giovedì 14 novembre 2019

Per le studentesse e gli studenti del corso di Didattica generale 2019 2020

Come avevamo concordato a lezione inserisco un post con cui vi invito a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava?
Per coloro che pubblicheranno entro il 10 prometto una bella sorpresa...
Buona scrittura!

115 commenti:

  1. Alla domanda "durante il vostro percorso scolastico, quale professore vi ha colpito di più e perche proprio lui?".
    Per poter rispondere, mi servirebbe un momento di riflessione affinché possa venirmi in mente la maestra o la professoressa che ricordo piacevolmente.
    Durante il mio percorso di studio, dalle elementari fino ad arrivare ad oggi, ho incontrato diverse figure d’insegnanti, ma il ricordo che conservo nella mia mente è quello della mia maestra delle elementari,l'insegnante di italiano, nonostante siano passati molti anni. Ricordo che la nostra maestra, poiché la materia fosse nuova, infatti risultava ostica ai nostri occhi, cercava di suscitare in noi  non soltanto l’interesse, ma piuttosto la curiosità di voler apprendere materie nuove e i rispettivi argomenti.
    Essendo alle prime armi con questa materia, che a noi alunni sembra essere impossibile apprendere e imparare, la maestra per semplificare la lezione, oltre alla lezione frontale affiancava anche attività laboratoratoriali, in  modo tale da dare modo ad ogni singolo individuo di lavorare in gruppo, rapportarsi con il resto dei partecipanti ed esternare le propri idee.
    L attività laboratoriale non consisteva solo in questo, ma la maestra per far sì che il concetto di un dato argomento ci rimanesse nella nostra mente e lo capissimo, portava a scuole degli strumenti attraverso i quali la lezione risultava più dinamica e interessante.
    Un giorno per farci imparare a memoria una poesia, dato che alcuni presentavano difficoltà nel memorizzarla, decise di munirsi di una canzone, dei cartoncini, dei colori e il testo della poesia.
    Una volta sistemato tutto, ad ognuno di noi dava un cartoncino colorato, i colori, e il testo scritto,poi dopo aver letto un paio di volte il componimento, faceva individuare e sottolineare le parole chiave e trasformarli in disegni. Conclusa questa fase, metteva la musica di sottofondo e noi seguendo il ritmo che la maestra aveva intonato dovevamo ripeterla a mo di canzone. Dopo averla ripetuta in paio di volte,ognuno di noi  avendo preso fiducia,  pian piano in coro la si ripeteva prima singolarmente e poi tutti insieme.
    In questo modo chi aveva più difficoltà di qualcun altro riusciva a non fare troppi sforzi ma contemporaneamente ad apprendere e memorizzare la poesia.
    Ogni volta che qualcuno sbagliava, l insegnante esigeva che ritornasse su quella parola o concetto espresso in modo sbagliato e la ripetesse in modo giusto, in modo tale da far capire al bambino dov era lo sbaglio così se fosse successo di nuovo, l alunno era in grado di autocorreggersi.
    La maestra, qui nominata, la quale mi sta a cuore, mi piaceva come si poneva nei nostri confronti, perché Pur essendo "severa", sapeva instaurare un rapporto di affettività con oguno di noi, e il suo essere a volte "dura", lo faceva non per demotivarci ma per stimolarci a farsi che ognuno desse il meglio di sé, poiché teneva molto alla nostra formazione, indispensabile per il futuro.
    Posso ritenermi fortunata di aver avuto un insegnante come lei, che mi ha accompagnato per  cinque anni, diventando quasi come una seconda mamma, disponibile sempre ad accogliere i miei problemi, nel caso in cui sorgessero e a trovare sempre un rimedio affinché io riuscissi a mettere in atto le mie inclinazioni.
    Se la strada che ho intrapreso adesso all università che avrà come traguardo l insegnamento, lo devo a lei che considero un esempio positivo che oggigiorno ogni scuola dovrebbe avere.
    Matricola 166582













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    1. Grazie per aver rotto il ghiaccio! Martedì a lezione commenterò. Grazie ancora! fb

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    2. L'insegnante che più mi ha colpita durante il mio percorso scolastico , e di cui conservo un ricordo positivo è la mia maestra di storia e geografia, delle elementari.
      Infatti sin da piccola, alla domanda " chi è la tua maestra preferita" rispondevo sempre riferendomi a lei.
      Ciò che mi è rimasto impresso è il suo metodo di spiegare e di coinvolgermi nelle sue lezioni ; lei infatti non era la "solita" maestra che entrava in classe e spiegava , semplicemente perché doveva compiere il suo dovere, ma si intravedeva dai suoi occhi la gioia di spiegarci la sua materia, e questo , a parer mio, è fondamentale poiché per un bambino il fatto di trovare dinanzi a se una maestra "noiosa" che spiega ininterrottamente senza motivare gli alunni , risulta qualcosa di "pesante" che porta in seguito anche il bimbo ad annoiarsi e non apprendere.
      Oltre ad essere super preparata nella sua materia , lei utilizzava una serie di metodi per coinvolgerci come ad esempio la lettura dei paragrafi ,l'uso di immagini oppure i lavoretti con diversi materiali.
      Uno dei lavoretti che ricordo e che conservo ancor'oggi , è la scrittura "sull'argilla", che avevamo realizzato a proposito della spiegazione sui sumeri.
      Molto spesso per non far diventare monotone le lezioni , piuttosto della spiegazione classica in cui è l'insegnante a spiegare , usava dei video in cui la spiegazione era accompagnata da immagini o riferimenti.
      E un'altro elemento che mi attirava del suo modo di insegnare , era il COMPITO che lei realizzava per verificare se davvero avessimo compreso ciò che spiegava e ci voleva trasmettere. Questo tipo di "compito" , mi è rimasto inciso , perché riuscivo ad esprimere al "meglio" gli argomenti studiati.
      Il modo in cui era strutturato, mi offriva la possibilità di scrivere tutto ciò che avevo appreso poiché anche se le domande erano particolari , la maestra ci dava la possibilità di dilungarci e di argomentare i contenuti studiati.
      Tanto è vero che se le altre verifiche mi mettevano timore , quella di Storia e Geografia non vedevo l'ora di eseguire!
      La scelta di diventare una "maestra" è un sogno che desidero da tempo, e non si tratta di un'idea maturata da poco; difatti è sin da piccola che desidero questo ,anche grazie al rapporto avuto con la mia maestra , la quale è stata fonte d'ispirazione per me.
      Spero anch'io nel mio futuro da insegnante di poter motivare i miei alunni e di riuscire a spiegare la mia materia con passione e entusiasmo, poiché è proprio questo lo spirito con cui sto affrontando questo percorso di studio , che rappresenta per me la realizzazione di un desiderio importante.


      matricola:166637

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  2. Matricola 166507
    Dopo il mio percorso nella Scuola dell’obbligo e al termine di un precedente percorso Universitario, continuo a ricordare con enorme affetto e piacere la mia Insegnante di Italiano della Scuola Primaria, la quale dopo tanti anni di servizio è ancora ad insegnare nella stessa Scuola che ho frequentato io.
    Svolgendo attività di dopo scuola pomeridiano con i bambini della Scuola Primaria del mio paese, qualche tempo, fa ho avuto il piacere di confrontarmi con lei su come approcciarmi ad un bambino con problemi di dislessia nello svolgimento dei compiti e lei mi ha gentilmente dato dei consigli per aiutarlo nella lettura e nella scrittura.
    Nella mia classe non c’erano bambini con disturbi specifici dell’apprendimento, però questo incontro con lei mi ha riportata in prima elementare, a quando io stessa stavo imparando a leggere e a scrivere insieme a lei.
    Mi ricordo che per invogliarci alla lettura, che facevamo giornalmente e a ruota, aveva realizzato un enorme cartellone colorato e decorato sul quale c’era disegnata una tabella: nella prima colonna c’erano i nostri nomi e nella riga accanto al nostro nome dovevamo rappresentare, in base a come noi pensavamo di aver letto quel giorno, un sole, una sole coperto da una nuvoletta o una nuvola grigia.
    Questo metodo era utile non solo per noi stessi, perché in qualche modo stavamo inconsapevolmente auto valutandoci, ma anche per lei perché le permetteva di lasciare a noi libertà di giudizio e questo ci motivava a fare sempre meglio.
    Inoltre con questo semplice strumento riusciva a comprendere non solo il nostro grado di motivazione, ma anche il nostro stato d’animo in una particolare giornata: ricordo che delle volte era talmente tanta la soddisfazione e la consapevolezza di aver letto bene un testo che non vedevo l’ora di poter disegnare un bel sole giallo su quel cartellone, ma alle volte capitava che un giorno potessi essere triste o magari stanca e allora se la mia lettura non era stata poi tanto buona sapevo che era giusto aggiungere una nuvoletta accanto al sole del giorno precedente.
    Un mio compagno una volta aveva scarabocchiato accanto al suo nome una nuvoletta grigia con, addirittura, delle gocce di pioggia, era così poco contento di essere a scuola quel giorno che non aveva proprio voluto leggere e quando la maestra gli chiese perché aveva aggiunto anche la pioggia lui le rispose che quel giorno non voleva né leggere e né tantomeno essere a scuola, se ci ripenso mi viene da sorridere.
    Lei ci osservava e ci valutava in silenzio, cercava di capire se il suo metodo di insegnamento prima fosse adeguato, ma cercava di capire chi avesse più difficoltà e chi invece si sentisse più sicuro di sé perché effettivamente apprendeva in modo diverso rispetto agli altri; allo stesso tempo valutava anche sé stessa, se effettivamente tutto stesse procedendo bene o se fosse il caso di cambiare o di migliorare il suo metodo.
    Al termine della lettura, quando faceva il resoconto accanto al cartellone, ci diceva che ognuno di noi doveva e poteva fare sempre meglio e che tutte quelle nuvolette si sarebbero trasformate ognuna in un bel sole giallo.
    A fine anno scolastico ci diede dal leggere “Boscodirovo” di Jill Barklem, lo conservo ancora perché ci sono particolarmente affezionata e perchè mi ricorda di lei.

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  3. Volendo tralasciare il periodo della scuola dell’infanzia, posso dire di essere una studentessa da circa 14 anni; nel corso della mia carriera scolastica non ho mai avuto grossi problemi. Ho sempre incontrato insegnanti disponibili, preparati e comprensivi ai quali il sorriso non mancava mai …la battuta era sempre dietro l’angolo! Poi si sa, tra tanti c’è sempre la pecora nera ma quella fa parte del pacchetto! Essere sempre sorridenti, disponibili all’ascolto e avere un gran bagaglio culturale non basta, un professore deve anche saper trasmettere le proprie passioni e in qualche modo coinvolgere l’alunno: è proprio il caso della prof. di storia incontrata al 3° anno di liceo. Alta, snella, simpatica e fenomenale! E’ rimasta impressa e ha lasciato un segno dentro me nonostante la sua non fosse proprio la mia materia preferita ma quel modo di parlare con enfasi, quell’eccessivo gesticolare quasi come si trovasse a dover recitare una commedia e il modo di saper richiamare l’attenzione non aveva eguali. Lei non era legata ai libri di testo, preferiva i supporti multimediali. Utilizzava parole-chiave e immagini simbolo dalle quali partire per sviluppare la spiegazione, il libro contava poco o niente... una, due pagine al massimo e via! Preferiva la sintesi ed era consapevole che imparare righe e righe di arricchimenti superflui era fine a se stesso, la prof. selezionava parti del testo sulle quali concentrarsi e integrava il resto con dei video interessanti (ad esempio di Superquark o Raistoria). Sarà stata anche la giovane età ma davvero sembrava che capisse i nostri bisogni, il Lunedì non interrogava mai perché rispettava il giorno “di riposo” della Domenica e le vacanze erano per tutti, niente compiti! La valutazione di storia era composta da 3 prove: due orali e una scritta. Lei era particolare anche in questo, l’interrogazione si componeva di tre domande… 1) lezione del giorno; 2) attualità e opinione personale; 3) richiamo a vecchi argomenti. Il maggior peso veniva dato alla domanda di attualità ed era interessante perché per lei era fondamentale che il ragazzo fosse in grado di esporre un proprio giudizio critico e non solo ripetere la classica nozione giornaliera. Nelle prove scritte adottava più o meno lo stesso metodo, sempre tre domande con il medesimo criterio di valutazione ma ci teneva molto all’esposizione chiara e alla capacità di sintesi infatti prefissava un numero max. di righe entro le quali rispondere. Era davvero in gamba! Sapeva giostrare e sfruttare al meglio l’ora riuscendo a lasciarci anche una decina di minuti per dare spazio al dialogo; insomma era diversa dagli altri e non aveva come unico scopo la fine del programma ma bensì far stare bene noi e accertarsi che davvero avessimo compreso senza troppo fiato sul collo. Per ristrettezza di tempo non siamo riusciti a svolgere molte attività pratiche ma ha organizzato un’uscita didattica ad Ostia Antica per farci rendere conto di ciò che stavamo studiando e come si è evoluta la storia romana, bella esperienza davvero! Credo che tutti dovrebbero prendere spunto dal suo modo di fare “scuola” e soffermarsi sui desideri e le necessità dei ragazzi piuttosto che pensare ad un apprendimento meccanico che finisce per svanire nel tempo e pertanto non risulta significativo!
    Erika Casolino 166433

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  4. Il primo intervento firmato! Grazie! fb

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  5. Per gli studenti e le studentesse del corso: non mi sembra ci siano problemi a pubblicare. Se non avete un account google potete fare come me ora: su "commenta come" optate per "anonimo". Buon lavoro fb

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  6. Le persone che non si dimenticano: il professor P.

    “Si guarda indietro apprezzando gli insegnanti brillanti, ma la gratitudine va a coloro che hanno toccato la nostra sensibilità umana”. Tale citazione di C. Jung, non può che riportarmi alla memoria il mio caro professor P. incontrato alle scuole medie. Perché tra tanti proprio lui? Semplice. È riuscito ad entrare nelle nostre vite, mia e dei miei compagni di classe, in punta di piedi; era gentile, non aveva alcuna pretesa di volerci, ad ogni costo, insegnare qualcosa. Si è, invece, sin da subito preoccupato di comprendere quali fossero i nostri interessi, le nostre necessità, le nostre storie. Aveva compreso, diversamente da tanti altri, che aveva di fronte a lui delle persone e sapeva ascoltarci, sapeva attribuire il giusto valore alla nostra parola. Sapeva farci sentire importanti, ecco. Questo ci consentiva di assumere coscienza del nostro valore e ciò ci motivava a lavorare, studiare per curare e custodire tale valore. Quando entrava in classe dopo essersi assicurato che tutto andasse bene, che nessun “problema” ci distraesse, iniziava la sua lezione. Scriveva sulla lavagna l’argomento che avremmo trattato e ci invitava ad elaborare delle riflessioni e a condividerle con la classe o a porre delle domande per comprendere di cosa stessimo trattando. Iniziava così un dialogo che ci consentiva di esprimere le nostre idee e anche di concentrarci sugli aspetti dell’argomento che per noi erano più interessanti e motivanti. Alla fine della lezione avevamo sull’argomento un quadro generale chiaro e completo, trattato da più prospettive. Le sue lezioni, quando possibile, si svolgevano anche nel giardino della scuola, all’aria aperta e questo aumentava oltremodo il nostro entusiasmo. Per quanto riguarda le interrogazioni, eravamo noi a decidere quando fossimo pronti per affrontarle. Questo ci consentiva di acquisire consapevolezza del nostro apprendimento, ci infondeva sicurezza e responsabilizzava. Inoltre, ciò che ricordo con maggior piacere è la passione con la quale svolgeva la sua professione e soprattutto la sua umanità.
    MATRICOLA: 166506

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  7. Ripensando alla mia esperienza di studentessa e, in particolare, ripensando ad una professoressa di cui conservo un ricordo positivo mi ritorna subito alla mente la professoressa di Diritto e Scienze delle Finanze. Una professoressa solare, sempre disponibile e soprattutto sempre aperta al confronto ma anche severa ed esigente. Il Diritto è di per sé una materia un po' pesante per tutta una serie di contenuti e di leggi che bisogna sapere ma nonostante questo la professoressa mi ha fatto appassionare alla materia per il modo che aveva di introdurre il discorso e di farmelo capire.
    Partiva col chiederci cosa noi sapessimo in merito all’argomento, ci faceva confrontare, ci ascoltava e poi interveniva spiegandoci in maniera molto semplice e precisa l’argomento nonostante la materia fosse molto tecnica. Si vedeva che amava il suo lavoro e lo faceva con passione. In classe noi avevamo un ragazzo che aveva delle difficoltà nell’apprendimento e la professoressa, nonostante il nostro compagno avesse l’insegnante di sostegno, non andava avanti fino a quando anche lui non aveva capito ciò di cui stavamo parlando. Una volta spiegato l’argomento, anche più di una volta, pretendeva che tutti noi lo sapessimo esporre in modo preciso e corretto. Non voleva che imparassimo le cose a memoria ma voleva soltanto che riuscissimo a dire a parole nostre il contenuto dell’argomento che stavamo trattando.
    Mi è rimasta nel cuore questa professoressa perché aveva un modo di comunicare molto chiaro e semplice, era aperta al confronto e cercava in tutti i modi possibili di farci capire che la formazione era importante per noi stessi e per gli altri. Ciò che ho appreso con lei lo ricordo ancora oggi e spero di riuscire a fare lo stesso anche io con quelli che saranno i miei futuri alunni, piccoli o grandi che siano.
    matricola 166834
    Stefanelli Nunzia

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  8. Parto dal presupposto che non sono molto brava a scrivere!
    Penso che ogni maestro/a - professore/ssa abbia dato un minimo di contributo nel mio percorso scolastico. Una pecca è che ho cambiato tantissimi professori, quindi non ho avuto un apprendimento molto stabile. Soprattutto i professori di matematica! Cambiavano ogni anno! Quindi immaginate come stia messa "bene" in quella materia.
    Un impatto maggiore lo ebbe la professoressa di inglese delle superiori. Una persona molto particolare e, da come mi diceva sempre, caratterialmente uguale a me. Aveva tutti i pregi e difetti che una persona può avere, ma alla fine è lei quella che mi ha insegnato più di tutti. Grazie all'innovazione della scuola, le attività didattiche erano diventate meno frontali. Con lei erano già sparite da un pezzo. Le lezioni erano interattive. Utilizzavamo i telefoni per fare delle ricerche, ma mai quando lei non voleva. Quando spiegava delle nozioni le accompagnava con degli esempi di vita, che fossero i suoi personali o generici. Altre volte, invece, imparavamo attraverso dei cartelloni fatti da noi. Insomma più che lezioni parevano dei laboratori veri e propri. La cosa più bella che faceva era organizzare dei dibattiti con le altre classi. Assimilavamo dei concetti per poi esporli, dando poi i pro/contro. Ci aiutava a sviluppare ancora di più il senso critico. Ovviamente tutto ciò in inglese! Per quanto riguarda la valutazione non era molto giusta, secondo me. Tendeva a dare voti alti a tutti, anche a chi non meritava. Non scorderò mai un episodio: dovevamo imparare un dialogo commerciale ed esporlo, in gruppo, alla prof. Ovviamente io con il mio gruppo, lo avevamo sviluppato meglio, aggiungendo delle cose in più. Avevamo preso tutte un bel voto, 9½. Me felice!
    Il turno di una ragazza, non molto brava, aggiunta all'ultimo in un gruppo, il cui ruolo era quello di dire "Hello" e "Nice to meet you". Nonostante avesse sbagliato anche a pronunciare queste due paroline, prese 9½ come noi. Un po' ingiusto! Noi che ci eravamo tanto impegnate per arrivare fin lì, per lei che non aveva fatto nulla invece è stato facile. Ne parlai con la prof, ma mi disse che non dovevo soffermarmici più di tanto perché lei sapeva il valore effettivo di ognuno. Non dissi più nulla. Mi fidai di lei.
    Ne ho passate di belle e di brutte con lei, ma alla fine eccomi qui! Con una buona base di lingua inglese e un'ottima capacità critica.
    Federica, 166609

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  9. Nel corso della mia carriera scolastica, ho avuto la fortuna di avere quasi sempre insegnanti preparati, competenti e disponibili, ma quella che ricordo in particolare, è stata la mia professoressa di materie letterarie delle scuole medie. Da un punto di vista relazionale rispecchiava appieno l’insegnante che avrei voluto: cordiale, empatica, flessibile e aperta al dialogo con i suoi studenti; per noi era un po’ come una mamma, dolce e comprensiva ma al contempo, severa ed esigente, qualora la situazione lo richiedesse. Da un punto di vista più specificamente metodologico-didattico era eccezionale, perchè riusciva a rendere comprensibili anche gli argomenti più diffcili o noiosi, presentandoli attraverso una veste grafica accattivante, ma sostanzialmente semplice. Infatti lei spiegava utilizzando anche supporti multimedali quali schemi e video relativi all’argomento, che puntualmente commentava e alla fine invitava anche noi ad esprimere considerazioni. Nella suo modo di insegnare si percepiva una certa cura e un certo riguardo nella preparazione di quel materiale “strutturato” e organizzato appositamente per noi, perché per lei lo scopo non doveva essere solo quello di farci apprendere i contenuti delle sue materie, ma di farlo con quell’attenzione alla dimensione emotiva e in un certo senso,“ludica”e creativa che avrebbe reso la “fatica” dell’apprendimento più piacevole a dei ragazzini di quell’età. La professione dell’insegnante mi affascina da sempre, e probabilmente, anzi no, sicuramente, uno dei motivi determinanti è stato aver avuto un’insegnante-modello come lei.
    Matricola 166762

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  10. “Insegnare è toccare una vita per sempre” recita un aforisma anonimo. Quando penso agli insegnanti che hanno toccato la mia vita non posso non citare la mia prima maestra delle scuole elementari, la maestra E, dalla quale è partita la mia passione per le materie umanistiche. È stata lei a gettare le basi per le mie attuali passioni (come scrittura e lettura), dimostrandosi sempre dalla mia parte, sostenendomi e incoraggiandomi. Dopo aver passato il primo giorno a conoscerci, ci propose una canzone che avrebbe aiutato a ricordare meglio l’alfabeto, ricoprendo l’aula di schede sulle lettere. Negli anni, ci fece comprare un piccolo vocabolario per bambini che dovevamo portare tutti i giorni a scuola insieme a un piccolo quaderno di brutta, cosicché per ogni dubbio in merito a certe parole, avremmo potuto consultarlo e trascrivere il significato sul quadernino. Per capire la differenza tra i suoni “ce, ci, ge, gi” in contrapposizione con “che, chi, ghe, ghi” realizzammo un cartellone diviso in due parti: per i suoni dolci attaccammo caramelle e oggetti piumati, mentre per i suoni duri incollammo oggetti di plastica difficili da rompere. La maestra inoltre aveva allestito in aula e attraverso attività laboratoriali pomeridiane una piccola biblioteca didattica con libri che dovevamo leggere tutti e riportare alla classe. Era importante che ci portassimo dietro sempre tutto il materiale scolastico e che facessimo sempre i compiti e non esitava a rimproverarci qualora noi, assenti, non ci fossimo informati circa il lavoro da svolgere a casa. Appena entrava in classe riusciva subito a rendersi conto dell’umore generale e a risollevare d’animo i bambini più tristi con una semplice parola. Le sue lezioni erano quasi sempre frontali e costituite dalle sue spiegazioni alla lavagna, che venivano integrate con esempi o esercizi del libro; c’era sempre spazio, tuttavia, per interventi da posto, purché nel rispetto del silenzio e della classe. Le verifiche vere e proprie sfociavano in interrogazioni guidate o prove semi-strutturate. Per materie prettamente orali prediligeva l’esposizione delle pagine che ci assegnava a casa; avevamo, poi, un intero quaderno dedicato esclusivamente alle verifiche di tutte le materie, sul quale riportavamo tutte le schede, in modo da renderci conto dei nostri errori e delle conoscenze già verificate. Era una maestra che faceva emergere tutta la sua viva passione per l’italiano, ma devo ammettere che il suo astio nei confronti della matematica è rimasto, in parte, anche in me. Dedicava più energie e tempo all’italiano, trascurando un po’ la matematica, non completando quasi mai il programma dell’anno. La lezione di matematica che ricordo con più piacere fu quella sulle frazioni. Portò in classe della cioccolata per spiegare il concetto di un intero diviso da cui prendere una parte, chiamando ognuno di noi alla lavagna per risolvere un esercizio e assegnandoci un pezzo di cioccolata. Spesso ci descriveva come lei, da piccola, avesse imparato determinati concetti e noi ci divertivamo a fare un confronto tra passato e presente. Ci incaricò di trasformarci in giornalisti e intervistare i nostri bisnonni sulle differenze tra i loro e i nostri tempi, scegliendo i testi migliori per il giornalino della scuola, che curavamo con la sua direzione. Ci fece tenere un diario personale per invogliarci alla scrittura e alla confessione, specialmente in un anno in cui in classe erano frequenti litigi tra noi bambini. Teneva molto ai lavori di gruppo per farci socializzare sempre di più, che assegnava specialmente per ricerche di geografia, quando dopo averci fatto ricopiare su carta forno le immagini fisiche delle varie regioni dovevamo esporre le caratteristiche generali.
    La maestra E. mi ha fatto conoscere tutti gli aspetti dell’insegnamento e il suo esempio è stato determinante per la mia scelta professionale. Ora che sono adulta e mi appresto a studiare per fare il suo mestiere capisco la sua passione e la sua devozione perché sono quelle stesse che ha trasmesso a me.
    Sabrina, 166564.

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  11. Essendo una persona molto nostalgica e a cui piace ricordare i bei momenti trascorsi durante l’infanzia, riavvolgere il nastro sull’esperienza scolastica è una cosa che mi affascina particolarmente.
    Dunque, su questa tematica viene spontaneo fare un’analisi approfondita - attraverso i ricordi - degli insegnanti che si ha avuto la fortuna di conoscere. Personalmente posso dire di aver riservato un posto nel cuore a gran parte dei miei insegnanti; a dire il vero mi sento quasi in difficoltà nello scegliere uno solo di essi, perché più di uno meriterebbe elogi su modi di fare totalmente diversi ma ugualmente efficaci.
    Scienze della formazione primaria è un corso di laurea nato recentemente, e studiando Didattica generale mi sono resa conto di quante cose siano state omesse durante la mia esperienza scolastica, non per mancanza di volontà degli insegnanti ma per mancanza di informazioni abbastanza approfondite sul modo di insegnare. Mettere a confronto il tipo di insegnamento che ho avuto con ciò che sto studiando ora mi dà comunque una visione più oggettiva della situazione scolastica italiana e mi rallegra il fatto che ci si stia mobilitando per migliorarla. Premesso questo, ho anche capito che ciò che nel mio caso ha reso particolarmente efficace il modo di insegnare è stato l’evidente passione impiegata durante la mattinata, che rendeva gli argomenti decisamente meno noiosi e intensificava la voglia di imparare degli studenti, perfino nelle ore delle materie più odiate e travagliate …
    Ho avuto maestre che, prima delle lezioni, davano l’opportunità a tutti di inserire su un’apposita tabella delle faccine che rappresentassero il nostro umore del giorno, per poi parlarne insieme e rafforzare quindi il rapporto con insegnanti e bambini, che eventualmente intervenivano con opinioni diverse sulle situazioni raccontate; ho conosciuto maestre che si sono impegnate nel cambiare la disposizione dei posti e dei banchi per facilitare la socializzazione … Ma l’insegnante che, secondo me, si avvicina di più al modo di insegnare ideale è la mia professoressa di Discipline plastiche e scultoree (sì, provengo dal liceo artistico).
    E’ sicuramente una delle insegnanti che ricorderò sempre con un sorriso stampato sulle labbra. Ha una spiccata preparazione culturale a livello generale, tant’è che faceva spesso riferimenti approfonditi ad altre materie e, quando era possibile, proponeva una lezione in collaborazione con gli alti insegnanti.
    Una caratteristica che saltava subito all’occhio era sicuramente la sua goffaggine, che spesso riusciva a sdrammatizzare durante i momenti di tensione e la metteva sotto una luce differente: i suoi piccoli pasticci in laboratorio non la rendeva ai nostri occhi un’insegnante come tutte le altre, soprattutto quando dopo aver creato disordine le veniva spontaneo riderci su e rimediare senza troppe lamentele. Si comportava allo stesso modo quando, a fare pasticci, involontariamente eravamo noi, e riservava i rimproveri soltanto a chi non metteva alcun impegno in ciò che faceva o non le dava rispetto. Questo è un lato di lei che forse può sembrare assurdo o inutile ma che ha cambiato totalmente il mio modo di vedere i fallimenti. Spesso agli insegnanti viene spontaneo dare troppa importanza ai fallimenti e poca importanza ai successi, che quasi vedono come un dovere. Alla mia professoressa di Discipline plastiche e scultoree bastava vedere in noi costante dedizione e impegno per sentirsi appagata, perché in arte sono semplicemente questi i fulcri del successo. E’ la pratica mischiata ai consigli e alla dedizione che può renderci artisti, ma non c’è pratica senza dedizione e non ci sono consigli dei professori senza pratica.
    (PICCOLA PARENTESI: Ovviamente in arte sono a dir poco fondamentali anche preparazione culturale e teorica, ma questo ambito dell’arte sono soprattutto di interesse dei professori di storia dell’arte e di discipline pittoriche.)
    (parte 1) Chiara Patuto, matricola 166848

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  13. Della mia classe faceva parte anche un ragazzo autistico dalle disarmanti doti nel disegnare cartoni animati, la sua più grande passione. Con lui la professoressa faceva riferimento quasi solo ad attività pratiche, anche tenendo conto del suo interesse per l’animazione (spesso i personaggi dei suoi cartoni preferiti erano il soggetto delle sue opere) motivandolo con dei concorsi con il quale ha sempre avuto successo. Inoltre, nelle lezioni teoriche, spesso l’insegnante si rapportava a lui attraverso le immagini, o comunque coinvolgendolo nelle nostre lezioni integrando anche la sua passione negli esempi e nelle ricerche da svolgere. Ricordo che lo scorso anno dedicò tre o quattro lezioni alla spiegazione della realizzazione dei cartoni animati della Pixar Animation Studios per attirare la curiosità anche del ragazzo autistico, oltre che del resto della classe, e mi ha colpito la molteplicità di interventi e domande che lui stesso fece alla professoressa con esemplare entusiasmo.
    Con la professoressa abbiamo legato fino ad avere un rapporto simile a quello che si ha tra madre e figli, ma sempre e comunque con le dovute distanze professionali. Lei ci ha insegnato a seguire sempre i nostri sogni e scegliere le strade che più ci rendono felici senza mai comunque trascurare i doveri e il rispetto reciproco. Ci ha ad esempio insegnato ad avere rispetto per l’ambiente rendendo più profonde le nostre concezioni artistiche: una semplice bottiglia di plastica, se gettata, diventa dannosa per la natura e va quindi sfruttata in altri modi. Perché rovinare il mondo quando una bottiglia di plastica può diventare il soggetto principale di un’opera contemporanea e lanciare un messaggio importante agli spettatori? Inoltre ci ha insegnato ad avere più rispetto nei confronti del personale ATA facendoci prendere l’abitudine di ordinare e pulire il laboratorio una volta terminata l’ora, piuttosto che sentirci in dovere di lasciare tutto così com’è, tra la polvere e il caos causato dalla fretta di terminare i lavori. Certo, non era comunque nostra competenza pulire tutto da cima a fondo, ma sicuramente non è sbagliato prendere l’abitudine di lasciare i laboratori della scuola in modo presentabile.
    Tutti questi possono forse risultare comportamenti basilari da avere nei confronti dei propri studenti ma purtroppo -oltre a insegnanti che senz’altro considererò come un esempio grazie ai modi di fare che hanno reso lo studio quasi piacevole- posso dire di aver conosciuto anche professori pessimi, e ciò che ho descritto non può, dunque, essere definito un comportamento alla portata di tutti. A maggior ragione, avendo conosciuto bravissimi e cattivi insegnanti, spero di avere modo di contribuire -in senso positivo- allo sviluppo della scuola italiana.
    (parte 3) Chiara Patuto, matricola 166848

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  14. Ho sempre pensato a chi possa rappresentare il mio modello ideale di insegnante e chi sia riuscito, durante il mio percorso scolastico, a rimanere nel mio cuore e, senza dubbio, l’unica, che penso abbia lasciato in me una forte impronta, è stata la mia insegnante di quella che ai miei tempi si chiamava “scuola elementare”: la maestra Rosa. Ciò che di importante ritengo abbia lasciato in me è il concetto secondo il quale scuola e vita non siano due realtà separate, ma tra esse ci sia una certa connessione ed osmosi. La maestra mi ha insegnato che la scuola è un luogo in cui avviene apprendimento e che prepara anche ad affrontare la vita, insegnò ad aiutare i compagni più deboli e a saper rispettare i loro tempi affinché tutti potessimo raggiungere gli stessi livelli di conoscenza e di apprendimento. Ella riusciva a non creare disparità né competizioni a chi prendesse i voti migliori, ma creò una classe unita, un ambiente in cui potevamo condividere il nostro tempo, le gioie, i dolori. Ogni settimana stravolgeva la disposizione dell’aula in modo che non occupassimo sempre gli stessi posti e non sedessimo sempre vicino agli stessi compagni e organizzava spesso attività di affiancamento dei più bravi ai più deboli. Non utilizzava molto la cattedra, ma camminava tra i banchi o sedeva tra di noi. Io ricordo poche interrogazioni e molte verifiche in aula, svolte in gruppo o personalmente, non dava rilevanza ai voti, ma monitorava il processo evolutivo di ciascun alunno tenendo conto dei livelli di partenza ed eventuali difficoltà incontrare nell’attuazione dei percorsi didattici. La maestra ci coinvolgeva in attività ludiche, manipolative e musicali, era per noi una seconda mamma alla quale raccontavamo anche situazioni familiari e personali, preoccupazioni e gioie, quindi andare a scuola era un piacere. Apprendevo molto in aula grazie alle sue lezioni interessanti e coinvolgenti e il carico di lavoro a casa non era ingente. Nel momento di errore non ci sgridava, al contrario ci incoraggiava con la dolcezza delle sue parole ed una buona dose di autorevolezza. Stimolava non solo l’impegno, ma la passione per lo studio e il desiderio di apprendere. Esponeva le lezioni non sempre in modo frontale e spesso attraverso esempi pratici ci aiutava a comprendere bene l’argomento spiegato: rompendo un vaso ci spiegò le frazioni o facendoci raccogliere le foglie in autunno ci espose l’evoluzione delle stagioni e la diversità tra alberi a foglie caduche e alberi sempreverdi. La mia gratitudine va a questa insegnante che più di tutti mi ha insegnato il rispetto, la dedizione, la cura per chi è più debole e mi auguro di riuscire anche io, un giorno, a diventare un’insegnante che non si limiti a dispensare nozioni, ma a favorire interesse, valori, desiderio di apprendere cose nuove, ad aiutare gli allievi a perseguire le proprie passioni, sogni ed inclinazioni al fine di formare persone autonome, con una propria individualità e personalità.

    Matricola: 166643

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  15. Quando arrivi in IV ginnasio pensi che della matematica, finalmente, non dovrai più preoccuparti, dopotutto sarà una materia di “secondo piano”, poche ore a settimana e invece impatti in lui, lui che ti interroga il primo giorno di scuola, lui che terrorizza tutti gli studenti della sezione B “ma proprio qui dovevo capitare” pensi mentre ti assale il panico, la lavagna si trasforma in un mostro verde, il gesso inizia a sciogliersi tra le mani sudate e cominci a credere che non sopravvivrai ai prossimi cinque anni…
    Tutti in IV B per molto tempo hanno sperimentato queste sensazioni, qualcuno anche fino in terzo liceo, e anche io ovviamente, io che alle scuole medie avevo avuto una professoressa che invece delle equazioni e il teorema di Pitagora ci raccontava i fatti suoi e del suo piccolo Gianluigi, per cui di matematica sapevo ben poco. Ciò che accadde alla fine del IV ginnasio quindi, era prevedibile: rimandata a settembre! Eppure per l’ultima interrogazione avevo studiato tutto il programma, cinque capitoli di algebra e altrettanti di geometria, come poteva “il mostro” rimandarmi? Ciò che provai in quel momento fu rabbia, rabbia per essere stata, secondo me, rimandata ingiustamente. Ma quella rabbia è stata la mia salvezza, mi fece passare la paura e, superati brillantemente gli esami di riparazione a settembre, mi sono ritrovata in V ginnasio con uno spirito diverso, ho iniziato a seguire le spiegazioni del professore e ho capito che la matematica era una materia come le altre e che lui era davvero un mostro ma di bravura!
    Il professore spiegava in maniera così chiara da far capire la matematica anche ai sassi, aveva un metodo particolare, dopo aver interrogato il poveraccio di turno, chiamava qualcuno alla lavagna e gli dava da svolgere un esercizio di un nuovo argomento e lo portava con il ragionamento, alla soluzione e dopo spiegava il nuovo argomento. Quel suo modo di farci arrivare a capire con le nostre forze mi è rimasto impresso e oggi, quando tocca a me spiegare qualcosa, uso quello stesso metodo e funziona ancora.
    Grazie professor Filippo Russo, lei non solo mi ha aperto un mondo ma mi ha insegnato molto di più di qualche teorema e qualche formula, mi ha insegnato a comunicare ad altri la mia conoscenza e a cercare sempre di essere un buon insegnante, e anche se oggi lei non è più con noi rimane sempre un gran Professore.

    Paola Allegrini matr. 166881

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  16. Durante il mio percorso scolastico l’insegnante che più ho amato è stato il professore di filosofia degli ultimi tre anni del Liceo delle Scienze Umane. Ricordo ancora il giorno in cui entrò per la prima volta in classe, aveva un aspetto rigido, composto, pronunciò quel “buongiorno” con un tono fermo e impassibile.
    Nessuno della classe aveva mai studiato filosofia, era il nostro primo approccio e il professore ci aveva già terrorizzati con la sua presentazione.
    Tuttavia, giorno dopo giorno, il professore era riuscito a farmi appassionare alla sua materia ,ma soprattutto alla modalità di presentarci gli argomenti . Inizialmente ci faceva leggere dei piccoli paragrafi e successivamente ci poneva delle domande in modo da capire se avevamo appreso il contenuto del discorso. Se ,al contrario, ciò non accadeva, cercava di spiegarlo con esempi banali e quotidiani. Lui per me era “Socrate” perché ci poneva delle domande a trabocchetto che sembravano andassero al di fuori del contesto filosofico, ma in realtà erano pertinenti a ciò che stavamo studiando. Questo per farci capire come la filosofia si basava sul ragionamento e sulla logica e come la lezione non fosse fine a se stessa, ma lo scopo era quello di insegnarci qualcosa che andasse al di là del sapere scolastico. Ogni volta che iniziava a spiegare un nuovo filosofo, faceva un rapido ripasso della lezione precedente ,a volte, questo era molto pesante, ma anche molto produttivo in quanto ci permetteva di collegare i nuovi argomenti con i precedenti e rispolverare ciò che non ricordavamo . Principalmente il professore svolgeva dei colloqui orali con noi e pochi compiti scritti perché il suo obiettivo era quello di tirar fuori la nostra capacità di ragionamento e spiegare in maniera chiara ed esplicita i concetti che avevamo appreso. Grazie al suo metodo di insegnamento ho acquisito gli strumenti adatti per creare il mio metodo di studio, sviluppare un pensiero critico, una riflessione profonda su tematiche attuali e quotidiane ed una solida conoscenza della filosofia.
    Soltanto ora comprendo i benefici del suo insegnamento, il mio bagaglio culturale e morale deve molto a lui, e spero, un giorno, di riuscire a fare lo stesso con i miei alunni.

    MATRICOLA: 166812 GM

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  17. Discipline plastiche e scultoree è una materia che si incentra su tutto ciò che è tridimensionale, come la realizzazione di statue o la produzione di bassorilievi con diversi tipi di materiali, ma si incentra anche sulla loro progettazione a matita, dove devono essere messi in chiaro tutti i punti di vista dell’opera. Ebbene la professoressa aveva l’abitudine di spiegarci tutte le procedure raramente attraverso la lettura di un libro, ma molto più spesso attraverso la visione di video o documentari che lei stessa bloccava di tanto in tanto per rendere ulteriormente più chiara la procedura. Successivamente si scendeva in laboratorio per mettere in pratica ciò che avevamo appena visto, chiedendo aiuto all’occorrenza. Passando tra i banchi durante l’ora di laboratorio, non ricordo una sola volta in cui la professoressa abbia giudicato negativamente un’opera senza dare aiuti; ricordo solo ed esclusivamente critiche costruttive e continue parole di conforto che non ci hanno mai dato modo di demotivarci, ma solo modo di spronarci a dare sempre il massimo nella vita, al di là degli errori.
    Per motivare maggiormente i suoi studenti ha sempre avuto ottime iniziative: in primis ha introdotto tra le sue lezioni anche quelle di anatomia (strano ma purtroppo vero: con la riforma scolastica di qualche tempo fa hanno abolito l’anatomia nei licei artistici per introdurre la chimica dell’arte, prevista per soli due anni). Spesso ci assegnava delle tavole anatomiche da realizzare dopo le sue spiegazioni e le sue dimostrazioni facendo riferimento ai suoi modelli a grandezza naturale di scheletri e muscoli; altre volte invece prevedeva lezioni nell’aula di discipline pittoriche dove ci davano modo di disegnare una modella vivente, talvolta diminuendo i tempi delle pose per darci anche modo di velocizzare la nostra tempistica nella realizzazione degli schizzi. In entrambe le situazioni ci correggeva durante l’esecuzione, poi faceva consegnare le realizzazioni; in caso di ulteriori errori, durante la lezione successiva chiamava gli studenti alla cattedra per spiegare cosa doveva essere corretto.
    La mia professoressa di discipline plastiche gode di una immensa preparazione perché non ha mai perso la sua curiosità e la sua voglia di fare. Lascia trasparire passione e premura in tutto ciò che fa, e molti dei suoi studenti, avendo avuto la fortuna di conoscerla, si sono di conseguenza appassionati alla sua materia fino a farne, dopo pochi anni, la loro professione. Io stessa, dopo averla conosciuta, ho preso in considerazione l’idea di entrare in Accademia per specializzarmi in Scultura, e ho inoltre provato ad entrare nel corso di laurea di Conservazione e Restauro di Beni Culturali su materiali lapidei a Ravenna.
    L’insegnante ha avuto modo di motivarci, oltre al campo scolastico, con attività extrascolastiche e alternanza scuola-lavoro: insieme all’appoggio di altri professori, ci ha messo davanti alla realtà per imparare a renderla migliore attraverso l’arte e la creatività. Tra le tante esperienze, quella che ricorderò con più orgoglio è quella grazie alla quale abbiamo avuto modo di esaltare l’arte molisana - durante una collaborazione con il Museo Pistilli – mettendo in pratica diverse proposte, come la realizzazione di bassorilievi ritraenti delle opere del museo e aventi dei sensori con audio a scopo esplicativo, in modo da rendere fruibile l’arte pittorica anche ai non vedenti. Logicamente, coinvolgerci in una situazione nella quale le possibili soluzioni possono avere un gran peso inerente lo sviluppo sociale ed economico della città, ha suscitato un grande entusiasmo negli studenti che si sono resi disponibili, e la soddisfazione nel vedere tanti riconoscimenti da parte della gente è immensa.
    (parte 2) Chiara Patuto, matricola 166848

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  18. Nel corso della lunga esperienza da studentessa ho avuto modo e la fortuna, di incontrare maestre, professori e professoresse per la quale conservo un ottimo ricordo ancora oggigiorno. Alla domanda: “Quale insegnante conservi ancora oggi un ricordo positivo?” La mia risposta è: “La mia professoressa di matematica e scienze delle scuole medie”. In realtà più volte mi è stato posto tale quesito e con il passare del tempo il mio pensiero non è mutato. Se oggi mi trovo qui, a Campobasso, a frequentare “Scienze della Formazione Primaria” è proprio grazie a lei. Infatti, è stata lei a scoprire in me la passione per l’insegnamento, anche se all’inizio solo come professoressa delle materie scientifiche. Ricordo ancora la prima volta quando è arrivata in seconda media e non era ben vista dalla classe per via del cambiamento del docente, ma lei ha avuto la capacità di far cambiare idea di sé in un batter d’occhio. Effettivamente non penso che solo io abbia un buon ricordo di lei, ma tutti i miei amici e i suoi alunni nel corso della sua carriera. Io penso che la sua capacità sia quella di coinvolgere gli studenti nelle sue lezioni, capire le loro difficoltà cercando di risolverle, pur mantenendo un determinato distacco tra la figura docente e l’alunno. Quando spiegava la lezione ero ammaliata dal suo modo di fare, perché si percepiva quella passione per le materie e in particolar modo per scienze. Tant’è vero che non si limitava semplicemente a spiegare quelle poche pagine, per soffermarsi su ogni minimo particolare, ma ci faceva vedere anche molti video inerenti l’argomento e portava molti libri che lei possedeva. Ogni volta che veniva in classe io captavo il suo modo di fare e di essere e, quando tornavo a casa, cercavo di studiare ponendomi al suo stesso modo. In seguito, studiavo la lezione per essere interrogata. Ricordo che lei mi faceva mettere in piedi davanti a tutti, come se fossi io l’insegnante e nello stesso tempo “spiegavo” la lezione di scienze ai miei amici, con tutto quell’amore che ancora oggi custodisco gelosamente. Riflettendoci, pur avendola avuta per soli due anni come insegnante ho cambiato il mio modo di essere, di fare e di pensare. Ci ha fatto capire quanto sia importante la cultura e che senza di essa non si può andare avanti. Citava sempre Aristotele dicendo che “le radici della cultura sono amare, ma i frutti sono dolci”, infatti ci invogliava a studiare perché sottolineava sempre che non è facile, in quanto ci vuole impegno e fatica ad apprendere, ma non c’è cosa più bella del sapere. Al termine del terzo anno mi ha regalato dei libri sul corpo umano, che oggi si trovano nella mia piccola biblioteca personale assieme ai libri che più amo, quelli di Alberto Angela. Con il passare degli anni ho letto, guardato documentari e sono andata a conferenze importanti perché la cosa sorprendete è che non si smette mai di imparare, è impossibile annoiarsi quando fuori c’è un mondo tutto da scoprire. Concludo dicendo che, cercherò di apprendere il più possibile, per fare in modo che, i miei futuri alunni possano capire la bellezza della cultura e far nascere quelle piccole ma grandi passioni, che tutti noi abbiamo nel nostro inconscio.

    Chiara, matricola 166556

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  19. Il termine “maestro” deriva dal latino “magister”, a sua volta dipendente da una radice indoeuropea, la quale indica un rapporto tra alto e basso, una verticalità tra docente e discente. Il ruolo del maestro è sempre stato rivestito da una particolare importanza, quasi un ruolo di sacralità. Durante il mio percorso scolastico ho potuto constatare ciò e nonostante abbia trovato sempre docenti validi, ci tengo in modo particolare a riportare alcune esperienze vissute durante gli anni della scuola primaria grazie alla mia insegnante di italiano. Ricordo ancora il giorno dell’accoglienza. Quest’ultima, come abbiamo potuto vedere insieme al docente universitario, è molto importante in quanto costituisce il primo metodo di approccio con l’allievo. La maestra aveva preparato una matita per ciascun bambino, con il rispettivo nome scritto su una bandierina. Inoltre ci ha “presentato” due graziose bambole che si trovavano sul davanzale, che sono state le nostre compagne di viaggio per cinque anni e che ognuno, a turno, aveva il compito di portare a casa. Il primo giorno di scuola i banchi erano disposti a ferro di cavallo e la maestra ci ha fatto svolgere alcune attività ludiche e non, volte al fine di memorizzare tutti nomi. Non mi soffermerò sugli aspetti che riguardano prettamente la trasmissione del sapere, quanto piuttosto su tutte le attività didattiche e pratiche che la nostra insegnante ci ha permesso di svolgere nel corso del quinquennio e che, a distanza di anni, ancora ricordo bene, porto nel cuore e riconosco mi abbiano fatto crescere molto. Durante il periodo natalizio le varie insegnanti organizzavano collaborativamente uno spettacolo di Natale. Inoltre allestivamo un mercatino dove vendevamo degli articoli fatti a mano da noi sotto la supervisione e i consigli della nostra maestra. Insieme a lei andavamo a raccogliere la lavanda in un campetto adiacente al nostro edificio scolastico, che inserivamo in sacchetti al fine di realizzare dei profuma-ambiente. Grazie alla maestra ho imparato tecniche quali il decoupage, la realizzazione della pasta fatta in casa, del formaggio, della marmellata, delle ghirlande, prodotti anche grazie all’aiuto di ospiti speciali che la maestra stessa si occupava di chiamare, come le nonne dei miei compagni. Con lei abbiamo affrontato un tema molto importante e delicato, lo sterminio degli ebrei a seguito dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. A tal proposito l’insegnante chiamò un superstite di un campo di concentramento che ci ha raccontato la sua storia e al quale abbiamo potuto porre domande, chiedere curiosità o perplessità. Alla maestra devo inoltre la mia più grande passione, che porto con me da allora, ovvero l’amore per la lettura. Ricordo ancora la trepidazione che permeava nella classe, attendendo l’ultima ora del venerdì, che era quella dedicata alla lettura di un libro da parte dell’insegnante, rivolta a tutti noi; lei si sedeva in mezzo a noi, seduti in cerchio attorno a lei e pendevamo dalle sue labbra. Tramite le parole da lei pronunciate venivamo trasportati in mondi fantasiosi, come quello delle Streghe di Roald Dahl. Nella stessa modalità la maestra ci faceva svolgere discussioni che vertevano su temi di carattere diverso, spesso personale. Grazie a lei ho imparato la tecnica funzionale del Brainstorming, a pormi domande su tutto, ad analizzare le cartine geografiche dell’Italia ma anche a rispettare i miei compagni al fine di introiettare e fare mie le capacità di convivenza civile e sociale. Entrando, sul fondo della nostra classe si poteva leggere a lettere cubitali “Ragazzi volete il successo? Dovete studiare!” motto di Barack Obama in cui la maestra credeva tanto e che ci teneva facessimo nostro trasmettendoci la sua stessa passione.


    Elisa Abbrescia, matricola 166500

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  20. Tra i tanti insegnanti incontrati durante la mia vita scolastica a rimanermi più impressa è stata la Prof. di Filosofia che ho incontrato durante gli ultimi anni del Liceo. il suo aspetto era sempre molto curato, un'espressione del viso serena e gioiosa, ma soprattutto uno sguardo alla continua ricerca di un contatto con noi alunni. Ricordo con piacere le sue lezioni, una voce non affatto fastidiosa, non forte; una caratteristica che mi è rimasta molto impressa. Era un piacere ascoltarla. Il suo metodo di insegnamento di distingueva dagli altri: la lezione si svolgeva il più delle volte con lei alla lavagna. Usava molte mappe concettuali, forse per non farci perdere il filo del discorso e soprattutto per tenerci attivi sia nell'interagire sull'argomento, sia per poter prendere gli appunti e fissare bene i concetti. Quando invece sedeva alla cattedra non lo faceva per spiegarci concetti nuovi o per interrogarci, ma piuttosto per dialogare con noi. Voleva assicurarsi che i concetti erano stati recepiti da noi alunni. oggi credo che per lei era un modo di valutarci nel complesso, al di là dell'interrogazione o del compito scritto.

    Lucia Di Brino

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  21. Si dice che un insegnate per essere un buon insegnante debba prende per mano l’alunno, toccare la sua mente e debba aprire il suo cuore. Gli insegnati sono coloro che, come afferma Kazantzakis, si offrono come ponti verso la conoscenza e incoraggiano i loro studenti a fabbricarsi da soli ponti nuovi. Io, personalmente, credo che sia impossibile definire dove l’influenza di un insegnante finisca; in quanto egli colpisce per l’eternità la vita dei propri allievi. Personalmente, ho sempre incontrato insegnati competenti, divertenti e in alcuni casi anche innovativi. Le caratteristiche che però distinguono un insegnate dall’altro, agli occhi dell’allievo, non sono la cultura o il proprio livello di preparazione, ma bensì sono l’amore che egli prova per la materia che insegna, la passione per il ruolo che svolge e la sua capacità di stabilire un rapporto empatico con l’allievo. L’insegnate, della quale conservo ancora oggi un ricordo vivo e che dunque risulta essere importate per me ed il mio percorso scolastico, è la mia maestra d’inglese: la maestra L. E’ riuscita a rimanere impressa in me grazie al suo modo di trasmettere la sua passione per la lingua inglese ed è solo grazie a lei se oggi sono convinta di volere diventare nel mio futuro una maestra d’ inglese. Aveva i capelli biondi, era alta e ricordo, ancora oggi, quando veniva a scuola con un maglioncino lilla, del quale andava molto fiera. Per lei ciò che contava era riuscire a masticare bene la lingua inglese, infatti molto spesso le lezioni diventavano dei veri e propri campi di gioco o dei palcoscenici dove i protagonisti erano senza dubbio i suoi allievi. Ricordo, un giorno in particolare, in cui dovevamo imparare il lessico legato al contesto dei negozi. Lei allestì nell’atrio, vicino la nostra classe, un piccolo negozio, con un vero bancone e tanti oggetti di cancelleria, per creare una situazione realistica dove una parte degli allievi recitava il ruolo del cliente esigente, che voleva conoscere ogni dettaglio riguardo all’oggetto, ed un’altra parte della classe svolgeva il ruolo del negoziante disponibile a rispondere. Un altro aspetto che per lei era fondamentale, affinché l’apprendimento della lingua inglese fosse funzionale, era l’ascolto; non a caso durante la settimana dedicavamo sempre un’ora all’ascolto di piccole filastrocche o di piccole canzoni in inglese. Difficilmente dimenticherò il giorno in cui la maestra L. ci fece ascoltare per la prima volta, in quarta elementare, la canzone “The lion sleeps tonight”. Quella canzoncina mi piacque talmente tanto che ne diventai ossessionata a tal punto che mia mamma doveva ascoltarla con me tutti i giorni. Inoltre per far sì che ogni alunno fissasse bene i concetti, la maestra L. ogni settimana svolgeva una lezione riassuntiva, durante la quale la classe veniva divisa in gruppi ed ogni gruppo doveva realizzare un cartellone con le parole-chiave di ciò che si era appresso durante la settimana. Essere insegnate significa essere soprattutto in grado, attraverso la propria passione, di segnare la vita dei propri allievi. Il mestiere dell’insegnante mi ha sempre affascinato e ad oggi la ragazza diciannovenne che sono ha maggiore consapevolezza di quello che realmente significa essere insegnate; soprattutto grazie a figure che si sono susseguite nel mio percorso scolastico come la maestra L.
    Matricola 166486

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  22. Matricola 166475
    Durante il mio percorso scolastico ho incontrato molte figure, alcune poco professionali, con atteggiamenti poco motivanti, ma altre che sono state fondamentali nel mio percorso di studi. In modo particolare, vorrei porre l'attenzione sulla mia docente di scienze umane delle superiori, la professoressa C. una donna che stimo moltissimo sia umanamente che professionalmente, una donna con carisma, carattere, che ha saputo riassumere in un anno il programma del biennio a causa di un precedente docente poco professionale che non aveva saputo svolgere il proprio lavoro ed ha inoltre portato al termine anche il programma del terzo, continuando a seguire la nostra classe fino all'anno della maturità. La professoressa C. a molti non piaceva, la consideravano troppo autoritaria, che assegnava troppo lavoro per le sue interrogazioni e compiti in classe, ma in realtà è a lei che devo tutte le mie conoscenze pregresse e il metodo di studio che ho imparato ad adottare. Quando la professoressa C. cominciava a spiegare, restavo sempre affascinata dalla sua materia, riusciva a coinvolgermi, maturava in me l'interesse nella sua disciplina, cosa che non era mai accaduto con i docenti precedenti che in realtà maturavano in me l'idea di aver scelto un percorso di studi sbagliato. Era molto preparata e sapeva rispondere a tutte le nostre curiosità e ci invitava inoltre ad esporre la nostra opinione in merito all'argomento che aveva appena spiegato. Per valutarci utilizzava un compito scritto che prevedeva delle risposte aperte e quando riportava i compiti corretti in classe ci richiamava singolarmente alla cattedra per spiegarci quali errori avevamo commesso senza dover essere messi in ridicolo davanti al resto della classe, come invece facevano molti docenti. Ad oggi, ringrazio profondamente il sistema scolastico per avermi permesso di incontrare una docente come lei, che fosse diversa dalle altre, che mi ha insegnato ad avere interesse per quello che studio, desiderio di apprendere e spero che un giorno io possa diventare una nuova versione della “professoressa C.” che sia in grado di trasmettere gli stessi valori ai miei futuri alunni.

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  23. Emiliana Santangelo, matricola 166806
    Durante il mio percorso scolastico ho avuto l’opportunità di conoscere vari insegnanti. La maggior parte di loro molto preparati, ma nonostante ciò, non in grado di riuscire veramente ad insegnare la propria materia.
    Una delle professoresse che invece mi è rimasta più impressa, è la mia professoressa di inglese delle scuole superiori, la quale nonostante fosse ai primi stadi di una grave malattia nota come “sclerosi multipla” (che comporta principalmente molta fatica fisica e mentale), non ebbe mai intenzione di abbandonare il proprio lavoro, ma soprattutto di abbandonare i propri alunni.
    Nonostante il dolore e la fatica causatagli dalla malattia, lei non rinunciò mai a continuare il suo sogno, il suo scopo, ciò che amava fare.
    Lei non solo era molto preparata nella sua materia, ma era capace di INSEGNARE, a differenza di molti altri professori. Riusciva a far piacere la sua materia persino agli alunni più svogliati della classe!
    Molti dei miei compagni hanno affermato che sono riusciti ad imparare l’inglese esclusivamente grazie a lei.
    Un’altra particolarità di quest’ultima è che era sempre disposta ad aiutare i suoi allievi in tutte le maniere possibili. Quando i ragazzi prendevano delle insufficienze nelle prove scritte, cercava in tutti i modi di farli recuperare con delle prove orali, mettendogli anche qualche voto in più per evitare di scoraggiarli o demoralizzarli.
    Era una delle poche professoresse che nonostante tutto ci incuteva molto timore, poiché , sebbene fosse molto tenera e disponibile, non tollerava che un suo alunno non dovesse saper parlare inglese, e non perdeva mai la speranza neanche nei casi più disperati.
    A differenza di molti altri professori lei non insegnava perché era un suo dovere, ma insegnava per il puro piacere di farlo e soprattutto teneva molto ai suoi alunni e al suo metodo di insegnamento.
    Molto spesso ci chiedeva opinioni sul suo metodo, ed era sempre pronta a migliorarlo se necessario.
    In momenti difficili non si faceva problemi a confidarsi con noi, e anche noi con lei. Nonostante le sue difficoltà era sempre pronta ad ascoltarci e a cercare di aiutarci a risolvere i nostri dilemmi.
    Più che una professoressa, era come una madre, poiché con lei ci sentivamo una grande famiglia.
    Strano come una persona indebolita da una potente malattia riesca comunque ad essere più forte di una leonessa.
    Ebbene, ricorderò la mia professoressa come una persona calorosa e combattente, ma soprattutto come un’insegnante da cui prendere esempio.

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  24. Nel corso della mia esperienza scolastica, ho avuto modo di incontrare e conoscere molti insegnanti in particolar modo conservo un bel ricordo dentro di me di una professoressa di francese delle superiori. Ho avuto la grande possibilità di trascorrere con lei 4 anni. È una professoressa che quando entra in classe ti fa tremare, è molto colta, non è mai impreparata. Ricordo molto bene com’erano strutturate le sue lezioni che sin dal primo giorno di scuola ti coinvolgeva nello studio della sua materia. Amavo il suo impegno nel voler far scuola in modo non standard, di fatti spesso organizzavamo laboratori e progetti che, seppur inerenti alla materia insegnata, andavano ad inglobare altre discipline e settori. Non badava tanto al programma ma teneva conto dei nostri ritmi e interessi, molto spesso intraprendeva discorsi relativi a varie tematiche attuali sulle quali discutevamo in maniera collettiva anche per ore intere. Sapeva coinvolgerti nella lezione anche attraverso il suo metodo di valutazione, spingeva tutti a dare il meglio di sé e farti crescere in modo sempre più positivo. Ti faceva sentire importante, il suo considerarti come unico e non come un numero ,il suo guardarti negli occhi durante le lezioni e percepire subito se ci fosse un problema, motivava a studiare non per un fine scolastico ma per custodire e curare il nostro valore. Le sue lezioni, la sua personalità e la sua grande sensibilità e cultura mi hanno fatto capire una cosa importantissima, e cioè che non conta tanto la preparazione scolastica o quanto si conosca una determinata disciplina, ma conta prima di tutto l’amore per ciò che si fa, l’empatia che si instaura con la classe, la sensibilità e la comprensione delle esigenze e dei bisogni di ogni singolo alunno.
    Matricola:167062

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  25. Rivedo nella mia professoressa di matematica e fisica del liceo la figura di “insegnante modello”. È lei che, nonostante fosse impegnatissima poiché vicepreside, svolgeva con regolarità le lezioni in classe sempre con il sorriso e con la voglia di insegnare la materia che amava. La mia fortuna è stata quella di poterla avere per tutti e cinque gli anni e questo le ha permesso di instaurare con noi alunni un rapporto diverso rispetto a quello avuto con gli altri professori. Le sue spiegazioni erano chiare e precise. Prima di ogni lezione ci faceva un quadro generale di quello che avremmo trattato durante la settimana e successivamente procedeva con la spiegazione. Quando un ragazzo non riusciva a comprendere quanto spiegato, lei ripeteva fino a quando tutti non capivano e si arrabbiava se non le esponevamo i nostri dubbi riguardo alla comprensione degli argomenti. Insomma, era molto paziente e aveva molta fiducia in noi. Era convinta che tutti avevano le potenzialità per apprendere in maniera completa quello che lei spiegava. Anche i compiti in classe li strutturava in maniera tale che anche il meno bravo potesse raggiungere la sufficienza. Questo non per far vedere che i suoi alunni andassero bene nelle sue materie, ma per incoraggiare a fare sempre meglio. Inoltre, utilizzava le tabelle e le mappe, che io ancora oggi conservo con molta “gelosia”. Curava molto l’aspetto del dialogo con noi alunni e il suo obiettivo, come diceva lei, era quello di renderci persone “rispettose e determinate”.
    Matricola: 163660

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  26. Tra i tanti insegnanti che ho avuto ricordo con grande affetto la mia professoressa di pedagogia e sociologia delle superiori. Diversamente da tanti altri professori del liceo la cosa che mi colpii di più all’inizio fu la sua spiazzante semplicità e gentilezza con la quale si pose nei confronti di noi ragazzi. Era sempre a disposizione per qualsiasi problema ed era sempre pronta a venirci incontro.Le sue lezioni erano molto interessanti perché spesso si instaurava un dialogo e si affrontavano argomenti di vario genere, infatti occupandoci di sociologia quasi sempre si finiva a dibattere su tematiche di natura politica, storica e sociale. Tutto ciò mi ha portato a riflettere più volte sul ruolo della scuola all’interno della nostra società e a comprendere l’obiettivo che si prefigge. La scuola, infatti, deve essere una finestra spalancata sul mondo e deve aiutare i ragazzi a sviluppare un approccio critico nei confronti della realtà. Durante le interrogazioni riusciva sempre a creare un clima d'aula giusto, volto al confronto e al dialogo. Riguardo le valutazioni in 5 anni non è mai andata oltre l'otto, anche con i più bravi, personalmente la ritengo una scelta giusta, ognuno di noi dentro di sè sa quanto vale e non sarà di certo un 10 o un 2 a esprimere il valore di una persona. In conclusione penso di doverle molto, difatti se sto intraprendendo questo percorso è anche merito suo perchè è riuscita a farmi appassionare all'insegnamento e a far sviluppare in me una idea di scuola, forse utopistica, che intendo realizzare.
    C.R   Matricola 166514

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  27. Una professoressa che ricorderò sempre, che ho stimato e continuerò a stimare è la mia professoressa di italiano delle superiori. Inizialmente l’ho detestata ne sono cosciente, ma avevo bisogno di un piccolo “mostro” che mi spronasse e mi mettesse un po’ in gabbia con interrogazioni a sorpresa e scherzetti vari, ed è servito mi ha insegnato a reagire di fronte alle cose inaspettate . Lei mi ha insegnato a credere in me stessa , mi sono impegnata e anche se non sono stata perfetta in tutte le prove lei mi ha fatto capire che non importa basta averle affrontate con dignità e impegno . Ci ripeteva sempre che nella vita dovevamo essere LIBERI di esprimerci, di agire , di non dipendere mai da nessuno e che odiava “ la vile prudenza “ e dovevamo fare di tutto per tenere accesa la fiamma che è in noi, seguendo il nostro cuore e fare ciò che ci piace anche se ci sembrerà difficile o poco remunerativo ,solo questo ci farà tornare la sera a casa felici. Tutte queste parole le tengo bene a mente mi accompagnano in tutto quello che faccio , ho scelto di fare l’insegnante per trasmettere quello che la mia professoressa ha trasmesso a me, non mi ha insegnato solamente le opere di Leopardi o di Verga , mi ha dato dei veri e propri insegnamenti di vita che io porterò sempre con me . È questo che fa un insegnante , educa a spostare lo sguardo , ad andare oltre l’apparenza , e gli insegnanti bravi lasciano sempre un segno nelle menti e nei cuori dei propri alunni.
    Giada,matricola 166712

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  28. Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto molti insegnanti che hanno lasciato il segno, molti in modo positivo e qualcuno anche in negativo. Ma parlando di professori che hanno lasciato in me un ricordo positivo devo citare la mia professoressa di italiano delle scuole medie. Oltre ad essere un insegnante preparata e competente per quanto riguarda la sua materia era una persona gentile e disponibile, ma allo stesso tempo severa quando era opportuno (cosa per me fondamentale per essere un buon insegnante). La cosa che ricordo con molto piacere era il suo modo di insegnare, ci teneva molto a far interagire fra loro gli alunni creando molto spesso lavori di gruppo che per persone timide era un efficace modo per fare amicizia. Utilizzava spesso supporti multimediali per far capire determinati argomenti, magari i più complessi, come delle mappe o schemi o video molto chiari e ben fatti. La cosa che mi ha colpito di più in lei è stato il fatto che metteva nell’insegnare tutto l’amore e la passione che aveva, e questa non è una cosa scontata ma è fondamentale per far appassionare gli alunni alla propria materia. Infatti, proprio grazie a questa professoressa che l’italiano e la letteratura italiana sono state le mie materie preferite.
    MATRICOLA 166841

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  29. MATRICOLA 166471
    Sono passati molti anni dall’inizio del mio percorso scolastico e ricordo con un po’ di nostalgia gli anni passati. Durante la mia “carriera” scolastica ho avuto l’onore di incontrare molti volti ,ma solo pochi di loro sono rimasti nel mio cuore. L’italiano è sempre stata la materie che mi ha creato più problemi, ma alle medie tutto è cambiato. Ricordo la prof con grande amore, lei ha iniziato il percorso con noi in prima media e ci avuti per tutti e tre gli anni delle medie. Alla domanda: “Perché proprio lei?” Lei perché oltre ad essere una professoressa era una vera e propria insegnante di vita, io la consideravo come una “mamma per la classe”. Ogni giorno prima di iniziare la lezione, dedicava del tempo nel parlare con noi in modo informale, discutevamo su argomenti di attualità, molte volte erano argomenti ascoltati nel telegiornale della sera precedente o molto spesso portava in classe dei giornali che leggevamo e discutevamo tutti insieme. Il suo scopo era quello di riuscire a far esprimere ognuno di noi, non solo nel “tradizionale” compito di italiano scritto,ma soprattutto attraverso il linguaggio parlato, era un modo per sconfiggere la timidezza, per aprirci al confronto e allo spirito critico. Amava molto portarci all’aria aperta, discutere su quello che vedevamo, descrivere i paesaggi e ciò che ci suscitavano. La cosa che ricordo con tanta nostalgia era il modo in cui ci faceva scrivere le poesie, un’ora alla settimana era dedicata alla scrittura. La professoressa portava delle casse e dal computer mettevamo della musica rilassante suonata dal pianoforte, suoni provenienti dalla natura come il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie, il suono delle cascate ecc.. e ci dava dei temi come, amore, pace, libertà e noi in silenzio, concentrati da questi suoni coinvolgenti scrivevamo, ma non con noia come se fossimo costretti, ma con amore perché eravamo coinvolti sempre, venivamo invogliati nel fare. Il suo modo di spiegare, sempre con quel sorriso ti invogliava nell’imparare, le sue spiegazioni non erano frontali, ma potevamo fare domande, esprimere pareri, rielaborare i concetti. Io credo che il farci discutere sull’argomento appena spiegato fosse un modo per memorizzarlo meglio e avendo un proprio pensiero e rielaborarlo fosse un modo per immagazzinare meglio i concetti e soprattutto essere duraturi nel tempo perché ciò che lei ci insegnò era di non imparare mai le cose a memoria ma capirle bene, perché ciò che viene imparato a memoria a lungo andare svanisce e in questo sono molto d’accordo

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  30. Lei teneva molto alla scrittura, non potrò mai dimenticare tutti quei saggi brevi che ci faceva scrivere e la sua ossessione per i riassunti proprio per questo ora credo che sia più importante essere brevi ma avere il concetto chiaro in mente e non scrivere tanto e uscire fuori traccia. Lei era una professoressa con un grande bagaglio culturale ma non si sentiva mai superiore a noi, ovviamente nei momenti in cui doveva essere severa lo era perché essere una buona professoressa non vuol dire solo mettere voti alti, non mettere note o non arrabbiarsi ma queste “esperienze scolastiche negative” servono per far crescere e diventare gli alunni responsabili. Il voto basso a volte può essere la causa di un professore non pronto, ma molto spesso è il bambino/a o il ragazzo/a che non si impegna quindi, quel voto è un “aiuto” per fargli capire che può migliorare sempre di più e noi maestri/professori dobbiamo fargli capire che tutti possono migliorare e dobbiamo dare loro i mezzi per farlo e questo deve avvenire con serietà ma soprattutto con amore. La professoressa mi ha fatto capire che bisogna insegnare con tanta umiltà, essere parte integrante della classe e non una figura superiore ed esterna, ma allo stesso tempo farsi rispettare perché il bambino/ragazzo deve sempre avere delle regole, ma ha bisogno anche di esprimere ciò che lui/lei è. Da lei ho capito che bisogna insegnare con tanto amore, con il sorriso e soprattutto con passione, questo è un grande stimolo per motivare, far appassionare e avvicinare piano piano i propri alunni alla scuola e allo studio e soprattutto una vera insegnante è colei che ama il proprio lavoro e te lo fa amare. Questo è quello che è successo a me.
    MATRICOLA 166471

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  31. Fin da bambina il mio sogno è stato quello di fare l'insegnante.
    Durante il mio lungo percorso di studi ho provato ammirazione per molti miei insegnanti, ma a colpirmi particolarmente è stata la mia maestra di matematica in prima elementare, che è diventata per me un modello da seguire; infatti, tra i vari motivi che mi hanno spinta a intraprendere questo percorso di studio vi è il desiderio di diventare un'insegnante proprio come lei.Le sue spiegazioni erano molto coinvolgenti, non badava al programma e era interessata soprattutto ai nostri interessi e ritmi, aveva il dono di riuscire a travolgerci tutti: dava molta importanza agli esempi:sapeva come generare motivazione nell'apprendimento.
    Ero e sono tutt'ora affascinata da lei, dall’amore che prova per il suo lavoro e credo che riesca a farsi amare proprio per questo. Con lei ho capito che non conta tanto la preparazione scolastica, per quanto questa sia importante, ma conta prima di ogni cosa l'amore che si mette in quello che si fa: contano la sensibilità e la comprenzione nei confronti degli alunni,è importante che un'insegnante prepari i propri ragazzi a pensare e a ragionare con la propria testa.
    Ho deciso di diventare un’insegnante con la speranza di essere motivante, paziente e severa come lo era lei. Vorrei dare agli studenti le conoscenze in maniera tale da spingerli i ad essere sempre più interessati e curiosi riguardo a nuove esperienze;mi piacerebbe diventare un esempio per i miei alunni, permettendo loro di acquisire un personale metodo di studio.
    Pur essendo passati tanti anni continuo ad essere molto legata alla mia maestra perché continua a interessarsi a me, sia riguardo il mio percorso scolastico sia riguardo la mia vita in generale, ed è indescrivibile la luce che ho visto nei suoi occhi quando le ho comunicato di aver scelto di intraprendere il suo stesso percorso.
    Continua ad essere una persona molto importante per me e ha un posto speciale nel mio cuore.
    Matricola 166531

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  32. Quando mi viene chiesto di parlare di un insegnante di cui possiedo un ricordo positivo, non posso non pensare alla maestra Tiziana, insegnante di italiano, storia e geografia. A differenza di molti altri maestri che ho incontrato, amava instaurare un rapporto significativo con ogni bambino e ,per questo, rappresentava per ciascuno un valido punto di riferimento. Sul piano didattico, invece, non si limitava a dispensare nozioni ma amava farci avere un’idea compiuta e piena dell’argomento trattato anche attraverso la realizzazione di schemi o mappe. Spesso, inoltre, per non farci annoiare durante le lezioni, presentava argomenti ponendoci prima delle domande oppure forniva un “problema” generale a cui bisognava collegare una parola. Veniva così fuori una lista di idee, da lei successivamente utilizzata per la stesura di un programma di lavoro che trattasse l’argomento in maniera innovativa, interessante e personalizzata da ognuno di noi. Per capire i nostri interessi usava il metodo dell’autobiografia cognitiva: spesso, infatti, ci forniva fogli bianchi e partendo da specifiche richieste come “Cosa mi è piaciuto - Quali difficoltà ho incontrato - Cosa ho imparato - Il mio voto all'esperienza” chiedeva di scrivere le nostre opinioni. Considerava, poi, essenziale farci sentire a nostro agio e farci avere un ambiente stimolante vicino, perciò, ci permetteva di decorare l’aula con disegni e cartelloni. L’episodio che ricordo con più affetto risale al secondo giorno del primo anno: con l’aiuto di altre colleghe e con l’approvazione del dirigente scolastico, ci fece trovare secchi di vernice nel cortile della nostra scuola, ci permise di bagnare le mani all’interno e fare l’impronta al muro. Eravamo tutti divertiti e ricordo ancora la sensazione quotidiana di essere in un ambiente emotivo ed affettivo molto vicino a me che mi faceva recare a scuola spontaneamente ed entrare in aula con il sorriso . Inoltre, prediligeva i lavori di gruppo ed era solita farci cambiare disposizione dell’aula e modificare i gruppi di lavoro favorendo la socializzazione ,la collaborazione, lo sviluppo di gioco di squadra e competitività positiva. Imparavamo nella maniera più efficace possibile anche attraverso approcci creativi, ludici e visivi come il gioco, la musica e la corporeità (battito delle mani per la divisione in sillabe , regole grammaticali abbastanza complesse attraverso filastrocche e canzoncine… ). La maestra Tiziana riusciva sempre a coinvolgerci tutti ma il momento che ognuno attendeva era quello della lettura: era solita leggerci delle favole da cui ognuno di noi riusciva a trarre un insegnamento diverso. Gettò le basi per la costruzione del mio patrimonio linguistico, mi educò alla lettura ed è grazie a lei se oggi è una delle mie più grandi passioni.
    In conclusione, posso affermare che la dedizione, l’entusiasmo e l’affetto che mise nello svolgere il proprio mestiere e nel rapportarsi con tutti noi sono stati per me un esempio ed è, infatti, il motivo per cui da molti anni il mio desiderio è quello di trasmettere ad altri bambini la positività, l’amore per lo studio e l’impegno che lei trasferì a me.
    Adele,Matricola 166504

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  33. Matricola 166646
    Durante il mio percorso nella scuola dell’obbligo, specialmente durante la primaria e la secondaria di primo grado, non ho avuto esperienze che possono essere considerate positive. Tanti sono stati gli insegnanti che ho cambiato, alcuni hanno lasciato un’impronta fortemente negativa dentro me ,ma ci sono state anche altre esperienze positive. È il caso degli insegnanti del liceo,in particolare ricordo la professoressa di italiano del 1° anno.Era sicuramente un esempio da seguire, una donna autorevole ma allo stesso tempo dolce e comprensiva,riusciva sempre a mantenere la classe in ordine e permetteva ad ognuno di raggiungere un livello soddisfacente.
    Non ho mai avuto un grande interesse per la letteratura italiana,soprattutto arrivando da esperienze non affatto soddisfacenti, però grazie a lei ho iniziato ad interessarmi alla sua materia.
    Era una persona molto sistematica e organizzata e pretendeva lo stesso dai suoi alunni. Iniziava le sue lezioni, la maggior parte delle volte, proiettando mappe o documenti sulla LIM e da lì organizzava la sua spiegazione. Era sempre disponibile e pronta a dare spiegazioni, seguiva molto chi si trovava in difficoltà in modo che non rimanesse indietro con gli argomenti.
    Inoltre, le verifiche scritte venivano divise in due parti:una parte incentrata maggiormente nello svolgimento di esercizi di grammatica e l’altra parte poteva riguardare la comprensione o l’analisi di un testo.Le verifiche orali invece, si svolgevano intorno alla cattedra con un gruppo di tre/quattro persone che venivano interrogati sulla letteratura italiana, seguita dall’analisi dei testi da leggere.
    Il suo metodo di valutazione era ovviamente oggettivo,non c’era nessuna distinzione tra i vari componenti della classe, ma chi si impegnava otteneva sicuramente buoni risultati.
    Non amava perdere tempo ma nonostante ciò riusciva sempre a dedicarci del tempo per discutere di problematiche riguardanti la classe e la sua materia, e di certo, non mancavano le battute!
    Per la professoressa,fondamentale era la lettura. Appassionata di libri è riuscita a trasmettere l’importanza della lettura anche a chi non aveva mai letto un libro prima di allora, me compresa, che, pur amando leggere, non trovavo mai del tempo da dedicare alla lettura.Durante l’anno abbiamo letto due libri,due generi diversi,e io grazie a lei ho capito quale genere fa al caso mio e quale assolutamente da scartare!
    Di conseguenza assegnava una grande importanza anche alla scrittura, infatti ci faceva preparare riassunti e testi che poi correggeva e commentavamo in classe ,talvolta leggendo i lavori che considerava avessero spiccato maggiormente.
    Nulla da aggiungere, una professoressa che sicuramente prenderei come esempio nel mio futuro da insegnante.

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  34. Il compito da lei assegnato mi consente di riavvolgere il nastro della mia carriera scolastica e di rivedermi bambina all’asilo, alunna nelle scuole elementari, medie e superiori.
    Subito dopo immagino il mio futuro dall’altro lato: essere insegnate.
    A dire il vero, ora che ci penso, questa mia aspirazione è nata sin dall’infanzia e mi ha accompagnata fino all’attuale scelta universitaria.
    Fin dall’asilo la mia strada ha incrociato, tra tante altre, anche quella di un bambino che purtroppo aveva delle difficoltà.
    Con lui sono cresciuta e grazie a lui ho potuto sviluppare un’attenzione particolare verso le sue esigenze e le sue difficoltà.
    Lui è stato per me un grande amico e ancora oggi abbiamo un legame fortissimo e indissolubile.
    Parlo di ciò non perché voglio ostentare un mio “buonismo” ma perché, oltre al fatto che la sua vicinanza ha arricchito la mia persona, attraverso lui ho potuto, anche, osservare e, con il tempo, fare una valutazione critica sui diversi atteggiamenti e metodologie adottate dagli insegnanti nella gestione della classe in genere e delle difficoltà individuali in particolare.
    L’ approccio con un bambino disabile non è facile e non tutti riescono ad affrontarne le difficoltà.
    Ed in questo contesto l’insegnate che a mio parere più degli altri è stata in grado di mediare le esigenze di una classe all’interno della quale vi erano le difficoltà di questo alunno, è stata la professoressa di italiano che ci ha seguiti durante gli anni delle scuole medie.
    Il suo metodo di insegnamento era molto ricco di contenuti e diversificato a livello progettuale. Infatti, accanto alle lezioni tradizionali concentrate sui programmi didattici prestabiliti, proponeva un serie di attività parallele finalizzate tutte ad arricchirne i contenuti ed a sviluppare il dialogo e l’intesa tra di noi ragazzi.
    Molto spesso proponeva alla classe la lettura del quotidiano e la discussione in aula dei problemi di attualità. Allo stesso tempo proponeva la lettura di favole e testi di antologia atti a coinvolgere nel contesto “classe” anche il nostro amico speciale, cosa che lui apprezzava molto.
    Proponeva, altresì, attività di gruppo tese ad approfondire particolari tematiche o esercitazioni legate alle lezione svolte.
    Ricordo inoltre con grande piacere le attività teatrali che si tenevano nel pomeriggio in un piccolo auditorium della scuola; luogo povero nell’arredamento ma ricco di bellissimi rapporti umani.
    Una particolare metodologia applicata nella correzione degli elaborati, consisteva nell’assegnare a ciascuno di noi il compito svolto da un compagno e, collettivamente, si eseguiva la correzione da cui, poi, scaturiva la sua valutazione e l’attribuzione dei voti.
    Lei non solo era la nostra professoressa di italiano, era anche la nostra coordinatrice, quindi molto attenta all’equilibrio comportamentale della classe.
    Era molto brava a sviluppare il dialogo/confronto in classe; ricordo con grande piacere i momenti di dibattito che venivano proposti nell’ambito dei quali si poteva discutere senza timore delle varie problematiche ed insieme ricercare soluzioni valide e condivise.
    Curava molto l’aspetto relazionale con le famiglie che venivano con regolarità messe al corrente delle difficoltà ma anche dei risultai positivi della classe.
    Ebbene, nonostante questa sua disponibilità e questo suo modo aperto di operare, tuttavia lei era molto esigente, temuta e rispettata da noi ragazzi.
    Queste sue qualità e metodi di insegnamento che ho avuto modo di apprezzare e di sperimentare positivamente rappresentano per me modelli a cui fare riferimento.
    Elvira, matricola numero 166472

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  35. La mia carriera scolastica e universitaria è stata segnata dal susseguirsi di maestri e professori che in un modo o nell’altro, positivamente o negativamente, hanno contribuito al mio processo di formazione e di crescita.
    Benchè fossero passati un po’ di anni dall’ultima esperienza scolastica, l’insegnante che ricordo con molto piacere è l’insegnante di latino e storia del liceo. Pur essendo molto severa e precisa era comunque in grado di coinvolgere tutta la classe e di acquistare la fiducia da parte di tutti.
    Forse la ricordo con maggior piacere perchè per me, come anche per gli altri miei compagni, era quasi come una seconda mamma, sempre attenta, disponibile e dolce con la sua bontà d'animo, il suo considerarti come unico e non come un numero.
    Ricordo la figura di questa insegnante perché didatticamente mi ha insegnato che un bravo docente non solo deve “sapere”, ma deve comunicare gli argomenti interagendo con gli alunni, nel rispetto delle loro esigenze e dei loro ritmi di apprendimento.
    Le sue lezioni, la sua personalità e la sua grande sensibilità e cultura mi hanno fatto capire che non conta tanto la preparazione scolastica o quanto si conosca una determinata disciplina, ma conta prima di tutto l’amore per ciò che si fa, l’empatia che si instaura con la classe, la sensibilità e la comprensione delle esigenze e dei bisogni di ogni singolo alunno. Perché, al di là della preparazione disciplinare, la scuola ha prima di tutto il compito di formare individui sensibili, aperti al mondo e all’interazione con gli altri.
    Il suo metodo d'insegnamento, a mio parere, era semplice ma, allo stesso tempo, efficace. Tra i mezzi utilizzati riteneva fondamentale, si, il libro, per quanto riguarda maggiormente la storia, ma spiegava in maniera così chiara e coinvolgente da riuscire a catturare l’attenzione dell’intera classe, facendoci capire quelle nozioni chiave che ci sarebbero potute essere utili con il passare del tempo, come bagaglio culturale e personale. Relativamente al latino, nel biennio del liceo ci siamo imbattuti nelle poco gradite versioni. Alcuni di noi, purtroppo, avevano lacune che si portavano dietro dalle scuole medie, relativamente alla grammatica. La professoressa, con tutta la sua attenzione, disponibilità e pazienza, ha cercato di colmare le nostre lacune, a costo di rimanere dietro con il programma, pur di metterci tutti su uno stesso livello.
    Per quanto riguarda, infatti, il metodo di valutazione la ricordo molto esigente, rigida e molto attenta alla forma sia orale che scritta, ma la cosa che la caratterizzava in assoluto era l’obiettività e la neutralità nel valutarci: non faceva distinzioni, non aveva un alunno preferito, cosa che, purtroppo, ho riscontrato in altri docenti, e ci considerava tutti uguali, allo stesso livello.
    MATR. 167758

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  36. Ho sempre pensato che nella vita bisogna andare oltre... Credo che il ruolo dell’insegnante rivesta particolare importanza nella vita di ogni alunno. Penso che un insegnante non debba semplicemente arrivare in una scuola e seguire un programma,cercando di concluderlo,per poter dire di aver fatto il suo dovere. Prima di essere insegnanti e alunni dobbiamo ricordarci di essere persone , di essere fatti in modo unico, diverso e di avere rispetto delle nostre e delle altrui differenze, perché da esse possiamo solo imparare. Nel corso della mia esperienza scolastica dall’asilo fino al liceo purtroppo non ho mai incontrato un insegnante che abbia avuto a mio avviso quel qualcosa in più. Quando ho iniziato l’università,però, ho avuto la fortuna di conoscere un professore. In lui io ho rivisto quello che per me si può definire un “insegnante modello”.
    Quando arrivò in classe con il suo grande bagaglio di esperienza da insegnante, lui disse chiaramente che quello sarebbe stato,secondo noi, solo uno dei tanti corsi che avremmo svolto nel nostro percorso di studi, formato da quelle (relativamente)poche ore e che sarebbe, per prassi, finito nel dimenticatoio come tutti gli altri. Per impedire tutto questo lui iniziò la lezione in modo inusuale leggendo alcuni frammenti di una delle lettere morali scritte da Seneca a Lucilio. Attraverso la lettura di quest’ultimi lui voleva farci un invito: quello di riflettere. Riflettere sul vero senso delle cose, su cosa stavamo scegliendo di fare e di costruire nella nostra vita. Fondamentalmente penso che non avrebbe potuto dire cose più giuste; in fondo negli anni abbiamo conosciuto tantissimi insegnanti che per più o meno brevi periodi hanno preso parte alla nostra vita e poi sono spariti senza contraddistinguersi e senza lasciarci ricordi significativi. Proprio per questo, quello su cui si soffermava frequentemente questo professore non sono stati secoli e manuali di letteratura italiana, ma spesso si chiedeva cosa noi stessimo pensando riguardo ciò che studiavamo a lezione, di come episodi, avvenuti anni e anni fa, possano trovare un senso anche al giorno d’oggi. Tutto questo ti incuriosiva, ti faceva avere sete di conoscenza e voglia di sapere. Riusciva a rendere tutto interessante ericonducibile alla vita quotidiana.
    Il vero insegnamento quale è stato? Forse un giorno quello che ho studiato non lo ricorderò perfettamente, ma ciò che disse il professore, il modo in cui è riuscito a coinvolgermi ed a farmi appassionare a ciò che stavo facendo, non lo dimenticherò mai. Questo per me è essere un insegnante. Questo per me è andare oltre e lasciare il segno . Spero che un giorno anche io riuscirò a farlo nella vita dei miei alunni perché in fondo sono queste le cose che porti dentro per sempre .

    Matricola 163439

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  37. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato numerosi insegnanti e ricordo ognuno di loro per qualche caratteristica particolare. Tra i tanti, però, colei che è entrata pienamente nel mio cuore e che penso sia stata fondamentale per la mia formazione, è la maestra di italiano delle scuole elementari, Erminia. In realtà la maestra Erminia è diventata una nostra insegnante (mia e dei miei compagni di classe) solo in terza elementare per prendere il posto della maestra precedente che era andata in pensione e alla quale eravamo molto legati. Fu difficile per lei conquistare la nostra fiducia in quanto eravamo molto diffidenti a causa del dispiacere per il cambio d’insegnante. Se oggi ho scelto di parlare di lei significa che è riuscita pienamente a conquistarci. Ricordo che uno dei primi giorni, per rompere il ghiaccio, decise di mettere una scatolina sulla cattedra in cui ognuno di noi poteva inserire un biglietto su cui esporre i propri problemi, i propri pensieri o semplicemente il proprio stato d’animo. In questo modo, ebbe la possibilità di conoscerci meglio e di farci sentire la sua vicinanza e il suo affetto se mai ne avessimo avuto bisogno. Con la maestra Erminia nessuno rimaneva indietro. Si cercava di andare incontro alle esigenze di ognuno e si collaborava affinché tutti potessero apprendere nel miglior modo possibile. Uno dei metodi che utilizzava era quello di affiancare l’alunno più “bravo” a quello che aveva qualche difficoltà ma, per fare in modo che quest’ultimo non si sentisse inferiore rispetto agli altri, giustificava i cambi di posto dicendo che era un modo per fare amicizia con tutti. Quell’anno ricordo che ebbi il piacere di stare seduta accanto a Simone, un mio compagno molto timido. Inizialmente non ero per niente contenta perché ero stata “separata” dalla mia più cara amica ma, con il passare del tempo, mi resi conto che la maestra aveva proprio ragione. Trascorrendo ogni giorno accanto a lui, conobbi lati del suo carattere fino ad allora nascosti e istaurammo un bellissimo rapporto di amicizia. Allo stesso tempo mi sentii responsabile in quanto avevo l’obbiettivo di aiutarlo anche dal punto di vista didattico. Diciamo che questo metodo risultò molto efficace. La maestra Erminia ci ha insegnato tanto e, dopo aver faticato per entrare nei nostri cuori, non ne è uscita più. Tanto è vero che, dopo aver concluso le scuole elementari, per anni, io e qualche altra mia compagna, il giorno del suo compleanno, andavamo a farle gli auguri, prima a scuola e, dopo essere andata in pensione, ci recavamo a casa sua. Successivamente lei si è trasferita in un’altra città per raggiungere la figlia che vive lì ma ancora oggi mi capita di sentirla telefonicamente. È stata una grande maestra! Con lei ho posto le basi della mia formazione scolastica e allo stesso tempo mi sono sempre sentita amata: il suo lavoro era la sua passione e penso non ci sia cosa più bella.
    Matricola 166765

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  38. La prima cosa che mi sento di riconoscere è che non mi è facile rispondere a questa domanda…tant’è vero che inizialmente avevo pensato di parlare non di uno,ma di due miei ex professori…alla fine,però,rileggendo la traccia,ho deciso di parlare solo di uno fra loro perché ho capito che c’è una differenza che,dal mio punto di vista,è il segreto di ogni cosa. Infatti la prima persona che mi è venuta in mente grazie alla profonda stima che nutro nei suoi confronti,è il mio ex professore di storia e filosofia del liceo dal momento che,per la passione con cui svolge il suo lavoro e per il suo metodo di insegnamento praticamente perfetto(cosa di cui mi sono resa conto ancora di più studiando didattica generale e che non sono mai stata la sola a riscontrare)rispecchia a pieno l’insegnante “ideale”. Si tratta sicuramente di una persona che mi ha trasmesso tanto e che non dimenticherò…eppure c’è un altro professore,meno perfetto,che però mi rimarrà un po' più nel cuore. Sto parlando del mio ex professore di matematica e fisica…facendo riferimento al suo modo di insegnare era molto semplice:non ha mai imposto lo studio della sua materia e la sua “tattica” era proprio questa,ovvero far leva sul nostro senso di responsabilità. Infatti non ci ha mai assegnato infiniti esercizi per casa...piuttosto,dopo la spiegazione,incoraggiava noi a scegliere alcuni esercizi da svolgere come allenamento tra quelli proposti dal libro,puntando tutto sul confronto che ne sarebbe seguito durante la lezione successiva. E’ una cosa che personalmente ho apprezzato,ma non credo ci sia nemmeno bisogno di specificare che non si è rivelata sempre efficace. Nonostante questo ho capito che ai miei occhi ha un valore in più perché,per dirla in parole povere,è stato un insegnante completo…vale a dire una persona attenta non solo agli allievi,ma anche alle persone dietro quella “maschera” e alle loro personalità…non che l’altro prof non lo fosse ma,ad esempio,la prima cosa che lui faceva ogni volta che entrava in classe era osservare e ascoltare i suoi studenti,i loro atteggiamenti,i loro volti…non importava se c’era da “perdere del tempo” per parlare un po' con loro facendoli ragionare,ridere,incoraggiandoli o standogli vicino…lo faceva ogni volta che poteva e questo mi ha aiutato tanto sia in senso generale che invogliato nello studio. E’ esattamente questo quello che intendevo…è questo il “segreto” per me:un buon insegnante,oltre a saper trasmettere delle abilità o conoscenze,non deve costruire “barriere” tra lui e i suoi studenti e deve diventare un punto di riferimento per loro...solo così riuscirà ad entrare nei loro cuori per contribuire nel porvi gli insegnamenti più importanti insieme a quelli disciplinari.
    MATRICOLA:166452

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  39. Lungo il mio percorso di studi ho avuto la possibilità di conoscere molti docenti. Della maggior parte di essi ho un ricordo prettamente positivo in quanto mi hanno trasmesso delle conoscenze che mi hanno permesso di crescere e di migliorarmi sempre di più nel corso del tempo. Tra tutti i docenti ricordo in particolar modo la professoressa di scienze umane del liceo.
    Ricordo che mi colpì subito di lei la passione che riusciva a mettere nello spiegare e trattare gli argomenti della sua materia. Era molto dolce e comprensiva ma allo stesso tempo sapeva gestire la classe  e cercava in ogni modo di portare tutti gli alunni allo stesso livello in modo tale da non far rimanere indietro nessuno. Credeva in noi alunni e ci spronava sempre a fare del nostro meglio. Non si limitava a spiegare solo i vari argomenti, bensì faceva anche dei collegamenti con la vita reale. Dopo aver finito di spiegare la lezione era solita a farci  lavorare maggiormente in classe in modo tale da permetterci di rivedere e saldare bene l'argomento appena trattato attraverso l'aiuto di mappe concettuali create appositamente da noi alunni. In caso di difficoltà nella comprensione di determinati argomenti, lei era subito pronta a rispiegarli.
    Fin da piccola ho nutrito la passione per l'insegnamento ma la professoressa di scienze umane ha sicuramente contribuito nel far aumentare questa mia passione attraverso le sue lezioni che per me sono state delle vere e proprie lezioni di vita.
    Matricola:167727

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  40. In 16 anni di scuola posso dire di essermi imbattuta in diversi insegnanti che sicuramente mi hanno valutata ma che allo stesso tempo, anche se inconsapevolmente, io stessa "ho valutato". È inevitabile infatti che, alcuni più di altri, abbiano lasciato in me un segno.
    Nel rispondere alla domanda "Chi prenderesti come esempio nella tua futura carriera?", però, penserei sicuramente alla maestra di italiano delle elementari. Ho sempre pensato che persone come lei nascano per essere insegnanti, non erano pochi anni che svolgeva quel mestiere eppure sembrava che, per la gioia, l'amore e l'energia che diffondeva, ogni giorno per lei fosse il primo, ha sempre dimostrato che per lei non era un semplice mestiere ma la sua vita.
    Non potrò mai dimenticare il modo dolce, accogliente e simpatico con cui ha reso il temutissimo "primo giorno di scuola" il più bel primo giorno della mia vita. Indimenticabile è il "Tavolo Rotondo dei bambini ragionevoli", una tecnica che lei usava ogni giorno per far esprimere e far sviluppare un pensiero autonomo anche nei bambini più chiusi, consisteva nel sedersi intorno ad un tavolo ed esprimere ciascuno le proprie idee riguardo un'osservazione che qualcuno di noi aveva fatto durante la lezione.
    È lei la persona a cui penso quando sento parlare di valorizzazione delle differenze: con lei nessuno era meno capace, ognuno era da premiare per qualcosa e da spronare per altro, vedeva il meglio in ogni bambino e rendeva ogni minima debolezza una forza, nessuno come lei è riuscito a far sembrare una classe così piena di personalità, culture ed età diverse, una classe così variegata ed omogenea allo stesso tempo.
    Ritengo che avere a che fare con bambini in età così delicata non voglia dire essere accondiscendenti su tutto o far finta che gli errori non esistano, ma neanche evitare questi ultimi imponendo un regime di terrore, è necessario un giusto equilibrio, il giusto equilibrio che l'ha sempre contraddistinta.
    Grazie a lei posso dire di voler essere in futuro una maestra che si sappia far voler bene e voglia bene ai bambini come fossero i propri. Soprattutto vorrei far rimanere impresso ai miei alunni, come lei ha fatto con noi, che SBAGLIANDO SI IMPARA.
    Matricola 167715

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  41. Nel corso della mia esperienza scolastica ho conosciuto tanti insegnanti di cui conservo sia ricordi negativi sia positivi. Ma parlando di questi ultimi voglio ricordare un professore in particolar modo. La mia prima impressione su di lui fu abbastanza strana, forse perché è un tipo particolare in tutti i sensi, ma è proprio questa particolarità che per me lo ha reso speciale, e questo l’ho constatato con il tempo. Le lezioni non erano quelle tradizionali, la sua spiegazione non seguiva del tutto il testo di riferimento, e questo potrebbe sembrare strano, ma così non è . Mentre lui spiegava io ero molto concentrata nel prendere appunti perché era su quelli che si basava la lezione, lezione che svolgevamo insieme , nel senso che ci rendeva partecipi del suo discorso, era come se anche noi eravamo a conoscenza dell’argomento che stavamo trattando. Ci trasmetteva l’amore per la sua materia, e le interrogazioni avvenivano in tutta tranquillità, come una sorta di discorso di quanto affrontato a lezione. Studiare la sua materia era per me un piacere . Vorrei anche io come futura insegnante riuscire a coinvolgere i miei allievi così come faceva il mio professore di sociologia , riuscire a trasmettere l’amore e la passione per ciò che si fa. Continua ad essere il miglior professore che abbia mai conosciuto, lasciando dentro di me un ricordo più che positivo.

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  42. Quando volgo il pensiero al mio percorso scolastico, mi piace ricordare tutti gli insegnanti che ho avuto modo di incontrare, a partire dalla scuola dell'infanzia fino ad arrivare alla mia laurea, includendo anche gli insegnanti che ho avuto modo di conoscere in questo nuovo inizio. Di ognuno di loro conservo un ricordo, qualcuno più bello qualcun altro un po' meno. Però, dato che bisogna descriverne uno in particolare, rivolgo il mio pensiero alla maestra che ho avuto la fortuna di incontrare in prima elementare. Di lei ho un ricordo meraviglioso in quanto, oltre ad essere una brava maestra, era una persona dolcissima. Insomma, era una maestra che sapeva infondere amore! Fin dal primo giorno seppe prenderci per mano, accompagnandoci in quello che per noi sarebbe stato ľinizio di una nuova ed importante avventura. Riuscì a trasmetterci fin da subito il suo insegnamento con una dolcezza che ancora oggi ricordo. Purtroppo, con altrettanta malinconia, ricordo quando un giorno di fine maggio ci radunò tutti e sette intorno a lei per salutarci, con la promessa che non si sarebbe mai dimenticata di noi. Quanti pianti quel giorno! Ľ ultimo giorno di scuola ci rassicurò, dicendoci che potevamo pensare a lei ogni sera prima di dormire, recitando la preghierina che ci aveva insegnato con tanto amore. Ebbene, a distanza di trentacinque anni da quel giorno, è proprio in questo modo che, ogni sera, mi ricordo di lei, conservando nel mio cuore il dolcissimo ricordo della maestra Rosaria. Dunque, in base a questa mia esperienza, credo che insegnare non significhi solamente trasmettere delle conoscenze, ma insegnare significa anche lasciare un segno nel cuore. "Un buon insegnante colpisce per l'eternità; non si può mai dire dove la sua influenza si ferma". (H. Brooks Adams) Marianna matricola:166802

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  43. Fra le tante figure di insegnate incontrate durante il mio percorso formativo, quella che mi colpì particolarmente è stata la professoressa di italiano e storia delle scuole medie. Una donna di una quarantina di anni circa, di bassa statura, dal viso dolce, ma di una simpatia unica e con un accento romano impeccabile. Dal primo giorno di scuola media, ci siamo affezionati a lei, diventando sempre più complici con il passare del tempo. Essendo una classe non troppo numerosa e la prima classe che ha tenuto per tre anni consecutivi, si divertì a mettere in atto una serie di affascinati metodi didattici. Le sue non erano le tradizionali lezioni improntate sull'ascolto passivo di noi alunni, ma ci sollecitava ad interagire, a fare domande, facendo così spesso ricorso a lezioni dialogate, che prevedevano il nostro intervento, la nostra attiva partecipazione, dando vita a veri e propri dibattiti che permettevano a noi studenti di confrontarci e sviluppare un proprio pensiero critico e lezioni in cui simulavamo di essere noi alunni gli insegnanti, spiegando la lezione del giorno. Un’attività organizzata dalla professoressa che ci ha dato modo di confrontarci è stata quella di realizzare una mappa mentale, sul tema dell’adolescenza, con le canzoni dei nostri artisti preferiti, un’attività sorprendente che conservo ancora con amore nella mia scatola dei ricordi. Durante le lezioni di storia, in particolare quella contemporanea, utilizzava come supporto video stimolanti, mentre in narrativa ci faceva guardare alcuni film, tra cui ‘Io non ho paura’. Interessanti e spesso commoventi erano i suoi discorsi su problematiche emergenti, tipo violenza sulle donne, immigrazione e bullismo che ci facevano riflettere in modo profondo, ci consentivano di costruire una propria identità e di educarci a un giusto comportamento per una corretta convivenza civile; erano discorsi che diffondevano messaggi che ci hanno guidato nella nostra crescita umana e cognitiva. Un’attività laboratoriale che mi attirò molto è stata quella di fare una ricerca sulle varie organizzazioni umanitarie e ambientali, al mio gruppo toccò approfondire ‘Greenpeace’. Con molto piacere ricordo i vari progetti extracurriculari: sul Cyberbullismo con la creazione di un giornalino scolastico, sulla realizzazione di cartelloni per la Giornata della Memoria e su lezioni di latino per prepararci alle superiori. Uno dei momenti più lacrimevoli è stato quando negli ultimi giorni di scuola del terzo anno ci dedicò una delle più celebri canzoni di Vasco Rossi e ci consegnò una lettera in cui espresse di apprezzare le nostre infinite qualità e sperava che un giorno saremo diventati ‘persone di successo’, dandoci anche il compito di leggere attentamente e sottolineare le parti più importanti. Spero un giorno di diventare, grazie anche ai suoi metodi didattici innovativi messi in atto nei nostri confronti, una ‘maestra di successo’, stimata dai suoi futuri bambini, che mette a disposizione se stessa e le sue capacità per accoglierli, ascoltarli e motivarli all'apprendimento, ponendoli al centro del loro mondo, favorendo lo sviluppo delle loro specificità, dell’individualità, ma soprattutto stimolarli alla cooperazione nel rapporto con gli altri, educandoli anche all'aiuto dei compagni che presentano delle difficoltà nell'apprendimento, mostrandosi dunque solidali. Ringrazio lei, per avermi sempre sostenuta, convinta e fatto capire che proprio questo sarebbe stato il mio futuro percorso lavorativo e di vita.
    Marianna Di Stefano, matricola 166463

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  44. La mia carriera da studentessa è molto lunga. Sono già laureata, ma la mia passione per il mondo dell’insegnamento mi ha portata a ricominciare questo intenso e bellissimo percorso.
    Dalle elementari ad oggi, ho incontrato tanti insegnanti che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato un’impronta dentro di me.
    In particolare, ricordo la mia professoressa di matematica del Liceo. Premetto: ho frequentato il Liceo Scientifico ma odiavo la matematica. Lei amava tanto il suo lavoro. Era di una puntualità disarmante, era severa al punto giusto, non passava giorno in cui non spiegava quello che si era prefissato. A dir la verità, i primi mesi con lei mi sembrarono una tortura.
    Ricordo ancora quel giorno in cui mi interrogò: andai malissimo.
    Lei però, con tono comprensivo e quasi amichevole, mi disse: “non sempre le interrogazioni vanno come vogliamo. Ci presentiamo alla lavagna con disinvoltura, con la voglia di dimostrare come e quanto abbiamo studiato, ma non sempre otteniamo il risultato voluto. Ma non mollare. Io ho scelto di frequentare l’università di matematica perché mi piaceva un ragazzo che frequentava quella facoltà. E oggi, guardami, sono qui ad insegnare”.
    Quelle parole (e l’insufficienza che presi all'interrogazione) furono, per me, fondamentali.
    Per quanto le sue parole possano sembrare poetiche, a me aprirono un mondo. Nulla è impossibile, noi possiamo superare tutto, possiamo affrontare qualsiasi prova. Studiare e credere in se stessi sono le armi per raggiungere i propri obiettivi. Quelle parole mi hanno dato molta sicurezza. Ad oggi, ripenso sempre a quello che mi disse la mia insegnante. Sono quasi un promemoria per me. Prima di esame o davanti a qualsiasi difficoltà, ripeto sempre a me stessa che ce la posso fare. E un brutto voto non deve rappresentare un fallimento: deve darci la voglia di riprovare, di superare i nostri limiti.
    Ho deciso di riportare questa mia esperienza perché, se qualche studente leggerà queste parole potrà credere di più in se stesso e nelle sue capacità.
    “Non mollare”: sono queste le parole che mi hanno portata a ricominciare questo percorso di studi per realizzare il sogno di diventare maestra, e sono sicura che mi accompagneranno in ogni momento della vita.
    Matricola 166542

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  45. Fin da piccola ho sempre sognato di fare la maestra. Ricordo ancora quando la mia cameretta diventava una piccola aula ; mettevo delle sedie intorno al tavolo, creavo la lavagna con dei fogli , cospargevo sul tavolo matite, colori, pennarelli. Facevo tutto questo perché cosi io potevo fare la maestra e spiegare la lezione a i miei bambini (le bambole in quel caso). Se ci penso ora è una cosa buffa che facevo, ma chi come me faceva questo gioco? Penso che qualcuno come me amava fare questa cosa. Ed ora eccomi qui ,sono una studentessa di Scienze della Formazione Primaria e alla fine di questo percorso potrò insegnare a dei veri bambini , sarà un lavoro arduo ma come recita una citazione di Confucio “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita” , darà grandi risultati. Durante il mio percorso scolastico ho avuto l’onore di incontrare figure professionali che amavano il loro lavoro e hanno influenzato il mio percorso in maniera positiva e figure che mi hanno influenzato in maniera negativa e che purtroppo queste lacune le porto ancora con me. Ma in particolar modo voglio ricordare la mia professoressa di italiano e storia del secondo liceo. All’ inizio in classe non avevamo grandissima stima per lei perché pensavamo che interpretasse il ruolo dell’insegnante cattivo. Successivamente mi sono resa conto che non interpretava l’insegnante cattiva , bensì era una donna forte , empatica , gentile e aperta al dialogo con noi alunni. Ma in particolare perché parlare proprio di lei? La professoressa è stata la prima a trasmettermi l’amore per le materie letterarie; per me è stato un modello da seguire in tutti i campi, inoltre mi dava un forte senso di sicurezza forse proprio perché si presentava sicura di quello che faceva e delle sue possibilità. Il suo metodo di insegnamento poteva essere diviso in diverse fasi : la prima cosa che faceva era quella di chiedere gli argomenti delle lezioni precedenti ,quindi ognuno di noi doveva studiare a prescindere dell’interrogazione perché poteva chiamare chiunque; può essere un metodo non apprezzato da tutti ma cogliendo il lato positivo noi ragazzi eravamo preparati tutti i giorni. Dopo aver fatto un ripasso generale spiegava la lezioni del giorno, usufruendo anche di approcci multimediali come documentari , video e alla fine , forse il cuore della lezione, si apriva un lungo dibattito sull’argomento trattato arrivando a toccare diversi argomenti anche di diverse materie . Quando arrivava il periodo delle interrogazioni il lavoro era molto meno , perché ogni giorno studiavamo; principalmente le sue interrogazioni non si basavano solamente sul libro anzi, servivano poco e niente perché non era uno studio mnemonico bensì era un colloquio che si basava anche su argomenti appresi nei video, di vita quotidiana ; anche nella valutazione era abbastanza oggettiva e non faceva favoritismi. La cosa che mi piaceva di più era la sua organizzazione e il suo ordine del materiale , una cosa che io tutt’oggi ho imparato e sto facendo grazie a lei . Spero che un giorno io possa trasmettere ai miei bambini un messaggio più profondo che sta al di là di una semplice lezione dove il bambino ascolta in maniera passiva ma anche l’amore verso se stessi e verso il prossimo. ORNELLA AUCELLO

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  46. Sono molti i docenti che ho incontrato durante la mia carriera scolastica, alcuni “più bravi” ed altri “meno bravi”, così come li definirebbe un bambino. Da ognuno di loro ho imparato qualcosa, ricordo però, in particolar modo, la mia professoressa di lettere della scuola superiore con cui ho avuto la fortuna di poter lavorare nel corso dei cinque anni. In un liceo delle scienze applicate, dove le materie scientifiche sono le predilette, lei è stata in grado di farci amare anche la sua disciplina nonostante non avesse nulla a che fare con teoremi, espressioni matematiche e formule chimiche.
    A differenza di altri insegnanti, i quali, una volta in aula, si preoccupavano in primis se avessimo svolto o meno l’assegno per casa, lei non iniziava la sua lezione senza prima averci chiesto “Come state? ”e, nel caso in cui la risposta fosse stata negativa, si rendeva totalmente disponibile nel darci un aiuto a risolvere il problema in questione. Importante per lei era creare un clima sereno che sarebbe poi risultato favorevole per il processo di apprendimento.
    Le ore con lei passavano velocemente, non si faceva in tempo ad aprire il libro che in un batter d’occhio ci si ritrovava a doverlo riporre nello zaino dal momento in cui la campanella dell’ultima ora aveva iniziato a suonare.
    Non mirava alla quantità, bensì alla qualità dei suoi insegnamenti (come sosteneva anche Edgar Morin: “E’ meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”); preferiva dedicare maggior tempo agli argomenti che ci risultavano più complessi, tralasciando o affrontando in maniera superficiale quelli che considerava meno importanti. Riusciva a tenere sempre alto il nostro interesse: ci rendeva partecipi facendoci leggere ad alta voce e a turno un pezzo del testo che avrebbe analizzato in seguito. Ci dava inoltre la possibilità di esprimere il nostro parere al riguardo; infatti, il più delle volte, ci si ritrovava nel bel mezzo di discussioni, anche accese, che si rivelavano poi molto più educative di una semplice lezione frontale in cui la comunicazione è a senso unico.
    Spesso andavamo in Aula Magna per assistere alla visione di un film attinente agli argomenti affrontati nelle lezioni precedenti; poteva risultare utile a comprendere meglio ciò che magari ci era sfuggito durante la spiegazione. Riteneva poi fondamentali le uscite didattiche, le quali ci consentivano di imparare cose nuove in modo piacevole rispetto allo stare in aula ore ed ore seduti di fronte ad un libro in preda al panico e alla disperazione. In quelle occasioni avevamo anche l’opportunità di relazionarci con i nostri compagni in modo tale che, qualora si fossero andati a svolgere lavori di gruppo in aula, questi sarebbero risultati molto più produttivi.
    Era sempre disposta a venirci incontro, sapeva di aver a che fare con degli adolescenti che stavano affrontando un’età in cui, qualsiasi problema che risulta essere irrisolvibile, ha la capacità di rovinare l’intera giornata o, addirittura, l’intera la settimana, magari proprio quella in cui si ha un’interrogazione o un compito in classe per i quali non ci si è riusciti a preparare al meglio dal momento in cui la propria testa era altrove. Nel caso in cui capitava di risultare insufficienti in una valutazione, non esitava a darci subito la possibilità di recuperare. Succede a tutti di avere quella giornata “no”. Ci dava tanto, ma in cambio voleva che noi le restituissimo dei riscontri positivi.
    Sono consapevole di aver ancora molta strada da fare, ma spero che un giorno anche i miei alunni possano avere un bel ricordo di me e che arrivi il momento in cui anche loro saranno di fronte ad un computer, come lo sono io ora, a raccontare di quanto io sia stata importante per la loro crescita personale. Vorrei che non soltanto facciano carriera grazie ai miei insegnamenti, ma che innanzitutto siano delle brave persone con dei valori veri e dei sani principi.
    MATRICOLA 166541

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  47. Alla domanda "Quale insegnante vi ha colpito maggiormente?" Ho dovuto rifletterci diverso tempo. Oggi, dopo aver riflettuto sull'indecisione tra due insegnanti, ho deciso di parlare della mia insegnante di matematica delle elementari. Ricordo che alle elementari sin dal primo giorno temevo tantissimo questa materia, soprattutto perché ricordavo il mio povero fratellino che era stato traumatizzato dalla sua insegnante e aveva avuto grosse difficoltà. Per mia fortuna l'insegnante di matematica quell'anno cambiò, la sua particolarità era che a lei non interessava spaventarci spiegando la lezione e dandoci dei compiti da dover fare a casa in vista della verifica. Bensì lei amava farci giocare, attraverso puzzle, regoli, pupazzi e costruzioni. Attraverso il gioco lei ci insegnava le nozioni base della matematica, e mano a mano con l'utilizzo degli stessi giochi (ormai a noi famigliari) ci insegnava nuove cose da dover apprendere. A casa, ognuno di noi aveva gran parte dei giochi che lei ci mostrava, e questo rendeva più semplice anche solo ripetere la lezione o più semplicemente avere un ricordo chiaro di ciò che era stato fatto la mattina. Ricordo che spesso raccontavo a mia madre ciò che avevo studiato così come ricordo la sua gratitudine verso le modalità di insegnamento che la mia maestra adoperava. Sicuramente nel futuro prenderò spunto dal suo modo di insegnare, sono certa del fatto che ad un bambino non va illustrato il carico di nozioni che deve imparare nel corso degli anni, ma piuttosto avvicinarsi a lui con ciò che gli è più famigliare, il gioco.
    Matricola 167718

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  48. Nel corso della mia esperienza scolastica ho conosciuto tanti insegnanti di cui conservo sia ricordi negativi sia positivi. Ma parlando di questi ultimi voglio ricordare un professore in particolar modo. La mia prima impressione su di lui fu abbastanza strana, forse perché è un tipo particolare in tutti i sensi, ma è proprio questa particolarità che per me lo ha reso speciale, e questo l’ho constatato con il tempo. Le lezioni non erano quelle tradizionali, la sua spiegazione non seguiva del tutto il testo di riferimento, e questo potrebbe sembrare strano, ma così non è . Mentre lui spiegava io ero molto concentrata nel prendere appunti perché era su quelli che si basava la lezione, lezione che svolgevamo insieme , nel senso che ci rendeva partecipi del suo discorso, era come se anche noi eravamo a conoscenza dell’argomento che stavamo trattando. Ci trasmetteva l’amore per la sua materia, e le interrogazioni avvenivano in tutta tranquillità, come una sorta di discorso di quanto affrontato a lezione. Studiare la sua materia era per me un piacere . Vorrei anche io come futura insegnante riuscire a coinvolgere i miei allievi così come faceva il mio professore di sociologia , riuscire a trasmettere l’amore e la passione per ciò che si fa. Continua ad essere il miglior professore che abbia mai conosciuto, lasciando dentro di me un ricordo più che positivo. MATRICOLA : 163200

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  49. "Per insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari." (Maria Montessori)
    La frase della Montessori (educatrice, pedagogista e medico italiana) rispecchia esattamente il prototipo del perfetto educatore.Io penso che l’insegnante ideale sia colui che sa parlare con il cuore e con il cervello; che coinvolge gli studenti suscitando interesse e trasmettendo loro emozioni; colui che sa collegare la scuola alla vita affinché l’allievo, oltre ad apprendere nozioni, sia in grado di sviluppare molte capacità per l’intero percorso umano. A tal proposito ricordo un professore del liceo che mi ha colpito sia dal punto di vista professionale sia per quanto riguarda l’approccio con i ragazzi. Un insegnante con un’ottima preparazione nelle sue materie (umanistiche) che ha dimostrato una grande passione nel trasmetterle a noi ragazzi. Durante le spiegazioni il professore non si soffermava soltanto sul ‘’dare il significato di un concetto ’’, ma poneva delle domande in modo da farci sviluppare un pensiero sull'argomento in questione. La partecipazione, dunque, è un aspetto fondamentale poiché rende attivi gli studenti. Inoltre, egli rappresentava alla lavagna delle mappe formate da parole chiave e anche disegni in modo da rendere meno pesante la lezione. Durante l’anno, ma anche in estate, il professore ci consigliava una lista di libri da leggere, ne potevamo scegliere alcuni a nostro piacimento. La lettura è un’attività che apprezzo molto perché permette l’acquisizione di nuovi termini, tiene allenata la mente e consente di viaggiare in altri mondi. Oltre ai suoi metodi di insegnamento mi hanno colpito anche: la disponibilità nei nostri confronti, il modo di richiamare l’attenzione attraverso varie tonalità di voce e, ancora, la capacità di collegarsi ai vari argomenti di attualità e richiamare concetti di alte materie. Ho ammirato molto questo professore perché grazie al suo modo di istruire ho arricchito il mio bagaglio culturale e spero un giorno di poter fare altrettanto con i bambini.
    Valentina, matricola: 166591

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  50. Durante i miei anni a scuola sicuramente il prof che mi colpì di più fu il mio professore di Scienze della Terra (al biennio) e di IAFP (Igiene, Anatomia e Fisio-Patologia) successivamente. Nonostante la scuola che frequentavo,e specialmente l'indirizzo a cui ero iscritto, avevo sempre preferito le materie umanistiche a quelle scientifiche, ma a 14 anni per stare con gli amici non ci pensi a queste cose. Questo professore però insegnava una materia scientifica: fin dal primo anno mi colpì prima di tutto per la passione con cui spiegava la sua materia, ti accorgevi che davvero amava ciò che spiegava, e soprattutto amava spiegarlo agli altri. Non solo questo però, era il tipico professore che sapeva quando chiamarti per cognome, e quando chiamarti per nome. A fine anno il programma terminava sempre, ma se qualcuno non aveva capito qualcosa non si faceva problemi a spiegarla di nuovo, fino a quando tutti avevano capito, e si rendeva disponibile anche in orari extrascolastici. A differenza di molti professori, specialmente alle superiori, che facevano quel lavoro come "ripiego", lui amava veramente essere lì in classe o in laboratorio con noi, ed è forse quella la cosa che mi colpì più di lui.
    Matricola 166728

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  51. Penso che l’insegnamento non sia solo una questione di vocazione, forse bisogna imparare ad essere insegnanti e forse il nostro modo di insegnare dipenderà molto da come noi siamo stati educati e da quali insegnanti abbiamo appreso di più. C’è stato un professore nella mia carriera scolastica che ha determinato la mia scelta di voler diventare insegnante: il mio professore di Filosofia. Quando arrivavamo tutti in classe, prima di iniziare la lezione, lui ci osservava e nel baccano generale lui continuava ad osservarci, ad ascoltarci, a capire guardando i nostri volti come stessimo. Per molti l’insegnante che “ti fa stare bene” è uno di quelli che non assegna compiti, per me l’insegnante che fa stare bene i suoi allievi è quello che suscita in loro l’interesse, la voglia di voler apprendere e di essere persone migliori. Il mio prof di Filosofia è uno di questi, un professore che insegna con passione, con voglia di traslocare nelle menti degli allievi altri punti di vista, aprire loro delle finestre sul mondo. Con lui la lezione era un’ora di altissima eccitazione mentale, la noia rimaneva fuori dall’aula e il termine “scuola” aveva davvero senso. La lezione partiva inevitabilmente come lezione frontale e qualche volta venivamo disposti a ferro di cavallo come se fossi in una piccola piazza, riuniti per lo stesso obiettivo: imparare e confrontarci. Nell’aula si respirava un’aria di serenità, con lui avevi la possibilità di dire ogni cosa che volevi, senza sentirti a disagio, potevi parlare con lui senza avere timore di doverti rapportare con una persona più grande di te. Non c’era niente che ci avrebbe permesso di mancargli di rispetto, era il nostro professore, la nostra stima per lui era altissima e sapevamo che mancargli di rispetto significava danneggiare noi stessi. Avevamo tutti la voglia di parlare con lui, di confrontarci su un determinato argomento, sapere lui cosa ne pensasse a riguardo e crescere, diventare grandi come lui. In lui ho visto un grande desiderio di voler cambiare il sistema scolastico dall’interno o per meglio dire cambiare l’approccio del tutto sbagliato che i bambini, i ragazzi, hanno rispetto alla scuola, allo studio. Oggi la scuola non viene vista come luogo di libertà intellettuale, ci si va perché ci si deve andare, e spesso per i ragazzi andare a scuola risulta essere troppo noioso. La scuola e lo studio dovrebbero essere vissuti diversamente e gli insegnanti e i genitori dovrebbero essere i primi ad incentivare in loro la voglia imparare perché lo studio ti dà infinite chiavi per poter aprire infinite porte. Bisognerebbe trasmettere fin dall’inizio al bambino la curiosità di voler scoprire le cose, a voler imparare sempre di più, perché soltanto conoscendo, soltanto avendo un enorme bagaglio culturale riusciamo ad essere liberi, a non permettere a nessuno di prenderci in giro. Se c’è una cosa che ho imparato grazie al mio professore è sicuramente quella di analizzare i fatti, di analizzare la realtà, a guardare la realtà che ci circonda da innumerevoli punti di vista, ad operare come se fossimo in un laboratorio di chimica, ispezionando tutto ciò che abbiamo davanti e poi trarre delle conclusioni, metterci sempre in dubbio e porre in dubbio tutto. Questo è quello che mi auguro di trasmettere ai miei allievi un giorno. Sarò contenta di aiutare i miei allievi fino al punto di scomparire, diventare io inutile, in modo tale che saprò che sarò stata una brava insegnante, non creando nell’allievo una dipendenza da me, ma piena autonomia, proprio come ha fatto il mio professore di filosofia: condurre per mano il proprio allievo fino a lasciarlo libero, capace di fare le sue scelte. Ho scelto la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria perché voglio diventare un’insegnante, voglio imparare ad insegnare nel migliore dei modi, quando raggiungerò questo obiettivo, farò tesoro di quello che ho imparato e mi auguro di aiutare i miei allievi a coltivare la loro curiosità e la loro intelligenza tenendo presente il modo in cui preziosi insegnanti lo hanno fatto con me.
    Roberta, matricola 166499

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  52. Tra i tanti professori che ho avuto nel mio percorso scolastico, uno mi ha particolarmente colpito…parlo della mia professoressa di inglese del liceo. Innanzitutto si poteva notare con estrema facilità la sua bravura e le sue competenze nella materia, di fatti aveva una padronanza perfetta dell’inglese e voleva che anche tutti i suoi alunni non fossero da meno, questo era uno dei suoi obiettivi. I metodi che utilizzava per raggiungerlo erano i migliori: ci parlava quasi sempre in inglese, accertandosi che tutti stessimo capendo alla perfezione, ci faceva studiare molto ma le sue lezioni non si limitavano ad essere solamente frontali, numerose volte ci ha portati a teatro a guardare delle opere in inglese di modo che potessimo, oltre ad ampliare il nostro vocabolario d’inglese, anche divertirci ed interessarci all’argomento trattato. Altre volte, invece, ci ha chiesto di fare progetti creativi sulle varie opere spiegate a lezione, ad esempio interpretare i vari personaggi che vi erano all’interno di esse e metter sù una sorta di scenografia che ricordasse quella dell’opera in questione, credo abbia avuto un’idea geniale con questa perché tutt’oggi ricordo con piacere quelle lezioni che, fatte in altro modo, avrei probabilmente già dimenticato . Il suo carattere, inoltre, è quello che io ritengo sia perfetto per insegnare: una docente molto dolce la cui priorità non era solo quella di portare a termine il programma scolastico ma di mettere a proprio agio gli alunni e questo lo si poteva notare quando in classe, alle volte, vi erano dei litigi tra alunni e lei perdeva ore di lezioni nel tentativo di risolverli e ripristinare un ambiente sereno in cui insegnare/apprendere. Dunque se da un lato vi era la sua “rigidità” nel pretendere che i suoi allievi fossero ottimi studenti, dall’altro lato si notava come lei tenesse a cuore ogni suo singolo alunno. Oggi ricordando tutte le ore spese sui libri di grammatica e letteratura inglese sono contenta di aver avuto proprio lei come insegnante, grazie a lei ho iniziato ad amare questa materia e a voler diventare sempre un po' più brava in inglese, grazie alla sua costante motivazione e dolcezza. Ambisco, un giorno, a diventare un docente impeccabile come lei.
    Matricola 166508

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  53. Ancora oggi,il ricordo della maestra M, continua a bussare con dolce malinconia nella mia mente.
    Non ho mai nascosto la mia ammirazione verso colei che mi ha accompagnato negli ultimi due anni della scuola primaria. Affascinante non solo per il suo modo di approcciarsi alle lezioni ma anche per l’alta considerazione che nutriva verso noi alunni.
    Amava così tanto le sue materie (storia e geografia), che, era quasi inevitabile non riuscire a provare lo stesso entusiasmo e passione che trasmetteva con enfasi durante la realizzazione dei progetti e in quelle lezioni così stimolanti e ricche di colpi di scena.
    Riusciva a trasmetterci tutte le sue conoscenze, come solo una persona che ama quel che fa, è in grado di far emergere.
    Alternava lezioni frontali a spezzoni di film, documentari, in modo da mantenere viva la nostra curiosità rendendo “concreti” tutti quei capitoli scritti nero su bianco.
    Da questi video multimediali, si passava alla realizzazione di mappe concettuali, cartelloni ricchi di disegni con filo conduttore tra le due materie. Si lavorava in gruppo, ed ogni mese c’era la consegna del progetto che si andava ad analizzare punto per punto in modo da creare un dibattito sulle diverse visioni.
    Ci spronava sempre in meglio, a dare il nostro massimo. Non dava voti, ma consigli su cosa migliorare e soffermarsi di più nella comprensione e nell’analisi, lasciava giudicarci da soli, singolarmente, rendendoci obiettivi, per poi concludere esprimendo una sua valutazione personale.
    Per il mio futuro mi auguro di lasciare, proprio come lei ha fatto con me, un buon ricordo nei miei alunni.

    MATRICOLA 166432

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  54. Nella prima lezione di didattica il professore aveva già annunciato che al termine del suo corso avremmo dovuto raccontare di un’insegnante che ci ha colpito particolarmente. Io, già da quel giorno, sapevo di chi avrei parlato. Non ho dovuto riflettere su questo perché, anche se nel mio percorso scolastico ci sono state tantissimi bravi insegnanti, la maestra R è stata quella che mi ha aiutato di più, che mi ha insegnato di più e che, forse, mi ha fatto scoprire il mio amore per la lettura, d’altronde è proprio grazie a lei se ora so leggere. Quest’ultima era la mia maestra di italiano alle elementari e lei non si limitava soltanto a spiegare ciò che era scritto sul libro ma ci faceva fare anche dei giochi per aiutarci a ricordare e a capire meglio ciò che ci diceva. Mi ricordo che un giorno, per insegnarci l’ordine dell’alfabeto e delle vocali, entrò in classe con una busta piena di cartelloni a forma di vagone che rappresentavano il “trenino Carduino”. Su ogni vagone era disegnata una letterina e noi bambini dovevamo prima riordinarle e poi con il suo aiuto dovevamo appenderlo. Invece, un’altra volta portò due scatole e ci disse che in una c’erano dei bigliettini con le vocali e che nell’altra c’erano quelli con le consonanti e noi alunni dovevamo pescare da entrambe e leggere la sillaba che si formava. Grazie a questi giochi ho scoperto di essere dislessica e che non riuscivo ad unire le lettere e lei mi ha aiutato tantissimo perché mi ha seguito passo passo e a casa preparava degli esercizi specifici per me e, grazie al suo aiuto, ho superato questa difficoltà senza dover fare logopedia. Inoltre, lei mi ha fatto sentire sempre a mio agio, non mi ha mai fatta sentire diversa, nonostante, a volte, i miei compagni mi prendevano in giro perchè loro sapevano leggere abbastanza bene e io no. Ho imparato ad unire le parole alla fine della prima elementare. Quando sono ritornata a scuola i miei amici leggevano abbastanza bene, non avevano più bisogno di leggere prima le sillabe in quanto leggevano direttamente la parola ma io questo non riuscivo ancora a farlo. Per questo motivo quando dovevo leggere davanti a tutti andavo in panico e non riuscivo a leggere nemmeno le parole più semplice. Un giorno, però, un bambino mi aveva preso in giro per il modo in cui leggevo e la maestra venne vicino a me e mi disse che io potevo leggere molto meglio se restavo tranquilla e se invece di leggere ad alta voce le sillabe le leggevo o a bassa voce o nella mia mente. Inoltre, mi disse che potevo prendermi tutto il tempo per leggere e che nessuno mi correva dietro. Al termine della seconda elementare, finalmente, sapevo leggere come tutti gli altri. In terza elementare per indurci a leggere e ad amare la lettura come l’amava lei ci fece creare una piccola biblioteca in classe. Questo è stato possibile perché grazie all’aiuto dei genitori abbiamo trovato l’occorrente per crearla, dalla libreria ai cartelloni per decorarla. Dopo averla creata però mancavano i libri e la maestra ci chiese di portare quelli che non ci servivano più o quelli che volevamo condividere con gli altri. Quest’esperienza ha aiutato tutti noi a socializzare e a “rompere” quei gruppetti che nel corso del 1 e 2 anno si erano formati. Tuttavia, al termine della quarta lei è andata in pensione e noi alunni, grazie alla collaborazione di tutti i maestri e anche del preside, gli abbiamo organizzato una festa a sorpresa. A fine giornata però eravamo tutti tristi perché non avremmo più rivisto la nostra maestra preferita. In quinta è stata lei a farci una sorpresa perché è venuta lo stesso per aiutarci a preparare lo spettacolo di fine anno. Per lei tutti i bambini che aveva incontrato mentre insegnava erano un’unica grande famiglia.
    Ylenia Goglia, Matricola 167049
    (parte 1)

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  55. Invece, per gli alunni lei non era solo un’insegnate ma anche una persona con cui poter parlare liberamente. Per me lei era anche una persona da cui prendere esempio e infatti, al termine del mio percorso universitario, vorrei ispirarmi a lei. È pur vero che i tempi sono cambiati e abbiamo altri metodi e strumenti ma vorrei essere un insegnante di cui i bambini non hanno paura così che possano venire contenti alle mie lezioni. Inoltre, credo che le prime cose per generare un buon apprendimento siano creare un clima accogliente e instaurare un buon rapporto tra insegnante e alunno, così che loro possano intervenire durante la lezione senza timore e possano affrontare in modo tranquillo le interrogazioni e i compiti. Le elementari sono anni in cui i bambini si confrontano per la prima volta con la lettura, lo studio e ci sono tantissime cose da apprendere. In questo periodo devono anche imparare il metodo con cui loro riescono ad acquisire i contenuti di una determinata materia e, penso, che l’ultima cosa che serva loro sia una maestra che non li ascolta e di cui abbiano paura.
    Ylenia Goglia, Matricola 167049
    (parte 2)

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  56. Nel corso dei miei 13 anni da studentessa (partendo dal periodo delle scuole elementari fino ad oggi), ho avuto modo di entrare in contatto con numerose tipologie di insegnanti, i quali hanno contribuito alla mia formazione, sia in ambito caratteriale che culturale. Ovviamente alcuni di loro in maniera positiva, alimentando in me interesse nella propria materia e aiutandomi a sviluppare metodi di studio, capaci di rendere efficace l'apprendimento. Altri insegnanti, invece, mi hanno segnato in maniera quasi negativa, alimentando in me ansie e insicurezze, che, facendo già parte del mio carattere, sono state amplificate, rendendomi più introversa di quando fossi già e influendo negativamente sulle prove orali. C'è stato però un professore che mi ha aiutato a superare le mie ansie in ambito scolastico. Si tratta dell'insegnante di filosofia del 5 anno. Anche se solamente per un anno, con il suo metodo d'insegnamento mi ha fatto appassionare alla materia, tanto da farla diventare una delle mie preferite, sia per il suo modo di esporre e sia per il metodo utilizzato per le interrogazioni. Egli infatti, per le prove di verifica orali, metteva noi studenti a nostro agio e ci rassicurava, dicendoci di non farci prendere dall'ansia, che, in quantità ridotta è giusta e normale, quando invece diventa eccessiva può essere causa di "blocco" dell'alunno, nonostante sia preparato nella materia.
    Le sue interrogazioni erano strutturate in questo modo: partendo con l'esposizione di un argomento a scelta, si articolava un discorso autonomamente. Successivamente venivano poste alcune domande, ma sempre trasmettendo tranquillità. In questo modo i risultati ottenuti erano ottimi e venivano raggiunti con assoluta serenità. Per lui era importante trasmetterci l'idea che il rapporto professore-alunno non doveva essere basato sulla superiorità dell'insegnante, ma che egli aveva come unico interesse farci apprendere senza inutili ansie e preoccupazioni.
    Inoltre, sia io che i miei compagni di classe, abbiamo ritenuto senza dubbio efficace il suo insegnamento. Egli veniva apprezzato sia in ambito scolastico, con le sue spiegazioni e le prove di verifica, ma anche come persona. In classe, infatti, nei momenti di pausa, non mancavano battute e aneddoti, che potevano aiutarci a comprendere meglio e a rendere più divertente e interessante la materia. Tale atteggiamento nei confronti degli alunni, unito alla bravura nell'insegnamento, hanno fatto di lui il professore migliore che abbia mai avuto.

    Sara Chiovitti, MATRICOLA 166418

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  57. Il docente che maggiormente mi ha colpito è stato sicuramente la professoressa di italiano delle scuole superiori.
    La mia insegnante di italiano è stata una tra le poche docenti che è riuscita a cogliere il mio modo di essere.
    Mi ha accompagnata per ben cinque anni ed io ho sempre avuto stima per il suo ruolo di insegnante e per la sua persona.
    Le sue lezioni erano appassionanti e piacevoli. Ricordo lezioni frontali ma anche che l’esperienza era considerata molto importante dalla mia insegnante, la quale non perdeva occasione per trasformare problemi “scolastici” in “reali”, al fine di farci comprendere l’applicazione, nella quotidianità, di quanto studiato tra i banchi di scuola.
    Spesso ci proponeva delle attività extrascolastiche davvero interessanti, tra cui molti progetti, ad esempio sulla legalità, grazie alla quale ho avuto la possibilità di andare a Palermo.
    Al termine di ogni interrogazione avevamo il compito di “autovalutarci”: la nostra insegnante, infatti, ci chiedeva quanto meritavamo.
    Personalmente posso soltanto dirle grazie perché è riuscita a farmi comprendere quanto sia fondamentale conoscere, ma ciò che ha fatto di lei la differenza è stata la passione che ha messo nel suo lavoro, la voglia di far crescere quei piccoli uomini e quelle piccole donne.

    Matricola 166681

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  58. Credo che insegnare sia bello tanto quanto difficile, ritengo inoltre che sia un compito importante, un’enorme responsabilità, in quanto l’insegnante lascia il segno nella mente e nel cuore di ogni alunno, anche se talvolta, purtroppo, in modo negativo.
    Ricordo con piacere una maestra della scuola primaria, svolgeva il suo lavoro con passione, gioia e allegria; sono questi in sostanza gli ingredienti per una ricetta perfetta, che conduce ad un ottimo insegnamento.
    Amava la conoscenza e riusciva a trasmettere ai propri allievi questo interesse oltre a quello per la lettura. Aveva una moltitudine di idee e l’entusiasmo di formarsi continuamente non le mancava affatto. Alimentava la voglia di apprendere, suscitando entusiasmo e curiosità nei bambini, in più comunicava amore per la creatività e riusciva a catturare l’attenzione persino dei più svogliati.
    La mia maestra amava stare in nostra compagnia, del resto stare con bambini e ragazzi è un privilegio, guardando il mondo con i loro occhi si imparano nuove cose.
    In caso di difficoltà dovute a famiglie troppo disinteressate a seguire i bambini nel loro percorso scolastico, a differenza di altri docenti, lei non mostrava indifferenza; cercava in ogni modo di donare la speranza anche lì dove sembrava impossibile, perché bisogna andare sempre oltre l’apparenza. Ci insegnò oltretutto ad aiutare sempre il compagno in difficoltà e ad essere quindi dalla parte degli ultimi.
    Ci sono purtroppo persone che scelgono questa professione per motivi futili, ma a mio avviso si diventa insegnanti per vocazione e l’insegnamento è una missione che richiede sacrifici e pazienza, pertanto è necessario essere motivati per svolgere questo mestiere in modo efficace. Non bisogna mai perdere la bussola e tenere sempre a mente che l’obbiettivo della scuola è sostenere l’alunno e il suo successo formativo. In questo modo ogni INSEGNANTE darebbe il proprio contributo a rendere il mondo un posto migliore, soprattutto lavorando con i più piccoli, i quali saranno il futuro.
    Francesca D’Antono

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  59. Quando il nostro professore di Didattica Generale ci propose di parlare dell’insegnante che ci ha colpito maggiormente durante tutto il nostro percorso formativo, fui molto entusiasta all’idea di poter parlare di colui o colei che ha suscitato in me la passione e l’ interesse per il mondo dell’insegnamento e mi ha trasmesso tanti valori utili per il futuro. Perché per insegnare si deve mettere passione e tanto amore come quella che mi è stata trasmessa a me. Il mio obbiettivo principale è proprio quello di metterci tutto il mio impegno, la mia passione e tutto il mio amore verso questa arte meravigliosa.
    “Sono portato a credere che un grande insegnante sia un grande artista e che ce ne siano pochi, proprio come pochi sono i grandi artisti.
    Difatti, insegnare è – senza forse – è la più grande delle arti perché i mediatori sono la mente e lo spirito umani.”(John Steinbeck)
    Durante il mio percorso scolastico ho avuto la possibilità di incontrare vari tipi di insegnanti simpatici o meno, con metodi d’insegnamento, alcuni che hanno suscitato il mio interesse e alcuni meno. Ma la maestra che mi è rimasta più nel cuore è stata la mia maestra delle elementari la maestra L. che mi ha accompagnato per cinque lunghi anni nel mio percorso formativo. Era una maestra molto graziosa di piccola statura ma con un grande cuore, sempre con il sorriso sulle labbra e sempre disponibile a darmi una mano. Il suo metodo di insegnamento era molto carino che suscitava l’interesse di tutti i bambini anche i più svogliati. Organizzava laboratori e recite dove erano coinvolti tutti, come per esempio: il laboratorio della Frutta dove abbiamo potuto imparare i vari tipi di frutta, i vari colori e i loro sapori, ciò ci permise di lavorare in gruppo, di interagire tra di noi e conoscerci meglio. Oppure ricordo con gioia la nostra prima recita in inglese “The three little piglets” dove abbiamo realizzato con il suo preziosissimo aiuto i costumi di scena, dalle tre casette dei tre porcellini ( di paglia, legno e mattoni) realizzate con scatole e cartoncini colorati, alle loro maschere. Ci fece partecipare anche a concorsi di poesia e a laboratori di scrittura creativa che ci permisero di esprimere le nostre idee e la nostra creatività al massimo. Abbiamo fatto anche attività di giornalismo scrivendo un giornalino in onore dell’Unità d’Italia. Le sue lezioni non erano mai noiose dato che alle lezioni frontali erano affiancati momenti di gioco e di divertimento. Mi è rimasto nel cuore un momento indimenticabile: essendo una bambina straniera, non conoscevo ancora bene la lingua italiana e non sapevo pronunciare il nome dei miei compagni; la maestra ha escogitato metodi divertenti e simpatici per farmeli memorizzare utilizzando colori e oggetti da associare ad ognuno di loro e ha escogitato metodi divertenti per insegnarmi e per suscitare il mio interesse per questa lingua complessa e meravigliosa. Era sempre pronta ad aiutaci, a sostenerci e a darci consigli per il nostro futuro. Metteva passione in tutto ciò che faceva e la trasmetteva anche a noi. Io la ringrazio vivamente di aver fatto parte del mio percorso di studi, di esserci stata quando ne avevo bisogno, ad avermi aiutato a rialzarmi quando cadevo e ad avermi spronato a realizzare i miei sogni a non arrendermi mai anche se la vita mi proporrà situazioni difficili da affrontare. Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore perché grazie a lei è nata la mia passione per l’insegnamento e per i bambini.
    Battezzato Olesia Matricola 166464

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  60. MATRICOLA 166742
    Nel corso del mio percorso scolastico ho avuto la possibilità e la fortuna di conoscere molta gente, tra compagni e insegnanti. Ciò mi ha permesso di misurarmi con gli altri, di prendere esempio, di costruirmi degli stereotipi, di creare dei punti di riferimento e delle figure di ispirazione per la mia vita e per portare avanti le mie aspirazioni. Al contempo ho capito bene anche cosa non avrei voluto assolutamente essere.
    Sin da piccolina avrei voluto fare la maestra, mi è sempre piaciuto stare a contatto con i bambini e, in particolare, ho sempre desiderato diventare come la mia maestra di matematica delle elementari, che, con il maestro di italiano, costituiva il combo perfetto. Due insegnanti che, insieme, erano spaziali, quegli insegnanti che tutti avrebbero voluto avere.
    Oltre ad essere professionalmente molto preparati, erano dotati anche di profonda umanità e di incomparabile passione.
    Ricordo perfettamente che in classe tutti aspettavamo l'arrivo dei nostri maestri preferiti. Una volta entrati in classe, prima di iniziare la lezione, si facevano dieci minuti di comunella, in questo modo potevamo distrarci un po' e subito dopo la nostra concentrazione sarebbe stata sicuramente alta.
    Con il loro metodo, il loro fare apparentemente severo, che in realtà lasciava trasparire tanta dolcezza, i due maestri erano capaci di attirare la nostra attenzione, destavano in noi curiosità ed interesse e ci coinvolgevano continuamente, cercando di chiarire i nostri dubbi e aprendo dibattiti molto interessanti, ai quali tutti partecipavamo.
    Non si affrontavano solo argomenti scolastici, ma si parlava anche di temi riguardanti la vita quotidiana, di ciò che ognuno di noi faceva dopo la scuola, dei gruppi che si erano creati in classe e che, il più delle volte, persistevano anche al di fuori. Con il loro modo di fare, sagace e generoso, cercavano anche di demolire i pregiudizi più pesanti che gli studenti costruiscono su se stessi.
    Due bravi insegnanti, due maestri di vita, il cui ricordo resta scolpito nella mente e nei cuori di tutti noi alunni; due straordinari maestri, ai quali sono certamente riferibili le parole che un raffinato pedagogista (G. Steiner, La lezione dei maestri) ha dedicato al ruolo del maestro: "Insegnare è toccare ciò che vi è di più vitale in un essere umano. E' cercare un accesso all'integrità più viva e intima. Un maestro invade, dischiude, può anche distruggere, per purificare e ricostruire". Per contro, aggiunge Steiner: "Un insegnamento scadente, di routine, distrugge la speranza alle radici. Un insegnamento di scarsa qualità è, quasi letteralmente, un assassinio e, metaforicamente, un peccato".
    Sono certa che questo monito di Steiner sia stato la stella polare dei miei due maestri, il loro paradigma umano e pedagogico, e spero che un domani possa avere, loro, come alto riferimento e l'insegnamento di Steiner come viatico e bussola.

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  61. Nel corso della mia esperienza scolastica ho avuto modo di incontrare molti insegnanti, ognuno con un carattere diverso, un metodo d'insegnamento diverso, e da ognuno di loro ho imparato qualcosa.
    Nonostante abbia dei bellissimi ricordi delle mie maestre della scuola elementare, dei laboratori e delle recite che abbiamo fatto nel corso dei cinque anni alla domanda ''Quale insegnante vi ha colpito maggiormente?'' ho deciso di parlare della mia insegnante di arte della scuola media. Nel corso dei tre anni abbiamo cambiato diversi professori e quando al terzo anno è arrivata la professoressa T. per tutti noi è stata una boccata d'aria fresca. La prima cosa che faceva quando arrivava in classe era chiederci ''Come state?'' e non per semplice gentilezza, se capiva che c'era qualcosa che non andava era disposta anche a ''perdere'' un'ora di lezione per discuterne. Grazie al suo metodo d'insegnamento ricordo ancora tutti gli artisti che abbiamo affrontato nel corso dell'anno, perché lei non spiegava un artista o un movimento attenendosi banalmente al testo, ci faceva toccare con mano le varie tecniche, letteralmente. Ad esempio ricordo che un giorno entrò in classe con buste piene di cartelloni e tempere, li distribuì e ci portò nel cortile della scuola. Qui dipingemmo utilizzando la tecnica di Pollock, all'inizio con calma, per evitare di sporcarci, poi lei ci fermò e ci disse: ''Ragazzi, Pollock è il maggior rappresentante dell'action painting, nel dipingere questi quadri mettete un po' di action, non abbiate paura di rovinarli, perchè non potete.'' tornammo a casa sporchi di pittura ma felicissimi di aver creato un quadro che ci rappresentasse a pieno. Abbiamo utilizzato la stessa modalità per ogni corrente (puntinismo, cubismo, futurismo...) creando la nostra personale collezione, in modo che quando andavamo a studiare un determinato argomento l'apprendimento era significativo, duraturo, perchè la professoressa era stata in grado di collegare pratica e teoria.
    Personalmente credo che il motivo per cui questa professoressa mi abbia colpito particolarmente sia legato al fatto che si vedeva chiaramente l'amore che aveva per la sua materia e la passione con cui la spiegava per cercare di far appassionare tutti i suoi alunni. Per questo un giorno mi piacerebbe diventare un'insegnante che,facendo il suo lavoro con passione, riesce a far innamorare i suoi alunni di ciò che insegna.
    Sablone Donatella Matricola 166437

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  62. Uno degli elementi fondamentali del processo di insegnamento e apprendimento è il clima che si instaura in classe tra docenti e allievi. Se vi è un clima favorevole si lavora e si apprende meglio.
    Se oggi ho scelto di frequentare il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria, credo di doverlo all’esperienza avuta all’elementari, in particolar modo con la mia maestra di matematica. Ad avermi colpito di lei, c’è sicuramente la professionalità e la preparazione nella sua materia, ma anche il suo modo di approcciarsi con i bambini, un modo sempre gentile, mai autoritario, ma autorevole.
    Il suo metodo d’insegnamento era la lezione frontale ma, viste le materie da lei insegnate, pretendeva dai suoi alunni interesse e quest’ultimo veniva stimolato con le diverse attività didattiche che lei proponeva. Per la mia maestra l’esperienza era fondamentale per comprendere al meglio la teoria. Per esempio, per spiegarci che il colore nero attira i raggi del sole più del colore bianco, ha coperto due bicchieri contenti del ghiaccio con due cartoncini di colore diverso. Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi che il ghiaccio coperto con il cartoncino nero si è sciolto molto più velocemente dell’altro.
    Dai suoi alunni pretendeva tanto soprattutto quando si trattava di fare verifiche scritte o orali. Era molto obbiettiva con i voti, non si faceva problemi nel mettere un voto negativo. Però non lo faceva percepire come una sconfitta, anzi andava a confortare l’alunno e a chiedere cosa non fosse stato compreso di un determinato argomento, lo aiutava anche con lavori di gruppo dove magari l’alunno che doveva “recuperare” era al centro dell’attenzione.
    La caratteristica che preferivo di lei è che oltre ad essere una brava insegnante era un’ottima persona, disponibile per ogni cosa, molto attenta e soprattutto sempre presente in tutto quello che era il percorso dello studente.
    L'insegnante che vorrei diventare un domani è quella che non si limita a trasmettere delle semplici nozioni, ma porta i suoi alunni ad interessarsi a quello che fanno e vorrei trasmettere soprattutto dei valori, perché prima di essere alunni sono bambini e di conseguenza gli uomini del futuro.

    Matricola 165810

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  63. L'insegnante che ricordo con più affetto è la mia professoressa di inglese del liceo. Persona molto severa ed esigente ma allo stesso tempo trasmetteva i contenuti della disciplina in modo tale da far appassionare anche chi, come me, non era un'amante della lingua. Non avendo avuto buone basi di inglese alle scuole medie, mi sono ritrovata al primo liceo con molte difficoltà, lei "mi ha presa per mano" e mi ha fatto crescere. La professoressa espose subito i criteri per realizzare un percorso formativo volto al successo, distinguendo i momenti in cui ci si poteva concedere una battuta ,magari per allentare la concentrazione e momenti in cui, invece, lei chiedeva la massima attenzione. Il suo metodo di insegnamento si basava sulla semplice e classica lezione frontale, ma amava farci ascoltare canzoni in lingua o farci vedere video per stimolare la nostra attenzione, ci faceva lavorare in gruppo e più bravi aiutavano i meno bravi. Ho iniziato a vedere qualche film sottotitolato, come da lei suggerito e pian piano iniziato ad approcciarmi alla lingua molto più tranquillamente e senza agitazione. Era l'unica professoressa che sentivo più vicina, non ci guardava solo dal punto di vista scolastico e didattico, ma anche secondo una prospettiva più "umana" riuscendo ad avere un legame empatico più intenso. Era molto attenta nelle valutazioni e ci spronava a dare sempre del nostro meglio sapendo fino a dove ognuno di noi potesse arrivare con le proprie capacità. È anche grazie a lei che ho deciso di intraprendere questo percorso riuscendo a trasmettermi l'amore per il proprio lavoro, per quello che faceva e per ciò in cui credeva... E spero, un giorno, di essere in grado di fare la stessa cosa con i miei alunni.
    MATRICOLA 166580

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  64. Poche sono le persone che porto nel cuore, e delle quali ho un ottimo ricordo, una di queste sicuramente la mia maestra delle scuole elementari. In realtà mi capita, da sempre, di pensare a lei ogni tanto durante le mie giornate. Ho avuto modo di incontrarla qualche anno fa e mi son trovata davanti una persona totalmente diversa da come la ricordavo e da come era in quell'unica foto che conservo ancora, con la mia classe di allora. Non ho mai pensato da bambina di voler fare l' insegnante. Tutt'altro. Da sempre mi hanno affascinato le cose “non visibili agli occhi”, quello che ognuno di noi non mostra, e non vede chi, invece, guarda senza osservare. Volevo fare il medico da bambina, e da qui i miei interventi di chirurgia cerebrale cui sottoponevo le bambole di mia sorella, con sua somma indignazione. Non l'ho pensato mai, neppure da adolescente, e quando ho avuto l' opportunità di scegliere se provare a prendere in considerazione questa idea, pensando al mio futuro, la mia risposta è stata sempre “ no, non voglio fare l'insegnate da grande”. Ognuno di noi però, e di questo ne son stata sempre convinta, ha un percorso da fare che è quello della sua crescita personale, che si raggiunge a tappe, una per volta e al momento giusto. Ognuno di noi deve scoprire chi realmente è, attraverso la strada della sua realizzazione personale che è fatta di scelte, spesso non fatte o lasciate temporaneamente da parte per ritrovarle poi, quando parte del nostro viaggio ci fa vedere e comprendere appieno la direzione definitiva da prendere. Ho un' immagine che mi torna, ogni volta e puntualmente, in mente, quando penso alla mia maestra delle elementari: noi, in riga, tutti di fronte ai cartelloni delle lettere dell' alfabeto che a turno leggiamo le lettere, prima in corsivo, poi in stampatello, per finire con la parola che rappresenta l' immagine al centro del cartellone. Quella che mi è rimasta in mente più di tutte ( e non saprei dirne razionalmente il motivo) è l' immagine del gheriglio. Mi affascinavano, allora, la forma, il colore e quella strana superficie che presentava. Io lì davanti a quei cartelloni aspettavo di poter leggere “ gheriglio”. Più avanti negli anni ho ritrovato quell'immagine mia mentale, di me davanti al cartellone, mentre studiavo anatomia del sistema cerebrale. Ma ancora non volevo essere un' insegnante. Oggi sono qui e mi trovo a scrivere della mia insegnante delle scuole elementari ed a riflettere sul percorso intrapreso e credo che davvero ognuno di noi deve realizzare un suo percorso personale nella vita, e nel mio lei, la mia maestra, è stata a sua insaputa artefice di una mia nuova avventura. Ma veniamo a lei. In verità lei non è stata l' unica insegnante che ha lasciato un segno nel mio percorso scolastico. Ne ho incontrato altri, alcuni mi hanno regalato insegnamenti positivi, altri mi han fatto comprendere, col senno di poi, come non sarei mai voluta diventare da adulta. La mia maestra delle elementari però, è stata, sicuramente quella che posso definire “l’adulto più significativo” della mia vita scolastica. Eravamo una classe piuttosto numerosa. In prima elementare 24 bambini indiavolati e lei all' epoca una maestra giovane. Non era proprio quella che tutti possiamo immaginare, la classica maestra “chioccia”. Nei suoi 150 cm, che all' epoca mi sembravano molti di più, erano presenti dolcezza e sensibilità, ma la sua personalità forte e decisa, quando la situazione lo richiedeva, la faceva apparire più come un generale da rispettare e temere. Ad oggi, posso con certezza affermare che lei ci ha regalato, allora, una grande lezione di vita, seminando in noi il seme della solidarietà umana, della comprensione, del rispetto tra pari, della collaborazione. Avevamo un amico che inizialmente lei aveva sistemato con un banco accanto alla cattedra. La classe era bella spaziosa e il resto di noi era sistemato a ferro di cavallo con un ulteriore fila di banchi davanti a lei.

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  65. In questo modo eravamo tutti facilmente controllati. Lui sedeva alla sua destra e lei gli dedicava più attenzioni, dopo aver spiegato la lezione a noi, o dopo averci dato le consegne del momento. Ci aveva da subito spiegato il motivo del suo comportamento, per cui a noi ragazzini quel comportamento appariva del tutto naturale. Ci aveva anche istruiti, più in là nel tempo, quando siam stati in grado di farlo, ad aiutare noi, a turno, questo nostro amico. Quindi una volta in grado di svolgere questo ruolo, il gruppetto che lei aveva individuato, a turno e quando ce n'era necessità, ci sedevamo al banco accanto a quello del nostro amico e lo guidavamo nel compito da svolgere o lo aiutavamo ad esercitarsi a leggere o a scrivere a seconda della disciplina che stavamo trattando a lezione. Mi ricordo che anche durante la pausa lei era molto attenta a come gestivamo i giochi di gruppo e se si accorgeva che qualcuno lo escludeva, perché lui non era bravo come gli altri nel gioco, o era più lento degli altri, lei interveniva. Non lo ha mai fatto rimproverandoci o imponendo a noi la sua decisione, ma faceva in modo che lui fosse incluso nel gioco. Più tardi negli anni ho compreso bene tutto quello che lei è riuscita a fare con noi e con il nostro amico. Allora per me era naturale aiutare un amico a raggiungere un traguardo se non riusciva da solo a stare a passo con la classe, tanto più che lei ci aveva mostrato come fare. Così come era naturale pensare che anche lui doveva poter fare gli stessi giochi che facevamo noi anche se impiegava più tempo rispetto a noi. Era naturale perché lei lo aveva reso possibile. Era stata talmente dedita al suo ruolo che la classe intera, seppur a volte tra un urlo e l' altro quando ci scatenavamo, e il nostro amico con noi, è riuscita ad andare avanti tutta insieme e senza che per lui dovesse essere chiamata un' altra insegnante. Siamo rimasti tutti insieme e più in là il nostro amico in terza/quarta elementare ha iniziato a fare da solo. Ognuno di noi e lei compresa, ovviamente, guardavamo da lontano, ma lui cominciò a far da solo, a camminare con noi sulle sue gambe. Più avanti negli anni ho compreso bene cosa fosse realmente accaduto all'epoca e cosa fu lei in grado di fare con noi e per lui. Oggi, ogni volta che sento parlare di inclusione a scuola mi viene in mente lei, quella piccola grande donna che è stata la mia maestra delle elementari, che seppure a modo suo e con molti meno strumenti, rispetto a quelli che oggi gli insegnati hanno a disposizione, ha saputo realizzare un' inclusione vera, reale, ed è stata in grado di far collaborare, in vista del raggiungimento di quell'obiettivo tutti noi insieme a lei. Questo quasi quarant'anni fa. Il nostro amico è rimasto sempre insieme a noi per tutta la scuola dell'obbligo. Poi alle superiori abbiamo continuato a vederci dopo la scuola, in paese. Abbiam scelto scuole differenti. Oggi vive la sua vita come ognuno di noi. La nostra maestra l' ultima volta che son passata a salutarla ha chiesto notizie di ognuno di noi. Ricorda ancora tutti i nostri nomi nonostante abbia avuto tantissime classi dopo la nostra. Amo il mio lavoro da sempre, non ho intenzione di smettere di farlo, ma negli ultimi tempi se lo svolgo coi bambini, mi capita di pensare che mi manca ancora qualcosa. Aiuto, riabilito ma non creo inclusione nel mio studio perché lavoriamo fuori dal contesto gruppo/classe e questo lo considero un grosso limite. Quest'estate ripensando a quest'esperienza vissuta ho deciso di fare il salto. E stasera ho raccontato a voi di quella piccola grande donna che è stata la mia insegnante delle scuole elementari.

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  66. Vorrei dedicare queste poche righe ad una persona molto speciale,ad una maestra tanto severa e autorevole quanto buona e altruista:la mia maestra di italiano delle elementari. Più che il suo metodo di insegnamento,ricordo il suo modo di fare:un modo che non stava,di certo,bene a tutti ma che a me piaceva da matti! Ricordo che urlava per ogni minima cosa,per ogni piccolo errore solo perché cercava la perfezione e perché voleva spronarci ogni giorno a fare di più. Amava alla follia la sua materia,partendo dalle singole lettere dell'alfabeto,con la sua ossessione di scriverle bene sia in corsivo che stampatello maiuscolo e minuscolo,per arrivare ai temi veri e propri,dove noi non dovevamo scrivere né troppo grande né troppo piccolo. Rammento i suoi "Eccellente","Bravissima","Brava" e "Discreto",ma anche i suoi"Insomma","Vieni la prossima volta"e"Andiamo male",tutto questo in compagnia di grosse grasse risate. Che dire,cinque anni indimenticabili che rimarranno impressi nel mio cuore per sempre tra momenti brutti e belli,tra litigate,tra incomprensioni,tra abbracci e carezze,con la sua inconfondibile voce e quell'arte di saper ascoltare le persone. Ecco cosa ricordo maggiormente di lei:il suo essere comprensiva,il suo trattare da secondi figli e,soprattutto,il suo sbagliare a pronunciare il mio nome (nonostante siano passati ben 14 anni dal nostro primo incontro).In conclusione,vorrei augurarmi di essere per i miei alunni quello che lei è stata per me:un punto di riferimento,una spalla su cui piangere,un faro che ti illumina nella notte;questo è solo un augurio, l'unica cosa certa è che,nel caso dovessi diventare insegnante,amerò alla follia i miei bambini perché,come diceva una donna di nome Maria Montessori,loro sono la parte migliore dell'umanità.
    Queste parole non sono scritte in un italiano aulico,ma dentro ognuna di esse c'è tanto amore e affetto.
    ALEXIA PACIFICO MATRICOLA 166700

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  68. Nel coso della nostra carriera scolastica abbiamo incontrato molti docenti, alcuni dei quali hanno suscitato in noi interessi, altri li abbiamo odiati, altri ancora ci sono stati indifferenti; per quanto riguarda il mio percorso, colei che ha “fatto breccia nel mio cuore” è stata una professoressa di storia e geografia alla scuola secondaria di primo grado. Era una supplente, che fortunatamente è stata con noi per tutto il corso dell’anno scolastico. Era bassina, con i capelli neri, sembrava una piccola streghetta, anche perchè tra l’altro era molto rigida ed autorevole, io l’ho sempre amata per il suo modo di porsi a noi e per il suo modo di fare.
    Ricordo bene che all’inizio avevo un po' di paura nel chiederle delle cose riguardo la lezione proprio per il suo modo di fare, poi però con il passare dei mesi, imparammo a conoscerla meglio e tutto prese una piega diversa. A me piaceva molto il suo modo di spiegare sia la storia che la geografia, quando spiegava la prima lo faceva tramite concetti, a lei non interessava che noi imparassimo la storia a memoria ma capissimo ciò che andavamo a leggere, la cosa bella è che lo spiegava in maniera tale che a casa dovevi solo fare una rilettura sul libro per approfondire qualche aspetto, inoltre a differenza degli altri docenti che ci facevano prima leggere e poi se ne spiegava il contenuto, lei lo spiegava direttamente, tal volta aggiungendo anche cose in più che non erano presenti sul testo e tutto ciò era per me fonte di interesse che mi portava ad analizzare e ad approfondire alcuni aspetti, tant’è vero che con questa docente ho cominciato ad appassionarmi alla storia. Per quanto riguarda la geografia, invece, lei che aveva viaggiato molto, aveva girato quasi mezzo mondo, all’epoca le mancavano solo gli stati asiatici e qualche stato americano, ci portava esempi delle sue esperienze ci raccontava com’erano le città, le sue impressioni, le sue emozioni, anche questo per noi alunni era una spinta verso la conoscenza di altri aspetti che nonostante fossero soggettivi, però allo stesso modo miravano a dar adito all’immaginazione al voler approfondire la conoscenza di determinati territori in qualche modo estranei a noi. Ricordo ad esempio quando ci parlò del continente africano e di quando lei stessa era stata nel deserto e di quanto potesse essere affascinante quella distesa di sabbia, ci raccontò della sua esperienza e di come si fosse divertita insieme al marito e alla guida, di quanta paura lei avesse nell’attraversare parte del Sahara e di come il marito la prendesse in giro, ho portato questo esempio perché all’epoca ascoltandolo ho cominciato a guardare il continente africano con occhi diversi, quindi a scovare zone che hanno una bellezza unica, come ad esempio la costa oceanica del Sud Africa, tanto che il mio sogno nel cassetto è proprio un viaggio in Sud Africa. La lezione era frontale, quindi molto tradizionale, non le piacevano i lavori di gruppi, ma nel caso qualcuno aveva bisogno di aiuto il ragazzo più bravo andava ad aiutarli. A me capitava spesso di dare una mano ed era anche divertente ma anche tosta in quanto trovavi situazioni tal volta tragiche perché non avendo aperto il libro i miei compagni di classe non sapevano di cosa si stava parlando. Ciò che favoriva l’impegno era il fatto che la prof mettesse un voto sia a chi aiutava ( da lei definito tutor) ma anche a chi veniva aiutato e questo era importante al fine valutativo quindi ci impegnavamo al massimo tutti.
    parte prima

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  69. . Punto fondamentale per la prof era la valutazione, a lei interessavano due cose: attenzione in classe, con interventi anche durante le interrogazioni altrui e padronanza della lingua con una conoscenza adeguata dell’argomento. Si andava alla cattedra, all’ in piedi, l’ansia ti percorreva tutto il corpo, brividi di freddo lungo la schiena e sudorazione eccessiva, il libro rigorosamente al banco, per geografia se ti andava bene guardavi la cartina altrimenti no, o studiavi o prendevi 2 con nota, queste le linee dettate dalla signorina Rottermaier, da noi definita così. Nonostante ciò è stato grazie a lei che ho imparato ad ottenere i veri risultati, con il sudore e la fatica, lei ci ha insegnato la competizione e la mia più grande soddisfazione alla fine dell’anno furono i quadri e quei voti scritti sulla pagella; avevo raggiunto i miei obiettivi e ricorderò per sempre le sue parole quando ci salutammo, dovevo far di me una persona in gamba che sapesse affrontare la vita a testa alta. Per me l’insegnate è questo. Ho sempre apprezzato quelli severi e mai quelli troppo buoni che alla fine ti lasciavano poco e niente, quelli come la mia prof ti danno la motivazione di andare avanti e crescere, ti lasciano sicurezze, cultura, e ciò che impari con loro difficilmente lo dimentichi. Matricola 166871
    parte seconda

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  70. “Ciò che un insegnante scrive sulla lavagna della vita non potrà mai essere cancellato.” (Anonimo)
    Con questa citazione vorrei aprire la mia riflessione e dare spazio ai ricordi per parlare della mia esperienza da studentessa. Credo, infatti, che ognuno di noi, nel bene o nel male, sia stato influenzato dai vari insegnanti che si sono succeduti nel corso della propria vita scolastica.
    Sicuramente, però, c’è stato uno che più degli altri ha segnato in maniera significativa la nostra esperienza educativa; perlomeno per me è stato così.
    Sto parlando della maestra S., che è stata la mia insegnante di italiano, storia e geografia dalla prima alla quinta della scuola primaria.
    Sin dall’infanzia sono sempre stata molto timida e lei, rendendosi conto della mia insicurezza, ha sempre cercato di favorire le mie relazioni con gli altri bambini della classe. La maestra, essendo molto empatica, è riuscita a trovare il modo di capirci e di comunicare con noi, fino a risolvere le piccole problematiche di ciascuno.
    Oltre alla competenza nelle sue discipline (grazie alla quale ho ereditato una certa passione per la letteratura), ricordo che adottava varie metodologie didattiche per rendere le sue lezioni sempre coinvolgenti ed appassionanti. Un esempio è quello che chiamavamo il “circle time”, momento in cui ci disponevamo in cerchio per discutere del tema del giorno (regole scolastiche, problemi di classe, argomenti diversi… ) e condividere le nostre idee e opinioni secondo dei tempi stabiliti.
    Prediligeva il lavoro di gruppo, piuttosto che quello individuale, per favorire le competenze sociali e relazionali di tutti noi. Ogni volta i componenti dei gruppi erano diversi e questo ci dava la possibilità di confrontarci con i compagni.
    Non mancavano le lezioni frontali con continue domande da parte sua ed i nostri interventi da posto. Quando facevamo degli errori, la maestra li correggeva con rispetto, cercando di farci migliorare; inoltre, ricordo che era sempre pronta a valorizzare le diversità e questo faceva aumentare la nostra autostima.
    Tutte le attività si svolgevano in un clima sereno, anche se spesso venivamo rimproverati con fare materno per la nostra eccessiva vivacità.
    Una volta al mese, la maestra S. ci accompagnava nella biblioteca della scuola per la scelta dei libri. Era uno dei momenti che preferivo e, terminata la lettura, ogni studente preparava la scheda riassuntiva da esporre al resto della classe.
    Mi ha sempre colpito la passione e l’enfasi che metteva nelle spiegazioni e la sua creatività nel rendere un argomento stimolante, anche se a noi sembrava noioso.
    Durante la mia carriera scolastica, ho sempre avuto degli ottimi docenti, competenti nella loro disciplina, ma spesso poco attenti ai rapporti interpersonali.
    Dalla mia esperienza ho compreso che per entrare nel cuore degli allievi, per favorire gli apprendimenti e creare un ambiente aperto al confronto, bisogna necessariamente mettere al primo posto ogni studente e coinvolgerlo nel percorso didattico, così come ha fatto la maestra S. con me.
    Arianna, matricola: 166760

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  71. “Ragazzi, sappiate che l’unica cosa che potrete fare nella vostra vita con la maturità classica è mettervi in Piazza Duomo e leggere in greco e latino l’Illiade, l’Odissea e l’Eneide” queste sono state le prime parole della professoressa A., grande pilastro del Liceo Classico della mia città, nel primo giorno di scuola del primo ginnasio.
    Col senno di oggi sento di dire che la prof. A. è colei che più stimo tra tutti i miei insegnanti perché è effettivamente colei che è riuscita ad ottenere dei veri risultati con chiunque io conosca ma soprattutto su di me, tuttavia col senno di allora confesso che molte volte avrei voluto che accidentalmente cadendo si fratturasse qualcosa.
    Con lei non c’erano verifiche a sorpresa o interrogazioni programmate, le sue lezioni si dividevano in una parte iniziale che comprendeva la spiegazione di una determinata parte del programma e successivamente vi erano le interrogazioni ‘ad personam’.
    Durante tutta la prima parte le sue lezioni erano quelle che passavano più in fretta, la prof. A. camminava su e giù per tutta l’aula con i suoi capelli perfettamente immobili parlando con noi, rendendoci parte attiva di ogni singolo e minimo concetto latino. Nello stesso momento però bisognava prendere appunti e segnare in maniera perfetta i suoi NB (Nota Bene).
    Durante la seconda parte avvenivano le interrogazioni. Ognuno era sorteggiato ed era assolutamente proibito non affrontare la propria sorte non alzandosi. Ogni interrogazione prevedeva una lista infinita di domande minuziose e successivamente una traduzione di una frase dall’italiano al latino.
    L’episodio che più mi è entrato nel cuore è stato proprio durante una mia interrogazione. In seguito all’ennesima risposta errata sui verbi deponenti si alzò, sbraitò qualcosa riguardo al fatto che fossimo degli incompetenti privi di quoziente intellettivo (lascio alla fantasia gli aforismi successivi) e se ne andò sbattendo la porta senza più tornare per tutto il resto della giornata. Questo episodio ebbe su di me un bel risvolto, ciò mi fece capire che per lei un nostro fallimento era anche il suo e il semplice fatto che lei dimostrasse di tenerci alla nostra riuscita così platealmente quando di fatto poteva non farlo come altri insegnanti mi fece capire che anche io dovevo fare la mia parte e realmente studiare non per conseguire dei semplici bei voti ma per la mia cultura ed il sapere.
    La prof. A. è colei che più mi ha stimolato ad accrescere il mio bagaglio culturale ed a pormi domande su qualsiasi cosa per non fermarmi alla nozione in se e all’apparenza, proprio come i verbi deponenti che per la maggior parte dei casi pur avendo una forma passiva presentano un significato attivo.
    Matricola: 166597

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  72. Il prof T.
    Egli senza alcun dubbio incarna quello che per me è Il Docente, ciò a cui aspiro. Lo capii subito, fin dalla sua presentazione, che avrebbe stravolto il mio modo di affrontare difficoltà scolastiche ed extrascolastiche.
    Non mi perderò in chiacchiere, non parlerò del suo aspetto fisico o di tutte quelle caratteristiche che reputo superflue al compito. È molto semplice definire “bravo” il professore che da buoni voti ai propri alunni specialmente se questi ultimi hanno già delle innate propensioni verso le medesime materie di studio; come è altrettanto facile distribuire voti eccelsi a tutti gli alunni anche se non rispecchiano le loro effettive conoscenze. Tutto questo è piuttosto una “costumersatisfaction” che investe ben altri livelli molto distanti da quello scolastico, educativo e formativo.
    Il mio prof, fortunatamente, era molto distante da questa visione errata e paradossalmente fin troppo presente nelle scuole odierne.
    In primo luogo “la chiave” o “il segreto” per essere un buon docente io ritengo che sia innata; quell’empatia, capacità discorsive o di gestione della classe possono essere insegnate, ma fino ad un certo punto, è nel campo che viene fuori la vera Competenza.
    Descriverei il mio prof con quattro aggettivi:
    Competente: nulla era lasciato al caso. Ogni lezione aveva un determinato obiettivo formativo e al di là della singola lezione era un modello positivo anche a livello etico e morale.

    Autorevole:creava un clima sereno e riusciva a far rispettare le regole evitando caos e confusione.
    Motivante (anche e soprattutto per gli alunni più distratti) aiutandoci a crescere, sviluppando le nostre qualità e i nostri talenti. Ciò era dovuto anche al fatto che fosse innovativo, cioè particolarmente al passo con i tempi.
    Giusto: il motto del mio prof era “non UGUAGLIANZA ma EQUITA’ ”, comprendeva benissimo di trovarsi all’interno di una classe formata da Persone diverse: ognuna con un vissuto diverso, conoscenze di base diverse, metodo di studio diverso; perciò a sua volte perché avrebbe dovuto trattarci da “uguali”? Forniva noi i mezzi personalizzati affinchè tutti potessimo raggiungere lo stesso obiettivo.

    Il mio Professore non è stato solo un docente, trovo limitato descriverlo cosi; egli è stato ed è tutt’ora un punto di riferimento.

    Matricola 166694

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  73. Prima parte
    Ogni ragazzo durante il proprio percorso di studente ha modo di incontrare tanti insegnanti caratterizzati da diverse metodologie didattiche. Quando si insegna ci si presenta con l’intera personalità, il modo di pensare e ragionare fa si’ che l’insegnante diventi un modello per chi apprende. Credo che l’aspetto più importante che lo caratterizza, prima ancora della sua preparazione in materia, sia la sua passione per l’insegnamento e il suo modo di approcciarsi ai ragazzi. A parer mio deve saper parlare col cuore e con il cervello ai propri allievi, interessarli alla propria materia, saper collegare la scuola alla vita. Ma soprattutto è colui che ti prende per mano, ti tocca la mente, ti apre il cuore. Risulta però difficile riportare nella realtà modelli ideali di insegnanti a causa della molteplicità di difficoltà di carattere burocratico e amministrativo. Tuttavia durante il mio ultimo percorso scolastico ho avuto la fortuna di avere una professoressa di matematica che ha rispecchiato il prototipo perfetto dell’insegnante ideale. Sono rimasta affascinata per la sua umanità e allo stesso tempo il suo modo di essere rigida e molto esigente, assumendo un atteggiamento autorevole, mai autoritario. Durante la sua lezione ogni ragazzo diventava un volto, ogni voto diventava un modo di giudicare se stessa, prima di giudicare gli alunni, assicurandosi che stesse svolgendo in maniera del tutto soddisfacente le lezioni. Aveva la capacità di intuire lo stato d’animo di ognuno di noi attraverso un semplice sguardo generale alla classe. Sapeva ascoltare e conoscere a fondo i propri ragazzi, cercando di assistere la classe nel caso in cui sorgevano problemi sia scolastici che extrascolastici. È stata in grado di farmi capire che la scuola e la vita non sono due realtà completamente separate. La scuola non deve essere un posto in cui si devono semplicemente superare esami, raggiungere il tanto desiderato pezzo di carta ed essere etichettati da numeri. Deve essere un percorso al termine del quale il ragazzo deve possedere fondamenti teorici e pratici che serviranno un domani quando dovrà entrare nel mondo del lavoro e non ci saranno più banchi da occupare. Ha avuto la capacità di evitare competizioni tra studenti e di aiutare ciascuno a sviluppare la propria personalità e perfezionare le proprie inclinazioni, portando tutti allo stesso livello. Il suo programma formativo prevedeva non solo lezioni frontali, caratterizzate da uno studio cieco di teoremi e regole, ma anche attività laboratoriali, che ci permettevano di mettere in pratica le conoscenze teoriche e dimostrando in tal modo che la matematica, come ogni altra materia, è parte integrante della nostra vita. Ci ha fatto comprendere che avere difficoltà in matematica non è una fatalità, ma basta un po’ di motivazione per riuscire a migliorare e tornare a credere in se stessi. Ripeteva quanto era necessario per essere certa che ogni studente avesse compreso e la sua quotidiana interazione con gli alunni le permetteva di rendersi conto dei loro progressi e delle loro carenze. Le sue lezioni erano da lei strutturate, prima del suo ingresso in aula. Gestiva il tempo e le lezioni in modo intelligente e accurato, questo le permetteva di non trovarsi sistematicamente in ritardo con il programma. Dava inizio alle lezioni con un riepilogo di ciò che era stato fatto precedentemente, presentando successivamente i nuovi contenuti che avremmo affrontato. Concludeva infine la lezione con una revisione di quanto era stato appreso, assicurandosi che fosse avvenuta l’effettiva acquisizione dei contenuti da parte degli alunni.
    Matricola: 166505

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  74. Seconda parte
    Quando si pensa al lavoro dell’insegnante, si pone l’attenzione sulla preparazione culturale e sulla competenza didattica, considerati i pilastri fondamentali su cui dovrebbe fondarsi tale mestiere. Spesso sfugge l’aspetto fondamentale e più nascosto che ogni insegnate dovrebbe avere, ossia la capacità di creare una relazione umana tra alunno e insegnante. Posso confermare che la professoressa di cui ho parlato finora rispecchia tutte queste caratteristiche ed è per questo che sarà sempre un punto di riferimento nel mio percorso lavorativo.
    Matricola: 166505

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  75. Di insegnanti, durante il percorso scolastico ed anche universitario, ne ho incontrati molti. Insegnanti con un’indole buona, insegnanti creativi, docenti con un carattere forte, professori, a volte, burberi. Tutti a loro modo, si sono fatti apprezzare o criticare. Avrò un ricordo, per sempre piacevole, di un’insegnante conosciuta durante il breve percorso della scuola dell’infanzia. Nonostante fossi una bambina, “piccina” per poter ricordare tutto con precisione, ho un ricordo di lei molto delicato. Eravamo bambini, pertanto ci piaceva giocare e fare “chiasso”, non seguire le regole, perché, si sa, per bimbi di 3 anni seguire le regole è una cosa del tutto nuova. Mi è rimasto impresso nella mente il suo modo gentile di porsi, anche nei confronti dei più “monelli”. Sapeva parlarci con parole semplici e a noi comprensibili e farci capire se stessimo “sbagliando” o ci stessimo “comportando male”. E’, anche se oggi non esercita più, un’insegnante dall’animo nobile. Altro ricordo piacevole e a tratti terrificante, è quello che ho con un professore della scuola secondaria di primo grado: il temutissimo prof. Di italiano. Uomo tutto di un pezzo, che non faceva sconti a nessuno. Persona culturalmente molto alta e conosciuto nel suo ambiente, ma allo stesso tempo con una tempra umile: un mix che per me racchiude l’ideale di insegnante. Le prime lezioni di italiano, per molti di noi, erano una noia mortale, ore che sembravano non finire mai, inutile girarci intorno: a quell’età si ha ben altro per la testa, e sentir parlare di Iliade ed Odissea, o di qual dir si voglia argomento, non è il massino! Come già anticipato, il prof. è una persona rigorosa, rigida, e di conseguenza pretendeva da noi la massima serietà e il massimo impegno nello studio. Quando arrivarono le prime interrogazioni eravamo tutti nervosissimi e agitatissimi. Una volta rotto il ghiaccio, era come se stessimo facendo una chiacchierata! Il prof. ci faceva sentire a nostro agio, con gesti e parole dal tono amichevole e gentile. Cercava di non metterci in difficoltà. In altre parole, evitava di fare quello che molti insegnanti fanno: “terrorismo psicologico”. Le prime lezioni furono tremende, ma poi con le prime interrogazioni iniziammo a capire chi avevamo di fronte, un insegnante si, a cui portare rispetto, ma anche un uomo con le nostre stesse emozioni, che era stato anche lui un alunno e conosceva perfettamente come ci si sentiva a stare seduti dietro un piccolo banco.
    Matricola 166633

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  76. Nella mia storia di studentessa ho incontrato molti insegnanti diversi tra loro. La maggior parte dei loro metodi d’insegnamento e tipologie di rapporti con noi studenti non li ho condivisi. Ricordo, però, una docente in particolare che, sfortunatamente, nel nostro percorso scolastico, ci ha accompagnato soltanto per poco.
    La professoressa P. ci ha insegnato Italiano durante gli ultimi due anni di liceo. La notizia che sarebbe diventata la nostra insegnante, “terrorizzò” me e i miei compagni di classe perché i suoi alunni ci riferirono quanto fosse severa. Inizialmente così fu. Il primo giorno ci vennero assegnate molte pagine da studiare per l’indomani. Per non parlare della prima interrogazione e il primo compito in classe: eravamo tutti preoccupati di non farcela.
    Il primo periodo lo definirei: “freddo” perché noi non conoscevamo lei e viceversa. In realtà questo è durato molto poco perché è riuscita a metterci subito a nostro agio. Era ed è ancor’oggi abbastanza esigente. Pretende rispetto e lo ricambia, senza farci sentire inferiori. Una professoressa giusta, obiettiva nelle valutazioni, sicura di sé, che io ho sempre stimato sia come persona che insegnante e dalla quale voglio prendere esempio. È sempre stata precisa durante le lezioni, si soffermava sui concetti più importanti facendoceli sottolineare sul libro e nel caso in cui non fossero presenti in questo, ci invitava a prendere appunti. Spiegava alternando diversi toni di voce per evitare che il nostro livello di attenzione si abbassasse. Ci “obbligava” a studiare tutti i giorni perché ogni volta che veniva in classe faceva domande sulla lezione del giorno. Questo era un grandissimo aiuto per le interrogazioni che, all'incirca, richiedevano lo studio di quattro/cinque autori.
    A fine anno ci preparava un test complessivo (valutato) su tutto il programma svolto per assicurarsi che tutti avessero compreso l’essenziale della materia da lei insegnata.
    Insomma, una professoressa apparentemente distaccata e rigida ma, in realtà, solare, competente, pronta a prendere iniziative positive (si offriva come tutor per farci partecipare a spettacoli e progetti offerti dalla scuola), sempre dalla parte dei suoi alunni, premurosa e aperta al dialogo riguardante qualsiasi argomento o problema.
    Matricola 166630

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  77. Nel mio percorso formativo ci sono pagine che torno spesso a sfogliare, forse nell'inconsapevole intento di sottrarle all'ineluttabile abbraccio dell'oblio.
    Da questo caleidoscopio di immagini, contornata da intense emozioni, emerge la figura di un mio caro insegnante: il maestro Antonio.
    Lo rivedo il maestro, con il suo inseparabile computer e la cassetta degli attrezzi da lavoro, giungere a scuola puntualissimo; in un'aura di eterna fanciullezza lo rivedo, all'angolo della strada, intento a foggiare presepi sotto gli sguardi estasiati dei monelli, ansiosi di carpire l'arcano di quell'arte minore.
    Empatia, accoglienza, cooperazione, comprensione: erano queste le chiavi di volta del suo successo, della sua didattica distesa e costruttiva in cui il sapere si coniugava armonicamente con il fare e la manipolazione, in un orizzonte di formazione integrale.
    Accanto all'ingresso, ci dava il benvenuto con qualche piacevole buffetto, con un sorriso sincero e accattivante, capace di stemperare le nostre ansie, creando un clima amichevole e collaborativo. Col suo instancabile girovagare tra i banchi, era sempre accanto a noi garantendo comprensione e disponibilità all'ascolto, ma anche rassicurazione e supporto nei casi di difficoltà. Nei momenti ricreativi, infine, faceva emergere il fanciullino assopito nel suo animo per diventare un leale compagno di giochi.
    Ho avuto modo di constatare, da vicino, con quale zelo lavorasse per l'inclusione degli alunni stranieri impegnandosi alacremente affinché tutti pervenissero al successo scolastico. Ero anch'io un bambino straniero, ma il maestro Antonio, mi vedeva come una risorsa ed un'opportunità di crescita per tutti. Infatti mi volle con lui, in seconda e in prima poichè il lavoro a classi aperte, specialmente nei primi tempi, era una piacevole consuetudine.
    Restano intense e indelebili le emozioni e le atmosfere del primo giorno di scuola: l'aula pavesata a festa, i monelli che, a gara, mi offrivano il posto accanto, i genitori trepidanti che mi attendevano. Furono i gesti, gli sguardi, il linguaggio del cuore a risolvere i problemi iniziali di comunicazione; il resto lo fecero le full-immersion pomeridiane con i compagni, l'intervento di un amico ucraino (in veste di facilitatore linguistico), le mille strategie messe in atto dal maestro.
    Ricordo i percorsi per l'apprendimento della letto-scrittura, basati sull’uso di un metodo analitico-sintetico e corredati da un corposo armamentario di materiali preparati dal docente stesso, le piacevoli attività di gruppo, il sodalizio con il mio compagno-tutor.
    Dopo pochi mesi, comunicavo in italiano, riuscivo a leggere e scrivere (non più in cirillico) e mi avviavo ad usare la nuova lingua come strumento di apprendimento.
    A chi mi chiedeva cosa volessi fare da grande, rispondevo prontamente, in modo lapidario: - Il maestro di scuola! Il regista di questo grande passaggio era lui, il mio caro insegnante.
    Nell'intento di ridurre il gap di competenze rispetto al gruppo-classe, non disdegnava il ricorso alla didattica breve, distillando i saperi disciplinari in compendi, mappe e glossari.
    I percorsi, ancorati all'esperienza diretta o mediata, miravano all'acquisizione di un sapere vivo e spendibile. Prevedevano
    -l'offerta di un modello 
    -l'imitazione
    -la ripetizione e l'esercizio
    -l'autonomia dell'allievo.
    L’errore veniva emendato attraverso l’autocorrezione.
    L'approccio eclettico consentiva di spaziare dalla tradizionale lezione dialogata alle metodologie laboratoriali dell'area artistico espressiva e teatrale, fino all’approccio euristico-sperimentale della ricerca scientifica e geografica.
    Era nella scrittura creativa, però, che il maestro Antonio, attraverso un approccio maieutico, dava il meglio di sè guidando gli allievi verso brillanti traguardi, in termini di risultati e di processi: le parole si tingevano di colore e di emozioni, diventavano vascelli per navigare sul grande mare della fantasia.
    LAROCCA MAXIM
    Matricola:166552

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  78. Nella vita ognuno di noi, in qualità di studente, ha avuto l’occasione di incontrare vari tipi di insegnanti, ognuno con delle caratteristiche differenti. Durante la mia carriera scolastica, ricordo con particolare ammirazione la professoressa d’inglese del quarto liceo. L’inglese oltre a non essere la mia passione non è nemmeno il mio forte, ma grazie alla tecnica e alla pazienza della docente, poco a poco ho cominciato a rivalutare la materia. Inizialmente non avevo avuto una buona impressione della professoressa, poiché sembrava avesse un modo di insegnare piuttosto autoritario e esigente, ma col tempo si è dimostrata più comprensiva e disponibile soprattutto verso chi era più lento nella comprensione. Svolgeva appieno la funzione di educatrice, poiché ogni qual volta qualcuno le chiedeva di ripetere lei non esitava a ripeterlo all’infinito e questo dimostrava la sua grande passione per l’insegnamento. Dai nostri sguardi capiva subito i nostri dubbi e le nostre difficoltà, così ci poneva una serie di domande per chiarire ciò che non era stato compreso. Ogni sua lezione era programmata nei minimi dettagli, ai classici strumenti di studio, quali i libri, alternava altri metodi di insegnamento come le slide stampate nelle quali veniva riassunto il concetto attraverso mappe concettuali, parole chiavi e linee temporali. Strumenti particolarmente utili per persone come me che avevano difficoltà nel capire il concetto. La professoressa ad ogni nuova lezione faceva un riepilogo degli argomenti precedenti. Tale riepilogo avveniva in modo attivo, attraverso domande e chi di noi rispondeva correttamente, assegnava un segno positivo che veniva addizionato alle prove successive, determinando il voto finale. Tale metodo permetteva ai più bravi di approfondire mediante ricerche per migliorare il loro voto, e rendeva più partecipi i meno bravi, incoraggiandoli ad impegnarsi per migliorare lo studio e renderlo più costante. Lo studio era incentrato non solo sull’acquisizione di nozioni ma anche sullo sviluppo del pensiero critico su attività di analisi di poesie, in modo da riuscir a dare una propria prima interpretazione dei titolo delle poesie. Fu proprio questa attività che fece in modo che mi approcciarsi alla materia in una forma diversa, ribaltando la considerazione che avevo di essa. Le ore di inglese, non risultavano poi così noiose, poiché la professoressa riusciva ad escogitare piccoli e efficienti stratagemmi per catturare non solo la nostra attenzione ma riusciva a mantenerla attiva durante tutta la lezione, riuscendo così a interiorizzare gran parte delle nozioni direttamente a scuola. In futuro vorrei essere capace di utilizzare il suo metodo di insegnamento proprio per infondere sicurezza e conoscenze coma ha fatto con me la professoressa.
    Matricola: 166551

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  79. Nel mio percorso di studi ho avuto modo di incontrare fortunatamente maestri/e, professori e professoresse che, ognuno, distintamente ha lasciato un segno profondo nella mia formazione ed educazione.
    Un ricordo maggiormente rilevante e caratterizzante lo riveste la mia professoressa di scienze umane delle superiori, la professoressa P., la quale dal primo giorno che visitai quella struttura scolastica, che mi ospitò per cinque lunghi e soddisfacenti anni, era lì, sull’uscio di una classe che al suonare della campanella del cambio ora faceva un gran casino, ricordo il modo in cui mi guardavo intorno, ammetto di aver avuto un po’ paura, era un altro ambiente, diverso dal mio abituale delle medie, per fortuna ero con mia madre che mi rassicurava dicendo che sarebbe stata una scuola adatta a me, al mio modo di fare ed essere, una scuola costituita da più o meno tutte ragazze, una scuola che poteva confermare ciò che da tempo desideravo diventare, un’insegnante.
    Ecco che si avvicinò a me e mia madre, era proprio lei, la professoressa P. che sin dal primo momento mi ha accolto in quella scuola con un forte spirito materno, prima di tutto presentandosi lei e presentando la scuola, senza troppe distanze fra me e lei, anzi umanamente disposta a chiarirmi subito le idee; cosa si studiava in quel liceo, quali sarebbero state le attività da svolgere, mi ha chiarito tutti quei minimi dubbi che avevo, siamo entrate subito in sintonia.
    Come potrei dimenticarla? È stata la mia unica ed indimenticabile professoressa che mi ha seguita per tutti i cinque anni di liceo.
    Il mio primo giorno di scuola entrai in classe e le prime due ore le passai con lei e i miei nuovi compagni di classe. Ero curiosa di sentire una sua spiegazione, e questo arrivò subito dopo averlo pensato, iniziò ad illustrare la sua materia e a suddividerla in tante affascinanti branche, parliamo quindi di psicologia, pedagogia, antropologia e sociologia ero entusiasta e certa di aver fatto una scelta saggia.
    A.A MATRICOLA 166654

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    1. In queste due ore passate insieme dopo aver presentato la sua materia si presenta ancora una volta lei, il suo modo di fare ed essere con i suoi alunni, ci ha subito tranquillizzati, dicendo che lei era pronta ad aiutarci in ogni situazione, ha creduto da subito in noi e nelle nostre abilità.
      Dopo essersi presentata ha ritenuto necessario che ci conoscessimo meglio tutta la classe, per questo ha organizzato un “circle time”, dove ognuno di noi si presentava a lei e ai nuovi compagni di classe.
      Dopo questo momento ci ha dato un foglio e ci ha detto di scrivere chi eravamo in quel momento, il nostro carattere, cosa volevamo diventare e cosa ci aspettavamo di diventare, promettendoci che ce lo avrebbe riconsegnato nella sua ultima lezione al quinto anno di liceo per vedere se nel corso degli anni c’erano stati cambiamenti, quando me lo ha riconsegnato dopo cinque anni non tante cose erano cambiate in me, ma soprattutto le mie aspirazioni future erano rimaste sempre le stesse, anzi con una voglia maggiore di diventare subito maestra. Grazie alla professoressa P., attenta sempre a noi studenti, molto comprensiva, se eravamo un po’ giù di morale lei lo avvertiva subito, bastava un suo sguardo per capire che qualche pensiero ci ostacolava la mente, questo era bellissimo, sapere che qualcuno avverte il tuo umore ed era pronto ad aiutarti, se poteva. Sapeva che davanti a lei non aveva numeri, ma dei volti, volti che nascondevano storie. Con lei abbiamo svolto molte attività scolastiche ed extra-scolastiche, visite a centri di riabilitazione e salute mentale, corsi di formazione; la mia professoressa era molto legata al metodo del: prima la spiegazione e lo studio e subito dopo la messa in pratica di quanto appreso, questo aiutava noi studenti a far rimanere ben impresse le cose studiate ed era un gran successo per chi insegna e chi apprende.
      Concludo citando una frase molto riflessiva del poeta Kahlil Gibran: “Se l’insegnante è saggio veramente, non vi offrirà di entrare nella casa della propria sapienza; vi condurrà fino alla soglia della vostra mente”.
      A.A MATRICOLA 166654 (parte 2)

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  80. L’inizio delle elementari è quasi sempre difficile da affrontare per un bambino, in quanto non è più in contatto con quelle maestre e quegli amici con cui aveva creato un legame. È compito dell’insegnante rendere più semplice questo cambiamento, ma questo non sempre avviene. In prima elementare infatti, la maestra di italiano con cui passavamo la maggior parte delle ore, non si mostrava disponibile nei nostri confronti anzi, chi aveva difficoltà veniva lasciato indietro e considerato “stupido”. In seconda elementare la situazione non cambiò ma sembrava essere peggiorata, in quanto l’opinione dell’insegnante aveva condizionato anche gli alunni più bravi che formavano gruppi in cui gli “stupidi” venivano esclusi. La terza elementare fu un anno di svolta con l’arrivo della maestra Lucia, maestra per eccellenza. Appena arrivata in classe si rese subito conto della situazione ed iniziò ad apportare dei cambiamenti. I posti di banco vennero cambiati estraendoli a sorte, con l’aiuto di bigliettini con su scritti i nostri nomi, sciogliendo così i gruppi che si erano creati; fece fare un piccolo test anonimo per vedere il livello della classe, che risultò non essere positivo. Per questo ci fece scrivere ,sempre rispettando l’anonimato, i nostri dubbi e gli argomenti che non avevamo compreso su dei post-it ,togliendone uno ogni giorno dopo aver ripreso l’argomento. Il sabato ,secondo l’orario, ci spettavano cinque ore consecutive con la maestra Lucia e proprio per questo facemmo un patto: se TUTTI noi bambini ci fossimo comportati in maniera positiva ed educata, le ultime due ore scolastiche del sabato, le avremmo trascorse nella villa comunale che si trovava di fronte la scuola. Sottolineo la parola “tutti”, perché la maestra voleva insegnarci un senso di responsabilità e di rispetto reciproco tra noi alunni. Queste uscite all’aperto ci aiutarono anche a legare con Claudia, la ragazza che aveva il sostegno, facendola sentire partecipe dei nostri giochi il più possibile. Grazie ai nuovi metodi di insegnamento , all’interno della nostra classe nessuno veniva più considerato “stupido” e piano piano si creò una situazione di equilibrio in cui chi più e chi meno, riuscivamo ad ottenere tutti ottimi dei risultati. Per la prima volta mi sono sentita parte di qualcosa di grande e di importante e tutto questo grazie all’aiuto della maestra Lucia che amava e ama davvero il suo lavoro e che è e sarà per sempre un punto di riferimento nella mia vita.
    Matricola:166550

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  81. L’insegnante che non ho dimenticato e di cui conservo ancora oggi un ricordo positivo è una delle mie maestre della scuola primaria. Ha saputo trasmettere a noi bambini l’amore per il sapere e la gioia della creatività. Un’insegnate guida, che senza far sentire troppo la sua presenza, era sempre pronta a fornirci l’aiuto desiderato. Il clima scolastico era sereno e i ruoli erano ben definiti e chiari. Alla lezione tradizionale, di tipo frontale, affiancava spesso metodologie diverse volte alla socializzazione, alla partecipazione attiva, allo sviluppo di nuove idee. Frequenti erano le uscite sul territorio che permettevano l’osservazione dell’ambiente circostante (identificazione di componenti e di caratteristiche) e le attività laboratoriali in aula. Le esperienze si sono rivelate facilitatori dell’apprendimento promuovendolo attraverso l’autocostruzione e l’interiorizzazione delle conoscenze. Erano motivanti e costituivano occasione per interrogarsi, chiarirsi, cercare soluzioni, riflettere, sperimentare, confrontarsi, costruire e cambiare idea. L’insegnante così metteva noi bambini in condizione di autovalutarci e di acquisire consapevolezza anche dei nostri limiti. I suoi metodi li ritengo ancora validi e attuali perché miravano a farci adottare strategie diverse in base alle varie situazioni per renderci capaci di affrontare gli imprevisti e le sfide mutevoli della vita. Pertanto il pensiero nei suoi riguardi è positivo e indelebile tanto da desiderare di poter diventare, in futuro, una brava ed efficace insegnante come lei.
    Rachele Rossi

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  82. La prima persona che mi viene in mente se penso al mio percorso scolastico è il professore di scienze e matematica della scuola secondaria di primo grado. Nonostante ci insegnasse anche matematica, la scienza era il suo forte. Per quasi la totalità delle volte, andavamo sempre in laboratorio o nell’aula multimediale. Infatti quelle rare volte che facevamo lezione frontale era un incubo sia per noi ragazzi (come si può facilmente immaginare) sia per lui. Nonostante queste materie siano un problema per la stragrande maggioranza degli studenti, egli cercava in tutti i modi di appassionare i ragazzi con le metodologie più innovative. Per insegnarci la geometria ad esempio, ci portava sempre nell’aula di informatica e utilizzava numerosi programmi e applicazioni. Rendeva tutto interattivo in modo tale da farci apprendere in maniera impeccabile. Anche quando facevamo scienze ci portava sempre in laboratorio per verificare tutto ciò che stavamo studiando e ogni volta che finivamo un capitolo, vedevamo un documentario per fissare i concetti e per prepararci perfettamente alla tanto attesa verifica scritta. Inoltre egli era un appassionato di astronomia e ogni qualvolta che il tempo permetteva, portava tutta la classe nel cortile della scuola per farci vedere il sole con un telescopio specifico. A volte organizzava anche degli incontri serali per farci vedere le stelle, i pianeti e la luna. Durante le sue lezioni eravamo tutti attenti ed estasiati. Molto spesso chiedeva di fare ricerche per agevolare il lavoro di gruppo e cercava sempre di unire i ragazzi più bravi con quelli che peccavano un po’ ,in modo tale da sviluppare il coperative learning. Alla fine di queste attività, ci faceva presentare il lavoro davanti alla classe e nel caso in cui il compito dato era abbastanza elaborato e complesso, ce lo faceva esporre davanti a tutto l’istituto. Grazie a lui siamo riusciti a partecipare a diversi progetti a volte portando a casa anche molte vittorie. Nonostante sia passato un po’ di tempo da quando ho frequentato le scuole medie, tutto le tematiche affrontate con lui sono ancora impresse nella mia mente e ogni volta che ripenso a come erano belle quelle lezioni spero vivamente di riuscirle a fare anche io in futuro.
    Matricola 166456

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  83. La prima persona che mi viene in mente se penso al mio percorso scolastico è il professore di scienze e matematica della scuola secondaria di primo grado. Nonostante ci insegnasse anche matematica, la scienza era il suo forte. Per quasi la totalità delle volte, andavamo sempre in laboratorio o nell’aula multimediale. Infatti quelle rare volte che facevamo lezione frontale era un incubo sia per noi ragazzi (come si può facilmente immaginare) sia per lui. Nonostante queste materie siano un problema per la stragrande maggioranza degli studenti, egli cercava in tutti i modi di appassionare i ragazzi con le metodologie più innovative. Per insegnarci la geometria ad esempio, ci portava sempre nell’aula di informatica e utilizzava numerosi programmi e applicazioni. Rendeva tutto interattivo in modo tale da farci apprendere in maniera impeccabile. Anche quando facevamo scienze ci portava sempre in laboratorio per verificare tutto ciò che stavamo studiando e ogni volta che finivamo un capitolo, vedevamo un documentario per fissare i concetti e per prepararci perfettamente alla tanto attesa verifica scritta. Inoltre egli era un appassionato di astronomia e ogni qualvolta che il tempo permetteva, portava tutta la classe nel cortile della scuola per farci vedere il sole con un telescopio specifico. A volte organizzava anche degli incontri serali per farci vedere le stelle, i pianeti e la luna. Durante le sue lezioni eravamo tutti attenti ed estasiati. Molto spesso chiedeva di fare ricerche per agevolare il lavoro di gruppo e cercava sempre di unire i ragazzi più bravi con quelli che peccavano un po’ ,in modo tale da sviluppare il coperative learning. Alla fine di queste attività, ci faceva presentare il lavoro davanti alla classe e nel caso in cui il compito dato era abbastanza elaborato e complesso, ce lo faceva esporre davanti a tutto l’istituto. Grazie a lui siamo riusciti a partecipare a diversi progetti a volte portando a casa anche molte vittorie. Nonostante sia passato un po’ di tempo da quando ho frequentato le scuole medie, tutto le tematiche affrontate con lui sono ancora impresse nella mia mente e ogni volta che ripenso a come erano belle quelle lezioni spero vivamente di riuscirle a fare anche io in futuro.
    Matricola 166456

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  84. MATRICOLA 166479

    Beh... descrivere in poche righe la figura di un insegnante che ci ha segnato durante il percorso formativo, è un'opera ardua, ma non impossibile.
    Gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nella crescita e nell'educazione dei bambini, non solo nel campo dell'istruzione, ma anche come maestri di vita, gli insegnanti in parte si trovano a svolgere il ruolo dei genitori, in quanto i bambini trascorrono gran parte del loro tempo in famiglia e a scuola.
    Durante il mio percorso ho avuto modo di incontrare molti insegnanti, che per un motivo o per un altro, c'è chi ha lasciato un ricordo positivo e chi un ricordo negativo.
    L'insegnante che mi ha lasciato un ricordo positivo è stata la mia maestra delle scuole elementari, lei è stata con me per tutti e 5 gli anni, è una maestra solare, dolce, bella e sempre sorridente, è lei che ha suscitato in me il desiderio di diventare maestra.
    E' stata la mia insegnante di italiano, storia, geografia e scienze, durante le sue lezioni non ci annoiavamo mai, perché sapeva come rendere ogni lezione interessante, anche facendoci fare attività, giochi sempre inerenti a ciò che lei spiegava. Ad esempio, quando ci insegnò come leggere l'orario sull'orologio, per noi inizialmente era difficile, per renderlo più semplice, ci fece costruire un orologio di cartone con due lancette, lei chiamava due persone alla cattedra e ci diceva un'orario da indicare sull'orologio o viceversa, chi prima finiva e rispondeva correttamente, vinceva. O ad esempio quando ci spiegò la nascita delle piante, ci fece portare a scuola dei contenitori con un pò di terra e delle lenticchie, che utilizzavamo come semi, ogni giorno ognuno di noi innaffiava la propria piantina e la vedevamo crescere.
    Oltre ad essere stata una semplice insegnante, è stata una maestra di vita, ci ha insegnato i valori e le cose importanti della vita. Vorrei tanto, un giorno, diventare un'insegnante come lei, lasciare un ricordo positivo ai miei futuri alunni, come quello che lei mi ha lasciato.

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  85. Nella mia esperienza di studio ho avuto modo di incontrare molti insegnanti, quella che ricordo molto bene è l’insegnante della scuola primaria. Il mio ciclo di studi è passato dall’insegnante “prevalente” a più insegnanti per le varie discipline. Ricordo con piacere quell’epoca lontana ma non troppo. L’insegnante che avevo all’inizio, era un insegnante della vecchia scuola, quella che se ti doveva fare una tirata di orecchie, non ci pensava due volte. E se per caso a qualcuno veniva in mente di raccontarlo a casa erano guai, le prendeva due volte. Nel mio percorso di studi era ancora normale “l’autorità” degli insegnanti e nessun genitore si permetteva di contraddirla. Ovviamente anche se era autorevole le volevamo bene. Ricordo ancora oggi, con piacere, che la scuola non ci pesava. Eravamo sempre coinvolti in cose nuove, il ferro di cavallo era d’obbligo, l’insegnante doveva guardare in faccia tutti i suoi alunni e noi alunni non dovevamo avere difficoltà a guardare lei. Come dicevo , la maestra ci proponeva ogni giorno un’attività coinvolgente, utilizzava tutto quello che aveva a disposizione, a scuola e a casa, perfino il mangiadischi. Lavorare con lei era sempre bello. Una cosa che all’epoca ci rendeva felici, era la ricreazione. Cosa normale direte, non proprio, ricordo benissimo che durante la ricreazione, l’insegnante tirava fuori i giochi di società, ci permetteva di giocare con la dama, la battaglia navale, il gioco dell’oca, gli shanghai…insomma, ognuno di noi aveva la possibilità di svagarsi in gruppo con un gioco diverso. Con il senno di poi, ho capito che anche durante la ricreazione si imparava. Imparavamo a contare i numeri, la griglia della battaglia navale serviva a imparare le tabelle…praticamente si apprendeva giocando. Tutto era finalizzato all’apprendimento. I lavori di gruppo erano svolti in classe, ci si sedeva vicini a un paio di banchi e si lavorava sempre sotto lo sguardo attento della maestra che interveniva solo se ci vedeva in difficoltà. Lei non faceva differenze, ci trattava tutti allo stesso modo. Per ognuno di noi confezionava un fiocco da indossare tutti i giorni che puntualmente ci appuntava il primo giorno di scuola (quanto lo odiavo). Tutti dovevano essere uguali. L’ordine e l’educazione dovevano regnare in classe. I suoi insegnamenti erano coinvolgenti, ci spiegava le cose e ci invogliava sempre a fare domande. Ricordo ancora il nostro angolo giardino/orto, dovevamo sperimentare con mano tutto. L’aula era piena di cartelloni colorati, i canti intonati quasi tutti i giorni, e le poesie (che non amavo) erano una a settimana. La memoria in tutte le sue forme doveva essere stimolata. Tutto scontato penserete, non è così, si sa che non tutti gli insegnanti sono uguali. E quando lei è andata in pensione, la differenza si è notata subito. Questa insegnante ha svolto un ruolo fondamentale nella mia vita anche fuori dal contesto scolastico. Dopo il pensionamento ha continuato a insegnare fuori dalla scuola, insegnava catechismo, organizzava manifestazioni varie nel periodo estivo e invernale. Insomma, sono cresciuta con i suoi insegnamenti dentro e fuori dal contesto scolastico. Lei era una figura di riferimento per noi bambini divenuti ragazzi e poi adulti. Nonostante era in pensione e anziana non ha mai smesso di occuparsi dei giovani e della vita di ognuno di noi, eravamo i figli che non aveva mai avuto. Conservo ancora gelosamente il regalo che mi ha fatto per il mio matrimonio. Ecco, vorrei diventare un insegnante come lei , con un forte carisma e una fantastica personalità. Vorrei essere in grado di coinvolgere e di far appassionare come faceva lei. I suoi insegnamenti, il suo interesse per i suoi alunni, il suo esempio di vita, in una piccola comunità, hanno lasciato il segno. Spero di diventare un insegnante che lascia qualcosa di buono nei suoi alunni. E chissà, magari, anche io da vecchia e con la memoria non troppo presente, nell’incontrare una donna che non vedo da anni possa dire “come potrei mai dimenticare una mia alunna anche se vive lontano”….. matricola 166853 c

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  86. Il mio percorso scolastico è stato accompagnato da numerose insegnanti che si sono susseguite dalla scuola materna fino alle superiori. Ma quella che ricordo con grande stima e affetto è una professoressa del liceo classico di latino e greco. Veniva considerata da tutti come la più severa e la più temuta dagli alunni e dai suoi stessi colleghi. Era una leader, una perfetta oratrice, dalla personalità molto eccentrica, competitiva, intuitiva, a tratti scostante, ma al tempo stesso scherzosa e ironica. Una grande perfezionista che pretendeva da noi alunni la sua stessa scrupolosita' e attenzione nella lettura e interpretazione degli argomenti affrontati. Mi ha insegnato greco e latino durante il triennio accompagnandomi fino all'esame di maturità. Ma insegnava anche letteratura e le sue lezioni erano estremamente interessanti e coinvolgenti. In classe si affrontavano temi affascinanti soprattutto per una ragazza come me che viveva la sua piena adolescenza, temi come l'amore, l'amicizia, il senso della vita, la donna, descritti da autori cronologicamente lontani, ma straordinariamente attuali che suscitavano in me tante emozioni e curiosità che approfondivo volentieri. I suoi metodi di valutazione prevalenti erano l'interrogazione orale e il saggio breve. Nonostante tutto, di lei non condividevo il fatto che nascondesse gelosamente i suoi voti fino alla rivelazione delle pagelle del primo e del secondo quadrimestre, quasi a voler creare un effetto sorpresa negli alunni che spesso e volentieri restavano delusi dalle sue valutazioni quasi sempre negative. Questo metodo da lei adottato non permetteva agli alunni di poter recuperare quei giudizi che, a stento, raggiungevano la sufficienza. Ma quella sua durezza caratteriale, che avevo osservato in lei per tutto il triennio, si era offuscata durante l'esame di maturità in cui la professoressa aveva mostrato la volontà di aiutare l'intera classe palesando grande affetto e interesse verso tutti noi. È stata un'insegnante importante, una figura di riferimento, non solo per me ma per molti che l'hanno conosciuta e che ancora oggi la portano nel cuore.
    Berardinelli

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  87. Secondo il mio modesto parere, le persone che lasciano un segno nella nostra vita sono quelle che ricorderai per sempre. Riflettendo sul mio percorso scolastico e sui diversi insegnanti che mi hanno accompagnato nella crescita partendo dalla scuola dell'infanzia sino alle scuole superiori, mi viene in mente, facendo riferimento a quanto detto prima, alla mia professoressa di inglese che mi ha seguito durante i cinque anni di liceo. Ho da sempre ammirato il fatto che cercava di porre tutti noi alunni sullo stesso piano, senza distinzioni, senza far prevalere nessuno nonostante ci fosse chi eccelleva nella materia e chi, al contrario, aveva qualche difficoltà. Io credo che un buon insegnante debba trasmettere il valore dell'uguaglianza e della parità affinché nessuno prevalga su un altro. Ognuno di noi possiede delle qualità che non saranno certamente uguali per tutti, ma sono queste che ci rendono unici e inimitabili. Bisogna, quindi, educare l'alunno al rispetto verso il prossimo, al non sentirsi superiore a nessuno e, al contrario, al non sentirsi meno degli altri. In lei ho visto una sorta di figura materna, sempre pronta ad aiutarci e disponibile al dialogo ogni qual volta si presentava qualche problema. Durante le sue ore, la classe si divideva in gruppi per lavorare; in questo modo il ragazzo che aveva più difficoltà veniva aiutato. Se un giorno dovessi insegnare mi ricorderò certamente di lei, pilastro fondamentale durante i miei cinque anni di liceo. La porto per sempre nel cuore con tanto affetto e tanta stima.
    MATRICOLA 166498

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  88. Ho lasciato il mondo della scuola ormai da un po’ di anni, ma nella mente ho impressi dei ricordi veramente piacevoli, altri un po’ meno a cui adesso ripenso con il sorriso.
    Sono stata davvero una studentessa fortunata, ho avuto delle ottime basi e alle superiori ho anche a volte vissuto “di rendita”, come mi dicevano i prof. Con ciò ritorno al passato e penso alla maestra delle elementari, si “la Maestra”, perché ai miei tempi ce n’era solo una per tutte le materie. Era una donna anziana, di bell’aspetto, ordinata e profumata. Una maestra esigente, severa, ma anche molto dolce. Ricordo che il sussidiario lo utilizzavamo per lo più a casa per studiare, ma in classe era lei che ci incitava a ripetere ad alta voce le regole di grammatica o di matematica ogni qual volta che eseguivamo gli esercizi. Ricordo in particolare le interrogazioni di storia, geografia o scienze. Ero in quarta o in quinta elementare, ora non ricordo con precisione.; venivamo divisi in squadre, e dovevamo porre ai nostri “avversari” domande preparate a casa il pomeriggio precedente. Naturalmente noi agivamo d’astuzia, in quanto più era complessa la domanda e meno probabilità c’erano per la squadra avversaria di guadagnare un punto.
    Più ripenso al metodo geniale adottato dalla mia maestra, più mi rendo conto di quanto fosse incitante per noi cercare di strutturare la domanda nel modo più complesso possibile tanto che personalmente non mi rendevo conto che non stavo solo giocando, anzi era un modo alternativo di studiare senza che ciò potesse essere un peso.
    A fine anno scolastico della quarta, io e alcune mie compagne, fummo invitate a casa sua per passare un pomeriggio insieme. Ci raccontò di lei, della sua vita, e della sua famiglia, il che mi fece immensamente piacere data l’intimità del rapporto che si era venuta a creare. L’anno dopo lei stessa un pomeriggio ci chiamò per portarci al parco, allietandoci con un buon gelato Negli anni successivi andai a trovarla spesso a scuola malgrado mi trasferì con la mia famiglia in un’altra città.
    Ancora adesso la ricordo con molta nostalgia e tanto affetto e da “grande”, non che io sia ancora adolescente, vorrei diventare una maestra proprio come lo è stata lei, che nonostante gli anni passati è rimasta indelebile nel mio cuore.
    E.URBANO MATRICOLA 166793

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  89. Ripensando al mio percorso scolastico, sin dall'età infantile, posso affermare con certezza di aver incontrato innumerevoli insegnati, validi e non, che mi hanno segnata profondamente, sia in maniera positiva che negativa. Purtroppo, durante il mio cammino da studentessa, alcuni docenti, attraverso i loro inadeguati metodi d'insegnamento, sin dalla scuola primaria, mi hanno portata ad “odiare” alcune materie, in quanto incapaci di rendere interessanti gli argomenti trattati durante le lezioni. Indubbiamente non mi ritengo un'esperta in metodologie didattiche ma avendo intrapreso al liceo un percorso in Scienze Umane, studiando innumerevoli pedagogisti e metodi d'insegnamento, posso sostenere di avere un'idea su come debba essere un buon insegnante. Il docente che più di tutti rispecchia quest’idea e ha lasciato in me un buon ricordo e un profondo segno fu il professore di filosofia in terzo liceo; mi ricordo che ero alquanto impaurita in quanto lo conoscemmo il primo giorno di scuola ed essendo il primo approccio a quella materia non avevamo idea di cosa aspettarci. Invece con nostro grande stupore il professore fece da subito una buona impressione, rompendo il ghiaccio facendoci credere per metà lezione di essere il professore di matematica, non avendolo mai visto ci cascammo in pieno, e concludendo la farsa in una grossa risata. Da subito instaurò un rapporto di fiducia e rispetto reciproco, attraverso il quale lo svolgimento della didattica curricolare era accattivante ed interessante per noi studenti; era capace di rendere le sue lezioni molto leggere, nonostante la pesantezza della materia. Non prediligeva i libri di testo in quanto sosteneva che durante lo studio non dovevamo solo imparare quanto assegnato, ma dovevamo capirlo al meglio, immedesimandoci nei pensieri dei filosofi. Infatti assieme creavamo delle mappe concettuali e in un secondo momento integravamo i nostri elaborati con il testo, cercando, quando possibile, di attualizzare i vari concetti studiati. Inoltre, ci ha insegnato che la scuola non è solo apprensione mnemonica di molteplici programmi, ma che l’insegnamento consisteva nella capacità di rielaborare informazioni attraverso la creazione di cultura personale, spesso ci ricordava di non dover studiare solo per ricevere un bel voto alle interrogazioni, ma soprattutto per noi stessi. Sicuramente fu un professore fuori dagli schemi e anticonformista ed il mondo scolastico gli stava un po’ stretto, a causa anche del clima rigido che vigeva nella mia scuola, per questo motivo l’anno seguente, a malincuore, ci lasciò per intraprendere nuovi percorsi, anche a livello universitario. Penso di aver capito che un giorno avrei voluto insegnare proprio grazie a lui e sicuramente sarà un modello al quale mi ispirerò, è grazie a lui che mi sono iscritta a quest’università ed è sempre grazie a lui che oggi sono matricola 166649
    Giada Pia Litterio

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  90. Nel corso della mia esperienza scolastica ho avuto il privilegio di avere insegnanti molto disponibili e competenti. Ognuno di loro, con il suo differente modo di insegnare e di agire, è riuscito a lasciare un segno indelebile nel mio cuore. Tuttavia, quando penso all’insegnante che vorrei essere, non posso fare a meno di ricordare la professoressa di italiano e storia delle scuole superiori, una donna che stimo moltissimo sia umanamente sia professionalmente, aperta al confronto, sempre attenta ed interessata all’opinione degli studenti, pronta a sciogliere ogni dubbio, a modificare il proprio metodo d’insegnamento per soddisfare le esigenze degli alunni e ad offrire opportunità per approfondire i contenuti spiegati, anche attraverso la visione di film, di fotografie e di documentari. Quando iniziava ad esporre la lezione, riusciva a catturare la mia attenzione, a stimolare la mia voglia di conoscenza e la mia curiosità. Ricordo ancora il giorno in cui la conobbi, mi sembrò, a primo impatto, una persona intransigente, rigida, eccessivamente autoritaria ed esigente. Conoscendola meglio, però, mi resi conto che non era troppo severa, desiderava solo che noi alunni studiassimo ed apprendessimo tutto ciò che ci veniva presentato al fine di ampliare le nostre conoscenze e le nostre competenze. Gli argomenti delle sue lezioni erano presentati attraverso delle piccole mappe concettuali all’interno delle quali venivano introdotti i concetti fondamentali e le parole chiave che noi studenti, al termine della spiegazione, avremmo assimilato e compreso. Per la valutazione preferiva procedere mediante verifiche orali, ma, quando necessario, ci faceva svolgere compiti scritti. Una volta terminata la correzione di questi ultimi, la professoressa stilava una lista degli errori commessi così da poterli spiegare all’intera classe e coglieva l’opportunità per ribadire i concetti fondamentali per la stesura dei testi. Quello che più mi piaceva di lei era il fatto che non insegnava solo perché era il suo lavoro, ma lo faceva perché era la sua passione e perché voleva che tutti i suoi alunni potessero realizzarsi. Sono davvero felice di aver avuto proprio lei come docente poiché ha stimolato in me la voglia di sapere e di conoscere e mi ha permesso di capire quanto sia importante esplorare i vari campi del sapere. Spero, un giorno, di diventare proprio come lei. Matricola 166624

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  91. L'insegnante di cui conservo più ricordi positivi e per la quale nutro più stima è la professoressa di letteratura italiana e lingua latina delle scuole superiori. Una persona gentile nei modi e dal carattere paziente, aperta al dialogo e al confronto. Dal suo modo di insegnare traspariva la passione che aveva per il suo lavoro. Le sue lezioni erano sempre interessanti e il suo modo di spiegare era chiaro e dettagliato. Dava l'idea che avesse impiegato tempo e impegno per svolgere il suo ruolo al meglio, spesso immaginavo che il pomeriggio del giorno prima avesse avuto cura di preparare la lezione strutturandola con un criterio ben preciso che ci permettesse di comprendere al meglio gli argomenti. Sapeva alleggerire la serietà dei concetti più ostici con un tono scherzoso e attirare l'attenzione modulando il tono della voce. Si mostrava interessata all'opinione dei suoi ragazzi e sembrava sinceramente curiosa e attenta a ciò che avevamo da dire e al nostro modo di vedere e di pensare su qualunque tema. Sapeva metterci a nosto agio in modo che ci sentissimo liberi di poter esprimere dubbi o opinioni ed era capace di creare un atmosfera confidenziale raccontandoci della sua vita personale. Rigorosa nelle valutazioni, le prove attraverso cui valutava il grado di preparazione degli studenti erano spesso test con domande a risposta aperta, la stesura di un tema o l'interrogazione. Teneva moltissimo all'esposizione orale e dunque che fossimo in grando di argomentare e di fare collegamenti in un linguaggio che fosse corretto e accurato. Pretendeva indietro tutta quella precisione e puntualità che lei aveva dato a noi nelle spiegazioni. Severa ma senza incutere timore, lasciando il tempo di riflettere. Giusta e oculata nelle valutazioni, i suoi parametri di valutazione risultavano essere scrupolosi e spesso corrispondenti al grado di preparazione che lo studente riteneva di avere. In conclusione ritengo che un valido insegnante sia colui il quale ricordi in prima persona di essere stato uno studente: di aver accupato i banchi di scuola, di aver vissuto ansie da prestazione in quel occasione in cui sentiva di avere una preparazione vacillante, di aver gioito nel vedersi riconoscuti dei meriti per il proprio impegno.
    Antonella matricola 166603

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  92. Quando ripenso ai maestri ed ai professori che hanno fatto parte del mio cammino scolastico mi vengono in mente diversi insegnati che per un motivo o per un altro hanno lasciato una loro traccia nella mia memoria. La maggior parte di essi erano professori “tradizionali”: lezione frontale ed unilaterale a cui, a fine argomento, seguiva verifica scritta o orale. Quasi tutti così ad eccezione di un maestro che ho avuto in terza elementare. In questo caso il ricordo, purtroppo, non è molto piacevole. Era un maestro un po' “strano”. Ci insegnava matematica e scienze. Il mio ricordo non si sofferma tanto sul modo di insegnare quanto sull’essere insegnate ed in particolare il metodo che utilizzava per “punire”. Lui amava usare metodi “punitivi” nei confronti dei bambini che, secondo lui, non volevano studiare o a suo avviso erano poco attenti. Le sue “punizioni” consistevano, per esempio, nello scrivere, per casa, dieci pagine del quaderno con su scritto “io sono un asino” o altre frasi simili, dalle “nocche” in testa, nel caso non sapessero ripetere bene un argomento, alla faccia al muro dietro la lavagna per l’intera lezione, nel caso di comportamenti giudicati a suo avviso sbagliati e che potevano essere il semplice chiacchiericcio o la distrazione per altri futili motivi. Erano punizioni che, viste dagli occhi di un bambino, e poi da un adulto, non servivano ad altro se non ad umiliare e a demotivare un bambino. Nella memoria di una bambina ormai adulta, è rimasto il ricordo di un maestro non solo punitivo ma anche poco entusiasta del suo lavoro. Non sorrideva mai, aveva sempre un fare burbero ed autoritario. Non amava andare oltre la lezione aprendosi ad esempio a confronti, osservazioni o lasciando spazio alle curiosità dei bambini, ma si limitava a spiegare rigorosamente l’argomento del giorno senza usare nessun tipo di strumento alternativo se non la sua voce. Qualche volta ci portava a competere tra di noi ma con dei risvolti poco piacevoli. Non dimenticherò mai quella volta in cui stava spiegando scienze e ci chiese perché la rana fosse un anfibio promettendoci un bel voto a chi avesse saputo rispondere correttamente. Una bambina rispose correttamente e lui premiò la risposta, non tanto elogiando direttamente la bambina che aveva risposto bene, bensì criticando chi non aveva saputo rispondere e sottolineando quanto quella bambina fosse stata molto più intelligente di tutti gli altri. Non era sicuramente dolce e sensibile come la maestra di italiano che per noi, bimbi di 8/9 anni era come una seconda mamma. Né tantomeno simpatico e gentile come la maestra di storia e geografia che spiegava con il sorriso sulla bocca ed era sempre pronta con una battuta a strapparci un sorriso. Le ore del maestro erano quelle più lunghe e più “buie”. C’era la paura prima di iniziare la sua lezione e tantissima durante la lezione stessa. È strano che con tanti maestri e professori di cui avrei potuto parlare in questa sede abbia scritto proprio di lui. Avrei sicuramente potuto elogiare e descrivere tanti insegnati che amano il loro lavoro, insegnano con passione e sanno farsi amare e farti innamorare della loro materia, eppure, nel momento in cui ho iniziato a scrivere, il pensiero si è rivolto tutto a quel maestro che ha segnato il mio percorso scolastico poiché è proprio il tipo di maestra che non vorrei mai essere e che vorrei non ce ne fossero nelle scuole poiché a mio avviso non lascia nulla in un bambino se non la paura del maestro e la concezione negativa della scuola vista, non come un luogo gioioso, di crescita, di formazione e confronto, quale a mio avviso dovrebbe essere, ma un luogo in cui si ha paura del maestro e si vive con disagio e repulsione. Disagio e repulsione che restano in un bambino finché altri insegnati ti fanno capire che la scuola è qualcosa di ben diverso. E allora ricominci a vivere la tua esperienza scolastica con più gioia, partecipazione e soprattutto motivazione. Miki8582

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  93. Maestro:  chi conosce pienamente una qualche disciplina così da possederla e da poterla insegnare agli altri, nonché colui che eccelle in un’arte,  in una scienza o in una disciplina tanto da essere considerato una guida,un caposcuola. È così che il dizionario Treccani ci descrive il sostantivo “maestro”, la cui etimologia si ricollega al latino magister = maestro, a sua volta dall'unione di magis = grande + il suffisso comparativo -ter. Perciò, in senso strettamente etimologico, maestro significa "il più grande", cioè il più esperto, il più competente riguardo a una materia, ad un'arte ad una abilità, tale da essere il punto di riferimento per chi voglia apprendere tali conoscenze. Durante il mio percorso scolastico ho avuto la possibilità di incontrare numerosi insegnati, ognuno dei quali mi ha insegnato qualcosa. La figura più importante per me è stata sicuramente la maestra R., la mia insegnante di matematica e scienze alla Scuola Primaria. Ella, fin dal primo giorno, ha mostrato non soltanto la sua severità, ma anche, e soprattutto,  la sua grande voglia di farci crescere, imparando e ragionando e facendoci sviluppare, soprattutto, quei valori che avrebbero dovuto caratterizzare la nostra intera vita: amicizia, coraggio, fratellanza, gentilezza, educazione, onestà, sincerità e voglia di scoprire sempre di più. Il suo insegnamento era caratterizzato da lezioni pratiche, durante le quali ci veniva fornita la spiegazione dei vari processi che caratterizzavano quell’avvenimento, permettendoci di domandarci in ogni momento il perché di quella cosa. Ricordo ancora quella volta in cui abbiamo fatto il pane: partendo dalla farina, abbiamo compreso l’intero sviluppo della lievitazione, con spiegazione annessa, per terminare con una pagnotta di pane, gustosamente mangiata da tutti; o ancora ricordo il momento in cui tutti insieme abbiamo schiacciato l’uva per ottenere il mosto, dal quale deriva il vino, attraverso il fenomeno della fermentazione. Fondamentale è stata la visita ad un oleificio per capire l’evoluzione che, iniziando dalle olive, portava a un prodotto essenziale per la vita di tutti, quale l’olio. È proprio questo che ha caratterizzato l’intero percorso di cinque anni della Scuola Primaria: queste non erano unicamente attività a scopo dimostrativo, bensì avevano il compito di far apprendere attraverso l’esperienza, far socializzare noi alunni all’interno del gruppo classe e, soprattutto,  davano anche un forte senso di responsabilità, in quanto, qualora avessimo fatto qualcosa di sbagliato, non saremmo arrivati al risultato finale. Il metodo didattico della maestra R., però, non era caratterizzato soltanto da questi laboratori puramente scolastici, ma prevedeva una vera e propria crescita personale. La maestra, infatti, organizzava numerose recite in occasione del Natale o della fine dell’anno scolastico: queste erano occasioni in cui ognuno, attraverso la tecnica del Brainstorming, esponeva le proprie idee che avrebbero portato alla realizzazione di questa esposizione. Le recite erano caratterizzate da numerosissime collaborazioni tra gli alunni, nonché tra alunni e docenti, che permettevano di accorciare il divario che indubbiamente si creava a causa del rispetto reverenziale; prevedevano anche continue prese di coscienza e responsabilità da parte di noi alunni, affinché potessimo crescere anche sotto questo punto di vista.  Inoltre, attraverso processi di autovalutazione, di ragionamento e comprensione, la maestra ci portava al rispetto dei nostri diritti, affinché lottassimo nel momento in cui qualcuno volesse privarcene.

    Sono questi, quindi, gli insegnamenti che custodisco con cura:  sicuramente l’importanza della pratica, ma soprattutto la responsabilità, l’importanza del rispetto dei propri diritti e la capacità di pormi sempre domande, che mi portano a scoprire sempre di più, tutti valori che ancora caratterizzano la mia persona.

    Donatella Girardi, matricola 166777

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  94. Durante il mio percorso scolastico, tralasciando il periodo della scuola dell'infanzia che ho effettuato con le suore, credo che i maestri della scuola primaria mi siano rimasti più impressi in mente. Non ho avuto un buon approccio con la scuola. Alle elementari sono stata costretta a frequentare in una classe mista con altri bambini di età differenti, per mancanza di quest'ultimi. In particolare ricordo quando frequentavo la quarta elementare. Eravamo 8 bambini e stavamo in classe assieme a 4 bambini di seconda elementare. L'unica maestra che ci ha saputo prendere e differenziare gli esercizi, pur non separandosi come “classe” è stata quella di lingua inglese. È una maestra che ama il proprio lavoro e trasmette questo amore ai suoi alunni, rigida ed esigente mi ha fatto innamorare delle lingue straniere. Ci faceva esercitare non solo con esercizi su quaderni e libri ma anche portandoci in laboratorio di informatica e facendoci ascoltare e poi ripetere la pronuncia attraverso un computer.
    Mi è rimasta a cuore perché era diversa da tutti gli altri che pretendevano solo di fare bella figura con colleghi di altre scuole, non dava giudizi basati sui voti ma tenendo conto dell'intero percorso. In più era la coordinatrice delle recite scolastiche ed io ho sempre amato recitare.

    Matricola 166814

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  95. Durante la mia esperienza scolastica, sia nella scuola primaria che nella scuola secondaria, ho incontrato molti insegnanti, ognuno con un proprio modo di insegnare, di approcciarsi con gli studenti. Per quanto riguarda la scuola primaria ho avuto tante insegnanti dolci, affettuose con tutti e questo per me, che ero una bambina timida di carattere, era un sollievo e mi dava sicurezza e protezione. Anche se, al contempo, avevo delle insegnanti distaccate, fredde, che facevano soltanto il loro lavoro, senza preoccuparsi di chi avevano di fronte.
    Anche nelle scuole superiori ho incontrato insegnanti di vario genere… La professoressa che è rimasta nella mia memoria, in senso positivo, è quella di matematica. É un'insegnante severa, rigida, ma anche giusta nelle valutazioni, orali e scritte; un'insegnante "ideale" oserei dire. Durante le sue lezioni c'erano i momenti della spiegazione in cui era seria, ma anche momenti in cui si scherzava o si parlava di eventi o cose che accadevano in Italia o all'estero. Insomma è un'insegnante di cui ci si può fidare, con cui si può parlare di tutto ma con educazione e rispetto, senza peccare di superbia.
    Pensando al mio futuro ruolo di insegnante della scuola primaria, vorrei essere come lei, anzi vorrei provare ad essere come lei ma un po' più affettuosa con i miei alunni, perché secondo me è importante che i bambini capiscano che hanno di fronte una maestra di cui si possono fidare, anche perché a scuola emergono dei problemi famigliari, fisici o psichici di cui, talvolta, i genitori non si rendono conto.
    Matricola 167083

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  96. Un professore che ricorderò sempre è il mio professore di storia della scuola superiore. Ho sempre avuto dubbi sul mio futuro, ma proprio grazie a lui, ho deciso di intraprendere gli studi di "scienze della formazione primaria" e spero di diventare proprio come lui. Lo considero come un "professore alternativo": le sue lezioni erano "diverse" dalle altre, in quanto il suo obiettivo non era quello di mettere voti alti, ma era quello di "lasciare il segno". Ricordo, ad esempio, una lezione sulla catena di montaggio: entrò in classe e ci chiese di separare i banchi e ci disse di prendere un foglio. Successivamente ci diede due minuti per piegarlo e strapparlo in più pezzi possibili. Inoltre, ci obbligò a non parlare con nessuno e di essere concentrati solo su ciò che stavamo facendo. A conclusione di questa attività, ci domandò che sentimenti avevamo provato. Sostanzialmente ci fece immedesimare nei panni di un operaio che lavora in una fabbrica facendoci sperimentare i suoi sentimenti.
    Ricordo, inoltre, di lui la grande passione che metteva nel suo lavoro e che riusciva a trasmettere a noi ragazzi.
    Grazie a lui tutto aveva un senso: la storia non era più una materia astratta e lontana, ma un qualcosa per migliorare il nostro presente e il nostro futuro.

    Matricola 166605

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  97. Durante tutti i miei anni scolastici, ho avuto modo di rapportarmi con decine e decine di insegnanti. Sono sempre stato una persona molto attenta agli atteggiamenti degli altri e, in ambito scolastico, molto spesso il mio interesse verso una specifica materia, non era dovuto all’importanza della stessa, quanto al metodo che il docente applicava per insegnarla, riuscisse a colpirmi. Sfortunatamente, le materie verso cui, in tanti anni di carriera scolastica, sono riuscito ad interessarmi sono state davvero poche. Ciò probabilmente perché i docenti che ho incontrato utilizzavano approcci all’insegnamento che non mi affascinavano particolarmente, spesso rendendo la lezione noiosa e monotona. Si dedicavano al solito approccio deduttivo con un insegnamento tradizionale che a me personalmente non offriva stimoli. Ricordo però tra i tanti, un’insegnate in particolare che è riuscita a suscitare in me la voglia di approfondire e conoscere la materia oggetto di insegnamento. Ho avuto modo di rapportarmi con tale professoressa nel corso del triennio delle superiori. Ciò che mi affascinava di più, oltre ad essere il suo modo di impostarsi e presentarsi alla classe, era il fatto che riusciva ad individualizzare l’insegnamento. Ogni alunno aveva un modo diverso di apprendere e di studiare e lei ne era perfettamente consapevole. Non ne faceva un peso, anzi cercava di far arrivare la classe allo stesso livello nonostante le lacune di molti. Non era superficiale, capiva l’atteggiamento della classe e riusciva a suscitarne la massima attenzione. Non era un caso l’invidia degli altri docenti nel vedere che l’unico momento in cui la classe rispettava l’ordine e il silenzio, era durante le sue ore. Insegnava storia e letteratura, materie di relativa importanza se si considera che l’istituto era un istituto tecnico commerciale ma nonostante ciò, quelle erano le uniche materie che studiavo in modo approfondito e piacevolmente. Riusciva a spiegare gli argomenti più complessi con una facilità disarmante, spiegando un po' per volta ed utilizzando un approccio prettamente induttivo. Sembrava quasi di stare ad ascoltare il racconto di una favola senza però farmi mai sfiorare dal pensiero di addormentarmi. Scrivevo appunti molto velocemente e spesso tornando a casa mi ritrovavo con frasi incoerenti e senza senso ma riuscivo a rimettere insieme i pezzi perché ricordavo benissimo la spiegazione. Supportava l’attenzione attraverso la visione di immagini, documentari e film che riuscivano a farci toccare con mano l’argomento spiegato nelle lezioni precedenti. Durante la valutazione era sempre oggettiva, non faceva alcuna differenza l’attenzione di un allievo in classe o il suo modo di comportarsi e personalmente, ciò che imparavo prima di un’interrogazione rimaneva lì, senza mai andare via, e nel momento opportuno sbucava fuori per mettere insieme i pezzi del puzzle di una storia e di una letteratura che mai come allora mi risultava tanto interessante e formativa. Molto importante all’apprendimento era anche l’uso di mappe concettuali scritte alla lavagna senza utilizzare elementi estetici che portavano alla distrazione dell’allievo. La gestualità inoltre teneva l’attenzione in classe elevatissima e l’approccio domanda/risposta era molto funzionale. Il fatto che io abbia scelto un’università che mi permetterà un giorno di diventare docente primario nonostante io abbia frequentato una scuola che mi avrebbe permesso di essere, nella maggioranza dei casi, un commercialista, spiega la mia stima nei confronti della professoressa di cui ho parlato fino ad ora che mi ha convinto a diventare insegnante ma prima ancora, maestro di vita.

    MATRICOLA 166600

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  98. Nel mio percorso scolastico ho incontrato tantissimi insegnanti, ma pochi li ricordo positivamente, uno di questi è stato il mio professore di informatica del terzo anno della scuola superiore: il professor D.
    Ho un bel ricordo di lui perché ci ha fatto appassionare alla sua materia anche se avevamo lezione solo 2 ore a settimana. In particolare, mi ha colpita il suo metodo di insegnamento, infatti, quando spiegava un argomento non ci faceva mai annoiare: utilizzava slide, mappe e aveva sempre una battuta o un aneddoto divertente da raccontarci, insomma, cercava sempre di coinvolgerci.
    Il periodo che ricorderò sempre è durante la seconda parte dell’anno, quando ci ha spiegato le basi per creare un sito web, e in quattro mesi per due ore a settimana ci ha portati nel laboratorio di informatica e ha dato a ognuno il compito di creare un sito. Non ci ha imposto un argomento su cui basarci, ma ha dato a ognuno la libertà di scegliere un tema a piacere: un sito di ricette, uno sport, un artista, una squadra di calcio, insomma ci si poteva sbizzarrire!
    Ci ha dato anche la libertà di utilizzare internet per approfondire l’argomento scelto, per prendere spunto da altri siti e per trovare nuovi “tag” in modo da poterlo arricchire.
    Alla fine dell’anno scolastico abbiamo pubblicato e infine esposto il nostro sito web al professore che ci ha valutati e facendo media con i voti del primo quadrimestre ci ha dato il voto finale.
    Grazie a lui mi sono appassionata all’informatica, ma mi ha anche dato ispirazione con il suo metodo di insegnamento e spero, un giorno, di lasciare ai miei alunni un ricordo positivo così come lui ha fatto con me.
    Matricola 167045

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  99. Nel corso del mio percorso di studi ho avuto la possibilità di entrare a contatto con numerosi docenti, alcuni validi altri meno preparati e oggettivi. Colei che ricordo con piacere a distanza di parecchi anni è la maestra di italiano, che rimase con noi durante il corso di tutti e cinque gli anni. Credo che sia stata proprio lei a trasmettermi la passione per l'insegnamento. La cosa che più mi ha colpita è stata il suo modo di insegnare: severo da un lato e materno dall'altro. Grazie alle sue lezioni frontali che erano molto interessanti riuscivano ad attirare l'attenzione di tutti anche coloro che spesso erano distratti, questo perché il suo modo di insegnare infatti era semplice, chiaro e coinvolgente. Tutto ciò che spiegava lo faceva in maniera allegra e trasmetteva tali sensazioni a tutti noi che di conseguenza riuscivamo ad apprendere i vari argomenti in un ambiente del tutto sereno. Dopo lo svolgersi delle lezioni riusciva a ricavare una parte di tempo da dedicare allo svago, che si svolgeva quasi sempre all'aria aperta. Spesso infatti era proprio in un ambiente aperto che riusciva a spiegarci in maniera del tutto naturale ed interessante ciò che precedentemente aveva spiegato a lezione attraverso la natura e diversi esempi, mettendo assieme quindi la parte teorica con quella pratica. La cosa che mi è rimasta più impressa è stata proprio l'attenzione che lei aveva nei confronti di noi alunni. Dopo ogni lezione creava dei gruppi affinché chi aveva appreso poteva dare una mano ai compagni che avevano più difficoltà in modo però che mai nessuno si sentisse inferiore ad un altro. Numerosi erano i lavori di gruppo dove i banchi dalla predisposizione tradizionale venivano organizzati ad isola, dove venivano svolti diversi "lavoretti". Ci faceva vivere la scuola in maniera gioiosa e serena, questo è quello che mi auguro di riuscire a realizzare anche io nei confronti dei miei alunni una volta diventata insegnante.

    Matricola 166638

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  100. Ricordo con chiarezza, il professore di storia dell'arte delle superiori.
    Un uomo dall' apparente aria ombrosa e tetra che ha segnato un tratto netto alla mia "educazione scolastica".
    Avrei potuto inventarmi mille metodi pratici ed innovativi ma ho scelto di parlare del suo atteggiamento nei confronti dei sui alunni che lui considerava "uomini inconsapevoli".
    Era molto difficile fare lezione in una classe di poche donne e molti ragazzi ribelli ma lui riusciva a catturare l'attenzione suscitando interesse per la materia; Non so dire con esattezza il perché ma probabilmente era la sua attitudine carismatica e il suo metodo empatico.
    Il professore di storia dell'arte fu per me l'insegnante!
    Con tutti gli altri docenti non avevo grande feeling...
    C’è chi, a distanza di anni, ne ricorda ancora i vezzi, e magari gli errori o le “ingiustizie”, soprattutto la parzialità nell'assegnare i voti, attribuita comunemente a simpatia o antipatia.
    Mi sono sempre chiesto quale peso hanno le qualità umane e intellettuali dell’insegnante, l’entusiasmo che ci trasmette (oppure che ci affossa), il metodo con il quale ci propone  la sua disciplina, nella nostra formazione complessiva?
    Io credo che a parità di doti personali, capacità mnemoniche, volontà ecc...un bravo insegnante è colui che aiuta a sviluppare armonicamente le doti individuali o naturali, suscitando le giuste curiosità e potenziando l’interesse per la materia. Il metodo per me conta relativamente.
    Il giusto polso non gli mancava, sapeva farsi amare eppure non lesinava insufficienze quando occorrevano.
    Fortunato, comunque, chi ha come maestri dei “campioni”, o chi li ha avuti, perché la differenza la fanno. 
    Non tutti possono insegnare. Uno che è alto un metro e cinquanta non può fare il corazziere; così se uno non sa affascinare, comunicare, non può fare il maestro, il professore.
    Parte della mia struttura educativa la devo al prof: ottimo comunicatore e altrettanto educatore.
    R.Citoli

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  101. Durante il mio percorso di studi ho affrontato molte volte quella malinconia con cui una studentessa deve fare i conti nel momento in cui diventa consapevole di dover lasciare i propri insegnanti.
    Quello di cui sono grata è di aver incontrato docenti validi che oltre ad avermi trasmesso un bagaglio di conoscenze, mi hanno stimolata a fare sempre del mio meglio e sollecitata a non accontentarmi mai in modo tale da poter raggiungere tutti i miei obiettivi.
    La ricordo ancora con gioia la maestra Antonella delle elementari che per 5 anni ci ha insegnato l'italiano.
    All'apparenza chiunque l'avrebbe descritta come una donna minuta e attenta al suo aspetto, mai con un capello fuori posto.
    Entrava in classe e ci guardava tutti con un sorriso stampato sul viso, se qualcosa non andava era lei la prima ad accorgersene, se un bambino tentava di intimidire il suo compagno, lei non indugiava a risolvere la questione, cambiando la disposizione della classe e favorendo lavori di gruppo che promuovessero la coesione.
    Dei miei compagni quasi nessuno la temeva ma era tanto rispettata per i suoi insegnamenti, amavamo ascoltarla, come se fossimo stati incantati e nessuno fiatava.
    Ella sapeva come catturare l'attenzione: ogni giorno si impegnava a preparare una storia diversa da raccontare, senza mai rivelare il finale per lasciare spazio alla nostra immaginazione, e proponeva dei lavori manuali da fare in classe, come la lavorazione della carta riciclata, su cui potevamo scrivere le poesie studiate durante l'anno.
    Sfortunatamente a scuola non avevamo a disposizione una biblioteca per poterci allenare alla lettura e per questo fu proprio lei, nel suo piccolo, ad incitarci, consegnandoci ogni settimana un piccolo libricino da leggere in poco tempo e da tenere con cura per poterlo passare ai nostri compagni. Non la ringrazierò mai abbastanza per averci trasmesso la sua passione per la lettura.
    Grazie ai temi scritti in classe e alle esercitazioni da fare a casa, lei riusciva ad inquadrarci e pretendere il meglio da noi in base alle nostre capacità, sia per quanto riguarda i contenuti che il modo di scrivere distinguendo i due aspetti per poter rimediare laddove l'alunno presentava delle carenze.
    Lei per me è sempre stata un esempio, per la sua precisione, per la sua determinazione e per l'amore che mostrava verso la sua disciplina, che l'ha sempre contraddistinta.
    A distanza di tanti anni spero poterla rincontrare, un giorno, e ringraziarla per avermi regalato un esempio da seguire.

    MATRICOLA 166445

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  102. La scuola è una cosa seria e gli insegnati che si incontrano e con i quali si trascorre buona parte della giornata in diversi fasi della vita lasciano inevitabilmente un segno. Nel mio caso ricordo con grande stima ed affetto un professore di storia dell'arte conosciuto alle scuole medie. Il suo essere estroso lo so intuiva al primo incontro e quello che riusciva a dare insegnando la sua materia era davvero tanto. Ricordo che ci organizzava in gruppi e ci portava a studiare la prospettiva in giro per il paese. Muniti di cartellina, foglio e matita ci mettevamo di fronte a Campanili, Chiese, Palazzi e Mura antiche ed ecco che ognuno di noi cercava di dare il meglio. Era davvero bello perché il contatto con l'arte era quasi tangibile; quello che si studiva in classe lo si cercava di riprodurre in una sorta di laboratorio esterno arricchito però dall'incontro con la vita vera delle persone e delle cose che incontravi. Ricordo inoltre che ognuno di noi ebbe la possibilità di disegnare una mattonella su una parete nell'istituto scolastico (scegliere il soggetto, il colore) impresa non semplice ma riuscita e ancora più impegnativo fu cercare di riprodurre La Primavera di Botticelli in uno spazio a vista della scuola. Questo amato professore aveva la capacità di rendere così attraenti le sue lezioni che noi lo aspettavamo ogni volta contenti. Durante le feste natalizie ci preparava per farci recitare Commedie che Egli stesso aveva preparato e anche lì l'impegno era moltissimo... Prove al pomeriggio e per diverse ore ma tutto per poi presentare lo spettacolo alle famiglie che inevitabilemte ne restavano colpite. Concludo dicendo che quando qualche ragazzina non riuscendo come voleva nelle attività scoppiava in lacrime il prof commentava dicendo: << Non preoccuparti dopo le lacrime i tuoi occhi saranno più belli >>. Il professore di arte ci ha insegnato a trovare il bello nelle cose.

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  103. Uno dei ricordi più piacevoli che ho dell’intero percorso scolastico riguarda sicuramente il professore V. Era il mio docente di filosofia e di scienze umane durante il liceo, quindi essendo le sue materie d’indirizzo è facile intuire quanto tempo abbiamo passato con lui. Più che un professore a me piace ricordarlo come la nostra guida, come colui che ci ha aperto la finestra sul mondo, senza mai elevarsi al rigido ruolo di “professore” ma restando sempre accanto ai suoi alunni con umiltà. Non ricordo una sola lezione fatta in maniera “tradizionale”, anzi! Non era mai seduto sulla famosa sedia da professore dietro la cattedra (quella che molti altri professori fanno fatica ad abbondare) ma era sempre intorno a noi, la maggior parte delle volte ci invitava ad abbandonare i nostri posti per sederci tutti avanti, tutti vicini a lui oppure lui stesso si sedeva proprio tra noi e così iniziavano le sue lezioni. Aveva la straordinaria capacità di cominciare le lezioni di filosofia, dialogando in maniera amichevole con noi, facendo in modo che noi non ci accorgessimo che stesse spiegando un concetto particolarmente ostico, facendo paragoni con la vita quotidiana o chiedendo la nostra opinione su un argomento, semplificando i concetti più astratti e complessi in argomentazioni concrete e utili, spingendoci a rielaborare e fare “nostro” un argomento e ad abbandonare le classiche definizioni dei libri. I suoi metodi valutativi erano sicuramente diversi da quelle canonici, in primis instaurando un dialogo e un confronto continuo e aperto con i suoi alunni riusciva sempre a capire chi si applicava in maniera costante, appuntando sulla sua agenda chi magari faceva interventi particolarmente brillanti. Riusciva così a stimolarci un interesse puro e spontaneo per le sue materie (e in generale per tutte le altre, dato che era anche un appassionato di matematica e di letteratura) eliminando l’eventualità del mero studio meccanico finalizzato a superare l’interrogazione di circostanza e l’anno scolastico. Utilizzava poco le prove scritte e molto le interrogazioni orali perché invitava ognuno di noi a non studiare esclusivamente dal libro (i quali secondo la sua opinione si limitavano a definizioni astratte) ma a ricercare materiale su enciclopedie, a leggere interi libri degli autori, a fare collegamenti interdisciplinari, a contestualizzare dal punto di vista storico gli autori e il loro pensiero per comprenderli meglio , a ricercare il parere degli esperti più accreditati del settore o articoli di giornale quando si trattavano temi di attualità. Inoltre ci ha insegnato a selezionare e ad analizzare criticamente tutte le ricerche fatte in rete, spingendoci ad utilizzare solo quelle prodotte da fonti accreditate. Tutto questo lavoro si ripeteva ad ogni interrogazione e ci spingeva a confrontarci con i nostri compagni di classe in maniera tale che ogni argomento oggetto di approfondimento fosse diverso. Così facendo le interrogazioni si trasformavano in un ulteriore “lezione” perché ogni alunno insegnava qualcosa di nuovo agli altri.
    MATRICOLA: 166584 (parte prima)

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    1. Durante i momenti di valutazione lui segnava su un foglietto, tramite dei segni convenzionali, il suo giudizio ad ogni nostro intervento, evitando quindi di assegnare il voto solo alla fine della prova e garantendo dei giudizi oggettivi. Conservo ancora gelosamente tutte le mie ricerche fatte per le interrogazioni e ricordo come tutta questa apparente mole di lavoro “in più” che ci assegnava non fosse affatto un peso, anzi era un lavoro a cui tutti ci dedicavamo con passione e con dedizione perché era riuscito a sollecitare in ognuno di noi la motivazione che ci mancava. Mi suonano ancora in mente le sue parole, ogni qual volta penso al perché ho intrapreso questo percorso: “solo quando dopo il suono della campanella, tornerete a casa riflettendo ancora su quello che abbiamo fatto in classe, quando vi avrò lasciato anche un piccolissimo dubbio o una cosa su cui continuate a riflettere dopo che siete usciti da quest’aula, quando aprirete i libri di vostra spontanea volontà, per pura fame di conoscenza, allora potrò dire di aver fatto bene il mio lavoro, prima di cittadino e poi di professore”. Inutile dire che il prof. V. è la mia ispirazione, e il modello di insegnante che aspiro a diventare, vorrei riuscire a smuovere nei miei alunni la stessa motivazione che dopo anni ancora conservo e come lui, insegnare a non accontentarsi mai di quello che ci viene dato, ad essere appassionati e ad essere affamati di cultura per poter essere veramente liberi.
      MATRICOLA: 166584 (parte seconda)

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  104. Come ho riavuto il mio ex marito ... Sono così entusiasta di condividere la mia testimonianza di un vero incantatore che mi ha riportato mio marito. Mio marito ed io siamo sposati da circa 6 anni. Siamo stati felicemente sposati con due figli, un maschio e una femmina. 3 mesi fa, ho iniziato a notare uno strano comportamento da lui e alcune settimane dopo ho scoperto che mio marito sta vedendo qualcun altro. Ha iniziato a tornare a casa tardi dal lavoro, non si preoccupa più di me o dei bambini, a volte esce e non torna nemmeno a casa per circa 2-3 giorni. Ho fatto tutto il possibile per correggere questo problema, ma tutto inutilmente. Ero molto preoccupato e avevo bisogno di aiuto. Mentre stavo navigando su Internet un giorno, mi sono imbattuto in un sito Web che mi ha suggerito che il Dr.Wealthy può aiutare a risolvere i problemi coniugali, ripristinare relazioni interrotte e così via. Quindi, ho sentito che avrei dovuto provarlo. L'ho contattato e gli ho detto i miei problemi e mi ha detto cosa fare e l'ho fatto e ha fatto un incantesimo per me. 48 ore dopo, mio ​​marito venne da me e si scusò per gli errori commessi e promise di non farlo mai più. Da allora, tutto è tornato alla normalità. Io e la mia famiglia stiamo vivendo di nuovo felici insieme .. Tutto grazie al Dr.Wealthy Potente Incantesimo d'Amore che funziona davvero. In caso di problemi, contattalo e ti garantisco che ti aiuterà. Non ti deluderà. Manda un'email a: wealthylovespell@gmail.com. o whatsapp su: +2348105150446

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  105. Non ho mai creduto in Incantesimi o Magie fino a quando non ho incontrato questo incantatore speciale chiamato DR SALLAM. Mi chiamo Jim Cox dai Paesi Bassi. La donna che volevo sposare mi ha lasciato 4 mesi alla nostra cerimonia di nozze e la mia vita era sottosopra. È stata con me per 5 anni in una relazione e la amo davvero così tanto .. Mi ha lasciato per un altro uomo senza ragioni..quando l'ho chiamata, non ha mai preso le mie chiamate e non voleva vedermi intorno a lei così quando ho detto a DR SALLAM cosa è successo. Ha lanciato un incantesimo per me e mi ha detto che entro 24 ore mia moglie tornerà da me, mi ha fatto capire che gli altri uomini hanno fatto degli incantesimi su mia moglie e questo è il motivo per cui mi ha lasciato. Il dottor SALLAM mi ha detto che mi aiuterà a lanciare un incantesimo per riportarla indietro. All'inizio ero scettico, ma ci ho provato e in 24 ore mia moglie mi ha chiamato lei stessa e mi ha chiesto scusa. Non posso credere che potrà mai tornare da me, ma ora sono felice che sia tornata e ora siamo sposati e viviamo come una famiglia felice. Sto pubblicando questo sul forum se qualcuno ha bisogno dell'aiuto di DR SALLAM per riportare il suo ex o qualsiasi tipo di problema umano. puoi contattarlo tramite questo indirizzo email: sallamgreattemple77@gmail.com e scriverlo sul suo WhatsApp: (+27748693869).

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  106. Nel corso della mia carriera scolastica, ho avuto la fortuna di incontrare, quasi sempre, degli insegnanti che possedevano un’intelligenza e una professionalità eccezionale. Infatti, non è stato semplice fare una scelta, dato che ho avuto ottimi rapporti con la maggior parte degli insegnanti che hanno accompagnato il mio percorso scolastico. Quando il professor Bruni ci propose di scrivere una figura che ha particolarmente illuminato il mio percorso formativo nella scuola elementare e che ha rappresentato un modello positivo a cui vorremmo somigliare nella nostra attività di futuri insegnanti, si è subito materializzata davanti ai miei occhi l’immagine della mia maestra di Italiano di cui ho impresso il suo sorriso caldo, aperto e sincero.
    Per me non è stata una semplice insegnate, ma una maestra di vita. Lei è stata la mia maestra ben per cinque anni e insegnava italiano e francese. Le lezioni non erano mai noiose ed escogitava sempre qualcosa per catturare la nostra attenzione. Lei ci teneva molto che noi imparassimo a leggere bene e non c’era un giorno in cui non ci dettava un brano, dove lei ci correggeva i nostri “orrori”. Immancabili erano le poesie e le filastrocche da imparare, lavoretti di gruppo come colorare, disegnare e tante altre attività creative.
    Lei era un’artista e conservo con il cuore ancora tutti i suoi disegni.
    Naturalmente ho memoria anche dei suoi toni severi, dello sguardo amareggiato per un comportamento inaspettato da parte nostra, ma ricordo più i gesti di affetto, le carezze sulla testa, il suo essere avvolgente. Potrei considerarla una “mamm-estra”, un misto tra insegnante e mamma, e i ricordi che mi legano a quel periodo di scuola e quello che lei ha rappresentato, sono ancora così vivi. Dal primo memento è riuscita a coinvolgerci con le sue idee, ad attirare la nostra attenzione, a motivare il nostro apprendimento.
    Lei era calma, aveva una dolcezza ed una serenità nello spiegare e nel coinvolgerci nelle attività, anche i più svogliati, con gioia, tranquillità, ed entusiasmo e grazie alla sua empatia, con il suo sguardo attento riusciva a scrutare ognuno di noi, intuendo i nostri stati d’animo. Mi ha trasmesso l’amore e la passione per questo mestiere, per questo l’ho scelta come modello da seguire e grazie a lei e alla sua azione educativa che ho deciso di intraprendere questo nuovo percorso.
    Spero con tutto il cuore di poter diventare anch’io una buona e nello stesso tempo brava insegnante, in modo tale ch ei bambini abbiano un’immagine positiva di me.

    -Flavia Pizzarelli

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  107. Durante la mia esperienza scolastica, ho avuto l’opportunità di conoscere tanti insegnanti, con i quali ho instaurato un magnifico rapporto. Tuttavia, la professoressa di italiano, della scuola secondaria di primo grado è stata colei che più mi ha colpita in senso positivo, che mi ha dato tanto. Ho amato la semplicità con cui raccontava la letteratura italiana al punto che avrei potuto ascoltarla per ore senza mai stancarmi. Di lei, ho apprezzato il suo modo di porsi alla classe, era una donna tranquilla ma allo stesso tempo severa, e proprio per questo ho imparato ad apprezzarla come insegnante.Inoltre, quando affrontavamo tematiche diverse, lei mostrava il suo punto di vista in maniera razionale e dolce, senza offendere l’identità di qualcuno, guardava sempre il lato positivo della situazione e mai quello negativo, vedeva sempre la parte “buona” dell’animo umano. Oltre ciò, lei ha saputo apprezzarmi per quello che sono, spronandomi a fare sempre di più e ad avere maggiore fiducia nelle mie potenzialità. È stata una docente che ha insegnato a me e alla mia classe ad essere positivi e a credere in noi stessi, ecco perché non la dimenticherò mai. Una professoressa che è stata per noi una seconda mamma, alla quale potevamo raccontarci tutto, sapendo che dall’altro lato non venivamo giudicati, ma capiti e ascoltati, e lei con il suo lato fragile, mai con durezza, ci faceva notare, i nostri di errori. Oggi, se penso a chi devo ringraziare per la persona che sono adesso, per le passioni e le conoscenze che ho, sicuramente il mio pensiero va a lei.
    Spero sempre che il suo esempio mi guidi, soprattutto nel trattare gli studenti con rispetto.
    ALESSANDRA ZACCARI

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  108. Nel corso della mia esperienza scolastica ho avuto modo di incontrare moltissimi insegnanti che in un modo o in un altro sono stati fondamentali per la mia crescita, ma dovendo scegliere una docente in particolare non posso non parlare della mia maestra di storia e matematica della scuola elementare. La prima volta che l’ho vista ho capito sin da subito che tipo di persona era, ovvero una persona che dava molta importanza al comportamento e al rispetto perché senza questi elementi non si poteva instaurare nessun rapporto con lei. Il suo modo di insegnare era affascinante: odiava fare lezione da seduta infatti non utilizzava quasi mai la cattedra in quanto preferiva camminare in mezzo a noi. Inoltre ricordo che le sue lezioni di storia sembravano degli spettacoli teatrali perché si alzava in piedi e mimava ogni cosa che leggeva sul libro. Per lei era impensabile apprendere in un’aula spoglia ecco perché ogni settimana ci faceva fare dei disegni da attaccare sul muro e ovviamente al termine dei cinque anni eravamo riusciti a riempire ogni angolo della classe. La parte più bella era quando arrivavano le feste, ad esempio a Natale ci faceva uscire dall’aula per andare in giardino a decorare l’albero , mentre a Pasqua ci portava sempre un uovo per poterlo mangiare tutti insieme. La maestra era solita organizzare dei mercatini dove noi ragazzi vendevamo tutti gli oggetti che creavamo con le nostre mani e lo scopo di tutto ciò era quello di farci lavorare tutti insieme. Della mia maestra mi piaceva soprattutto il fatto che era sempre pronta ad aiutare tutti, un anno ci ha portato al centro commerciale per vendere dei sacchetti di lavanda e il ricavato l’ha donato ad un’associazione per i poveri. La mia maestra era veramente una persona eccezionale, una di quelle che fanno bene al cuore e se adesso mi ritrovo iscritta al corso di scienze della formazione primaria il merito è il suo perché è stata in grado in grado di trasmettermi l’amore per questo lavoro. Spero veramente che un giorno riuscirò ad essere brava quanto lei e diventare un esempio per i miei allievi cosi come lei lo è stato per me.
    GIULIA TESTA

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  109. Ho sempre amato sin da piccola giocare a fare la maestra, interagivo con i miei fratelli, facevo svolgere loro dei compiti, li interrogavo e prendevo spunto ed imitavo il comportamento della mia maestra di italiano delle elementari.
    E' stata lei che mi ha insegnato a leggere e scrivere, mi ha insegnato a valutare cosa è giusto o sbagliato, mi ha insegnato a sognare, ma soprattutto mi ha insegnato a credere nei miei sogni.
    Lei riusciva a spiegare ogni lezione senza farci annoiare, riusciva a tenerci buoni senza alzare la voce ed era sempre a nostra disposizione. Il suo unico obiettivo era quello di far arrivare l'intera classe allo stesso livello, lo ripeteva sempre.
    La scuola, inoltre, era un po' la sua seconda casa e la classe un po' la sua seconda famiglia.
    Amava il suo lavoro, era evidente, lo svolgeva con passione ed era proprio per questo che riusciva a creare il binomio perfetto tra insegnante e alunni.
    Vorrei essere come lei, riuscire a far amare a tutti i miei alunni la disciplina che andrò ad insegnare e non esitare a mostrare di me anche il lato umano perchè se c'è una cosa che più di tutte la caratterizzava era quella di raccontarci di tanto in tanto, qualche aneddoto personale, confrontandosi con noi appartenenti alla nuova generazione, iniziando con il quasi sempre detestato "ai miei tempi.."
    Non resta quindi che ringraziarla, perchè è sempre stata e sarà un punto di riferimento e perchè ha fatto di me la persona e l'insegnante che vorrei essere.
    Grazie di tutto cara maestra.
    GIORGIA DI CREDICO

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  110. La mia esperienza scolastica, in diverse occasioni, mi ha dato motivo di esprimere e valutare diverse emozioni personali che le persone Mi trasmettono, mi hanno dato modo di "guardarle" e scrutarne i diversi lati nascosti. Ho un ricordo "particolare" della mia infanzia scolastica, in quanto il bullismo era parte integrante del mio vissuto quotidiano è l'indifferenza socio/scolastica era per me un normale vissuto. Questo modificò la mia visuale di vita e valutazione delle persone in modo positivo soprattutto nei bambini, infatti fin da piccola ho sempre cercato di analizzare e ricercare il potenziale nascosto, quello che spesse volte teniamo segretamente dentro noi, per un imbarazzo di un giudizio frettoloso. Ricordo con estrema emozione, quando la mia insegnante di 5° elementare con tanto stupore si capacitó di una situazione imbarazzante non più nascosta ormai agli occhi dell'adulto di una disuguaglianza sociale di cui ero vittima. Ricordo l'espressione imbarazzata di entrambe per discordanza motivazione. Avvertivo l'esplorazione delle mie emozioni con uno sguardo circoscritto è il mio timore di ulteriori giudizio affrettato mi bloccava ancorpiù. Vi vedevo le innumerevoli sensazioni contrastanti, poi scrutai per un istante il suo "occhio" era diverso. Mi senti felice di non essere abitata, anzi per un istante ero parte integrante del gruppo, ero del uguaglianza scolastica. Le sue parole rivolte a noi tutti non erano di rimproveri, ma di un discorso semplice e costruttivo che, le persone, soprattutto i bambini esseri bellissimi i meravigliosi nella loro complessità e di differenza tra loro..., sono gli unici a renderne speciale il mondo, soprattutto il non essere uguali nelle espressioni di difficoltà di vita. Mi sentii importante, se non speciale. Non ho un brutto ricordo di quanto vissuto, nonostante le diverse "violenze" subite con il bullismo, anzi posso ben dire esserne "soddisfatta" in quanto ho poi sperimentato dentro me questo diverso approccio con le persone, poiché, mi ha insegnato a guardare oltre, migliorandomi anche come mamma ed insegnante, ha infatti enfatizzato ancor più il mio modo di essere. Grazie a questa esperienza di vita vissuta ho sviluppato, se non dalla nascita, l'empatia verso chi come me ó differentemente da me, ciò che nasconde dietro una facciata di Massa. Oggi come ieri ho sempre ricercato "il diverso", quello "ultimo" il bambino nascosto anche negli adulti e cercar di far risalire tutto il potenziale nascosto, le diversità di idee senza aver timore del giudizio. Avevo quasi rimosso ormai dalla mia mente il perché della mia evoluzione di pensiero, questo racconto mi ha dato la possibilità di riviverlo e ha dato sì l'occasione nuovo di analizzarmi e rivivere e riaffiorare emozioni archiviate. Grazie.
    _Esia Cantelli_

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