Come concordato nell'incontro di ieri, vi propongo la prima attività relativa alla progettazione. Tenendo conto di quanto presentato (la macroprogettazione richiede scelte di architetture e mediatori ed un attenzione all'inclusione come nell'approccio universal design che chiede l'utilizzo di più canali sensoriali), vi invito a rispondere scrivendo un commento alle domande che riporto sotto.
Mi prese sottolineare: nulla di obbligario, nessuna valutazione. Solo, spero, una occasione per riflettere sulla propria esperienza, cercando individuare quanto utile per il futuro insegnamento nella scuola secondaria (e magari prepararsi all'esame finale).
Per chi ha esperienze di insegnamento:
Quale
è la sua esperienza di progettazione?
Usa
qualche specifico modello di
progettazione?
C’è
qualche aspetto sulla progettazione che vorrebbe approfondire?
Sarebbe
disponibile a condividere la progettazione di un percorso già effettuato?
Vi invito ad utilizzare un solo commento per rispondere segnalando alla fine il proprio nome e cognome
Per chi ha solo esperienze legate al tirocinio:
Quali architetture ha avuto modo di osservare nella sua esperienza di tirocinio?
Quali architetture pensa di utlizzare nelle sue future progettazioni e perchè?
Quali mediatori ha visto utlizzare con maggiore frequenza nella sua esperienza di tirocinio?
Quali mediatori pensa di utlizzare nelle sue future progettazioni e perchè?
Vi invito ad utilizzare un solo commento per rispondere segnalando alla fine il proprio nome e cognome
Grazie per quanto scriverete! Parleremo delle vostre scritture spero già alla fine dell'incontro di oggi.
fb
commento prova fb
RispondiEliminaPer quanto riguarda la progettazione, essendo docente di sostegno da tre anni, posso riportare la mia esperienza a tal proposito. La mia progettazione didattica inizia a settembre nel momento in cui entro in classe e conosco tutti gli alunni della classe, e lo studente con disabilità. La mia progettazione parte, dunque, dall’osservazione. Dopo aver letto e visionato tutta la documentazione, mi appunto quelli che sono i bisogni formativi del discente e i punti di forza. Faccio in modo che la mia osservazione sia il più oggettiva possibile, e mi avvalgo della collaborazione dei colleghi curricolari. La mia osservazione dovrà essere funzionale alla progettazione del PEI.
EliminaDevo inoltre tenere in considerazione la propensione e l’atteggiamento che il discente assume nelle diverse discipline. Nelle mie discipline, quelle umanistiche, sono avvantaggiata da una prospettiva molto più familiare. Mi focalizzo sull’interazione che esiste tra lo studente e l’ambiente circostante, che a sua volta è composto dai compagni, dai docenti e tutte le figure con cui entra in relazione. Il processo di apprendimento è duplice, perché chiama in causa i contenuti didattici ma anche quelli educativi. Cerco di osservare quali sono le attitudini del discente. in base alla componente relazionale e didattica. Dopo aver raccolto un sufficiente numero di osservazioni, procedo in collaborazione con il Consiglio di Classe alla stesura del Piano Educativo Individualizzato. Per quanto riguarda i modelli utilizzati, cerco di utilizzare in base alla situazione, tutti i modelli di cui dispongo e che sembrano essere maggiormente appropriati alla situazione. Non nego la difficoltà della progettazione del PEI, è necessario innanzitutto comprendere lo stile di apprendimento del discente, e poi adattare tale stile ai diversi stili di insegnamento dei colleghi.
EliminaPer ogni disciplina vengono individuate le personalizzazioni degli obiettivi di apprendimento, rispetto al contesto-classe. Dopo aver individuato gli obiettivi, procedo con l’individuazione delle metodologie didattiche. A tal proposito posso specificare che in questi tre anni di insegnamento ho seguito due alunni con disabilità. Il primo è stato un alunno con l’autismo, il secondo un alunno con un disturbo dell’attenzione. Per questi due discenti ho progettato due PEI diversi, ovviamente: per il primo ho iniziato con la progettazione degli spazi fisici e una strutturazione ben precisa delle attività da svolgere nelle diverse ore disciplinari. Per il secondo alunno, invece, è stata necessaria maggiormente una progettazione degli obiettivi e delle metodologie con uso significativo dei mediatori didattici. Per entrambi è stato importante lavorare e progettare lezioni attraverso i mediatori iconici: per l’alunno con autismo è stato fondamentale l’utilizzo nelle diverse discipline di immagini, della Comunicazione Aumentativa Alternativa, di video-giochi e fotografie. Per il secondo alunno, sono state fondamentali le mappe concettuali, i video, l’utilizzo di quiz interattivi alla fine delle lezioni, proprio per mantenere viva l’attenzione e la motivazione. Per quanto riguarda la progettazione, ho avuto una breve esperienza su materia, e ho notato che progettare per un’intera classe è molto complesso. Concentrarsi sul singolo alunno richiede molto tempo, eppure i risultati di una progettazione cucita addosso agli studenti risulta molto più funzionale. In questi tre anni di insegnamento ho avuto modo di comprendere che ogni classe è diversa, e anche ogni alunno è diverso. Nella progettazione dei PEI delle mie discipline umanistiche mi sono spesso soffermata sull’utilizzo di mediatori simbolici, ma anche sulla costruzione di plastici, ad esempio per l’insegnamento della Geografia. Spesso ho utilizzato i mediatori didattici anche e soprattutto per favorire l’inclusione; ad esempio a lezione ho fatto in modo che tutta la classe collaborasse nella realizzazione di un plastico di Geografia con il proprio compagno con disabilità. Nelle ore di Scienze, invece, tutta la classe ha realizzato un modellino plastico del DNA. Nelle ore di Storia, ho trovato molto utile far costruire una linea del tempo, ma anche far analizzare agli studenti delle fonti letterarie e nello specifico delle fonti materiali per gli alunni con disabilità. Ultimamente. per favorire l’avvicinamento degli studenti di tutta la classe alle lingue straniere, abbiamo realizzato un progetto pomeridiano del “teatro di Shakespeare in lingua inglese”. Tutta la classe, e ovviamente anche gli alunni con disabilità, stanno organizzando uno spettacolo teatrale per la fine dell’anno.
EliminaEmanuela Molinaro
commento al commento
EliminaProgettare una lezione
EliminaNon esiste un unico modo di apprendere, poiché ciascun alunno risponde in base al proprio stile di apprendimento, allo stesso modo, non esiste un unico modo di insegnare.
Fatta questa dovuta premessa, è evidente che nel progettare una lezione è opportuno tenere in considerazione una pluralità di strumenti didattici, con una particolare attenzione all’uso delle nuove tecnologie, quali l’utilizzo della Lim con la proiezione di video, sollecitando gli alunni mediante un’attività di ricerca da far effettuare preventivamente, invitandoli a reperire i contenuti dalla rete, ma anche utilizzando fonti tradizionali, come per esempio la consultazione di testi, da attingere direttamente in biblioteca.
Dovendo individuare un contenuto disciplinare, oggetto di una lezione da tenere nella scuola secondaria di secondo grado, nell’ambito della mia classe di concorso, ovvero la A046 (giuridico-economico), sceglierei la Costituzione della Repubblica Italiana.
In primo luogo è utile:
- Rilevare il livello di conoscenza della classe sul tema da trattare, sollecitando gli alunni ad una discussione preliminare, anche attraverso la visione di brevi filmati al fine di focalizzare il contesto storico e politico in cui è nata l’esigenza di elaborare la nostra Carta fondamentale.
- Leggere direttamente i verbali dei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, da cui si evince la ratio che ha portato i nostri padri costituenti a condividere i principi fondamentali che sono stati sottoscritti da tutte le forze politiche che hanno partecipato alla Resistenza.
- Dividere la classe in piccoli gruppi ed assegnare a ciascun gruppo un lavoro, da elaborare in cooperative-learning, avente ad oggetto l’analisi di uno degli articoli della prima parte della Costituzione dove sono enunciati i diritti fondamentali.
- Invitare ciascun gruppo ad esaminare il contenuto degli articoli, inquadrando le disposizioni in essi enunciate, in relazione al contesto storico politico e sociale in cui sono state prodotte, elaborare il proprio lavoro, utilizzando power-point od altri strumenti, anche interattivi.
- Verifica degli apprendimenti, invitando ciascun gruppo di alunni alla presentazione innanzi al resto della classe dei propri elaborati.
- Avviare una discussione sui temi trattati, favorendo la partecipazione di tutta la classe.
(P.P. classe A/046 )
La mia esperienza di progettazione si basa principalmente sull'utilizzo del modello didattico dell'insegnamento per obiettivi e sulla progettazione per competenze.
RispondiEliminaSono sempre interessata a scoprire nuovi approcci e metodologie di progettazione che possano permettermi di migliorare l'efficacia del mio insegnamento.
Sono disponibile a condividere la progettazione di un percorso già effettuato, per favorire la collaborazione tra colleghi e lo scambio di idee. [A050 - M. C.]
prova 2
RispondiEliminaDurante il mio percorso lavorativo nell’ambito scolastico non ho avuto molta esperienza per ciò che riguarda la progettazione didattica mi sono cimentata nell’utilizzo di varie piattaforme imparando anche in maniera autodidatta ad utilizzarle, mi piace potermi avvalere di strumenti che hanno un impatto diretto sugli studenti anche perché oggi viviamo in un mondo fatto di immagini, i ragazzi mostano maggiore attenzione verso la lezione, cosa che non avrebbero con la normale lezione frontale( naturalmente un mio umile pensiero). Non ho mai usato uno specifico modello di progettazione ho sempre adattato la progettazione alle reali esigenze della classe in modo tale da creare un ambiente educativo strutturato che favorisca il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento che mi sono prefissata, cerco di inserire all’interno della mia progettazione materiali audio e visivi che possano arricchire l’esperienza di apprendimento degli studenti e in ciò internet offre una vasta gamma di risorse educative inoltre è possibile attraverso test, quiz ed attività di valutazione avere un feedback più rapido ed accurato dagli studenti. Mi piacerebbe approfondire l’uso della piattaforma Universal design essa offre a tutti gli studenti pari opportunità di successo in quanto ogni individuo impara in modo diverso. Non avrei nessun problema a pubblicare lavori di progettazione didattica perché ritengo sia un modo per confrontarsi, per condividere le proprie esperienze personali e poter in questo modo migliorare nella strutturazione della lezione ed arricchire la propria conoscenza.
RispondiElimina
RispondiEliminaNella pratica quotidiana scolastica, ricorro spesso alla progettazione di singole attività didattiche basate su uno specifico argomento di una disciplina e/o per unità di apprendimento affrontando un argomento trasversalmente su più discipline.
Accanto a ciò, prevedo sempre l’utilizzo contestuale di mediatori didattici, delle TIC per rendere più motivante ed efficace, dal punto di vista metodologico, il processo di insegnamento-apprendimento.
Ad esempio per fare giochi di conoscenza in classe utilizzo molto “Kahoot”, in particolare modo all’inizio di un argomento, per conoscere il livello di preparazione della classe.
Sempre nell’ottica di un apprendimento attivo, utilizzo il “Video Learning” come ad esempio la piattaforma “Genially” che con la combinazione di video, audio, testi e immagini permette agli studenti di ricordare meglio le informazioni che hanno visto piuttosto che quelle lette.
Utilizzo soprattutto una progettazione per obiettivi, condivisa con gli altri docenti curricolari, cercando di organizzare l’insegnamento secondo una tendenza lineare, dal più semplice al più complesso.
Sulla progettazione che vorrei approfondire l’aspetto dell’ intelligenza artificiale.
La mia esperienza di progettazione è inerente alla scuola secondaria di secondo grado (Liceo linguistico) per la disciplina Lingua Spagnola.
RispondiEliminaSolitamente procedo ad una meso progettazione, quindi per moduli, che tendo a modificare di volta in volta a seconda delle esigenze e delle esperienze in cui gli studenti possono incorrere durante l’anno scolastico (succede sempre più di frequente che a seguito di trend nati sui social alcune espressioni vengano utilizzate “a ripetizione” anche in classe e spesso hanno come lingua veicolare lo spagnolo, soprattutto nelle varianti dell’America latina); o magari sviluppo tematiche che, affrontate in altre discipline, suscitano particolare interesse e diventano oggetto di dibattiti e riflessioni tra gli studenti in mia presenza, per cui in questi casi mi appresto a trasporre gli stessi argomenti al “mundo Hispano”. Il tipo di architettura di cui faccio uso è piuttosto eterogeneo, in quanto utilizzo metodologie legate sia all’architettura “simulativa” quanto a quella “collaborativa”; anche se devo ammettere che la presenza di una progettazione di tipo “trasmissivo” è ben presente, probabilmente perché nel corso dei miei tre anni di insegnamento mi sono trovata di fronte classi con alunni diligenti e con una buona soglia di attenzione. Relativamente ai mediatori, utilizzo tutte le quattro tipologie: quelli attivi (ad esempio, ho portato i ragazzi in un supermercato e fornito loro una lista di prodotti da acquistare, ovviamente in lingua spagnola), iconici (descrivendo immagini, utilizzando mappe, video interattivi), analogici (con giochi di ruolo, ad esempio simulando scene in un ristorante, dove ognuno degli studenti svolge un ruolo specifico mettendo in pratica il lessico e le espressioni studiate in classe) e simbolici (scrivere elaborati, riassunti, recensioni); per lo sviluppo delle competenze linguistiche ritengo sia opportuno utilizzarli tutti.
Non seguo uno specifico modello di progettazione, solitamente ad inizio anno somministro agli studenti un questionario informativo, ponendo domande legate alla motivazione che li ha spinti a scegliere lo studio della lingua spagnola (essendo un insegnamento opzionale, insieme alla lingua russa) e soprattutto ad interessi personali, così da scegliere al meglio la tipologia di attività da proporre ed i tipi di canali sensoriali che mi permettano un’efficace trasmissione dei contenuti.
Ciò su cui vorrei fare un approfondimento, al fine di formarmi al meglio, sono gli aspetti relativi all’inclusione degli studenti bes o con disabilità in quanto, anche se può sembrare inverosimile, non ho mai avuto all’interno del contesto classe degli alunni con tali caratteristiche. Per cui sarei grata, a lei professore e ai miei colleghi, se potessi visionare alcuni esempi o modelli da seguire o da cui semplicemente prendere spunto; in modo da poter essere preparata nel momento in cui mi troverò a dover collaborare con un/una docente di sostegno, dato che mi piacerebbe che la progettazione sia di tipo condiviso, per permettere a tutti gli alunni di poter raggiungere gli stessi livelli di competenza linguistica.
Grazie
Patrizia
La mia esperienza di progettazione a scuola è limitata ed è riconducibile solo ed esclusivamente alla redazione del PEI , in quanto ho ricevuto il mio primo incarico in qualità di docente incaricato sul posto di sostegno solo a settembre 2023.
RispondiEliminaIn merito alla stesura del mio primo PEI, dopo avere analizzato la documentazione dello studente con disabilità (Df e PDF o profilo di funzionamento ove esistente) , osservato l’alunno (punti di forza e debolezza) e raccolto informazioni dalla famiglia, ho proceduto , insieme agli altri docenti, alla vera e propria progettazione del piano ovvero a definire gli obiettivi generali e specifici che lo studente con disabilità dovrà raggiungere.
In seguito, con la collaborazione di tutto il team docenti, ho individuato per ogni singola materia, le metodologie didattiche e gli strumenti atti a favorire la partecipazione di tutta la classe, (prevedendo ad esempio attività di gruppo, lavori a coppia , gratificazioni verbali, tutoraggio tra pari e tc ) e alla personalizzazione dei materiali didattici, adattando i contenuti alle diverse esigenze degli studenti, attraverso l’utilizzo di supporti visivi, audio e tattili etc .
Infine, ho proceduto con ogni singolo docente curricolare , ad individuare le forme di valutazione per osservare e monitorare lo studente durante le attività didattiche ,al fine di valutare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, coinvolgendo nel processo di apprendimento anche la famiglia
Un aspetto che mi piacerebbe approfondire è il tema della progettazione didattica in contesti scolastici multiculturali e plurilingui, dato che nell’istituto scolastico presso il quale presto servizio sono presenti studenti di diversa etnia.
Relativamente alla condivisione di una progettazione di un percorso, non posso dare alcun contributo, stante, come detto, la mia brevissima esperienza a scuola.
(V.P.)
La mia esperienza di progettazione riguarda maggiormente una programmazione condivisa con il docente curricolare in quanto la mia esperienza lavorativa negli ultimi 5 anni si è svolta come docente specializzata sulle attività di sostegno.
RispondiEliminaIn particolare data una progettazione generale con dei contenuti in parte già stabiliti mi occupo di “adattare” la progettazione occupandomi in particolare dell’accessibilità ai contenuti tramite i giusti mediatori didattici, dei tempi,degli spazi e della motivazione estrinseca e intrinseca all’apprendimento mirato al raggiungimento di un senso di autoefficacia adeguato. Individuo così gli strumenti e le metodologie maggiormente efficaci.
La sintesi della progettazione condivisa in ogni disciplina è contenuta nel programma educativo individualizzato, con individuazione e scelta del percorso ordinario per l’alunna.
I mediatori scelti le metodologie utilizzate e le strategie applicate sono comunque applicate e proposte a tutto il gruppo classe ove ci sia necessità.
Sicuramente la progettazione proposta dai colleghi curricolari prevede maggiormente un’architettura di tipo trasmissiva ma non solo, ho avuto modo di lavorare con la maggior parte delle architetture previste, scoperta guidata, esplorativa, collaborativa.
La mia esperienza di progettazione è prevalentemente sull’Unità Didattiche d’Apprendimento, in particolare vorrei approfondire la didattica inclusiva, utilizzo un modello di progettazione (UDA) articolato in varie fasi: avvio, definizione e pianificazione, esecuzione, valutazione e chiusura.
RispondiEliminaEsempio
UDA – l’Equilibrio dei Fluidi
PREREQUISITI
Intendere i concetti di massa e densità • Sapere eseguire misurazioni di grandezze con appositi strumenti sapendone apprezzare gli errori • Concetti di forza, peso e densità.
CONTENUTI
Le grandezze fisiche e la misura • Il Sistema Internazionale di Unità • Il metodo scientifico • Le misure di lunghezza • La notazione esponenziale • Metodi diretto e indiretto • Le misure indirette e dirette di superficie e volume • Gli stati della materia • La massa • La densità
TRAGURDI COMPETENZE
Calcolare la pressione prodotta dal peso di un corpo • Calcolare la pressione idrostatica • Determinare gli effetti del principio di Archimede • Individuare i collegamenti tra le variazioni della pressione • Eseguire conversioni fra le diverse Unità di misura della pressione.
Momento
didattico
Momento in classe Lezioni:
Che cos’è la pressione;
La pressione nei liquidi;
Il principio di Archimede;
La pressione atmosferica
• Video laboratori: Il principio di
Archimede e la densità dei solidi
• Video: Il torchio idraulico; I vasi
comunicanti; Archimede.
Attività formative Esempi svolti
Fai il punto di fine Lezione
Organizza i concetti di fine Unità
Problemi di riepilogo di fine Unità
Risoluzione per passi degli esercizi
commentati
Approfondimenti
e didattica
cooperativa Attività di laboratorio Laboratorio virtuale (link laboratorio Virtuale)
Valutazione -Test di ingresso e Test di ingresso semplificati
-Verifiche di fine Unità
-Verifiche di fine Unità semplificate
Didattica Inclusiva
Sintesi in Pdf scaricabile
Audio sintesi
Mappa modificabile e personalizzabile
RS
La mia esperienza di progettazione didattica è iniziata con il percorso abilitante (TFA) e, anche se prettamente teorica, è stata particolarmente utile quando, subito dopo, è iniziata la mia attività di insegnamento.
RispondiEliminaIl modello di progettazione di riferimento che utilizziamo nella mia scuola è l’UDA; si parte sempre dalle competenze interdisciplinari e disciplinari da fa acquisire agli studenti, poi si
passa alla definizione degli obiettivi e quindi delle conoscenze e delle abilità da acquisire. La parte più interessante, secondo il mio punto di vista, è la definizione delle esperienze/attività disciplinari che si intendono implementare e del compito di realtà finale che permetterà poi a tutti i docenti di poter valutare l’acquisizione o meno delle competenze.
Nella progettazione dell’UDA la valutazione riveste sempre un ruolo fondamentale, ma spesso è anche il momento più critico, soprattutto se l’attività è interdisciplinare.
D.M. (posto comune, secondaria di I grado)
D: Quale è la sua esperienza di progettazione?
RispondiEliminaR: Nella scuola ho svolto attività di progettazione sia nella programmazione disciplinare che nella realizzazione di UDA, tra queste ultime, anche UDA molto complesse sviluppate in periodi lunghi e in maniera multidisciplinare con il contributo di quasi tutti i docenti. Un’altra attività progettuale che ho sviluppato ha riguardato la realizzazione di orti didattici e compostiere in 11 plessi di un istituto Omnicomprensivo dove gli alunni della V dell’istituto tecnico agivano da tutor nei confronti degli studenti della secondaria di I grado, della Primaria e della materna. Il progetto Orti Didattici ha previsto anche una spesa per l’acquisto di materiali e mezzi tecnici per cui anche l’aspetto economico e il costo del progetto hanno avuto il loro peso nella approvazione e gestione delle attività da parte della dirigenza.
D: Usa qualche specifico modello di progettazione?
R: No ho solo fatto riferimento in generale alla progettazione didattica nelle seguenti fasi:
• analizzare il contesto (globale e/o specifico);
• definire gli obiettivi, risultati formativi attesi ed eventualmente ricalibrare gli obiettivi;
• organizzare gli interventi in fasi, moduli o unità;
• individuare le strategie di insegnamento, i metodi e le tecniche didattiche;
• scegliere le tecnologie adatte e le loro modalità di comunicazione, interazione ed
utilizzo;
• definire i criteri di verifica, gli standard valutazione e gli indicatori di monitoraggio;
• distribuire e ripartire compiti ed attività.
D: C’è qualche aspetto sulla progettazione che vorrebbe approfondire?
R: Si, sia l’architettura che i mediatori
D: Sarebbe disponibile a condividere la progettazione di un percorso già effettuato?
R: Si.
Gianni Ghianni
EliminaInsegno nella scuola dell’infanzia dove l’idea di progettazione è incentrata sulla didattica laboratoriale, sul lavoro esperenziale, sull’osservare e toccare con mano. I piccoli alunni sono protagonisti nell’apprendimento. Tutto ciò che viene spiegato e insegnato deve fondarsi su qualcosa di concreto e osservabile. Il gioco la fa da padrone ed è attraverso di esso che si insegnano conoscenze e competenze.
RispondiEliminaL’esperienza diretta, il gioco, il procedere per tentativi ed errori permettono al bambino di potersi avviare verso quei processi di simbolizzazione e formalizzazione necessari per l’apprendimento.
La progettazione educativa fa riferimento ai “Campi di esperienza” riportati nelle Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del primo ciclo di istruzione:
il sè e l’altro: ossia il riconoscere se stessi e l’altro, il porsi le grandi domande, il vivere insieme…
Il corpo e il movimento: sviluppare l’autonomia, l’identità, la salute…
I discorsi e le parole: i primi linguaggi, la lingua, la comunicazione…
La conoscenza del mondo: lo spazio, la natura, il tempo…
Immagini, suoni e colori: l’arte, la musica, il bello…
Inoltre, nella mia idea di progettazione non deve mancare l’educazione allo sviluppo del senso civico come insegnamento trasversale.
S.R.
Per quanto riguarda l’ambito della progettazione, in quanto insegnante di scuola primaria su posto comune, nella mia scuola si realizza a inizio anno scolastico, un progettazione annuale per classe in cui si prende in considerazione la situazione di partenza, tenendo conto dell’ambito socio-culturale e delle risorse a disposizione, esaminando il gruppo classe dal punto di vista cognitivo, affettivo-relazionale. Nel corso dell’anno scolastico, settimanalmente, è compito di ogni insegnante definire e realizzare una programmazione educativa-didattica in cui distintamente per ogni disciplina, vengono definiti gli obiettivi e le attività che verranno svolte nel corso della settimana. Durante la mia esperienza come insegnante di sostegno, realizzavo una programmazione educativa individualizzata, partendo dal considerare la disabilità dell’alunno, definendo successivamente gli obiettivi educativi, le strategie didattiche adeguate al loro raggiungimento, predisponendo attività mirate allo sviluppo dell’autonomia e da svolgere anche con il resto della classe, le verifiche e le modalità di valutazione degli apprendimenti. Questa programmazione era condivisa con il team della classe. Mi piacerebbe conoscere le modalità di progettazione per la scuola secondaria di secondo grado. Grazie MDC
RispondiEliminaDa circa sei anni mi adopero per poter lavorare in un clima distensivo, considerando il mio particolare lavoro come docente di sostegno ordine primaria, attraverso una progettazione individuale o in team sul gruppo classe cercando punti di raccordo che permettevano all'alunno h di esserne parte integrante. La difficoltà maggiore è stata la mia precarietà la quale mi ha indotto ogni anno a progettare su un gruppo classe e alunno h diversi. Per poter assolvere questo mio compito ho sempre utilizzato come strumento di lavoro l” Unità di Apprendimento che proponevo poi al team e poter quindi soddisfare i traguardi attesi. La progettazione più interessante è stata a mio avviso quella denominata: Mi oriento con le mani/ I orient myself with my hands.
RispondiEliminaLe materie inserite erano svariate dalla Matematica alla Geografia, Arte immagine e Inglese, mentre le abilità estrapolate erano ovviamente la conoscenza dei numeri entro il 100, la descrizione di uno spazio usando i riferimenti topologici, l’ utilizzo dei sensi e l’interazione in lingua Inglese. L’attività è stata svolta in presenza ed è stata articolata in quattro fasi, nella prima fase gli alunni erano divisi in gruppetti quindi c’era l’utilizzo del cooperative learning e gli venivano distribuiti dei cartoncini colorati in formato A 4 sui quali posizionavano le loro mani una per volta e con la matita ne tracciavano il contorno. Nella seconda fase dopo aver ritagliato le sagome delle proprie mani inserivano i nomi delle dita in verticale su ogni dito e alla base della scrittura un numero da uno a 10, nella terza fase invece gli alunni scrivevano il nome dei numeri in inglese per ogni dito dalla mano da sinistra alla mano destra, terminato il prospetto ritagliavano le sagoma delle mani e con il cartoncino di scarto creavano delle bacchette così da poter incollare la sagoma alla bacchetta. Avevano prodotto una manina in cartoncino con la quale svolgere la verifica e conseguente valutazione Nella quarta fase sono state dettate delle domande orali alle quali hanno risposto con l'ausilio delle proprie manine in cartone. La verifica è stata organizzata in modalità cooperativa mediante domande in italiano e risposte in italiano ed in inglese associando alle risposte le proprie manine in cartone. Le domande erano appunto quante sono le dita di una mano e di entrambe, quali i nomi delle dita delle mani, contare le dita delle mani in italiano ed in inglese, distinguere la mano destra dalla sinistra, quale la mano del cuore dove sorge il sole e dove il sole tramonta, associando quindi alla risposta i riferimenti topologici. La progettazione di tale attività è stata visualizzata sula lim dagli alunni poiché ritengo gli strumenti digitali avere un'incidenza importante sulla conoscenza o meglio sulla acquisizione delle competenze e conoscenze in quanto tali strumenti rendono tangibile la conoscenza. Molte sono state le competenze chiave attivate alfabetico funzionale, la multilinguistica, matematica, competenze digitali competenza personale sociale capacità di imparare ad imparare e competenza in materia di cittadinanza. Nell’era della digitalizzazione sarei in realtà molto interessata ad una conoscenza più approfondita di quella che oggi viene definita intelligenza artificiale perché ritengo che se utilizzata in maniera corretta può essere una chiave di volta per tanti studenti . Sarei ben lieta di condividere la progettazione didattica da me sviluppata in questa sede.
Grazie Ripalta Bianco
La mia esperienza nell'ambito della progettazione è una pratica che ricorro spesso e a volte dimentico che mentre faccio lezione o svolgo la mia attività didattica nel frattempo sto anche progettando. Ultimamente le mie attività didattiche sono basate su uno specifico argomento per unità di apprendimento che coinvolge anche un argomento trasversalmente su più discipline. Questa settimana ho iniziato un "debate" in una classe di un liceo linguistico. Gli studenti hanno realizzato un power point sulla tematica delle donne di oggi e di ieri attraverso la lettura di un classico in lingua spagnola . Dopo averli visualizzati tutti i ragazzi possono aprire un dibattito esponento le proprie opinioni sul lavoro svolto. Alla fine avranno una valutazione da parte del docente e una autovalutazione sul lavoro svolto.
RispondiEliminaSquarciafico Rosanna
EliminaLa mia idea di progettazione consiste nell’adottare quelle strategie che reputo più pertinenti per soddisfare specifiche esigenze in determinati contesti di apprendimento. Se ad esempio mi trovo a dover stilare una programmazione didattica in un contesto in cui gli studenti hanno maggior attitudine a svolgere lavori pratici, o la necessità stessa di praticare attività laboratoriali (come in una sez. carceraria della scuola sec. di II grado, indirizzo tecnico di “agraria” in cui sto svolgendo la mia prima esperienza da docente) - mi soffermo sì sulla teoria che propongo attraverso lezioni frontali per la presentazione e spiegazione degli argomenti, cooperative learning, per favorire la collaborazione tra gli studenti sviluppando competenze sociali e cognitive, associata anche alle tecnologie digitali, per aver accesso a risorse globali (es. visione di video didattici online, produzione di powerpoint, etc) – certamente credo che per portare a compimento l’acquisizione delle conoscenze sia necessaria l’esperienza (che a livello didattico possiamo tradurre in attività di laboratorio).
RispondiEliminaDiversamente, in una classe II dello stesso indirizzo, oltre alle strategie già indicate, utilizzo applicativi come “Panquiz” o “Wordwall”, per sottoporre agli studenti dei live quiz a cui possono rispondere in completa autonomia e sotto forma di gioco.
Ad oggi, ho ben chiaro che spesso un alto numero di studenti presenta “bisogni educativi speciali” – non si pensi solo alle disabilità – e al contempo ognuno di loro ha la sua specifica tipologia di intelligenza nell’apprendimento. Oggi, queste esigenze degli studenti sono identificate e riconosciute più ampiamente, anche se spesso mancano programmazioni disciplinari precise e mirate, sia sulla carta che nella pratica. Inoltre, molti insegnanti non sono uniti e talvolta disinteressati alle esigenze del singolo. Penso che i corsi di formazione come specializzazione sostegno o quelli per l’acquisizione di abilitazione all’insegnamento (su qualsivoglia cdc) siano necessari per focalizzare l’attenzione proprio su modelli di programmazione efficace per rendere l’attuale classe docente più sensibile alle esigenze dei ragazzi.
EliminaNegli ultimi 15 anni, ho avuto il privilegio di progettare attività didattiche in vari contesti educativi. Tutto è iniziato nel 2009, quando sono stato nominato esperto esterno in un progetto per l’ampliamento dell’offerta formativa. Questa breve esperienza mi ha aperto gli occhi sulla diversità degli apprendenti e sull'importanza di creare ambienti inclusivi e accoglienti.
RispondiEliminaSin dall'inizio, ho compreso l'importanza di adattare le mie progettazioni alle esigenze e alle caratteristiche specifiche dei miei destinatari. Attraverso attività mirate, ho lavorato per garantire che ogni studente avesse l'opportunità di apprendere e di crescere, indipendentemente dalle loro abilità.
Con il passare del tempo, ho ampliato il mio raggio d'azione, portando la mia esperienza di progettazione didattica anche alle scuole medie.
Qui, ho assunto l’incarico di docente di sostegno e ho affrontato una nuova serie di sfide e opportunità. La diversità dei contesti scolastici e delle esigenze degli studenti mi ha spinto a riflettere costantemente sulle mie pratiche e ad adattare le mie progettazioni. Ho imparato che la flessibilità e la capacità di adattamento sono essenziali per avere successo nel campo dell'istruzione.
Tuttavia, il mio viaggio non si è limitato alle aule delle scuole medie. Ho anche avuto l'opportunità di lavorare nei corsi per adulti, dove ho potuto applicare le mie competenze di progettazione didattica in contesti diversi e altrettanto stimolanti. La progettazione per adulti ha richiesto un approccio diverso, tenendo conto delle esperienze e delle prospettive uniche degli studenti adulti. È stata un'esperienza arricchente che ha ampliato il mio bagaglio di conoscenze e competenze.
Ogni tappa di questo viaggio ha contribuito a plasmare la mia comprensione della progettazione didattica e del suo impatto sull'apprendimento degli studenti. Ho imparato che la progettazione efficace richiede non solo creatività e innovazione, ma anche una solida comprensione dei principi pedagogici e delle migliori pratiche educative. Ho imparato ad ascoltare e ad adattarmi alle esigenze degli studenti, ad affrontare le sfide con determinazione e a celebrare i successi, grandi e piccoli.
Guardando al futuro, mi piacerebbe continuare a crescere come educatore. Ogni giorno è un'opportunità per imparare qualcosa di nuovo e per motivare gli alunni a lavorare con impegno.
Ho esperienza in progettazione didattica in quanto nella scuola in cui insegnavo lo scorso anno scolastico si sono dovute gettare le basi per preparare la progettazione per UdA essendo un Istituto Professionale. Si è partiti molto in ritardo rispetto ad altri Istituti e l’attuazione della riforma, abbiamo seguito numerosi incontri per poter preparare una programmazione adeguata. Infatti il lavoro è stato abbastanza duro in quanto ci si è basati principalmente sul territorio e le esigenze di questo.
RispondiEliminaÈ stato particolarmente difficile individuare tutte le abilità e portare tutti i colleghi ad adeguarsi e adeguare il programma individuale rispetto alle nuove esigenze. Il problema principale riscontrato riguardava il fatto che molti docenti riportavano la loro programmazione individuale inserendo la dicitura UdA1-UdA2 ecc..
Quest’anno invece, per svolgere l’anno di prova, mi trovo sempre in un Istituto Professionale in cui la progettazione didattica organizzata per UdA è stata elaborata dai colleghi precedentemente e quest’anno si sono apportate giusto delle modifiche per alcuni dettagli. Programmazione definita nei minimi dettagli.
Perciò la mia esperienza di progettazione ritengo non sia completa dopo aver visto come si procede in altri Istituti.
Per l’elaborazione della progettazione è stato utilizzato il modello per UdA.
Vorrei analizzare meglio la sequenza delle attività.
Potrei condividere senza problemi la progettazione, preferirei condividere quella effettuata durante quest’anno scolastico in quanto più completa.
Flavia Puggioni
Non ho esperienza di progettazione didattica nella mia disciplina.
RispondiEliminaAttualmente insegno sul sostegno nella scuola secondaria di secondo grado, in un istituto tecnico e uno professionale.
La progettazione didattica per gli studenti con disabilità e tutti gli interventi di inclusione (lavori di gruppo, in coppie, ecc.) si definiscono nel Piano Educativo Individualizzato.
Per le attività destinate agli studenti che seguono la programmazione della classe con personalizzazioni collaboro con i docenti di disciplina, adattando le prove, laddove necessario, proponendo contenuti didattici specifici, preparando mappe concettuali o altri materiali semplificati sugli argomenti trattati.
Progetto in autonomia attività di varie discipline per una studentessa che segue una programmazione didattica differenziata.
Per le attività che progetto in autonomia non utilizzo un modello specifico.
Le attività prendono spunto dall’argomento che il/la docente di disciplina propone alla classe, oppure sono volte all’acquisizione di autonomie sociali (uso del denaro, lettura dell’orologio). Una volta definiti gli obiettivi, procedo a strutturare una scheda didattica con i contenuti essenziali dell’argomento, servendomi anche di mediatori didattici, soprattutto iconici (immagini, schemi e piccole mappe concettuali), nonché di esempi pratici e concreti, anche vicini all’esperienza di vita della studentessa, al fine di rendere i concetti quanto più concreti possibile. Ad una parte più teorica, associo un momento nel quale la studentessa mette in pratica quanto appreso, sottoponendole dei piccoli questionari, alternando la forma cartacea e quella digitale (di solito Kahoot! specifici sull’argomento), oppure facendole elaborare un prodotto digitale, sfruttando la sua propensione per i videogiochi e per il computer.
Non c’è un aspetto in particolare che vorrei approfondire, ma in generale in che modo effettuare una progettazione didattica efficace.
Sono disponibile a condividere la progettazione di un percorso già effettuato.
Condivido volentieri con altri colleghi di sostegno con i quali lavoro i materiali che produco.
D.M.
RispondiEliminaLa mia esperienza di progettazione si può dividere in due fasi: quella iniziale e quella di ogni singola lezione o unità di apprendimento. Per quanto riguarda la progettazione iniziale, spesso il modello di riferimento viene fornito dall’istituto scolastico presso il quale si presta servizio e, nella maggior parte dei casi, è riconducibile all’UdA. Parto sempre dall’analisi del contesto classe, quindi metto in evidenza se ci sono bes e quali tipologie di difficoltà hanno gli alunni in questione. In seguito alle prove di ingresso e ad un momento di osservazione iniziale, si suddivide la classe per fasce di livello e si delinea, in linea di massima, la situazione generale e i futuri interventi di potenziamento/consolidamento/recupero. Sulla base delle Indicazioni Nazionali del 2012, si delineano i traguardi per lo sviluppo delle competenze, gli obiettivi formativi e di apprendimento, elencando attività e contenuti disciplinari. Infine, vengono spiegati le metodologie e gli strumenti che si intendono usare e le modalità di verifiche e di valutazione.
La progettazione della lezione invece, varia di volta in volta. Inizio generalmente con un warm-up, a cui segue una breve spiegazione spesso coadiuvata da video o ascolto, i quali, insegnando una lingua straniera alla secondaria di primo grado, risultano essere molto utili. Segue poi una fase di esercitazione, che può essere singola o in coppia. La lezione termina con riflessioni su quanto appreso in quell’incontro.
La mia esperienza di progettazione è stata per tanti anni legata al PEI in quanto sono stata molto tempo insegnante di sostegno nella scuola primaria. Da qualche anno, passata sulla comune, ho sperimentato diversi modelli di Uda che integrano varie discipline e attività per favorire la comprensione e l'apprendimento degli studenti su un determinato argomento o tema. Ogni unità di apprendimento è progettata per coinvolgere gli studenti in modo attivo, stimolare la loro curiosità e favorire lo sviluppo di competenze trasversali. Queste unità di apprendimento spesso includono attività pratiche, discussioni di gruppo e altre metodologie didattiche per rendere l'apprendimento più significativo e coinvolgente. Ho curiosità di conoscere ulteriori metodologie di progettazione per migliorare il mio insegnamento.
RispondiEliminaPremetto che sono una docente di sostegno alle prime armi, con solo tre anni di esperienza e tanto da imparare.
RispondiEliminaHo avuto la fortuna, nonostante il precariato, di insegnare sempre nella stessa scuola e nella stessa classe.
Seguo per 18 ore un ragazzo con obiettivi semplificati che quest’anno conseguirà il diploma.
Se penso alla mia progettazione faccio riferimento al PEI. Parto sempre dall’osservazione dell’alunno, del contesto e della classe. Cerco di costruire il mio lavoro focalizzandomi sulle potenzialità.
Nella stesura del pei cerco di ragionare e lavorare insieme ai colleghi delle discipline su contenuti, strategie, strumenti e valutazione.
Non seguo un modello di progettazione ma costruisco il mio lavoro su quello dei colleghi, attuando strategie di facilitazione e semplificazione. Ricorro soprattutto a mediatori iconici (mappe, video, immagini) e simbolici.
Cerco di favorire laddove possibile il lavoro in piccoli gruppi.
Ho realizzato due piccoli progetti insieme ad una collega di sostegno, per migliorare la relazione, la comunicazione e l’empatia nel gruppo classe.
D.F.
Con la progettazione insegno ad apprendere, in situazione, facendo leva sulle motivazioni degli allievi e immergerli in situazioni pensate e progettate appositamente per la classe.
RispondiEliminaUtilizzo i modelli di progettazione organizzati su UdA progettate, all’interno del dipartimento disciplinare, dai docenti di insegnamenti che afferiscono allo stesso asse culturale o a più assi.
Cerco di applicare i principi della programmazione per padronanze che mira a rendere l’alunno consapevole delle strategie cognitive per raggiungere un obiettivo, realizzando delle attività che lo portino a riflettere sulle conoscenze acquisite.
Il metodo utilizzato, coerentemente con il programma di riferimento, determina le strategie operative, le conoscenze e i saperi, i metodi e le tecniche, i sistemi di valutazione e di verifica, a partire da situazioni effettivamente analizzate e ottimizzando le risorse a disposizione.
Ritengo che la progettazione sia fondamentale per diversi motivi. Consente di stabilire obiettivi chiari e misurabili; permette di adattare il processo di apprendimento alle esigenze degli studenti, tenendo conto delle loro abilità, dei loro stili di apprendimento e delle loro eventuali difficoltà che potranno incontrare. Inoltre consente di pianificare la lezione in modo sistematico in modo che gli studenti ricevano una formazione completa.
Vorrei approfondire la valutazione e la revisione per riuscire a valutare al meglio i risultati in relazione agli obiettivi di apprendimento.
Condividere la progettazione di un percorso già effettuato potrebbe risultare utile e necessario al fine di un confronto costruttivo. (G.M.)
Sono un’insegnante di sostegno e la mia esperienza nella progettazione riguarda prevalentemente l’ambito della disabilità. Fino ad ora ho avuto la fortuna di insegnare in due licei e di seguire i miei ragazzi per l’intero percorso scolastico. La mia esperienza è molto positiva dato che ho avuto la possibilità di lavorare sempre con colleghi curricolari molto disponibili e collaborativi, e soprattutto con famiglie con cui si sono instaurati sempre ottimi rapporti. Nella stesura del PEI cerco sempre di coinvolgere i mie colleghi e la famiglia, ma come avviene in tutte le scuole sono io a scrivere la progettazione per l’alunno e poi la sottopongo a docenti e famiglia. Nel PEI, dopo un iniziale periodo di osservazione, tenendo conto delle esigenze e delle capacità dello studente cerco di delineare gli elementi essenziali per permettere un adeguato supporto all’apprendimento, quindi gli obiettivi e i mezzi con cui raggiungerli. Naturalmente il lavoro di progettazione non si limita alla stesura del PEI ma al confronto quotidiano con i miei colleghi con cui volta per volta cerchiamo insieme strategie e strumenti da applicare alla didattica per facilitare l’allievo con disabilità.
RispondiEliminaMP
L’anno scolastico in corso rappresenta per me il terzo in cui mi trovo a svolgere, consecutivamente e da specializzato, attività di sostegno didattico per un alunno con disabilità che attualmente frequenta la classe 4^ del Liceo Scientifico.
RispondiEliminaLa mia esperienza di progettazione, pertanto, mettendo da parte quanto da me prodotto a livello di esercitazioni nei percorsi formativi che ho avuto modo di frequentare precedentemente, coincide quasi esclusivamente con la compilazione dei tre PEI (Piani Educativi Individualizzati) che fino ad ora ho redatto.
In essi, sin dall’inizio e sempre in collaborazione con i miei colleghi e le mie colleghe, ho concepito per l’alunno interventi sul percorso curricolare tali da facilitare la sua inclusione a partire dall’osservazione delle sue potenzialità manifestate e delle criticità derivanti dai limiti oggettivi riscontrati.
Per cui, tenuto conto che la “severa” diagnosi dello studente (da me non riportata per una questione di privacy) obbliga a dover attuare un percorso differenziato in cui non trovano spazio i riferimenti ai concetti astratti / teorici ma è piuttosto richiesto l’impiego di mediatori didattici di tipo principalmente iconico, gli interventi proposti dal consiglio di classe sono stati basati, costantemente e con livelli di difficoltà crescenti nel tempo, sull’utilizzo di video e schede didattiche operative contenenti schemi, mappe, immagini esplicative e sequenze di disegni da riordinare e colorare, facendo un uso appropriato anche del notebook e del monitor touch, così da favorire, come obiettivo finale, lo sviluppo di un repertorio iconografico sempre più vasto e capace di indirizzare l’attenzione dell’alunno su determinati concetti da poter comprendere anche per via associativa.
Inoltre, nell’ambito di un discorso di Token Economy, è stata prevista la consegna di piccoli premi, da poter ritenere attestati di riconoscimento della buona condotta tenuta nell’arco di alcune scansioni temporali preventivamente concordate, cosa che ha rappresentato sicuramente una strategia vincente per l’ottenimento di evidenti miglioramenti in ambito educativo.
In definitiva, dunque, potremmo dire che personalmente non uso un “modello” di progettazione ben codificabile, ma, in qualche modo, mi sforzo di offrire al discente opportunità di apprendimento presentate in una modalità che forse ricorda vagamente gli EAS (Episodi di Apprendimento Situati), prestando attenzione a far sì che tutto il percorso formativo dell’alunno possa essere monitorato e ripercorso costantemente sia dai docenti che dal ragazzo stesso, in quanto ho previsto l’allestimento nel tempo di un sito internet (attualmente in fase di work in progress) che possa fungere da contenitore di tutti gli elaborati prodotti di volta in volta e tale da potersi configurare alla fine come un vero e proprio portfolio esibibile.
In considerazione di quanto fin qui esposto e vista l’utilità che per me sta rivestendo l’utilizzo delle tecnologie informatiche nell’espletamento del mio ruolo di insegnante, nelle lezioni del corso di abilitazione per la classe di concorso A017 mi piacerebbe approfondire l’argomento dell’intelligenza artificiale riferita alla generazione di immagini e video, oppure quello della gamification (ad es., per la creazione di una Escape Room).
Sono eventualmente disposto a condividere qualche esito di percorso di insegnamento affrontato e dal quale ritengo sia deducibile l’impostazione progettuale che ho adottato.
FaTe.
Personalmente ritengo che la fase di progettazione sia la “conditio sine qua non” per la riuscita efficace di qualsiasi attività umana.
RispondiEliminaConfesso che, quando m’imbattei per la prima volta nella redazione di una progettazione didattica, non avevo assolutamente le idee chiare relative ad una sua possibile struttura, in quanto il percorso di studio, da me svolto, non prevedeva una preparazione a riguardo. Per cui essa fu il frutto di ricerche personali e del confronto con colleghi più esperti, che nella quasi totalità dei casi, si avvalevano di “modelli” estrapolati da guide didattiche o creati da una commissione specifica, operante all’interno dell’istituto. L’architettura delle progettazioni da me predisposte, negli anni di insegnamento disciplinare, era molto legata al tipo di obiettivo da raggiungere, per cui a volte si strutturava sulla modalità trasmissiva, altre sulla scoperta guidata e/o collaborativa. I mediatori che ho sempre preferito sono stati quelli di tipo attivo, in quanto mi piace molto interagire e coinvolgere i discenti, ma pensando agli alunni che privilegiano uno stile di apprendimento visivo, adotto molto anche ai mediatori iconici. Inoltre, dopo tanti anni di insegnamento nel ruolo di docente di sostegno, sono sempre più convinta che, per interiorizzare qualsiasi contenuto, bisogna presentarlo avvalendosi di tutti i canali sensoriali e solo in tal modo le conoscenze e abilità potranno tramutarsi in vere e proprie competenze. Attualmente per la tipologia di insegnamento che svolgo elaboro il PEI e micro-progettazioni che rispondono alle esigenze e ai bisogni dell’alunno con disabilità, affinché lui possa acquisire le competenze fondamentali per la strutturazione del suo Progetto di vita, sviluppando il senso di autodeterminazione e assicurandogli benessere.
Se per gli alunni l’improvvisazione didattica determina spesso disorientamento, per i docenti sovente è fonte di ansia e stress. Credo che la progettazione rappresenti il fil rouge di un’azione didattica efficace.
Nicka Barone
RispondiEliminaLa mia esperienza di insegnante inizia a settembre in qualità di insegnante di sostegno presso una scuola secondaria di I grado.
Sono completamente inesperta e per nulla preparata in merito all’attività di progettazione, non saprei neanche da cosa partire.
A tal proposito non seguo un modello di progettazione specifico, ma nella scuola in cui insegno vengono adoperate le UDA, soprattutto per quanto riguarda l’educazione civica.
Un'attività che abbiamo realizzato in classe (e che non so neanche se può essere considerata un’attività di progettazione vera e propria), è la realizzazione della cellula animale. L'alunna con disabilità ha una particolare propensione per le materie artistiche, le piace molto disegnare e ciò l’appaga molto. Insieme all’insegnante di scienze, abbiamo pensato di far realizzare praticamente, ad ogni alunno, la cellula animale, disegnando e poi assemblando come in un puzzle, i vari elementi che la compongono. Abbiamo quindi utilizzato mediatori iconici, in quanto particolarmente apprezzati dall’alunna con disabilità, ma anche dal resto della classe.
Ciò facendo, un argomento che poteva sembrare pesante e noioso, è stato trasformato in una sorta di gioco.
N.C.
Quale è la sua esperienza di progettazione?
RispondiEliminaInsegnante scuola primaria sul sostegno da 13 anni. L’esperienza di progettazione è sicuramente improntata sull’alunno e sulla sua inclusione in classe. A inizio anno compilata a grandi linee, soprattutto se è il primo anno che si conosce l’alunno. Più specifico se c’è stata continuità negli anni e si era già progettato negli anni precedenti. Questo perché già si conosce la situazione di partenza e si immagina più facilmente la situazione di arrivo. Il tutto ad inizio anno viene stilato nel Pei, e, se fortunati a trovare colleghi inclusivi, redatto insieme a loro.
Il Pei è però una macro progettazione, poi settimanalmente, ma a volte anche giornalmente, si progetta una attività, comunque dipendente dalla tipologia di disabilità e dalla classe di appartenenza. Negli anni però ho capito che un “gancio” c’è sempre, per esempio se non è presente il linguaggio ci sarà quello iconico, oppure la scrittura al posto del verbale ecc…
Usa qualche specifico modello di progettazione?
Non ho un modello predefinito ma parlando di disabilità sicuramente l’approccio è quello della universal design.
È importante, quando è possibile, lavorare in gruppo, avere un “tutor”, coinvolgere i bambini nella “gestione” della disabilità e renderla “normale” ai loro occhi.
C’è qualche aspetto sulla progettazione che vorrebbe approfondire?
Se penso alla progettazione di un ordine superiore sicuramente sì, sono totalmente a digiuno sia di teoria che di pratica. La mia più grande “paura” è la differenza di età, capire quanto progettare per le superiori possa essere diverso dalla primaria.
A.M.
Nell'Isc dove lavoro, più precisamente nella scuola primaria, abbiamo una progettazione dove per ogni singola disciplina sono espresse le competenze chiave europee, le competenze trasversali, i nuclei fondanti che prevedono: competenze, abilità, argomenti / contenuti. La scansione temporale è bimestrale fino alla fine dell'anno. Gli obiettivi vengono progettati da noi insegnanti su questo "canovaccio" attraverso riunioni per classi parallele che si svolgono all'inizio di ogni mese e gli stessi vengono declinati attraverso rubriche valutative; mentre all'inizio di ogni anno scolastico ,prima dell'avvio delle lezioni, a settembre siamo impegnati a revisionare ,facendo il punto della situazione ecc. Il lavoro è molto teorico(legato ai contenuti) e non lascia spazio alla parte puramente pratica/didattica ,che a mio avviso dovrebbe essere più approfondita: come presentare i contenuti, quali risorse mettere in campo, in quale ambiente.. cosa che invece viene svolta durante la programmazione settimanale, dove però dobbiamo occuparci anche di molto altro (visite didattiche, progetti, viaggi d'istruzione, ricevimento genitori..) e il tempo dedicato risulta essere sempre poco.
RispondiEliminaCelani Daniela
Per chi ha esperienze di insegnamento:
RispondiEliminaQUALE È LA SUA ESPERIENZA DI PROGETTAZIONE?
La mia esperienza di progettazione riguarda due ordini di scuola: Scuola Primaria e Scuola Secondaria di Primo Grado lo scopo di entrambe le progettazioni è stato quello che di gettare le basi per il lavoro da svolgere durante l’anno scolastico.
USA QUALCHE SPECIFICO MODELLO DI PROGETTAZIONE?
Fra i vari modelli di progettazione quello che più utilizzo è quello per obiettivi ipotizzando una gerarchia degli apprendimenti. Procedo nel modo seguente: analizzo la situazione di partenza, definisco gli obiettivi, scelgo i contenuti, definisco ed organizzo metodi ed attività, scelgo e predispongo materiali e strumenti, strutturo le sequenze di apprendimento, realizzo e programmo i tempi e gli strumenti per la valutazione.
C’È QUALCHE ASPETTO SULLA PROGETTAZIONE CHE VORREBBE APPROFONDIRE?
Sarei interessata ad approfondire le nuove tecnologie per la didattica e le risorse digitali per l’apprendimento
Sarebbe disponibile a condividere la progettazione di un percorso già effettuato?
Si.
Emiliana Simeone
Progettazione didattica Raimondo Faraone Mennella parte uno
RispondiEliminaImplementare una programmazione scolastica per una scuola superiore richiede una pianificazione dettagliata e mirata che tenga conto di diversi fattori, tra cui il curriculum nazionale, le esigenze degli studenti, le risorse disponibili e gli obiettivi educativi. Ecco alcuni passaggi generali che possono essere utili per sviluppare una programmazione efficace:
Analisi dei requisiti: Prima di tutto, è importante comprendere i requisiti del curriculum nazionale o regionale e gli standard educativi che devono essere soddisfatti. Questo può includere una revisione delle linee guida ministeriali, dei programmi di studio e delle competenze chiave da sviluppare.
Identificazione degli obiettivi educativi: Definire chiaramente gli obiettivi educativi che si desidera raggiungere durante l'anno scolastico. Questi obiettivi dovrebbero essere specifici, misurabili, realistici e pertinenti alle esigenze degli studenti.
Sviluppo del curriculum: Basandosi sugli obiettivi educativi identificati, pianificare il curriculum per ciascuna materia o corso. Questo può includere la sequenza delle lezioni, le attività di apprendimento, le valutazioni e le risorse didattiche necessarie.
Pianificazione delle attività extracurriculari: Oltre al curriculum accademico, considerare anche le attività extracurriculari che possono arricchire l'esperienza degli studenti. Queste attività possono includere sport, arte, musica, teatro, progetti di volontariato, viaggi educativi, ecc.
Assegnazione delle risorse: Valutare le risorse disponibili, inclusi il personale insegnante, le strutture scolastiche, i materiali didattici e il budget, e assegnarle in modo efficace per supportare l'implementazione della programmazione.
Monitoraggio e valutazione: Implementare un sistema di monitoraggio e valutazione per valutare l'efficacia della programmazione scolastica nel raggiungere gli obiettivi educativi stabiliti. Questo può includere test standardizzati, valutazioni continue degli studenti, feedback degli insegnanti e dei genitori, e analisi dei risultati di apprendimento.
Adattamento e miglioramento continuo: Utilizzare i dati raccolti attraverso il monitoraggio e la valutazione per apportare eventuali modifiche e miglioramenti alla programmazione scolastica. L'educazione è un processo dinamico, quindi è importante essere flessibili e adattarsi alle esigenze in evoluzione degli studenti e della comunità scolastica.
Seguire questi passaggi può aiutare a sviluppare una programmazione scolastica completa e mirata che si pone come obiettivo il supporto, il successo degli studenti e promuova un ambiente di apprendimento positivo e inclusivo.
Progettazione didattica Raimondo Faraone Mennella parte due
RispondiEliminaEsistono diversi modelli e approcci per la progettazione didattica che possono essere utilizzati per sviluppare una programmazione scolastica efficace. Ecco alcuni dei modelli più comuni che sono stati utilizzati per la progettazione:
Modello ADDIE: Questo è uno dei modelli più popolari per la progettazione didattica. L'acronimo sta per Analisi, Progettazione, Sviluppo, Implementazione e Valutazione. Questo modello prevede una serie di fasi sequenziali per progettare e sviluppare programmi educativi.
1. Modello Costruttivista: Basato sulla teoria costruttivista dell'apprendimento, questo modello enfatizza l'importanza dell'attività degli studenti nell'apprendimento. Gli insegnanti forniscono un ambiente di apprendimento stimolante e supportano gli studenti nel costruire la propria conoscenza attraverso l'esplorazione e l'esperienza.
2. Modello Inverted Classroom (Flipped Classroom): Questo modello rovescia il tradizionale approccio all'insegnamento, con gli studenti che accedono ai materiali didattici in autonomia a casa, mentre il tempo in classe viene utilizzato per attività pratiche, discussione e approfondimento.
3. Modello Problem-Based Learning (PBL): Questo approccio didattico si concentra sull'apprendimento attivo attraverso la risoluzione di problemi reali. Gli studenti lavorano su compiti complessi che richiedono l'applicazione delle conoscenze acquisite per sviluppare soluzioni.
4. Modello Inquiry-Based Learning: Simile al PBL, questo modello enfatizza l'importanza dell'indagine e della scoperta guidata da parte degli studenti. Gli studenti formulano domande, conducono ricerche e traggono conclusioni attraverso l'indagine attiva.
Progettazione didattica Raimondo Faraone Mennella parte tre
RispondiEliminaSintesi dell’esempio di progettazione didattica per uda con compito di realtà.
Disciplina: Enologia
Obiettivi di apprendimento:
Comprendere i principi fondamentali della vinificazione.
Identificare le principali varietà di uve utilizzate nella produzione del vino.
Analizzare i processi chimici e biologici coinvolti nella fermentazione del vino.
Conoscere le principali regioni vitivinicole del mondo e le caratteristiche dei loro vini.
Durata della lezione: 90 minuti
Materiale didattico necessario:
Presentazione PowerPoint , materiale visivo, video, ecc
Campioni di vino (opzionale, a seconda delle normative scolastiche e dell'età degli studenti)
Fogli di lavoro o appunti
Struttura della lezione:
Parte introduttiva
Saluto e presentazione UDA.
Presentazione degli obiettivi della lezione.
Breve introduzione alla storia e all'importanza dell'enologia nel mondo contemporaneo.
Sviluppo della lezione
Principi fondamentali della vinificazione :
Spiegazione dei processi di vinificazione: vendemmia, pigiatura, fermentazione, maturazione e imbottigliamento.
Illustrazione dei diversi metodi di vinificazione (es. vino rosso, bianco, rosato, spumante).
Varietà di uve e regioni vitivinicole:
Presentazione delle principali varietà di uve utilizzate nella produzione del vino (es. Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot).
Discussione sulle caratteristiche delle principali regioni vitivinicole del mondo (es. Bordeaux, Toscana, Napa Valley).
Processi chimici e biologici nella fermentazione del vino:
Spiegazione dei processi chimici e biologici coinvolti nella fermentazione alcolica e malolattica.
Discussione sul ruolo dei lieviti e dei batteri nel processo di fermentazione.
Attività pratiche:
Seguire i vari processi di produzione nella cantina di Microvinificazione all’interno della scuola, con impegno quotidiano degli studenti nel controllo e monitoraggio del processo.
Degustazione di vini (opzionale, a seconda delle normative e dell'età degli studenti):
Guida alla degustazione: osservazione visiva, valutazione olfattiva e gustativa.
Conclusione
Sintesi dei concetti principali appresi durante la lezione.
Risposte alle domande degli studenti.
Compiti per la casa o attività future (es. ricerca su una regione vitivinicola specifica, scrittura di una relazione sul processo di vinificazione).
-Sono un’insegnante di sostegno, che, purtroppo, non ha mai partecipato ad un’attività di progettazione. O meglio come ha detto qualche collega durante il nostro incontro, l’unica progettazione da me effettuata è quella del PEI per l’alunno con disabilità che frequenta la classe in cui insegno.
RispondiEliminaSe proprio devo essere sincera, non so nemmeno quanto i miei colleghi curriculari progettino la loro lezione.
La scuola è completamente cambiata rispetto a quando la frequentavo io, così come gli studenti. Tuttavia, a volte assisto a lezioni molto simili a quelle che ascoltavo io 20 anni fa.
Più che di progettazione della lezione io mi occupo della semplificazione del materiale. Anche qui però è sicuramente fare una sorte di progettazione. Tengo conto degli interessi dei miei studenti e dei canali comunicativi a loro più funzionali. C.T.
raffaelepaganored@libero.it
RispondiEliminaven 12 apr, 19:02 (4 giorni fa)
a me
Buon giorno Professore sono Raffaele Pagano e le invio nel testo dell'emailquanto prodotto.
Saluti
Raffaele Pagano
Io ho una breve esperienza di insegnamento, ho cominciato a lavorare sempre presso le scuole secondarie di secondo grado, prima di ordine paritario e successivamente di ordine statale.
Data la vastità e la complessità della mia disciplina di insegnamento, Classe di Concorso A051 in dettaglio Scienze, tecnologie e tecniche agrarie, in quanto mi ha fatto spaziare dal servizio presso l’Istituto C.A.T. all’istituto Professionale per L’agricoltura all’Istituto Tecnico per l’Agricoltura, durante l’esperienza didattiche ho avuto sia classi del biennio e del triennio.
In seguito mi hanno cambiato la tipologia di classe di Concorso e mi hanno convocato sulla Classe di Concorso A050 in dettaglio Scienze naturali, chimiche e biologiche e questa materia ho avuto modo di insegnarla al biennio del CAT e al biennio del liceo delle Scienze Umane e del liceo Linguistico.
Le materie che mi hanno assegnato spaziano dal livello tecnico, economico, professionale e scientifico.
Tale situazione sopramenzionata anche se complessa mi ha permesso, anche soprattutto grazie all’esperienza universitaria trascorsa come studente, tra i banchi universitari di avere una mente aperta, tesa ad ottenere nuove conoscenze e in seguito durante l’attività didattica e di libero professionista ho imparato a fare i collegamenti delle discipline e di tendere la mente alla ricerca dei criteri che rendessero attualizzabili i concetti appresi dalle materie.
Io quando progetto preferisco a proiettare le lezioni attraverso vari sistemi di proiezione.
La proiezione è utilizzata esclusivamente come schema di partenza e successivamente dallo schema di partenza si commentano le nozioni e si aggiungono altri concetti.
La cosa che cerco di fare insieme agli studenti è quella di coinvolgerli come parte attiva, suscitando in loro curiosità e uso sempre il termine di attualizzare gli argomenti nella vita quotidiana per far capire ai discenti la funzionalità della disciplina nella vita quotidiana.
Più che condividere un’esperienza o qualche aspetto della progettazione preferirei avere un confronto costruttivo con i colleghi della stessa disciplina per capire insieme come rendere piacevoli e comprensibili discipline che si insegnano. Inoltre dal confronto insieme ai colleghi della disciplina si possono concordare insieme approfondimenti da sviluppare R.P.
1)La mia esperienza di progettazione e pianificazione delle attività necessarie per guidare l’apprendimento dei miei studenti è relativa all’insegnamento come docente su posto comune nella scuola Primaria. In realtà nella mia scuola siamo passati dalla programmazione annuale, alle U.D.A. mensili fino alle programmazioni settimanali.
RispondiElimina2)Non ho adoperato un modello specifico di progettazione, ma ho sempre tenuto conto della situazione di partenza per elaborare una progettazione didattica ad hoc relativa alla classe, dato che nei miei 8 anni di docenza nella scuola primaria non ho avuto studenti che necessitassero di una progettazione e programmazione didattica personalizzata, anche se ogni studente ha tempi di apprendimento diversi dall’altro. Per questo ho elaborato una “progettazione” che fosse coinvolgente e significativa per tutti gli studenti, con obiettivi chiari, sempre misurabili e rivedibili. L’obiettivo primario è sempre stato quello di fare una “programmazione” che tenesse conto delle diverse esigenze degli studenti e soprattutto delle loro situazioni iniziali, dei loro bisogni, attraverso lezioni pianificate ma sempre molto flessibili e adattabili in corso di svolgimento, con l’utilizzo di materiali didattici a supporto della lezione frontale (video, supporti elettronici, ecc).
La progettazione utilizzata è passata per i seguenti punti:
Analisi della situazione di partenza
Definizione concreta degli obiettivi
Sequenza delle attività
Valutazione e verifiche sommative
Sulla base dei risultati ottenuti ho proceduto se necessario a una rimodulazione della stessa.
L’ultimo step è rappresentato dalla misurazione complessiva del rendimento, dell’impegno, della partecipazione al dialogo educativo (annotazioni di tipo valutativo, in forma numerica e/o di commento, restituzione degli elaborati corretti, rispetto dei tempi di consegna).
Nadia
P.P. I
RispondiEliminaSono insegnante di sostegno, svolgo la mia attività da quattro anni nella scuola secondaria di secondo grado. In questi anni ho avuto la opportunità di progettare unità di apprendimento trasversali, cioè che hanno interessato una pluralità di discipline, finalizzate a fare acquisire ai discenti competenze trasversali.
In particolare, le unità di apprendimento sono state concepite, inserendole nel contesto territoriale in cui è collocata l’istituzione scolastica.
Voglio pertanto condividere l’attività didattica posta in essere, che ha avuto ad oggetto il territorio in cui gli studenti vivono e studiano.
Conoscere il proprio territorio, contribuire a valorizzarlo e a promuoverlo, deve essere una prerogativa indispensabile nel processo di apprendimento, se si vuole che la Scuola, come istituzione, debba concorrere alla formazione della competenza chiave di cittadinanza. E' stata ideata, quindi un'UDA incentrata sul lago di Nemi.
Il lago, quale risorsa non solo per il territorio di Genzano, in cui è ubicato l’Istituto Pertini, in cui ho svolto servizio, ma anche per l’intero ambito dei “Castelli”, sia per il valore paesaggistico, sia per il valore storico- culturale del sito. Si è inteso, pertanto, incentivare negli studenti, la necessità della tutela del paesaggio e nel contempo sviluppare le conoscenze della storia dei luoghi.
Questa progettazione didattica ha risposto a molteplici esigenze educative e formative. In generale, si sono evidenziati i seguenti obiettivi: imparare ad osservare e comprendere il paesaggio; conoscere e rispettare i beni monumentali e storici tramandatici dai nostri antenati e che rappresentano l’identità storica e culturale dell’intero nostro Paese nel mondo; cogliere il senso dei principi costituzionali, sanciti nell’art.9 della Costituzione della Repubblica Italiana: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Ttutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.. La comunicazione, la collaborazione, il senso di responsabilità e l’inclusione nel gruppo classe; incrementare negli alunni il senso di autoefficacia; aumentare l’autostima; favorire lo spirito di iniziativa.
In rapporto alle varie materie coinvolte nella progettazione didattica, si è inteso perseguire i seguenti obiettivi. In Storia: sapere inquadrare il periodo storico al fine di comprendere le cause degli eventi, i loro effetti nel contesto sociale dell’epoca e gli effetti sulle società successive.
In Italiano: migliorare la esposizione orale utilizzando la terminologia appropriata, facilitare la comprensione del testo, produrre testi multimediali sperimentando nuovi linguaggi comunicativi.
In Geografia: conoscere la formazione geologica del lago.
In Educazione Civica: conoscere il valore del paesaggio e il significato sociale e culturale del patrimonio artistico e dei beni monumentali; rispettare i beni pubblici comuni.
In Informatica: creare una brochure promozionale e divulgativa del territorio, in particolare del lago di Nemi e del museo delle Navi.
In Scienze: conoscere le specie animali e vegetali presenti sul territorio.
Attuando tale attività didattica, attraverso i vari assi culturali caratterizzanti le singole discipline, si sono consolidati obiettivi trasversali: un miglioramento delle abilità di linguaggio e di comunicazione; potenziamento della relazione; rispetto di tempi di consegna; rafforzamento della capacità di lavorare in gruppo.
L’attività si è svolta con modalità di cooperative learning, metodologia particolarmente indicata per favorire l’inclusione di studenti con problemi di comportamento.
La classe è stata divisa in cinque gruppi, 4 gruppi composti da 5 alunni e 1 gruppo composto da 6 elementi.
La scelta di partire da una risorsa del territorio e il metodo di lavoro cooperativo, rendono questa attività particolarmente inclusiva, stimolando la motivazione a superare gli ostacoli, attivando l’improvvisazione e la creatività.
P.P. II
RispondiEliminaIl fine ultimo è favorire la crescita armonica della personalità, la formazione di alunni più consapevoli del proprio potenziale comunicativo e in grado di spaziare al di là delle conoscenze puramente disciplinari, integrandole con abilità complementari che permettono loro di apprendere
e sperimentare nuovi e diversi linguaggi.
L’apprendimento cooperativo richiede un contesto educativo fortemente collaborativo, entro il quale gli studenti, organizzati in piccoli gruppi, possano affrontare con buone possibilità di successo compiti complessi. Questa metodologia, valorizza la rilevazione di competenze diverse, risponde alle esigenze educative di ciascuno, favorisce lo sviluppo delle abilità relazionali, aiuta a migliorare il clima di classe e a riconoscere il gruppo come strumento di crescita. I compagni diventano un supporto al processo di autoregolazione degli alunni, in funzione del raggiungimento di scopi comuni; è stato, pertanto, fondamentale che gli alunni con bisogni educativi speciali abbiano avuto un ruolo attivo e abbiano potuto fornire in pieno il loro contributo.
Tale percorso di apprendimento è focalizzato sul processo più che sul risultato finale cioè sul modo in cui si svolgono le attività mettendo in secondo piano il risultato concreto delle stesse, privilegiando il cammino di crescita e la maturazione che ha interessato ciascun membro del gruppo.
Nel nostro caso l’attività ha previsto una uscita didattica sul Lago di Nemi e visita al Museo delle Navi.
Il Lago di Nemi con il Museo delle Navi è l’emblema storico-culturale del territorio. Per tale motivo è stata effettuata una visita con gli studenti. È stato ideato un percorso formativo, con attività ed osservazioni-ascolto, svolte sul luogo. Il lavoro di studio e di ricerca effettuato dagli alunni, unitamente alle immagini e fotografie raffiguranti l’esperienza didattica vissuta, sono state riportate in un prodotto multimediale, con la realizzazione di un opuscolo divulgativo ad opera degli studenti. La classe coinvolta è la I B ITT e il monte ore per la realizzazione dell’uda è stato stabilito in 12 ore così articolate: 6 ore di studio cooperativo e preparatorio all’uscita didattica con lavoro in classe dedicate all’argomento. In particolare, 2 ore in storia per la ricerca, lo studio e la rielaborazione del materiale afferente il periodo della storia di Roma; 2 ore in italiano per individuare testi letterari di autori che hanno narrato del Lago di Nemi e del territorio circostante dei “Castelli Romani” , lettura e commento di alcuni testi, come ad esempio la poesia di Gabriele D’Annunzio e il racconto del grande scrittore Hans Christian Andersen che narrò del suo viaggio a Genzano e sul Lago di Nemi; 1 ora in Geografia dedicata al reperimento di informazioni sulla natura geologica del Lago; 1 ora in educazione civica con lo studio dei principi costituzionali di tutela ambientale; 4 ore dedicate alla visita del Museo delle Navi, con la visione del filmato relativo alla storia del recupero dei reperti; 2 ore in informatica per la realizzazione grafica della brochure divulgativo- del Lago di Nemi e del Museo delle Navi, veicolo di promozione turistico- culturale del territorio.
Tale lavoro potrebbe essere pubblicato sul sito istituzionale della scuola e offerto agli enti del territorio che lo utilizzeranno ai fini della promozione turistica.
Riguardo ai metodi e strumenti per la valutazione, gli insegnanti hanno verificato e corretto gli elaborati che sono stati esposti in classe dagli alunni che ne hanno motivato le scelte.
Per la valutazione non si è tenuto conto del prodotto, ma del processo di apprendimento e del grado di partecipazione di ciascuno al lavoro del gruppo.
P.P. III
RispondiEliminaGli strumenti di valutazione delle competenze adottati, sono stati:
una Griglia di Osservazione, attraverso cui sono state monitorate le modalità di svolgimento delle diverse attività rispetto agli obiettivi prefissati;
una Rubrica di Valutazione che ha consentito di rilevare la valutazione autentica su compiti di realtà e il grado di consapevolezza, conoscenza e competenza, indagando i processi attivati dagli studenti, in termini di qualità, motivazione, qualità della partecipazione, assunzione di responsabilità e livello di autonomia organizzativa.
Le attività previste in progetto sono state realizzate a partire dal mese di marzo.
In aula durante l'ora di Storia è stato realizzato un momento informativo (briefing) in cui è stata presentata l'attività alla classe, spiegando e dando particolare risalto alla necessità di lavorare in gruppo. Sono stati, infatti, formati i gruppi attribuendo i ruoli e i compiti ed è stato redatto un cronoprogramma delle attività.
Il 19 aprile 2023, tutta la classe, accompagnata dai docenti di sostegno e dalla docente di italiano e storia si sono recati in gita al Lago di Nemi e al Museo delle Navi.
Durante l’attività i docenti hanno provveduto a compilare la griglia di osservazione e a compilare la rubrica di valutazione.
Nel corso del mese di maggio, gli alunni che hanno partecipato all’UDA si sono ritrovati in classe per un momento di debriefing in cui è stato chiesto ai ragazzi di raccontare le sensazioni provate, le difficoltà incontrate e come hanno provato a collaborare tra di loro per raggiungere un obiettivo nuovo e condiviso.
Dalle risposte dei ragazzi è emerso con chiarezza inequivocabile il raggiungimento degli obiettivi.
Dalle osservazioni dei ragazzi emergeva proprio questa caratteristica, gli alunni hanno avvertito a tal punto il valore formativo di quel luogo, che dopo aver ascoltato le lezioni svolte sulle rive del lago, hanno proposto di organizzare più spesso escursioni sul territorio, manifestando una crescente curiosità di conoscere l’ambiente in cui vivono.
Attraverso il progetto è stata attivata la risorsa compagni, fondamentale per promuovere un apprendimento significativo per tutti gli alunni, che hanno compreso come anche gli alunni con bes possano essere una risorsa per tutta la classe.
Tale progettazione didattica rappresenta un valido modello attraverso cui la Scuola si integra pienamente con il proprio territorio, ponendo in una proficua interazione i propri studenti con le risorse ivi esistenti, utilizzandole per consolidare le loro conoscenze.
In conclusione dall’esperienza realizzata con gli studenti sul Lago di Nemi, ho appreso che, nel fare lezione, è bene partire dalle curiosità, dalle osservazioni e dalle richieste degli alunni per poi argomentare conoscenze e concetti, reperendo contenuti didattico-disciplinari su cui ragionare e riflettere insieme.
Il lago è diventato una risorsa a forte impatto educativo in quanto rappresenta un luogo in grado di trasmettere le conoscenze storiche e nel contempo far conoscere la sua importanza dal punto di vista naturalistico e paesaggistico sia per l’ecosistema che per la potenzialità turistica.
Da queste conoscenze deriva la costruzione di una propria identità storico – sociale – economica e culturale.
Per la scuola, il Lago di Nemi e il territorio circostante può rappresentare una fonte di ispirazione con la quale è possibile sperimentare attività di formazione da un punto di vista umanistico, storico-letterario, scientifico, artistico, paesaggistico-naturalistico ed economico-sociale.
L’uso delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione hanno facilitato alcuni passaggi di comprensione, apprendimento e comunicazione per tutti gli alunni e in particolare per i soggetti con bisogni educativi speciali. La realizzazione di uno strumento multimediale, è stata l’occasione per sperimentare una scrittura creativa fatta non solo di parole, ma anche di immagini.
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RispondiEliminaTutto ciò ha contribuito alla creazione di un clima di classe positivo, favorevole, partecipativo e inclusivo, sviluppando un senso reale di appartenenza di ogni allievo al gruppo classe, arricchendo la conoscenza e la relazione reciproca consentito l’inclusione nelle attività di creazione del lavoro digitale degli alunni BES che prediligono l’uso delle immagini come strumento di comunicazione e che grazie all’utilizzo del PC e del Software sono riusciti a lavorare con i compagni al progetto didattico.
Commento 1
RispondiElimina1) Qual è la sua esperienza di progettazione?
La mia esperienza di progettazione è iniziata lo scorso anno, primo e vero inizio della mia carriera da docente. Dopo la laurea in Lettere mi sono specializzata sul Sostegno e grazie a questo titolo ho iniziato a lavorare. Allo stesso tempo, il primo anno di lavoro è coinciso con l’anno di formazione e prova. L’alunno a me affidatomi seguiva la programmazione di classe ma con delle semplificazioni. La progettazione è stata continua e lineare durante tutto l'anno scolastico: dalla stesura del Pei e della sua verifica a fine anno, fino alla progettazione dell’attività da proporre per l’anno di formazione. Una cosa ho capito sin dall’inizio: il confronto con i colleghi disciplinari è fondamentale.
Quest’anno ho cambiato scuola e mi è stata affidata un’alunna con difficoltà totalmente diverse; difatti, solo per alcune materie si riesce a seguire in maniera semplificata il programma della classe, ma per la maggior parte di esse ho dovuto costruire, attraverso la didattica differenziata, il percorso più adatto alla mia alunna.
2) Usa qualche specifico modello di progettazione?
Ahimè ho progettato solo lo scorso anno, per l’anno di formazione e prova, le mie attività sotto forma di U.D.A. Quest’anno ho avuto modo di progettare i miei interventi solo nel Pei, dopodiché mi sono affidata alle progettazioni stabilite (e non sempre condivise!) dai miei colleghi.
3) C’è qualche aspetto sulla progettazione che vorrebbe approfondire?
Sì, dal momento che sono all’inizio della mia carriera credo di avere ancora tantissimo da imparare sulla progettazione e proprio per questa ragione credo che la collaborazione tra colleghi sia fondamentale. Da questo scambio, infatti, possiamo crescere e migliorare osservando l’operato dei colleghi.
Commento 2
RispondiElimina4) Sarebbe disponibile a condividere la progettazione di un percorso già effettuato?
Vorrei qui proporre la progettazione dell’attività realizzata per il percorso di formazione e prova.
L’alunno da me seguito era un ragazzo autistico, livello 2 di gravità, con ritardo lieve. Per la progettazione della mia attività (pensata non solo per lui ma per tutta la classe) sono partita dai punti di forza del ragazzo: la passione per gli animali e la manipolazione della terracotta, in quanto figlio di ceramista. L’attività è stata declinata in due materie, la prima Italiano, nello specifico in Epica classica e Antologia e la seconda in Arte e Immagine.
Nel primo caso, ho scelto di approfondire il brano sul cane Argo ed esso è stato spiegato proiettando delle slide appositamente create con il programma Canva con cui è stato possibile rendere i contenuti di facile accesso: fondamentali a tale scopo, infatti, sono stati i periodi brevi, il font per la scrittura di grandi dimensioni con concetti messi in grassetto e delle immagini al fianco che facessero capire subito quanto si stesse narrando. Ho potuto constatare, poi, che l’utilizzo delle slide durante la spiegazione sia stato un ottimo strumento per l’intera classe fornendo loro una scheda per l’autobiografia cognitiva per avere un feedback sul mio operato. Il lavoro è stato esteso anche in Antologia chiedendo ai ragazzi di realizzare la descrizione del loro animale domestico, oppure quello che avrebbero desidererebbero avere. I lavori sono stati da loro condivisi su Classroom e poi letti in aula.
L'attività progettata per Arte e Immagine, è stata svolta in laboratorio ed è risultata particolarmente efficace non solo con l'alunno DVA, ma nuovamente per tutta la classe. Il setting d'aula diverso dal tradizionale e la disposizione circolare ha reso parte attiva ogni alunno attraverso la manipolazione materica dell'argilla. La lezione è risultata ricca e coinvolgente grazie anche alla partecipazione del padre dell’alunno DVA che in questo caso ha svolto il ruolo di esperto ceramista, il quale ci ha fornito il materiale utile alla realizzazione della tavoletta su cui è stato intagliata e poi modellata la figura di un animale. Il padre ha poi spiegato ai ragazzi, assieme alla docente di Arte e Immagine, come svolgere il compito ed è stato un valido supporto ai ragazzi nella realizzazione della tavoletta d’argilla. I lavori finali sono stati fatti essiccare nel laboratorio e poi prelevate nei giorni successivi dal padre per essere cotte nel laboratorio di famiglia. Una volta pronte, le tavolette sono state riportate a scuola dallo stesso e distribuite agli alunni.
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RispondiEliminaEssendo incaricato su posto di Sostegno la mia macroprogettazione rimanda al PEI. Nell’ottica della cooperazione e condivisione tra tutti i docenti della classe la progettazione è stata fino ad ora quella di seguire e adattare le progettazioni disciplinari alla specifica situazione. Ma in questo caso vorrei riportare la progettazione di una lezione fatta dalla collega di Geografia che non ha necessitato di alcun accorgimento specifico; anzi, tutte le attività della collega non lo hanno quasi mai richiesto. Il “cosa”, il “come” e il “perché” dell’apprendimento, attraverso i diversi canali comunicativi, hanno permesso a tutti i ragazzi di sentirsi coinvolti nel gruppo e nella classe. L’architettura che ha mosso il lavoro, così come gli altri, è stata quella della scoperta guidata, interattiva e collaborativa. Dovendo affrontare l’argomento sulle Isole Britanniche è stato proposto agli alunni un lavoro sulla scoperta di Liverpool attraverso i Beatles e alcune delle loro canzoni: il John Lennon Airport con il brano Yellow Submarine, la chiesa di St. Peter con St. Peter’s Churc, lo Strawberry Field, il Penny Lane ecc. Attraverso queste ultime gli alunni, divisi in piccoli gruppi, hanno dovuto creare un itinerario della città con Google maps evidenziando i luoghi principali, integrandoli con le informazioni che i gruppi ritenevano più opportune e curiose, per poi condividere con chiunque volessero il proprio lavoro.
RispondiEliminaPrima di parlare della mia esperienza di progettazione relativamente al segmento di scuola dove presto la mia attività lavorativa, ritengo sia necessario fare una premessa in quanto sono profondamente convinta che una programmazione significativa non possa prescindere dal contesto nel quale si opera. Le scelte adottate quando si pensa ad un percorso didattico educativo dovrebbero sempre partire da una situazione data specifica e non generica; in primis dai bisogni dei bambini, dai loro stili di apprendimento, dalla loro storia personale e familiare, dai loro ritmi di sviluppo, dalle loro dinamiche relazionali, dal contesto sociale e geografico in cui gli stessi sono calati, dalle risorse umane e professionali e dagli strumenti a supporto delle attività didattiche educative disponibili nei singoli istituti scolastici. La “scuola” dell’infanzia dove presto la mia attività lavorativa è locata in un paese in provincia di Campobasso, “momentaneamente” ubicata da 5 anni in un appartamento di circa 200mq e che ospita quattro sezioni frequentate ciascuna, assiduamente, da circa 20 bambini! Gli spazi delle aule sono talmente limitati che rendono difficoltose, se non impossibili, sia tante attività strettamente connesse alla fascia d’età prescolare legate al movimento che la semplice organizzazione degli stessi in angoli tematici. Tanto premesso, nonostante ciò, nella mia scuola la progettazione si presenta come un insieme ragionato di tematiche, metodi e tecniche spesso frutto dell’esperienza e prassi scolastica, volto a dare intenzionalità a ciò che si fa, evitando l’improvvisazione e favorendo, nel percorso educativo, il rapporto dialettico tra le ragioni degli attori dell’educazione. Nella mia esperienza non viene adottato un modello specifico di progettazione; quella annuale è di tipo discorsivo, declinata in sette UdA plasmate, volta per volta, anche sugli stimoli che provengono dai bambini stessi. Per le UdA, invece, è adottato uno specifico modello che partendo dagli obiettivi dell’agenda 2030, individua le competenze chiave Europee e i campi di esperienza prevalenti, i nuclei tematici, i traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento anche relativamente all’insegnamento-apprendimento dell’educazione civica, le attività svolte, i mediatori didattici adottati, le metodologie, strategie e tecniche di insegnamento scelte in relazione all’attività didattica educativa da porre in essere, i mezzi e gli strumenti a supporto dell’insegnamento, le soluzioni organizzative; infine sono indicati gli strumenti di osservazione e riflessione sulle esperienze fatte dai bambini. Quest’anno scolastico, per esempio, la scelta dell’argomento oggetto della programmazione annuale è nata da una riflessione collettiva e, appunto, ragionata di noi docenti, sul problema, sempre più frequente in età prescolare, delle abitudini alimentari il più delle volte scorrette fra i bambini in età prescolare che sempre più spesso mangiano pochi alimenti, in minime quantità e nei quali è sempre più spesso assente la curiosità di assaporare cibi diversi, anche di culture e tradizioni altre. Mi piacerebbe approfondire il discorso della progettazione nella secondaria di secondo grado visto che non ho esperienza diretta di insegnamento in questo ordine e grado di scuola e ho tutto da imparare.
RispondiEliminaZampini M.
RispondiEliminaLa mia prima esperienza di progettazione è riconducibile alla stesura del PEI, in quanto sono incaricata su posto di sostegno in una scuola secondaria di primo grado, strumento di fondamentale importanza. Tale progettazione è iniziata dalla lettura del Profilo di Funzionamento, dall’ osservazione in classe, dagli interessi , dai punti di forza e di debolezza dell’ alunno. Da questo ho cercato di mettere in atto una serie di strategie e metodologie volte ad aiutare e mediare negli apprendimenti tra cui mappe, formulari, schemi riassuntivi. Ottimo mediatore è anche il lavoro di gruppo come anche il peer tutoring. Spero di riuscire a progettare anche per quanto riguarda la mia classe di concorso e di poter crescere acquisendo sempre maggiori competenze soprattutto interdisciplinari.
La risposta ai quesiti di questa attività formativa ritengo debba partire da un breve accenno al mio percorso formativo, perché, riflettendo, incide sulle mie attuali progettazioni da docente. Diplomata in un Liceo Classico e laureata in Lettere Classiche, mi sono ritrovata ora dico per fortuna, ma all’inizio non la pensavo così, ad insegnare Lettere in un Istituto Professionale ad indirizzo Manutenzione e assistenza tecnica. Ho conosciuto e conosco allievi che, non pensavo di incontrare . Mi sono resa immediatamente conto che fondamentale è la collaborazione con i colleghi e di quanto l’azione quotidiana di noi docenti sia preziosa per i nostri alunni. La mia, ma preferirei dire, la nostra progettazione visto che noi docenti operiamo sempre a stretto contatto a prescindere dalla singole discipline, parte ogni anno da una attenta analisi dei bisogni dei nostri allievi e si sviluppa prevedendo obiettivi e attività che almeno nelle fasi iniziali hanno come finalità quella di sviluppare nei ragazzi la fiducia nelle proprie capacità sia didattiche che relazionale. Per quel che concerne gli obiettivi , essi vengono molto spesso ridefiniti, in corso d’ opera, sia al rialzo che al ribasso e, in quest’ ultima condizione proponendo attività mirate di recupero e consolidamento. In riferimento alle discipline da me insegnate (lingua e letteratura italiana e storia) cerco, di partire dal reale, dalla quotidianità. Non utilizzo un particolare modello didattico .
RispondiEliminaMariangela De Gregorio
Vincenzo De Mare
RispondiEliminaPremetto che sono un insegnante tecnico pratico (ITP - Classe di concorso B011 laboratori di agraria) di ruolo in un professionale agrario (il Giustino Fortunato di Potenza), con esperienza (circa 10 anni) come docente precario sulla classe di concorso A051 - Scienze agrarie essendo laureato in scienze forestali e ambientali.
Mi sono occupato di:
- progettazione UDA disciplinare;
- progettazione UDA interdisciplinare;
- progettazione di percorsi di alternanza scuola lavoro;
- progettazione di progetti formativi individuali (PFI);
- progettazione del curriculo verticale per le discipline selvicoltura e assestamento forestale.
I modelli utilizzati sono stai quelli forniti dalla scuola di insegnamento; per il curriculo verticale ho adattato i miei modelli ai format ministeriali.
Di seguito riporto un esempio di progettazione disciplinare, contenente una sezione ove sono riportate anche le due UDA interdisciplinari (Compito di realtà) da discutere alla fine del I e II quadrimestre.
Tale scelta scaturisce dall'importanza delle discipline selvicoltura e assestamento nella formazione degli alunni (sono oggetto della seconda prova di esame di stato).
Procedo in modo schematico:
- analisi degli obiettivi di apprendimento cardine dell'indirizzo di studio (competenze nella gestione multifunzionale delle aziende agro-silvo-pastorali).
- Analisi della situazione di partenza definita attraverso somministrazione di test o brevi conversazioni sui concetti fondamentali delle disciplina affrontati negli anni precedenti;
- Analisi del contributo della disciplina nell'acquisizione delle competenze di cittadinanza (capacità di relazionarsi, di lavorare in gruppi anche multidisciplinari, ecc.);
- Definizione delle abilità, conoscenze e competenze attraverso la declinazione delle UDA disciplinare
Esempio:
- Titolo UDA: la selvicoltura e le esigenze autoecologiche e sinecologiche delle principali specie forestali.
- Competenze: gestire processi produttivi della filiera selvicolturale progettando interventi nel rispetto della biodiversità e paesaggio;
- Abilità: applicare le tecniche selvicolturali;
- Conoscenze: studio delle principali specie forestali sotto l'aspetto botanico ed ecologico;
- Azioni del docente: lezioni frontali, attività pratica e di laboratorio;
- Materiali e strumenti: testo, dispense, visione video, partecipazione a seminari, esercitazioni in bosco;
- Prodotto finale: elaborazione di compiti di realtà (rilievi in bosco e compilazione scheda forestale, descrizione tecnica dei boschi visitati)
- Tempi di svolgimento UDA.
- Definizione degli obiettivi minimi da raggiungere;
- Definizione dei criteri e strumenti di valutazione (vengono utilizzati indicatori descrittivi e di misura descritti nel PTOF);
- Definizione delle modalità di recupero e di potenziamento (fermo didattico e recupero in itinere).
A completamento viene inerita l'UDA multidisciplinare:
esempio per la classe 5: Redazione relazione di taglio di un bosco utilizzando i format della regione Basilicata.
Si riportano tutte le discipline coinvolte e gli argomenti da trattare, si descrive l'UDA. Gli alunni, lavoreranno a gruppi e presenteranno il lavoro ai docenti coinvolti. In questa fase finale i docenti cercano di evidenziare le eventuali criticità del lavoro o consigliare eventuali percorsi di elaborazione alternativi.
Insegno da soli tre anni e su posto di sostegno: la mia esperienza di progettazione fa riferimento al PEI. L’adozione del nuovo modello di PEI rende possibile una progettazione dettagliata che vuole seguire tutti i passaggi necessari. Nonostante qualche punto di cui si potrebbe discutere, in linea di massima l’elaborazione del documento consente di fare un’accurata riflessione. Se ci si lavora come si dovrebbe, si ha l’opportunità di progettare bene, di fare verifiche intermedie e finali finalizzate a realizzare il meglio per l’apprendimento dell’alunno.
RispondiEliminaLa parte iniziale della predisposizione richiede osservazione, dialogo e confronto. E’ fondamentale coinvolgere sia la famiglia che il ragazzo nella descrizione di sé. Questa fase di conoscenza è un punto di partenza imprescindibile che agevola tutto il lavoro successivo, così come l’osservazione del contesto. La dichiarazione degli obiettivi, delle strategie, degli strumenti, dei sistemi di verifica e valutazione, richiama al dovere di assumersi una responsabilità. Le verifiche intermedie e finali in un gruppo di lavoro consentono di aggiustare il tiro e riprogettare. La coprogettazione del PEI consente condivisione, confronto ma anche scontro a volte, e crea le condizioni per interrogarsi sul perché delle scelte.
Credo che, se passerò a progettare sulla disciplina, l’impostazione sperimentata sul sostegno potrà essermi davvero utile.
Quando leggo sulle slide di architetture e di mediatori, penso che sono fortunata a vedere ogni giorno stili di insegnamento e strategie diverse, e sempre meno frontali. Vedo un grande impegno dei docenti nel variare il più possibile le attività all’interno delle lezioni, utilizzando mediatori diversi e sfruttando strategie anche collaborative, ma onestamente non so se ci sia una progettazione a monte strutturata. Non sono stata coinvolta nella progettazione delle singole discipline, e neanche ho mai chiesto di esserlo, nonostante l’ottimo clima di collaborazione. Ecco questo mi piacerebbe approfondire: come si fa, come si dovrebbe fare? Un docente della disciplina come organizza il suo lavoro: fa un lavoro di progettazione iniziale oppure programma man mano? E in che modo lo fa? Le teorie didattiche cosa suggeriscono?
C.M.
Le lezioni di filosofia di Laneve per le scuole superiori potrebbero concentrarsi sull'introduzione ai concetti fondamentali della filosofia, come l'etica, l'epistemologia e la metafisica, usando un approccio moderno e accessibile che coinvolge gli studenti attraverso esempi pratici e discussioni stimolanti. Potrebbe utilizzare anche strumenti didattici innovativi, come video, presentazioni interattive o esercizi di pensiero critico, per favorire l'apprendimento attivo e la partecipazione degli studenti.
RispondiEliminaSono insegnante di francese da diversi anni e il mio primo obiettivo è far scoprire ai ragazzi la bellezza delle lingue straniere. Non ho un modello preciso di progettazione, abitualmente inizio l'unità con la visione di un video che spiega le caratteristiche di una regione della Francia, scriviamo alla lavagna le parole chiave, passiamo poi al dialogo in un contesto reale e cerchiamo all'interno dello stesso gli elementi del lessico e grammaticali che troveremo all'interno dell'unità. Passiamo quindi agli esercizi e alla verifica degli argomenti trattati. Sicuramente devo migliorare la mia progettazione perché a volte mi sento in affanno, le cose da fare sono tante e le ore a disposizione poche (due ore a settimana sono decisamente poche!). Quest'anno ho avuto la fortuna di entrare in un progetto di scambio, sono arrivati dalla Francia un gruppo di alunni, ospitati dalle famiglie dei nostri studenti. Ho potuto toccare con mano che lo stimolo all'apprendimento dato da questo scambio, è valso più di tutte le progettazioni proposte finora.
RispondiEliminaSiamo in una classe quarta di un istituto tecnico agrario e abbiamo discusso dell’allevamento delle bovine da latte, concentrandoci soprattutto sul bilanciamento della razione alimentare degli animali per aumentare la produzione di latte.
RispondiEliminaMolti dei ragazzi che si iscrivono in questa tipologia di scuola sono amanti della natura e degli animali, hanno una particolare sensibilità per l’ambiente e la sostenibilità. Tuttavia, è comune il desiderio di acquisire le competenze necessarie per gestire l’azienda di famiglia e continuarne l’attività.
Al fine di stimolare l’interesse degli studenti e coinvolgerli direttamente in un dibattito stimolante, abbiamo assegnato loro come compito da svolgere a casa, la visione di un breve filmato sull’allevamento intensivo prodotto dalla RAI, intitolato: “Frisona: la vacca che produce più latte e vive meno”
https://youtu.be/OkIlvwPVxZI?feature=shared
Utilizzando un approccio basato sull’architettura comportamentale, durante la lezione successiva aprirò un dibattito ponendo una domanda provocatoria: "In nome della crescente richiesta di carne nel mondo, gli allevamenti intensivi sono sempre più diffusi e praticati. Con pulcini geneticamente modificati per petti enormi e vacche selezionate per produrre il doppio del latte, possiamo considerare questo il nostro futuro?"
Il dibattito susciterà delle discussioni che serviranno ad incoraggiare gli studenti a pensare criticamente e a valutare le fonti di informazione, motivandoli ad essere cittadini consapevoli e attivi nella società.
L'approccio mira a sviluppare le loro capacità di argomentazione, di ascolto e di rispetto per le opinioni diverse, fondamentali in un'epoca in cui l'accesso a molteplici fonti di notizie e opinioni può essere travolgente.
Gabriella Paola Ramaglia Classe di concorso A052