Il linguaggio dei mistici mi ha sempre affascinato e confesso di non saper argomentare in modo adeguato i motivi di tale fascino: appena avrò tempo vorrei leggere in modo sistematico gli scritti di Michel de Certeau e di Giovanni Pozzi. Sono convinto, ma anche qui non saprei argomentare, dell’esistenza di un filo che lega mistica e almeno alcuni aspetti del web. Certamente del linguaggio dei mistici colpisce il gusto per le affermazioni estreme, inusuali, paradossali, inconciliabili con il vivere quotidiano. Verrebbe quasi da dire insensate se non facessero in qualche modo da contrappeso a garrulità e narcisismo oggi, ma anche ieri, non certo rari. Ho finito di rileggere di Angelus Silesius Il pellegrino cherubico (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1989). Tra i tanti aforismi ne riporto alcuni:
“Stringimi quanto vuoi con mille ceppi, Sarò pur sempre libero e senza legami” (p. [151])
“La rosa è senza perché: fiorisce perché fiorisce, A se stessa non bada, che tu la guardi non chiede” (p. [209])
“Nulla avere, potere e essere, è questa la mia gloria” (p.[299])
“Fuggo certo la folla, ma non son mai solo” (p. [387])
Sarei tentato di commentarli, ma li rovinerei…
“Stringimi quanto vuoi con mille ceppi, Sarò pur sempre libero e senza legami” (p. [151])
“La rosa è senza perché: fiorisce perché fiorisce, A se stessa non bada, che tu la guardi non chiede” (p. [209])
“Nulla avere, potere e essere, è questa la mia gloria” (p.[299])
“Fuggo certo la folla, ma non son mai solo” (p. [387])
Sarei tentato di commentarli, ma li rovinerei…
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