venerdì 27 novembre 2020

Per le studentesse e gli studenti del corso di didattica generale 2020 2021

 

Rinnovando quella che è ormai una attività tradizionale di questo corso, inserisco un post con cui vi invito a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se possibile, vi invito ad essere positivi.
Quest'anno una richiesta in più: non ha senso che quanto voi scriviate sia letto solo da me. Vi invito, e troverò il modo per riconoscervi questo ulteriore passaggio, a leggere e a commentare almeno uno degli interventi dei vostri compagni di corso.
Il mio ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 3 dicembre vi sarei grato.
Buona scrittura!

672 commenti:

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  2. L'esperienza che tu hai vissuto con questa insegnante definita da te solare e socievole ha lasciato sicuramente un segno positivo. Vi ha trasmesso tutto l'amore e la dedizione che lei aveva nello svolgere questo mestiere. Vi ha fatti sentire a proprio agio, supportandovi in ogni cosa. Secondo me l'insegnante deve riporre fiducia nei propri allievi, sostenendoli e trattandoli allo stesso. Bisogna promuovere l'apprendimento offrendo a tutti le stesse possibilità nell'acquisire le giuste competenze.

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  3. Nel corso della mia carriera scolastica ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei insegnanti. Ad ogni modo, dovendo soffermarmi su uno in particolare mi sento di parlare dell' insegnante di italiano che ho avuto in terza elementare. Ad avermi colpito di lei, al primo posto c'è sicuramente la professionalità e la preparazione nella sua materia. Il suo metodo di insegnamento era favoloso, riusciva a farci imparare le regole grammaticali con dolci filastrocche e non solo perché per invogliarci alla lettura ci faceva fare una sorta di gara per poi premiarci. Ci fece capire da subito il momento in cui ci si poteva concedere una battuta per allentare la concentrazione e i momenti in cui, invece, lei chiedeva la massima attenzione per l'acquisizione di determinati concetti. Lei riusciva con la sua simpatia e dolcezza a rendere ogni lezione piacevole e appassionante inoltre, quando c'era bisogno, dimostrava di essere anche molto autorevole. Professionalmente, come ho già detto, è molto preparata infatti posso dire di avere delle buona basi per quanto riguarda l'italiano. È una di quelle persone che mette passione in tutto ciò che fa, ci spronava a dare il meglio di noi stessi, ci trasmetteva la grinta e la voglia di fare un buon lavoro. È così che guardando con ammirazione questa maestra che ho deciso sin dalle elementari di diventare una maestra come lei, non ho mai avuto un ripensamento e infatti oggi mi ritrovo qui iscritta alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria. Vorrei trasmettere ai miei futuri bambini ciò che mi è stato tramandato dalla mia maestra ovvero la voglia di apprendere nuove cose, di volere sempre di più dalla vita e da sé stessi.
    Benedetta Iannitelli

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    1. Ho risposto al commento di Silvia Giancola

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    2. Sicuramente l'esperienza positiva che hai avuto con questa insegnante ti ha permesso sia di avere solide basi grammaticali sia di avere un esempio sulla cui scia poter intraprendere la professione di docente di scuola elementare. Credo che un po' tutti gli insegnanti debbano saper giostrare i momenti di svago con quelli di attenzione, cosa non banale come si pensa, infatti molti professori/maestri o non sono in grado di gestire la classe e quindi si crea caos e non c'è impegno da parte degli alunni oppure creano una sorta di dittatura e hanno degli alunni che studiano solo per il terrore che incutono.
      VENDITTI ALESSIA

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    3. Benedetta, il racconto di questa tua esperienza fa comprendere che un'insegnante non deve semplicemente conoscere la materia, ma deve utilizzare dei buoni metodi (come ad esempio le filastrocche) per poter trasmettere conoscenze ai bambini. Ciò che hai raccontato mi ha fatto comprendere che un'insegnante deve rendere la lezione leggera per poter avere una maggiore attenzione e soprattutto deve far comprendere ai suoi alunni che in alcuni momenti si può scherzare ma in altri momenti bisogna stare attenti e ascoltare. L'insegnante deve mettere passione nel proprio lavoro e deve essere una persona positiva, sempre allegra e felice per riuscire in questo modo a far piacere agli alunni la sua materia e a spingerli a studiare.
      Francesca Iadanza

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  4. Benedetta Iannitelli, il tuo racconto fa comprendere che nella tua classe tutti gli alunni si sentivano accolti dalla vostra insegnante, capace di stimolare lo spirito di iniziativa e di competizione dei suoi allievi. L’autorevolezza della tua docente non mancava, però, attraverso le attività didattiche-ludiche che vi proponeva, voi alunni apprendevate con semplicità e piacere le nozioni che vi venivano impartite. A mio parere, l’insegnante della scuola primaria debba promuovere l’apprendimento con passione e dedizione, offrendo a tutti gli alunni l’opportunità di acquisire le giuste competenze, rispettando le “diversità”.

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  5. Nella mia carriera scolastica ho conosciuto tanti insegnanti , alcuni molto preparati e altri poco amanti del proprio lavoro e non sempre capaci di gestire le classi.
    La docente che porto nel cuore è la maestra, la mia insegnante di matematica e scienze che mi ha accompagnato durante i cinque anni della scuola primaria. È una persona solare, socievole e sempre disponibile. Ancora oggi , ogni volta che la incontro, mi fa ricordare i bei momenti trascorsi insieme a scuola. Di lei conservo il suo sorriso caldo, aperto e sincero. Aveva la capacità di non annoiare i suoi alunni durante la lezione ; sapeva coinvolgerci con le sue proposte educative, rendendoci partecipi del nostro processo formativo. Con la mia maestra ho svolto progetti curricolari ed extracurricolari. Ricordo il progetto teatro realizzato l’ultimo anno della scuola primaria, attraverso il quale abbiamo preparato una rappresentazione teatrale tratta da una commedia di Peppino De Filippo. In tutte le attività educative, la maestra sapeva essere professionale e carismatica .Non nascondo che a volte si arrabbiava ,ma sapeva riprendere i suoi alunni con garbo. Attraverso i suoi sguardi amareggiati e il tono della voce che diventava cupo, sapeva farsi comprendere e riportare immediatamente l’ordine nella classe. Nel mio cuore sono rimasti i suoi gesti d’affetto, la sua dolcezza, la sua serenità durante la lezione, perché per lei l’importante non era fare tanto, ma il giusto, trasferendo ai suoi alunni la passione per le attività che gli venivano proposte. La mia maestra non usava la penna rossa per evidenziare gli errori, ma li sottolineava con un pastello verde. Un giorno, un mio compagno di classe le chiese perché utilizzasse il verde invece del rosso , lei rispose che il verde per lei significava gentilezza, e quindi nella correzione, l’alunno doveva sentirsi supportato e non punito per l’errore commesso. Per lei il colore verde significava proprio questo. Un anno per Natale ci fece fare un lavoretto: consisteva nel creare un bigliettino da appendere all’albero di Natale posto nell’atrio della scuola. Sul foglietto ogni alunno doveva scrivere cosa rappresentasse per lui il Natale; io scrissi che per me il Natale significava stare insieme alla mia famiglia e che lo aspettavo con gioia perché arrivava Babbo Natale a portarmi i regali . Conclusi il biglietto dicendo che avrei voluto conoscerlo per chiedergli com’era la vita al Polo Nord insieme ai folletti e alle renne. Prima della chiusura della scuola per le vacanze natalizie, la maestra portò a tutti delle caramelle e ad ognuno diede un bigliettino di risposta alla lettera che avevamo precedentemente scritto. Nel mio biglietto lessi che Babbo Natale era un uomo che lavorava tutto l’anno per i bambini; era alla ricerca di doni da portare in tutto il mondo, nella notte di Natale, e che i suoi aiutanti, i folletti, erano molto collaborativi con lui; l’unico problema era il freddo che lo faceva stare male. Nella lettera c’era l’indirizzo di Babbo Natale che mi invitava ad andare a casa sua con la mia famiglia e mi augurava Buon Natale. Questo episodio è rimasto indelebile nella mia mente e nel mio cuore, perché la mia maestra ,con questo piccolo gesto, mi ha aiutata a crescere e a comprendere che bisogna lasciare spazio alla fantasia dei bambini ,necessaria per acquisire fiducia in se stessi e credere nella vita. Non nascondo che il desiderio di diventare una futura docente, “amata” dai suoi alunni, è nato anche grazie alla maestra che mi ha saputo trasmettere la passione per l’insegnamento che ha lo scopo di suscitare negli alunni l’entusiasmo, la curiosità e il desiderio di fare e di saper fare.
    -Silvia Giancola

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    1. ciao, che idea geniale usare il pastello verde per la correzione degli errori. Alle elementari quando vedevo la penna rossa della maestra sul foglio, ricordo benissimo che mi scoraggiava un sacco e non mi spronava per nulla anzi, se ero già triste mi abbatteva ancor di più. Anche la mia maestra ci faceva fare teatro a scuola e rivedo i volti felici dei miei compagni e penso che se queste maestre hanno creato tutto questo, bhe forse ora tocca alla nuova leva portare avanti questo tesoro. Avrei voluto conosce anch'io la tua maestra.

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    2. L’utilizzo di tecniche nuove e coinvolgenti contribuiscono in gran misura alla formazione dei bambini. Ritengo che creare un ambiente accogliente e caldo favorisce disponibilità degli allievi a voler apprendere. Condivido a pieno le varie attività proposte dall’insegnante da lei citata in quanto a mio parere favoriscono l’apprendimento, aprendo la mente degli allievi a voler raggiungere la loro autonomia. Attraverso l’adozione di questi meccanismi, l’insegnante trasmette i concetti agli alunni e solo dove essersi accertata la ricezione del sapere, si “isola” favorendo l’agire del bambino.
      Chiara Cristofano

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    3. Ciao Silvia mi è piaciuto particolarmente il modo in cui la tua maestra attuava le correzioni e credo che più docenti dovrebbero prendere esempio da lei; la mia maestra, ad esempio, era solita sottolineare con il rosso le imperfezioni e cerchiare, con il medesimo colore, gli errori più gravi. Tutto ciò, alla vista del bambino, secondo me appariva come un errore che doveva essere punito e non come un qualcosa da dover migliorare e sui porre più attenzione. Avrei molto apprezzato se la mia maestra avesse sottolineato le mie imperfezioni con il colore verde con il fine di supportarmi. Mi è molto piaciuta anche l'iniziativa che ha avuto per il periodo natalizio, rispondendo alle letterine di ognuno di voi, perché credo che deve essere continuamente stimolata la fantasia del bambino in modo tale da coinvolgere anche chi gli sta intorno permettendogli di rivivere momenti passati.
      Martina Lanni

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    4. Ciao Silvia. L'esperienza che tu hai vissuto con questa insegnante definita da te solare e socievole ha lasciato sicuramente un segno positivo. Vi ha trasmesso tutto l'amore e la dedizione che lei aveva nello svolgere questo mestiere. Vi ha fatti sentire a proprio agio, supportandovi in ogni cosa. Secondo me l'insegnante deve riporre fiducia nei propri allievi, sostenendoli e trattandoli allo stesso. Bisogna promuovere l'apprendimento offrendo a tutti le stesse possibilità nell'acquisire le giuste competenze.
      Benedetta Iannitelli

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  6. Durante il mio percorso scolastico mi sono trovata dinanzi a tanti docenti, alcuni dei quali sono stati fondamentali per la mia esperienza e per la mia scelta universitaria. Partendo dal presupposto che esperienze positive, che io ricordi, non ci sono mai state; quelle negative hanno contribuito a formare il mio percorso!
    Questo non è assolutamente un tipo di sfogo ma il racconto della mia esperienza e la riflessione su come alcuni insegnanti non sono in grado di svolgere il proprio lavoro o meglio non possiedono le competenze adatte per farlo. Alle elementari e medie (che erano continuative, quindi sotto lo stesso tetto e con la stessa classe) ho subito del bullismo psicologico da parte di una ragazzina. Sono sempre stata aperta spiegando la situazione ai miei genitori che conoscendo anche i genitori dell’altra ragazza cercavano di risolvere pacificamente al di fuori dell’istituzione scolastica. Visto che la situazione non si risolse decisi di confidarmi con una professoressa, quest’ultima rispose umiliandomi di fronte all’intera classe. Chiese a questa ragazza cosa mi dicesse di male, espose le mie dichiarazioni e ovviamente lei negò tutto. Allora la professoressa iniziò a dire che io volessi fare la vittima, che questo non era un comportamento corretto e che non dovevo andare a lamentarmi da lei. Dopo la scenata di quest’ultima, l’intera classe,succube di questa ragazza, decise di voltarmi le spalle interrompendo tutti i tipi di rapporti con me; inoltre la professoressa, che insegnava educazione fisica, iniziò ad escludermi dai giochi, simpatizzando così per l’altra ragazza e questo sappiamo bene che in un ambiente scolastico non può essere ammesso! Penso che questo non sia stato un comportamento corretto nei confronti di un’ alunna che chiede aiuto! Anzi penso che una professoressa dovrebbe accorgersi da sola di un possibile bullo in classe e di chi sia il leader! Fortunatamente questo non ha avuto risvolti negativi su di me, che ad oggi sono la persona più socievole ed estroversa del mondo ma ciò poteva influenzare qualcuno di più debole e provocare danni anche in età adulta. Ed è per questo che io, in un futuro lavorativo, starò molto attenta a questi tipi di atteggiamenti, perché non voglio assolutamente che questo possa accadere di nuovo ad un alunno, soprattutto se è egli a chiedere aiuto.
    -Beatrice Uva

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    1. Beatrice la tua esperienza mi ha toccata particolarmente, forse perché ci sono passata anch’io ma in una situazione meno difficile.

      La sfera emotiva del docente è di particolare importanza nell' insegnamento, invece nel tuo caso è venuta totalmente a mancare la sua capacità relazionale che le avrebbe permesso di gestire al meglio la complessità della relazione che vi riguardasse.
      Sono sicura che nel tuo futuro lavorativo saprai certamente come comportarti in una situazione del genere.
      -Alessia Gigliozzi

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    2. Capisco la situazione, è successo anche a me durante il primo anno delle superiori, fortunamìtamente però una professoressa si è resa conto subito della situazione ed ha agito immediatamente convocando alunni e genitori e affrontando il problema sul nascere.
      Devo dire mille volte grazie a questa professoressa che è stata capace di indivduare il problema, è questo che dovrebbe fare qualunque insegnante di fronte a queste situazioni, ovvero lavorare prima di tutto sull'unione e il rispetto della classe, perchè soltanto quando sono presenti questi presupposti è possibile vivere l'ambiente scolastico in maniera serena e produttiva.
      Di Cesare Sara

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    3. Posso in parte capirti perché anche io ho subito atti di bullismo e sono stata di conseguenza isolata dalla classe proprio nel periodo delle medie. Anche nel mio caso spesso le insegnanti hanno fatto finta di non vedere o difeso chi non andava difeso, sono stati anche presi dei provvedimenti per carità ma non in toto e sopratutto gli atteggiamenti nei miei confronti non sono mutati. Credo che persone di questo tipo non dovrebbero accostarsi all'insegnamento perché essere insegnante significa anche prendersi la responsabilità di agire nei confronti di situazioni del genere punendo chi va punito e aiutando chi va aiutato, senza lavarsene le mani come Ponzio Pilato cosa che purtroppo ancora oggi molti insegnanti o pseudo tali fanno

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    4. Nel commento precedente (dicevo che anche io ho subito una situazione simile) non ho inserito il nome, sono Alessia Venditti

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  7. Se penso a tutti gli insegnanti che ho avuto a scuola lungo il mio percorso scolastico, vedo la dolcezza, forse troppo eccessiva, delle mie maestre della scuola elementare, l’indifferenza e l’acidità della mia professoressa di italiano delle scuole medie e la professionalità della professoressa di letteratura del liceo. Se penso al futuro e al tipo di insegnate che vorrei diventare, non posso che pensare a Lei, la professoressa del liceo, rigida e severa, insaziabile di cultura, scrupolosa e curiosa, per me era un modello da seguire e nello stesso momento da non seguire; si appassionava facilmente, ai gioielli preferiva i libri di cui era molto gelosa, mi incuriosiva molto e diceva di non sapere mai abbastanza, continuava le sue ricerche, lavorava per arricchire le sue lezioni. A scuola arrivava con una quantità di libri e di quaderni colmi dei sui appunti, le sue lezioni delle volte erano soffocanti, si infastidiva facilmente se veniva interrotta durante qualsiasi cosa stesse facendo, sapeva gestire la classe anche solo con lo sguardo. Durante le sue ore di lezione in classe calava il silenzio e nessuno osava muoversi né fare “cose proibite” come vedere un messaggio sul cellulare o guardare l’ora; le sue ore non passavano mai ma le sue spiegazioni permettevano di tornare a casa e fare solo un ripasso, perché apprendevi tutto in classe, creava dubbi nei suoi alunni e gli riempiva di compiti a casa, ricerche ed approfondimenti. Le sue interrogazioni erano complesse, ti chiedeva sempre la cosa su cui eri meno preparata ma sapeva anche darti il palcoscenico per poterti esprimere al meglio, per mostrare chi eri e cosa sapevi; non tutti però la pensavano così in classe. Era una persona autorevole, sapeva ascoltare gli alunni nei momenti opportuni, sapeva riconoscere in loro quanto di bello ci fosse e non faceva che spingerli oltre i limiti. La cosa più bella che porterò sempre con me, sono i suoi insegnamenti di vita, le sue storie e la grinta che infondeva a liberarli dalle cattive abitudini e dai contesti soffocanti, quelli che gli rendevano poveri. La mia classe la odiava in certi momenti, forse per i suoi modi rigidi che però lasciavano, di tanto in tanto spazio al suo lato materno, spazio alla dolcezza; non ha reso i suoi alunni magazzini di saperi, ma gli ha dato strumenti per vivere nel mondo, per non lasciarsi sopraffare dagli uomini, coltivare i propri sogni e perseguirli ad ogni costo. Quando la sua dolcezza faceva capolino, l’aula diventava il posto più bello del mondo, ci restavi volentieri, Lei ti rendeva partecipe e non ti guardava mai con superiorità anzi, apprezzava qualsiasi cosa dicessi e sembrava che stesse imparando dalle tue parole, dalle tue esperienze. Considerava gli alunni suoi pari, ma tutto ciò quando lei disponeva il tempo per farlo, perché lei progettava tutto e qualsiasi cosa fuori dai suoi piani la turbava. L’ho apprezzata molto più alla fine del liceo quando ho capito che senza di Lei avrei potuto essere ugualmente in grado di fare. Perché di fatto un bravo docente è come un ponte per gli alunni, deve aiutarli a passare al di là del fiume senza bisogno di alcun aiuto. Lei lo è stato.
    Rebecca Pia Vocale

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  8. Sono tanti i docenti che porto nel mio cuore, a partire dalla scuola dell’infanzia, però se devo scegliere una persona in particolare direi che è la professoressa di Inglese delle scuole medie. Ho avuto il piacere di frequentare una professoressa davvero speciale, che mi ha accompagnato, supportato, spronato nei tre anni di percorso alle scuole medie e anche dopo, perché veniva al liceo ad informarsi di come proseguivano gli studi dei suoi ex alunni, ogni volta che ci incontravamo per le strade del paese si fermava per avere aggiornamenti sugli studi. La prima cosa che mi viene in mente è il suo sorriso luminoso e l’allegria che mi trasmetteva appena entrava in classe e per come riusciva ad attrarre la nostra attenzione, dalla battuta pronta in ogni occasione a volte ci prendeva scherzosamente in giro. Una persona che si occupava anche di altri progetti nella scuola tipo il progetto pigotte per l’Unicef e ricordo che abbiamo fatto le bambole di pezza e non sapevamo disegnare gli occhi e sua figlia ci ha dato una mano a dipingerli, non solo, si occupava di reclutare i ragazzi per il gruppo folk dell’Istituto e ci spingeva a farlo, noi non avremmo voluto indossare una gonna lunga nera e pesante con un corpetto stetto-stretto e un grembiule rosso e non solo poi dovevamo ballare in coppia con un compagno e la cosa non ci sembrava allettante, ma lei aveva un modo così carino di chiedercelo che non potevi dirle di no…. E’ proprio grazie a lei che ho amato la lingua inglese e la cultura britannica che ancora oggi mi affascina. Ricordo in particolare una lezione nella quale abbiamo cercato le ricette per l’english breakfast e le abbiamo tradotte e poi nel pomeriggio le abbiamo preparate in gruppo a casa e l’indomani a scuola le abbiamo mangiate cercando di conversare in inglese. La professoressa aveva un modo speciale di spiegare la cultura inglese e riusciva a suscitare l’interesse di tutti, molte volte ci raccontava gli aneddoti delle sue esperienze come baby sitter a Londra quando studiava, di quanto le signore inglesi non sapessero cucinare e di quante volte aveva cucinato gli spaghetti al pomodoro riscuotendo applausi di compiacimento, rendeva il racconto così vivido che ci sembrava di vederlo. Quando eravamo in difficoltà lei subito era pronta con tanti esempi esplicativi per renderci la grammatica più appetibile, se qualcosa non era chiaro subito con un guizzo saltava in piedi e iniziava a spiegare in modo diverso. Alla fine della terza media, come premio per il percorso scolastico svolto i miei genitori mi hanno permesso di andare con un gruppo di studenti in Scozia con lei, in viaggio studio ad Edimburgo, durante la permanenza con noi si è dimostrata sempre attenta e disponibile, affettuosa ma ferma, in aereo stringeva la mano a chi aveva timore e quando siamo arrivati nel college ci ha proibito di parlare in italiano ma di conversare solo con gli studenti stranieri in modo da poter perfezionare la lingua. Il pomeriggio scendevamo nel giardino del college e lei ci sfidava nelle pratiche sportive, tipo il tiro alla fune o i salti con la corda, a badminton, o mentre camminavamo nel parco ci sfidava a chi arrivava prima sotto la statua che si vedeva in lontananza, una persona dalla vitalità dirompente, coinvolgente, con una capacità di farti visualizzare ciò che raccontava. Fermamente convinta che a scuola dovevamo avere un docente di madrelingua, ha sempre sostenuto che ascoltare una persona nata e cresciuta in un paese di lingua inglese potesse aiutarci moltissimo a migliorare la pronuncia. Con il suo aiuto pomeridiano studiavamo per superare gli esami per la certificazione inglese, diceva sempre che sarebbe stato di aiuto nella nostra carriera di studenti. Non è stata solo un insegnante per me, mi ha aiutato a crescere come persona, a maturare e a sviluppare una consapevolezza linguistica e culturale che mi ha permesso di allargare i miei orizzonti e aprirmi verso nuove culture.
    Rosalinda Maselli

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  9. Ho un ricordo bellissimo del mio Professore di matematica delle scuole superiori. Aveva la capacità di rendere semplice una disciplina scientifica che per molti risultava complessa. Sapeva tenere alta l'attenzione della classe con il suo amore verso la disciplina e il suo lavoro, svolto come una missione di vita con estrema dedizione. Le sue lezioni erano un momento di confronto per l'intera classe. Era un professore "umano" che guardava dentro i suoi alunni, considerandoli tutti allo stesso livello. Aveva la capacità di capire al volo con uno sguardo lo stato d'animo di ognuno di noi. Non eravamo solo un Nome e un Cognome per lui, eravamo il futuro che prendeva forma. Diceva sempre che eravamo come dei vasi da modellare e che non esisteva vaso che non potesse contenere nulla. Ricordo quanto tempo dedicava a chi non riusciva a comprendere un argomento, un meccanismo o una formula. Nessuno veniva lasciato dietro in balìa delle sue incomprensioni o dubbi. Non era mai scocciato da domande ripetitive, non ho mai sentito il suo tono di voce alzarsi bruscamente. Sapeva essere autoritario ma allo stesso tempo empatico. È grazie a lui che ora intraprendono questo percorso con tanta speranza e volontà. Spero un giorno di essere in grado di onorarlo e renderlo orgoglioso perché custodisco ancora i suoi insegnamenti e la sua passione nella mente e nel cuore.
    -Gaia Antenucci

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    1. Il tuo racconto, cara Gaia, è collegato al mio da un sottile filo rosso. Nel tuo caso, a farti amare una materia complessa, è stato un insegnante determinato, capace di condurre i suoi alunni non semplicemente ad una comprensione meccanica della materia, ma ad assumere un approccio positivo verso di essa. Non è facile, ci vuole passione per il proprio lavoro, amore per la disciplina e competenza. Mi colpisce quando definisci il tuo professore come "umano", poichè non è scontato che un insegnate lo sia. Sono certa che, con lo stesso impegno che metteva lui verso la sua professione, sarai in grado di renderlo più che orgoglioso.

      Carmen Abbadessa

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    2. Il racconto di Gaia mi ha emozionato, traspira l’empatia tra la ragazza e il docente che viene visto come maestro di vita oltre che come dispensatore di conoscenze e umanità. Emerge la visione di una scuola palestra di vita, costruttrice di una società egualitaria in cui tutti ricevono nella stessa misura attenzioni, contenuti, affetto e la guida per diventare cittadini di una Nazione che ha bisogno di donne e uomini capaci di affrontare il futuro con ottimismo e voglia di fare in prima persona. E’ un manifesto di riconoscenza che condivido pienamente e dedico a tutti coloro che quotidianamente nutrono le menti mettendo in primo piano il singolo individuo.
      Rosalinda Maselli

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    4. Ciò che mi colpisce di questa narrazione è il fatto che 'nessuno veniva lasciato indietro solo con i suoi dubbi'. Ecco, in questi giorni di lezioni on-line, abbiamo trattato lo scaffolflding di cui parla Bruner e ci è stato comunicato come l'insegnante deve rappresentare l'impalcatura cui il discente 'deve potersi aggrappare', ciò che il professore di cui parla ha sicuramente rappresentato per i suoi alunni. L'episodio mi richiama in mente quanto affermato da Don Milani, che stiamo studiando, che ci insegna che 'non v'e ingiustizia peggiore di fare parti uguali tra disuguali' ciò a ricordarci che una classe è composita, formata da discenti che hanno e/o possono avere diversi stili di apprendimento nonche' diversi tempi di apprendimento che devono essere rispettati, potendo accadere, dunque, che un argomento trasmesso possa non essere compreso immediatamente ovvero compreso con 'tempi diversi' e/o con metodologie diverse rispetto agli altri e che maggiore attenzione occorre prestare a quegli alunni che ci esprimono dubbi e/o che sono rimasti 'indietro', legandosi la questione al tema della 'individualizzazione' dell'insegnamento che stiamo trattando.
      Solo così potremmo mettere in pratica l'insegnamento di Bruner e di Don Milani, sempre disponibili a quell'ascolto attivo che deve caratterizzare la nostra azione educativa, per far sì che nessuno rimanga 'indietro' 'solo'con i suoi dubbi.
      Giovanni Felicita

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    5. Che piacere venire a conoscenza dell'esistenza di insegnanti di matematica, spesso immotivatamente ritenuti più austeri e rigorosi, così sensibili ed attenti alle esigenze degli studenti...
      Non ho mai amato particolarmente il mio prof di materie scientifiche ma la tua esperienza mi offre l'opportunità di rivalutarne le indubbie capacità umane e didattiche...mi hai fornito lo spunto per liberare la mente da ogni pregiudizio... In fondo tutto ciò che ho imparato lo devo anche a lui.
      Camilla Letizia

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  10. Un'insegnante che riesce a farti sorridere ogni mattina, anche nei momenti di sconforto, è prima di tutto un'ottima persona. La mia insegnante d'inglese delle scuole superiori era così.
    Entrava in classe sempre con passo deciso e schiena dritta, ci guardava attraverso i suoi occhi color nocciola che esprimevano una certa soddisfazione e nel frattempo regalava a tutti un sorriso bianchissimo, ma soprattutto sincero. Percorreva molti chilometri ogni mattina per venire a scuola, eppure nell'arco di un anno non è mai mancata. Era sempre attiva, sempre positiva, anche quando in classe riscontrava problematiche con i ragazzi più difficili, lei affrontava tutto con il sorriso. Questa era certamente la sua più grande qualità. In classe molte volte preparava delle lezioni divertenti, come ad esempio il farci interpretare personaggi storici in modo da aiutarci ad assimilare meglio l'argomento da studiare. Quindi poteva capitare che un giorno io fossi la Regina Vittoria, mentre un altro compagno diventasse Shakespeare e, pur comunicando tra di noi con un inglese non sempre corretto, lei ci aiutava a gestirlo al meglio, ponendosi al nostro fianco, assumendo il ruolo di regista del nostro apprendimento. Spesso e volentieri poi, ci faceva cantare. La professoressa aveva una voce incredibile e a volte ci portava in aula magna, dove c'era un pianoforte. Lei si sedeva a suonare, chiudeva gli occhi e, sorridendo, si godeva il nostro canto felice, anche se a volte un po' stonato. Il periodo di Natale, in questo senso, era il più bello. Capitava che anche altri insegnanti o il personale scolastico, entrassero in aula per poterci ascoltare.
    L'ammiravo per la profonda passione che metteva in tutto quello che organizzava, minuziosamente, servendosi soprattutto di tanta fantasia. Ha trascorso con noi un solo anno, che ricordo come il più bello. Prima di lei avevo avuto insegnanti rigidi, che pretendevano da noi alunni la conoscenza perfetta della materia attraverso uno studio passivo, svogliato. Un giorno ho raccontato alla mia professoressa di come, qualche anno prima, mi fosse capitata un'insegnante d'inglese che metteva quattro già solo se si rispondeva male alla prima domanda, senza quindi dare la possibilità di continuare l'interrogazione. Con lei non ero mai riuscita a prendere nemmeno una sufficienza nella materia, me la faceva odiare, fino a quando un giorno non scoppiai a piangere dopo l'ennesimo e vano tentativo di recuperare. Mentre glielo dissi, gli occhi della mia cara professoressa divennero lucidi e mi abbracciò. Lei capiva come ci si sentiva, sapeva quanto un pessimo insegnante potesse influire non solo sul rendimento, quanto più sulla sensibilità dei ragazzi. Lo sapeva perché anche lei aveva vissuto esperienze simili.
    Quell'abbraccio ancora oggi non lo dimentico e quando è dovuta andare via per intraprendere un nuovo percorso, ho pianto, di nuovo. Questa volta però, per aver perso un'insegnante straordinaria.

    Carmen Abbadessa

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    1. Carmen, ammettere che hai versato lacrime di tristezza e di gioia fa di te una persona coraggiosa e genuina. Trovare insegnanti che fanno amare la disciplina e arrivare a scuola col sorriso e la voglia di fare fa moltissimo durante il percorso scolastico. Mi ha colpita leggere del distacco che hai avuto da lei, senza dubbio era una persona e un'insegnante stupenda.
      Gaia Antenucci

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    2. Carmen ,provo una profonda stima nei tuoi confronti ,il tuo racconto mi ha appassionato e catapultato nei mille ricordi del mio percorso scolastico.
      Non ti nascondo che anche io ho ho versato lacrime di dispiacere ,ma fortunatamente anche di gioia nell’arco degli anni che mi hanno insegnato a crescere e ad affrontare le situazioni.
      Prima di conoscere la professoressa di cui ho raccontato precedentemente avevo un professore che pretendeva studio e rigore,senza attimi di sorrisi svaghi e divertimenti, portandomi a non raggiungere dei risultati considerevoli e ad odiare la materia ,con attimi di pianti e tristezze, proprio come te. Dobbiamo ritenerci fortunate per l’incontro di nuovi prof che ci hanno fatto sorridere e appassionare alla scuola.


      Domenica Palladino

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    3. Grazie Gaia e Domenica, di cuore!

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    4. Ciao Carmen, si è vero, è stata una prof attenta e che aveva una passione per l'insegnamento che non tutti hanno. Per i bambini solitamente la cosa che traspare e rimane per l'intera vita è il sorriso di una docente. Che bello il racconto del Natale! Una cosa davvero carina da cui magari prendere spunto. Un altro aspetto di cui tu ci hai parlato sono state le lacrime che hai versato con un altro insegnante rigido di qualche anno prima. Non è facile condividere queste emozioni, però fanno parte della nostra vita e sono episodi che non dimenticheremo mai. Ti capisco in pieno quando parli del distacco da questa insegnante perché anche io l’ho vissuto sulla mia pelle. Mi ha colpito questo tuo racconto perché un po' mi sono ritrovata in esso in quanto ho avuto insegnati severi ma anche insegnanti che mi hanno lasciato il segno.

      Nicoletta Toccariello

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  11. Molteplici sono gli insegnanti che ho incontrato durante la mia carriera scolastica, molti dei quali hanno contribuito alla mia formazione, ma la figura che porto più a cuore è la maestra delle scuole elementari di matematica, la maestra T. Una persona frizzante e solare che trasmetteva la sua tranquillità e gioia non appena entrava in aula. Una donna che si faceva ricordare non solo dal suo modo di vestire, sempre elegante, ma soprattutto dal suo sorriso contagioso che trasmetteva serenità e spensieratezza. Ogni volta che entrava in aula, il suo primo interesse, prim’ancora di iniziare la lezione, era rivolto allo stato d’animo degli alunni: s’interessa e si preoccupava del nostro star bene. Il suo metodo d’insegnamento si differenziava da quelli degli altri insegnanti perché utilizzava metodologie inedite per trasmettere il suo sapere. Cercava sempre una pratica differente per introdurre i concetti in maniera chiara e comprensibile. Un giorno per spiegarci l’addizione e la sottrazione ci fece costruire l’abaco con das e stuzzicadenti e tramite le palline, colorate in base alle classi (blu per unità, rosso per decina, verde per centinaia, giallo per migliaia), ci spiegò le operazioni. Un altro dei tanti episodi fu quello dell’introduzione delle canzoni per la memorizzazione delle tabelline. La maestra T. inoltre si occupava dell’organizzazione di varie attività educative, tra cui le recite scolastiche. Le piacevano tanto gli spettacoli in quanto vedeva la scuola come un luogo ludico oltre che come ambiente formativo. La maestra T. ha lasciato un bellissimo ricordo nel mio percorso educativo poiché amava così tanto il suo lavoro a tal punto da far appassionare anche me ed infatti eccomi qui, iscritta al corso di Scienze della Formazione Primaria per raggiungere il mio obiettivo: educare i bambini. Mi auguro un giorno di prendere la maestra T. come esempio per il mio futuro percorso professionale.
    Chiara Cristofano

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    1. Chiara, leggendo i vari racconti, il tuo mi ha particolarmente colpita perché il mio obiettivo è quello di diventare in futuro un’insegnante come la tua maestra. Mi affascina particolarmente il suo rapporto con gli alunni, il suo modo di insegnare e di trasmettere il suo sapere. Lavorare in un clima sereno, trasmettere felicità e interessarsi soprattutto allo stato d’animo degli alunni, penso siano gli elementi principali per affrontare al meglio una lezione.

      -Irene Pia Pantaleone

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    2. Ciao Chiara, rispondo al tuo post perchè nella tua maestra T. rivedo molto la mia maestra di matematica della Scuola Primaria che anche io ho descritto nel mio post. Avere la possibilità di incontrare una maestra umana che si preoccupi dello star bene dei propri alunni è veramente una fortuna; a volte, purtroppo, si incontrano insegnanti che forse non apprezzando il loro lavoro o per altre tante motivazioni, non fanno sentire amati i propri studenti. Per quanto riguarda l'insegnamento della materia trovo molto divertente e funzionale far studiare le tabelline tramite delle canzoni, così come è fantastica l'idea che la tua maestra ha avuto per insegnare le operazioni matematiche. Una maestra professionale per me dovrebbe essere così: dovrebbe cercare metodi alternativi, divertenti, non pesanti ma al tempo stesso professionali che riescano a far suscitare la curiosità dello studente. A quanto ho capito la tua maestra T., così come la mia, è stata una maestra professionale e umana. Siamo state proprio fortunate.
      -Tania Marchetti-

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    3. Ciao Chiara, sono rimasta affascinata dalla determinazione e passione della tua maestra. A mio parere,la passione per il proprio lavoro è la chiave per essere degli ottimi insegnanti. Essa è riuscita ad instaurare sin da subito un ottimo rapporto con voi alunni preoccupandosi in primis del vostro stato d'animo. Vi ha coinvolto in molte attività educative come le recite e ha utilizzato metodi alternativi, divertenti come imparare le tabelline attraverso una canzone in modo da far suscitare molta curiosità negli studenti. Spero anch'io di diventare,un giorno come la tua maestra.
      Benedetta Iannitelli

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  12. È arrivata in classe come un tornado di severità e passione stravolgendo completamente la classe: l’Insegnante di storia e filosofia dei nostri ultimi tre anni da liceali.
    È bastato poco per conoscere ciò che volesse davvero da noi, pertanto ci fu chiaro sin da subito come destreggiarci.
    E così, ormai affascinati da quella nuova realtà che ci si stava presentando, ci ritrovammo catapultati nel mondo metafisico della filosofia e in quello bellicoso della storia.
    Di lei ricordo particolarmente l’emozione di sentirla parlare, l’aspettativa non solo di un bel voto ma di un cenno di stima, il suo essere sempre dalla nostra parte e il suo auspicio di farci amare la disciplina nonché di nutrirci pienamente di cultura.
    Ci ha educati insegnando con serietà e competenza, con i suoi occhi attenti ed espressivi e con il gesso in mano per essere pronta ad incidere il sapere prima sulla lavagna e poi nelle nostre menti.
    Ha creduto in me sin dall’inizio affidandomi compiti importanti nei progetti scolastici, per questo a lei devo la sicurezza e l’essere responsabile che oggi mi contraddistingue. Nonostante gli anni delle superiori siano finiti già da un po’ ci tiene ancora uniti con la stessa presunzione di allora, ossia quella di essere particolarmente speciali.
    -Alessia Gigliozzi

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    1. Alessia, mi fa molto piacere che tu abbia incontrato un'insegnante così, non solo bravissima nel farvi appassionare alla materia, ma anche di buon cuore, che non è da sottovalutare! Credendo in te ha fatto salire molto la tua autostima e ti ha fatto amare il ruolo di insegnante, il che è stupendo!
      -Beatrice Uva-

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    2. Cara Alessia, il tuo racconto mi ha colpita molto e mi ha emozionata, mi ritrovo molto in quello che hai scritto, perché anche io ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza simile alla tua con la mia professoressa di lettere del liceo. Condivido il tuo stato emotivo, in cui ritrovo il mio.
      -Elena Di Spirito-

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  13. Ripensando alla mia vita scolastica non è stato semplice fare una scelta tra un docente rispetto ad un altro, dato che, fortunatamente, mi è capitato di instaurare ottimi rapporti con svariati docenti che hanno accompagnato il mio percorso scolastico e lo hanno segnato positivamente. Ad ogni modo, dovendo soffermarmi su uno in particolare mi sento di parlare della professoressa di letteratura e latino del liceo. La ricordo con gioia e nutro una grande stima nei suoi confronti, in quanto è riuscita a far breccia nel mio cuore con il suo modo di fare e con il suo modo di insegnare. Ho scelto lei perché è sicuramente l’insegnate che mi ha lasciato di più. Oltre ad essere molto preparata, l’aspetto che più mi ha colpita è che riusciva a motivare l’intera classe mediante quel suo modo di spiegare davvero coinvolgente; infatti, quando parlava dei "suoi" amati letterati, riusciva ad attirare l’attenzione di tutti, permettendo di recepire quello che era il pensiero o il capolavoro letterario e renderlo sempre attuale, mediante anche un’analisi e proiezione nell’odierna società culturale. Dolce ed autorevole allo stesso tempo, riusciva a coinvolgere tutti nelle sue lezioni, a volte attraverso delle battute, altre attraverso dei rimproveri, proprio per farci comprendere l’importanza di ciò che stava insegnando. Uno degli elementi fondamentali del processo di insegnamento e apprendimento è il clima che si instaura in classe tra docenti e allievi ma anche l’aspetto motivazionale che contribuisce sostanzialmente a favorire il processo, in quanto se vi è un clima favorevole si lavora e si apprende meglio. La differenza che notavo tra quest'insegnante e gli altri era notevole. Mentre gli altri si limitavano a sterili spiegazioni, lei esponeva gli argomenti con tale trasporto che riusciva ad accendere l'interesse e la curiosità anche dei più svogliati. È proprio in questo che risiedeva la migliore qualità di questa professoressa. In altre parole, cercava di renderci autonomi e di fare in modo che ragionassimo con la nostra testa. È questo, secondo me, il compito di un buon insegnante.
    (parte 1) Elena Di Spirito

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  14. Amava la sua materia, il suo lavoro e ci trasmetteva questa passione; faceva sempre in modo che andassimo oltre il contenuto del libro, ci spingeva ad approfondire. È grazie a lei, infatti, che ho scoperto cosa fosse la letteratura, la poesia ma anche il pensiero di ogni autore, perché la professoressa ci permetteva di fare un viaggio nelle loro vite e trascorsi, che poi permettevano di comprendere meglio lo sviluppo e l’evolversi del pensiero del poeta in questione. Le “interrogazioni”, termine che la mia professoressa detestava, preferiva sostituirlo con la parola “verifica”, in quanto l’insegnate non è colui che fa l’interrogatorio ma è colui che verifica l’acquisizione delle conoscenze e competenze; le verifiche non avevano infatti come unico obiettivo la valutazione ma erano un “mettersi nei panni” del poeta, nel suo vissuto e nella sua vita, per quanto fosse possibile. Personalmente è nato, proprio per questo un vero e proprio amore, particolarmente, nei confronti della Divina Commedia di Dante Alighieri, che la professoressa amava e del famoso poeta Giacomo Leopardi. Mi auguro che questo modello di insegnamento mi guidi sempre nella mia futura carriera, perché l’insegnamento non è solo dare nozioni, ma è una questione molto più complessa. L'insegnante è sempre il modello dell’alunno, positivo o negativo che sia, le sue conoscenze, la sua personalità, i suoi modelli, diventano un esempio, per questo, contemporaneamente, riceve dagli alunni una quantità di risposte e di stimoli che deve essere in grado di cogliere, per poter continuare il suo compito di educatore. Penso sia ineguagliabile la gratificazione che un insegnante prova, nel vedere che i suoi discepoli crescono e diventano esseri colti, liberi e pensanti. L'efficacia educativa dovrebbe essere valutata in base alla capacità dell'educatore di diventare “inutile” e rendere autonomi i propri allievi, se questo traguardo non viene raggiunto vuol dire che gli obiettivi sono falliti.
    (parte 2) Elena Di Spirito

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    1. Elena leggendo il tuo racconto mi sono accorta di aver vissuto un’esperienza simile alla tua, anche se nella Scuola Primaria. Questo mette in luce il fatto che non importa se si ha una consapevolezza maggiore o minore di ciò che si sta apprendendo, ma è la figura dell’insegnante che fa la differenza perché è fondamentale il sentirsi coinvolti e spronati nel dare sempre il meglio di sé, e considerare quindi l’apprendimento e lo studio come parte integrante della nostra vita.
      Credo che tutti debbano incontrare delle insegnanti come quelle che noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere, per riuscire ad apprezzare tutta quella ricchezza che la scuola ci offre.
      -Ludovica Cravero

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  15. Buongiorno a tutti.
    Dopo tanti anni vissuti in ambito scolastico trovo doveroso raccontare di una professoressa, ma anche maestra di vita, la quale ha saputo formarci ed educarci facendo crescere in me la passione nei confronti dell’insegnamento.
    Si tratta di un’insegnante di Scienze Umane e Filosofia degli ultimi tre anni del liceo.
    Si è posta fin da subito come una figura materna, il suo primo pensiero all’ingresso in classe era chiederci il nostro stato d’animo e i nostri eventuali problemi nei confronti di altri insegnanti,consigliandoci e sostenendoci in ogni modo.
    Ricordo ancora il suo sorriso e il modo di porsi nei confronti della classe,un equilibrio tra severità e bontà.
    Nei primi anni ricordo di non aver avuto un buono approccio con la Filosofia,mi era difficile comprenderla.
    Invece grazie alla sua passione e suoi metodi,assolutamente diversi dagli altri,è riuscita a suscitare in me interesse e maggiori conoscenze verso questa materia.
    Il maggiore interesse degli altri insegnanti era quello di farci imparare ad ogni modo la loro disciplina,con le buone o con le cattive. Il suo,invece, si basava primariamente sul creare un clima sereno dove vi era interazione e in secondo luogo,ma non meno importante,l’apprendimento.
    Non eravamo una classe eccellente dal punto di vista del profitto ma nelle sue materie tutti,o almeno la maggior parte, riuscivamo a raggiungere la sufficienza.
    Sarà il mio ricordo più bello degli anni liceali e sicuramente influenzerà il modo in cui un giorno vorrei insegnare ai miei allievi.

    Domenica Palladino

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    1. Domenica, ciò che mi ha colpito del tuo racconto è che fa riflettere sul fatto che a rendere bella o brutta una materia che si studia può essere anche il docente che la insegna. Per questo, a parer mio, la passione per il proprio lavoro è la chiave per essere dei buoni insegnanti, proprio come nel caso della tua professoressa. Non si insegna al fine di mettere un voto o di concludere il programma, è importante stabilire un clima sereno, motivare i propri studenti e, soprattutto, non trascurare i loro tempi e le loro difficoltà.
      -Daniela Di Iorio in risposta a Domenica Palladino-

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  16. La mia maestra di matematica della Scuola Primaria è la mia maestra del cuore. Ricordo la sua professionalità, la sua severità ma al tempo stesso la sua gentilezza, il suo rispetto e le sue amorevoli attenzioni nei confronti di noi studenti. E sono proprio queste le qualità che, a mio parere, un insegnante deve avere. Mi ha insegnato bene la matematica e la ringrazio per questo perché una casa che ha delle solide fondamenta è difficile, o anzi è quasi impossibile che vada per terra in futuro, e io in tutti questi anni scolastici non sono mai caduta. Mi ha insegnato la materia facendomi divertire e, dunque, facendomela amare. Ricordo ancora che mi ha insegnato le tabelline tramite un gioco a squadre, divideva la mia classe in due piccoli gruppi (piccolissimi gruppi dato che la mia classe era formata solo da undici studenti) e la sfida consisteva nell’indovinare per primi il risultato di una tabellina. Questo gioco mi dava una carica assurda e, devo essere sincera, a quei tempi ancora non riuscivo a capire il suo scopo, o meglio per me l’obiettivo era indovinare per prima e far vincere la mia squadra mentre solo ora capisco che era un metodo didattico che per me è stato funzionale e che dunque mi piacerebbe tanto riproporre ai miei futuri studenti. Oltre alla matematica, mi sono appassionata anche alla lettura grazie a lei. Un pomeriggio a settimana tenevamo degli incontri pomeridiani e leggevamo libri. Un libro che mi ha appassionato è “Il fantasma di Canterville” di Oscar Wilde; pochi giorni fa hanno trasmesso il relativo film in tv e subito ho ripensato alla mia maestra. La mia maestra era professionale, a volte severa (io, non per vantarmi, studentessa modello alle elementari ricordo che una volta mi dimenticai di svolgere dei compiti assegnati per casa e addirittura mi mise una nota sul diario) ma di una profonda umanità. Da piccola soffrivo spesso di mal di pancia e ricordo che lei, ogni volta, mi faceva sedere sulle sue ginocchia e mi cullava aspettando l’arrivo dei miei genitori per portarmi a casa. Mi sentivo protetta, al sicuro e quando ripenso a questi episodi mi viene in mente la situazione che si sta vivendo oggi: un bambino piange perché non si sente bene, perché gli manca la mamma e per altre mille motivazioni e un maestro non può nemmeno avvicinarsi per dargli conforto, per non farlo sentire solo, noi “adulti” capiamo il perché di questo non contatto, ma lui, bambino innocente come riesce a dare una risposta al suo “Sto piangendo, perché il maestro non viene vicino a me per farmi sentire protetto?”. Mi sento fortunata ad aver vissuto momenti così belli e ad averli vissuti insieme ad una maestra fantastica che mi ha fatto da guida e che mi guida ancora oggi. Infatti il nostro rapporto è rimasto stretto nonostante siano passati quasi dieci anni, quando ci incontriamo ci abbracciamo calorosamente e mi chiede come va la mia vita, mi consiglia nelle scelte che devo fare e che io le confido. Da qualche anno la mia maestra si è trasferita con la sua famiglia al nord per insegnare lì, dopo questa notizia ero un po’ giù ma oggi mi piace immaginare a quanto siano fortunati quei bambini che stanno avendo la fortuna di conoscere colei che rimarrà per sempre la MIA maestra.
    -Tania Marchetti-

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    3. La prima parte del suo racconto (quando parla di "amorevoli attenzioni") mi fa pensare all'importanza dell’empatia nella relazione educativa, caratteristica di primaria importanza sulla quale siamo chiamati a lavorare, quotidianamente, per affinare le nostre doti relazionali ed emozionali. Per poter raggiungere un successo formativo, occorre sempre una buona relazione con l'alunno.
      Mi colpisce, ancora, il raccontare del suo successo in matematica in quanto l'insegnante "la faceva divertire". Questo mi induce a riflettere sulla importanza delle emozioni nel processo di apprendimento. Apprendiamo più facilmente ciò che ci piace ed è questo il nostro compito, creare il "piacere" di apprendere.
      Capisco e noto l’importanza dei mediatori didattici, in questo caso, del mediatore analogico del gioco, (lei parla dei giochi che le faceva fare l’insegnante) strumenti didattici che dobbiamo fare “nostri” nella quotidiana pratica didattica che porremo in essere.
      “Mi dava una carica assurda” racconta, questo mi rinvia alla riflessione con riguardo alla motivazione che dobbiamo saper creare nel discente, dobbiamo sapere motivare i nostri alunni, rievocando con forza in me l’importanza fondamentale della motivazione nel processo di apprendimento.
      “Grazie a lei mi sono appassionata alla lettura”, questo mi fa capire quanto sia importante trasferire passioni, il nostro compito deve essere quello di “appassionare”, di regalare “passioni”, di coinvolgere in attività educative, in qualunque pratica “formativa” del pensiero e della persona.
      In fondo, capisco e rifletto, sul fatto che quella dell’insegnamento sia una delle attività di maggiore spessore e ricchezza umana, perché ci consente di formarci, insegnando, e di formare, insegnando, nella consapevolezza che il patrimonio umano è quanto di più prezioso “esista” e, nello stesso tempo, quanto di più “complesso” da studiare.
      Giovanni Felicita

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  17. Nel mio percorso scolastico ho avuto diversi insegnanti che certamente hanno contribuito alla mia formazione dal punto di vista culturale e umano. Un ringraziamento speciale alla mia insegnante di psicologia che, a parer mio, è riuscita a lasciare un’impronta significativa per il mio percorso di formazione, grazie al suo innovativo modo di insegnare.
    Il suo metodo consisteva nel riuscire a creare un’ambiente favorevole all’apprendimento iniziando, i primi 10 minuti ,con il mettere in atto alcuni giochi e teorie psicologiche studiate da noi precedentemente , situate all’interno del suo programma ministeriale.
    A tal proposito ricordo ancora la messa in atto di una teoria secondo la quale un individuo posto in un contesto di gruppo, verrà nella maggior parte dei casi influenzato da esso.
    La messa in atto di tale teoria si basava sul mandare un alunno fuori la classe con una scusa qualunque (per esempio con la richiesta di prendere un gesso), in seguito, l’insegnante avrebbe fatto una richiesta agli alunni, ossia di rispondere erroneamente ad un quesito la cui risposta risultasse palesemente inesatta. A tal punto aspettare il rientro dell’alunno precedentemente uscito, porre alla classe tale quesito, e vedere la risposta dell’alunno in seguito a quelle dei loro compagni volutamente errate. Questa teoria ebbe i suoi frutti dato che il soggetto in questione si fece influenzare dalle altrui risposte.
    Tale insegnante è riuscita, non solo a farsì che noi studiassimo la sua materia con piacere e dunque con ottimi risultati, ma ha aiutato a tutta la mia classe compresa me, a capire il vero senso dell’apprendimento. Non considerandolo come un qualcosa di negativo e forzato, dunque, mirato esclusivamente al voto, ma di vederlo come un qualcosa di positivo utile per noi stessi e per il nostro futuro…


    GIUSY RAVESE 28/11/20

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    1. La tua prof è riuscita con successo a mettere in pratica una modalità di apprendimento che se fosse stata solo appresa leggendo un testo scolastico, molto probabilmente, sarebbe stata dimenticata abbastanza velocemente
      Al contrario l’esperienza del “fare” vi ha resi protagonisti di una esperienza che ha lasciato dei segni nella vostra vita.
      Sono d’accordo con te nel fatto di non finalizzare esclusivamente l’apprendimento al voto, anche se lo ritengo un desiderio legittimo.
      La capacità di acquisire nuove competenze in ogni momento della vita
      crea degli adulti consapevoli delle proprie potenzialità.

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  18. Tanti sono gli insegnanti che porto nel cuore, ma il professore di cui parlerò ha un posto in particolare.
    Quando entrò per la prima volta in classe, tutti noi pensammo fosse un po’ strano, diceva di avere una visione diversa di scuola e che avrebbe voluto rivoluzionarla con noi.
    La classica disposizione frontale, in sua presenza, era solo un vecchio ricordo. Appena faceva il suo ingresso in classe, con un sorriso simpatico sedeva accanto alla cattedra e senza dire una parola aspettava che tutti noi prendessimo la nostra sedia e ci disponessimo in cerchio accanto a lui. Purtroppo, la nostra era una piccola aula, e non era possibile cambiare la disposizione dei banchi, ma questa era un’ottima alternativa.
    La strategia didattica utilizzata maggiormente era quella della “flipped classroom”, che consiste nel ribaltare i ruoli dell’insegnante e degli studenti. Questi ultimi, in un primo momento, svolgono una ricerca al di fuori delle aule scolastiche; in seguito, espongono l’argomento attraverso un confronto con i compagni e con l’insegnante, che ha il ruolo di guidare il processo di apprendimento.
    Tale metodologia promuove l’autonomia, la condivisione e la cooperazione.
    Il sabato era dedicato al debate: ci divertivamo a simulare dei veri e propri processi. Venivano sorteggiate due persone ed erano assegnate loro argomentazioni che dovevano autonomamente approfondire. In un secondo momento vi era il dibattito in presenza di giuria (che sceglieva a chi assegnare la vittoria) e pubblico.
    Era entusiasmante e motivante partecipare a questo tipo di attività, infatti aspettavamo il sabato con ansia.
    Inoltre, grazie a lui abbiamo imparato ad allontanarci dalla visione opprimente di valutazione. Ogni volta che ci vedeva giù di morale per motivi come interrogazioni andate male o compiti di cui non eravamo soddisfatti, era pronto a ricordarci che non è un numero a stabilire il nostro valore, che quando studiamo dobbiamo ricordare che lo stiamo facendo per diventare la persona che vogliamo essere, che siamo capaci di qualsiasi cosa.
    Infatti promuoveva molto l’autovalutazione, in modo tale che ci rendessimo conto autonomamente dei nostri errori e delle cose su cui potevamo migliorare.
    Indubbiamente ha lasciato un’impronta indelebile nel mio percorso educativo, ed è per questo che conservo il suo esempio che è per me fonte di grande ispirazione.
    -Daniela Di Iorio-

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    1. Daniela, dal tuo racconto percepisco la stima che nutri nei confronti di questo professore, e devo dire che mi ritrovo molto nella tua esperienza in quanto anche la mia maestra della Scuola Primaria spesso lasciava il posto ad attività pratiche.
      A mio avviso è molto importante che un professore promuova l’autovalutazione, in quanto gli studenti diventano maggiormente responsabili della loro crescita educativa,ma non solo anche riflessivi, autonomi, motivati ed efficienti.
      E sempre dal mio punto di vista, penso che avere avuto un insegnante così sia stata un vera fortuna che ci ha portato ancora di più ad ammirare questa professione e ha dato uno stimolo in più per realizzare i nostri sogni.
      Marika Biasella

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    2. Credo che quella del ribaltamento dei ruoli sia una metodologia didattica molto utile ai fini dell’apprendimento, infatti ho potuto testarne per esperienza diretta l’efficacia, grazie ad alcune iniziative, anche universitarie, che mi hanno permesso di vivere in maniera attiva il mio percorso di studi. Nel momento stesso in cui ci relazioniamo agli altri, ci rendiamo consapevoli del nostro apprendimento, nonché responsabili di quello altrui. Non credi? 
      Mariella Vitulli

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  19. Molti sono stati gli insegnanti che, durante il mio percorso scolastico, hanno lascito un segno dentro di me; ma se dovessi parlare di colui che mi ha fatto capire che non siamo un voto e che il vero obiettivo della scuola dovrebbe essere quello di crescere dei ragazzi in grado di vivere la vita come merita, parlerei del mio professore di scienze umane. Inizialmente tutta la classe era un po' spaventata, in quanto aveva una concezione completamente diversa dell’intero contesto scolastico. Andando avanti con i mesi, ci siamo resi conto però che le sue ore trascorrevano velocemente, perché era in grado di coinvolgere tutti noi, attuando una disposizione a ferro di cavallo e lasciando a noi il compito di gestire la lezione, facendo emergere l’importanza dell’autonomia e della responsabilità. Purtroppo, nonostante frequentassi un liceo delle scienze umane, mettere in pratica tutti quei concetti appresi dai libri era quasi impossibile. Ma per questo professore era fondamentale agire e fare esperienza; così un giorno ci siamo recati a Roma in una scuola che utilizzava il metodo montessoriano. Per me è stata un’esperienza indimenticabile perché osservando come lavorano quegli insegnanti e passando del tempo con quei bambini, ho capito fino in fondo qual è l’obiettivo della mia vita. Per questo motivo sarò sempre grata a quel folle professore che è stato in grado di cambiare la mia idea di scuola.

    -Irene Pia Pantaleone


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  20. Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto molti insegnanti che, chi più chi meno, hanno influito sulla mia formazione (sia a livello scolastico, sia per quanto riguarda il mio essere come persona).
    Dovendo fare una scelta, premettendo che non è una scelta facile, scelgo la mia maestra di italiano della Scuola Primaria, che mi ha sopportato e supportato per 5 lunghi anni. È stata una persona eccezionale, ricordo come se fosse ieri quando lei entrava in aula e d’improvviso cadeva un silenzio mai visto…
    La prima cosa che doveva esserci per andare d’accordo con lei era il rispetto, infatti era una persona molto severa. D'altronde faceva bene ad essere così perché gestire una classe come la nostra, ora che ci ripenso, non era affatto facile e comportarsi così era l’unico modo per tenerci a bada.
    Riguardo alle cose che ho imparato grazie a lei, non basterebbe un solo pomeriggio per elencarle, ma posso affermare che per me è stata come una seconda madre, sempre presente negli intoppi scolastici e sempre lì, pronta a correggerti e a farti capire l’errore commesso. È stata una maestra che amava il suo lavoro e lo faceva con passione, passione capace di trasmettere anche ai ragazzi. Infatti , secondo il mio punto di vista, amare il lavoro che si fa è uno dei primi passi per essere un buon insegnante.
    Non nego che durante gli anni della Scuola Primaria non avrei mai immaginato di poter dire un giorno che proprio quella maestra, che al tempo un po’ odiavo, sarebbe stata considerata la mia preferita; ma in fondo è cosi!
    Un po’ per il fatto che la prima maestra è sempre la prima maestra, un po’ per quello che mi ha insegnato ad essere, anche fuori dall’ambito scolastico, oggi posso affermare che la mia maestra di italiano è stata la migliore!

    -Antonio Vinciguerra-

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    1. Antonio, come hai detto "amare il lavoro che si fa è uno dei primi passi per essere un buon insegnante" concordo pienamente. Leggendo il tuo racconto, si capisce bene la profonda stima che avevi e che tutt'oggi conservi della tua maestra. Hai affermato che lei rappresentava per te una seconda madre, pronta a correggerti e farti capire l'errore commesso, è questo a mio parere il compito di un buon insegnante, affiancare il bambino nel suo cammino, sostenerlo costantemente. Mi affascina il modo in cui ne parli, il rispetto che poni a distanza di anni nella sua persona, da ciò si evince che probabilmente lei ha lasciato un segno nella tua vita, ha lasciato quei valori che ancora oggi ti porti dietro, valori che ti contraddistingueranno per sempre.
      - Luisa Glave
      (in risposta ad Antonio Vinciguerra)

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  21. Durante l’intero arco del mio percorso scolastico ho avuto modo, e per mia fortuna, di poter conoscere molte figure professionali che si sono susseguite e quasi tutte si sono rivelate incisive per la mia formazione.
    Ma quando mi viene posta la domanda ‘’qual è l’insegnante che ha lasciato in te un ricordo positivo?’’ non può che non saltarmi in mente il ricordo della mia cara maestra d’italiano delle scuole elementari, colei che più di tutte mi ha lasciato un segno indelebile, e di cui porto sempre vivo il ricordo degli anni passati insieme.
    È proprio lei che mi ha trasmesso, durante i cinque anni della Primaria, la passione per le materie umanistiche e la voglia di insegnare. Ricordo ancora molto bene il mio primo giorno di scuola: fu lei ad accoglierci, e nonostante fossimo un po’ tutti intimoriti, ci mise subito a nostro agio.
    È una maestra che ho tanto ammirato, e sin da piccola ho sempre avuto la voglia di diventare, un giorno, come lei.
    Mi affascinava il suo modo di fare: era una persona disponibile, sempre pronta a tendere la sua mano a chi ne avesse bisogno, un punto di riferimento fondamentale. In classe riusciva sempre a mantenere un sano equilibrio, e ha saputo cogliere benissimo nel corso degli anni le difficoltà di alcuni compagni, supportandoli e affiancandoli ogni qualvolta ne avessero bisogno, e coinvolgendo anche il resto della classe nell’offrire un aiuto, oltre al suo, quindi da questo punto di vista ci ha trasmesso il rispetto verso il prossimo, e il non sentirsi mai superiori agli altri.
    La voglia di insegnare nasce in me sin da quando ero bambina, e per questo motivo in classe molte volte mi proponevo di rispiegare un concetto a chi magari non lo aveva ben appreso, e questo non perché mi sentissi superiore agli altri, ma perché l’aiutare l’altro mi rendeva soddisfatta, e ringrazierò sempre la mia maestra per aver saputo valorizzare la mia voglia di fare, spronandomi a fare sempre meglio.
    Le sue lezioni catturavano la mia attenzione, la voglia di conoscere nuovi aspetti: prima di spiegare un argomento, molto spesso partiva con il porci delle domande, in modo da farci prendere confidenza sulla questione, e solo dopo questa ‘’ indagine’’ ci esponeva il concetto in maniera chiara e semplice, fino a farcelo interiorizzare, e per questo il suo obiettivo principale non era tanto completare il programma entro la fine del quadrimestre, ma esigeva che tutti avessero realmente appreso.
    Inoltre era una delle poche che si prodigava nel creare un ambiente accogliente e stimolante, attraverso la realizzazione di cartelloni, mappe e disegni.
    Ma il momento più bello era l’avvicinarsi delle feste: era l’unica che ci faceva realizzare i lavoretti per decorare l’aula e da portare alla famiglia ed era una bella sensazione perché si creava un clima di affetto tra noi compagni, e anche se gestire l’aula in quelle ore risultava più impegnativo, lei era comunque capace di mantenere l’ordine.
    Insegnava per passione, era dedita completamente al suo lavoro e personalmente è stato proprio questo suo amore per l’insegnamento che ha fatto scaturire in me la voglia di apprendere con costanza e arrivare oggi ad essere iscritta alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria: lo devo in primis a lei, e spero che quando arriverà il momento sarò capace di trasmettere con amore e dedizione tutto ciò che lei ha trasmesso a me, realizzando il mio desiderio più grande.
    È l’esempio che mi porterò dietro a vita e la ringrazierò sempre, perché credo fermamente che le insegnanti come lei siano una risorsa fondamentale che ogni scuola dovrebbe avere.
    -Ludovica Cravero

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    1. Ludovica leggendo il tuo racconto mi ha colpito molto la serenità e la dolcezza che trapela nel parlare di questa docente, la tua maestra è stata per te un esempio,come del resto tutti gli insegnanti che, anche involontariamente,lo sono. Vi ha resi protagonisti del vostro percorso rendendovi autonomi, lavorando su competenze relazionali e questo si che è un insegnamento che genere apprendimento significativo! Ha creato condizioni favorevoli all'apprendimento interessandosi del vostro stato d'animo e quindi analizzando il contesto sociale su cui operare tramite l'ascolto, l'osservazione,il porre domande e il dialogo; questa è un'insegnante esperta, come l'avrebbe definita Calvani!
      Iole Fiorilli

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  23. Ricordo con fervida emozione, durante il periodo adolescenziale, le lezioni di un insegnante sempre sorridente e sempre socievole, disposto al colloquio ovunque e con chiunque glielo chiedesse, sia in classe, sia fuori classe.
    A “catturare”, da subito, il ricordo, è il saluto che “portava” in classe ed il clima positivo che generava in essa, per il tramite di un atteggiamento conviviale che intratteneva con tutti gli studenti, rivolgendoci domande del tipo “cosa avete fatto nel fine settimana?” ovvero “come va lo studio nelle altre materie?”, il tutto diretto a generare un clima “disteso” che ci conduceva a desiderare l’incontro con lui, con la sua lezione. Le sue lezioni erano intrise della sua “passione”, che ti coinvolgeva, in quanto era palese a tutti il suo sforzo per riuscire a farti comprendere le cose con esempi semplici, che scomponevano quel concetto tecnico scritto sul libro, a prima vista di difficile comprensione, in unità di comprensione molto più elementari, meno strutturate, in modo tale che l’argomentato trattato fosse di “elevata digeribilità” comprensiva. In effetti, le lezioni erano corredate da una serie innumerevole di esempi semplici, ancorati a contesti reali che ognuno di noi viveva tutti i giorni ma sui quali non aveva mai riflettuto. Invero, chi avrebbe mai potuto immaginare, a quella età, che un gesto elementare compiuto quotidianamente, vale a dire l’acquisto del biglietto del bus cittadino, fosse in realtà un contratto ovvero che il gesto quotidiano di salire sull’autobus che ti conduceva tutti i giorni a scuola, fosse in realtà un contratto di trasporto che faceva nascere degli obblighi per te e per l’azienda che ti accompagnava a scuola. L’effetto che quel metodo produceva era quello per cui i “ paroloni” scritti sul libro, che ti facevano quasi “paura”, celavano una realtà molto più semplice, che vivevi tutti i giorni. Vedere che la lezione non era altro che la spiegazione della “vita reale” di tutti i giorni, ci appassionava, perché ti faceva comprendere come si muove il mondo e come ti muovi tu, con esso. La lezione, dunque, non era solo “teoria” ma ti parlava della vita “pratica” , di ciò che ti accadeva. La lezione, inoltre, era partecipata, era interattiva, vale a dire il professore non si limitava a spiegare ma cercava sempre il nostro intervento, ci invitava a proporre degli esempi, chiedendoci, sempre, se avessimo capito ciò di cui stava parlando. Questo atteggiamento ti spronava a cercare sempre altri esempi perché stimolava la curiosità di cercare altri settori della tua vita legati a quell’argomento. Si apriva così un “mondo” sul quale, come detto, non avevi mai riflettuto. Ricordo bene, come il professore ci invitava a riflettere sulle analogie e sulle differenze che caratterizzavano alcuni argomenti, raccomandandoci sempre che l’imparare a memoria non serviva assolutamente a nulla e, che, se così avessimo fatto, il ricordo di quell’argomento sarebbe ben presto scomparso dalla nostra mente.
    La relazione educativa è una relazione complessa, intrisa di emozione, di valori pedagogici e psicologici, didattici e cognitivi, che ha per oggetto la persona nella sua accezione più ampia possibile, la sua storia ed il suo presente, che ha la responsabilità di farsi carico e di occuparsi “del suo futuro”, dunque, quello dell’insegnane rappresenta uno dei ruoli più delicati da ricoprire, al quale occorre prepararsi con rigore scientifico, in scienza e coscienza, perché lo abbiamo detto, rappresenta uno dei ruoli più impegnativi da ricoprire ma anche uno dei più affascinanti, in quanto diretto non a “informare” ma a “formare” persone.
    Giovanni Felicita

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    1. Leggendo questo commento, non posso che condividere il pensiero sulla natura complessa ed estremamente delicata della relazione educativa. Di certo. finché si è studenti, difficilmente si riesce a capire quanto importante e fondamentale sia l'impegno educativo di un insegnante e quanto possa valere a formare le coscienze, oltre che le menti. In realtà ci si accorge col tempo, quando si è in grado di assumere un atteggiamento più riflessivo e maturo, che proprio quell'insegnante, con il suo lavoro attento e costante, ha plasmato la persona che siamo diventati.
      Fabiana Di Salvio

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    2. Ciao Giovanni, il tuo racconto mi ha rapito in primo luogo per gli elementi descrittivi che sono presenti in esso, e in secondo luogo perché in passato era molto difficile trovare insegnanti che sentivano questa fervida passione nei confronti del loro mestiere. Quando facevo la prima elementare era il 2004 e ad oggi sono consapevole delle discriminazioni sociali messe in atto da alcune maestre che ho incontrato durante il mio percorso educativo e formativo (distinzioni per genere, per provenienza familiare, per “capacità di apprendimento”, etc.)
      Pongo tra virgolette l’espressione “capacità di apprendimento” poiché, a differenza del tuo a dir poco adorabile docente, queste maestre che mi è capitato di incontrare si limitavano alla sterile trasmissione di nozioni nella nostra testa. E in modo del tutto accidentale, immagino, i bambini con maggiore capacità di apprendimento (e quindi con una valutazione più alta) erano proprio i figli di altri insegnanti o comunque di persone di un certo rilievo. Che bizzarra coincidenza.
      Questa trasmissione prettamente nozionistica (ti lascio immaginare) finiva, soprattutto per i bambini particolarmente attivi (come me), ad arrivare a fine giornata scolastica con una particolare irritabilità. Intrattenere l’individuo è fondamentale in un processo educativo/formativo. I bambini dovrebbero andare a scuola con la curiosità di continuare l’argomento del giorno precedente, felici di imparare, senza sapere che lo stanno facendo. Gli insegnanti come il tuo vanno ricordati per la passione e per la dedizione.

      FRANCESCO SIMONELLI

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  24. Nel corso della mia formazione scolastica ho avuto l’occasione di conoscere molti professori, ma pochi insegnanti, pochi in grado di concepire il proprio lavoro con serietà e spirito di sacrificio, con passione, con la voglia di scendere in trincea ogni mattina, più in missione che a lavoro. La missione di lasciare un segno. Vorrei parlarvi di una professoressa, non una qualunque, ma una di quelle che ti fa alzare la mattina con il sorriso di andare a scuola, con la voglia di scoprire ardentemente tutto ciò che si nasconde all’interno di un semplice libro, vorrei parlarvi della mia professoressa di italiano del liceo, che in un solo anno è riuscita a trasmettere e a far accendere la mia più grande passione.
    “Insegnare è toccare una vita per sempre” recita qualcuno e quando penso alla figura dell’insegnante ricordo lei che riusciva a leggere il mio sguardo e a capire tutto senza dire una parola; riusciva a farmi immergere completamente all’interno dei “suoi” amati scrittori, all’interno di quelle letture e quelle ore che troppo presto finivano. Lei riusciva a tirare fuori il meglio da ogni studente e non mi riferisco semplicemente all’aspetto didattico, quello lo sanno fare tutti, ma soprattutto all’aspetto umano perché ci ha insegnato i veri valori che si nascondono dietro tutta questa superficialità, dietro il telefono ad alta risoluzione o vestito all’ultima moda. Ci ha insegnato il rispetto, l’essere solidale, il lottare per raggiungere i nostri sogni e il non perdere mai la speranza. Accanto all’insegnamento ha coltivato la mia passione per la chitarra. Ricordo bene la lezione in cui mi chiese di portare la chitarra a scuola e sedendosi sul banco in mezzo a noi, iniziò a suonare e cantare mentre i nostri occhi brillavano. Adoravo ascoltare le sue lezioni e amavo la sua capacità di bussare alle nostre emozioni in punta di piedi facendoci “spogliare” delle nostre paure, delle nostre insicurezze. Ci ha trasmesso tanta cultura grazie alle sue lezioni interattive e il suo modo d’insegnare può essere rappresentato da una celebre frase di Quintiliano che tanto amo: “I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”. Posso assicurarvi che lei mi ha accesso. Grazie a lei ho capito il valore prezioso della cultura, ho capito chi voglio essere nella vita e cosa voglio fare. Con lei ho imparato a migliorarmi giorno dopo giorno perché non si è mai arrivati; ho scoperto la parte più fragile di me, ho imparato a conoscere, a scoprire e ad amare la letteratura. Non so se riuscirò mai a diventare quel modello d’insegnante che tanto vedevo nei suoi occhi e in quelli di mia madre da cui ho appreso la passione per questo lavoro, ma non voglio perdere la speranza, voglio continuare a crederci, come ho fatto in tutti questi anni, voglio continuare a lottare per raggiungere il mio sogno perché penso che ognuno di noi abbia un destino, una strada da seguire, la mia è questa e non smetterò mai di percorrerla.

    -Luisa Glave

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    1. Luisa, ho letto il tuo commento e sono rimasto molto colpito dal discorso riguardante l’aspetto didattico/umano. Infatti l’insegnare solo l’aspetto didattico e il non trattare, anche in minima parte,l’aspetto umano è un problema che riguarda moltissimi insegnanti. A primo impatto una persona qualunque può pensare che una volta terminati gli studi della Scuola Primaria, non serva più che l’insegnante tratti con gli alunni i rapporti umani. Secondo me, questo è un pensiero sbagliato perché dalla vita si può sempre imparare, a qualsiasi età; e anche per quanto riguarda la questione dei sentimenti. Non bisogna pensare che ci siano delle fasce d’età per parlare dei sentimenti, infatti come nel tuo caso, era una professoressa, quindi si può dedurre che non era una piccola età. Poi, detto sinceramente, nella vita è bello incontrare persone che ti danno la giusta motivazione per affrontare l’arco della giornata e che ti fanno riflettere, come hai detto tu, su quali sono i veri valori della vita, che a volte dimentichiamo involontariamente.

      -Antonio Vinciguerra-

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    2. Luisa Glave
      Dopo aver letto la descrizione della tua insegnante, mi sono resa conto che ciò che hai scritto, rispecchia molto la descrizione dell’insegnante di cui ho parlarlo io, sopratutto nella parte in cui citi una frase del famoso autore Quintiliano che la mia docente aveva fatto propria come metodo d’insegnamento: “I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”.
      Oltre ad averti trasmesso attraverso il suo insegnamento tanta cultura, si percepisce che oltre ad essere un’insegnante preparata, anche umanamente viene descritta da te in maniera molto positiva, che come hai ben scritto “ha toccato la tua vita per sempre” e ciò non è da tutti, non tutti sono in grado di farlo.
      È stata in grado anche di coltivare una tua passione, ciò a mio giudizio la rende ancora più unica, poiché spesso i docenti si limitano a trasmettere concetti e nozioni, non soffermandosi su ogni singolo individuo.
      Spero che un giorno riuscirai a diventare la persona che hai descritto, poiché vedo una forte ammirazione da parte tua nei suoi confronti, tant’è che aspiri ad essere come lei.
      A fine della tua descrizione, inoltre, citi un’altra figura a mio giudizio molto importante per la tua futura carriera da docente, la tua mamma che anche lei è stata per te fonte d’ispirazione.
      Ti auguro di raggiungere i tuoi obbiettivi e di poter mettere in pratica ciò che ti ha trasmesso l’insegnante che hai descritto, ma anche di poter apprendere insegnamenti e metodi dalla tua mamma che oltre insegnante di vita potrebbe consigliarti e aiutarti nella formazione della tua carriera lavorativa così da raggiungere e realizzare il tuo sogno.

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    3. Mi ha fatto piacere leggere una storia simile alla mia. Purtroppo al giorno d'oggi ci sono dei docenti che non dovrebbero avere quel posto, non lo meritano perché essere dei veri insegnanti significa altro. I professori che riescono a farti percepire la loro passione sono davvero pochi ed è una fortuna incontrarli! siamo state fortunate... ti auguro tanta forza costante da riuscire af arrivare ai tuoi obiettivi imposti.
      In risposta a Luisa Glave

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  25. Durante il mio percorso di studi ho provato ammirazione per molti insegnanti e personalmente mi sento quasi in difficoltà nello scegliere uno solo di essi, perché più di uno meriterebbe elogi su modi di fare totalmente diversi ma allo stesso tempo efficaci. Una professoressa che ricorderò sempre, che ho stimato e continuerò a stimare è la mia professoressa di Inglese delle scuole superiori. È stata la mia professoressa per quattro anni consecutivi: ci ha visto crescere, cambiare, maturare e diventare uomini e donne maturi e responsabili. Da un punto di vista relazionale era eccezionale e rispecchiava appieno l’insegnante che avrei voluto essere: cordiale, sempre disponibile con tutti, dolce e comprensiva, sempre aperta al dialogo, ma allo stesso tempo, severa ed esigente, qualora la situazione lo richiedesse. Più che una professoressa, per noi era come una madre perché con lei ci sentivamo tutti una grande famiglia. Credeva in noi alunni e ci spronava sempre a fare del nostro meglio. Le sue lezioni per me sono state delle vere e proprie lezioni di vita. Da un punto di vista didattico era straordinaria perché riusciva a rendere comprensibili anche gli argomenti più difficili e noiosi; spiegava utilizzando supporti multimediali come schemi e video relativi all’argomento e ci invitava ad esporre la nostra opinione in merito al tema che aveva appena trattato. Non voleva che imparassimo le cose a memoria ma voleva che riuscissimo a dire a parole nostre il contenuto dell’argomento che stava spiegando. Si vedeva che amava il suo lavoro e lo faceva con passione. La professione dell’insegnante mi affascina sin da bambina e quasi sicuramente uno dei motivi determinanti è stato aver avuto un’insegnante come lei. Spero un giorno io possa diventare proprio come la mia prof. e che sia in grado di trasmettere gli stessi valori ai miei futuri alunni.

    -Laura Mastroianni

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    1. Laura Mastroianni,
      rileggendo il tuo commento ho ritrovato dei punti in comune con la descrizione del mio docente.
      In particolare quando hai spiegato che da un punto di vista didattico grazie al tuo docente ciò che era difficile e noioso diventava più semplice e comprensivo.
      È compito del docente infatti rendere più "easy" ciò che non è facile da apprendere ad esempio attraverso l'uso di supporti multimediali schemi e video.
      Inoltre il non voler gli argomenti imparati a memoria è un'altro aspetto in comune che ho riscontrato, in quanto la solita "filastrocca" imparata a memoria e il non sapersi esprimere con le proprie parole non basta se si vogliono raggiungere obiettivi più alti.La capacità di sapersi esprimere in altri modi allontanandosi dalle parole del libro penso che sia la prima cosa da dover far capire agli alunni.( Il non essere mai banale e non dare mai nulla per scontato, fare approfondimenti e ricerche e sviluppare quello spirito critico che è in noi dovrebbe essere uno dei primi obbiettivi).
      Ti auguro di riuscire a realizzare il tuo sogno di diventare insegnante, riuscendo a mettere in pratica nel migliore dei modi tutto ciò che hai appreso.
      Da Anna Lombardi.

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    2. Leggendo la tua esperienza, Laura, sono rimasta affascinata. Si può notare quanto la tua insegnante sia stata davvero un’ottima guida, che ti ha fatto crescere ma senza farti pesare nessuna difficoltà. Io penso che avere tranquillità in classe aiuti molto l‘apprendimento del bambino e la tua professoressa è stata in grado di trasmettervi dei saperi senza ansia e senza timore di sbagliare. Un’altra cosa che mi ha colpito è la sua volontà di farvi apprendere anche attraverso strumenti multimediali, non noiosi per affrontare soprattutto lezioni in lingua inglese. Come hai detto tu “lei amava il suo lavoro e lo faceva con passione” e penso sia questa la chiave di tutto, penso che qualsiasi insegnante debba fare del suo lavoro la sua passione in modo che parlare dinanzi ad una classe non sia semplicemente un dovere ma un vero e proprio piacere per il solo gusto di trasmettere i valori della vita e la voglia di sapere sempre di più.

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  26. Durante il mio percorso scolastico al liceo linguistico ho instaurato ottimi rapporti con vari docenti del mio corso. Il mio ricordo più bello però, si sofferma su un professore in particolare che ha segnato il mio percorso scolastico in maniera davvero coinvolgente: il prof di inglese. L'inglese è la materia che più mi affascina, ragion per cui scelsi di andare al liceo linguistico. Ma, ad accentuare maggiormente l'interesse per questa materia, fu il suo metodo di insegnamento e il suo approcciarsi agli alunni in maniera divertente, ma allo stesso tempo severa.
    Non avevo mai incontrato un insegnante così colto e preparato e con ampie conoscenze, non soltanto nella sua disciplina ma anche nelle altre. Era capace di far collegamenti tra le varie discipline sempre in lingua, rendendoci partecipi ad ogni conversazione linguistica che decideva di intraprendere.
    La paura in tal caso arrivava nel momento in cui vi erano le interrogazioni e in aula si scatenava il panico e l'ansia di non essere all'altezza delle sue aspettative. Tale paura sorgeva nel momento in cui il docente richiedeva di rispondere alle domande da lui poste, in maniera più autonoma possibile e senza attenersi alle parole del libro.
    Molti studenti della mia classe avevano la cattiva abitudine di imparare a memoria i concetti e i discorsi che poi andavano ad esporre, senza mostrare un minimo di autonomia discorsiva.
    Molti di loro infatti, vissero male questa esperienza e non capivano che così facendo non avrebbero mai sviluppato lo spirito critico da lui tanto desiderato.
    Per me invece è stata un esperienza di crescita personale in quanto il discostarsi dal singolo libro e ricercare vocaboli nuovi non ha fatto altro che allargare il mio bagaglio culturale e sviluppare quello spirito critico mai avuto prima di allora.
    In aggiunta a quanto detto fino ad ora, il mio docente era capace di creare un clima che coinvolgesse tutti, anche chi magari temeva il suo giudizio.
    Ciò che ho appreso da questo "insegnante modello" è che la prima cosa da realizzare all'interno di un ambiente scolastico è l'organizzazione dell'ambiente stesso e un clima favorevole al fine di consentire un apprendimento migliore e maggior partecipazione.
    Spero davvero tanto di riuscire un indomani a realizzare un percorso formativo simile al suo e di creare un clima positivo, permettendo a tutti gli alunni di sviluppare le proprie capacità nel migliore dei modi.
    A.L

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  27. Annunciava il suo arrivo con il rumore dei tacchi lungo il corridoio, che precedeva sempre di qualche istante il suono della campanella. Quando varcava la soglia dell’aula insieme alla sua cinepresa, esordiva con un sonoro - Bonjour !- e un sorriso contagioso. Era la mia insegnante di francese, ma vestiva spesso i panni di una regista. Le sue lezioni erano dinamiche e divertenti. Calamitava la nostra attenzione con pochi gesti ed io ogni volta ero stupefatta del suo modo di fare lezione. -Oggi immaginiamo di essere a Parigi in un ristorante...forza! Chi fa il cameriere e chi gli ospiti ?- e mentre diceva ciò, in un baleno aveva bandito la cattedra con piatti, bicchieri, posate e menù. Quando iniziavano le riprese lei spariva in un angolino dell’aula e stava a guardare. Ultimate le riprese, ci faceva rivedere gli sketch e chiedeva ad ognuno di noi - Secondo te hai sbagliato qualcosa?-
    Ci invitava non solo ad autovalutarci, ma a valutare anche il nostro compagno, Questi momenti valutativi, di cui noi stessi eravamo protagonisti, si rivelavano delle miniere d'oro: non solo potevamo riflettere e imparare dai nostri errori, ma acquisivamo quel saggio atteggiamento di metterci sempre in discussione attraverso l’ascolto dell’altrui opinione. Criticare e criticarsi in maniera costruttiva per crescere e migliorarsi. Questa credo sia stata la più importante lezione impartitami.
    Molte volte, nella mia carriera scolastica e universitaria, ho dovuto trarre dai cassetti del mio Io questa preziosa lezione, che nei momenti di apprendimento mi ha sempre permesso di tendere al perfettibile anche attraverso il confronto con i miei pari.
    Fabiana Di Salvio

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    1. Fabiana la tua esperienza ha riportato a galla quelle che ritengo siano state delle mancanze notevoli nel mio percorso di formazione. Mi sto palesemente riferendo alla conoscenza delle lingue straniere. Non so perché, ma da quando son piccola (a partire dalle maestre delle elementari) ogni insegnante di inglese a cui veniva assegnata la nostra classe non aveva neanche il tempo di trascorrere con noi un mese di tempo che già veniva sostituita per i più disparati motivi (gravidanze, fratture ossee, malattia). Sembrava impossibile avere un’insegnante di inglese per un periodo di tempo maggiore di sei mesi.
      In questo modo son passati cinque anni di elementari: supplenti che, pensando di dover rimanere poco tempo, perdevano la maggior parte delle loro lezioni, e alternando cinque o sei maestre diverse di inglese.
      Lo scenario che si prospetta in una classe che non ha mai ricevuto un’adeguata conoscenza della lingua inglese è palese. Le uniche persone che si sottraevano dall’insufficienza alle medie erano quelle che (per loro fortuna) avevano la possibilità di pagare una scuola privata (ricordo che al tempo andava di moda la British School). Non ho mai avuto particolari difficoltà nello studio, ma nonostante ciò ricordo che quando aprivo i libri di grammatica inglese provavo una sensazione di ripugnanza. Il problema più grande non era la difficoltà che incontravo, ma la lontananza che percepivo tra me e quella materia, la lontananza che mi portavo dietro dai primi anni in cui ho provato ad approcciarmi ad essa.
      Al liceo le cose sono cambiate, ma non perché la docente che ho avuto fosse particolarmente brava, ma perché decisi che quel forte disagio che provavo nell’approcciarmi a quella materia l’avrei combattuto. Le proposte didattiche della docente non erano particolarmente varie (come invece lo erano quelle della tua), ma anche se lo fossero state, avrei provato imbarazzo, nonostante la mia conoscenza della lingua inglese non fosse poi così drastica. Da questa cosa ho capito quanto sia importante il primissimo approccio con le varie materie scolastiche, e quanto questo influenzi largamente il modo in cui noi vediamo non soltanto le materie stesse, ma anche noi stessi.
      Negli anni mi sono ripromessa di colmare queste lacune che mi porto dietro da quando son piccola, ascoltando musica in lingua inglese, film, documentari. Devo dire che sta funzionando molto bene.

      Vanessa Ercoli

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    2. Ciao Fabiana, leggere la tua esperienza è stato davvero interessante. Trovo la tua docente di francese molto creativa. L'idea di farvi calare nei personaggi dei dialoghi, con tanto di oggetti di scena la considero innovativa, questo sicuramente avrà stimolato la tua mente e la tua inventiva. Per quanto mi riguarda avrei adorato avere questo tipo di partecipazione attiva in classe. Mi rendo conto del tipo di coinvolgimento potesse avere tutta la classe durante le sue lezioni. Ho apprezzato anche il metodo di autovalutazione e il mettersi in discussione poiché credo porti a una consapevolezza del proprio essere e del proprio sapere.
      Sabrina Pasquale

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    3. Fabiana, il tuo racconto è sorprendente. Non solo per il metodo con cui la tua insegnante di francese "progettava" la sua lezione(credo che non vi sia insegnamento/apprendimento più bello ed efficace se non quello basato sul fare, sul vivere le esperienze, sul "toccare con mano")ma anche perché il modo di descrivere la tua esperienza mi ha fatto rivivere la tua lezione di francese. Per un momento ero a fare una conversazione in francese immaginando di essere un maitre di un importante ristorante francese.
      Silvia Moretti

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  28. Nella mia vita scolastica ho avuto davvero tanti insegnanti e premetto col dire che gli anni scolastici delle scuole elementari e medie sono stati per me gli anni più brutti, ho sofferto tantissimo di bullismo perché ero quel tipo di bambino che non giocava con le “macchinine” ma con le “bambole” ero quel bambino che preferiva giocare con le bambine piuttosto che giocare con i bambini... sono sempre stato un bambino molto sensibile ma nello stesso tempo anche molto estroverso percependo già al tempo questa diversità con gli altri bambini a me coetanei. Mi davano della “femminuccia” per il mio modo di essere e per ciò che a me piaceva e la cosa che più mi rattristava erano le risate delle maestre a queste parole. Ciò si è poi prolungato fino agli anni delle scuole medie da parte sia dei miei compagni di classe che da parte dei docenti con peggioramenti sulla mia persona fino a quando non inizio le scuole superiori. In primo e secondo liceo ho avuto la fortuna di incontrare la mia professoressa di Storia, era davvero molto severa ma nello stesso tempo anche vivace, l’amore per questa materia comunemente odiata da tutti l’ha trasmessa a noi ragazzi, spiegava gli argomenti davvero molto bene, aveva un modo tutto suo di spiegare e integrava le spiegazioni con dei filmati attirando l’attenzione di tutti e se qualcuno non capiva lei rispiegava nuovamente l’argomento tant’è vero che a casa per noi la lezione era soltanto un ripasso e non un vero e proprio studio. E’ stata un insegnante che mi ha lasciato tantissimo... mi ha insegnato ma soprattutto mi ha aiutato a capire letteralmente quale fosse il metodo di studio più adatto a me. A livello umano mi aveva dato davvero tanto arrivato al liceo avevo un’autostima bassissima e ciò comportava anche la paura di esternarmi agli altri e alle interrogazioni. Lei però mi ha sempre ripetuto più volte di credere in me stesso e nelle mie capacità. Questo mi ha segnato tanto perché ho iniziato a lavorare su me stesso e ad avere più consapevolezza sulla mia persona e sulle mie capacità. Con il tempo posso dire che i risultati li ho ottenuti sia per quanto riguardava la scuola sia a livello umano e personale. Purtroppo questa professoressa l’ho avuta soltanto nel biennio, lasciarla mi è dispiaciuto tantissimo ma lei con quella sua grinta e con un cuore immenso ci ha abbracciati tutti e ci ha augurato un in bocca al lupo per gli anni successivi. Nel tempo ho imparato ad amarmi, ad essere forte ma sopratutto ho iniziato a far fiorire la mia persona, ed è stata proprio la mia professoressa di storia del liceo a trasmettermi l’amore per l’insegnamento. Tant’è vero che oggi sono qui che frequento la facoltà di Scienze della formazione primaria, uno dei miei obiettivi un giorno è trasmettere ai miei alunni oltre all’insegnamento di materie scolastiche, parlando a livello umano a socializzare con tutti indipendentemente dalle diversità, perché ogni essere umano, bambino è speciale per quello che è! ��✨
    -Andrea Panza

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    1. Apprezzo molto che tu abbia condiviso alcune tue esperienze negative... è sicuramente molto più difficile. Dal tuo commento si evince una spiccata sensibilità e intelligenza nel non farti abbattere ma piuttosto di prendere in mano la situazione. Un bellissimo esempio di vita!
      L. Di Giovine

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    2. “Sii uomo e sarai maestro”: questa l’espressione profonda ed eccelsa che si plasma nella mia mente alla lettura di un così spontaneo, puro ed autentico esempio di umanità. La presenza intrinseca del buono, della gentilezza, dell’amore per il nostro prossimo e della volontà di fare luce sulle tenebre del cuore altrui nell’animo umano, soprattutto se palesata da un docente, può essere miracolosa e guaritrice. L'insegnante descritta si è dedicata ai suoi alunni meticolosamente sul piano didattico ed operativo, sia mettendo in atto molteplici strategie volte a coinvolgere i discenti dal punto di vista sensoriale e cognitivo sia dando prova di grande sensibilità curandosi dell’ essenza intima degli allievi attraverso il sostegno attivo delle loro inclinazioni, il rispetto della loro singolare diversità e della loro unicità, oltre che attraverso la preservazione della loro personalità, spesso oggetto di spregevoli giudizi, mira di insidie e di attacchi esterni soprattutto in fase di costruzione e stabilizzazione. Personalmente, imprimerò nella mia mente questo paradigma di insegnamento, in modo da utilizzarlo come fonte ispiratrice delle mie azioni e considerazioni future in ambito scolastico ed extrascolastico.

      Cristina Pompeo

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  29. Durante la mia lunga e intensa carriera scolastica tanti sono i ricordi degli insegnanti che ho conosciuto, chi mi ha lasciato ricordi positivi, chi negativi, alcuni li ricordo in modo confuso, altri li ho ben in mente ma tutti hanno contribuito al mio percorso e la mia attuale formazione. Dovendo raccontare di un insegnante di cui ancora oggi conservo un ricordo positivo mi balza in mente una maestra di italiano incontrata in terza elementare, la ricordo con piacere e quasi tenerezza. Era il lontano 1996 ed io ero un'alunna che aveva appena otto anni, frequentavo la terza elementare e dopo due anni di scuola primaria, prima delle vacanze estive, la nostra cara maestra di italiano ci comunicò che avrebbe lasciato la scuola per andare in pensione, io e tutti i miei compagni fummo rammaricati da questa notizia e passammo tutta l'estate a pensare chi mai avrebbe preso il posto di questa insegnante che a noi stava molto a cuore. Arrivò settembre e l'emozione del primo giorno di scuola si unì alla curiosità ma anche alla paura di conoscere la nuova docente, avevamo fantasticato tanto sulla sua persona, su come si sarebbe rapportata con noi, sul suo aspetto fisico, sulla sua età, ed eccola finalmente di fronte a noi; quando entrò ci sembrò molto impacciata, timida, insicura, forse era più emozionata di noi. Era giovane, di bell'aspetto, si sedette e si presentò, poi fece subito parlare noi, ci chiese di presentarci e di esporre quali fossero le nostre passioni; subito capii che le interessava chi fossimo, si entusiasmava nel sentirci parlare e raccontare di noi e dei nostri interessi, io dissi che amavo disegnare, mi piaceva molto il mare e tutto ciò che gira intorno ad esso ed il mio sogno era quello di avere una casa in riva al mare. Al termine di ogni lezione,prima di concludere, ci proponeva un'attività di svago e questo coincideva proprio con le nostre passioni, quando fu il mio turno chiese a tutti di creare un disegno con tema il mare, questa cosa mi emozionò tanto, stavo condividendo la mia passione con tutti i miei compagni che erano impegnati a realizzare un piccolo regalino per me.
    Spesso ci invogliava a progettare e realizzare un arredamento nuovo dell'aula, la sentivamo nostra, era diventato il luogo in cui ci sentivamo accolti. Durante le sue lezioni c'era un clima sereno, ci sentivamo coinvolti, protagonisti, eravamo attivi. La cosa che più le piaceve fare era ascoltarci, ogni giorno ci chiedeva come stavamo, si interessava dei nostri stati d'animo ed oggi, avendo chiaro cosa è la didattica posso affermare che questa insegnante ha davvero stimolato l'apprendimento suscitandoci emozioni e motivandoci e creando empatia con noi alunni.
    Iole Fiorilli

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    1. Ciao Iole, la tua esperienza mi ha colpito perché, proprio come me, si sente come tu sia stata ispirata fortemente dalla tua insegnante nell'intraprendere questo percorso di studi.
      Vedo, nell'immagine che ci hai donato, una maestra con tanta voglia di trasmettere non solo conoscenze quanto emozioni ed esperienze indimenticabili.
      Formidabile e ammirabile è il suo modo particolare di creare un legame con voi piccoli bimbi toccando le vostre più profonde passioni e cercando con quelle di creare non solo un rapporto tra insegnante e singolo alunno quanto un rapporto più esteso coinvolgendo tutti nel condividere delle vere e proprie emozioni. Spero che proprio come la tua fonte di ispirazione tu possa riuscire ad entrare nei cuori dei tuoi futuri alunni grazie a piccoli e profondi gesti.
      Grazie mille per aver condiviso tutto ciò, mi hai rallegrata profondamente.

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  30. Un insegnante che mi è rimasta particolarmente a cuore e che mi ha trasmesso l’amore per questo lavoro è una maestra che avevo alla Scuola Primaria.
    Ogni giorno di scuola per me era una sorpresa: spesso la lezione frontale lasciava il posto ad attività pratiche. Adoravo quando la maestra entrava in classe con le sue mille idee per presentarci i nuovi argomenti di matematica: canzoni, filastrocche ma anche liste della spesa.
    Sembra strano che una maestra porti una lista della spesa in classe, vero?
    Eppure lei lo faceva spesso. Ci diceva sempre che la matematica non è solo risolvere le moltiplicazioni o divisioni, ma bisogna capire come usarla nella vita di tutti i giorni.
    Ancora oggi ricordo che adoravo fare la spesa con mamma e fare il conto prima che lo facesse la commessa. La sua dolcezza e la sua tenacia non coinvolgevano solo noi alunni, ma anche le altre maestre, infatti spesso cercavano di lavorare in maniera trasversale. Ad esempio, una volta ci fecero realizzare lo “Stendardo di Ur” con materiale di riciclo. Non stavamo solo studiando i sumeri ma allo stesso tempo ricreavamo le forme geometriche. E stato un lavoro molto interessante perché non era solo il semplice studio: dovevamo impegnarci per riprodurre correttamente le forme giuste per poi riuscire a realizzare lo stendardo. Spesso il lavoro si trasformava anche in piccole drammatizzazioni. La scuola fatta in questo modo non ti annoiava mai. Spero un giorno di poter entrare in una classe con la sua stessa dolcezza e autorevolezza. Vorrei riuscire a trasmettere la bellezza di questo lavoro e della scuola, ma senza tralasciare l’aspetto fondamentale: la scuola è maestra di vita! Non solo in senso letterale, ma soprattutto perché credo che la scuola sia il trampolino di lancio per il futuro professionale di ciascuno di noi.

    Marika Biasella

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  31. Nel corso della mia esperienza scolastica, ho incontrato una molteplicità di insegnanti, ma pochi sono riusciti a restare impressi positivamente nei miei ricordi. Una di quelli è stata la mia professoressa del liceo di italiano e latino. Quando entrava in classe, il suo primo pensiero era per noi, al di là del contesto scolastico e se qualcuno era più giù di morale lo capiva con un solo sguardo. C’è stato molto rispetto tra di noi, abbiamo lavorato intensamente per cinque anni e non ci ha mai fatto pesare le sue discipline, anzi, riusciva a renderle leggere e piacevoli, nonostante non lo fossero, mediante modalità innovative di apprendimento (ad esempio la rappresentazione teatrale del canto V dell’Inferno, o i dibattiti mediante i quali riuscivamo ad attualizzare gli argomenti trattati, oppure ancora l’iniziativa da lei presa, nella nostra scuola, su un progetto chiamato “Libriamoci” che mirava alla sensibilizzazione della lettura di noi giovani). Ho sempre ammirato il suo insegnamento, lei era il connubio perfetto tra la leggerezza e la serietà, momenti spesi per le riflessioni personali, ricchi di risate e momenti dove vigeva l’austerità. Ci stimolava ad essere sempre critici sulle cose, senza lasciare mai nulla al caso. Era una professoressa di buon cuore sempre pronta all’ascolto e a venirci incontro nei momenti di maggiore pressione, ma anche a darci qualche punizione costruttiva qualora ce ne fosse stato bisogno. Alla fine della maturità ha regalato a ciascuno di noi un libro diverso, che secondo lei più si avvicinava al nostro essere. Un gesto piccolo, ma che cela tutto l’amore di una professoressa verso i suoi alunni. Purtroppo le circostanze non ci hanno permesso di vivere fisicamente insieme l’ultima tappa del nostro percorso, ma nonostante questo si è dimostrata e contraddistinta ancora una volta per la sua disponibilità e la sua presenza, anche se solo virtualmente, in un periodo così delicato come quello della maturità. Il 18 di giugno ci siamo salutate per l’ultima volta a distanza e con un mega sorriso nascosto sotto la mascherina. Non la ringrazierò mai abbastanza per quello che ha fatto per noi e spero di diventare un giorno importante per qualcuno come lei lo è stato per me.
    Chiara Corrente

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    1. Mi ha colpita molto il tuo racconto e sono contente per te perché hai avuto la fortuna di incontrare un'insegnate che ama il suo lavoro. Non rendere troppo pesante la lezione attraverso metodi alternativi di coinvolgimento e partecipazione della classe è un ottimo metodo per ottenere con successo i fini educativi ed avere anche la stima dei propri alunni. Ho sempre sostenuto che insegnare, prima di essere una professione, sia una vocazione, una predisposizione naturale. Significa essere consapevoli di educare prima di tutto come persone le nuove generazioni, trasmettere loro dei valori che devono essere fatti propri ed essere applicati nella vita per avere soprattutto una sana educazione morale.

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    2. Ciao Chiara, leggendo la tua esperienza, mi ha colpita il tratto caratteriale della tua professoressa che è stata capace di mantenere un equilibrio stabile tra spensieratezza e impegno, flessibilità e autorevolezza. Un aspetto, a mio avviso, importante nell’insegnamento e che la tua professoressa ha attuato consiste nell’avervi fatto mettere in pratica, con rappresentazioni e dibattiti, le lezioni teoriche, dando valore all’aspetto pragmatico. È da riconoscere ed apprezzare il lato umano che non è mai da sottovalutare nell’insegnamento. Ti auguro, come desideri, di seguire le sue orme!
      Miriam Scarano

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  32. Molteplici sono gli insegnanti che ho incontrato durante la mia carriera scolastica, molti dei quali hanno contribuito alla mia formazione, ma un’insegnante in particolare che ricorderò sempre con grande ammirazione è la docente di italiano.
    Forse è proprio grazie alla sua formazione e preparazione, che sono stata influenzata nel voler intraprendere gli studi per diventare insegnante.
    A catturare sin da subito la mia attenzione fu il suo modo di porsi nei confronti degli alunni, che generava un clima di positività, anche le persone più tristi per svariati motivi, che nelle ore precedenti mostravano il loro malessere, con il suo arrivo in una maniera così spontanea senza che venisse chiesto niente loro riuscivano ad essere in quell’ora sereni.
    Questo aspetto ho potuto costatarlo proprio sulla mia “pelle”, era un’insegnate molto aperta al dialogo, presente ma mai invadente.
    Ricordo con tenerezza e ammirazione il suo atteggiamento nei miei confronti che usò in un periodo negativo della mia vita, che incideva anche sulla mia carriera scolastica, lei senza sapere nulla riuscì a capire che avevo dei problemi e riuscì con grande spontaneità e naturalezza a consigliarmi sul come affrontare dei periodi no senza far riferimento al mio momento ma utilizzando vie traverse.
    Per lei ogni componente della classe era unico e rispettava i ritmi di ognuno di noi, senza far mai sentire nessuno di noi né di meno né di più dell’altro, ognuno veniva trattato allo stesso modo senza preferenze o discriminazioni.
    Ammiravo la sua umanità nell’avvicinarsi a noi alunni, ma più di tutto grazie a lei mi sono appassionata estremamente alle materie umanistiche.
    Attraverso le sue lezioni, oltre a rilevare la sua preparazione, grazie alla sua spontaneità nel trasmetterci nozioni, nella classe regnava attenzione, che non tutti i docenti erano in grado di ottenere in una classe “vivace” come la nostra.
    Coinvolgeva tutti,la sua lezione non era mai passiva, sempre attiva, lasciava parlare tutti, ognuno poteva esprimere la propria opinione, fare domande.
    Riusciva con i suoi discorsi e spiegazioni a farmi immergere e comprendere pienamente la materia, sembrava di non essere in classe rendeva piacevole anche argomenti che apparentemente potevano sembrare pesanti. Grazie a lei ho compreso l’importanza e la bellezza di leggere un libro, di conoscere la vita e le opere di svariati autori, e che ogni autore lascia nel lettore qualcosa di se su cui riflettere e magari trarne insegnamento.
    Il suo insegnamento si basava sul “motto”: “I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere.” Frase che lei citava continuamente e la scriveva spesso su lavagne o cartelloni.
    Questa frase rappresenta a pieno il suo metodo didattico d’insegnamento perché lei accendeva ognuno di noi, grazie a lei ho dato valore ai miei interessi, ho compreso che nella vita non si smette mai di apprendere cose nuove, che bisogna avere una grande testa e un grande cuore come quello che aveva lei per poter insegnare.

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    1. Venanza, il tuo racconto mi ha colpita particolarmente perché la tua insegnante è stata in grado di comprendere il tuo stato d’animo con eleganza e semplicità.
      Ecco, l’empatia nella relazione educativa, è una caratteristica fondamentale, infatti l’insegnante deve essere empatico, non simpatico.
      “A catturare sin da subito la mia attenzione fu il suo modo di porsi nei confronti degli alunni, che generava un clima di positività”. Il clima scolastico deve essere un clima favorevole all’apprendimento e per questo bisogna che l’insegnante sappia gestire la classe, sia capace di osservare, ascoltare, cogliere le espressioni dei suoi alunni ma soprattutto che sia in grado di motivare questi ultimi.
      “Per lei ogni componente della classe era unico e rispettava i ritmi di ognuno di noi, senza far mai sentire nessuno di noi né di meno né di più dell’altro, ognuno veniva trattato allo stesso modo senza preferenze o discriminazioni.” Che bello questo approccio che aveva la tua insegnante, mi ricorda il docente/ sacerdote Don Milani il quale nella scuola di Barbiana, non lasciava nessuno indietro, tutti per lui dovevano arrivare allo stesso livello, il suo motto era “I care” ,ovvero, “mi sta a cuore tutto”. Sono certa che la tua insegnante teneva molto ai suoi alunni.
      Avrei voluto conoscere la tua insegnante, cara Venanza, credo che il suo insegnamento potrà accompagnarti per tutta la vita.
      -Silvia Giancola

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  33. “Strada facendo, vedrai che non sei più da solo...” è la frase che più mi risuona in mente e nel cuore al ricordo della mia maestra di italiano delle elementari. Ho sempre pensato a lei come modello perfetto di insegnante. Dal primo giorno in cui sono entrata in classe mi ha accolta con il sorriso e per cinque anni mi ha accompagnato, con il suo supporto e incoraggiamento, in una tappa importante della mia vita scolastica e non. A lei va un grazie speciale per tutto ciò che ha fatto per me, per la sua disponibilità nell’ascolto e nel confronto, la sua infinita bontà ed il suo modo di dare tanto agli allievi. Il suo metodo di insegnamento, oltre che puntare alle conoscenze, era orientato a far acquisire competenze utili anche nel contesto extrascolastico. Il suo approccio nei confronti degli allievi era inclusivo, non autoritario. Non ha mai imposto le sue idee, rispettando l’essere e il carattere di ognuno di noi; anche se, durante le sue lezioni, a volte, tirava fuori un lato più impulsivo per cui incuteva un leggero senso di timore. Ciò era dovuto, principalmente, alla sua bassa tolleranza dell’errore, in particolare dopo ripetute spiegazioni di rinforzo e ripasso. A suo modo attuava la “Token Economy”, ovvero un “contratto educativo” con i mezzi allora disponibili; ad ogni poesia memorizzata e recitata bene (drammatizzata) ci premiava con una caramella che per noi rappresentava, oltre al dolcetto in sé, il simbolo di un obiettivo raggiunto. Ci faceva mettere in pratica il lavoro di coppia perché la sua idea era che “in due è più facile”. Gli strumenti da lei utilizzati erano per lo più libri di testo, schede, quaderni e dizionari. L’abbattimento delle differenze sociali a suo avviso era un fine prioritario da raggiungere tramite l’istruzione; a supporto di questa sua tesi, non a caso, resta nella mia mente il suo recitarci spesso la Livella di Totò. Oltre alla sua professionalità, un grande insegnamento ci è stato trasmesso a livello umano, lasciandoci un bagaglio di valori morali solidi. Il momento in cui ho capito ulteriormente il suo spessore di insegnante e donna è stato, purtroppo, quando nel 2016 è venuta a mancare. Personalmente è stato un trauma poiché il mio rapporto con lei era tra i più belli della mia infanzia e, quando mi è stato chiesto di scrivere una lettera per questo evento triste, ho provato un vuoto dentro me. Ad oggi, tenendo conto del suo operato, sono ancor più convinta che il lavoro dell’insegnante, svolto con motivazione, dedizione e sacrificio, sia tra i più sfidanti, dinamici e soddisfacenti a livello professionale e umano.
    Miriam Scarano

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    1. Cara Miriam, pur non conoscendoci, le nostre esperienze scolastiche hanno due elementi in comune. In primis vorrei ringraziarti perché mi hai portato alla mente un ricordo che avevo ormai rimosso: alle elementari, la mia maestra di matematica ci divideva in due gruppi omogenei e organizzava “la gara delle tabelline”, al termine della quale ogni bambino della squadra vincente, riceveva un chupachups come premio. Inutile dire che ho imparato le tabelline come l’Ave Maria pur di vincere quel dolcetto e il raggiungimento di quell’obiettivo a quella età era una grande vittoria personale.
      Il secondo elemento che ci accomuna purtroppo è la perdita di un caro professore. Lo scorso ottobre è venuto a mancare il mio insegnante di storia dell’arte. Un uomo semplice e genuino, amante della sua professione ma ancora di più della sua disciplina, che trasmetteva con tanto calore e tanta passione.
      Mi piace pensare che siano contenti delle nostre scelte universitarie perché in fondo è anche grazie a loro se abbiamo scelto questo percorso, grazie ai loro insegnamenti e grazie al loro amore verso questa professione.

      Chiara Corrente

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    2. Miriam Scarano, le tue riflessioni sono molto incisive, soprattutto quando dici che la tua maestra delle elementari (come si chiamavano allora) era per l’uguaglianza delle classi sociali, da raggiungere attraverso l’istruzione e la cultura. Sicuramente mi torna in mente quel famoso motto della scuola di Don Milani: “I care, ovvero mi riguarda, mi sta a cuore, mi prendo cura”, cosa che la tua insegnante ti ha dimostrato nella pratica educativo-didattica quotidiana. Leggendo il tuo racconto esperienziale mi sembra quasi di sfogliare le pagine del grande capolavoro “Lettera a una professoressa”, che tu sicuramente conoscerai. Concordo con colei che mi sembra essere stata per te un “faro” della tua infanzia, anche perché, come diceva qualcuno, “la scuola può fare il miracolo di trasformare i sudditi in cittadini” consapevoli, attivi e critici. Miriam, leggo tra le tue righe la verve della maestra…ti auguro di riuscire presto in questa tua aspettativa di vita! La tua insegnante amava Baglioni…anch’io!
      Silvia

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  35. Nel corso della mia esperienza scolastica ho incontrato molti insegnati, alcuni dei quali ho apprezzato molto, ma tra tutti la mia più grande stima va soprattutto al professore di fisica che mi ha trasmesso la sua materia con il cuore. Era un'insegnante molto particolare, non parlava molto, quasi per niente, aveva la fama di essere molto severo ma infondo era una persona molto dolce che a differenza degli altri memorizzò fin da subito il nome di tutti e anzi, ci attribuì anche nomignoli simpaticissimi. Ci ha sempre trasmesso la fisica nel migliore dei modi spiegando le cose più e più volte se non erano chiare. Nella sua materia, prima di ogni interrogazione, avevo sempre un po' di ansia, ma non quell'ansia dettata dalla paura, era un'ansia particolare che avevo solo durate il colloquio orale con lui perché non volevo deluderlo e volevo dare sempre il meglio di me stessa. Mi ha fatto amare fin da subito la sua materia, ed era così bello ascoltarlo che riuscivo ad apprendere così velocemente tanto da dover solo dare un'occhiata agli appunti una volta a casa. Forse è proprio grazie a lui che ho deciso di intraprendere questo ramo di studi e spero tanto di riuscire in futuro a trasmettere ai miei alunni con la stessa chiarezza e la stessa dolcezza che aveva lui.
    Martina Lanni

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    1. Ciao Martina, leggendo la tua esperienza mi ci sono rispecchiata molto. So cosa significhi provare quell'ansia di non voler deludere, è la stessa che avevo con il mio professore di filosofia nel momento delle verifiche orali. Concorderai con me che paradossalmente è una bella sensazione, perché inconsapevolmente mostri a te stessa quanto tieni a quella materia tanto da volerlo dimostrare anche al professore. Come il mio insegnate di filosofia anche il tuo professore era palesemente innamorato del suo lavoro ed è riuscito a trasmetterti quella passione che tutti i docenti dovrebbero far nascere nei propri allievi. Sono sicura che ispirandoti a lui riuscirai a trasmettere con dolcezza e dedizione il tuo sapere.

      Sabrina Pasquale

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    2. Ciao Martina, il tuo racconto mi ha colpito tanto , ma ciò che più ha attirato la mia attenzione è stato il fatto che questo professore all'apparenza così duro , abbia subito imparato i vostri nomi.
      Non è un aspetto banale perché ha dimostrato di considerarvi come persone da formare con attenzione e passione soprattutto.
      È facile , delle volte, farsi ingannare dall'apparenza , ma questo insegnante oltre ad essere professionale si è dimostrato soprattutto umano.

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  36. Sono stati numerosi gli insegnanti incontrati durante la mia carriera scolastica; tra essi ricordo particolarmente il mio professore d'inglese del secondo superiore. Egli non si limitava alla semplice lezione frontale, concentrandosi soprattutto sulla partecipazione e sullo sviluppo di uno spirito critico e riflessivo da parte di ciascuno di noi. Non tutti avevano il coraggio di fare ciò, anche a causa della paura di sbagliare e di dire qualcosa di inappropriato. Il suo difetto era forse quello di spronare noi persone timide in un modo sbagliato, molto spesso con rimproveri abbastanza pesanti. Non erano rare le scene di paura e ansia che accompagnavano lo svolgersi della giornata; ognuno aveva infatti paura di deludere le sue aspettative. Tuttavia a fine anno ogni alunno aveva ritrovato dentro di sé delle competenze molto importanti, ricevendo le basi adatte per poter proseguire il cammino in una scuola in cui l'inglese era fondamentale. Se nei primi anni ricordavo questo professore negativamente, ora ho imparato a guardare quest'esperienza da una prospettiva diversa. Mi ha insegnato infatti che nella vita è importante saper sviluppare lo spirito riflessivo e avere la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, superando la paura di sbagliare. Per quanto riguarda l'insegnamento, quando si è di fronte ad un alunno silenzioso e timido bisogna agire con molta prudenza poiché può essere molto facile ferirlo o portarlo ad avere una visione negativa del mondo che lo circonda. L'insegnamento deve avere come base lezioni che non si basino sulla semplice spiegazione di contenuti formali, ma che portino ogni alunno a sentirsi libero di partecipare e di apprendere volontariamente.

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  37. Nella vita ho incontrato tantissimi docenti che hanno caratterizzato la mia carriera scolastica e l’hanno resa unica. Si, è vero, non tutti sono stati insegnanti che mi hanno dato una formazione completa sia a livello educativo che professionale ma comunque penso che questo fa parte del gioco! Nessuna persona (almeno che io conosca) ha avuto tutti insegnanti positivi. Mi piace pensare che per fare l’insegnante bisogna avere passione, perché è uno dei lavori in cui se non hai quella dopo qualche anno o addirittura mese ti stanchi ed inizi a fare un lavoro controproducente che rovinerà generazioni. Detto questo la figura che più ricordo con estremo piacere e ho più a cuore è la maestra delle scuole elementari di italiano, storia e geografia. Quest’ultima mi ha segnato in positivo non solo perché era una persona solare, sempre sorridente ma anche perché era molto preparata e si è dedicata con anima e corpo al suo lavoro. Le piaceva insegnare e trasmetteva questa sua passione a vista. Ha seguito la mia classe per tutti e cinque gli anni e quindi è lei che mi ha dato le basi. La ricordo anche per il suo modo di approcciarsi con gli alunni. Quando, per esempio, si arrabbiava non ha mai alzato i toni e noi capivamo dal suo sguardo e volto che stava per perdere la pazienza. Non ha mai messo un muro tra lei e i suoi alunni. Un’altra caratteristica particolare e che ricordo con piacere è che non concludeva mai l’anno senza averci preparato per una recita o musical. A fine anno era solita lasciarci un pensierino perché diceva che noi le stavamo a cuore come i suoi figli e quindi doveva lasciarci, oltre ai ricordi dell’anno passato insieme, anche qualcosa di materiale che permettesse di pensarla. Devo dire che effettivamente le siamo rimasti a cuore come classe perché l’ho incontrata pochi anni fa e ci siamo messe a chiacchierare e a rivivere dei ricordi. Concludo dicendo che è si grazie a lei che ho intrapreso questa strada e che vorrei un domani essere ricordata come io e i miei compagni ricordiamo lei.

    Nicoletta Toccariello

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    1. Nicoletta il tuo pensiero e la tua esperienza mi hanno colpita molto. Condivido pienamente l’idea che per fare l’insegnante (ma d’altronde qualsiasi tipo di lavoro) bisogna avere passione.
      Bisogna amare ciò che si fa, al fine di trasmettere cose positive.
      Hai avuto un’insegnante esemplare, tanto che hai di lei, ancora oggi, un dolce ricordo.
      SILVIA BATTISTA

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    2. Cara Nicoletta, nel leggere la tua esperienza mi sono molto immedesimata. Anch'io come te ho avuto un’esperienza simile ma con la mia professoressa del liceo. Io la ricordo proprio per il suo approccio con gli allievi! Penso che per te sia stata molto importante se hai scelto di intraprendere lo stesso lavoro. Ritengo fondamentale non ‘creare un muro’ con gli allievi, anzi è necessario creare un rapporto proprio con loro.
      -Maria Lepore

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  38. Nel corso della mia vita scolastica ho incontrato molti docenti che, in bene o in male, hanno contribuito alla mia formazione complessiva. Premetto che, a mio avviso, nella scuola come nella vita non servano solo esperienze che condizionino positivamente, ma anche esperienze che condizionino in modo negativo per riuscire ad indirizzarsi meglio verso il modello che si ritiene più adatto da seguire secondo le proprie peculiarità caratteriali. Ho avuto occasione, nel corso della mia vita scolastica, di conoscere il mio professore di storia e filosofia dal terzo anno di scuola superiore. Mi ha colpita particolarmente innanzitutto come persona perché ho capito che per ottenere un buon apprendimento e per amare la disciplina trattata c'è bisogno di un buon rapporto docente-alunno in modo tale da venirsi incontro da entrambi i lati relativi al ruolo che il docente e l'alunno occupano. Questo insegnante mi ha colpita anche perché nel fare didattica preferiva partire da un testo particolare, scritto dal filosofo che si stava trattando, per arrivare al vero pensiero della corrente filosofica in questione (metodo induttivo). Di fatto, negli ultimi tempi, si sta preferendo proprio l'utilizzo di tale metodo, ritenuto efficace per la capacità di far costruire all'alunno le competenze adatte al raggiungimento dei fini educativi. Apprezzo molto questo professore anche perché nei viaggi di istruzione voleva farci porre attenzione non solo alle caratteristiche culturali della città visitata, ma anche agli aspetti generali relativi alla vita urbana e in generale a ciò che caratterizza la vita di tutti i giorni in qualsiasi area abitata del mondo. Concludo dicendo che questo professore mi ha fatto aprire gli occhi ed andare oltre la dimensione prettamente nozionistica nella scuola. Siamo rimasti in ottimi contatti e spero di rivederlo appena possibile.
    Eleonora Ricci

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  39. Ho avuto la fortuna di incontrare tantissimi insegnanti super preparati durante la mia carriera scolastica, ma il ricordo più vivo che serbo ancora nel cuore e a cui in certi momenti mi aggrappo è quello della mia insegnante di matematica e scienze della scuola primaria, lei mi ha accompagnata sin dal primo anno della scuola elementare. A lei va la mia riconoscenza e la mia gratitudine, perché non solo mi ha insegnato le discipline, ma perché era sempre positiva su tutto, ogni “nostro problema” lo faceva suo e insieme cercavamo delle soluzioni utili per superare e accantonare il problema. Mi ha lasciato un’idea positiva della scuola, concepito ad oggi come luogo delle amicizie, di cooperazione e ambiente ideale per l’apprendimento, un vero e proprio campo di ricerca dove sperimentavamo di tutto, dall’esperimento sul fagiolo, alla creazione del vino. La mia maestra utilizzava idee e metodologie innovative che permettevano di raggiungere le conoscenze delle sue discipline in maniera pratica, con esempi ricorrenti alla vita di tutti i giorni. Gli argomenti più “difficilotti” come le proprietà delle operazioni e le frazioni venivano precedute dalla visita della “cuoca pasticcia” (una mamma o una docente che si vestiva da cuoca) che chiedeva aiuto a noi bambini per risolvere problemi di calcolo per le sue ricette “pasticciose”. Utilizzando questa metodologia la maestra introduceva l’elemento nuovo, che suscitava in noi curiosità e interesse, e rendeva meno difficile l’acquisizione delle proprietà matematiche stesse. In questo modo la lezione diveniva un vero e proprio gioco, dove centrali erano il divertimento e l’apprendimento. Questa maestra mi ha insegnato che si può apprendere anche in modo giocoso e che studiare può essere anche piacevole e divertente. Così questa maestra ha condizionato la mia scelta universitaria. Mi auguro un domani, dopo aver portato al termine questo percorso di studi che ho appena intrapreso, di lasciare nei miei futuri allievi, almeno in minima parte, un ricordo positivo proprio come lei lo ha lasciato in me. Spero anche di diventare un’insegnante che non dà solo nozioni, ma che trasmetta anche il gusto e il piacere di imparare.
    Petronzi Maria.

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  41. Il mio percorso scolastico è stato, sin dall’inizio, accompagnato da insegnanti di cui conservo ancora un ottimo ricordo.
    Mi ritengo fortunata, posso affermare di essere stata affiancata da figure dotate di professionalità, competenza e passione per il proprio lavoro, in grado di permettere agli studenti di sviluppare fiducia nei confronti delle proprie potenzialità.
    È questo l’aspetto su cui mi soffermerei maggiormente, credo fortemente che possa essere definito un buon insegnante quello in grado di consentire ai propri studenti di maturare, crescere e sviluppare fiducia in sé stessi, nelle proprie capacità.
    Il buon insegnante è colui che incoraggia i suoi studenti, spronandoli a non arrendersi di fronte alle difficoltà, a cadere e rialzarsi senza mai abbattersi e pensare di non potercela fare.
    Questo è tutto ciò che posso dire di aver incontrato nell’ insegnante di italiano e storia delle scuole superiori, un’insegnante che oltre ad offrire nozioni ha saputo dotare i suoi studenti di tutti gli strumenti utili per poter accogliere ciò che veniva loro proposto, un’insegnante preparata capace di trasmettermi la passione per la sua materia di insegnamento, esigente ma allo stesso tempo sempre disponibile all’ascolto dei suoi studenti e ad incoraggiarli; non mancavano, durante le sue lezioni, momenti di confronto, di scambio, ciò che da lei arrivava era sempre una lezione di vita, un insegnamento di cui fare tesoro da poter tirar fuori al momento giusto nelle più svariate situazioni della vita.
    - Di Cesare Sara

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  42. Nell’arco del mio percorso scolastico ho avuto modo di conoscere moltissimi insegnanti, ma ricordo con particolare affetto la mia professoressa di greco e latino del liceo, una delle poche che credo abbia lasciato in me un segno; ancora oggi, infatti, la porto nel cuore. Da sempre ho provato profonda ammirazione e immensa stima nei suoi confronti per il suo essere organizzata, precisa, attenta ad ogni particolare. A differenza di altri docenti presenti nella mia scuola, lei considerava gli alunni persone degne di riconoscimento, non si preoccupava soltanto di trasmettere semplici nozioni, ma condivideva con noi la strada che stavamo percorrendo, cercando di aiutarci ad abbattere i numerosi ostacoli che la caratterizzavano; riusciva a guardare oltre i banchi di scuola comprendendo anche solo con uno sguardo i nostri stati d’animo. Per quanto riguarda la valutazione, non dava importanza solo al risultato finale ma all’intero processo di apprendimento, quindi metteva in atto una valutazione formativa, tenendo in considerazione tanti fattori. Molte volte ha utilizzato la metodologia della classe capovolta (Flipped classroom) che mi è piaciuta molto, essa riguarda l’apprendimento autonomo da parte di ogni studente e quest’ultimo è chiamato ad assumere maggiore responsabilità poiché deve assicurasi di essere compreso non solo dall’insegnante, ma anche dai suoi compagni. Questo metodo mi ha permesso di essere me stessa, di esprimermi liberamente e soprattutto di non aver paura di sbagliare; la mia professoressa ha dimostrato di avere fiducia nelle mie capacità e mi ha aiutata ad accantonare le mie insicurezze e la mia timidezza. Ciò che più amavo di lei era la gioia che mostrava ogni giorno stando in classe, in questo modo dimostrava la propria passione per l’insegnamento e per le proprie materie. Oltre ad essere molto preparata e a trasmetterci la sua conoscenza, sapeva coinvolgerci, motivarci e divertirci con il suo entusiasmo, ascoltare il nostro pensiero senza giudicarci e cercando di darci i consigli più giusti. Era in grado di evidenziare le competenze di ogni allievo, ma anche le difficoltà, sostenendo, però, che nessuno fosse meno capace dell’altro. In classe, durante le sue ore di lezione, c’era un clima molto sereno, non ci si annoiava mai. Grazie a lei ho capito ancor di più di voler diventare insegnante perché ha stimolato la mia curiosità e mi ha fatto capire quanto sia importante esplorare e conoscere i vari ambiti del sapere. Custodisco e ripongo con cura tutti i suoi insegnamenti, spero di diventare proprio come lei! Mi piacerebbe, un giorno, lasciare un bel ricordo di me ai miei alunni, come quello che lei ha lasciato a me.
    Vittoria Rateni

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    1. Mi rivedo molto nella tua esperienza, questi tipi di insegnanti sono rari e quando si ha la fortuna di incontrarli, il nostro percorso ne rimane segnato positivamente. La voglia e la passione che hanno trasmesso, hanno fatto sì che noi aspirassimo a diventare eccellenti come loro. Il loro metodo di insegnamento ha consentito lo sviluppo delle nostre competenze e ci hanno permesso di mettere queste ultime in pratica, ci hanno trasmesso la voglia di seguire un percorso di studi finalizzato a voler lasciare la nostra impronta e, cosa più importante, un giorno quando insegneremo sarà inevitabile pensare a questi insegnanti con un sorriso, poichè ciò che diventeremo sarà in gran parte grazie a loro che ci hanno insegnato a fare da soli. CHIARA STICCA

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  43. Se ad oggi ripenso a tutti gli insegnanti avuti nel mio percorso scolastico da allieva, posso ritenermi fortunata poiché la maggior parte di loro ha lasciato in me un ricordo positivo e soprattutto un grande bagaglio culturale che testimonia la loro professionalità.
    Tra tutti, un sorriso enorme mi spunta pensando al professore di filosofia del triennio, un uomo che di pari passo alla sua eccellente professionalità, ha dato prova di una grande umanità.
    Ciò che mi ha incentivato di lui a diventar insegnante è stato vedere quanto amasse la sua materia e il suo amore lo trasmetteva senza far pesare i concetti, anche gli argomenti più difficili era in grado di trattarli in modo da capirli e se vedeva difficoltà le coglieva da un semplice sguardo. Sempre pronto al dialogo, al confronto, ci ha invitati all’onestà, al perseguire i nostri obiettivi e al credere in noi stessi. Non è stato un semplice professore, per tre anni è stato il mio punto di riferimento fisso, come un secondo papà.
    Le sue lezioni erano quelle più attese, l’atmosfera in classe era stimolante, non veniva ansia o paura del giudizio, non c’era nessun gioco di ruoli, prima di esser un professore egli era un umano e da tali trattava anche noi allievi.
    Riceveva spesso visite di suoi vecchi alunni e molte volte ha permesso che fossero loro a tenere la lezione, guardandoli e ascoltandoli con un orgoglio sincero e immenso, fiero del fatto che i suoi allievi, in cui lui ha sempre creduto, avessero raggiunto grandi traguardi. Spero un giorno, al termine di questi cinque anni, se la situazione lo permetterà, di esser io l’allieva che lui guarderà fiero e orgoglioso per esser diventata un’ottima persona e insegnante.
    CHIARA STICCA

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    1. Chiara, sono rimasta molto colpita dalla descrizione del tuo insegnante, le tue parole denotano tutta la stima che hai nei suoi confronti e quanto lui sia stato importante per te. Credo che tu abbia avuto un ottimo esempio da seguire e sono sicura che un giorno lui ti guarderà con sguardo fiero e apprezzerà la bravissima insegnante che diventerai.
      Vittoria Rateni

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  44. Quanti insegnanti ho incontrato e conosciuto lungo tutta la mia esperienza di studio?
    Davvero tanti.
    Inevitabile non avere altrettanti ricordi positivi, certamente non mancano quelli negativi, una minoranza, ma nonostante tutto anche questi ultimi hanno lasciato un segno nel mio essere soprattutto ripensandoli attraverso una nuova e maggiore consapevolezza. Individuarne uno è una grande sfida e il tentativo di fare ciò mi permette di ripercorrere, non senza difficoltà, un lungo cammino attraversando emozioni, esperienze positive, sia umane che didattiche, pezzi di vita. Ma nel lavoro di ricomposizione del “puzzle” tutto riconduce con una forza insistente alla maestra della allora scuola elementare.
    Quella dolcissima maestra che ha saputo abilmente conquistarmi con uno sguardo sin dal primo giorno di scuola trovandosi dinnanzi ad una bambina timida e un po’ spaventata, colei che ha saputo instaurare sin dai primissimi momenti, e rafforzato nel corso del tempo, un rapporto significativo con ciascuno dei “suoi bambini” facendoci respirare un clima di classe sereno e rilassato, rivelandosi un punto di riferimento per tutti noi. Il più importante insegnamento è stato senz’altro il suo esempio.
    L’ aneddoto che ricordo con più ardore risale all’ultimo anno del ciclo d’istruzione. La nostra maestra ci incitava a pensare al sapere come un mezzo per vivere meglio con se stessi e con gli altri per impegnarsi a costruire una società di alti valori e più giusta e ripensare alle sue parole in questo particolare momento storico e sociale che stiamo attraversando non fa altro che rafforzare le motivazioni che mi hanno condotto ad intraprendere questa formazione universitaria.
    Auguro a tutti i miei colleghi di corso una buona formazione, consapevoli della responsabilità del ruolo che rivestiremo per l’educazione e maturazione della società futura.
    Luigia Di Giovine

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    1. -Luigia Di Giovine,
      ti rispondo premettendo che un'incentiva straordinaria è quella fatta da questa tua insegnante, in quanto il sapere è davvero un mezzo per vivere meglio con se stessi e con gli altri affinché si possa costruire una società di alti valori. Sono proprio questi valori a far comprendere il modo più giusto per affrontare la vita, soprattutto al giorno d'oggi. Sono gli insegnanti a dover porre le basi per questi valori, poiché è questo che fa il bravo insegnante, oltre a trasmettere l'amore per la scuola e per la materia.
      Con alcuni docenti si capisce da subito che tipo di rapporto si instaurerà, come nel tuo caso, in quanto credo che il giusto insegnante debba far sentire la sua classe in un clima tranquillo, mettendo i bambini a loro agio e in modo da creare un rapporto basato sulla fiducia, cosicché il bambino si senta libero di fare tutte le domande che vuole e e togliersi tutti i dubbi per evitare di portare dietro di sé lacune da colmare in seguito.

      Sofia De Vita

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  45. Il mio percorso scolastico l’ho vissuto con diversi tipi di insegnanti, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, passando dalle maestre che insegnavano in un modo così bello e speciale da farti amare la scuola a quelle maestre che alzavano la voce e perdevano la pazienza dopo aver chiesto per tre volte un argomento non compreso bene.
    Ma l’insegnante che mi è rimasta nel cuore è la docente di matematica avuta dal terzo al quinto anno delle superiori . Lei ci ha aiutato a colmare le lacune che ognuno di noi si portava dietro dalle scuole medie, lei era disposta a spiegare anche trenta volte tutto ciò che non era ben chiaro. Io credo che oltre alla capacità di insegnare e di spiegare bene gli argomenti un docente debba trasmettere l’amore per l’insegnamento, per la scuola e per la materia, io non ho mai amato particolarmente la matematica ma è grazie a questa mia insegnante che mi veniva la voglia di impegnarmi e di sforzarmi affinché capissi anche ciò che era difficile. Ad esempio era sua abitudine dopo un compito in classe, portarlo corretto qualche giorno dopo e verificare insieme gli errori, proprio per non portarci dietro durante il nostro percorso quelle lacune che erano emerse nel compito e correggere quegli errori.
    Il bravo docente è colui che crea un rapporto con la sua classe, che insegna per passione e non per semplice ‘LAVORO’, era proprio questo che faceva la mia insegnante, con la quale, tra l’altro, è rimato ancora oggi un rapporto speciale.

    Sofia De Vita

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    1. Ciao Sofia, leggendo la tua esperienza, ritrovo in alcuni punti il metodo di insegnamento della mia professoressa di inglese, la quale era disposta a dare a ciascun alunno, in base ai propri tempi, la possibilità di non rimanere indietro. Mi piace il carattere comprensivo che accomuna le nostre insegnanti e il fatto di non farci pesare gli errori da cui non si può far altro che imparare!
      Miriam Scarano

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    2. Ciao Sofia, sicuramente dal tuo racconto si evince come la tua professoressa
      sia stata capace di farsi rispettare e di saper coinvolgere tutti gli studenti alle proprie lezioni di una materia solitamente poco amata da noi studenti. Il correggere con voi gli errori trovati nei compiti vuol dire avere il desiderio di volervi vedere migliorare sempre di più, senza lasciare nessuno indietro; inoltre, il dedicare parte della lezione anche a chi non ha capito gli argomenti precedenti vorrà dire aumentare la loro autostima e il rispetto nei confronti della professoressa stessa.
      È dalla passione, che l'insegnante usava nelle sue lezioni, che è scaturita la vostra voglia di ricerca, di studio e dunque di sapere. Sicuramente la tua insegnante deve rappresentare un grande esempio per l’accuratezza con cui invogliare i proprio alunni all’impegno e allo sforzo e per la capacità di far apprendere la matematica anche a chi non ama particolarmente gli argomenti che si andranno ad affrontare. È questo lo spirito giusto: impegno e passione in quello che si andrà ad insegnare!
      In risposta a Sofia De Vita

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    3. Ciao Sofia, leggendo il tuo racconto concordo pienamente con te. Innanzitutto condivido con te l'idea che il bravo docente è colui che insegna non per lavorare e quindi ritrovare un compenso a fine mese, ma lo fa per passione perché a parer mio, solo in questo modo riesci a trasmettere le tue sensazioni alla classe, ma soprattutto è un qualcosa che si dovrebbe svolgere volentieri e non come un peso. Poi anche io come te, ho avuto la mia insegnante di Italiano, Storia e Geografia delle medie che cercava di spiegare più volte uno stesso argomento, anche ricorrendo ad esempi pratici, affinché tutta la classe, anche il ragazzo più svogliato potesse prendere parte alla lezione e capire cosa stessimo facendo.

      Francesca Panzera

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  46. Ricordo la Maestra Antonia che non ci faceva copiare copiare, ma parlare, discutere, giocare, uscire all'aperto per osservare. Grande felicità durante le attività di laboratorio. Gli impegni affidati a noi alunni, la fiducia, la generosità. Indelebile è il ricordo di quando diceva: ragazzi oggi faremo insieme una grande merenda con pagnotta ripiena di mortadella e salame!

    Alessandra Bonghi

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  47. L'esperienza che mi appresto a condividere sul blog riguarda la mia professoressa liceale d’inglese, che mi ha accompagnata dal terzo anno del percorso scolastico fino al conseguimento del diploma. La scelta di scrivere di lei non deriva prettamente dal rapporto umano instaurato, ma dagli ancestrali processi di curiosità, interesse, passione che è riuscita ad innescare in me e nella classe in aggiunta alla sua capacità straordinaria di connettere i temi letterari, storici, etici, sentimentali e sociali della cultura inglese al nostro “hic et nunc” di allievi in piene crisi esistenziali ed adolescenziali, incapaci spesso di vedere l’attualità, la bellezza e la verità eterne nel contenuto di opere e testi autoriali. La difficoltà di approcciarsi alla comprensione di una cultura e ad una modalità di comunicazione differenti dalle nostre, lasciava gradualmente posto allo stupore di scoprire che c’era sempre stato un invisibile filo conduttore in grado di accomunare le nostre sofferenze, insoddisfazioni, i nostri tormenti, le nostre emozioni, la nostra concezione di amore e della vita alle grandi personalità storiche e letterarie oggetto del nostro studio. La professoressa, attraverso i più disparati e molteplici metodi di trasmissione del sapere, è riuscita ad eliminare il clima formale, nonché la visione fredda e distaccata dello studio, coinvolgendo i nostri sensi con l’ausilio di approfondimenti forniti da lei stessa sugli argomenti salienti del programma, l’utilizzo di film, immagini, video, musica e recitazione dei versi poetici in aula, accompagnata da un’estrema teatralità dei suoi gesti e del tono di voce. Analizzando ad oggi il lavoro da lei svolto, ho potuto notare l’abilità e la naturalezza con la quale ha combinato strategie teoriche e pratiche in funzione dell’apprendimento, favorendo addirittura la memorizzazione di veri e propri versi, enunciati celebri, espressioni simbolo dello stile di pensiero di ogni autore senza forzarci, ma utilizzando il principio della ridondanza. Ci ha insegnato l’importanza di saper interagire con le conoscenze e di riuscire a gestire ciò che avevamo appreso, attuando collegamenti fra le nozioni acquisite per poi interiorizzare il tutto al momento della verifica scritta ed orale. Queste ultime, secondo il suo parere, erano il più valido ed efficace momento di apprendimento, e la loro valutazione avveniva prendendo atto, oltre che della qualità delle informazioni, soprattutto di opinioni, pensieri, pareri e valori generati in base agli argomenti trattati. Per sempre custodirò nel mio ricordo il suo viso che, alla lettura e alla spiegazione di tematiche particolarmente toccanti o interessanti, si faceva trasparente permettendoci di osservare gli effetti straordinari prodotti dalla conoscenza sull’animo umano, dall’amore per il proprio mestiere, dalle forti emozioni suscitate grazie alla consapevolezza di stare trasmettendo alla nuova generazione segreti, meraviglie, speranze e strumenti concreti con lo scopo di educare alla visione costante della luce e del bene, scegliendo sempre la fuga dall’annichilimento interiore causato spesso dalla difficoltà di essere vivi e restare umani in una società così complessa.

    Cristina Pompeo

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    1. La docente trattata nel tuo commento è una figura appassionata, riempita di soddisfazione nei confronti del lavoro che è venuta a svolgere. È entrata nel tuo cuore perché capace di insegnare, nel senso più ampio e profondo del termine, e questo lo si percepisce ed è meraviglioso! Le metodologie adottate dalla docente sono spunto dei miei futuri insegnamenti!
      -Andrea Panza

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  48. Nel corso della vita, incontriamo pochi maestri di vita e tantissimi docenti comuni; non tutti hanno la fortuna di incontrare un insegnante importante, ma quando succede è una vera fortuna, un’occasione che va colta al volo. I migliori si distinguono per la passione con la quale vivono il loro lavoro (visto come una vocazione), sono attenti al benessere dei propri alunni, soprattutto a quelli più indifesi e, per questo motivo, possono addirittura essere visti come secondi genitori. Nella mia carriera scolastica, ho incontrato tantissimi insegnanti: alcuni me li ricordo per stranezze, altri per il modo col quale insegnavano e si rapportavano a noi alunni; tra quest’ultimi ce n’è una in particolare che mi ha trasmesso tanto, e ha influenzato molto il mio modo di agire e di pensare: è la mia professoressa di italiano alle scuole medie. La sua voce era flebile e per questo motivo era piacevole ascoltarla. Questa professoressa è stata una delle più brave che ho incontrato finora; a lei piaceva ascoltarci, le parlavamo di molti nostri problemi, di come passavamo il weekend, di come avevamo trascorso l’estate, e le piaceva ridere e scherzare con noi. Essendo molto giovane, lei riusciva a capirci; nelle sue ore di lezione si veniva ad instaurare una sorta di cooperazione tra lei e noi allievi: ci faceva lavorare molto in classe e voleva che leggessimo la pagina subito dopo la sua spiegazione in modo che la potessimo rispiegare a parole nostre. Era molto disponibile, cercava di eliminare la differenza tra la sua figura e la nostra e, in effetti, le sue spiegazioni dalla cattedra finivano regolarmente in conversazioni fra studenti e insegnante, tanto da sembrare scambi di opinioni fra interlocutori alla pari. Prendeva in considerazione le idee espresse dai suoi allievi, veniva incontro ai nostri bisogni, ci aiutava a superare le difficoltà e ci lodava ogni qualvolta svolgevamo un buon lavoro. Io mi impegnavo al massimo perché, vedendo la dedizione che ci metteva nel suo lavoro, non volevo deluderla tant’è che riuscii ad avere sulla pagella un bel risultato. Molte volte, per rendere la lezione più entusiasmante, era solita fare lezioni con diapositive o con dei documentari. Il primo anno, per creare una classe unita, ci faceva spesso fare delle presentazioni in gruppo e a me piaceva molto il suo modo di fare perché riusciva sempre a coinvolgere tutti, anche i ragazzi troppo vivaci, senza rimproverarli, ma solo facendo capire che sbagliavano a comportarsi in quel modo. I momenti trascorsi a scuola con lei son stati quelli che mi hanno lasciato tanto: è lei il modello a cui aspiro, è grazie a lei se ho deciso sin dai primi anni di liceo di diventare un’insegnante e, infatti, oggi mi ritrovo iscritta alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria con la speranza, tra qualche anno, di poter essere anch’io il punto di riferimento di altri allievi, di trasmettere loro, oltre il desiderio di voler apprendere nuove cose e di sviluppare nuove abilità, anche la capacità di acquistare fiducia in se stessi e di poter esprimere la loro opinione senza timore. Io invece spero di poter fornire loro gli strumenti necessari ad acquisire quelle competenze che gli consentiranno, una volta concluso il loro percorso scolastico, di realizzarsi come persona. Mi auguro di riuscire a trasmettere tanto quanto lei in futuro e di perfezionare il suo metodo ancor di più. A scuola ci sono ragazzi che sono i cittadini del futuro del Paese e noi possiamo contribuire alla loro “formazione” di persone prima ancora che di “studenti”. È una responsabilità enorme, un lavoro molto impegnativo, non adatto a tutti, ma io voglio pensare al mio lavoro come a una specie di missione. Se avrò contribuito nel mio piccolo ad aiutare un ragazzo nella conoscenza di sé, a comprendere qual è il suo talento, quali sono gli strumenti di cui dispone e che lo aiuteranno a realizzarsi nella vita, io sarò soddisfatta.
    Simona Pia Longo

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    1. Trovo molto condivisibile il discorso sul formare futuri cittadini piuttosto che semplici studenti. Questo riconosce nell'insegnante una figura con pesantissime responsabilità sociali che purtroppo a volte vengono sottovalutate o mal considerate. Una corretta sensibilizzazione sull'argomento è necessaria, a parer mio, se si desidera fornire questo tipo di servizio. Perchè si tratta di servizio, come tu stessa sottolinei mentre offri il tuo contributo alla formazione come persona ad ogni tuo futuro alunno.

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  49. Ripensando alla mia esperienza scolastica, l'insegnante che più di tutti ha lasciato dentro di me un ricordo positivo è sicuramente la mia maestra della scuola materna.
    Pur avendola conosciuta nei primissimi anni della mia vita riesco ancora a ricordare vividamente delle esperienze vissute e delle giornate passate in classe.
    Sebbene fossi ancora in un percorso pre-scolastico è stato in quegli anni che ho iniziato a relazionarmi con i primi apprendimenti: dall'imparare ad allacciare le scarpe attraverso il telaio dell'allacciatura, metodo che ora riscopro sia proprio della filosfia Montessoriana; all'imparare a distinguere le varie stagioni attraverso un albero fatto in cartone di dimensioni naturali che, diviso in 4 parti, era decorato per ogni stagione con le sue caratteristiche; fino ad arrivare a piccole lezioni di geografia in cui la maestra si soffermava sull'insegnarci cosa volesse dire essere campobassani per arrivare a riuscire a localizzarci rispetto all'Italia intera, ricordo ciò soprattutto grazie a un racconto di mia madre che mi ricorda spesso come la me di soli 3 anni, durante le previsioni del tempo, indicò il pallino che rappresenta sulla carta geografica Campobasso esclamando "Mamma noi siamo qui!".
    Anche attraverso la gestualità faceva in modo di farci ricordare piccole nozioni che avremmo successivamente approfondito nel nostro percorso scolastico; come quando ci insegnò le direzioni dei venti interpretandoli attraverso dei veri e propri costumi di scena e coinvolgendoci in quella che inconsapevolmente sarebbe stata una delle nostre prime lezioni di geografia.
    Mai mi dimenticherò i momenti di gioco e i piccoli insegnamenti che la maestra riusciva sempre a trasmetterci.
    Esempio è il rispetto per la natura; si sa che quando si è piccoli ci si diverte a strappare foglie e cercare di tirare i rami degli alberi, la nostra maestra, però, ci ripetette più volte come l'albero avesse bisogno di un abbraccio e che in realtà "soffriva" quando veniva maltrattato.
    Ed è proprio grazie a ciò che, invece di danneggiare gli alberi, tutta la mia classe iniziò ad aiutare gli uccellini a costruire nidi, e ricordo con emozione la volta in cui la maestra mise delle vere e proprie uova in quei nidi facendoci sognare che il nostro operato avesse aiutato una coppia di uccellini innamorati in cerca del loro nido.
    Inoltre i miei genitori mi raccontano da sempre come sia stata non solo un'ottima compagna di giochi ma anche una scrupolosa osservatrice che, in quei pochi anni, riuscì ad individuare delle piccole difficoltà nell'apprendimento e non di alcuni miei compagni di classe, aiutando così i genitori a cercare una strategia per minimizzare e non ampliare il problema e, in alcuni casi, a risolverlo grazie all'aiuto di specialisti.
    Tutto questo non solo è stato un ricordo positivo al quale rivolgermi ogni volta in cui riflettevo sulla mia infanzia ma è anche un ottimo esempio da poter relazionare con ciò che sto studiando e che studierò nel mio percorso universitario e, soprattutto, come credo che già si è capito da ciò che ho scritto in precedenza, è la motivazione principale che mi spinge a diventare maestra sognando un giorno di poter diventare come lei e di essere ricordata dai miei futuri alunni con l'amore e l'ammirazione che io ora provo nei suoi confronti.

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  50. L’insegnante che più ha marcato la mia carriera scolastica, e che porto e porterò sempre nel cuore, è senza dubbio il mio professore di filosofia e storia. Uomo profondamente acculturato. Con la sua passione è riuscito a trasmettermi estremo interesse per le sue materie fin da subito, particolarmente per la filosofia; e credo di poter affermare, dopo la mia esperienza scolastica, che sia raro trovare un docente così dedito al suo lavoro. Le sue lezioni erano tremendamente affascinanti e coinvolgenti, non erano infatti rari i dibattiti tra noi studenti in merito ai filosofi e i vari argomenti storici.
    In classe lo consideravamo affettuosamente come un ‘insegnate vecchio stampo ’, perché era uno di quei pochi docenti a cui stava a cuore che gli alunni si alzassero in piedi quando il professore entrava ed usciva dall’aula. Ricordo infatti con tenerezza che quando questo non accadeva, il professore ribadiva scherzosamente il suo ‘buongiorno’ alzando leggermente il tono di voce, o replicando la sua entrata in classe. Naturalmente tali comportamenti erano possibili poiché si era instaurato un bel rapporto docente-classe, contraddistinto soprattutto da profondo rispetto reciproco.
    Durante le sue spiegazioni si faceva piuttosto serio e con dedizione ci raccontava dei ‘suoi’ filosofi. La classe calava in profondo silenzio e gli prestava massima attenzione, anche il più ‘scapestrato’ della classe non lasciava sfuggirsi le sue parole. Ma non mancavano di certo anche dei momenti di leggerezza. Infine la lezione si concludeva concedendoci 10 minuti di break.
    Lo stimo tanto, non solo come insegnante ma anche a livello umano. È sempre venuto incontro alle nostre esigenze di studenti ed è stato in grado di mettere a proprio agio tutta la classe, senza mai seminare ansia e terrore soprattutto nei momenti più temuti : le interrogazioni e i compiti in classe. Che, nel suo caso, erano alquanto particolari rispetto ad altri docenti. Le interrogazioni ad esempio, si svolgevano sedendosi in cattedra di fronte al professore privi di appunti e/o libri aperti. Per questo anche nell’esprimere valutazioni era molto obbiettivo, valorizzava gli studenti volenterosi e capiva da subito chi fossero i ‘furbetti’ che non si impegnavano nello studio.
    Un'ultima nota positiva, ma non meno importante, a livello personale sono riuscita con il suo aiuto ad abbattere in parte quella timidezza che risiedeva in me e ad estrarre quel coraggio per intervenire nelle lezioni o semplicemente per essere volontaria alle interrogazioni, cosa che risulterà banale agli occhi di molti, ma per me è stato un grande passo avanti e gliene sono grata. Spero vivamente che il suo ‘modo di fare scuola’ influenzerà il mio percorso, perché è proprio la visione di insegnante che vorrei adottare un giorno, poiché ritengo che l’insegnate ‘vero’ sia quello innamorato del proprio lavoro e che riesce a far appassionare i propri allievi.
    Sabrina Pasquale.

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  51. Nonostante abbia ricordi positivi di molti insegnanti conosciuti durante il mio percorso scolastico, la professoressa che più mi è rimasta nel cuore è stata quella di italiano e latino del terzo anno del liceo. Anche se sono stata sua alunna per poco tempo, è stata lei ad insegnarmi più cose dal punto di vista educativo, più che dal punto di vista scolastico. Riteneva, infatti, importante educarci caratterialmente e non solo culturalmente. Già dal primo giorno che la conobbi, mi colpì per il suo modo di rapportarsi con noi e per il modo in cui parlava delle sue materie, trasmettendoci la passione e l’amore che aveva per esse. Era una persona solare, simpatica, disponibile e gentile e un’insegnante preparata e competente. Lo si poteva capire dalle sue lezioni, molto coinvolgenti e interessanti. Quando spiegava, la classe era completamente in silenzio e tutti ascoltavamo con attenzione, cosa che non succedeva per le altre materie. Esponeva gli argomenti in modo chiaro e riusciva a farci piacere anche le opere più pesanti e difficili, ci rendeva partecipi con delle domande o con delle battute per non rendere “pesanti” le lezioni. Ci faceva fare molti lavori di gruppo per darci modo di interagire tra di noi, ci stimolava a ragionare con la nostra testa e a essere sicuri di noi. Durante la settimana facevamo delle ore di laboratorio di scrittura: ci faceva leggere i giornali oppure ci dava lei un argomento su cui noi dovevamo fare ricerche e poi in classe facevamo dei dibattiti, prima di iniziare a scriverci dei temi, perché riteneva importante che noi fossimo in grado di esporre un proprio giudizio su concetti di attualità. Ci ripeteva sempre che nella vita dovevamo essere liberi, di pensare e di agire, senza avere timori, di avere rispetto per gli altri, di essere umili e di inseguire sempre i nostri sogni. Ancora oggi mi capita di mettere in pratica molti suoi insegnamenti e ogni volta la ricordo con molto affetto. La sua passione, la sua professionalità e la sua umanità sono un esempio per me.
    Sara Domenica Maddalena

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    1. Ciao Sara Domenica,
      l’insegnante che descrivi padroneggia sicuramente la materia e riesce a gestire la classe in modo opportuno. Ad un certo punto affermi: “Quando spiegava la classe era completamente in silenzio e tutti ascoltavamo con attenzione”. Non è sicuramente semplice gestire una classe, ottenerne l’attenzione. Va certamente riconosciuta all’insegnante una grande esperienza.
      Inoltre, come hai sottolineato nella descrizione, le lezioni non rendevano gli alunni passivi, come dei contenitori vuoti pronti a recepire informazioni, ma attivi tramite domande e conseguenti discussioni in aula. Un altro punto importante che hai messo in evidenza è rappresentato dal lavoro di gruppo e dalla presenza di attività laboratoriali settimanali. Come ultimo aspetto, ho apprezzato molto la trattazione da parte dell’insegnante di temi di attualità tramite, ad esempio, la lettura del giornale in classe, aspetto di fondamentale importanza per quanto riguarda gli studenti della secondaria.
      Anna Moscarelli

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    2. Ciao Sara,
      ho scelto di commentare il tuo racconto perchè parli della tua insegnante sia dal punto di vista umano sia dal punto di vista delle pratiche didattiche. Ciò che, a mio avviso, emerge dal tuo racconto è la descrizione di una persona competente nel suo settore disciplinare e nella sua professione. Penso sia bello sottolineare che nel tuo testo i protagonisti dei vari interventi didattici siano gli allunni. Sono, infatti, gli alunni a dover leggere i giornali, a dover discutere, a dover partecipare alle attività laboratoriali. L'insegnante che hai descritto ha predisposto l'ambiente (materiale e non) e vi ha dato gli strumenti culturali per muovervi nel mondo inerenti alle sue materie.
      Riccardo Donatone

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    3. Sara, ciao ho deciso di commentare la tua esperienza perchè mi rispecchio molto. La mia insegnante di matematica e scienze della scuola primaria oltre a quello che mi ha lasciato dal punto di vista scolastico, si è caratterizzata soprattutto, per il suo carattere e per il suo lato umano. Ad oggi, a distanza di anni, sono ancora in contatto con lei e se ho dubbi o incertezze, con piacere la contatto. E' il esempio di insegnante, lei è stata il mio faro per questa scelta universitaria, mi auguro un domani che diventeremo come loro.
      Petronzi Maria.

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  52. Oggi racconterò dell’insegnante che, tra i tanti, ricordo con maggior piacere. Si tratta di una delle maestre che ho incontrato durante il mio percorso alla scuola primaria.
    L’ho incontrata per la prima volta il primo giorno di scuola, che ancora ricordo. Ero un po' spaventata in quel nuovo ambiente; rispetto alla scuola dell’infanzia era cambiato un po' tutto, anche i grembiuli avevano un colore diverso, c’erano anche dei compagni nuovi. Mia madre mi ha indicato la maestra che, dopo avermi accolta con gioia, mi ha aggiunta alla fila di bambini che pian piano stava creando per andare in aula.
    I primi giorni di scuola non furono semplici. La maestra dispose i banchi di fronte la cattedra e ci separò uno ad uno. Mi accorsi subito di un primo cambiamento rispetto alla scuola dell’infanzia: non potevo alzarmi dal mio posto quando volevo. La maestra mi aiutò molto in questo percorso quando, con la dovuta pazienza, mi invitava a tornare al mio posto ed a chiedere il permesso prima di alzarmi.
    La disposizione dei banchi in aula non restava però immutata durante l’anno ma c’erano dei cambiamenti continui. A volte la maestra ci chiedeva di spostare i banchi per disporli a coppie di fronte la cattedra, altre volte la disposizione era a ferro di cavallo, altre ancora creava diverse file di banchi di fronte la cattedra. Cercava il modo migliore per favorire la socializzazione. Quasi sempre, infatti, non eravamo noi a scegliere il nostro compagno di banco ed inoltre operava una rotazione in modo che potessimo fare amicizia con tutti. Fondamentale era sviluppare un rapporto di amicizia tra bambini e bambine perché spesso in classe cercavamo di fare una separazione tra maschi e femmine. Quindi, ad esempio, avendo come compagno di banco un bambino, era semplice per una bambina trovarsi a raccogliere e scambiare le figurine dei calciatori.
    In alcuni casi, durante l’anno, preparavamo dei cartelloni e la maestra creava dei gruppi formati da quattro banchetti che venivano uniti. I partecipanti di ogni gruppo venivano scelti dalla maestra. Il gruppo che realizzava il cartellone più bello veniva premiato, quindi il cartellone veniva attaccato sul muro del corridoio della scuola con il nome degli autori. In alcuni casi il compito di realizzare il cartellone era da fare a casa quindi ci si riuniva a casa di uno dei compagni; tutto questo, inoltre, favoriva la socializzazione.
    Per quanto riguarda l’insegnamento della materia gli argomenti venivano affrontati gradualmente, rispettando i tempi di tutti i bambini. Il metodo che utilizzava era però sicuramente deduttivo. Va sottolineato che nella nostra classe non c’erano bambini con bisogni educativi speciali o DSA. Cercava di valorizzare gli interessi di ognuno, ad esempio a me faceva spesso scrivere poesie.
    Nei momenti di pausa le scrivevamo dei bigliettini con delle dediche e lei ci ringraziava, li controllava e intanto ci invitava a trovare nuovi aggettivi, sinonimi ed altri vocaboli. In realtà, oggi mi rendo conto, che non stavamo facendo altro che esercizi di scrittura che però facevamo per puro diletto. I compiti per casa non erano mai eccessivi. Fondamentale era l’utilizzo del dizionario. Sosteneva le visite guidate e ne incentivava la partecipazione considerandole esperienze dalle quali si poteva continuare ad apprendere.
    La maestra ci insegnava il rispetto per gli altri (senza distinzione di razza e religione) e ci diceva di aiutare le persone in difficoltà.
    Chiunque entrasse in aula era nostro dovere alzarci e dire “ buongiorno”. Lo stesso valeva per le persone che incontravamo per strada, dire “buongiorno” era un gesto di buona educazione.
    Non so se consapevolmente o meno, lei è stata un modello per tutti noi, non soltanto per noi bambine. Ancora oggi, inconsapevolmente, molte di noi ad esempio riproducono quel modo di vestire.
    Averla incontrata mi ha permesso di diventare la persona che sono oggi e se sono qui a raccontare della mia maestra è soprattutto grazie a lei.
    Anna Moscarelli

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    1. Ciao Anna, sono rimasta molto colpita dal tuo commento. Per molti bambini l’inizio della scuola elementare può essere traumatico se non affrontato correttamente e, da come dici, la tua maestra è stata perfettamente in grado di farvi ambientare. Mi ha colpito soprattutto la tecnica che aveva di disporvi in aula per permettervi di socializzare. Trovo sia un modo molto bello di formare una classe unita e credo che in questo modo non si vadano a creare dell’emarginazioni da parte dei bambini più timidi. Trovo anche originale il modo in cui vi facesse sviluppare la vostra creatività. Sicuramente, da come la descrivi, sei rimasta molto affezionata a lei e penso ti abbia lasciato degli ottimi insegnamenti.
      Sara Domenica Maddalena

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  53. È in prima elementare che ho compreso ciò che volevo fare da grande. Sembra incredibile, ma la passione per l’insegnamento mi è stata trasmessa proprio dalla mia maestra di italiano, all’età di sei anni. Lei insegnava per vocazione, nel senso che le veniva naturale trasmetterci i primi rudimenti di scrittura e lettura. Si approcciava a noi alunni con fare materno e con dolcezza ci spronava ad osservare il mondo che ci circondava, ad ascoltare i suoni, a guardare i colori, ad essere curiosi.
    Non seguiva un metodo preciso, perché dalla sua esperienza aveva imparato che ognuno ha i suoi tempi e i suoi modi di apprendimento, tanto che, da buona insegnante quale era, riusciva a portare tutti allo stesso livello, senza fretta e soprattutto senza creare competizioni inutili. Semmai ha trasmesso ai suoi alunni quello spirito di competizione sano, che permette non di superare gli altri, ma i propri limiti. Ricordo i primi grafismi, le vocali, le consonanti, le prime sillabe, dalla cui unione magicamente nascevano parole e poi testi. Anche la parte ludica per lei era importante, poiché ci osservava per conoscerci meglio e comprendere quali tipi di relazioni riuscivamo a instaurare con i compagni.
    Giusta, obiettiva, riusciva a rendere bello anche un brutto voto, poiché nelle sue parole non c’era mai il giudizio, ma lo sprone a fare meglio.
    La fiducia in se stessi, la voglia di scoprire e imparare le ho apprese anche grazie a lei. Con il tempo è cresciuto in me l’amore per i bambini e si è alimentata la voglia di lavorare non con loro, ma per loro.
    In questo periodo buio, ripensando a me in prima elementare, spesso rifletto su quello che i più piccoli stanno vivendo lontani dalle proprie insegnanti che molto spesso vedono solo attraverso uno schermo, che mai potrà sostituire il calore umano.
    SILVIA BATTISTA

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  54. Concordo con il fatto che sia difficile poter identificare in un solo insegnante, la capacità di coinvolgere l'alunno, e riuscire a stimolare in lui la giusta voglia di apprendere.
    Inoltre bisogna riconoscere che, qualora si presentasse un alunno alquanto vivace, il compito del docente risulterebbe di sicuro più arduo..
    D'altronde però, un buon insegnante, per definirsi tale, dovrebbe riuscire a gestire anche mediante strategie, metodi o chicchessia, gli alunni considerati "difficili".
    Ho avuto il piacere di leggere non solo un' esperienza positiva ma ben tre.
    Esperienze dove i docenti sono riusciti a stimolare in te la voglia di apprendere e soprattutto la voglia di continuare gli studi proseguendo addirittura con l'università.. Penso che abbiamo fatto proprio un bel lavoro..
    Svolto da: Giusy Ravese
    Risposta al post di : Paolo Avizzano

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  55. Ho difficoltà a parlare di un solo insegnante, perché la scelta sarebbe difficile. Ho avuto la fortuna di avere buoni docenti che, ognuno a suo modo, ha lasciato una traccia non solo nella mia vita scolastica.
    Ero un alunno un po' vivace e spesso distratto, devo riconoscerlo non esattamente un alunno modello.
    Proprio il tipo di alunno difficile da coinvolgere nelle varie attività scolastiche. Per questa ragione voglio ricordare dei validi insegnanti che sono riusciti nella cosa più difficile cioè tenere viva l’attenzione e stimolare gli alunni ad apprendere. Insegnanti che si sono preoccupati di attivare la motivazione, di suscitare curiosità, di valorizzare gli stili cognitivi di ognuno.
    Attraverso la mia esperienza, vorrei tracciare la figura di quello che per me rappresenta il docente migliore.
    Ricordo il professore di filosofia al liceo, a volte non ricordava bene quello che doveva spiegare (o forse faceva finta! ) ma in questo modo ci stimolava a trovare delle risposte a quesiti complicati.
    L'ambiente era talmente coinvolgente e motivante che ,con mia grande sorpresa, riuscivo a non distrarmi e a essere più propositivo.
    La maestra di inglese delle elementari era simpaticissima e ci faceva imparare delle filastrocche che ancora oggi ricordo ,In modo semplice e naturale, attraverso il gioco. Ricordo un particolare di questa insegnante, riusciva a coinvolgere tutti i bambini, anche quelli più vivaci, senza alzare mai la voce, bastava uno sguardo.
    Vorrei parlare anche del prof di italiano delle medie che, nonostante fosse molto esigente e severo, manteneva un bellissimo rapporto con tutti ,anche dal punto di vista umano .
    Con lui era possibile parlare di qualsiasi cosa senza sentirsi giudicati e spesso rappresentava per noi la persona con la quale confidarci .
    Per concludere un buon insegnante è quello che riesce a creare l’ambiente giusto per l’apprendimento consapevole.
    Paolo Avizzano

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  56. Se dovessi narrare della più grande fortuna scolastica che mi sia capitata (e che in assoluto mi potesse capitare dal punto di vista scolastico) sicuramente parlerei di lei. Di lei ho già scritto parole che nessuno ha mai letto, ma quale miglior motivo per scrivere di lei se non questo? Iniziamo.
    Liceo scientifico, professoressa di matematica e fisica.
    La sfortuna volle che io la incontrassi solo dal terzo anno in poi. Sin dalla sua presentazione alla classe capii che era una tosta, ma non lo sapevo con certezza.
    Seconda ora di lezione. Giorno successivo. Si lavora sodo, senza perdere un minuto di tempo. Non riesco a scrivere in tempo, gli occhi su di lei, la testa sulle sue parole. Ma le mani devono prendere appunti. Non sono distratta, sono solo incantata dalla sua preparazione, dalla convinzione con cui lei gioca con i numeri, con la logica. Alla fine dell’esercizio ti rendi conto che non è soltanto convinzione, ma pura verità: tutto trova il suo motivo d’essere, e se non riesci a capire oggi, domani capirai.
    Con lei la matematica non si può odiare, ci si può stancare.. eppure. Nemmeno il più sfaticato riusciva ad andare all’interrogazione senza spiccicare parola. Era incredibile il modo il cui le sue parole rimbombassero in testa, e non solo nella mia! Tutti (limitatamente ai sacrifici che facevano per imparare) imparavano. Tuttavia tra queste due variabili (tempo dedicato e apprendimento) c’era una proporzionalità diretta con un coefficiente di proporzionalità mooolto elevato: se studiavi un’ora apprendevi una quantità di cose che con altri insegnanti avresti appreso in 4, 5 ore di studio! Non era solo la quantità di cose imparate a sorprendere, ma soprattutto la qualità. Lei sviscerava gli argomenti, ed era in grado di giocare per due ore con una legge fisica senza che nessuno si annoiasse.
    La matematica è una scienza, e la scienza non si può permettere di essere soggettiva. Per questo le sue valutazioni erano impeccabilmente “giuste” e nessuno rimaneva indietro, se non per scelta personale. Lei provava a portare tutti con sé, sottobraccio.
    Al contrario, il suo comportamento appariva del tutto distaccato fisicamente: sembrava impossibile farle spuntare un sorriso oppure farsi concedere una pausa durante la lezione. Per fortuna lei era lei, quello era il suo modo di essere con tutti, e lo è tutt’ora.
    La sua professionalità era disarmante. Nessuna ora scolastica pareva più efficiente di quelle trascorse con lei. Mi sentivo privilegiata ad ascoltare le sue lezioni, ad osservare la sua determinazione e la sua forza.
    Primo anno: mi innamoro della sua materia ed in particolare della fisica. Adoravo l’utilità delle sue lezioni, la verità con cui quelle “formule” prendevano forma dentro di me e fuori di me, nella natura e nel mondo.
    Secondo anno: le sue lezioni mi spingono a tornare a casa e approfondire la lezione del giorno (a volte evitando felicemente di studiare le altre materie).
    Terzo anno: mi rendo conto che i valori che porto dentro da quando sono piccola lei li vive ogni giorno, li rende verità ogni giorno e ogni momento.
    Quello che mi è capitato di chiedermi è: come fa a trasmettere valori, ideali, insegnando matematica e senza togliere un minuto di tempo alla sua lezione? Non lo so.
    Però sono sicura di una cosa: è una tosta, che cerca di non lasciare indietro nessuno, che vive secondo i suoi ideali di giustizia e libertà e che cerca di trasmetterli ai suoi alunni. È una che lavora per passione, che mette anima e cuore in quello che fa. Adesso che credo di aver capito quello che mi piacerebbe poter dare al mondo, posso dire che la parola chiave è “credere”. Lei crede in quello che dice, in quello che fa, in quello che è, ma soprattutto crede nei suoi alunni e nella possibilità di un mondo migliore.
    E ora sono qui, con lo scopo di poter fare ma soprattutto di poter essere per qualcuno quello che lei è stato per me, e tanto altro.

    Vanessa Ercoli

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    1. Ritengo che credere in ciò che si fa, impiegare ogni parte di se stessi, soprattutto per quanto riguarda la figura dell'insegnante, sia di fondamentale importanza. E' esattamente questo che consente di fare la differenza e permette di rimandare qualcosa di estremamente positivo. Avere l'occasione di essere a contatto con bambini e ragazzi, specialmente in ambito scolastico, è una grandissima opportunità che tuttavia porta con sé tante responsabilità; dedicarsi con anima e corpo, seppur con rari sorrisi e apparente freddezza, è evidente che porti i suoi dolci frutti. Tralasciando la materia di riferimento della docente descritta, poi, è estremamente rincuorante il fatto che l'insegnamento non sia stato solo una vuota trasmissione di concetti, ma che, al contrario, sia stato stimolante dal punto di vista della curiosità, come testimoniato dalla frase ''le sue lezioni mi spingono a tornare a casa e approfondire la lezione del giorno''. Ancor più difficile, ma estremamente grande, è la riuscita nella diffusione di valori importanti quali quelli della libertà e della giustizia, suscitando stima e rispetto guadagnati, e non solo ''dovuti''.

      Roberta Gianfelice

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  57. Durante gli anni scolastici ho avuto modo di apprezzare varie figure dell’ambiente, tuttavia la persona che mi è rimasta dentro in modo più deciso e forte è stata la mia docente di italiano dell’ultimo anno del liceo. Fino a quel momento, soprattutto nell’ambito della scuola secondaria, avevo visto davvero poco che si avvicinasse a quell’intensità; una dedizione del genere, che andava al di là dell’ambiente scolastico, mi sorprendeva di giorno in giorno e io di giorno in giorno mi sentivo sempre più attirata dalle cose che lei riteneva essere le più importanti in assoluto: la cultura e il pensiero. Continuava a ripetere che solo ed esclusivamente grazie a questi ultimi due elementi un uomo può definirsi ‘’libero’’ ed effettivamente esserlo.
    Si illuminava quando cominciava a trattare del sapere, indipendentemente dal fatto che rientrasse nella sua materia ‘’di competenza’’ o che ne fosse totalmente distante. Aveva una preparazione impeccabile, tanto che pareva quasi impossibile che in un cervello fosse immagazzinato così tanto. A qualsiasi curiosità emergesse durante le sue lezioni, lei sapeva rispondere e sarebbe stata in grado persino di improvvisarne una lezione intera. Nonostante ciò, però, quello che consentiva di starla ad ascoltare per ore era, almeno per quanto riguarda me, il suo incredibile entusiasmo che inevitabilmente convinceva anche l’alunno più taciturno e timido a dire la propria spontaneamente, senza essere interpellato (ed io ne sono un esempio). L’umiltà la contraddistingueva poiché, benché fosse in possesso di un gigantesco bagaglio culturale, ogni intervento di qualsiasi studente per lei rappresentava un grande e prezioso spunto per crescere ed era evidente a tutti quanto apprezzasse indurre un dibattito di classe attivo da entrambe le parti, piuttosto che restare seduta sulla sedia, dietro la cattedra, leggendo in modo sterile e freddo l’argomento del giorno su un libro. Ogni argomento, seppur apparentemente riguardasse solo ed esclusivamente la letteratura italiana, riusciva a trovare una sua declinazione nella vita quotidiana e ad assumere in quest’ultima la sua modesta utilità: era proprio questo, a mio parere, che lei voleva trasmettere a chiunque la ascoltasse. Le famose interrogazioni, con lei, non potevano essere intese come un ripetere in modo pappagallesco ciò che il testo di riferimento conteneva. Quando si rendeva conto che lo studio affrontato non era stato di tipo attivo, cosciente e ragionato, infatti, pur premiando lo sforzo mediante una valutazione comunque sufficiente, non riusciva ed essere del tutto contenta. Se, al contrario, notava padronanza e consapevolezza, era pronta a premiare senza risparmiarsi. Ricordo che l’ultimo giorno di scuola mi avvicinai a lei ed ebbi il coraggio di esprimerle per la prima volta tutta la mia ammirazione, alla quale rispose con un sorriso timido e con parole di grande gratitudine che dette da lei nei miei riguardi, mi suonavano estremamente strane. Dopo gli Esami di Stato, l’unica persona che mi dispiaceva lasciare era lei. La professoressa che era stata nella mia classe per soli 200 giorni circa, a cui ho chiesto consiglio per sapere quale posto (in ambito lavorativo), secondo il suo parere, io avessi potuto occupare al meglio nella società, dando il mio miglior contributo al mondo. Così, anche tenendo conto del suo importantissimo (per me) parere, sono al primo anno di Scienze della Formazione Primaria.

    Roberta Gianfelice

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    1. Quello che spontaneamente ho immaginato è stato quel "sorriso timido". La tua storia mi ha colpita in modo incisivo, perché (almeno per quanto riguarda la mia esperienza) ho notato che non è facile incontrare una docente che attribuisce una certa importanza al parere di un alunno. La timidezza seguita dalla tua esplicita ammirazione è segno di stima nei tuoi confronti, è segno di grande umiltà. Quanto deve essere bello ricevere commenti di approvazione e di comprensione di quello che si è? Peccato che non tutti hanno interesse nel sapere il parere di "bambini" o "ragazzini".
      Sarà stata una fortuna avere una docente come lei, e altrettando grande sarà stata la sua fortuna nell' avere un'allunna come te.

      Vanessa Ercoli

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    2. Roberta mi ha colpito il tuo intervento perché mi rivedo molto in quello che hai descritto. Ti spiego, la mia insegnante delle superiori era esattamente come l'hai descritta tu, appassionata con un bagaglio culturale da far invidia ma nonostante tutto molto umile. Lei si illuminava proprio quando spiegava, anche le interrogazioni non erano un semplice ripetere, ma voleva da noi proprio un ragionamento attivo e sopratutto ragionato. Credo che la scuola abbia bisogno di molti più insegnanti con questa stessa passione.
      Valeria Marchetti

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  58. Rileggendo queste righe è impossibile non ricordare momenti speciali e il bel rapporto che si è instaurato con il mio professore di scienze umane dell'ultimo anno di liceo e spesso mi torna in mente con la sua saggezza, il suo sorriso e il suo modo unico di approcciarsi con noi. Eravamo una classe difficile da gestire e quasi tutti i professori affermavano di essere in una delle classi peggiori e l'unico professore che non si è mai fermato all'apparenza è stato proprio lui. Nell’ambito professionale, era molto preparato e dall’esterno si riusciva a notare tutto l’amore che nutriva sia per la materia sia per l’insegnamento. Riusciva a stare in aula ore intere consecutive con carattere ed equilibrio, aveva la capacità di tenerci mute e attente senza ricorrere ad obblighi e ricatti come succedeva con altri professori, lui lo faceva spiegando la sua materia suscitando interesse, motivazione e dibattito, non rendeva mai le sue lezioni ‘’pesanti’’ e le ore con lui volavano. Spesso dopo aver spiegato ci dava dei compiti in cui ci proponeva dei problemi, dei casi, che dovevamo argomentare in modo soggettivo descrivendo come avremmo dovuto comportarci in quella determinata situazione creando in questo modo una sorta di attività di problem solving. Svolto il compito, ascoltava i pensieri di ognuna di noi e infine ci aiutava a capire tramite esempi cos'era giusto e cosa sbagliato.
    Più che un’insegnante era prima di tutto un amico, un esempio da seguire, in quanto ci spronava sempre a dar il meglio e non avendo figli, spesso ci raccontava come questo lavoro lo rendesse migliore stando a contatto con noi giovani che vedeva come figli suoi.
    E' sempre stato attento alla nostra preparazione, ma soprattutto alle esigenze e ai bisogni di tutti. Qualora ci fossero stati dei problemi sia scolastici che extrascolastici, lui sempre disponibile ci aiutava ad esternare le nostre emozioni dandoci consigli di vita che avremo sempre impressi nel cuore e nella mente.
    Per non parlare della sua simpatia, ogni giorno si preoccupava di far diventare l’ambiente scolastico un luogo anche spensierato e ritagliava quei dieci minuti della sua ora facendo di tutto per strapparci un sorriso. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza per ciò che mi ha trasmesso quell’anno e non saprei nemmeno spiegarlo bene a parole, so solo che avrà sempre un posto riservato nel mio cuore come insegnante, ma soprattutto come persona.
    Spero di dare sempre il massimo e di riuscire a realizzare tutti i miei obiettivi, magari un giorno avrò nuovamente la fortuna di rincontrarlo, di poterlo ringraziare per tutto ciò che ha fatto per noi e di potergli dire che se sono diventata ciò che sono è anche merito suo.

    -Schiavone Maria

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    1. Ciao Schiavone Maria, sono rimasta molto colpita dall'insegnamento del tuo professore. Da come lo descrivi sicuramente è stato un esempio per voi.
      Mi ha colpito il fatto che vi considerava come dei figli e che era sempre disponibile per i vostri problemi anche al di fuori della scuola. Sei stata molto fortunata. Anche perchè ha utilizzato metodi di apprendimento che ad oggi non si vedono molto spesso , come il problem solving. Con la sua bontà d'animo con cui l'hai descritto si capisce che vi ha sempre difeso e sostenuto anche quando tutti gli altri non l'hanno fatto. Ha creduto in voi come classe e non come singole persone. Spero vivamente che si ricorderà di voi e delle vostre esperienze.
      -Cristiano Claudia

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  59. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di conoscere diversi insegnanti che hanno sicuramente contribuito alla mia formazione e crescita, fisicamente e mentalmente. Non è stato semplice fare una scelta perché in ogni persona che ho incontrato, ognuna mi ha lasciato un ricordo. Spesso negativo, che con il mio carattere chiuso e timido non sono mai riuscita a relazionarmi fino in fondo, per paura ‘’di sbagliare’’ , sono sempre stata in silenzio ad ascoltare e non fare domande. Ad ogni modo ci sono state persone che sono riuscite a farmi superare questo mio pensiero. Non è stata una scelta facile decidere di chi parlare perché ogni docente che ho incontrato durante il percorso formativo, è stato sicuramente una persona in più da conoscere e da aggiungere al mio bagaglio educativo. Ad oggi se dovessi scegliere una persona da poter ricordare sempre, nominerei sicuramente la mia professoressa di matematica del quarto anno al liceo. La ricordo sicuramente per la materia che insegnava, ma soprattutto per la bravura con cui lo faceva. La matematica non è mai stata il mio forte, ad oggi lei è stata l’unica che è riuscita a farmi ricredere su ciò che ho da sempre pensato. Ricordo le sue espressioni mentre insegnava questa materia non amata da molti, ma lei con la grinta riusciva ad attirare l’attenzione di tutti facendo riflessioni sull’argomento affrontato e ragionando considerando le varie opzioni. C’è stato poi un momento in cui ho capito ciò che ad oggi penso sia più importante di tutto: l’amore per la vita e la grinta di andare sempre oltre le situazioni brutte. La professoressa è stata un grande esempio per tutti. Soffriva di una malattia che gli aveva portato delle problematicità evidenti e nonostante ciò lei è rimasta attiva e sorridente insegnando la sua materia e avendo cura di ogni nostra lacuna. Ha avuto la forza che dovrebbe avere chiunque ad affrontare le cose e non abbattersi mai. Rimarrà sempre impressa nei miei ricordi non solo come un esempio di insegnante , ma come un esempio di forza . Una donna forte che ha superato gli ostacoli della vita sorridendo e facendo sorridere.

    -Cristiano Claudia.

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    1. Ciao Claudia,mi immedesimo nella tua stessa situazione,penso siano proprio queste esperiense di vita che ti portano a crescere,io ho avuto un docente che aveva anch'egli una brutta malattia e ci ha sempre fatto capire che difronte a questi problemi bisognava reagire per andare avanti,questo suo modo di resagire mi ha fatto capire che anche difronte a problemi difficili per quanto riguarda la vita scolastica noi non dobbiamo abbatterci;Penso sia lo stesso insegnamento che ti ha voluto dare la tua insegnante con il suo sorriso, ha trasmesso a voi tutto il suo insegnamento.

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    2. sono rimasta colpita dal tua racconto inanzitutto perchè mi riconosco nelle parole che hai scritto. Ero anch'io una ragazzina chiusa, timida e non sempre aperta al dialogo. Ma grazie per fortuna grazie alle persone giuste queste paure possono essere superate.
      Inoltre mi ha affascinato il modo di inseganre della tua professoressa.Si capiisce bene quanto ci tenesse al suo lavoro e quanta forza ha avuto nell'affrontare le problematiche della vita.

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    3. ciao Claudia, leggendo il tuo racconto ho pensato a quanto io abbia vissuto una situazione molto simile. Immagino che per voi, come classe, non sia stato facile veder soffrire una persona che vi aveva dato così tanto, ma quello che posso dirti è che sicuramente la vostra vicinanza, il vostro affetto non l'hanno mai lasciata sola. Inoltre è molto bello vedere come chi ama davvero il suo lavoro possa riuscire a far cambiare idea anche su una materia tanto temuta come la matematica. Da queste persona bisogna prendere tutto il buono che c'è e trasformarlo in ricchezza e sono sicura che tu l'abbia fatto.
      Posso solo confessarti di essere contenta di aver avuto un'esperienza simile alla tua.. credo che a loro dobbiamo tanto. Siamo state davvero tanto fortunate.

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  60. Credo fortemente che la tua insegnante sia un vero e proprio esempio di vita per tutti, soprattutto per quelle persone che in momenti brutti credono di non avere forza e di sentirsi persi, bisogna sempre andare avanti, reagire e bisogna farlo col sorriso, con la volontà, la grinta e la determinazione che ha caratterizzato la tua docente. Non vi ha mai trascurato o accantonato nonostante lei stesse poco bene e questa è una dimostrazione evidente di amore verso il sapere e l'insegnamento. Inoltre, penso che uno dei compiti dell'insegnante sia anche dare degli insegnamenti di vita che possono servire all'alunno un domani.

    -Schiavone Maria

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  61. prima parte
    Nella mia storia da studentessa ho avuto modo di incontrare una molteplicità d’insegnanti, partendo dalla scuola dell’infanzia fino ad arrivare a dove mi trovo tutt'oggi, all'università.

    Pensando al mio percorso scolastico, mi rendo conto che ho avuto a che fare con diversi tipi tra maestri e professori che mi dimostravano, sin dai primi giorni di scuola, come la vita possa essere di tantissime sfaccettature tutte diverse le une dalle altre.

    Andando nello specifico e seguendo la linea guida della traccia, ho subito scartato le mie maestre che hanno accompagnato i miei cinque anni delle scuole elementari essendo che, secondo me, non hanno avuto in generale un buon metodo d'insegnamento facendomi arrivare con alcune lacune in diverse materie alle scuole medie che le mie professoresse e i miei professori non riuscivano a colmare, come se questo fosse solo un problema mio personale quando invece doveva essere anche loro compito non lasciarmi indietro, facendo di me una studente al pari delle altre e degli altri. Poi ricordo ancora lo scontro avuto con un professore in particolare per il suo eccesso di zelo e di severità, cosa che ad una ragazzina in piena fase adolescenziale non può far altro che ferire visto che la scuola è vista come una seconda casa, passandoci gran parte delle mattine che un anno ha. Ma col senno di poi, mi sono resa conto che comunque la colpa in parte era loro, come detto poc'anzi, ma in parte era anche mia che avrei dovuto capire che la loro età avanzata sicuramente aveva condizionato quella situazione rendendo il tutto più difficoltoso sia da parte mia che da parte loro, rendendo difficoltoso un incontro da ambedue le parti. E quando cambiai scuola, passando alle superiori, mi sono resa conto che avevo ancora alcuni strascichi di lacune, ma qui la situazione è cambiata, complice anche il fatto che io sia diventata una ragazza responsabile e non più sbandata com'ero stata negli anni precedenti. Ed è proprio su una professoressa delle scuole superiori che voglio soffermarmi. Una donna prima di tutto, capace di farsi rispettare da una classe agitata come la nostra nonostante non avesse nessun pelo in viso o le spalle grosse che potessero incuterci alcun tipo di timore. Dal primo giorno si è mostrata molto aperta a noi, parlando anche spesso del più e del meno e tralasciando il programma scolastico per qualche minuto, nonostante il tempo concessole fosse abbastanza ridotto.

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    1. seconda parte
      Ognuno di noi ha chiesto aiuto a questa professoressa su alcuni aspetti ancora per noi oscuri e lei ha sempre sorriso e dato una risposta a tutti noi, anche durante le giornate in cui era visibilmente stanca per motivi personali. Mi sono, anzi, ci siamo accorti che ormai quella professoressa stava diventando come una sorella maggiore per tutti noi. Poi anche le sue lezioni sono risultate alquanto interessanti essendo una professoressa che non si limitava alle sole ore passate sui libri o alla lavagna, ma spaziava molto anche con vari documentari, film inerenti al cinema spagnolo, cronaca, fatti d'attualità, politica, sport... insomma, davvero una factotum nel campo dell'intrattenimento educativo. Si differenziava dagli altri docenti: difatti davanti alla temuta maturità, è stata l'unica su cui abbiamo potuto fare affidamento, essendoci trovati anche in una situazione abbastanza inusuale: sostenere un esame davanti al PC e non di persona. Insomma, so che ora come ora, col senno di poi, questa è diventata una cosa all'ordine del giorno, ma complice l'ansia e l'emozione di quei giorni... però, in tutto questo trambusto generale, lei ci è stata sempre accanto. Ha dato risposte a tutte le nostre domande, anche quelle che magari non sapeva. Davvero una professoressa che tutti dovrebbero avere. Con lei siamo passati dall'essere recettori passivi a recettori attivi. Ma come tutte le storie, anche questa ha la sua fine. Fortunatamente un lieto fine: ci siamo incontrate tutte noi allieve con la professoressa e l'abbiamo omaggiata sia con dei doni e regali fisici che anche, e soprattutto, con il nostro cuore. Perchè se oggi sono qui in questa università è anche grazie a lei e non finirò mai di ringraziarla. Come lei ha fatto la differenza per me, io voglio fare la differenza per gli altri seguendo le sue orme e diventando un giorno, spero davvero tanto, come lei.


      - ALESSIA ZELANO

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  62. Sembrerà strano detto da una ragazza di 19 anni, ma il mondo della scuola per me ha da sempre un valore e un significato importante. Questo è sicuramente anche dovuto alla fortuna di avere incontrato lungo il mio percorso scolastico validi insegnanti che mi hanno guidato con saggezza, ampliando, giorno dopo giorno, il mio bagaglio culturale ed emotivo.
    Devo certamente un grazie speciale alla mia docente di italiano per quattro anni alla scuola primaria. Lei è stata la mia maestra di vita! Una donna a primo impatto dura e autoritaria, ma capace, con la sua voce profonda, di toccare le corde giuste dei suoi studenti. Una persona colta e intelligente eppure per niente gelosa o avida della sua cultura, tanto da riuscire ad accendere, anche negli alunni, la fiamma della sua passione per la letteratura, i libri e lo studio in generale. Ed è proprio questo stimolo alla curiosità e al piacere di scoprire cose nuove che caratterizzava ogni sua lezione, anche quella più impegnativa come la grammatica. La precisione e l’ordine erano per lei elementi fondamentali che andavano comunque accompagnati a una mente originale e creativa. I primi esercizi di calligrafia diventavano, così, per tutti noi alunni una sfida personale nello scrivere lettere nitide e definite con accanto Il disegno raffigurante una persona, un oggetto o un animale che avesse come iniziale la lettera del nome corrispondente. Un altro punto centrale del suo insegnamento era la valorizzazione dell’identità di ogni suo allievo. Dedicava uno spazio delle sue lezioni all’ascolto e alla correzione dei nostri elaborati di scrittura creativa: ogni studente, dopo un’attenta lettura critica, aveva il compito di mettere per iscritto riflessioni e considerazioni personali in merito ad un testo in prosa o in versi, partendo da brevi frasi e “pensierini” fino ad arrivare in quinta a produzioni più articolate. E’ stata lei, inoltre, il mio pigmalione in quanto ha scoperto, incoraggiato e affinato la mia passione per la poesia. Forte del suo sostegno sono riuscita così ad abbattere il muro della timidezza, esprimendo i miei sentimenti più nascosti. Ogni lavoro portato a termine da noi studenti veniva poi letto ad alta voce in classe. Oltre alla finalità didattica della lettura a voce alta, l’esercizio metteva in risalto un valore fondamentale, quello della condivisione: il continuo scambio di opinioni e idee con i compagni contribuiva alla crescita individuale.
    (prima parte)

    Giulia Di Stefano

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  63. La maestra, nonostante le condizioni particolari della mia classe, inizialmente formata da tre bambine per poi arrivare in quinta a cinque alunni, ha saputo gestire questa situazione particolare, dando valore all’individuo e rispettando i tempi di apprendimento di ognuno. Infatti, la classe non solo era composta da pochi bambini, ma era anche multietnica. Nel mio piccolo paese sono l'unica nata nel 2001, quindi ho iniziato la prima con due bambine da poco arrivate in Italia, una dal Brasile e l’altra dal Marocco. La maestra ci ha aiutato a conoscere e ad apprezzare le diverse culture, favorendo il confronto per un arricchimento personale. La ricreazione era un momento di gioco costruttivo attraverso piccole lezioni di portoghese e arabo impostate proprio dalle mie compagne.
    Dato l’esiguo numero di studenti, alcune ore delle lezioni erano svolte in pluriclasse. Molte volte la maestra organizzava dei lavori di gruppo e così i suoi amati canti dell’Iliade e dell’Odissea, dopo un’attenta riscrittura, diventavano dialoghi moderni che ogni studente portava in scena come un vero piccolo attore. Lei era capace di dare colore e risalto ad ogni evento e festività, coinvolgendo attivamente noi alunni con filastrocche, lavoretti e cartelloni. Oltre all’entusiasmo, ingrediente essenziale per affrontare ogni lezione con lo spirito giusto, un’altra parola chiave del suo vocabolario era il rispetto nei confronti degli altri, delle regole, dei piccoli animaletti che entravano dalla finestra, ma anche dell’aula che ci ospitava e accoglieva calorosamente ogni giorno. Ci educava, così, ad essere non solo bravi studenti, ma piccoli cittadini responsabili. A lei, infine, devo riconoscere un altro grande merito: l’accettazione dell’errore. Da bambina meticolosa e diligente qual ero, volevo sempre che ogni cosa riuscisse al meglio; lei mi ha aperto la mente facendomi capire che errare è umano e le correzioni servono a crescere. In quegli anni sapevo già in cuor mio cosa mi sarebbe piaciuto diventare da grande, o meglio, lo avevo di fronte ai miei occhi: un’insegnante. Forse la maestra non sarà così felice nel saperlo perché una volta, quando ormai ero al liceo, incontrandoci grazie all’alternanza scuola lavoro, mi aveva confidato che per lei io sarei potuta diventare un magistrato. Non sapeva, però, che, proprio grazie ai suoi insegnamenti e a quelli di tanti altri suoi colleghi che ho avuto la fortuna di incontrare durante il mio percorso scolastico, il desiderio più grande che coltivavo dentro di me era quello di aiutare una bambina o un bambino a costruire le basi della sua vita e formare così le future generazioni che potranno migliorare questo nostro mondo!
    (seconda parte)

    Giulia Di Stefano

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  64. Mi ritrovo qui a scrivere oggi perchè non posso fare a meno di parlare del mio percorso scolastico; Per quanto riguarda il "mondo dei docenti" se posso definirlo così, sono stata un pò sfortunata poichè non ho mai avuto la fortuna di avere un docente che ha fatto parte del mio intero percorso scolastico,è sempre capitato che a metà anno per un problema o un altro andavano via;Malgrado questa piccola sfortuna ho avuto la fortuna diciamo così di incontrare una persona meravigliosa non solo nel suo modo di insegnare, anche nel suo modo di approcciarsi a noi come essere umano;E' stato un docente,un confidente se posso dirlo anche un amico, sto parlando del mio professore di Scienze Umane che ho avuto l'ultimo anno del liceo.Lui dal primo giorno che entrò in aula non ci ha parlato della sua materia e di quello che avremmo dovuto studiare, ma ci ha fatto capire attraverso il suo vissuto come bisogna vivere,ha sempre cercato di integrare alla materia una sua esperienza di vita. Non posso dimenticare il giorno in cui venimmo a sapere che aveva una brutta malattia,rimasi spiazzata, il dolore era forte ma nonostante ciò lui continuava a essere lo stesso di sempre,continuava a sorridere e a farci capire che anche difronte ai problemi più brutti che la vita molte volte ti mette davanti,bisogna sempre guardare avanti e mai indietro.
    Sono grata di averlo avuto come insegnante,ho portato con me un bagaglio di ricordi,i suoi saggi racconti e le sue sagge idee mi hanno permesso molte volte di affrontare dei momenti brutti che hanno fatto parte della mia vita;
    Ho imparato grazie a lui che dopo il buio c'è sempre la luce,e , in qualsiasi circostanza devi cercare di reagire e uscirne vincitore;
    E lui è riuscito ad uscirne vincitore,tornando in classe con il suo sorriso sempre presente e la sua tenacia che da sempre l'hanno contraddistinto. Penso che un professore che appena entra in classe lo fa sempre con il sorriso e chiedendo ai suoi alunni come stanno, abbia un valore aggiunto.
    Questo è il valore che dovrebbero avere tutti i docenti,ma purtroppo oggi questa cosa non è molto presente, i docenti preferiscono starsene dietro la cattedra a leggere l'argomento da svolgere,senza spiegare con enfasi e senza relazionarsi con i suoi alunni.
    Mi auguro che un giorno sarò una docente che sarà capace di insegnare nello stesso modo in cui lui ha fatto con me.

    -CATERINO ANTONELLA

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  65. Durante il mio percorso scolastico alle scuole superiori ho avuto modo di avere diversi professori di scienze umane, purtroppo e fortunatamente!
    L’insegnante che mi ha lasciato un segno indelebile è stata la mia professoressa del V^ ginnasio e I^ liceo. È stata una delle poche insegnanti avute a non pensare solo a interrogare o fare verifiche, ma anche a interessarsi su come stessimo, a farci dialogare tra noi per chiarire varie discussioni o comunque per raggiungere un accordo.
    Quando io e tutti i miei compagni di classe l’abbiamo conosciuta eravamo veramente felicissimi, eravamo abituati ad avere professori molto severi e pretenziosi.
    Lei entrava in classe sempre col suo sorriso raggiante, non è mai cambiata, anche quando ha avuto problemi di salute è rimasta la stessa. Non pretendeva che dovevamo sapere tutto a memoria, ma voleva solo farci capire di cosa parlassimo, molte volte non ci metteva valutazioni e non ha mai fatto vere e proprie verifiche o interrogazioni.
    Anche la mia professoressa, come noi, veniva dal Liceo Classico e sapeva quanto potesse essere pesante con i professori ‘vecchio stampo’, perciò ha sempre cercato di non farci pesare la sua materia.
    È riuscita a farci finalmente interessare a qualcosa senza l’ansia di una possibie interrogazione o compito in classe, le sue ore con lei erano abbastanza produttive, rilassanti e piacevoli.
    Siamo riusciti grazie ai suoi consigli ad unire la classe che gli altri insegnanti avevano sempre considerato divisa, solo che loro non si erano mai interessati ad aiutarci in questo problema, ma solo a criticarlo ogni volta, invece lei è sempre stata disponibile per noi.
    Non voleva che ci alzassimo quando entrava in classe, ci considerava tanto maturi da farci andare in bagno senza chiedere il permesso.
    Nel corso degli anni ci ha sempre fatto visita e abbiamo sempre cercato di mantenere i rapporti; nessun insegnante, incontrato durante la mia esperienza scolastica, aveva creato un legame come quello. Mi ricordo particolarmente quella volta che ci invitò a casa sua, c’era la neve stranamente e quindi non tutti riuscirono ad essere presenti. Una cosa che notai subito era l’arredamento della sua abitazione, la rispecchiava! Era tutta colorata, se penso alla mia professoressa mi vengono in mente i colori, non per il suo modo di vestirsi, ma per il suo modo di sprizzare gioia e allegria.
    Quel pomeriggio fu molto piacevole, anche se non era più la nostra professeressa ma solo Tiziana, era sempre intenzionata a darci una mano sulle scelte incombenti sul nostro futuro, ci ha dato consigli e suggerimenti sull’università.
    Io e la mia classe avevamo scelto di invitarla al pranzo dei 100 giorni in vista della maturità, anzi il nostro sogno era di festeggiarlo solo con lei e non con altri professori che non ci sono mai venuti in contro. Sfortunatamente ciò non è stato possibile per via dell’emergenza sanitaria, tuttavia anche a distanza ci ha sempre incoraggiate ed è sempre stata presente anche se non era più un suo compito.
    La sua conoscenza è stata per me, ma penso di poter parlare anche per i miei ex compagni di classe, la prova vivente che non tutti i professori sono uguali e che non è importante il voto preso quanto la comprensione di quell’argomento e che è possibile instaurare un rapporto insegnante-alunno.


    -Maria Lepore

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  66. PRIMA PARTE.
    Parlare di un solo docente in particolare mi è un po' difficile in quanto ho avuto la fortuna, in tutta la mia carriera scolastica, a partire dall’asilo fino ad arrivare all’ultimo anno di liceo, di essere stata accompagnata da persone meravigliose, non semplici insegnanti. Ricordo con tanta stima e affetto le mie maestre delle scuole elementari ,in particolare di matematica e italiano, entrambe utilizzavano modi differenti per appassionarci alle loro materie; la maestra di matematica era solita a raccontarci delle storie per non farci intendere la matematica come un qualcosa di incomprensibile e difficile già all’età di sei anni e devo essere sincera, grazie a lei, abbiamo imparato a vedere la materia non come una nostra nemica ma come un’accompagnatrice. La maestra di italiano invece, era solita a fare il gioco della “Postina”, esso consisteva nel far scrivere delle lettere a ognuno di noi e ad indirizzarle a uno o più compagni della nostra classe, questo proprio per permetterci di socializzare e di non lasciare nessuno isolato, indubbiamente le sarò sempre riconoscente perché grazie a lei e al suo metodo, ancora oggi ho contatti con tutti i miei compagni delle elementari e con quello che è stato, è, il mio migliore amico. Le porterò sempre nel cuore. Nonostante loro mi abbiano insegnato il rispetto, la condivisione e l’amicizia… Oggi mi sento di dovervi raccontare di una persona per me ancor più significativa, la mia professoressa di Scienze. Purtroppo non ho avuto la fortuna di averla incontrata nei quattro anni precedenti all’ultimo , ma è riuscita a compensare il tutto anche solo con un anno di insegnamento. La sua passione, i suoi sacrifici , il suo amore per gli alunni , per tutti indistintamente , li dimostrava , senza accorgersene , in maniera più che materna. Attenzione però, il suo essere disponibile non doveva essere ricambiato con bugie, sotterfugi e mancanza di rispetto. Il suo metodo di insegnamento non consisteva nel far apprendere le nozioni in maniera mnemonica bensì cercava sempre di far diventare nostro quell’argomento anche attraverso mappe, schemi , relazioni , che le venivano consegnate e successivamente corrette. Questa metodologia non serviva solo per l’interrogazione , ma, soprattutto in vista dell’esame; io non posso far altro che ringraziarla per avermi fatto utilizzare questa strategia perché è stata fondamentale per la mia preparazione e la sorte volle che al mio esame di maturità pescai proprio la busta contenente il DNA ricombinante, inconsapevolmente mi ha salvato ancora una volta senza saperlo. Non ha mai smesso di spronarci , di credere in noi , nonostante sapesse che mai prima d’ora avevamo studiato così bene la sua materia a causa di docenti non proprio innamorati del loro lavoro; ecco ,esattamente, lei si definisce innamorata del suo lavoro e dei suoi alunni e credo sia una delle cose fondamentali per poter riuscire ad insegnare. Riusciva a capire da uno sguardo se ci fosse qualcosa che non andava, da un tono di voce più basso ,da parole non dette ,da modi di interagire differenti ; tutto ciò riusciva a capirlo proprio perché lei andava oltre il solo aspetto da studenti, oltre l’aspetto di semplici persone che devono stare sedute e ascoltare la lezione. Lei arrivava dove gli altri non guardavano, è riuscita a migliorare il nostro modo di vedere la sua materia, la scuola e anche la vita al di fuori di essa. Il suo essere anche autoritaria mi ha permesso di capire che per quanto tu possa amare qualcuno , però, non devi mai farti sovrastare da esso, perché la tua persona viene prima di chiunque altro. Io non smetterò mai di ringraziarla per essermi stata accanto in momenti difficili , di non aver mai mollato la presa con me nonostante fossi una persona testarda e molto combina guai, per avermi fatto capire che i miei comportamenti non sempre erano corretti e che a causa del carattere un po' troppo irruento delle volte dalla ragione potevo passare al torto e per avermi fatto capire che io sia molto meglio di com’ero

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  67. SECONDA PARTE.
    Forse però un ringraziamento non sarà mai abbastanza per quello che ha fatto per me ma io continuerò sempre a dirlo: lei, il suo amore , mi hanno salvato senza saperlo.
    Oggi se sono qui a raccontarvi questo è proprio grazie ai suoi incoraggiamenti, al suo ricordarmi di quanto fossi portata per questo, al suo aiuto, alla passione che mi ha trasmesso rendendomi ancora più sicura che questo sia il mestiere, che con tutte le difficoltà annesse, mi regalerà tante emozioni e tanta gioia e chissà magari un giorno , troverò qualche racconto su di me.
    Ecco, volevo che sapeste che lei per me è sempre stata il mio porto sicuro e auguro a ognuno di trovarne uno.
    -Federica Rosato

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  68. Il mio ricordo più bello è la mia infanzia accompagnata dall'ottimo ricordo che ho della scuola materna.
    Ho cambiato tanti maestri che in bene o in male hanno cambiato una piccola parte di me.
    Tra i vari cambiamenti un giorno entrò in classe una suora che poi disse di essere la nostra nuova insegnante. Non era bella , né giovane ma ha subito dimostrato un atteggiamento positivo e materno che avrebbe messo a proprio agio ogni bambino.
    La mia maestra del cuore è lei , perché ha saputo lasciarmi un ricordo indelebile.
    Dal primo giorno di scuola ha saputo tranquillizzare quella bambina un po'impaurita dal nuovo contesto e circonda da nuovi compagni di classe. Quando raccontava le fiabe si metteva con la sediolina davanti a noi e con entusiasmo ci raccontava delle storie che ci lasciavano a bocca aperta coinvolgendo veramente tutti.
    So per certo che per lei l'importante non era che ogni bambino sapesse disegnare perfettamente o sapesse recitare la poesia in modo impeccabile, per lei l'importante era che ogni bambino , individualmente, raggiungesse il massimo con i propri tempi.
    Infatti , un giorno disegnai uno scarabocchio dicendo alla maestra che era una barca, e lei mi disse che avevo fatto un bellissimo disegno .
    "Il disegno è un'arte libera"disse a mia madre " va interpretato" .
    Ho un bellissimo ricordo di lei e spero che un giorno i miei alunni possano ricordarmi nello stesso modo con cui io ricordo lei , associandomi ad allegria e spensieratezza.
    -MariaChiara Ciuffreda

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    1. MariaChiara, il fatto che tu ricordi così bene un insegnante della scuola dell'infanzia fa capire quanto fosse importante per te. E' sicuramente apprezzabile il fatto che cercava di valorizzare le capacità di ognuno senza pretendere disegni perfetti o una memorizzazione vuota e passiva. La tua esperienza mi ha portato a ricordare la mia maestra dell'asilo, della quale ho un bellissimo ricordo.

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    2. Maria Chiara, grazie al tuo racconto ho potuto riflettere su quanto sia vero che ogni insegnante lascia in noi un insegnamento, che non è solo quello in senso prettamente didattico, ma soprattutto quello umano. E l’insegnamento resta in noi ancor più quando l’esperienza che l’ha generato è così positiva. La tua insegnante ti ha permesso di capire com’è fondamentale creare un ambiente in cui ogni bambino possa sentirsi apprezzato esattamente per quello che è. Questo non vuol dire che non si sta spronando il bambino ad imparare e quindi a migliorare, ma si sta lasciando che il bimbo lo faccia con il proprio tempo. E’ chiaro come la tua insegnante intendesse spingere ciascuno di voi ad apprendere con una buona dose di motivazione secondo modalità che vi coinvolgessero in modo allegro. Il tuo racconto mi ha fatto sperare in insegnanti sempre così fiduciose e positive e spero anche io vivamente che un domani lo diventi anche tu! Ilaria Bisceglia

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  69. Durante la mia carrier scolastica ho avuto modo di incontrare quasi sempre insegnanti, preparati, disponibili e aperti al dialogo. Sono stata sempre molto rispettosa nei confronti dei miei insegnanti; a partire dalle elementari fino alle superiori. Di insegnati che mi hanno lasciato un segno ne ricordo più di uno, ma in particolar modo, quando penso ad uno di loro mi torna subito in mente la professoressa di italiano del quarto e del quinto superiore. Fin dal primo giorno mi è piaciuto moltissimo il suo modo di insegnare; lei era diversa dagli altri e anche le sue lezioni lo erano. Durante la spiegazione non si limitava soltanto a trasmetterci delle nozioni, perché voleva soprattutto instaurare un dialogo con noi. Le sue spiegazioni permettevano di capire bene in classe, perciò a casa bastava solo un piccolo ripasso. Il suo metodo mi affascinava, le rimaneva li a spiegarci la lezione fin quando tutti non avevano capito. A volte era anche un po' severa e per questo non nego di averla odiata, ma allo stesso tempo mi ha trasmesso quella forza che mi ha permesso di non mollare mai. Era una persona che sapeva ascoltare gli alunni nel momento del bisogno, riusciva a capirci e cercava di tirar fuori il meglio di noi. Era interessata al nostro bene e al nostro futuro e da questo mi sono resa conto della passione che aveva nei confronti del suo lavoro. Da lei ho imparato tanto, i suoi insegnamenti li porto ancora con me e di lei avrò sempre un bel ricordo.
    -Russo Lorenza

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  70. Nel corso della mia carriera scolastica ho incontrato tanti insegnanti, alcuni dei quali mi hanno lasciato grandi insegnamenti e memorabili ricordi. In particolare c’è stata un’insegnante che ha ricoperto il ruolo di guida in un mondo che all’epoca mi sembrava nuovo, la professoressa di sostegno G.. Nella mia classe ho avuto la fortuna di avere una compagna con il sostegno, la sua presenza è stata fondamentale per tutto il liceo, in quanto ha contribuito a far accrescere il rapporto tra noi compagni e ha permesso di avere un rapporto più familiare con i professori. La nostra prima insegnante di sostegno è stata una professoressa dal sorriso e dall’accento inconfondibili. Lei la ricordo come alleata della classe, che faceva di tutto per aiutarci e sostenerci. Era sempre solare, gentile e molto disponibile. Era un’insegnante molto preparata, sapeva bene quello che faceva e noi eravamo ammirati da come si comportava in classe. Amava sottolineare che era la professoressa di tutti e quindi tutti dovevano sentirsi liberi di interagire con lei. Teneva ai suoi ragazzi, alla sua classe. Il suo approccio inclusivo ci permetteva di confrontarci con lei in maniera “naturale”; se qualcuno di noi non capiva qualcosa o aveva delle difficoltà lei faceva il possibile per colmare le nostre lacune. Passando tanto tempo insieme aveva perfettamente chiaro il nostro percorso, le nostre capacità e potenzialità. Era sempre pronta ad ascoltarci, voleva sapere il perché dei nostri comportamenti, è questo che a parer mio faceva la differenza. Era appassionata del suo lavoro, trasmetteva l’amore che dedicava ai suoi alunni e a tutto quello che faceva. Ricordo ancora il suo buongiorno cordiale, premuroso e vero. Quando purtroppo ci ha lasciato per un trasferimento ci siamo trovati spaesati rendendoci conto di quanto fosse importante per noi. Oggi quando immagino il mio futuro lavorativo ho in mente la mia classe e la mia prof.G , mi immedesimo in lei immaginandomi dall’altra parte della cattedra con un sorriso sempre pronto e con tanta preparazione e conoscenza da regalare ai miei alunni.
    Gloria Capone

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    1. Gloria Capone, la tua esperienza mi ha fatto pensare al rapporto che si era creato con la professoressa di scienze umane. Mi ha colpito leggere il tuo racconto in quanto hai narrato della professoressa di sostegno. Mi piace come pensi al tuo futuro lavorativo, te lo auguro, spero che tu possa essere per qualcuno quello che per te è stata la professoressa G..
      Chiara Balducci

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  71. il ruolo dell’insegnante risulta essere uno dei più delicati, soprattutto al giorno d’oggi. A tal proposito posso affermare che raramente sono entrata in sintonia con i miei ex-insegnanti. Non per i metodi trasmessi o l’insegnamento in sè, bensì per l’approccio emotivo. Credo che spesso si tenti a sottovalutare questo aspetto che risulta invece essere di fondamentale importanza, poiché, nel mio caso, ha influenzato l’intero percorso scolastico portandomi il più delle volte a sottovalutarmi. Credo sia fondamentale riuscire ad interagire con gli alunni al fine di porre in evidenzia tutte le sue qualità, in modo tale che egli possa sviluppare piena autostima di sè. Questo però non esclude che abbia vissuto con i miei insegnanti belle esperienze e con molti di loro sono cresciuta, sviluppando la mia personalità. Ricordo con piacere una maestra della quarta nella scuola primaria del mio paese e grazie a lei ho sviluppato amore verso la conoscenza della nostra lingua, l’italiano. Il suo metodo è stato efficace portandomi ancora oggi ad amare la sua materia. Ho potenziato le basi per affrontare i successivi percorsi scolastici, uscendone avvantaggiata nello studio e nello svolgimento dei compiti. Una maestra giusta nel giudizi, severa al punto giusto. Allo stesso tempo, dolce e premurosa.
    Per imparare usavamo giochi di parole, tanta esercitazione, disegni, letture. Ed è proprio nel ricordo di insegnanti come lei che rafforzo la mia grinta nel continuare gli studi e raggiungere, un giorno, anch’io quest’obiettivo.
    È l’esempio dei nostri ex-insegnanti, positivo o negativo che sia, a spingerci verso questo traguardo, per prenderli come modelli o eventualmente per cambiare tutto quello che secondo noi è stato sbagliato.
    Valeria Iezza

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    1. Valeria io sono d'accordo con tutto quello che dici, mi rispecchio nelle tue parole, penso che questo sia il pensiero che ogni insegnante debba avere. Il metodo di cui hai parlato della tua maestra alle elementari è molto simile al metodo con il quale sono stata in contatto anch'io durante le scuole elementari. Anch'io penso che sia molto importante instaurare un rapporto emotivo con il proprio alunno, così che questo si fidi e apprenda con più piacere l'insegnamento che gli verrà poi posto. Molto importante è infatti imparare dalle proprie esperienze così da poter svolgere al meglio questo lavoro importantissimo. Alessandra Maglieri

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  72. E ora quale professore scelgo? Si parlo di professore perché è alle superiori che ho incontrato dei bei professori (però non voglio lasciar intendere che non abbia trovato anche dei “pessimi” professori). Sono indecisa se raccontare del professore di storia che ho avuto, purtroppo, solo l’ultimo anno, che mi ha fatto appassionare alla materia; o alla professoressa di scienze umane, che è stata con noi solo per quattro anni, e ci ha fatto fare attività come il circle time e la musico terapia, ci ha fatto partecipare al Festival della Filosofia per ben due volte (la prima volta in Grecia e la seconda a Velia); o del professore di storia dell’arte, avuto solo gli ultimi due anni, ma mi ha fatto appassionare alla materia in maniera indescrivibile, il suo modo di spiegare era coinvolgente e prima di raccontare lui l’opera ci interpellava chiedendoci cosa ci trasmettesse. Forse però racconterò della professoressa di letteratura inglese. Lei l’abbiamo avuta solo gli ultimi due anni, e devo aggiungere di nuovo purtroppo, vi chiederete perché, perché abbiamo avuto per tre anni un prof che non ci ha insegnato molto bene l’inglese. Quando è arrivata questa professoressa ricordo che la prima cosa che ho pensato è stata: “Che bello finalmente facciamo inglese.”. La maggior parte della classe non la pensava allo stesso modo, ma solo perché non le piaceva la materia e perché non avevamo delle buone basi. Ricordo che la prof nelle sue prime lezioni ha cercato di farci recuperare le basi di grammatica e letteratura, e passa così la prima settimana di quarto superiore. La professoressa è riuscita a farci recuperare buona parte del programma. Nonostante tutto gli altri ancora non l’apprezzavano. Riesce a portarci a passo con le altre classi, e ad una nostra richiesta di ripetere l’argomento non si tirava mai indietro.
    Ogni insegnante, dall’asilo (si perché ricordo ancora con gioia le maestre dell’asilo e quando mi capita di incontrarle le saluto) alle superiori, e perché no anche l’università, lascia un segno dentro di me, che questo professore abbia avuto un’impronta positiva o negativa.
    Chiara Balducci

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  73. Scegliere di qual insegnante raccontare non è stato difficile, immediatamente mi è venuta in mente lei: la maestra Maria (nome di fantasia).
    Nella mia carriera scolastica il suo insegnamento è stato fondamentale, ha determinato in modo decisivo anche in quella che è stata la mia decisione di diventare un’insegnante.
    Non si tratta della classica maestra dolce e premurosa a dismisura: lei sapeva essere davvero severa se ciò era richiesto. Ricordo che in terza elementare, la mattina avevo sempre mal di pancia prima delle sue lezioni. Infatti io ho iniziato la scuola elementare in un altro posto, con altri maestri, che avevano dei metodi di insegnamento decisamente diversi, ed erano come dicevo sempre da piccola “più buoni della maestra Maria”. Il mio trasferimento dunque non è stato facile, litigavo spesso con la mia nuova maestra definendola (poveretta) “cattiva”. Allora non immaginavo che avrei ripensato a lei con così tanta nostalgia.
    Il mio primo giorno di scuola mi fece sedere affianco ad una bambina, che poi ho scoperto fosse la bimba più richiesta in classe e più estroversa. Il suo obiettivo (della maestra) immagino fosse proprio quello di far sì che mi integrassi nel minor tempo possibile, collaborando con i suoi alunni e sfruttando le relazioni orizzontali.
    Nei primi mesi di scuola trovai un sacco di difficoltà: come già detto dovevo adattarmi ad un metodo di insegnamento che era completamente diverso da quello a cui ero stata abituata. Quella classe andava troppo veloce per me, nei dettati rimanevo sempre indietro e per questo spesso nel bel mezzo della lezione scoppiavo a piangere. Pensavo che la maestra Maria lo facesse a posta a lasciarmi indietro, forse non mi voleva nella sua classe. In realtà, la mia insegnante, non immaginava all’inizio che il mio problema fosse questo. Come poteva immaginarlo, mi ero chiusa a guscio!
    Così, da brava insegnante, chiese ai miei genitori se fosse possibile avere dei miei vecchi quaderni, quelli della vecchia scuola: guardandoli avrebbe infatti potuto capire a quale metodo ero stata abituata e cosa era il caso di integrare. Ed ecco la risposta! Fino ad allora avevo lavorato molto con le fotocopie e di dettati neanche l’ombra. Quindi da quel momento, la maestra Maria iniziò a dettare più lentamente, permettendomi di andare a passo con gli altri.
    Da questo suo atteggiamento sono stata spronata e motivata ad esercitarmi io stessa, nei dettati a casa, per andare al passo con gli altri e permettere alla mia insegnante di mantenere un buon ritmo. (prima parte)

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    1. Il mio e il suo era un continuo apprendere insieme, tu conosci me e mi aiuti ed io conosco te e ti apprezzo. Secondo me non è una cosa scontata, è infatti necessario che un alunno apprezzi la propria insegnante che di canto suo deve permettere tutte le condizioni per l’apprendimento. Fino a quando io non ho riconosciuto lo sforzo dell’insegnante nel volermi aiutare ho continuato a pensare che lo facesse di proposito a farmi stare male e andavo a scuola demoralizzata.
      Oltre a questo ricordo, che è uno dei primi che ho di lei e che mi ha spinto a riconsiderare la mia cara maestra, ne ho molti altri. Più attività facevamo insieme e più cresceva la mia stima verso di lei e la voglia di stare in quella classe, con i miei nuovi compagni.
      Della maestra Maria ho fresche ancora le poesie che ci insegnava: i suoi quaderni sono tutti conservati in soffitta. Aveva, infatti, un modo di insegnare che non lascia indifferente nemmeno l’allievo più “svogliato”. Non era un semplice memorizzare in modo meccanico, perché non era questo che ci chiedeva lei. Voleva che noi cogliessimo l’anima della poesia e ciò era possibile conoscendo prima la storia del poeta (poesie come “Pianto antico” non le puoi recitare se prima non conosci Carducci e il suo dolore per la scomparsa del figlio Dante) e poi il significato della poesia. Solo così era possibile memorizzare una poesia: con la passione. A tal proposito ricordo che ci faceva fare un disegno di fianco ai versi scritti, che rappresentasse secondo noi la poesia.
      Con questo suo metodo, successivamente alle medie, nelle recite scolastiche i professori mi facevano recitare sempre le poesie, dicevano che avevo una buona espressività: non sapevano che era merito della maestra Maria.
      Un’altra attività di cui ho un bel ricordo è “Racconto il mio paese”: in pratica un’ora della lezione, per un anno, fu riservata a quest’attività in cui si approfondiva la storia del proprio paese, quindi le tradizioni, le feste, i dolci e i cibi tipici. In questo senso, la maestra ci fece fare un sacco di interviste ai nostri nonni, in modo da ricercare quelle radici nascoste della nostra cultura, e farci capire meglio da dove venivamo. Personalmente è stata un’attività molto utile, dal momento che io ero una bambina trasferita da poco e che aveva voglia e bisogno di conoscere quel suo nuovo posto.
      Per non parlare dei lavoretti fatti insieme: ogni festa portava con sé una magia particolare, che era data anche da questa attività che la nostra insegnante ci faceva svolgere. Questi non erano intesi come “perdite di tempo”, come oggi sento dire da certe insegnanti pigre, ma come parte essenziale dell’attività didattica. Un lavoretto permette di sviluppare la manualità e la creatività; richiede una buona progettazione da parte dell’insegnante, ma anche una collaborazione tra gli alunni. Infatti, si può così promuovere una forma di aiuta reciproco tra i bambini. Inoltre, personalmente, ricordo quanto eravamo orgogliosi nel regalare il lavoretto finito ai nostri genitori.
      Infine, l’ultimo ricordo che voglio condividere riguarda le giornate di marzo. In questo mese in cui il sole inizia lentamente a riscaldarsi e la natura a risvegliarsi, la maestra era solita farci fare lezione in giardino. Diceva che stare all’aria aperta aiutava in molte cose: se fossimo stati tristi i raggi del sole ci avrebbero riscaldati; se fossimo stati arrabbiati il canto degli uccelli ci avrebbe rasserenato e se ci fossimo sentiti soli, una passeggiata con un amico ci avrebbe risollevato.
      La mia insegnante è stata importante per me non perché non si arrabbiava mai o non mi rimproverasse quando sbagliavo: al contrario, come già detto il nostro rapporto all’inizio è stato davvero turbolento ed è stato possibile procedere solo comprendendo gli sbagli e la necessità di crescere per entrambe; ma per quello che ho raccontato, per il suo metodo di insegnare e di essere che mi spinge a voler diventare un’insegnante brava almeno un po’ quanto lei.
      Ilaria Bisceglia (seconda parte)

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  74. “Riccardo! Riccardo! Come farò senza i tuoi PERCHÉ? Maestra E.”
    Questa è la dedica scritta, dall’insegnante di cui parlerò, dietro la foto ricordo della mia classe in quinta elementare. Ho scelto di iniziare trascrivendo le parole della Maestra perché evidenziano la traccia positiva che il suo insegnamento ha lasciato sulla mia persona. Le sue materie erano scienze e matematica, le mie preferite fino all’incontro con la filosofia negli anni del liceo. Per il me bambino la matematica e le scienze erano linguaggi che spiegavano le cose. Ciò mi spingeva a domandare il perché di quello che vedevo scritto alla lavagna. La maestra non ha mai inibito la mia curiosità, pur dandole delle regole, e attraverso le sue risposte venivano alla luce più modi per affrontare uno stesso quesito. Alcuni di questi mi erano più congeniali ed era mia la responsabilità e il gusto di scegliere quale usare. Dal punto di vista disciplinare non ho mai avuto attriti con la maestra, ero bravo e capace. Mi ricordo, però, discussioni sulla forma degli elaborati che scrivevo in maniera disordinata e caotica. La maestra è stata giustamente severa, non bastava che il risultato fosse giusto dovevo anche comunicarlo nel modo giusto. Ho iniziato, dunque, a ordinare i passaggi e spiegarli. “L’imposizione” della maestra mi aveva reso più consapevole dei miei processi mentali e me ne accorsi quando vidi che il mio migliore amico mi capiva meglio mentre tentavo di dargli una mano.
    Riccardo Donatone

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  75. “Insegnare vuol dire lasciare un segno”.
    Durante il percorso scolastico cresciamo e maturiamo come persone, impariamo ad acquisire non solo conoscenze e competenze ma impariamo anche a relazionarci con altre persone al di fuori della nostra famiglia e a gestire le nostre emozioni. Durante questo percorso molti sono gli insegnanti che entrano ed escono dalla nostra vita e molti diventano punti di riferimento per quanto riguarda le emozioni, gli atteggiamenti e i comportamenti. Ricordo con molta emozione la mia maestra di Matematica( strano ma vero!). In tutto ciò che lei faceva metteva la passione per la materia, il suo obiettivo era non tanto quello di terminare il programma a fine anno ma di portare tutti sullo stesso livello. Era sempre pronta ad ascoltarci!
    Tutto ciò che lei spiegava iniziava tramite l’esperimento pratico tant’è vero che prima di risolvere un problema voleva che ognuno di noi realizzasse il disegno che riprendeva i dati del problema: si imparava facendo, osservando, scoprendo in prima persona. Per dare valore a questo, nell’ultimo anno della scuola primaria, ha raccolto tutti i nostri problemi di Matematica con i disegni, li ha rilegati e ha stampato un libro che ancora oggi conservo con tanto affetto. Certo ci sgridava, per cui ho memoria anche dei suoi toni severi, dello sguardo amareggiato per un comportamento inaspettato da parte nostra. Ma ricordo di più i gesti di affetto, le carezze sulla testa, il suo essere avvolgente. Da premettere che, nonostante abbia avuto un’insegnante ottima la matematica non è stata e non è il mio forte ma al dì là della disciplina, mi ha trasmesso il piacere di andare a scuola e l’entusiasmo di aprirmi a nuove conoscenze tanto che oggi dopo avere concluso già un percorso universitario è scattato in me il desiderio di intraprendere una nuova strada!

    Montanaro Marialaura

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    1. Marialaura la tua esperienza, mi fa venire in mente ciò che mi piacerebbe diventare, una maestra piena di passione e soprattutto che pensa al benessere dei suoi piccoli, e non quello di seguire necessariamente uno schema, ma seguire quelle che sono le necessità della sua classe, credo che raggiungere degli obiettivi di apprendimento sia importante tanto quanto quelli emotivi e affettivi. È bello poter leggere dalle righe di una studentessa, l’entusiasmo che una maestra può trasmettere, nonostante siano passati degli anni, questo fa capire l’importanza di questo ruolo nelle nostre vite.

      Valentina Bologna

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    2. Emozioni, relazioni, passione ed entusiasmo sono le parole chiave che leggendo il brano hanno catturato la mia attenzione. Credo, infatti, che un buon insegnante debba saper coinvolgere gli alunni, suscitando in loro il desiderio di imparare , scoprire cose nuove e non fermarsi di fronte ai piccoli ostacoli. La motivazione è un elemento essenziale per fare in modo che ,nonostante le difficoltà legate alla disciplina in sé, l’alunno possa non perdere il piacere e l’entusiasmo di andare a scuola per migliorare e superare i suoi limiti. La tua maestra di matematica è riuscita in questo, andando così oltre alle mere conoscenze disciplinari.
      Un clima favorevole all’apprendimento ha un ruolo centrale in questo processo. La tua stessa insegnante ,come da te sottolineato, era sempre pronta ad ascoltare i suoi alunni. È proprio tramite l’ascolto e l’osservazione che si riesce a comprendere il contesto in cui si opera, a captare le emozioni degli studenti, a identificare il tipo di relazioni che si sono create per poter così scegliere quali metodologie adottare in un determinato ambiente didattico.
      Un’altra nota positiva che emerge dalla descrizione del modo di operare della tua maestra è la centralità data all’allievo. Ogni studente, posto di fronte ad un problema, aveva il tempo e lo spazio necessario per ragionare e analizzare la situazione mettendo in atto stategie diverse e personali. Tra queste, come prima cosa, la rappresentazione grafica utile non solo per semplificare il problema, ma anche per rendere il soggetto attivo nel proprio processo di apprendimento.
      Sono questi insegnati a fare la differenza nel panorama scolastico! In relazione alla tua prima frase e ricollegandola alla tua esperienza,è significativo vedere come l’insegnante abbia lasciato un segno in un libro dello scaffale della tua vita che ora hai deciso con coraggio ed entusiasmo di continuare a leggere !

      Giulia Di Stefano

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  76. Non è facile indicare un unico insegnante come “il migliore” quando se ne si è avuti così tanti. Per dare una risposta a questa domanda ho dovuto quindi chiedermi prima di tutto quali sono i fattori più importanti da analizzare. Facendo ciò, mi sono reso conto di quanto la materia trattata dall'insegnante sia una variabile di nessun valore, in quanto del docente che ho scelto più che delle nozioni insegnatemi (non a voler dire che non ci siano!) ricordo vividamente i metodi, gli strumenti e l'attenzione al lavoro che solo ora riesco a comprendere e vedere appieno.
    Avevo orientato per un po' la mia scelta su alcuni insegnanti non appartenenti alla scuola dell'obbligo (modo terribile per definire la scuola, perdonatemi), bensì di un corso esterno. Non ho scelto uno di loro per un preciso motivo, che andrà leggermente a cozzare contro quanto detto prima: la materia. Essendo docenti di un corso privato, quindi con studenti paganti già interessati alla materia di studio, e trattando argomenti estremamente piacevoli (un corso professionale di fumetto), non hanno mai dovuto fare lo sforzo di “interessare” gli studenti alla materia. Questo particolare ostacolo è forse uno dei più difficili da superare per un insegnante e per questo non ho ritenuto giusto scegliere uno di loro (non me ne vogliano, sono comunque ottimi docenti).
    La mia ricerca si è poi fermata sulla figura della mia professoressa di Italiano e Storia. Un importante fattore da tenere a mente è la tipologia di scuola in cui sono stato suo studente: un Istituto Tecnico Industriale. Com'è noto, negli ITI buona parte delle lezioni è dedicata a materie scientifiche e pratiche, con molte ore di laboratorio, ore che vengono inevitabilmente sottratte alle materie umanistiche. Inoltre spesso gli studenti di queste scuole sono poco propensi allo studio di queste ultime. In una condizione del genere, è facile (oltre che tristemente comune) che un insegnante si demoralizzi e scoraggi, finendo per fare un lavoro appena sufficiente nel migliore dei casi.
    PARTE 1 di 2

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    1. PARTE 2 di 2
      Fortunatamente, così non è stato per questa professoressa. Con metodi e strumenti che riconosco solo ora, era riuscita ad appassionare alla letteratura e alla storia persone che non nutrivano inizialmente alcun interesse. Riflettendo e analizzando le sue lezioni, mi accorgo di numerosi accorgimenti spesso specifici per ogni singolo studente, e di come dei così piccoli interventi riuscissero a risvegliare l'attenzione di una persona. Volendo fare un esempio, nelle lezioni di storia potevano nascere discussioni sulla politica, anche attuale, derivata dagli avvenimenti che si stavano trattando a lezione; in questo modo riusciva a far partecipare quel gruppo di studenti particolarmente attivi a livello politico, facendo iniziare un discorso tra lei e gli studenti e TRA gli studenti, favorendo un clima fertile per l'apprendimento, sia a livello di nozioni che a livello sociale. Questo era possibile solo perché la professoressa ci conosceva, ma non nel senso superficiale del termine: sarebbe più corretto dire che ci aveva “capito”. Aveva capito di ognuno di noi cosa ci spingeva a studiare, e facendo leva su quello riusciva a trasmetterci una cultura quasi senza che noi ce ne accorgessimo.
      Una cultura che non si fermava alle conoscenze fini a se stesse! Ancora oggi mi accorgo di quanto il mio modo di pensare sia stato influenzato da lei: la ricerca del motivo dietro ogni nozione, il ragionamento logico affiancato ad ogni avvenimento storico; non c'era effetto senza causa. Qualcosa come l'etimologia di una parola si collegava alla storia della lingua, poi del territorio in cui questa era parlata, poi del popolo che la parlava, dell'uomo. L'uomo, quindi non un'entità racchiusa tra i fogli di un manuale scolastico, ma noi. Come potevamo dunque non interessarci a qualcosa che parlava di noi?
      Potrei continuare a lungo a parlare di tutte queste pratiche solo apparentemente semplici, mentre scrivo infatti ne riaffiorano molteplici nei miei ricordi. Voglio invece cercare di sintetizzare il “perché” questa persona è stata per me la migliore insegnante che io abbia mai avuto, e le parole chiave sono indubbiamente “attenzione” e “umanità”. Attenzione, perché lei è un esempio perfetto di come in una classe la persona che deve apprendere di più è proprio il docente; conoscere gli studenti, “capirli” come ho scritto in precedenza, per permettere l'apprendimento (cosciente e non). Umanità, per aver compreso che il compito di un insegnante non è solo quello di trasmettere conoscenze, ma anche e soprattutto quello di formare una persona nella sua interezza, cercando il più possibile di dare un impronta sana alla personalità dello studente lasciandolo però libero di svilupparla liberamente.
      Per questi e per mille altri motivi, non potrei definire questa persona se non con “la migliore”.

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  77. Tra tutti gli insegnanti che ho avuto, ricordo con affetto la mia professoressa di scienze umane del liceo. Oltre ad essere un'insegnante straordinaria era anche una persona meravigliosa: quando qualcuno era giù di morale si preoccupava sempre e cercava di tirarlo su, inoltre ci dava sempre ottimi consigli quando avevamo qualche problema. Quando dovevamo seguire la sua lezione eravamo tutti contenti perché riusciva sempre a renderla interessante; innanzitutto ci chiedeva di prendere appunti in quanto non utilizzava i libri per le spiegazioni e durante la lezione chiedeva a noi alunni di esporre le nostre opinioni riguardo l'argomento che stava spiegando, riuscendo in questo modo a coinvolgerci al cento per cento. Se qualcuno non riusciva a capire qualcosa era sempre disponibile a rispiegarla e inoltre non ci riempiva di compiti a casa; spiegava poco per volta e questo ci aiutava a memorizzare meglio i concetti. Riusciva sempre a spiegare gli argomenti in modo semplice e coinciso ed è grazie a lei che ho sviluppato una vera e propria passione per le materie umanistiche.

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    1. Ho dimenticato di mettere il mio nome, sono francesca iadanza

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  78. La mia professoressa di italiano delle scuole medie era una grande! Autorevole, sicura di sé, trasmetteva fermezza e voglia di vivere. Quando arrivava in classe regnava il silenzio, pretendeva solo un “buongiorno” annunciato in coro, perché per lei era una forma di rispetto da proteggere dall’insolenza del mondo. Il suo intento non era quello di trasmetterci informazioni che un giorno avremmo dimenticato, voleva che noi alunni riuscissimo a fare confronti, collegamenti, voleva che acquisissimo un nostro metodo di studio che ci sarebbe stato utile per tutta la vita. Ricordo il giorno in cui in classe arrivò L., una ragazza originaria del Marocco. Eravamo tutti curiosi di scoprire in che modo la vita l’avesse portata in un paesino del Molise, ma, a causa della lingua, non eravamo in gradi di comunicare ed io mi chiedevo in che modo riuscire ad includerla in un contesto a lei totalmente estraneo. La professoressa in questione fu l’unica ad impegnarsi con tutta sé stessa per riuscire nell’intento. Per prima cosa utilizzò le ore del rientro pomeridiano per collaborare con un’interprete di arabo e persiano in modo che, non soltanto a L. venisse fatta una traduzione istantanea dalla lingua locale, ma anche noi ci impegnassimo nel contemplare un nuovo modo di ragionare: dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra. L. iniziò a sentirsi a suo agio e la professoressa ci propose di organizzare delle piccole feste a base di dolci tipici del luogo di provenienza in modo da confrontarne gli ingredienti, i procedimenti di realizzazione e le occasioni per cui venivano preparati. A fine anno ci esibimmo in una rappresentazione teatrale in abiti tradizionali; L. era imbarazzata in quelle vesti, quindi la professoressa le propose di indossare gli abiti appartenenti alla sua cultura, perché credeva che la diversità fosse qualcosa da valorizzare, non da celare dietro il telo dell’omologazione. Tutti instaurammo un rapporto di amicizia molto forte con L., persino coloro che si erano mostrati diffidenti tornarono sui propri passi lasciandosi alle spalle la paura e l’avversità nei confronti di una cultura, etnia, colore della pelle diversi ed io credo che il merito sia stato della nostra cara professoressa.

    Mariella Vitulli

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  79. La mia carriera scolastica è stata piuttosto bella soprattutto quella dell’infanzia, in quanto la mia maestra; era la “maestra del paese”, quindi oltre ad essere la mia insegnante era anche una figura famigliare, ma nelle scuole superiori fu la professoressa di lettere a darmi un impressione positiva, che ancora oggi dopo 7 anni mi ha lasciato un bel bagaglio culturale, era una donna dal carattere forte, non si imponeva ma sapeva come attirare l’attenzione, la cosa che stimavo di più di lei era il suo modo di essere giusta nei confronti di tutti, senza distinzione , questo credo faccia parte di quei comportamenti ammirevoli che rendono un buon insegnate bravo e impeccabile, e quando ho capito davvero cosa volessi fare “da grande” ho pensato a lei a voler ambire alla sua professionalità e la sua bravura. Un esempio erano le interrogazioni, un momento di confronto tra di noi e non una prova per dimostrare qualcosa, infatti non si respirava quell’aria di ansia e preoccupazione, perché lei riusciva in qualunque caso a prendere il buono del momento, non ci trattava solo come suoi alunni, ma insieme a suo marito(professore di matematica) prendeva una forma di familiarità con tutti i suoi allievi.Questa credo sia l’insegnante che mi abbia colpito di più ma non credo sia la sola, fortunatamente ho avuto sempre dei bei rapporti con i miei inseganti, a parte qualche piccola esperienza negativa, credo che la mia futura professione prenderà spunto da ognuno di loro, e ho ancora tante figure a cui ispirarmi! E spero di diventare l’esperienza positiva per qualcun altro.

    Valentina Bologna

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  80. Durante i miei anni scolastici, ho avuto la possibilità di incontrare molti professori avendo cambiato scuola e una professoressa in particolare mi è rimasta impressa, quella di latino al liceo superiore. Mi ha insegnato per un anno, prima che cambiassi scuola, ed è riuscita a passarmi l’amore che aveva verso il suo lavoro. Nonostante le sue lezioni fossero impegnative e spesso anche lunghe, è riuscita a farmi capire quanto è fondamentale avere una cultura personale per poter riuscire ad avere confronti con altre persone, non si limitava a spiegare ma si accertava che tutti avessero capito. Durante le lezioni si percepiva la passione che ci metteva e quando qualcuno non riusciva a capire era sempre disponibile per ripetere, anche nelle ore libere.
    Era una professoressa davvero brava, mi ha insegnato molto. All’inizio avevamo mantenuto il rapporto ma con il passare del tempo sono cambiate tante cose e ora non ci sentiamo più e devo ammettere che ne sono molta dispiaciuta.
    Quando decisi di cambiare scuola, la professoressa mi cercò per salutarmi e dirmi belle parole di incoraggiamento. Ero molto scoraggiata da questo periodo della mia vita un po' difficile, ma grazie alle sue parole sono riuscita ad affrontarlo in maniera diversa. Ricordo bene le sue parole e mi disse che ero capace, che non dovevo buttarmi giù’ da questi momenti ma prenderli e trasformarle in esperienze. E’ grazie a lei se ho scelto questo tipo di università perché mi piacerebbe trasmettere ciò che lei mi ha fatto capire, per trasmetterlo anche in futuro.
    -Valeria Riccio


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  81. “ Il saper insegnare”
    Nel corso della mia vita, e di conseguenza della mia lunga esperienza scolastica ed universitaria, ho avuto il piacere di conoscere ed apprezzare tanti insegnanti.
    Sicuramente, li ricordo differenti tra loro, ma, comunque in base alle loro caratteristiche hanno contribuito alla mia attuale formazione e alla motivazione che oggi mi spinge, senza ombra di dubbio, ad intraprendere questi studi e questo nuovo meraviglioso percorso universitario, che, spero mi porterà a realizzare il mio sogno, ovvero diventare “un insegnante”.
    Tra tutti, ricordo con profondo affetto e gratitudine, la professoressa di italiano e storia che ho avuto per cinque anni alle scuole superiori.
    La chiamavamo “Rosetta” affettuosamente tra di noi alunni, come se tutti noi avessimo percepito la sua grande umanità tanto da considerarla come un nostro familiare.
    Purtroppo, non è più tra noi ma, il suo ricordo rimarrà indelebile nel mio cuore; con lei, instaurai da subito un bellissimo rapporto di fiducia e rispetto, era una persona molto sensibile per i suoi trascorsi di vita, ma nello stesso tempo era impeccabile dal punto di vista didattico.
    Entrava in aula sempre puntuale, sorridente, e specialmente nelle spiegazioni riusciva ad ottenere l’attenzione dell’intera classe perché aveva la capacità di far immaginare ciò che spiegava.
    Ricordo, a tal proposito, le sue spiegazioni sull’opera dei Sepolcri di Ugo Foscolo ancora oggi, il suo modo appassionato di leggere il testo e di commentarlo con gli occhi chiusi tanto da far immaginare le situazioni descritte dal sommo poeta.
    La guardavo ed ascoltavo con interesse, apprezzando il suo saper fare lezione e specialmente la sua capacità di riuscire a catturare l’attenzione dell’intera classe anche dei ragazzi più distratti.
    Nelle sue ore, il tempo volava, ricordo che, il più delle volte al termine delle sue lezioni appena suonava la campanella, cercavamo di non farla andare via, facendole molte domande come se avesse suscitato in noi tutti “la sete di sapere”.
    Anche la storia era una disciplina che insegnava con lo stesso fervore, era capace di raccontare il susseguirsi dei vari avvenimenti storici nel tempo con semplicità e precisione tanto che, ricordo lo studio della stessa mi risultava facile, riuscendo a ricordarmi piccoli particolari dei quali, all’interrogazione, anche la professoressa si stupiva.
    Alla fine del lungo percorso dei cinque anni, inevitabilmente scelsi le sue materie per l’esame di stato, nei periodi precedenti l’esame la professoressa con la sua solita passione per noi studenti, ci divise in piccoli gruppi e si prodigava a prepararci in maniera impeccabile per l’esame che ci accingevamo a svolgere, mettendosi a disposizione oltre l’orario scolastico, invitandoci nel pomeriggio a casa sua per integrare e approfondire le materie d’esame, sicuramente, per poter ottenere il meglio da tutti noi in vista della prova che ci spaventava molto.

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  82. questa esperienza mi tocca da vicino e mi emoziona, facendomi rivivere sensazioni che pensavo fossero ormai sopite nel mio animo.

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  83. Questa insegnante ha segnato inevitabilmente la mia formamentis, e adesso mi rendo conto che, tutto ciò che si prodigava a fare per noi alunni era sempre proteso alla massima realizzazione del fine educativo che, ogni insegnante dovrebbe avere ossia insegnare per educare.
    Realizzare quella meravigliosa comunicazione che avviene tra insegnante ed alunno che si concretizza con i risultati produttivi di quest’ultimo, non è certo da tutti.
    Avere quella empatia che fa’ dell’insegnante la guida che aiuta a chi impara ad ottenere come fine ultimo le capacità e le competenze necessarie, donando metodi e strategie cognitive.
    La mia cara professoressa rispecchiava a pieno tutto questo, era un’insegnante che poneva al centro del suo insegnamento l’allievo come persona, guardando oltre i risultati scolastici, cercando di valorizzare al massimo la sua personalità, era continuamente vicina ed aperta verso ognuno di noi, senza distinguere gli alunni bravi da quelli meno bravi offrendosi sempre a tutti con positività e cercando di ottenere il massimo dei risultati secondo le proprie inclinazioni.
    In conclusione ritengo che, aver conosciuto questa professoressa mi ha arricchito molto e, la forte motivazione a voler svolgere questa bellissima ma tanto complessa professione, viene anche dal fatto che, ho avuto la fortuna di avere questo esempio di educatrice, che, amava, il suo delicato lavoro e, tutti i sui alunni senza distinzione.
    La forte motivazione che mi spinge ad intraprendere questo percorso universitario di scienze della formazione primaria, aggiungerà inevitabilmente, al mio bagaglio culturale tanti apprendimenti specifici che, mi formeranno al meglio, e grazie a questo, spero un giorno, di poter diventare quell’insegnante che, come la “Prof. Rosetta”, qualche alunno ricorderà nel corso della sua vita, per la capacità di insegnare per educare e per guidare alla vita.
    Filipponio Maria Emilia

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  84. L’ INSEGNANTE Ho sempre amato lo studio e la conoscenza, motivata costantemente da una profonda curiosità per il sapere. Forse proprio per questo ho sempre attribuito molta fiducia alla figura dell’insegnante. Anche quello più severo era considerato da me quasi un “idolo sacro”. Di tutti gli insegnanti che hanno accompagnato il mio cammino di apprendimento, conservo maggiormente il ricordo di coloro che non solo mi hanno trasmesso il sapere e le conoscenze “curricolari”, ma lo hanno fatto con “appassionata partecipazione”. Insegnanti con i quali si poteva dialogare “sulle esperienze”, “sui temi di attualità”, aiutandoci in tal modo a contestualizzare il sapere, ad istaurare il senso del confronto nel gruppo classe e a stimolare il “senso critico” e non passivo nell’apprendimento. In particolare nutro una profonda riconoscenza verso la mia maestra elementare, donna energica e solare. A lei devo di aver avviato e accompagnato meravigliosamente l’inizio del mio percorso di studi. Ho vissuto quasi come in una favola i cinque anni della scuola elementare. Era una maestra gratificante e mi ha trasmesso con gioia, positività e propositività l’amore per l’apprendimento. Ricordo ancora i primi giorni di scuola quando guardavo affascinata le tessere colorate delle lettere attaccate alla parete dell’aula e lei che ce le indicava. Mi appassionavano i suoi racconti “aneddotici” sui personaggi o eventi della Storia. Per ogni nuovo argomento di scienze ci faceva rappresentare con un disegno il tema trattato e ricordo ancora affascinata la fotosintesi clorofilliana. Inoltre mi piaceva moltissimo, in quinta, quando ci proponeva di fare “le gare dei verbi” o “delle tabelline”: ci riuniva in cinque/sei bambini circa per gruppo, che rappresentava una squadra, e “giocavamo” a totalizzare più punti; chi rispondeva per prima e correttamente, prenotandosi con l’alzata di mano, alla richiesta della maestra di coniugare un verbo nel modo e nel tempo indicato, accumulava un punto per la squadra. Era divertentissimo! Così anche per le tabelline. Un “gioco” di gruppo per rinforzare l’apprendimento. Infine, ho un ricordo speciale per i giochi all’aperto: in primavera scendevamo nel cortile della scuola per svolgere attività motoria e non mancavano mai dei giochi di gruppo finali! Il più bello per me era il gioco del “fiocco” o “fazzoletto”, in cui noi bambini, disposti in due file frontali corrispondenti e numerati in ordine, correvamo a prendere il fiocco all’inizio della fila dal bambino che, chiamati i numeri che dovevano gareggiare, lo teneva in mano, sospeso a distanza. Fare un salto nei ricordi è stata una ottima occasione per riconoscere la gratitudine verso tutti gli insegnanti che hanno accompagnato il mio cammino di apprendimento. SILVANA STANISCIA

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  85. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di conoscere e confrontarmi con numerosi insegnanti, ma ricordo in particolare la mia maestra di italiano e storia delle elementari.
    E’ stata la mia insegnante per tutti e 5 gli anni e per questo mi ritengo fortunata.
    Ci ha insegnato le sue materie in modo eccellente e con metodi innovativi per l’epoca. Seguendo il corso di didattica e linguistica ho riscontrato molte analogie con le pratiche didattiche descritte nei corsi e le strategie educative che lei utilizzava. Ad esempio ho capito solo ora che ha utilizzato il metodo della grammatica valenziale, affiancata naturalmente al metodo tradizionale, e che ha utilizzato l’approccio induttivo nelle lezioni, per farci arrivare da soli a comprendere le regole.
    Disponeva la classe a ferro di cavallo e lei era sempre al centro dell’aula, non stava quasi mai seduta ma interagiva con noi.
    Le lezioni con lei erano sempre molto interattive. In storia facevamo tantissime attività: ci fece intervistare i nostri nonni, facemmo un quaderno con la linea del tempo della nostra vita in cui inserire tutti i momenti significativi, scrivemmo un libro con i racconti degli anziani del nostro paese sulla guerra e le tradizioni popolari che poi fu pubblicato e distribuito a tutte le famiglie. Con lei la storia non era una semplice materia da studiare ma una scoperta continua. Ci faceva visitare i musei, guardavamo film e documentari sull’argomento che stavamo trattando, insomma era davvero interessante, potrei scrivere intere pagine raccontando tutto ciò che abbiamo fatto.
    Per quanto riguarda italiano ci faceva scrivere tanto e ci faceva anche leggere molti libri. Ogni anno ci assegnava uno o più libri da leggere sia durante l’anno che durante le vacanze, molte volte li comprava lei e ce li regalava. Questo mi ha aiutato molto nell’acquisizione delle competenze linguistiche, ma soprattutto mi ha fatta appassionare alla lettura e alla scrittura. Ci faceva scrivere tantissimo: descrizioni, racconti, poesie... Forse ci assegnava fin troppi testi, ma ricordo che per me scrivere era un piacere, quando prendevo la penna in mano mi sentivo libera di esprimermi pienamente.
    La scrittura infatti è diventata una mia grande passione che ancora oggi coltivo nel privato. Lei aveva notato questo mio interesse e mi ha sempre incoraggiata a seguirlo e a coltivarlo.
    Ha sempre creduto tanto in me e questo mi ha aiutata molto a credere in me stessa e nelle mie capacità.
    Per fare un esempio: durante il periodo delle elementari ero molto timida, in classe stavo quasi sempre in disparte proprio perché ero introversa. Lei non mi ha mai forzata ad aprirmi di più con la classe, tuttavia quando organizzammo la recita di fine anno in quinta elementare mi assegnò il ruolo da protagonista. All’inizio ero spaventata, l’idea di recitare e cantare davanti a tutti mi terrorizzava, ma pian piano facendo le prove ho iniziato a sciogliermi e questa esperienza è stata fondamentale per me perché per quanto possa sembrare banale mi ha aiutata ad essere più sicura di me stessa e ad avere meno timore del giudizio altrui.
    La ringrazio per avermi insegnato tanto a livello scolastico, ma soprattutto a livello umano. Il suo è stato un insegnamento che è andato oltre la scuola, mi ha aiutata ad essere la persona che sono oggi, mi ha trasmesso la passione per la conoscenza in tutte le sue forme. E per quanto io possa aver avuto alti e bassi nel mio percorso scolastico successivo alle elementari, arrivando quasi ad odiare la scuola, ciò che lei mi ha trasmesso è stato più forte di qualsiasi esperienza negativa.
    Se oggi mi trovo a frequentare questa facoltà è per lei, perché voglio provare ad appassionare i miei alunni come lei ha fatto con me, voglio insegnargli a ragionare con la propria testa, a credere in loro stessi e ad inseguire i propri sogni nonostante tutto, e spero di riuscirci.

    Lara Vernocchi

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  86. Durante la mia esperienza scolastica ho potuto confrontarmi ed apprendere da diversi insegnanti.
    Alcuni di loro hanno lasciato un segno negativo che mi ha fatto riflettere molto su quando ciò possa incidere nella formazione dell’identità di una persona.
    Altri, invece, sono riusciti a trasmettere conoscenze sempre in maniera molto tradizionale; nonostante ciò ho avuto un docente che si è distinto dagli altri perché mi ha portato ad amare una materia che molti “detestano”: la matematica.
    Lui ci portava a ragionare e non solo a memorizzare delle semplici formule, ci faceva esempi concreti e realistici. La cosa che ammiravo di più era che non lasciava indietro nessuno e cercava sempre di colmare le lacune di tutti noi.
    Non era un professore troppo autoritario; molte volte ci portava nel laboratorio dell’istituto per vedere dei film e altre volte ci parlava delle sue esperienze e dei suoi vissuti da professore.
    Una volta ci portò in “gita” nel suo paese e ci mostrò le sue tradizioni.
    Penso che il suo obiettivo principale fosse quello di conoscerci non solo come alunni ma come persone.
    Purtroppo ho potuto avere il piacere di lavorare con lui solo per due anni e ciò mi è dispiaciuto tanto. Mi ha fatto capire ciò che distingue un insegnate appassionato e motivato da uno che non lo è. A lui non interessava arrivare alla fine del programma entro il tempo previsto, ma gli interessava arrivarci insieme.
    Il professore mi ha fatto amare la matematica e io spero di poterla farla amare ad altri.
    Penso che nessuno sia più portato in una materia rispetto ad un’altra, ma l’amore per una disciplina nasce da come ci viene insegnata; perciò il mio obiettivo sarà quello di trasmettere prima l’amore per la disciplina e poi i suoi contenuti e di incoraggiare tutti, perché nessuno è più dotato di qualcun altro.
    Il prof. di matematica avrà per sempre la mia stima, il mio rispetto e sarà un punto di riferimento non per imitare il suo modello, ma per cercare di fare di meglio e trasmettere valori giusti e positivi, senza alcuna distinzione.

    Chiara Renzullo

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  87. Ognuno di noi, appena nato ha una guida, un punto di riferimento. Un faro che aiuta a soddisfare i bisogni primari, a camminare, a crescere. Nelle varie tappe della vita, diverse sono le guide che ci aiutano a maturare. Così la maestra diventa un punto di riferimento fondamentale per il bambino: aiuta a far crescere la curiosità, a scoprire il mondo che ci circonda, a sviluppare le doti, ad acquisire sicurezza, a far diventare le debolezze un punto di forza.
    Negli anni della scuola, diverse sono state le maestre e le professoresse che ho incontrato. Vivendo in un paese piccolo, dalla seconda elementare fino alla terza media, sono stata in una pluriclasse.
    L’apprendimento, all’interno di questo tipo di organizzazione, non è del tutto facile, soprattutto per l’insegnante che si trova a gestire anche tre classi insieme.
    Ho sempre ammirato la pazienza di alcuni miei insegnanti, ma chi mi è rimasta nel cuore è la professoressa di francese della terza media. Aveva appena compiuto 26 anni,era la sua prima esperienza, ma è riuscita a gestire tre classi contemporaneamente nel migliore dei modi, permettendoci di arrivare all’esame con una forte preparazione. Mi ha sempre colpito la capacità che aveva di farci sentire a nostro agio, sdrammatizzando gli argomenti più noiosi e appassionandoci a quelli che ritenevamo più interessanti. Affrontavamo l’ora di francese con allegria e spensieratezza, anche se pretendeva da noi il massimo, essendo severa al momento e nel modo giusto. È stata una guida molto importante per me, soprattutto in quell’anno, l’anno della prima decisione importante per il mio percorso scolastico: la scelta dell’indirizzo superiore. Grazie al suo modo di insegnare, al suo modo di coinvolgere e appassionare i suoi alunni alla sua materia, che ho deciso di iscrivermi al liceo linguistico. La ricordo sempre con grande affetto e, quando penso al mio futuro da insegnante, spero di poter trasmettere ai miei alunni la stessa passione e sicurezza, lasciando un’impronta che ricorderanno per sempre.

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  88. La scuola ricopre un ruolo fondamentale nella nostra vita; già in tenera età, noi cominciamo ad approcciarci a questo mondo e ognuno di noi vive un’esperienza personale diversa, soprattutto in base agli insegnanti e al metodo che questi decidono di utilizzare. Per quanto riguarda la mia di esperienza, sono entrata in contatto con gli aspetti sia positivi e sia negativi di quest’ambito. Infatti, un’impronta indelebile molto positiva mi è stata lasciata dalla frequentazione della scuola dell’infanzia e della scuola elementare: in quel periodo credo di aver vissuto gli anni più tranquilli della mia vita, soprattutto perché i miei insegnanti erano davvero meravigliosi, mi facevano amare la scuola, mi aiutavano a superare le difficoltà, qualora ne avessi e soprattutto mi venivano trasmesse solamente emozioni positive. Purtroppo, non posso dire la stessa cosa per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado. In particolare, c’erano due professori che, per tutti e cinque gli anni, hanno sempre cercato di sottovalutarmi, sia come studentessa e, cosa secondo me ancora più grave, mi hanno sottovalutata come persona. Questa cosa mi ha al quanto segnata, infatti incutermi queste emozioni negative mi ha portata ad avere momenti di debolezza importanti, ma alla fine sono riuscita a superare tutto questo grazie all’aiuto di persone e insegnanti positivi che davvero sono in grado di capire che ruolo importante sia quello dell’insegnante nella vita degli studenti. Io spero di poter imparare dalle mie esperienze, dagli insegnanti che ho conosciuto, quelli positivi ma soprattutto quelli negativi, così da poter evitare di incutere emozioni negative ai miei futuri alunni, qualora diventerò insegnante. Alessandra Maglieri

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    1. Alessandra, mi ha profondamente colpito la conclusione del tuo racconto e l'augurio da te fatto. Anche io, come te, mi auguro di poter un giorno diventare un'insegnante con la capacità di saper trasmettere ai propri alunni emozioni positive, proprio come la mia professoressa di latino e greco ha fatto. A lei devo un grazie davvero grande. Mi ha accompagnato per mano, sempre con amore, dedizione e impegno. Lei mi ha sempre rispettato in primis come persona e poi come studentessa, è stata la figura che maggiormente mi ha aiutata a crescere moralmente e didatticamente. Di lei sicuramente mi rimarranno per sempre impressi nel cuore l'amore che nutre per le sue materie, la sua bontà d'animo talvolta nascosta dietro un atteggiamento rigoroso, e l'onestà che ha sempre dimostrato nel suo lavoro e che ha cercato costantemente di trasmettere a noi studenti. La cosa che maggiormente ha fatto sì che io potessi avere un ricordo positivo della sua persona, è stato il modo con cui mi ha aiutata a superare le difficoltà che incontravo nelle sue materie,nonostante quindi la mia preparazione non fosse sempre ottimale,lei non mi ha mai sottovalutata come persona e ha cercato in ogni modo di trasmettermi questa pensiero, facendo in modo che anche io non potessi sottovalutatmi.
      Francesca Ruggiero

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  89. Non ho mai amato molto studiare, non riuscivo ad accettare il fatto di dover studiare per forza anche materie che in me non suscitavano nessun interesse, nessuna curiosità. La professoressa di cui parlerò ha cambiato questo mio pensiero. In questi anni le maestre e le professoresse che ho incontrato sono molte, nel mio cuore ne è rimasta una, che oggi direi quasi mi manca, la mia professoressa di italiano delle scuole superiori. E' arrivata nella nostra classe il terzo anno, la preparazione che la mia classe aveva purtroppo non era delle migliori, ma lei è stata in grado di stravolgere questa situazione. E' una professoressa e una donna molto determinata, sicura, decisa e questo a noi studenti un po' faceva paura. Temevamo e aspettavamo con ansia il giorno in cui lei sarebbe arrivata in classe. Quando questo è successo siamo rimasti attoniti; ha risvegliato in noi la curiosità, la voglia di imparare, di conoscere, in noi ormai perduta. Il suo metodo di insegnamento non si basava sulla lettura di slide, sull'utilizzo della lavagna o altro, il mezzo di comunicazione che possedeva eravamo noi. Quello che la rendeva così unica era il modo in cui lei riusciva a coinvolgere tutti noi. Una professoressa innamorata del suo lavoro e della sua materia e questo era palese ai nostri occhi , tanto da farci provare empatia. In classe era molto presente, il suo punto di forza era il linguaggio del corpo, questo riusciva a mantenere sempre alto il nostro livello di attenzione. La lezione anche se lunga non era mai pesante, eravamo parte attiva della lezione, interagivamo con lei continuamente. Ha creato un legame con ogni singolo alunno, si è ha fatta conoscere e ha voluto conoscerci, acquistando la nostra piena fiducia e stima. Una professoressa che leggeva i nostri occhi e capiva. Simpatica, molto simpatica, questo rendeva la lezione piacevole. Professoressa che ci dava tanto, ma che in cambio pretendeva lo stesso. Se un giorno dovessi diventare insegnante, lei è per me un modello da seguire.
    Giulia Mennella

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  90. Durante il mio percorso scolastico mi sono relazionata con tanti insegnanti con cui ho affrontato alcune esperienze positive ma anche negative. Avrei tante vicende da raccontare, ma una mi ha particolarmente formata. Il mio racconto è incentrato fondamentalmente sulla mia maestra di storia e geografia della scuola elementare. Se penso a quel periodo ricordo una bambina molto insicura con tanta difficoltà nel socializzare con il resto della classe e con tanta paura di esporsi in pubblico. La mia esperienza inizialmente potrebbe risultare negativa poiché la maestra di cui sto parlando era molto severa nei miei confronti, ad ogni modo credevo non le piacessi, ma con il passare del tempo ho capito che le sue metodologie didattiche e il suo atteggiamento nei miei riguardi fossero un modo per spronarmi a fare di più, per fortificarmi e per eliminare la timidezza che mi impediva di relazionarmi con l'ambiente circostante. Solo al pensiero di confrontarmi con gli altri provavo una situazione di disagio e la maestra accorgendosi di questo mio limite ha iniziato molto spesso a rendermi partecipe delle sue lezioni, interpellandomi assiduamente e iniziando a farmi interagire con la classe. Inizialmente credevo che con il suo modo di fare mi rimproverasse costantemente ma il suo obiettivo nei miei confronti era quello di far emergere il mio potenziale e la fiducia nelle mie capacità che si celavano in me. Grazie alla mia insegnante sono stata capace di affrontare nel miglior dei modi il resto degli anni scolastici non avendo più problemi d'inferiorità e relazionandomi con i miei compagni e con i docenti in maniera più serena. Anch'io, come lei, con i miei futuri alunni mi impegnerò rendendoli partecipi del progetto educativo affinché possa inculcare loro fiducia in sé stessi e interesse per la didattica.

    Valeria Guerra

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    1. Il tuo racconto mi ha suscitato sensazioni positive, mi ha fatto capire che a volte, un comportamento di questo tipo da parte dell'insegnante può essere accolto in maniera positiva e con un obiettivo ben preciso. Leggendo questa esperienza, come tu stessa hai detto, potrebbe sembrare troppo duro l' atteggiamento tenuto nei tuoi confronti da parte dell'insegnante, rivolto a solo una bambina delle scuola elementare, ma questo metodo didattico, se utilizzato e applicato con accortezza può portare risvolti positivi, come è successo a te, che sei riuscita a riscoprire il tuo carattere e a eliminare ansia, angoscia e timidezza. Ho notato che la docente è riuscita in ciò sopratutto interagendo con te e facendoti interagire con la classe, poiché la socializzazione con gli altri è un aspetto fondamentale per il bambino ,così riesce a capire meglio sé stesso e ad aprirsi di più con il mondo esterno. È importante che questa esperienza ti sia servita per la tua crescita emotiva e caratteriale, questo sarebbe ciò che ogni insegnante dovrebbe ottenere, formare nel bambino un'identità positiva.
      -NOEMI LA MACCHIA-

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    2. Ciao Valeria Guerra il tuo racconto mi ha colpito molto perché, è vero, molto spesso ci rendiamo conto del buon lavoro svolto di un insegnante, solamente quando siamo più grandi. Credo che un buon insegnante debba essere anche severo al punto giusto così da spronare gli alunni a fare di più proprio come la tua maestra ha fatto con te.
      Infine ritengo anche che incentivare la socializzazione sia un lavoro fondamentale che l’insegnante debba svolgere così che magari ragazzi più timidi proprio come lo sei stata tu, si aprano al mondo esterno e riescano ad affrontare al meglio il proprio percorso scolastico.

      -Lucia Lauriola

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  91. Tanti sono stati gli insegnanti con cui mi sono rapportata durante il mio percorso scolastico, ma solo di una professoressa ho un ricordo positivo, la prof. di italiano della scuola secondaria di primo grado. Aveva un modo di fare molto empatico, si metteva sempre nei panni dei suoi alunni supportandoli e sostenendoli in ogni attività e in ogni esperienza didattica e non, infatti ci aiutava anche per situazioni extra-scolastiche, con i problemi con cui noi alunni ci scontravamo ogni giorno, vista la fase adolescenziale che ci trovavamo ad affrontare. È stata un’ottima docente, poiché era una bravissima insegnante dal punto di vista professionale e sapeva predisporre bene la sua progettazione didattica, dato che trattava argomenti che a noi adolescenti interessavano, riusciva a coinvolgerci nelle sue lezioni e avevamo instaurato con lei un bellissimo rapporto, non solo come studenti-insegnante, ma un rapporto molto più profondo di questo. È stata l’unica insegnante a rimanermi nel cuore e di cui ho un bellissimo ricordo. Pensando al mio futuro come docente, mi immagino come lei; affettuosa, dolce, confidenziale e autoritaria quando serve, ma soprattutto empatica, perché seguendo il suo esempio mi sono resa conto che un punto importante per essere una brava insegnante è l’empatia con i propri alunni, immedesimarsi nei loro problemi, al fine di comprenderli e cercare di gestire la situazione nel modo migliore e questo può essere ottenuto soltanto cercando di capirli.
    _-NOEMI LA MACCHIA-

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    1. Ciao Noemi, l'esperienza da te raccontata mi ha particolarmente coinvolta sia dal punto di vista emotivo e sia sulle metodologie didattiche utilizzate dalla tua insegnante. Al giorno d'oggi è difficile trovare un docente in grado di aiutare i propri allievi sia in attività scolastiche e sia in situazioni extra - scolastiche poiché molti insegnanti si limitano ad impartire ai propri allievi il sapere delle loro discipline senza interessarsi della dimensione emotiva dello studente. Riflettendo sull'empatia da te citata nel racconto, ho capito come la tua insegnante sia stata in grado di comprendere gran parte del tuo stato emotivo aiutandoti a capire e a risolvere i tuoi problemi adolescenziali. Spero che la tua professoressa sia per te un punto di riferimento da seguire in futuro nella scuola e che anche tu riesca a diventare un modello per i tuoi futuri alunni.

      Valeria Guerra

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    2. La macchia Noemi, mi ha colpito particolarmente il tuo racconto perché credo che molti dei miei insegnati erano simpatici e non empatici.
      Secondo me, l’empatia è uno strumento fondamentale che deve essere utilizzato sia in ambito scolastico che extrascolastico.
      Sono consapevole che questo strumento non sia sempre così semplice, poiché si tratta di condividere esperienze e ambiti culturali diversi.
      Sono felice per te, perché hai potuto tranne da questa insegnante un concetto fondamentale per il tuo futuro, cioè quello di dover empatizzare con i tuoi futuri alunni per favorire il loro apprendimento; spero che ne fare un buon uso.

      Chiara Renzullo

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  92. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato molti insegnanti, la maggior parte di essi hanno lasciato in me un ricordo positivo. L’insegnante che, però, ricorderò per sempre è la mia professoressa di educazione fisica delle superiori; sembrerà strano perché molto spesso questa materia viene sottovalutata, ma penso che forse questo dipenda anche dall’insegnante.
    Voglio parlare di lei perché grazie alle sue parole e al suo aiuto ho imparato a essere più sicura di me, cosa che prima di conoscere lei non facevo. Lei ha sempre creduto in me, portandomi ad andare oltre quei limiti che mi creavo da sola. Mi ha sempre spronato a fare di più e mi ha aiutato a far uscire un lato del mio carattere che prima non conoscevo, ovvero la determinazione. Lei non solo mi ha aiutato a crescere a livello formativo ma soprattutto a livello umano; infatti ciò che voglio trasmettere ai miei futuri alunni è soprattutto questo aspetto poiché, secondo me, anche se siamo studenti, siamo prima di tutto persone con un vissuto e con dei sentimenti.
    Molto spesso l’ora di educazione fisica viene vissuta come “l’ora di svago” ma invece con lei non era così perché facevamo test, partite di pallavolo, la corsa, gli allenamenti; anche se tutto questo a volte poteva risultare faticoso, in realtà io e i miei compagni ci divertivamo molto e ci ha aiutato ed essere più uniti come classe.
    Per tutto questo le sono grata perché grazie ai suoi metodi e ai suoi consigli ho iniziato ad amare l’insegnamento e ad avere le idee più chiare riguardo al mio futuro.
    -Lucia Lauriola

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  93. Luciana Pia Sgambati1 dicembre 2020 alle ore 05:21

    Durante il mio percorso scolastico ho incontrato molti insegnanti, tutti diversi tra loro e tutti con metodi di insegnamento differenti, ma sono rimasta colpita dalla mia maestra di matematica e scienze delle elementari.

    Era, ed è ancora tutt’oggi, una donna dal carattere forte e che sapeva come avere l’attenzione di ventidue bimbi con esigenze e interessi diversi.

    I miei genitori spesso mi raccontano che le prime volte ero molto spaventata da questa maestra, forse dal suo tono di voce molto alto e squillante o forse per il modo che aveva di imporsi.

    Non era una di quelle maestre dolcissime e senza difetti, lei non era perfetta e non voleva neanche esserlo. Lei voleva semplicemente trasmettere a tutti i suoi alunni le sue passioni (nonché i suoi interessi).

    Una delle sue caratteristiche che ho sempre amato è quella di essere stata giusta con tutti, in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. Non aveva alunni “più a cuore” di altri e penso che questa sia una caratteristica molto importante per essere insegnanti, ma è una caratteristica che, secondo la mia esperienza scolastica, hanno in pochi.

    Lei mi ha insegnato ad amare ogni cosa che faccio e mi ha fatto capire che nessuno è più portato a fare determinate cose anziché altre, ma tutti, se vogliamo, siamo capaci di fare qualsiasi cosa.

    Le sue lezioni erano diverse dalle altre in quanto era solita farci fare attività divertenti e che hanno segnato il corso della mia vita fino a oggi.

    Mi è rimasta impressa soprattutto una lezione di astronomia (una delle discipline che più mi affascina). Innanzi tutto lei ci parlò dell’astronomia in generale e più precisamente sulle costellazioni e poi ci portò (con i genitori di ciascuno) a vedere un magnifico cielo stellato ovviamente di sera. Fu un’esperienza da togliere il fiato, vedere le stelle e saper riconoscere le diverse costellazioni, ne fui estasiata. Sotto quello stesso cielo stellato, qualche anno dopo e on una maturità diversa, ho finalmente capito cosa volevo fare con la mia vita.

    Grazie a lei ho capito che insegnare ad altri era il mio sogno nel cassetto e quando gliene parlai, qualche mese fa, lei si commosse e sorridendo mi disse che era riuscita nella sua missione.

    Un’altra lezione di scienze che ricordo bene è stata quella su fiori e piante. Ricordo che si presentò in classe con tantissimi lilium e con alcune piantine, ci fece avvicinare alla cattedra e lei analizzò le piante facendoci vedere ogni minima particolarità di esse. Dopo ci diede un fiore ciascuno e fummo noi ad analizzarlo.

    Per svolgere un’altra lezione, invece, portò in casse una spigola e l’aprì per facci vedere la sua formazione.

    Per le lezioni di matematica era molto più severa e non erano divertenti come quelle di scienze, ma si divertiva a motivarci con delle caramelle (solo per chi rispondeva in maniera esatta, ovviamente!).

    LUCIANA PIA SGAMBATI

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  94. […]un qualsiasi fiume prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse dritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario e tutto a furia di una serie di curve. Ecco questo è stato il mio percorso scolastico, un incespicare di curve prima di sfociare nel mare della conoscenza al primo superiore. Sì perché l'insegnante che ha segnato il mio percorso scolastico è arrivato solo dopo la maggiore età. Fino ad allora il mio percorso è stato caratterizzato da insegnanti non motivati e non motivanti. La mia insegnante di lettere aveva un metodo credo tra i più efficaci, non parlava semplicemente di letteratura e di storia ma ci faceva mettere letteralmente il naso nei libri. Per ogni periodo letterario che affrontavamo ci dava la possibilità di scegliere un testo di un autore del periodo di riferimento(il tutto in maniera libera e facoltativa), questo ci ha permesso di entrare direttamente in contatto con l' autore con il suo stile e con il suo modo di pensare, dando modo anche a noi studenti di confrontarci attraverso i nostri pareri sui libri letti e anche di scambiarci i libri e questo ci portava ad avere una visione più completa del periodo e infine ci ha consegnato una lista di libri da leggere assolutamente nella vita. Questa tecnica, se vogliamo chiamarla così, mi ha portato ad appassionarmi ai libri, ad avere successivamente una mia libreria personale(che presto molto volentieri perché sono della convinzione che tutti debbano avere la possibilità di leggere). Concludendo, credo che questo sia un metodo molto efficace per appassionare gli studenti, sopratutto in un' età più consapevole, così come credo che sia impossibile descrivere la bellezza della cappella sistina se non si è mai sentito l'odore che c'è dentro.
    VALERIA MARCHETTI

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  95. Anastasia Petrocelli1 dicembre 2020 alle ore 05:59

    Le mie esperienze dalla scuola dell infanzia e primaria in particolar modo mi hanno determinato molto. Ero una bambina molto sensibile;nella scuola dell infanzia vivevo un po' in uno stato di passività nei confronti del mondo che mi circondava e nei confronti degli altri, in pratica non reagivo molto non disegnavo e non coloravo,la cosa brutta di questa cosa che le Maestre non mi spronavano a farlo mi lasciavano per ore inerme sul banchetto, poi alla scuola primaria io è la mia amica del cuore, le uniche femmine della classe, perché il Maestro aveva una predilezione per il sesso maschile,ci tendeva continuamente a sminuire che non eravamo brave, ed alla pausa ci impediva di uscire dall Aula, anche questa un'esperienza alquanto negativa. Alla scuola secondaria di primo grado finalmente ho incontrato un Professore molto bravo che insegnava matematica non solo dal punto di vista umano ma anche professionalmente. Il suo insegnamento si basava sull alternanza di momenti in cui si doveva apprendere e momenti in cui si scherzava.Al Liceo normale e all Università la Sapienza a Roma molto bene.In definitiva le mie esperienze in ambito scolastico sono state più negative che positive,in particolare molto segnati nella scuola dell infanzia e primaria,che reputo fondamentali ed in cui ci dovrebbe essere molta attenzione all aspetto psicologico del bambino ed alla sua formazione.

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  96. Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto modo di conoscere e avere a che fare con diversi insegnanti i quali hanno contribuito alla mia formazione e anche alla mia crescita personale, a partire dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di secondo grado. Ripensandoci ognuno di loro, bene o male, ha lasciato un segno particolare dentro di me. In particolare ho ricordi positivi di due insegnati. Il primo ricordo riguarda la mia maestra di Scienze e Matematica avuta durante i cinque anni della scuola primaria. Lei era solita spiegarci un argomento, e poi per farci apprendere meglio, ad esempio le operazioni di matematica oppure come si potessero risolvere i problemi di matematica relativi al peso loro, netto, ci accompagnava, durante le sue ore al mercato del mio paese e ci faceva fare la spesa in modo tale che tutti noi bambini potessimo vedere in prima persona come le cose teoriche erano utili ed applicabili nella vita pratica.
    L’altro ricordo positivo è relativo alla mia professoressa di Italiano e Latino avuta dal terzo al quinto anno della scuola secondaria di primo grado. Appena abbiamo avuto modo di conoscerla ci è apparsa come una professoressa molto esigente e severa rispetto alla docente avuta al biennio. Poi però, con il passare dei mesi abbiamo capito che ci stava aiutando a colmare le nostre lacune che ci portavamo dietro da anni, era disposta anche a ripetere più volte uno stesso argomento affinché lo apprendessimo bene senza doverlo imparare mnemonicamente. Tutte le sue spiegazioni, conoscenze che ci ha trasmesso in classe mi sono state utili anche per riuscire ad affrontare e superare alcuni miei esami universitari. E’ anche grazie a lei, al suo modo di insegnare, alla sua dedizione e preparazione che aveva nei confronti delle materie che insegnava che mi sono iscritta prima al corso di Lettere e ora qui a Scienze della Formazione Primaria. Mi ha trasmesso passione per le materie umanistiche ma soprattutto la voglia di dedicarsi quasi completamente al proprio lavoro e ad insegnare ai ragazzi. Spero davvero di riuscire un giorno ad essere un po' come lei, anche a lasciare un ricordo positivo di me ai miei alunni.

    Francesca Panzera.

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    1. Mi correggo: scuola secondaria di secondo grado.

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  97. Quando ripenso alla scuola, uno dei ricordi più belli che porto con me è la maestra d’italiano di scuola elementare. Ho scelto di raccontare di lei perché è un esempio che voglio seguire. Mi ricordo che cercava sempre di rendere le lezioni entusiasmanti, perché durante la lezione faceva sempre riferimento ad esperienze reali e quotidiane, oppure ci faceva vedere delle immagini sulla lim inerenti a ciò che stava spiegando. Molto spesso se ci comportavamo bene, ci faceva disporre i banchi a ferro di cavallo, questa disposizione era una delle mie preferite perché riuscivo a vedere tutti i miei compagni in volto. In tutti i modi cercava di rendere l’apprendimento sempre coinvolgente, a volte ci faceva lavorare in gruppi per realizzare dei cartelloni su argomenti da lei spiegati (come gli articoli), così che ci entrassero bene in mente. Ogni volta che spiegava un nuovo argomento cercava di far capire tutto a tutti, facendo molti esempi, e se non riuscivamo a comprenderlo era disposta sempre a rispiegarlo. Mi è rimasta così impressa perché mi è stata molto vicina, in quanto fino a metà della seconda elementare non ho parlato con le maestre, anche se mi ponevano una domanda non rispondevo, interagivo soltanto con i miei compagni e con la mia famiglia. All’ inizio della prima elementare, soprattutto questa maestra era molto preoccupata per me , una delle prime cose che fece fu avvertire la mia famiglia perché pensava avessi qualche problema. Successivamente cercava sempre di farmi interagire , mi incoraggiava a partecipare alla lezione con interventi e riflessioni come facevano i miei compagni. A differenza delle altre maestre, da lei non mi sentivo giudicata, cercava di comunicare con me anche con degli sguardi o con dei sorrisi. Lei era molto disponibile, per ogni bambino e per ogni richiesta, nonostante si arrabbiasse poco comunque riusciva a gestire la classe, a creare un buon clima e ci faceva capire i nostri errori. Per me rappresenta davvero un modello, perché mi ha lasciato i miei spazi, non mi ha fatto sentire come un peso, e piano piano mi sono riuscita ad aprire con lei e successivamente anche con le altre maestre.

    FEDERICA DI IORIO

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  98. Nel corso della mia esperienza scolastica, ho avuto momenti di ‘’up and down’’ come si suol dire, poiché nell’ultimo anno di scuola elementare sino all’ultimo anno di scuola media, ho avuto insegnati che non mi hanno fatto appassionare alla loro materia e passavo così la maggior parte del tempo ad essere fisicamente in aula, ma mentalmente ero da tutt’altra parte. Ricordo bene che nonostante tutti loro avessero un’ottima preparazione, non riuscivano (per lo meno a me) a rendere una lezione più leggera, magari utilizzando strumenti adatti ad ogni bambino per fargli imparare al meglio determinate cose. Ricordo in modo spiacevole quando la mia maestra della scuola elementare, ogni qual volta che un bambino sbagliava un esercizio o non dava una risposta giusta, veniva sgridato duramente e a volte anche ricorrendo ad un piccolo ‘’schiaffetto’’ sulla testa o sul braccio. Non sono una professionista e sicuramente ho ancora tanto da imparare, ma credo che così facendo, alimentasse ancor di più il disinteresse e la svogliatezza del bambino. Fortunatamente le cose sono cambiate in meglio alle superiori, quando ho avuto la fortuna di conoscere professori qualificatissimi che ricorderò con molta felicità. Avrò sempre con me un bellissimo ricordo del mio professore di inglese che, anche se delle volte era severo verso di me, so che è stato a puro scopo educativo e formativo. Molto spesso accadeva che al posto di una monotona ora di lezione ci portava in laboratorio ad ascoltare le canzoni in lingua e ad analizzare il contenuto del video in modo tale di farci acquisire più capacità nel saper dialogare in una lingua differente dalla nostra. Altre volte invece ci faceva leggere una poesia scritta da lui stesso e poi noi studenti avremmo discusso insieme a lui il significato di quanto scritto. Un giorno difatti disse: delle volte si impara molto di più attraverso le attività di gruppo piuttosto che dai libri perché, come sappiamo tutti, imparare a memoria un argomento senza capire il messaggio effettivo, non ti porta ad avere un risultato positivo ed è per questo che pretendeva tanto da noi. Non voleva che un suo studente portasse all’interrogazione infinite pagine, non aveva come unico scopo mettergli un voto, quello che veramente importava per lui era che andassimo al di là del libro. Ammetto che, durante i primi due anni di scuola superiore, facevo fatica a seguire questo suo ragionamento e questo mi portava ad avere molta ansia nelle sue ore di lezione, ma con il tempo ho scoperto che quest’ansia partiva esclusivamente da me, perché di base sono molto insicura. Con gli anni a venire, la mia formazione scolastica è cambiata radicalmente poiché, anche per merito suo e del suo metodo lavorativo ho iniziato ad apprezzare ogni cosa di quello che insegnava; e se ad oggi ho una buona preparazione è grazie a lui.

    Sara Pastore

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  99. Il sistema educativo della scuola si basa sul dialogo e sull'interazione costante fra insegnanti e studenti, fra i quali si instaura un rapporto unico di fiducia e di collaborazione.
    Nella vita ci sono tante esperienze che ci segnano, alcune di esse si vivono sui banchi di scuola e nella mia carriera scolastica c’è stato un professore che ha lasciato in me un segno in maniera positiva, il mio professore di Inglese del Liceo. E’ una persona che svolgeva il suo lavoro con passione, perché pensava che quella dell’insegnante è un po' come una missione. L'obiettivo è quello non soltanto di insegnare una materia, ma formare dei ragazzi, trasmettendo loro prima di tutto valori. Lui lo faceva dandoci soprattutto l’esempio, con la sua disponibilità, cercando sempre di venirci incontro, aiutando chi era in maggiore difficoltà, mettendoci a nostro agio nelle interrogazioni, dandoci consigli preziosi, interessandosi di noi anche al di fuori dell’orario scolastico, mandandoci e-mail con ulteriori indicazioni e suggerimenti. Nonostante avesse tante classi e tanti alunni da seguire, cercava di essere sempre presente.
    Insomma è stata una persona importante nella mia crescita, era convinto che allievo ed insegnante camminano tutti e due nella stessa direzione, non sono l’uno contro l’altro. Bisogna mettere amore in tutto ciò che si fa.
    Nella relazione con uno studente, ci sono in realtà tanti rischi che un insegnante dovrebbe considerare. Proprio a causa della natura più libera di una lezione privata, ogni studente potrebbe intendere quest’ultima in modo diverso, come un'amicizia. Quindi il docente deve stare attento a mantenere il suo ruolo di guida, cosa che il mio professore ha sempre fatto.
    -Todisco Chiara

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  100. Mi sentivo così piccola in quella aula così grande ai miei occhi. Aspettavo composta e un pò intimorita il suo arrivo che avrebbe spazzato via ogni mia timidezza,paura. Sì, perché Lei, la mia maestra delle elementari( noi degli anni '80 avevamo solo un docente per tutte le materie) esercitava su di me una sorta di magia. Mentre i miei compagni di classe erano lì a ridere e scherzare prima dell'arrivo della "strega"(così la chiamavano) io, invece, aspettavo con ansia che Lei varcasse la porta."Eccola che arriva" con il suo portamento, la sua grazia. Era una donna alta, dal fare un pò austero ma aveva un modo di insegnare "sui generis": anche i concetti più articolati e complessi Lei riusciva a renderli semplici e comprensibili. Aveva una dolcezza e chiarezza nel parlare sorprendenti: quando spiegava eravamo tutti attenti, sembravamo stregati, ipnotizzati. Faceva le sue lezioni basandole sulle fiabe e attraverso queste ci insegnava la lettura, la grammatica, la matematica ma soprattutto , come ogni fiaba che si rispetti, ci trasmetteva un "saper vivere"(come lo chiamava Lei).Quando hai 6-7-8 anni è difficile capire l'importanza della scuola ma c'erano momenti in cui la "mia" maestra riusciva ad immedesimarsi in noi , guardava le cose con i nostri occhi. Era proprio in questi momenti che il suo insegnamento e il nostro apprendimento prendeva forma.
    Purtroppo in IV elementare la "mia " maestra è andata via e da allora la "grande "aula non è stata più la stessa. Questo non significa che io abbia smesso di imparare ma era scomparsa quella magia di rendere tutto come nella fiabe.
    Silvia Moretti

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  101. Colgo con grande entusiasmo l'occasione di ripercorrere un periodo della mia vita, scolasticamente parlando, del quale ha fatto parte un uomo che ho stimato tantissimo e per il quale ho provato grande affetto e riconoscenza:caro prof di filosofia, insegnante per passione e dal cuore immenso, sei stato un uomo speciale, unico nel tuo modo di porti e di proporti, disinteressato a tutto ciò che era consumismo ed ostentazione, appassionato della cultura come strumento di conoscenza e quindi di libertà, hai stimolato la mia mente e quella dei miei colleghi ad andare oltre le apparenze, hai cercato di far crescere il nostro senso critico, hai formato le nostre coscienze , le parole che più spesso pronunciavi erano meritocrazia ed onestà, volevi che noi, classe dirigente del futuro, fossimo preparati, alle tue lezioni pendevamo tutti dalle tue labbra, il tuo modo di spiegare era semplice, diretto, profondo... eri pronto a bacchettarci quando la nostra pigrizia e indolenza prendevano il sopravvento ma non hai mai usato le armi in tuo potere x colpire o umiliare qualcuno di noi....non ti sei mai servito del voto come arma di ricatto, hai sempre detto che conoscere filosofi come Aristotele hegel, Kant fosse importante, ma lo era ancora di più prepararci alle sfide della vita di tutti i giorni, soffermarci sulle problematiche sociali, politiche ed economiche del periodo che stavamo vivendo....
    E soprattutto ti sei sempre interessato ad ognuno di noi come fossimo tuoi figli, eravamo una squadra e tu il nostro coach....
    Grazie prof, sei stato il miglior insegnante che uno studente possa desiderare di avere... se fossi stata un libro, sarei stata onorata di essere stata letta da te.
    Camilla Letizia

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