessuno accusava l’altro anzi ci coprivamo a vicenda. Molte volte le nostre lezioni andavano oltre il programma, si parlava di attualità, di come evitare gli sprechi e della sua grandissima fede, infatti prima di iniziare la giornata scolastica ci alzavamo in piedi e rivolti verso il crocifisso recitavamo la preghiera. La mia maestra non era bellissima e nonostante le volessimo tanto bene, quando giocavamo tra noi a fare la maestra e gli alunni, imitavamo il suo modo di camminare che era un po' ondeggiante infatti non era molto magra; si truccava in modo molto pesante, la matita nera dentro e fuori dall’occhio, l’ombretto blu o verde (sempre gli stessi colori qualsiasi cosa indossasse) e il rossetto rosso rosso che fino a quando uscivamo era ormai tutto sbavato. Qualche volta facciamo delle rimpatriate con la maestra e il clima che si crea non è cambiato per niente, si ricordano i vecchi momenti passati insieme e lei ci dice che siamo stati la sua classe preferita, come non è cambiata la maestra con la sua camminata, il suo abbigliamento e il suo impeccabile trucco. Da studentessa posso dire che questi sono stati gli anni più belli e se penso a me come insegnante, vorrei riuscire a fare mie alcune delle caratteristiche della mia maestra come il saper ascoltare, prestare attenzione a ogni bambino della classe, riuscire a creare un gruppo classe che non sia solo un insieme di alunni ma che possano diventare veramente amici, e inoltre, vorrei che per i bambini fosse un piacere venire a scuola. Io porterò per sempre nel cuore la mia maestra e la sua diversa metodologia di insegnamento.

    FELICIANA LUCENTE 173215

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  44. Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto molti insegnanti che mi hanno “lasciato il segno”, in particolare due maestre con metodi d’insegnamento totalmente opposti : una molto severa, infatti con lei in classe non volava una mosca ed eravamo sempre molto attenti, e grazie a questa sua rigidità ho imparato ad essere puntuale e autonoma e a contare sulle mie capacità; l’altra maestra era molto dolce e apprensiva verso ogni nostro bisogno, quasi come una seconda madre, e le piaceva molto fare lezioni più pratiche che richiedessero una manualità per uno sviluppo tattile di noi alunni. Uno degli esperimenti più belli e significativi per il mio personale percorso di crescita fu la creazione e la cura di una piccola biblioteca in classe: il primo passo fu la costruzione di una struttura in legno organizzata in ripiani (per questo passaggio ci aiutò un genitore di un nostro compagno), successivamente ogni alunno portò un libro da riporre sugli scaffali e durante l’anno li prendevamo e dopo averli letti li riportavamo in classe, finché non li avevamo letti tutti e aggiornavamo la biblioteca con nuovi libri. Ricordo ancora che il primo libro che portai fu “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry e che fu il più gettonato. In conclusione svolgere questo compito mi ha portata ad amare la lettura, ad una crescita personale e ad essere responsabile, ovviamente quando diventerò insegnante riproporrò questa esperienza ai miei futuri alunni con la speranza di trasmettere questi valori e questa importantissima passione.

    GABRIELLA FABRIZIO 172793

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  45. Nel corso della mia vita scolastica ho avuto il piacere di incontrare diversi insegnati che mi hanno colpito. Tutti avevano in comune la stessa cosa, ovvero il loro lavoro, ma ognuno aveva metodi di approccio con gli studenti, di esprimere i loro pensieri e trasmettere le nozioni in modo diverso. Mi è rimasto però scolpito nel cuore una professoressa in particolare. Una donna adulta, ma non troppo, saggia, come un anziano. Insegnava lettere, è stata capace di farmi innamorare della letteratura italiana grazie alla passione che ci metteva ogni lezione. Era molto brava ad impersonificare il personaggio e a far notare ogni minimo dettaglio che l'autore aveva nascosto.
    Grazie alla sua saggezza, faceva diventare un testo di letteratura, un manuale di istruzioni della vita.
    Aveva un ottimo controllo dell'attenzione degli alunni, anche dei meno interessati alla lezione o alla materia.
    La sua creatività colpiva a fondo ogni volta; si informava di tutti i progetti culturali e ci iscriveva, in modo tale che eravamo invogliati a seguire la lezione e studiare.
    Amava fare delle passeggiate all'esterno mentre ci leggeva dei passi, o suddividere i discorsi diretti assegnando le parti a ragazzi diversi, come in un teatro.
    Il suo metodo di valutazione era il migliore, leggeva ad alta voce tutti i voti(senza dire il nome dell'alunno) e poi chiedeva ad ognuno quale era il proprio, osservando ovviamente le correzioni della verifica.
    Era schietta sulle possibilità di recupero, avevi due chance, alla terza dovevi scrivere un tema in cui descrivere dettagliatamente il perché non avevi studiato quell'argomento. Successe poche volte, la maggior parte si fermava alla seconda possibilità, ottenuta arrampicandosi sugli specchi.
    È stata la luce che ha illuminato il cammino di molti, perché è riuscita a trasmettere il significato puro della passione per il proprio lavoro.
    Spero di avere almeno un briciolo della sua passione.
    LETIZIA MALORNI, MATRICOLA 172893.

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  46. BENEDETTA PIA MENNUTI12 dicembre 2021 alle ore 14:59

    Nel mio percorso da studentessa, l’insegnante della quale conservo un ricordo maggiormente positivo è la maestra Tiziana della scuola primaria. E’ stata una maestra davvero speciale: ricordo che, nonostante la sua età, aveva delle ottime capacità d’insegnamento, ma non solo; era un’ottima maestra in quanto aveva davvero tantissime competenze nonostante insegnasse solo materie teoriche come storia, geografia, scienze... Tra le tante cose ricordo che eravamo una classe abbastanza vivace della quale, come di solito succede, infatti c’erano due bambini piuttosto birichini che coinvolgevano il resto della classe. In queste situazioni la mia maestra cercava di trovare un giusto equilibro tra l’essere dolce e maggiormente severa, dando le giuste punizioni nei momenti più appropriati. Ma non mancavano altre situazioni nelle quali la maestra ha dimostrato la sua professionalità e impegno cercando, ad esempio, di adottare una didattica sempre più inclusiva con una mia compagna di classe che proveniva da una famiglia circense. Questa bambina, infatti, cambiando spesso città, scuole e compagni di classe, aveva difficoltà di adattamento e di conseguenza di apprendimento. La maestra cercava di aiutarla dandole dei maggiori supporti sia didattici che umani. Io personalmente con la mia maestra ho vissuto molte esperienze significative: tra queste ricordo quando, durante il viaggio in pullman della gita scolastica di prima elementare, lei mi stette vicina, perché piansi molto dato che mi sentivo sola e spaesata, tranquillizzandomi e facendomi integrare con il resto della classe. Poi, essendo io timida, mi spronava molto e ricordo che era un po' in difficoltà perché io non parlavo e lei non sapeva cosa fosse giusto o sbagliato per me. Infatti cercò di applicare molte strategie affinché io potessi sentirmi a mio agio. Durante le sue lezioni, non si limitava a delle semplici spiegazioni ma ci rendeva partecipi inducendoci a fare molte riflessioni e ricerche o lavori personali o di gruppo. Io sono sempre stata molto appassionata alla maggior parte delle discipline che lei spiegava, ma purtroppo con gli anni sono cambiate le mie materie preferite, a causa di alcuni insegnanti con metodi d’insegnamento a mio avviso poco adeguati. Tra i tanti tipi di insegnamento che ho ricevuto, sono consapevole del fatto che nessuno può essere uguale ad un altro, ognuno ha il suo metodo. La bellezza dell’insegnare è che molto spesso non si deve stare agli schemi prefissati, ma bisogna saper improvvisare al meglio perché le domande che i bambini possono fare, oppure i problemi che possono accedere, nessuno ha una soluzione pronta, ma si deve fare del proprio meglio per gestirli in modo determinato. Dalla maestra Tiziana sicuramente ho appreso molte nozioni non solo scolastiche ma soprattutto di vita. Conserverò bei ricordi di lei e cercherò di trarne profitto per il mio futuro.
    BENEDETTA PIA MENNUTI 172892

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  47. Francesca Minischetti12 dicembre 2021 alle ore 17:03

    Parlando di insegnanti che hanno lasciato il segno, mi è saltata subito alla mente la mia professoressa di filosofia e storia: calma, pacata e autorevole, amava la sua materia, e questo ti invogliava a studiarla e a impegnarti per non deluderla; riusciva a creare continuamente dibattiti e confronti (inerenti alla sua materia o comunque di temi importanti) all'interno della classe, stimolandoci alla riflessione e all'ascolto di altre opinioni all'infuori della nostra e, in questo modo, abbattendo ogni forma di giudizio e, di conseguenza, anche di timore nel parlare. Proponeva continuamente progetti o lezioni alternative per imparare o approfondire determinati argomenti: film, passeggiate all'aperto e corsi extrascolastici.
    Sembra banale, ma credeva davvero in ognuno dei suoi studenti, e ogni suo voto a fine interrogazione era accompagnato da una spiegazione, magari un consiglio per poter migliorare o un complimento e compiacimento per continuare ad andare sempre meglio. Notava le piccole cose e affrontava tutto in maniera diversa dagli altri professori, sapendo sempre gestire e risolvere le mille problematiche che la mia classe poneva... Per tutti questi aspetti, è stata fin dal primo istante un punto di riferimento e fonte d'ispirazione.


    Francesca Amelia Pina Minischetti, 172872

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  48. Ripensando al mio percorso scolastico riaffiorano alla mente tante emozioni, positive e negative, legate ad esso. Si può dire che tante persone in quegli anni hanno lasciato un’impronta indelebile nel mio cuore. A partire ovviamente dai miei coetanei, che sono stati degli ottimi compagni di viaggio, continuando con gli insegnanti, che in modi differenti hanno contribuito alla formazione della persona che sono adesso, per finire con i collaboratori e le altre figure scolastiche di cui ho davvero un bel ricordo.
    Devo dire con tutta onestà che ci ho messo tempo a decidere di quale insegnate scrivere in questo testo, perché ce ne sono talmente tanti di cui bisognerebbe raccontare, che non potevo sceglierne solo uno.
    Sono arrivata alla conclusione che nel loro piccolo sono stati tutti fondamentali per me e per la formazione del mio bagaglio culturale.
    Alla fine però ho capito di chi dovevo raccontare, si tratta della mia cara maestra di italiano Rachele, che ha accompagnato la mia classe dalla prima alla quinta elementare. Lei mi ha fatto capire che cosa sarei voluta diventare da grande. Era per me un modello, sempre dolce e gentile, ma severa quando ce ne era bisogno. Non amava la lezione in aula e quindi, quando era bel tempo, ci portava nel cortile della scuola dove ci faceva sedere in cerchio e iniziava a spiegare. Devo dire che le distrazioni lì erano tante, ma lei riusciva a mantenere la nostra concentrazione alta. Le lezioni in questo modo diventavano leggere e divertenti, non ho infatti ricordo di essermi mai annoiata.
    Quando pioveva, le lezioni si svolgevano in aula, e per evitare di farci andar giù di morale ci raccontava che la terra su cui noi ci sedevamo e allegramente facevamo lezione, ogni tanto aveva bisogno di bagnarsi per far crescere i fiori e per poter essere più accogliente la volta successiva.
    Il rapporto con lei era qualcosa in più di quello educatore-educando, era proprio qualcuno su cui fare affidamento e di cui ci si poteva fidare all’interno della scuola. Un vero e proprio pilastro.
    In conclusione, posso dire che per me è stata davvero un grande punto di riferimento, anche negli anni successivi al suo insegnamento, sempre pronta ad aiutarmi e a darmi consigli.
    Montò Alessia, 172921.

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  49. Durante il mio percorso scolastico sono stati tanti i docenti che hanno segnato negativamente, ma anche positivamente la mia esperienza.

    In particolare, ricordo con gran piacere la mia professoressa di scienze umane delle superiori. È stata infatti proprio lei ad appassionarmi alle discipline umanistiche, ma la cosa che mi ha affascinato di più è stato il suo metodo di insegnamento, davvero innovativo. Infatti, conoscendo le varie teorie dell’apprendimento cercava di applicarle nelle proprio classi, al fine di sperimentare nuove tecniche più efficaci, che ci permettessero di apprendere meglio.

    Alternava la classica lezione frontale, solitamente per spiegare concetti più complessi e artificiosi, a percorsi alternativi, come la visione di video su siti internet e film a tema educativo. Con lei abbiamo sperimentato anche altre tecniche come la Flipped Classroome il Debate, e non mancavano le esperienze in giardino e all’aria aperta.

    Un’altra attività promossa dalla mia insegnate riguardava i lavori di gruppo che andavano oltre l’aspetto didattico perché permetteva di rafforzare le relazioni, la comunicazione e la cooperatività tra noi compagni.

    Ricorderò per sempre la mia docente e i suoi metodi così innovativi, per averci fatto crescere e maturare. Ma soprattutto per aver sempre creduto in noi, per averci guidato e accompagnato in un lungo percorso articolato quale quello delle superiori.
    Carla Izzi

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  50. Quando un insegnante ti entra nel cuore è difficile dimenticarlo, esso diventa un punto di riferimento per un alunno, bambino, un ragazzo…
    Ricordo con amore la mia maestra delle elementari, la maestra Giusy.
    Quando iniziai il mio percorso scolastico ero una bambina molto timida ed introversa, mi chiudevo in me stessa e tendevo ad isolarmi molto spesso per paura di essere giudicata dagli altri miei compagni. Lei mi spronava sempre ad essere più espansiva con gli altri e grazie ai suoi consigli con il tempo mi feci il mio gruppetto di amici.
    Era un insegnante molto comprensiva e soprattutto era sempre pronta ad aiutarci in qualsiasi circostanza. Svolgevamo molte attività con lei, ad esempio ogni giorno trascorrevamo circa un’ora al parco per dedicarci alla nostra piantina ; ognuno di noi aveva piantato il proprio seme che poi sarebbe dovuto diventare un albero e andavamo li per annaffiarlo e avevamo un quaderno nel quale scrivevamo le nostre sensazioni riguardo quest’esperienza.
    Un altro ricordo che conservo nel mio cuore risale alla festa del papà del 2008. Le maestre per questa ricorrenza ci dissero che dovevamo preparare una bottiglia di vino fatta con i nostri piedi, ricordo ancora le nostre risate assordanti quando ci comunicarono ciò che dovevamo fare. Il giorno seguente ci portarono in un vigneto a raccogliere l’uva e e durante il pomeriggio le maestre ci fecero trovare per ognuno di noi una bacinella contente l’uva che avevamo raccolto durante la mattinata . Dopo poco la maestra Giusy ci disse che dovevamo mettere i nostri piedini nel recipiente e schiacciare l’uva per farla diventare vino e così iniziammo a fare ciò che ci era stato detto. Il 19 marzo, ossia il giorno della festa del papà, fecero venire i nostri genitori per consegnargli la bottiglia, ricordo gli occhi di mio padre commossi dalla felicità di aver ricevuto un dono fatto di tanto amore. Ci fecero una foto ricordo ognuno con il proprio papà, conservo quel momento magico inchiodato nel mio cuore.
    Sono emozioni che non si possono dimenticare ma che ti restano dentro per sempre e mi auguro con tutta me stessa di poter lasciare il segno come insegnante come lei ha fatto con me.
    ANNA ROSA GIORDANO 173061

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  51. Ho sempre pensato che, nella nostra vita, passano migliaia di persone e la maggior parte di queste non lascia alcuna traccia nel nostro cuore. Tuttavia, questo non può accadere per chi ha il ruolo di trasmettere amore, passione e curiosità per lo studio: un insegnante. È bellissimo ricordare gli eroi della nostra infanzia, coloro che ci hanno inculcato il valore dello sforzo, della sensibilità, della riflessione e del rispetto. Sicuramente molti docenti sono ripetitivi e monotoni ma ci sono anche alcuni professori eccezionali ,che toccano l’anima. Per me la docente che ha lasciato un segno nella mia mente ma soprattutto nel mio cuore è la professoressa d’italiano della scuola secondaria. La “mia prof” era speciale perché non era “un trasmettitore di sapere” ma uno stimolatore di curiosità, è stata colei che, con le sue parole, mi ha aiutata a compiere scelte di vita. Lei mi ha guidata nel superare i miei limiti, offrendomi sfide proporzionali alle mie possibilità. Mi ha insegnato l’entusiasmo per il proprio lavoro, mi ha fatto capire quanto è importante dare il meglio di sé nella lezione ma soprattutto nei rapporti umani.
    Non importa quanti anni ho e quanti ne avrò, spero solo di diventare un’insegnante proprio come lei: “insegnante di vita”.

    LOMBARI FRANCESCA, 172862

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  52. Durante il lungo percorso scolastico delle superiori durato 5 anni mi rimarrà sempre nel cuore la mia professoressa di italiano. Ho conosciuto numerosi professori, ma tra tutti, lei si è contraddistinta per la sua generosità e dolcezza nei confronti di noi alunni, si può considerare davvero una seconda mamma.
    Ovviamente con tutto ciò abbiamo anche dei lati negativi, ricordo ancora le sue sfuriate quando eravamo svogliati e non davamo il 100% di noi stessi.
    La ringrazierò per sempre perché grazie a lei ho imparato ad avere più fiducia in me stessa in quanto alunna, ho superato le mie paure ed ansie nell'espressione e ho preso più consapevolezza di me in quanto persona.
    Norina Limone
    Matricola: 172732

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  53. Martina Grieco (Matricola 171794)13 dicembre 2021 alle ore 14:22

    MARTINA GRIECO (MATRICOLA 171794)

    Durante il percorso della mia carriera scolastica sono stati tanti gli insegnanti che ho conosciuto, ma la persona che ha avuto un fortissimo impatto sulla mia carriera scolastica è stata la professoressa di tedesco che ho avuto alle superiori. Partendo dal presupposto che io sono sempre stata una persona che fa solo il minimo indispensabile per raggiungere i propri obiettivi, ci sono stati fin da subito scontri con questa professoressa. Lei è sempre stata molto esigente come insegnante, cercava sempre di farci sforzare al massimo per ogni minimo argomento che trattavamo a lezione cercando di farci arrivare tutti sullo stesso livello di competenze e conoscenze. Io cercavo sempre un escamotage per non dovermi impegnare più di tanto, ma arrivare solo fin dove riuscivo, ed è forse per questo che in cinque anni di superiori è stata l’unica professoressa che mi ha fatto ragionare bene su questo mio modo di pensare e mi ha spronato sempre a fare di più, ad impegnarmi e a metterci il cuore nelle cose che faccio. È sempre stata molto comprensiva nei confronti di noi alunni, ci ha sempre dato consiglio su come impostarci sullo studio utilizzando diversi metodi, in quanto per lei ogni suo alunno non può essere conforme e quindi un solo metodo di studio può essere perfetto per ognuno di noi. Non ha mai lasciato che uno dei suoi studenti non fosse alla pari con il resto della classe, ha sempre aiutato tutti, anche se questo significava rallentare sul programma delle lezioni programmate. Grazie a lei sono cambiata molto, non mi sono più limitata a fare quel minimo che bastava, ho iniziato a mettermi da fare e cercare di migliorarmi il più possibile, sfidando i miei limiti mentali e sentendomi soddisfatta della mia carriera scolastica utilizzando un approccio positivo e non comportandomi in modo passivo. Se un giorno riuscirò ad entrare nel mondo dell’insegnamento, spero di avere almeno un decimo della tenacia che questa professoressa ci ha dimostrato nell'insegnare con tanto amore e dedizione la sua materia e nell’aiutarci a migliorare noi stessi nel carattere e nella mentalità.

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  54. [09:33, 14/12/2021] Milena Iaderosa(Unimol): Di solito si associa la materia all’insegnante, la mia materia preferita è infatti la matematica. E’ un’insegnante che me l’ha fatta amare, la mia professoressa di matematica del terzo liceo. Era una giovane insegnante ma già severa e come spesso accade, sono proprio gli insegnanti più severi quelli che allo stesso tempo sono anche i più amati. Pretendeva tanto, ma dava tanto. Nella nostra vita scolastica tutti incontriamo dei docenti, ma pochi hanno la fortuna di incontrare dei maestri di vita e lei per me lo è stata. Ci ha insegnato a conoscere i numeri, ma ci ha anche seguito, aiutato e sostenuto in un periodo tanto critico e delicato della nostra vita, come l’adolescenza. Ciò fa la differenza tra chi vede l’insegnamento come un semplice lavoro e chi invece lo vive come una missione. Il ruolo dell’insegnante è un ruolo di grande responsabilità, perché molte delle scelte di vita che gli alunni fanno, sono influenzate dal percorso scolastico, ma soprattutto dalle persone che le accompagnano lungo il loro cammino. Molto probabilmente è anche grazie a questa esperienza che anche io ho deciso di affrontare questo cammino nella speranza di imparare ad essere un’insegnante che certamente amerà i suoi alunni e che spera di riuscire ad essere riamata.
    Iaderosa Milena (172989)

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  55. Il docente che più in me ha suscitato ammirazione è stata una professoressa che ha guidato il mio percorso scolastico negli ultimi due anni di liceo. Fin dal primo giorno c’è stata la mia impressione positiva. Lei entrò in classe e ci mise subito a nostro agio, chiedendoci delle nostre passioni e della materia da noi più odiata, credo sapendo già che avremmo nominato in molti il latino… come poi in effetti successe. Ci tranquillizzò con i suoi modi amorevoli, dicendo che sarebbe venuta incontro ad ogni nostra eventuale esigenza. Ci parve fin da subito un angelo caduto dal cielo. Quando spiegava, non faceva riferimento al testo, era un discorso talmente chiaro ed esplicativo che riusciva a mantenere l’attenzione di tutti. Inoltre, prima della fine della lezione, ci indicava i paragrafi dove erano contenute le sue spiegazioni, facendo un riassunto dei punti fondamentali degli argomenti trattati. Ci forniva tutti i mezzi possibili a nostra disposizione e si interessava delle questioni della classe. Era riuscita ad intrattenere con noi un rapporto confidenziale, raccontandoci anche della propria vita personale. Con lei seguire le lezioni non era più drammatico bensì diventava di gran lunga più leggero. Prima dell’esame ci ha dato ripetizioni per ripassare degli argomenti insieme, un lavoro extra che per noi è stata disposta a portarsi di pomeriggio. Davvero unica, il mio modello d’insegnamento è ispirato a lei.
    LETIZIA GRASSO

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