1. Importanza delle immagini
Quello che interessa Benjamin non è tanto il libro dell’infanzia in sé, o le finalità educative esplicitamente dichiarate, anzi nei confronti di certa pedagogia settecentesca professa una netta perplessità, ma le immagini: “C’è una cosa che salva le opere più antiquate, meno libere dal pregiudizio […]: l’illustrazione. Quest’ultima sfuggiva al controllo delle teorie filantropiche, e gli artisti e i bambini si sono messi d’accordo alle spalle dei pedagogisti” (Vecchi libri per l’infanzia [II], in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1924, p. 53). E su questo tema della centralità dell’immagine tornerà anche in anni successivi: “il valore vero di questi semplici libri illustrati per l’infanzia si colloca dunque ben lontano dall’ottusa efficacia, a motivo della quale li raccomandava la pedagogia razionalistica” (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 479).
Quello che interessa Benjamin non è tanto il libro dell’infanzia in sé, o le finalità educative esplicitamente dichiarate, anzi nei confronti di certa pedagogia settecentesca professa una netta perplessità, ma le immagini: “C’è una cosa che salva le opere più antiquate, meno libere dal pregiudizio […]: l’illustrazione. Quest’ultima sfuggiva al controllo delle teorie filantropiche, e gli artisti e i bambini si sono messi d’accordo alle spalle dei pedagogisti” (Vecchi libri per l’infanzia [II], in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1924, p. 53). E su questo tema della centralità dell’immagine tornerà anche in anni successivi: “il valore vero di questi semplici libri illustrati per l’infanzia si colloca dunque ben lontano dall’ottusa efficacia, a motivo della quale li raccomandava la pedagogia razionalistica” (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 479).
2. Immagini ed infanzia
Nelle brevi pagine di Benjamin, è da segnalare – oltre ad un tentativo di cogliere una evoluzione della letteratura per l’infanzia in area tedesca, e la presentazione di un ipotetico legame con l’emblematica barocca – la volontà di esplorare il modo con cui i bambini si rapportano con le immagini: “per il fanciullo che parla con le immagini, non sono le cose a uscire dalle pagine: è lui stesso che contemplandole s’insinua in loro, come una nuvola che si sazi dello splendore colorato del mondo delle figure” (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 478).
Nelle brevi pagine di Benjamin, è da segnalare – oltre ad un tentativo di cogliere una evoluzione della letteratura per l’infanzia in area tedesca, e la presentazione di un ipotetico legame con l’emblematica barocca – la volontà di esplorare il modo con cui i bambini si rapportano con le immagini: “per il fanciullo che parla con le immagini, non sono le cose a uscire dalle pagine: è lui stesso che contemplandole s’insinua in loro, come una nuvola che si sazi dello splendore colorato del mondo delle figure” (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 478).
3. Immagini e testo scritto
Un’ultima serie di osservazioni riguarda il rapporto tra immagini e apprendimento della scrittura: non fa riferimento solo alle immagini che illustrano gli abbecedari, ma anche agli alfabeti figurati e ai rebus (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 480) per arrivare a sottolineare la dimensione tattile di alcuni testi (il tirare una linguetta fa apparire nuove immagini…) (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 481).
Belle le note sul collezionismo, ma è un altro discorso… (Vecchi libri per l’infanzia [II], in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1924, p. 50).
Un’ultima serie di osservazioni riguarda il rapporto tra immagini e apprendimento della scrittura: non fa riferimento solo alle immagini che illustrano gli abbecedari, ma anche agli alfabeti figurati e ai rebus (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 480) per arrivare a sottolineare la dimensione tattile di alcuni testi (il tirare una linguetta fa apparire nuove immagini…) (Sguardo sul libro dell’infanzia, in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1926, p. 481).
Belle le note sul collezionismo, ma è un altro discorso… (Vecchi libri per l’infanzia [II], in W. Benjamin, Opere complete, vol. II, Einaudi, Torino 2001, ed. or. 1924, p. 50).
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