mercoledì 2 dicembre 2020

Per le studentesse e gli studenti del corso di didattica generale 2020 2021

Mi rendo conto che possiate avere avuto difficoltà a pubblicare i vostri commenti: fino allo scorso anno le matricole erano 130. Quest'anno siete 290: il sistema potrebbe essere sovraccarico. Pubblico questo secondo post per segnalarvi che potete pubblicare i vostri commenti anche qui. 

A domani e buon lavoro!

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62 commenti:

  1. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato molti insegnanti che hanno lasciato qualcosa dentro di me e aiutato a formare la mia personalità.
    Per me l'insegnante è una guida, una persona nel quale l'alunno possa porre fiducia.
    Nei primi anni di Scuola Primaria purtroppo ho incontrato un'insegnante che non ha mai creduto in me, evidenziando costantemente i miei errori e deridendo la mia timidezza.
    Lei è stata la causa della mia bassa autostima.
    Fortunatamente negli anni a seguire ho incontrato insegnanti dai quali ho ricevuto rispetto e comprensione e che esercitavano il loro ruolo, di estrema importanza, perfettamente.
    Tra questi ricordo con piacere la mia insegnante di Lingua Inglese, una persona dolce, amabile e con un cuore d'oro.
    Con i suoi modi di fare riusciva a coinvolgermi durante le sue lezioni, appassionandomi alla sua materia.
    Lei è riuscita a condurmi verso un vero percorso formativo; credeva in me e nelle mie capacità e mi spingeva a fare sempre meglio.
    Se un giorno dovessi diventare un'insegnante, vorrei essere proprio come lei.
    Roberta Mennuni

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    1. Ciao Roberta,
      la tua descrizione mi ha molto colpita, soprattutto nella prima parte.
      Molte persone sono timide e molti insegnanti non sanno come comportarsi in determinati contesti, ma questo non significa che sono liberi di scoraggiare i propri alunni e non è un buon motivo per non credere in loro.
      Ognuno di noi ha le sue capacità e tutti le mostriamo in modo differente.
      Fortunatamente esistono professori, come la tua docente di inglese, capaci di coinvolgere tutti nelle loro lezioni, senza escludere nessuno.
      Luciana Pia Sgambati

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    2. Cara Roberta, purtroppo anch’io ho incontrato durante il percorso scolastico un insegnante che in realtà sarebbe stato meglio se avesse scelto di fare tutt’altro lavoro.
      Condivido con te l’idea che l’insegnante deve essere per il bambino una guida, deve quindi dare loro gli strumenti necessari affinché possano sviluppare un’identità positiva…mai mortificarli altrimenti ciò li renderebbe fragili ed insicuri. L’insegnante deve far capire al bambino che ha fiducia in lui, solo in questo modo contribuirà ad aumentare la sua autostima.
      Per fortuna non abbiamo incontrato solo insegnanti “poco validi”, ma anche docenti che ci hanno trasmesso la passione per questa bellissima professione che seppur richiede tantissimo impegno, quest’ultimo verrà ricompensato con grandissime soddisfazioni.
      Auguri per il tuo percorso di studi
      -Francesca D’Antono-

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    3. Ciao Roberta il tuo commento mi ha colpito molto, hai ragione anch’io credo che un buon insegnante deve essere in grado di consentire ai propri studenti di maturare, crescere e sviluppare fiducia in sé stessi, instaurando un ambiente di conoscenza reciproca e provando ad affiancare i ragazzi, cercando di capire chi sono. Una buona relazione con l’insegnante è un elemento che incide molto anche e soprattutto sul rendimento scolastico.

      Sonia Molinaro

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    4. Ciao Roberta anche a me il tuo commento mi ha tanto colpita ricordandomi quanto veramente sia essenziale in questo lavoro usare il cuore e riuscire a capire ciò di cui i bimbi hanno bisogno per venire fuori al meglio, per far uscire quella meravigliosa persona che c’è in ognuno. Sono contenta che poi tu abbia recuperato con altri insegnanti.
      Anna Lisa Cattaneo

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    5. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato sempre maestri e professori che hanno saputo rapirmi e incuriosirmi e che tutt’ora ricordo con molto piacere. Ma ad una maestra devo quello che sono diventata. Ricordo ancora uno dei miei primi giorni di scuola in prima elementare. Lei entrò con una borsa colma di libri e una sciarpa coloratissima poggiata sulle spalle, orecchini pendenti… ricordo ancora le sue orecchie grosse che lei non nascondeva, perché aveva un taglio di capelli molto corto. Indossava sempre anelli, bracciali e collane vistose che abbinava ai suoi completi colorati. Fisico asciutto e carnagione olivastra. Era la mia insegnante di italiano, storia e geografia. Il suo tono di voce era molto caldo, ed era un piacere ascoltarla. La mia maestra era molto affettuosa e quando correggeva i miei compiti ricevevo un colpettino sulla testa mentre mi guardava sorridendo, soddisfatta ed io anche se imbarazzata fissavo la sua penna rossa in attesa del suo “giudizio”. Io durante le sue lezioni mi impegnavo davvero tantissimo perché volevo prendere un voto alto e perché lei si dedicava a noi con tanta dedizione che io mi sentivo in dovere di farla sentire gratificata. Spesso ci portava in cortile, per fare delle attività o semplicemente per leggere un libro. Ho un ricordo poco nitido ma che voglio riportare lo stesso… non so bene come sia nato questo legame tra lei, noi alunni e un filo rosso. Lei ci face fare un gioco per memorizzare i nomi utilizzando un filo di lana e da allora ci ha accompagnati in molte situazioni e ricorrenze. La mia maestra amava portarci in gita, ed era insolito vederla con le scarpe da ginnastica ma quando organizzavano le gite fuori porta il suo look era più casual, nel pullman durante il viaggio (solitamente breve) senza leggere ci anticipava cosa avremmo visto e perché ci stavamo recando in quel luogo. Una volta però siamo andati al mare, essendo vissuta in un paese di provincia e circondata dalle montagne per me era fuori dal normale vedere il mare ,se non nei mesi estivi. Fu una gita più breve rispetto alle altre ma quella che segnò tutti, perché a quell’età era bello condividere un momento del genere con tutti i compagni e con lei. Spesso la incontro e spesso rivivo quei momenti.
      Antonella Costantini

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  2. Alcuni ricordi non si cancellano anche se passano degli anni, sono indelebili…
    Nella mia vita scolastica ho avuto molti insegnanti, ma lei è stata diversa, e non lo dico solo oggi che è passato tanto tempo ma lo percepivo e lo sapevo già in quegli anni.
    I ricordi che mi legano a quel periodo scolastico e a quello che lei è stata per me sono ancora vivi, quasi reali... mi ha fatto capire davvero cosa significa AMARE un insegnante e soprattutto mi ha insegnato ad amare me stessa e gli altri sia con i propri pregi che con i propri difetti.
    Lei… la maestra G. con i suoi capelli ondulati castani, gli occhi grandi color nocciola, il naso all’insù, il suo viso chiaro di porcellana e il suo bel sorriso.
    La mia maestra era una “mamma maestra”, un misto tra insegnante e mamma, anche per questo non è stato difficile e traumatico il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola elementare, perché lei è riuscita a rendere tutto molto naturale, mi sono sempre sentita come se fossi a casa con lei.
    Lei era tanto calma nello spiegare (riusciva ad essere tranquilla anche nel rimproverarci), che contrasta un po’con la velocità e con la dinamicità di oggi di adulti e bambini, molto solare e sempre serena… di lei ho impresso ed è vivo nella mia memoria il sorriso, il suo sorriso abbagliante, affettuoso e sincero.
    Ma la cosa che porto più nel cuore è la sua dolcezza, ricordo ancora i suoi gesti d’affetto, le sue carezze sul viso, mi avvolgeva con il suo calore.
    E ridevamo insieme, ci divertivamo tanto, si respirava nell’aria la serenità!
    Era molto paziente, anche nel coinvolgerci tutti, il suo obiettivo era infatti che tutti arrivassimo a un buon livello nella sua materia, non ci trasmetteva l’ansia di correre dietro a un programma didattico e ministeriale, dovevamo trovarci tutti insieme allo stesso obiettivo, si aspettava anche “le lumachine”!
    La mia maestra era a favore della sperimentazione e del fare: si imparava facendo, osservando, scoprendo in prima persona.
    Ero felicissima quando arrivava la primavera e la maestra Giovanna ci portava al parco vicino la scuola per vedere le piante e gli alberi, e se erano nati dei fiori, ci riferiva i nomi e poi su quello che ci aveva colpito di più scrivevo un tema.
    La mia maestra la definirei una maestra di vita.
    Ancora oggi ho un bellissimo ricordo, misto quasi a nostalgia…
    Se potessi tornare tra i banchi di scuola sceglierei sempre LA MIA MAESTRA.
    Il mio più grande sogno è quello che in un futuro i bimbi mi descrivano così, con tutto l’amore presente in queste poche righe, con tutto il cuore che io ci ho messo per scriverle, vorrei che loro mi guardassero con gli stessi occhi pieni d’amore con i quali io guardo e guarderò per sempre LEI!

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    1. Ciao Anna, mi ha colpito il tuo racconto perché rivedo un po’ la mia professoressa “del cuore”, il fatto di essere così “materna” trattandoci come figli e non come alunni, dolce ed empatica, coinvolgerci nelle sue lezioni e il sapersi relazionare in primis, apprezzo molto che sappiano trasmettere così tanto amore in tutto ciò che fanno così da creare un clima di serenità e lasciare il segno, soprattutto vederle come un modello da seguire quando un giorno insegneremo anche noi!
      Maria Rosaria Del Villano

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    2. Ciao Anna, mi ha affascinato molto il tuo racconto poiché è simile alla mia esperienza e riesco a trovare dei punti in comune. Durante tutto il mio percorso della carriera scolastica ho avuto modo di incontrare diverse figure che mi hanno ispirato molto. Ho avuto modo di incontrare maestre che mi hanno accompagnata, fin da piccola, verso la via giusta da prendere e mi hanno insegnato tanto, non solo nella didattica ma anche umanamente. Una in particolare è stata la mia professoressa di letteratura italiana della scuola secondaria superiore. Grazie a lei ho appreso, fin da subito, le basi della materia e grazie a lei ho capito davvero cosa fare in futuro, la quale mi ha appoggiato sin dal primo momento.
      Con la speranza di trovare persone nel mio percorso della stessa umiltà e bravura come lo era lei.
      Tardio Angela Rita

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  3. RISPOSTA AL COMMENTO DI SILVIA GIANCOLA

    Ciao Silvia, ti ringrazio perché il tuo commento è riuscito a farmi rivivere molti bei momenti della mia infanzia di un po’ di anni fa, anch’io ho nel cuore la mia maestra delle elementari, della quale ricordo in primis la sua dolcezza e bontà, il suo essere sempre solare, elemento importantissimo, e poi mi ha fatto capire davvero cosa significa amare sè stessi e il prossimo.
    Leggendo il tuo commento sono riuscita a percepire il grande amore che ti ha trasmesso e la grande empatia presente tra lei, te e i tuoi compagni di classe.
    Utilizzare il pastello verde per la correzione è la cosa che mi ha colpito di più in quanto è un’idea molto bella, non segue i soliti canoni tradizionali, a mio parere questa modalità giustamente trasmetteva fiducia e vi sosteneva, una cosa che tutti gli insegnanti dovrebbero fare!
    Mi hai fatto ricordare cosa faceva una delle mie maestre della scuola primaria, per correggere al posto dei voti tradizionali utilizzava degli adesivi colorati, e per noi bimbi questa era una grande novità!
    Questi adesivi raffiguravano dei simpatici “facciotti”, le moderne “emoticon” (triste, felice, dubbiosa…) e seguendo queste riuscivi a capire come avevi svolto un determinato compito.
    Con questi adesivi diventava una specie di gioco, perché eravamo curiosi degli adesivi dei nostri compagni di classe, e soprattutto ci chiedevamo il perché erano diverse tra noi, e così nasceva ciò che l’insegnante voleva, una “discussione” che portava alla correzione “spontanea” degli errori.
    Questo perché i bambini devono essere stimolati attraverso la novità e il coinvolgimento, e sono proprio questi ultimi che li rendono curiosi e interessati.
    Con loro anche le piccole cose diventano un nuovo mondo da scoprire!
    Sicuramente con queste persone siamo riuscite ad essere noi stesse, ci sono entrate nel cuore e ci resteranno per sempre perché sono state un esempio da ricordare e seguire per tutta la vita!

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  4. Sono passati diversi anni dal mio primo ingresso a scuola eppure ho un ricordo ancora vivido della mia maestra di italiano delle elementari. Penso che questo affetto sia dovuto perché è stata la mia prima vera insegnante: attenta, precisa e esigente. Molti bambini si ricordano della maestra di italiano, forse perché è effettivamente l’insegnante che vediamo di più sia perché ha più ore, sia perché la viviamo per ben cinque anni. Sicuramente questo ha contribuito, in aggiunta io ho vissuto questo cambiamento in modo particolare, in quanto, nella scuola materna avevo una maestra che ci lasciava giocare in autonomia con i giochi presenti in aula, mentre lei colorava tutto il giorno i nostri disegni, lavoretti che poi consegnavamo alle nostre famiglie, sottolineo fatti e colorati da lei, era così disinteressata a noi che non si accorgeva se c'erano atti di prepotenza da parte di altri bambini. Ritornando alla mia prima maestra di italiano, ad oggi, ricordo ancora il suo modo curato di vestirsi e pettinarsi. Per me e molti miei compagni era la maestra preferita( infatti era l’unica a non avere un soprannome) che con il suo tono di voce alto e pacato riusciva a mantenere attenzione e silenzio in classe , anche quando doveva assentarsi per qualche minuto dall’aula. Ad oggi, col senno di poi, forse era più timore di farla arrabbiare che rispetto. Comunque eravamo dei bambini e il sentirci bravi ai suoi occhi ci piaceva. Ricordo che ogni tanto ci divideva in gruppi per realizzare i cartelloni con verbi, frasi che poi appendevamo ai muri oppure, ad esempio in autunno ritagliavamo e attaccavamo le foglie sulle finestre, in inverno i fiocchi di neve. Quando abbiamo iniziato a scrivere, ricordo che girava tra i banchi a controllare e ci diceva che quando scrivevamo era come se stessimo giocando una partita e scrivere la lettera fuori dal rigo ci faceva perdere. Ricordo ancora l’attenzione che impiegavo per non perdere. Successivamente, in quarta o quinta elementare organizzava dei rientri a scuola , ai quali non partecipava tutta la classe ma eravamo divisi in piccoli gruppi che si alternavano , in questi rientri facevamo i compiti e la maestra ne approfittava per ripetere qualche argomento. Due cose ricordo in particolare di questi rientri: del suo sguardo e della mia gioia di quella volta che si complimentò dopo che ebbi aiutato un mio compagno di classe ; e del fatto che, durante questi rientri non si sedeva in cattedra ma tra i banchi, insieme a noi, ci osservava e ci lasciava autonomi, aveva anche un tono di voce diverso, più basso. Con lei abbiamo partecipato a diversi progetti , uno di questi era su come volevamo la nostra città e ricordo che, sempre divisi in gruppo, avevamo rappresentato sul cartellone la nostra idea. Oppure ricordo di quella volta che avevamo partecipato a un progetto di poesie e siamo andati a recitarle in altre scuole. Con la maestra ricordo diverse attività ricreative, di quando a turno abbiamo spremuto l’uva ( con le nostre mani macchiate di inchiostro della penna cancellabile), oppure quando abbiamo piantato dei fagioli ed eravamo super eccitati nel vedere crescere le piantine. Oltre a queste attività più ludiche e che ricordo con sorriso, ricordo anche momenti in cui intimoriva. Ad esempio, quando dovevamo ripetere a memoria le declinazioni dei verbi o quando con le poesie, non potevamo fare più di tre errori ( mentre ripetevi la poesia se sbagliavi sentivi pronunciare uno, poi due e infine tre, successivamente potevi tornare a posto anche senza finire di ripeterla, perché non c'era la possibilità di un quarto errore). Ammetto che questa cosa mi creava ansia e portava a fare più errori. Con il senno di poi credo che il suo sia stato un insegnamento abbastanza tradizionale, complice ( forse) il fatto di aver frequentato le elementari negli anni 90 e in un paesino di 6000 abitanti.
    Valentina Rosa

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  5. EMILIO OLIVIERI
    RISPOSTA AL COMMENTO DI CAMILLA LETIZIA

    Ciao Camilla,
    nella tua esperienza riesco a trovare dei punti in comune.
    Sicuramente un aspetto che mi ha colpito è che il tuo professore proprio come il mio non si è limitato a trattarci come "semplici" alunni ma come suoi figli.
    Questo aspetto secondo me è molto importante in quanto l'alunno si sente apprezzato e si sente anche in "dovere" per così dire di rendere al meglio in ogni cosa.
    Un altro aspetto simile è il modo in cui espongono il materiale i nostri professori,
    essi si avvalgono di spiegazioni semplici,dirette e non di discorsi prolissi e snervanti.

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  6. EMILIO OLIVIERI

    Sicuramente quando ripenso alla mia carriera scolastica mi salta subito in mente un professore  della scuola secondaria di secondo grado che più di tutti è per me un modello
    Lui non era un "semplice" professore e noi non eravamo "semplici alunni" ,riusciva a fare emergere le nostri migliori qualità e ad adattarle al suo campo di insegnamento .
    non ci esasperava con una infinità di ore teoriche ma riconosceva il valore che il lavoro pratico ha .
    Inoltre c’era una sua qualità che lo contraddistingueva o lo faceva spiccare tra tutti gli altri: erano empatico, sapeva immedesimarsi perfettamente in noi alunni.
    Nonostante non ci tartassasse di nozioni teoriche , la sua preparazione era molto alto. Talmente era esperto che riusciva a rendere semplici argomenti complessi, ovviamente nel limite del possibile.
    Per giunta queste sue lezioni non erano passive,  non spiegava e noi dovevamo silenziosamente ascoltare, ma si interessava continuamente delle nostre opinioni, i nostri feedback come lui li definiva. Era sinceramente interessato a comprenderci profondamente , voleva sempre essere sicuro avessimo appreso ciò che lui voleva trasmetterci. Il piacere spassionato per il suo mestiere era evidente, si trattava di una vera e propria passione, nonché di una propensione a svolgerlo. Con il
    suo spirito collaborativo riusciva a motivare tutta la classe nel dare il massimo in ogni cosa.
    Sicuramente il suo esempio è e sarà per  me un modello che mi sforzerò di seguire con i miei futuri alunni perché considero le caratteristiche qui elencate , quelle che ti contraddistinguono non come un "buon"insegnante ma bensì come un "grande" insegnante.

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  7. Sicuramente quando ripenso alla mia carriera scolastica mi salta subito in mente un professore  della scuola secondaria di secondo grado che più di tutti è per me un modello
    Lui non era un "semplice" professore e noi non eravamo "semplici alunni" ,riusciva a fare emergere le nostri migliori qualità e ad adattarle al suo campo di insegnamento .
    non ci esasperava con una infinità di ore teoriche ma riconosceva il valore che il lavoro pratico ha .
    Inoltre c’era una sua qualità che lo contraddistingueva o lo faceva spiccare tra tutti gli altri: erano empatico, sapeva immedesimarsi perfettamente in noi alunni.
    Nonostante non ci tartassasse di nozioni teoriche , la sua preparazione era molto alto. Talmente era esperto che riusciva a rendere semplici argomenti complessi, ovviamente nel limite del possibile.
    Per giunta queste sue lezioni non erano passive,  non spiegava e noi dovevamo silenziosamente ascoltare, ma si interessava continuamente delle nostre opinioni, i nostri feedback come lui li definiva. Era sinceramente interessato a comprenderci profondamente , voleva sempre essere sicuro avessimo appreso ciò che lui voleva trasmetterci. Il piacere spassionato per il suo mestiere era evidente, si trattava di una vera e propria passione, nonché di una propensione a svolgerlo. Con il
    suo spirito collaborativo riusciva a motivare tutta la classe nel dare il massimo in ogni cosa.
    Sicuramente il suo esempio è e sarà per  me un modello che mi sforzerò di seguire con i miei futuri alunni perché considero le caratteristiche qui elencate , quelle che ti contraddistinguono non come un "buon"insegnante ma come un "grande" insegnante.

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  8. EMILIO OLIVIERI

    Sicuramente quando ripenso alla mia carriera scolastica mi salta subito in mente un professore  della scuola secondaria di secondo grado che più di tutti è per me un modello
    Lui non era un "semplice" professore e noi non eravamo "semplici alunni" ,riusciva a fare emergere le nostri migliori qualità e ad adattarle al suo campo di insegnamento .
    non ci esasperava con una infinità di ore teoriche ma riconosceva il valore che il lavoro pratico ha .
    Inoltre c’era una sua qualità che lo contraddistingueva o lo faceva spiccare tra tutti gli altri: erano empatico, sapeva immedesimarsi perfettamente in noi alunni.
    Nonostante non ci tartassasse di nozioni teoriche , la sua preparazione era molto alto. Talmente era esperto che riusciva a rendere semplici argomenti complessi, ovviamente nel limite del possibile.
    Per giunta queste sue lezioni non erano passive,  non spiegava e noi dovevamo silenziosamente ascoltare, ma si interessava continuamente delle nostre opinioni, i nostri feedback come lui li definiva. Era sinceramente interessato a comprenderci profondamente , voleva sempre essere sicuro avessimo appreso ciò che lui voleva trasmetterci. Il piacere spassionato per il suo mestiere era evidente, si trattava di una vera e propria passione, nonché di una propensione a svolgerlo. Con il
    suo spirito collaborativo riusciva a motivare tutta la classe nel dare il massimo in ogni cosa.
    Sicuramente il suo esempio è e sarà per  me un modello che mi sforzerò di seguire con i miei futuri alunni perché considero le caratteristiche qui elencate , quelle che ti contraddistinguono non come un "buon"insegnante ma come un "grande" insegnante.

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    1. Ciao Emilio ,il tuo racconto mi ha colpito molto perchè rispecchia quella caratteristica che ogni insegnante dovrebbe avere cioè immedesimarsi e interessarsi profondamente a tutta la classe.
      Credo che siano gli obbiettivi che ogni insegnante dovrebbe raggiungere per formarsi e saper trasmettere la sua passione ai propri alunni motivando la classe e far crescere l interesse per la disciplina che si sta insegnando.

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  9. Ho avuto la fortuna di incontrare tanti insegnanti bravi durante il mio percorso scolastico, ma quello che più di altri ha lasciato in me un ricordo positivo è il professore di Italiano e Storia che ho avuto in 3° media. Aveva un forte carisma, per questo riusciva a comunicare con tutta la classe, sempre solare e molto socievole, a lui piaceva ascoltarci ed era attento ai bisogni dei suoi alunni. Amava le sue materie, e in modo particolare la storia. Egli riteneva la conoscenza di quest’ultima di fondamentale importanza, infatti, non si stancava mai di ripeterci che la storia ci aiutava a comprendere il passato e quindi ad avere una visione più completa del presente. Durante la lezione sapeva come mantenere alta la nostra attenzione, a turno ci faceva leggere e ripetere ciò che aveva spiegato, se qualcosa non era stato chiaro era sempre pronto a rispiegarlo. Il professore, una volta al mese ci faceva vedere un film in aula che sceglieva insieme a noi. Egli riteneva, che vedere un film aiutava a crescere e sviluppare un proprio pensiero critico. Inoltre la visione di un film poteva essere un metodo di insegnamento alternativo molto importante per poter trasmettere all’alunno alcuni messaggi su tematiche fondamentali. E' riuscito a farmi amare la scuola e a renderla una dei miei interessi maggiori, egli sottolineava l’importanza della scuola non solo come luogo per imparare cose nuove e studiare ma anche come spazio dove ci si abitua a stare con gli altri, compagni e professori. Pertanto era di fondamentale importanza per lui che gli studenti instaurassero un ottimo rapporto di apertura e di fiducia con l’insegnante affinché potevano esprimersi liberamente senza timore.

    Sonia Molinaro

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    1. Cara Sonia, trovo la tua narrazione molto interessante…ogni insegnante dovrebbe essere sempre attento alle necessità dei suoi allievi, deve cercare di capire quali emozioni prova il bambino/il ragazzo, e riuscirà a fare questo solo se guarderà loro con occhi che non si limitano all’apparenza ma che sappiano vedere oltre.
      È importante ciò che è riuscito a fare il tuo insegnante, ovvero far capire ai suoi alunni che studiare la Storia ci permette di comprendere la motivazione per cui avvengono determinate cose. Gli alunni devono essere motivati…è normale che davanti ad un argomento o una materia apparentemente noiosa, il bambino si chiederà il perché deve studiarla, sarà compito dell’insegnante suscitare in loro la curiosità.
      Auguri per il tuo percorso di studi
      -Francesca D’Antono-

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    2. COMMENTO ALL'ESPERIENZA DI SONIA MOLINARO

      Ciao Sonia, mi ha colpito la tua esperienza soprattutto perché trovo delle caratteristiche in comune con la professoressa di cui ho parlato nel mio racconto, in particolare quando dici che al tuo professore piaceva ascoltare i propri alunni. Credo che sia un criterio particolare e fondamentale quello di entrare in classe non solo per fare la solita lezione di routine, ma anche per capire le esigenze degli alunni e saperli ascoltare. Ciò che ho scritto anche nel mio racconto, e che credo che sia di fondamentale importanza è che il professore, in questo caso, o il docente in generale, debba amare la sua materia e trasferire questa cosa ai suoi alunni per cercare di farli appassionare. Credo che oltre al lavoro in se, ci voglia passione in ciò che si fa, e credo che il tuo professore ne abbia avuta tanta per arrivare a dire che ti ha fatto amare la scuola a tal punto da metterla in primo piano rispetto agli altri tuoi interessi. Io spero e auguro anche a te di riuscire a trasmettere un giorno qualcosa di buono ai nostri alunni, come i nostri professori hanno trasmesso a noi.
      Marrocchella Giuliana

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  10. COMMENTO ALL’ESPERIENZA DI GIULIA DI STEFANO

    Cara Giulia, due sono le cose che mi hanno colpito della tua esperienza scolastica. Il primo elemento che mi ha colpito è la capacità della tua maestra nell’aver saputo gestire una classe multietnica. Riuscire a vedere la multiculturalità come un’occasione di miglioramento non è facile per nessuno di noi. In generale, infatti, la storia ci insegna che i fenomeni migratori e le multi etnie indotte comportano un miglioramento di abitudini e coesione solo sul lungo periodo. A scuola, in particolare, si affrontano specifiche difficoltà legate all’impatto di culture differenti che hanno a che fare soprattutto con la lingua e le tradizioni differenti di cui i bambini sono portatori. L’insegnante, di conseguenza, è chiamato a gestire classi con bambini di diverse culture e spesso è difficile trovare una linea educativa da seguire. Il secondo elemento è l’accettazione dell’errore, l’errore deve essere uno stimolo per migliorarsi sempre di più!

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  11. Commento il tuo elaborato perché la tua esperienza ci accomuna. Infatti, come te, ho avuto la fortuna d'incontrare insegnanti che hanno lasciato tracce indelebili nel mio vissuto scolastico, che mi hanno spinta a scegliere la strada dell'insegnamento. Sono desiderosa di rappresentare per i bambini un punto di riferimento nell'acquisizione delle competenze e nella loro crescita intellettiva, rendendoli consapevoli delle proprie potenzialità. Condivido l'entusiasmo che esprimi nel descrivere il profilo della tua maestra e il suo modo di appassionare gli allievi, di rendere leggera anche la lezione più ostica, di contemperare momenti di alta concentrazione con altri più rilassanti. Sicuramente conserverai nel tempo i suoi insegnamenti che ti saranno preziosi durante la tua vita professionale, in particolare ti accompagnerà per sempre il ricordo vivido del suo sguardo vigile e benevolo che è proprio di chi ama il suo lavoro di insegnante.(Commento all'elaborato di Benedetta Iannitelli)
    Luisamaria Inverno

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    1. Ciao Benedetta, leggendo il tuo racconto non posso che dirti che secondo me, questo è il giusto approccio che un’insegnante deve avere con la sua classe, soprattutto se si parla di una docente dell’elementari che può trovare difficoltà nel creare un rapporto di amicizia e soprattutto di fiducia, con bambini di quell’età. Lei è riuscita nell’insegnamento grazie al gioco, che è molto importante per quei bambini che stanno scoprendo un nuovo mondo, quello della scuola. Spero riuscirai a trasmettere ai tuoi futuri studenti, quello che lei ha trasmesso a te.
      GIADA GOLINO
      Risposta all’elaborato di Benedetta Iannitelli

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  12. Nel corso dei miei anni scolastici ho avuto la fortuna di incontrare dei professori molto validi e professionali, tra i tanti, colei che mi ha lasciato un bellissimo ricordo è la mia professoressa di filosofia. La cosa che mi ha colpito da subito è innanzitutto il suo essere stata così “materna” con ognuno di noi, ci trattava più come figli che come alunni, era dolce e molto empatica. Sapeva farci incuriosire più che “intimorire” come spesso molti fanno, averla avuta per 5 anni nel mio percorso scolastico penso sia stato basilare per la scelta che mi ha portato a fare ovvero quella di insegnare. Da lei ho imparato il piacere di leggere, osservare, capire, ascoltare, interagire con gli altri, lei mi ha accompagnato e mi ha fatto capire cosa avevamo intorno e capirne il senso. Mi domandavo molto spesso quale fosse il suo “segreto” per insegnare con così tanta passione, il tempo passava così velocemente tanto da non rendercene conto, aveva un’intelligenza, una professionalità e un carisma eccezionali che mi hanno sempre affascinato, rendeva possibile il confronto permettendoci di apprendere la materia in maniera piacevole e senza fatica, con lei le lezioni non erano mai pesanti, il tempo passava così velocemente che non ce ne accorgevamo. La filosofia la studiavo con curiosità, un argomento più “pesante” sapeva renderlo interessante, le sue non erano interrogazioni ma dei veri e propri dialoghi.
    Una cosa che ho sempre apprezzato è che non ha mai fatto preferenze tra noi alunni e questo non è da tutti.
    Credo che quando una persona ci mette la passione e il cuore si capisce da subito, lei era in grado di avvicinarci allo studio senza farlo pesare, inoltre sono sicura che “insegnare” significa anche lasciare un segno ed una delle cose fondamentali è sapersi relazionare ai propri alunni e lei ci è riuscita infatti diceva sempre che l’insegnamento non è solo una trasmissione di conoscenze o di sapere, ma prima la creazione di una relazione. Ci ha sempre accompagnati in un percorso di convivenza, generare un clima di rispetto reciproco, lavorare sulla qualità del tempo vissuto, un buon metodo era saper “fingere” di non fare scuola, tutto quello che un insegnante imponeva come “obbligo” crea nello studente un rifiuto perciò lei trasformava la scuola e la didattica in un gioco di gruppo, farci confrontare tra di noi e saper ascoltare quando si avevano idee diverse. Ovviamente quando era necessario rimproverarci non ci pensava due volte, perché anche questo serve a farci crescere, la ricordo sempre con tanto affetto e stima e spero un giorno di riuscire anche io a trasmettere una tale passione e un tale impegno agli studenti che mi troverò davanti.
    Maria Rosaria Del Villano

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    1. Ciao Maria Rosaria, sono rimasta colpita dal tuo racconto, perché anche io ho vissuto la stessa cosa con la mia professoressa di filosofia e posso dire che sono stata molto fortunata ad avere lei. Non è facile trovare una professoressa capace di trasmetterti la sua passione ed il suo impegno.
      Annarita Rezza

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  13. Sono passati un po’ di anni da quando ho concluso le scuole elementari ma i ricordi di quei giorni sono sempre vivi in me. Sono stati anni importanti per la mia crescita e formazione, nel bene e nel male porto con me un sacco di ricordi positivi. In particolar modo ricordo con grande stima e affetto la maestra di matematica e scienze. Una donna indescrivibile, che oltre ad amare il suo lavoro ed essere preparatissima nelle sue materie ha saputo fin dal primo giorno di scuola cogliere le mie insicurezze e fragilità con un fare delicato. Ad oggi raccolgo i frutti dei suoi insegnamenti. Mi ha accompagnato per tutti i cinque anni di scuola , ricordo bene ogni attività: dai lavoretti di Natale a esperimenti di scienze fino a progetti extra scolastici. Lei è stata una vera e propria guida per il mio percorso e quello dei miei compagni. Eravamo una classe numerosa e di conseguenza difficile da gestire, ma nonostante ciò tutti abbiamo raggiunto buoni risultati grazie alla sua dedizione. Per le interrogazioni di scienze aveva adottato una sorta di giochino per invogliarci a studiare, ovvero ad ogni interrogazione positiva assegnava una medaglia di carta colorata, il colore della medaglia dipendeva dal voto dell’interrogazione. A fine anno noi alunni contavamo le nostre medaglie e chi ne possedeva di più diventava il ‘campione di scienze’ per quell’anno e riceveva un premio. Concludendo posso dire di aver imparato tanto e spero un giorno di poter lasciare ai miei alunni un bel ricordo come ha fatto la mia maestra con me.
    RAFFAELA DURANTE

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  14. COMMENTO AL RACCONTO DI SILVIA MORETTI
    Ciao Silvia, mi ritrovo molto nella tua narrazione. Rispetto alla tua esperienza scolastica ho avuto diversi docenti per ogni materia studiata. In particolar modo mi ritrovo quando dici che per molti alunni la tua docente veniva vista come una 'strega'. Nella mia classe avveniva lo stesso per alcuni dei miei compagni. Per me non è stato mai così, ho sempre ammirato il portamento della mia maestra ma soprattutto il suo modo di insegnare, probabilmente solo con lei ho imparato ad apprezzare la matematica. Ho avuto la fortuna di averla avuta durante tutto il mio percorso e ancora oggi anche se a distanza di tempo quando ci incontriamo il piacere di rincontrarci è reciproco.
    Raffaella Durante

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  15. COMMENTO AL RACCONTO DI MARIKA BIASELLA
    Ciao Marika, mi ci ritrovo molto in quello che hai scritto. I buoni insegnanti fanno di tutto per coinvolgere una classe. Inoltre ritengo che un maestro debba amare il proprio lavoro, perché se non fosse così avrebbe prestazioni professionali basse e non darebbe gli stimoli giusti ai suoi allievi.Ammiro molto la tua ex maestra che addirittura portava le liste della spesa, faceva ciò per farvi capire che la matematica non serve solo a scuola, per eseguire esercizi o risolvere problemi , ma la conoscenza della matematica va applicata alla vita quotidiana.
    FEDERICA DI IORIO

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  16. COMMENTO AL RACCONTO DI RICCARDO DONATONE
    CRISTINA POMPEO
    Cristina Pompeo
    Grazie Riccardo per la condivisione così sentita della tua esperienza, mi hai catapultata in un flashback relativo alla mia maestra che fece lo stesso con noi alunni di quinta elementare. L’ultimo giorno di scuola ci salutò dedicandoci e regalandoci una poesia che recitammo tutti a voce alta intitolata “Seminatore di speranza”. Sono certa che volesse lasciarci un pezzo di sé, delle consapevolezze valoriali, umane, affettive che aveva cercato di costruire con la classe nell’arco del percorso scolastico e delle quali avremmo dovuto continuare ad aver cura per il resto della nostra formazione, proprio come si fa con un seme piantato. Ho trovato anche interessante il richiamo diretto, attraverso la tua esperienza concreta, all’importanza di una sana interazione attiva fra alunno e docente e della differenza significativa prodotta dalla sollecitazione costante della naturale, limpida ed immensa curiosità degli allievi in modo da consentire e favorire un apprendimento ottimale. Comprendo pienamente la scelta di raccontarci di questa straordinaria insegnante!

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  17. Nel corso della mia vita scolastica ho sempre incontrato docenti che bene o male hanno seguito il metodo tradizionale d'insegnamento. Alle superiori però ho avuto un professore che non si è curato di questo metodo facendoci apprendere la sua materia seguendo un diverso schema: innanzitutto non si basava totalmente sul libro ma ci mostrava filmati e faceva ragionamenti differenti che ci permettevano di spaziare rispetto a quello che c'era scritto sul manuale. In particolare ci stimolava al ragionamento facendoci domande sulla base delle quali poter ragionare e ampliare il discorso che si stava affrontando in quel momento. Credo che questo metodo sia stato utile allo sviluppo di una migliore capacità di ragionare in maniera logica spaziando tra gli argomenti, senza per forza seguire un filo conduttore. Inoltre riusciva a tenere in ordine la classe senza fare dittatura o terrorismo psicologico, si riusciva a capire quando era il momento di scherzare e quando si doveva tornare seri. Credo che il suo metodo potrà essere per me un'ispirazione per la mia esperienza lavorativa futura.
    VENDITTI ALESSIA

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    1. Commento al racconto di Alessia Venditti.
      Ho trovato il tuo racconto della tua esperienza simile al mio perché anche io durante il liceo ho trovato professori che , non seguendo del tutto il metodo tradizionale , ci hanno fatto aprire la mente ad un ragionamento logico e critico secondo quello che stavamo studiando . GEMMA BASILE

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    2. Ciao Alessia
      Come te anch’io ho avuto la fortuna di avere una prof.ssa che usasse il metodo dei filmati o esperimenti, soprattutto perché in 5 anni di liceo scientifico non so quanti professori di matematica siano cambiati e lascio immaginarti le lacune che ci portavamo dietro..
      In quinto abbiamo avuto la fortuna di avere una professoressa con la P maiuscola, in quanto ama la sua materia più di ogni altra cosa al mondo,infatti con pazienza e calma attraverso filmati,esperimenti ci ha seguiti durante l’ultimo anno scolastico portandoci all’esame di stato con ottimi voti.È stato un po’ difficile stare al suo passo ma ha fatto di tutto affinché tutti si appassionassero alla matematica e posso dirti che è riuscita a trasmetterci quell’amore per la sua materia Anche senza seguire il metodo tradizionale di insegnamento.
      Rachele Accadia

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    3. Ciao Alessia mi ha colpito il tuo commento riguardo ad un approccio didattico non più tradizionale ma attuale e dinamico direi. Reputo importante che l'insegnamento vada di pari passo con il progresso e quindi con i cambiamenti generazionali. Il tuo professore era sicuramente d'accordo con quest'idea e come hai detto tu potrebbe essere una fonte di ispirazione per le esperienze future.

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  18. Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso scolastico molti maestri e professori.. Ma tra quelli conosciuti da alunno giganteggia la figura minuta del mio prof. di Storia, che lavora da quasi 25 anni al liceo scientifico di San Severo. Ci ha educato semplicemente insegnando con serietà e competenza Storia e Filosofia in terzo e quarto superiore . Sempre in piedi, gli occhi attenti ed espressivi, la penna in mano a tracciare linee immaginarie sulla cattedra. Non ho memoria di affermazioni storiche, gesti eclatanti o fuori dalla norma, confidenze fatte alla classe, ma rammento bene il modo pacato in cui parlava, sempre tale da destare l’interesse degli ascoltatori. A dire il vero ricordo anche lo stupore di quando gli dissi che mi sarebbe tanto piaciuto ,in futuro,intraprendere la strada dell’insegnamento... ‘Caspita... avranno filo da torcere i suoi alunni’ ,esclamò . (affermazione dovuta al mio animo inquieto e alla mia irrequietezza ) ...senza però alcun compiacimento!
    Le vere soddisfazioni arrivarono qualche anno dopo quando ,pur non essendo più un mio prof,si presentò ai miei esami di stato per farmi gli auguri...
    ‘Ce la farai,ne sono sicuro ‘ ... e così mi poggió la mano sulla spalla ...
    Puó sembrare banale ma quelle parole e il tocco di quella mano sono state per me una spinta in più per andare avanti e raggiungere i mio obiettivo.
    E ancor di più è vivo in me quel desiderio di diventare un buon insegnante non solo dal punto di vista professionale , ma anche umano ,con la speranza di poter rimanere nel cuore di almeno un alunno così come egli è rimasto nel mio.
    Augelli Primiano

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  19. COMMENTO ALL’ESPERIENZA DI ALESSANDRA MAGLIERI
    Concordo con te Alessandra. Per questo ritengo che sia importante stabilire un approccio emotivo tra docente-studente. Mi rendo conto, come emerge dalla tua esperienza, che a volte questo meccanismo viene a mancare, influenzando così l’intero percorso scolastico dell’allievo. Ho attraversato anch’io situazioni del genere e credo che sicuramente sono esperienze utili alla nostra crescita personale. Altrettanto importante è riconoscere gli insegnanti che sono stati in grado di stimolarci e motivare, in modo tale da poterli prendere come esempio qualora un giorno, anche noi, dovessimo ricoprire questo ruolo così importante.
    VALERIA IEZZA

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  20. Durante il mio percorso scolastico, ho avuto la fortuna di incontrare una professoressa fantastica che mi insegnava filosofia. L'ho avuta per tutti gli anni ed è stata lei a farmi interessare alla materia, infatti filosofia era una delle materie che studiavo molto volentieri. Lei aveva la capacità di attirare la nostra attenzione, riusciva a trasmetterci tutta la sua passione per il suo lavoro senza farci pesare la lezione. Provo molta stima nei suoi confronti, perché oltre ad essere preparata nella sua materia, è stata una persona molto presente con tutti i suoi alunni, sempre pronta ad aiutarci, ad ascoltarci se qualcosa non andava. Mi ha dato sempre ottimi consigli, mi ha ispirato molto, difatti spero di diventare come lei e di riuscire a trasmettere quello che mi ha trasmesso lei, ai miei alunni. Mi è dispiaciuto molto non poterla salutare quest'anno e dirle grazie per tutto quello che mi ha insegnato. Porterò tutto sempre con me.
    Annarita Rezza

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    1. COMMENTO AD ANNARITA REZZA
      Cara Annarita, anche io durante il mio percorso di studi ho avuto la fortuna di incontrare un professore di storia e filosofia, e nonostante lo abbia avuto come docente solo per due anni mi ha insegnato molto. Il suo modo di spiegare la storia, la capacità di coinvolgermi all’interno delle sue discussioni era incredibile; ero talmente tanto affascinata dalle sue spiegazioni che il tempo passava senza che me ne accorgessi. Era un uomo sempre gentile e disponibile con tutti, che metteva tanta passione in ciò che faceva. Spero di poter diventare una brava maestra e di trasmettere ai miei alunni la stessa passione che lui ha trasmesso a me.
      Maria Piedimonte

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  21. Nel corso della mia carriera scolastica sono stata seguita da numerosi insegnanti con metodi di insegnamento differenti. Grazie a molti di loro ho maturato l’idea di diventare anch’io un’insegnante ma tra tutti ricordo particolarmente una professoressa del liceo . La professoressa di italiano del primo anno era completamente diversa dalle sue colleghe , non solo perché affrontava gli argomenti di studio in maniera particolare , analizzando insieme a noi autori e testi , ma anche perché è stata fondamentale per la nostra crescita culturale , facendoci leggere numerosi libri e aiutandoci a creare una mente critica che ci ha aiutato per tutto il percorso liceale.
    GEMMA BASILE

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  22. “Superiori”.
    Questa parola può suscitare emozioni negative per alcuni ragazzi;come ansia,paura,timore...soprattutto perché si pensa subito ai mille compiti,alle ore da passare sui libri,ai nuovi professori e nuovi compagni di classe.Si cresce e si affrontano nuove esperienze di cui l’alunno dovrà iniziare ad assumerne la responsabilità.
    Lungo il mio percorso di 5 anni al liceo scientifico,posso dire di essere cresciuta e di aver preso coscienza di varie situazioni grazie sia ai professori,ai compagni di classe ma soprattutto grazie alla prof.ssa B.C.,che consideravo una ‘seconda madre’ proprio per la persona che è stata con me e non solo,così come per la persona che è al di fuori dell’abito scolastico.
    Serietà,creatività,disponibilità.Credo che questi siano tre sostantivi che riescono a riassumere al meglio il suo ruolo di insegnante.Grazie alla passione che aveva e che ha per il suo lavoro,al modo in cui riusciva a far incuriosire gli alunni alla propria materia,al suo modo di insegnare,affascinata dal percorso che ha scelto,ad oggi mi ritrovo a seguire le sue orme iscritta alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria.
    Da un professore si può imparare tanto e da lei ho appreso molti concetti a cui prima davo poco peso:l’importanza della lettura,di studiare qualsiasi materia,della serietà nello studio e non solo...Per lei entrare in aula significava avere sempre un confronto con gli alunni,non porsi mai come una superiore,sempre aperta al dialogo,disponibile per qualsiasi lavoro scolastico ed extrascolastico,calma e in grado di trovare soluzioni per ogni tipo di problema,ma soprattutto allo stesso tempo riusciva ad essere esigente e rigorosa come una vera insegnante.
    Per me era una diventata una sfida,volevo sorprenderla sempre più nei compiti scritti,nelle interrogazioni e anche nei lavoretti scolastici in cui lei sapeva già che ero pronta ad offrirmi volontaria.Tutto questo perché volevo ripagarla per la dedizione che ci metteva nel suo lavoro e per non deluderla mai!Per me lei è stata una vera e propria guida,come Virgilio per Dante a cui lei era molto legata.
    Credo che sia proprio questo l’atteggiamento che un’ insegnante debba assumere in un ambito scolastico,è il modello a cui ispiro,anche perché mi ha lasciato tanto in questi anni di superiori e le sono grata perché amo l’insegnamento e tra qualche anno avrò il piacere di chiamarla collega.
    Rachele Accadia

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  23. Durante il mio percorso di studi ho avuto modo di conoscere e rapportarmi a diversi insegnanti; di ognuno di loro ho un ricordo positivo ma l’insegnante che porto nel cuore e che, nonostante siano passati molti anni, ricordo ancora con molta emozione è la maestra G. di italiano.
    Probabilmente è l’unica insegnante con la quale ho instaurato un legame tanto forte; si, l’unica! Perché il mio carattere introverso, il mio essere estremamente timida e riservata ha sempre portato a sottovalutarmi, a pensare di non essere mai abbastanza; mi sentivo inferiore ai miei compagni poiché essi riuscivano a comunicare ed esternare le proprie sensazioni e considerazioni senza problemi, a differenza mia che per paura, per vergogna me ne stavo zitta; questo mio comportamento non era visto di buon occhio dagli altri insegnanti, i quali lamentavano un disinteresse da parte mia e sostenevano che c ‘ era un vero e proprio problema di apprendimento. Con l’arrivo della maestra G. tutto cambiò in positivo, pian piano riuscii ad acquisire fiducia in me stessa e tutti si ricredettero. Lei interagiva molto con noi alunni, la sua era una lezione attiva e imparare cose nuove era piacevole. Ricordo molto bene che ci fece realizzare delle emoticon con diversi stati emotivi e ognuno di noi alunni ogni mattina doveva scegliere la faccina che più rispecchiava il nostro stato d’animo ; in questo modo tutti riuscivano ad esternare le proprie emozioni, senza vergognarsi. Questo è un approccio molto diffuso nelle scuole senza zaino, chiamato “ termometro delle emozioni”. Era una maestra sempre pronta a sostenere i propri alunni; nel suo lavoro metteva anima e corpo ; la sua passione per l’ italiano, per la lettura ha fatto si che anche io mi appassionassi alla materia . E’ soprattutto grazie a lei se ho deciso di intraprendere questo percorso. Spero di realizzare questo mio sogno di diventare una maestra e spero di trasmettere ai miei alunni lo stesso amore e la stessa passione che la maestra G. metteva nel suo lavoro.
    Maria Piedimonte

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  24. Credo che insegnare sia bello tanto quanto difficile, ritengo inoltre che sia un compito importante, un’enorme responsabilità, in quanto l’insegnante lascia il segno nella mente e nel cuore di ogni alunno, anche se talvolta, purtroppo, in modo negativo.
    Ricordo con piacere una maestra della scuola primaria, svolgeva il suo lavoro con passione, gioia e allegria; sono questi in sostanza gli ingredienti per una ricetta perfetta, che conduce ad un ottimo insegnamento.
    Amava la conoscenza e riusciva a trasmettere ai propri allievi questo interesse oltre a quello per la lettura. Aveva una moltitudine di idee e l’entusiasmo di formarsi continuamente non le mancava affatto. Alimentava la voglia di apprendere, suscitando entusiasmo e curiosità nei bambini, in più comunicava amore per la creatività e riusciva a catturare l’attenzione persino dei più svogliati.
    La mia maestra amava stare in nostra compagnia, del resto stare con bambini e ragazzi è un privilegio, guardando il mondo con i loro occhi si imparano nuove cose.
    In caso di difficoltà dovute a famiglie troppo disinteressate a seguire i bambini nel loro percorso scolastico, a differenza di altri docenti, lei non mostrava indifferenza; cercava in ogni modo di donare la speranza anche lì dove sembrava impossibile, perché bisogna andare sempre oltre l’apparenza. Ci insegnò oltretutto ad aiutare sempre il compagno in difficoltà e ad essere quindi dalla parte degli ultimi.
    Ci sono purtroppo persone che scelgono questa professione per motivi futili, ma a mio avviso si diventa insegnanti per vocazione e l’insegnamento è una missione che richiede sacrifici e pazienza, pertanto è necessario essere motivati per svolgere questo mestiere in modo efficace. Non bisogna mai perdere la bussola e tenere sempre a mente che l'obiettivo della scuola è sostenere l’alunno e il suo successo formativo. In questo modo ogni INSEGNANTE darebbe il proprio contributo a rendere il mondo un posto migliore, soprattutto lavorando con i più piccoli, i quali saranno il futuro.
    Francesca D’Antono

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    1. COMMENTO AL RACCONTO DI FRANCESCA D'ANTONIO
      Ciao Francesca,sono d'accordo con quello che hai detto in queste righe,al giorno d'oggi sono pochi gli insegnanti che sceglgono questa professione perchè sono veramente fieri di svolgere il loro lavoro,oggi si pensa più alla stabilità e al guadagno,ma,per me è sbagliatissimo perchè penso che un lavoro non è mai un lavoro se lo si fa con amore.

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    2. COMMENTO AL RACCONTO DI FRANCESCA D'ANTONIO
      Ciao Francesca,sono d'accordo con quello che hai detto in queste righe,al giorno d'oggi sono pochi gli insegnanti che sceglgono questa professione perchè sono veramente fieri di svolgere il loro lavoro,oggi si pensa più alla stabilità e al guadagno,ma,per me è sbagliatissimo perchè penso che un lavoro non è mai un lavoro se lo si fa con amore.
      -CATERINO ANTONELLA

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    3. Ciao Francesca, mi ha colpito il tuo commento, mi sono piaciute molto le parole che hai utilizzato nel descrivere la bellezza di questa professione, come se fosse una vocazione. Inoltre è molto interessante l'approccio che un'insegnante ha con le situazioni un po' particolari perché lì credo si racchiuda l'umanità che una persona ha.

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    4. Ciao Francesca, il tuo commento mi ha colpito molto, come te anch’io ho avuto la fortuna di trovare nel mio cammino un’insegnante che sapeva coinvolgere tutti dando la sua attenzione soprattutto per i casi più problematici, guardando oltre ed essere dalla parte degli ultimi. Sicuramente non solo ha costruito solide basi per l’apprendimento è stata fondamentale anche nella fase della crescita personale. Questi sono gli esempi migliori da seguire. Molti insegnanti, come spesso accade sono tra le cause della dispersione scolastica, la passione e la motivazione sono essenziali.
      Antonella Pia Del Re Lombardi

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  25. COMMENTO AL RACCONTO DI RAFFAELA DURANTE
    Ciao raffaela mi ritrovo molto nella descrizione della tua maestra! Sembri narrare del mio prof di storia delle superiori... Anche lui molto preparato nelle sue materie e pronto a capire il prossimo! Accettava qualsiasi fragilità dei propri alunni e coglieva ogni insicurezza! Parlo di lui con tanto amore proprio come tu parli della tua maestra delle elementari !Grazie per avermi regalato questo fantastico ricordo .
    Augelli Primiano

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  26. DISTASO VINCENZA

    Durante il mio percorso scolastico ho conosciuto molti insegnanti validi professionalmente, ma colei che più di tutti mi ha lasciato un bel ricordo è stata la professoressa di scienze umane; averla incontrata è stato basilare per la mia vita e anche per quella delle mie compagne. Una donna fantastica che è andata oltre al ruolo di insegnante, sapeva essere dolce come una mamma, a lei si è sempre potuto dire tutto, ricevendo in cambio preziosi consigli. Un esempio di umanità eccezionale. Ci ha insegnato la sua materia con umiltà. Era esigente e precisa, ma mai eccessiva. Nessuno è passato oltre senza sentirsi arricchito. Era una donna fragile, l’abbiamo vista emozionarsi e riscattarsi con una forza che è stata d’esempio per tutti, non si è mai nascosta e non si è mai dimostrata debole o rassegnata, non ha caricato su di noi le sue difficoltà, ce le ha riportate, per farci capire che nella vita si può comunque andare avanti. Ha sempre creduto in tutti noi e non ha mai lasciato indietro nessuno perché il suo obiettivo era che tutti arrivassimo ad un buon livello nella sua materia. Io la definirei una maestra di vita perché è riuscita a far amare a tutti la sua materia e ci ha supportato e sopportato per i cinque anni della scuola secondaria di secondo grado. Ci ha sempre fatto capire l’importanza di aiutare il prossimo e di non giudicare mai nessuno, ci ha sempre trattato ‘alla pari ’ e mai nessuno si è sentito inferiore all’altro. Questo per me è stato molto importante perché quando alle medie ero vittima di bullismo e ho chiesto aiuto ad una professoressa sono stata umiliata e mi sono chiusa in me stessa. Credo di aver imparato tanto da lei e spero un giorno di lasciare un bel ricordo come ha fatto la mia professoressa.

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    1. Leggendo il tuo racconto devo dire che mi ha sinceramente colpito il fatto che tu sia stata in grado di dare a un'insegnante una seconda possibilità per 'aiutarti', soprattutto dopo ciò che ti è capitato la prima volta che hai tentato di farlo con l'altra professoressa. Credo tu sia stata davvero coraggiosa e soprattutto forte nel riaprirti agli altri. Sono contenta tu abbia trovato un'insegnante così che, tra l'altro, almeno come l'hai descritta tu, è particolarmente vicina alla professoressa che ho preso io come modello di ispirazione. E' bello sapere che altre persone si sono ritrovate in situazioni simili alla mia, in quanto si tratta comunque di un'esperienza positiva.

      Rossella Di Benedetto

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    2. Essendo una persona piuttosto sensibile ed emotiva ho scelto di commentare la descrizione che mi trasmettesse sinceramente più emozioni possibili.
      “L’abbiamo vista emozionarsi e riscattarsi con una forza che è stata d’esempio per tutti”.
      Mi è capitato troppo spesso di avere a che fare nella vita con persone (oltre che insegnanti) “imperturbabili”,
      che per mostrarsi forti non hanno fatto altro che reprimere e nascondere emozioni,
      come se esternare le proprie fragilità fosse una debolezza.
      La vera debolezza sta nel respingere e nascondere ciò che senti dentro di te;
      nel mio modo di vedere
      forte è chi le emozioni le lascia andare, senza paura.
      Non è giusto che passi l’idea di insegnante il cui unico compito sia quello di apparire “intoccabile”
      come se niente potesse piegarlo; mi piace come lei sia stata capace di mostrare che non è così e non deve essere così. Credo sia facile entrare in classe, portare a termine una lezione e andare via; sarai sicuramente un buon insegnante ma l’insegnante che resta nei cuori e nei ricordi è colui che ritaglia, anche se minimo, uno spazio per condividere e lasciare qualcosa,
      che sia un’emozione o un semplice sorriso. Grazie per aver condiviso la tua maestra di vita, Cinzia.

      FRANCESCA BERTONE

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  27. Del mio percorso di studio ho un ricordo piacevole di molti insegnanti dall' infanzia fino al liceo.
    Pensandoci bene una prof. di cui conservo un bel ricordo è l'insegnante di matematica alle medie, molto organizzata e scrupolosa è stata molto presente nel corso di tutto il triennio scolastico, una persona buona e comprensiva molto colta e preparata, ci dava la grinta per superare gli ostacoli, esercitazioni piene di pazienza e nessuno veniva lasciato indietro. Non era una mamma,non era neanche sposata, era una "signorina" come spesso diceva lei, una persona dalla vita semplice, vestiva spesso con abiti chiari e capelli sempre in ordine gli occhiali rigorosamente appesi a una catenina dorata.
    A volte un pò severa ma i suoi metodi affascinavano e facevano la differenza con gli altri insegnanti.
    Porto un bel ricordo di quella volta in prima media quando un nostro compagno di classe iniziò a piangere, non era per i compiti, ma era molto timido, non volle partecipare a nessun tipo di attività, la prof. molto paziente si inventò il ruolo dell'assistente personale, invogliandolo cosi a prendere confidenza e rassicurandolo.
    In quel momento mi trasmise il senso di cosa volesse dire non lasciare nessuno indietro, una prof. che trovava sempre il metodo giusto in ogni situazione, per questo, anche se un evento molto semplice la ricordo come una persona buona prima di tutto. Provo profonda stima per questa insegnante perchè trasmetteva la tranquillità e poneva fiducia in noi alunni che potevamo esprimerci liberamente e dialogare anche durante lo svolgimento di un semplice problema di matematica, credo che queste caratteristiche formano la figura dell' insegnante come fondamenta per creare un buon rapporto con gli alunni.
    Loredana Luigina Rauso


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  28. Tutti noi abbiamo avuto come minimo una materia per la quale non simpatizzavamo molto. Per me è sempre stata la storia… escludendo il triennio del liceo. E' proprio qui infatti che ho conosciuto la mia professoressa di storia e filosofia. Una donna da temere di certo, ma che sapeva essere, al contempo, un punto di riferimento nel caso ci fosse qualcosa che non andava. Carismatica, intelligente e piena di passione per il suo lavoro, non svolgeva delle semplici lezioni, ma delle lezioni di vita. Le sue spiegazioni raramente potevano sfociare nel pesante in quanto riusciva sempre a coinvolgere la classe con domande, osservazioni o qualsivoglia cosa ella riteneva adeguata. Il tempo sembrava fermarsi e ci si ritrovava immersi in qualsiasi discorso stesse facendo. Non esagero se dico che qualche volta mi è capitato di emozionarmi (nel vero senso del termine) durante una sua lezione, e sono sicura che non fossi l'unica ad averlo fatto dato che si intravedevano alcuni occhietti lucidi alla fine della sua ora.
    Altra cosa che ha bisogno di nota è il fatto che ascoltasse i problemi degli alunni, qualsiasi questi fossero, ed era pronta a darti una mano nel caso avesse potuto farlo. E' quindi stata per me sì una brava insegnante, ma anche e soprattutto una brava persona, con un grande cuore.

    Rossella Di Benedetto

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  29. Nel corso della mia carriera di studentessa ho incontrato diverse maestre, maestri, professori e professoresse. Alcuni di loro hanno lasciato una traccia significativa in me, altri un po' meno. A partire dalle esperienze più significative per me ho elaborato e manifestato il mio interesse verso l'area dell'insegnamento. A partire dalla scuola media ho notato una mia inclinazione verso le materie umanistiche rispetto a quelle scientifiche.
    Credo che questa inclinazione affondi le sue radici nelle esperienze positive di insegnamento che ho ricevuto, sia nei contesti formali, come quello scolastico, che in quelli informali, nel mio caso in famiglia. In famiglia avevo una zia ed una nonna che sono state maestre, la nonna, purtroppo, non l'ho conosciuta direttamente. Una zia, che ho conosciuto, mi ha sempre trasmesso un certo amore verso l'insegnamento. Ricordo di quando frequentavo le scuole elementari e spesso andavo a trovarla a casa. Ricordo che mi raccontava delle sue esperienze di insegnamento nel corso della sua carriera. Mi illustrava attraverso fotografie e ricordi quant'era rilevante la figura della maestra ai suoi tempi. Una persona che grazie alla sua passione e alla possibilità di coltivarla trasmetteva le conoscenze a coloro che provenivano da famiglie umili e ,che, sfortunatamente, non sempre avrebbero potuto proseguire gli studi e coltivare le proprie passioni. Mi raccontava di come era stata presa a cuore dai suoi alunni che la consideravano come un punto di riferimento che univa il contesto scolastico, inteso come istituzione formale, di apprendimento, ma anche, e soprattutto, come luogo di incontro, scambio di pensieri, idee e conoscenze, di unione e crescita. Amavo, inoltre, ascoltare le favole che mi narrava dalle quali trarne insegnamenti. Un' altra esperienza significativa e positiva l'ho avuta nella scuola primaria. Si tratta della mia insegnante di italiano, si può dire che sia un'insegnante tradizionale e portatrice di valori e principi. Ci teneva a trasmettere un apprendimento significativo e non meccanicistico o fatto di nozionismo. Il suo obiettivo è sempre stato quello di portare tutti al raggiungimento dei medesimi obiettivi, anche con modalità e tempi differenti li uni dagli altri. Queste due esperienze in particolare mi hanno trasmesso che il compito che svolge l'insegnante è quello di "tirare fuori" ciò che da sempre è innato in noi. Un'altra esperienza positiva l'ho avuta durante gli anni del liceo. Ho frequentato il liceo delle scienze umane, e questo indirizzo è abbastanza connesso all'ambito dell'insegnamento, poi le mie idee si sono consolidate ancora di più strada facendo. Dal primo all'ultimo anno di liceo ho avuto la stessa professoressa di scienze umane che mi ha fatto appassionare alle sue discipline, in particolare alla pedagogia. Durante il terzo anno di liceo ho svolto l'attività di scuola-lavoro presso le scuole elementari della mia città. Per due settimane sono stata in una terza elementare e affiancavo il compito dell'insegnante nello svolgimento delle attività. Durante le due settimane le maestre delle varie discipline avevano deciso di svolgere attività di gruppo. In questo modo la mia presenza è stata utile nell'ascoltare le richieste da parte degli alunni, nel controllo dello svolgimento corretto delle attività, e soprattutto come figura di aiuto per tutti. Mi è rimasto un bel ricordo. La considero un' esperienza più che positiva, in quanto ho potuto traslare la mia attitudine verso l'insegnamento da un piano teorico, ad uno più pratico e attivo. I bambini mi avevano preso a cuore e spesso ponevano delle richieste a me ancor prima di rivolgersi alla maestra, mi definivano una "piccola maestra"! Spero di continuare ad alimentare questa passione che è radicata in me, migliorando su molti aspetti che una volta migliorati potranno rendermi idonea all'insegnamento.

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  30. In tutti questi anni di scuola, posso dire che mi ritengo particolarmente fortunata ad aver sempre incontrato dei maestri e dei professori molto capaci, in grado di far piacere la propria materia, e con cui ho instaurato ottimi rapporti, per la maggior parte di loro. Ma ho scelto comunque di parlare della mia professoressa di italiano e latino, perché pur avendo avuto delle maestre che mi hanno segnato molto e dato delle ottime basi, dal punto di vista didattico e scolastico, io credo che alle superiori essendo più consapevoli e responsabili, si riesce a capire meglio ciò che ci vogliono trasmettere e ciò che vogliono insegnarci, e in particolare questa professoressa mi ha insegnato tanto, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista didattico. Ciò che mi affascinava di lei era che amava follemente ciò che insegnava, amava e ama tutt’ora il suo lavoro e si percepiva perché lo trametteva a tutti i suoi studenti e riusciva a farti appassionare alla sua materia, anche se magari non era la preferita tra le tante. Non era una di quelle docenti che entrava in classe per il solo scopo di fare la lezione ed andarsene. Aveva una particolare cura per i suoi allievi, ci teneva che, sì, imparassero la sua materia, ma soprattutto che comprendessero il valore della cultura, in generale. Cercava di spronare in qualsiasi modo tutti affinché cercassimo il meglio di noi stessi e che ci impegnassimo al massimo per raggiungere i nostri obiettivi. Io non ero una studentessa che spiccava molto nelle sue materie, facevo il giusto, e ho anche avuto dei dibattiti per alcune situazioni, però non mi ha mai lasciato indietro, e non l’ha mai fatto con nessuno, perché cercava sempre di spingerci oltre i nostri limiti, le nostre paure, le preoccupazioni e oltre tutto ciò che poteva buttarci giù. Era abbastanza severa in tutto quello che faceva, pretendeva molto, come è giusto che sia, ma si sa che l’importanza degli insegnamenti, che prima possono sembrare severi, si capisce dopo, quando si è più maturi da comprenderli, e adesso posso dire di averli compresi appieno. Quindi per questo credo che sia stata una delle migliori professoresse, che abbia trovato in tutti i miei anni di scuola, per la sua professionalità scolastica e per la voglia e capacità di trasmettere i veri valori della vita. È un modello di persona che sicuramente mi porterò avanti per sempre, e spero un giorno anch’io di riuscire a realizzarmi e di lasciare un segno, anche piccolo, ai bambini a cui insegnerò, sperando che tutto questo un giorno si realizzi.

    Marrocchella Giuliana

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  31. (In risposta ad Irene Pia Pantaleone)
    Cara Irene, è stato bello leggere
    quest' esperienza vissuta con un "grande" Professore, il quale è riuscito ad andare oltre l'etichetta del voto, trasmettendo il vero valore della Scuola.
    Ho ammirato il suo modo di gestire la classe e le sue lezioni, ritenendo il "fare" l'unico vero mezzo per poter apprendere.
    Anch'io come te ho frequentato il Liceo delle Scienze Umane e avrei tanto voluto vivere dei momenti in una Scuola montessoriana dato che mi affascina il metodo Montessori.
    Infatti sono contenta che tu abbia vissuto tale esperienza, e che grazie a questa sia riuscita a comprendere quale fosse l'obiettivo della tua vita.
    Roberta Mennuni

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  32. Facendo un excursus del mio percorso scolastico prendono il sopravvento i ricordi della mia maestra di Italiano, e ancor di più perché prima di incontrarla ho vissuto un’esperienza poco felice nella scuola dell’infanzia, la mia maestra era una suora molto severa e austera, dove per attirare l’attenzione di noi alunni era solita passare tra i banchi con una bacchetta di legno tra le mani. Dopo aver concluso i tre anni, temevo di ritrovarmi nella stessa situazione anche perché conoscevo solo quel contesto scolastico e non avevo un termine di paragone. Questa brutta esperienza tutt’oggi mi fa capire l’importanza del ruolo dell’insegnante, insegnare è una missione, essere parte attiva del domani ed è una grande responsabilità. Nella scuola primaria ben presto mi resi conto che la mia nuova insegnante era diversa dalle altre, ogni giorno entrava in classe con il suo sorriso migliore, era sempre disponibile all’ascolto, sapeva essere autorevole senza essere autoritaria. Eravamo l’ultima classe prima del suo pensionamento, ma nonostante la stanchezza accumulata dall’età e da tanti anni di insegnamento non ha smesso un giorno di trasmetterci l’amore per il sapere, si dedicava alle classi con tutta sé stessa, voleva che tutti i suoi alunni avessero buone basi per essere indipendenti nella vita. Ci fece comprare un piccolo vocabolario per bambini che dovevamo portare tutti i giorni a scuola assieme ad un piccolo quaderno di brutta copia, cosicché per ogni dubbio in merito a certe parole, avremmo potuto consultarlo e trascrivere il significato sul quaderno.
    La maestra inoltre aveva allestito in aula delle attività laboratoriali con una piccola biblioteca didattica con libri che dovevamo leggere tutti. Le sue lezioni erano quasi sempre frontali e costituite dalle sue spiegazioni alla lavagna, che venivano integrate con esempi o esercizi del libro, teneva molto ai lavori di gruppo per farci socializzare sempre di più.
    Oltre ad essere molto preparata nella sua materia, lei utilizzava una serie di metodi per coinvolgerci come ad esempio la lettura dei paragrafi, l'uso di immagini oppure i lavoretti con diversi materiali.
    La mia maestra era sempre motivata e ci ha insegnato che ciò che conta nella formazione di un bambino non è solo il contenuto ma la trasmissione dell’amore per il sapere.
    Antonella Pia Del Re Lombardi

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  33. RISPOSTA AL COMMENTO DI ROSSELLA DI BENEDETTO
    Ciao Rossella, ho deciso di commentare il tuo racconto perché mi sono trovata anch'io in una situazione simile. Penso che una materia scolastica diventi "leggera" o "pesante" anche in base al metodo d'insegnamento adottato, ed è qui che l'insegnante può fare la differenza. Credo che un bravo insegnante sia colui che riesce anche a trasmettere l'amore per il sapere.
    Franca Gentile

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  34. PARTE PRIMA
    La scuola è stata per me un posto su cui contare sempre, un luogo come rifugio perfetto a cui far riferimento ed ecco perché, forse, dopo tutti questi anni, mi ritrovo ancora con l’obiettivo di voler investire la mia vita nella scuola e con il desiderio di far comprendere un giorno, per quanto sia possibile, ai miei allievi, che la scuola, al di là dell’istituzione quale è, ha con sé il pregio di poter aiutare le persone anche nel lato umano.
    Le superiori hanno segnato per me un momento di crescita della mia persona molto forte e consistente; con mio amarissimo dispiacere mi sono ritrovata in un contesto in cui non mi sentivo parte integrante di un gruppo classe, questo mi ha spinto più volte a voler cambiare classe, a voler cambiare scuola, una cosa soltanto mi ha fatto desistere dal non farlo: i miei cari professori che ho incontrato nel corso del percorso scolastico. Al mattino non ero entusiasta di incontrare i miei colleghi di classe ma di certo ero sempre pronta ad ascoltare i miei professori che mi davano così la motivazione di continuare quel percorso scolastico che avevo intrapreso. Una persona in modo significativo mi ha lasciato un segno indelebile: la professoressa di filosofia, una persona dai tratti distinti e autoritari. Inizialmente, quando la conobbi, la trovavo attenta più all’apparenza che al contenuto, tanto che mi soffermavo, talvolta sentendomi in soggezione, sul suo modo di vestirsi curato e a tutto punto. Sfoggiava infatti abiti firmati che non erano mai uguali alla volta precedente, da Gucci a Yves Saint Laurent; questo suo modo di essere mi faceva rimanere un po’ perplessa, mi domandavo se una simile persona, dal mio punto di vista pregiudizievole, attaccata piuttosto all’esteriorità, potesse essere mai una brava insegnante, peraltro di filosofia. Dietro questa personcina così minuta e dall’aspetto lindo e pinto, si celava però tutt’altra figura. Con lei non era la solita lezione di filosofia noiosa durante la quale distendi il volto sul banco, afflitto dalle nozioni filosofiche ardue e incomprensibili, no, tutt’altro. Quando entrava in classe creava un clima d’aula certamente positivo, chiedeva noi com’era andata la nostra giornata sino a quel momento, era solita chiamarci con diminutivi dei nostri nomi e a far battute sul nostro conto senza mai cadere nell’offesa; La lezione era solita iniziarla con un’interrogazione che lei soleva definire non “tradizionale” perché l’allievo non doveva recarsi alla cattedra per essere interrogato o sostenere un’interrogazione dal posto di banco, come tutti noi studenti usiamo conoscerla, bensì la poneva sul piano di un dibattito filosofico tra lei e l’alunno su un filosofo o un qual si voglia argomento spiegato nella lezione precedente o ancora poneva domande a cui l’alunno doveva rispondere. Il dibattito poi si estendeva sempre alla classe così che tutti dovessero essere coinvolti. In ogni lezione tutti gli alunni della classe erano coinvolti in tale “interrogazione non tradizionale”
    VITALE EMANUELA MARIA PIA

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  35. PARTE SECONDA
    Al termine del dibattito non seguiva una successiva valutazione, erano necessari più dibattiti filosofici e risposte alle sue domande affinché lei potesse valutarci. Ciò ci imponeva da un lato e ci spronava dall’altro a doverci preparare costantemente, di volta in volta, sullo studio giornaliero così che fossimo preparati a rispondere. Quando si concludeva questa fase della lezione la professoressa passava alla spiegazione di un nuovo argomento durante la quale alternava alla classica lezione frontale la disposizione con i banchi a ferro di cavallo oppure eravamo soliti porci attorno a più banchi che andavano a formare un rettangolo, leggendo insieme e riflettendo sui filosofi. Una volta tra le tante, ricordo, ci siamo disposti in cerchio attorno alla prof e abbiamo letto estratti di un libro concernenti il filosofo Immanuel Kant. Era solita poi ripetere uno stesso concetto più volte in modo tale da poterlo fissare nelle nostre menti, consentendo di farlo noi comprendere nella sua interezza. Talvolta ci lasciavamo andare all’aspetto ludico o dedicavano intere lezioni a riflessioni, argomenti di interesse culturale, aspetti della contemporaneità; quante volte abbiamo parlato dell’emancipazione femminile studiando poi concretamente Taylor e Mill, dibattiti sulla libertà, sulle insicurezze personali, sulle proprie sofferenze e sulle proprie conquiste. Questa metodologia messa in atto dalla prof. mi ha permesso di non rimanere mai indietro e di accumulare lavoro più del dovuto. Anche coloro che non amavano studiare, conoscevano l’essenziale e sapevano di cosa si stesse parlando, la parte scogliosa del lavoro era svolta a scuola; Kant, Hegel sono stati una dolce poesia da studiare. Bisogna poi necessariamente riconoscerle un eloquio eccezionale. Ci tengo a precisare che la professoressa nelle valutazioni era molto severa e rigida, talvolta puntigliosa e rigorosa nella correzione, per lei era essenziale che centrassimo le risposte in modo pertinente, con un livello di costruzione sintattica elevato e dotata di senso compiuto; ricordo che la prof dava molto peso all’utilizzo di ogni parola, ognuna di essa doveva calzare a pennello nel contesto in cui si utilizzava, la precisione del lessico dunque era essenziale, ecco perché le valutazioni molto spesso erano contenute piuttosto che espansive. Grazie professoressa del bel progetto di vita che hai costruito insieme a noi alunni.
    VITALE EMANUELA MARIA PIA

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  36. Commento alla narrazione di SARA PASTORE
    Ciao Sara, nella tua narrazione vedo un’esperienza che può riflettersi in un qualsiasi alunno nel corso del suo percorso scolastico: l’incontrare un insegnante che ha influenzato negativamente il nostro percorso scolastico, demotivandoci e buttando giù la nostra autostima. Questo è molto aberrante quando avviene nella scuola primaria, come nel tuo caso, con la conseguenza che un insegnante, ignaro del danno che può fare ad un bambino ingenuo e inconsapevole, sottrae lui la possibilità di essere padrone della propria istruzione, ma sopratutto della propria persona. Fortunatamente nel percorso scolastico si ha la possibilità di trovare insegnanti che ci aiutano a riemergere e a prendere consapevolezza delle proprie capacità e dei propri punti di forza, come è avvenuto nel tuo caso, seppur alle superiori. Non è mai troppo tardi per comprendere che noi valiamo in quanto persone e possiamo sempre realizzarci come studenti, e in un futuro come lavoratori. Questo ci fa comprendere che nonostante nella vita scolastica di ciascuno possano esserci alti e bassi, momenti no, si ha sempre la possibilità di riprendersi, perché una persona che agisce con un “imprinting” positivo su di noi può fare tanto, certamente questo non cancella il ricordo negativo che abbiamo di alcuni insegnati, altrimenti, come tu Sara hai ricordato l’esempio negativo delle elementari e delle medie, non ne parleremmo. Il ricordo che hai del tuo insegnante di inglese è positivo e interessante, apprezzo il fatto che ci siano insegnanti che promuovano il messaggio finale piuttosto che l’insegnamento di un contenuto fine a se stesso, vuoto, puramente nozionistico. Ho letto che ritieni di essere di base molto insicura; dal mio punto di vista hai avuto molto coraggio nella volontà di cambiare nel tuo percorso scolastico, molti forse si sarebbero arresi o fermati al primo ostacolo, tu invece hai perseverato nel continuare a migliorarti nel tuo percorso e questo di certo non può che essere un passo costruttivo positivo.
    EMANUELA MARIA PIA VITALE

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  37. Sin da piccola ho sempre sognato di diventare insegnante perché credo che questo sia un lavoro speciale con il quale si aiutano le persone a crescere. Durante la scuola materna, appena tornata da scuola ogni pomeriggio usavo dei quaderni, trasformati in registri in cui prendevo nota delle cose svolte a scuola la mattina stessa e prendevo le assenze e le presenze dei miei compagni di classe. Penso anche, però, che l'insegnate ha il privilegio di non smettere mai di imparare dai suoi alunni.
    Proprio a causa di questo mio desiderio ho passato molto tempo a osservare i miei insegnanti durante il mio percorso scolastico per poter provare a carpire ogni “segreto del mestiere” che potesse contribuire a rendermi, un giorno, una buona insegnante. Osservavo ogni loro movimento, come prendere il gesso, come cancellare alla lavagna e i loro criteri di valutazione. Sono stati molti gli insegnanti che mi hanno segnata, per i motivi più variegati, ma la persona che porterò sempre nel mio cuore è la mia professoressa di lettere del liceo. Le sue lezioni erano fondate sul piacere di stare insieme, ma sempre nel rispetto del ruolo dell'insegnante, in un clima di ascolto e serenità. La professoressa era molto preparata grazie ai suoi continui e approfonditi studi e spesso la sua spiegazione partiva da esperienze concrete, di vita vissuta attraverso le quali era più semplice per noi studenti cogliere il messaggio teorico che eravamo chiamati a studiare. Le sue valutazioni erano sempre ben ponderate e ci spronava a dare sempre del nostro meglio e sapeva benissimo fino a dove ognuno di noi potesse arrivare con le proprie capacità. La mia era una classe particolarmente problematica; non siamo mai riusciti ad essere un gruppo compatto e tra noi c’erano spesso forti scontri. Solo grazie a lei, che ha lavorato duramente con ognuno di noi, che alla fine del terzo anno siamo riusciti a fare qualche progresso come classe.
    Per noi è stata una guida; interrompeva le lezioni anche per delle ore per parlare con noi dei nostri problemi perché voleva aiutarci a risolverli; ci dava sempre molti consigli e cercava sempre di essere un supporto per noi.
    Questa insegnante non mi ha solo fatto conoscere la letteratura, ma per me è stata anche “una mamma” e “un’amica” insostituibile. Inoltre è stata la prima persona a credere in me e a capire ciò che volevo dal mio futuro.
    Io ho il privilegio di essere ancora in contatto con lei e spero che un giorno possa diventare un’insegnante simile a lei; e desidero con tutto il cuore di poter essere per i miei futuri alunni quello che lei è stata ed è per me.
    Con la speranza di trovare persone nel mio percorso della stessa umiltà e bravura come lo era lei.
    Tardio Angela Rita

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    1. Cara Angela Rita, il tuo post mi ha davvero incuriosita, ma soprattutto colpita ed emozionata. Mi ritrovo molto in quello che hai scritto, perché anche io ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza simile alla tua con il mio professore di latino e greco del liceo. Condivido, pienamente il tuo stato emotivo, ma appoggio anche il sogno di diventare un'insegnante brava, capace ma soprattutto comprensiva, in un futuro non troppo lontano.
      -Maggio Martina-

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  38. Mai avrei immaginato di trovarmi qui a parlare di lei, della mia cara prof G,
    eppure l’idea di raccontare di qualcun altro non mi ha sfiorato neppure un attimo.
    La mia prof G. la porto con me ancora oggi perché è una donna brillante oltre che dolcissima, pungente ma mai maliziosa.
    Mi piace come lei sia sempre andata oltre qualsiasi apparenza; avevamo piena fiducia in lei, potevamo parlare di qualsiasi cosa, brutta o bella che fosse. Ci ha insegnato a distinguere perfettamente il momento in cui essere “studenti” e stare a sentire le infinite spiegazioni sui versi di Dante e il momento in cui liberamente potevamo essere noi, davvero noi, con tutti i nostri momenti no e le nostre debolezze. Non siamo stati semplicemente un nome sull’elenco; sapeva i nostri punti deboli, di ognuno di noi ma ha sempre cercato di renderli punti di forza.
    Ad oggi la voglio ringraziare perché per avere a che fare con dei ragazzi, spesso in piena adolescenza, devi avere una certa sensibilità e lei l’ha sempre dimostrata tutta.
    La ringrazio perché, nonostante inizialmente il nostro sia stato un rapporto conflittuale, è stata capace di andare oltre i miei sbalzi d’umore dovuti ad alcune insicurezze.
    Non credevo potesse mancarmi così tanto,
    grazie di tutto prof G.

    FRANCESCA BERTONE

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  39. Durante il mio percorso scolastico, l’insegnante che più mi ha colpito, ‘ lasciando il segno ’, è stato il mio professore di greco del liceo. Lo ricordo con grande gioia e nutro una grande stima nei suoi confronti, in quanto è riuscito a far breccia nel mio cuore con il suo modo di fare, prima ancora che con il suo modo di insegnare.
    Professionalmente è molto preparato, infatti posso dire di avere delle buone basi per quanto riguarda la grammatica greca; ricordo tutte le regole che, con molta pazienza, ci ha insegnato, non ho mai avuto problemi nel leggere, nel tradurre testi o versioni in greco e questo è tutto merito suo. Il modo di illustrarci la mitologia greca. E’ una di quelle persone che mette passione in tutto ciò che fa, ci spronava a dare il meglio di noi stessi, capace di mettere in discussione il proprio operato nel momento in cui notava scarsi risultati da parte della classe: credo che questo sia molto importante, un gesto di umiltà che ogni insegnante dovrebbe mostrare. Dolce ed autorevole allo stesso tempo, riusciva a coinvolgere tutti nelle sue lezioni, a volte attraverso delle battute, altre attraverso dei rimproveri, proprio per farci comprendere l’importanza di ciò che stava insegnando.
    Il ricordo più bello che ho di lui è la sua risata, il suo sorriso, il modo di rivolgersi a noi con l’appellativo di “fanciulli”, la sua voglia di insegnare, ma soprattutto il suo essere sempre elegante e ben vestito. Ha avuto un ottimo rapporto con tutti i suoi alunni, e ciò lo dimostra il fatto che tuttora , quando ci incontriamo casualmente per strada, mi saluta sempre affettuosamente e ricorda quell’unico anno passato insieme; inoltre, s’informa sulle scelte di vita che ho compiuto, nonché sui miei risultati e traguardi raggiunti: nel momento in cui gli dico di esser soddisfatta del mio percorso, lui risponde di non aver mai avuto dubbi sulla mia bravura e questo mi riempie il cuore di gioia. Ho sempre avuto fiducia in lui, perciò sono felice di non averlo mai deluso e spero di continuare a dargli soddisfazioni. Il suo insegnamento, per me, non si limita alle mura di scuola e quindi alla propria materia, ma si estende alla vita di tutti i giorni.
    E’ proprio pensando a lui che ho deciso di intraprendere questo percorso di studi. Ho sempre pensato che sia fondamentale l’approccio che l’insegnante ha con la propria classe, credo debba esserci un clima favorevole all’apprendimento ed è questo il mio obiettivo. Grazie al suo esempio, spero di poter un giorno ricevere dai miei alunni tali apprezzamenti, in modo che io possa comprendere di aver fatto un buon lavoro sia a livello scolastico, ma soprattutto a livello morale. Voglio trasmettere ai ‘miei bambini’ la voglia di studiare, di apprendere cose nuove, di volere sempre di più dalla vita e da se stessi.
    _Maggio Martina_

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