Ripropongo, quest’anno solo per coloro che si sono registrati, l'attività tradizionale di questo corso: vi invito, come detto a lezione, a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto.
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo. Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava? Certo si può apprendere, e talvolta in maniera decisamente incisiva, anche da esperienze negative, ma se possibile, vi invito ad essere positivi.
Un ultimo suggerimento: se riuscite a pubblicare entro il 4 dicembre vi sarei grato.
Buona scrittura!
Ricordo che l'attività è destinata solo a coloro che si sono registrati.
prova
RispondiEliminaLa maestra Diana
RispondiEliminaQuando penso ad un bel ricordo della mia carriera scolastica, mi viene in mente la maestra Diana. Era la più giovane di tutte le maestre, e utilizzava dei metodi diversi dalle altre maestre, le quali concentravano le loro metodologie sulla quantità, ci facevano scrivere infinite pagine di esercizi , calcoli da completare e regole da memorizzare, e tutto questo rendeva passiva la vita scolastica di noi bambini. La maestra Diana insegnava storia e geografia, e non utilizzava la classica lezione frontale. Durante il periodo primaverile uscivamo in giardino e durante l’inverno si spostavano i banchi in fondo alla classe e tutti noi bimbi dovevamo sederci in cerchio accanto a lei. Per spiegare gli eventi storici iniziava la lezione con “c’era una volta”, se vi erano personaggi storici ci rendeva protagonisti delle vicende portando spade e corone di cartone in classe, costruimmo le ambientazioni della storia, come le piramidi egizie o le terme romane. Alla conclusione di ogni evento storico, l’ultima lezione era dedicata allo sviluppo della nostra criticità, ci veniva chiesto il nostro parere riguardo gli eventi storici e le modalità di svolgimento delle lezioni. In questa maestra ho visto il cambiamento da un insegnamento tradizionale ad uno innovativo, in cui lo scopo non era quello di formare delle teste “ben piene”, ma formare bambini con teste “ben fatte” in grado di interrogarsi sul mondo a loro circostante.
- Arianna Rosina Maddalena
- Numero di matricola: 178696
Ho sempre vissuto in un piccolissimo paese di montagna, e questo clima per una persona tanto estroversa ed espansiva come me non ha mai aiutato particolarmente. Dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado ho avuto gli stessi compagni di classe, e nel corso di questo passaggio la mia attenzione calò ancora di più. Ancora oggi conservo un ricordo positivo della mia professoressa d’italiano della scuola secondaria di primo grado, lei è stata per me un vero e proprio modello. Non avevo più intenzione di apprendere, avevo perso motivazione ed autostima nel corso della mia carriera scolastica precedente. Lei giorno dopo giorno imparò a conoscermi, con semplici e piccole attenzioni, senza esagerare con l’empatia e trovando un giusto equilibrio,riusciva a comprendere realmente i miei bisogni. Ho sempre amato la musica, era un modo per sfogarmi, per percepire meglio le mie emozioni. Ogni momento per me era buono per creare un ritmo differente, con qualsiasi strumento avessi( righello, gomma da cancellare, matita). Inoltre,avevamo un pianoforte in classe sempre chiuso e pieno di polvere,con occhi malinconici mi ci avvicinavo sempre, sperando di trovarlo aperto. La mia insegnante si accorse di tutti questi segnali, ed un bel giorno trovai il pianoforte aperto, pur non sapendolo suonare me ne innamorai. E ben presto la scuola tramite la docente d’italiano in accordo con i miei genitori, decise di farmi iniziare a suonare uno strumento musicale, attraverso un laboratorio proposto dalla scuola stessa.Provai così tanti strumenti musicali che persi il conto,ma la questione mi rendeva particolarmente felice ed entusiasta. La mia docente, riuscì ad orientarmi verso un nuovo percorso, quello della scuola secondaria di secondo grado. Scelsi il liceo musicale, e decisi di iniziare un nuovo percorso attraverso il canto lirico. La professoressa organizzava lavori di gruppo, per far ristabilire un rapporto sano all’interno della classe, ed effettivamente funzionò non solo per l’apprendimento, ma anche dal punto di vista relazionale e sociale.Per terminare alcuni progetti avevamo necessità di vederci nel pomeriggio, passando così più tempo insieme. Al secondo anno la mia scuola volle organizzare dei laboratori pomeridiani d’italiano e matematica, c’ era la possibilità di mangiare alla mensa scolastica. Gli insegnanti generalmente non pranzavano mai con noi ragazzi, eravamo tutti separati. La professoressa d’italiano invece non perdeva occasione per stare con noi, ed ogni volta a rotazione cambiava alunno vicino a cui sedersi. Nella mia classe la situazione economica non era delle migliori, alcuni non potevano permettersi grandi lussi, ed ognuno di noi eccelleva in qualcosa di diverso, alcuni libri erano troppo costosi, e di tanto in tanto ci portava nella biblioteca della cittadina piú vicina quando riceveva il consenso. I nostri interessi erano vari, dall’arte alla matematica, dalla musica alla biologia. Cosí, la docente d’italiano decise di organizzare un evento che chiamó “ adesso tocca a te”,in cui ognuno degli studenti spiegava un argomento di qualsiasi disciplina che piú lo affascinava, scrivendo un testo e leggendolo ad alta voce in classe. Ovviamente gli altri studenti potevano porre domande a colui che presentava il progetto, creando qualcosa di fortemente dinamico. Qualche anno dopo la professoressa in questione andó in pensione, e sfortunatamente l’assetto generale della scuola si destabilizzó totalmente. Io, la conservo nel mio cuore, ancora con tanto affetto.
RispondiElimina-Gaia Candela
-Numero di matricola: 107602
RispondiEliminaNella mia vita scolastica ho avuto tanti insegnanti ma l’unica che davvero mi è rimasta impressa è la professoressa di storia e filosofia che mi ha accompagnato nello studio di queste materie dal 3 anno al 5 anno della scuola superiore. È stata l’unica professoressa che è riuscita a trasmettermi l’amore che provava verso le materie che insegnava. A lei ,inoltre, piaceva molto ascoltarci, infatti le parlavamo dei nostri problemi, di come passavamo il weekend,delle nostre “cotte”adolescenziali.Lei riusciva a capirci.Sapeva passare dal serio al faceto senza che noi le dicessimo nulla. A lei piaceva coinvolgerci durante le sue lezioni. Mi ha fatto amare la storia ma soprattutto la filosofia grazie all’amore con cui lei spiegava questa materia.
Anche l’argomento più difficile cercava sempre di renderlo semplice facendo esempi di vita quotidiana.
Riusciva a intuire quando eravamo stanchi di ascoltarla e parlava di questioni extracurricolari.
Mi piaceva perché riusciva,in ogni momento,ad attirare l’attenzione di tutti e se qualcuno non afferrava il concetto lei rispiegava fin quando tutti gli alunni avevano capito bene.
Durante l’ultimo anno di superiori dedicava ore della sua lezione per portarci a fare lezione “fuori dall’aula” perché per lei lezione si poteva fare anche al bar. Grazie a lei ho compreso che non si impara solo in aula ma si impara e si fa scuola ovunque.
-Vittoria Bartolomeo
Il percorso delle elementari a mio parere è il più significativo perché in quei cinque anni ogni cosa ci rimane dentro, anche se non la ricordiamo più, ogni lezione, ogni prima esperienza, ogni sentimento provato tra quei banchetti.
RispondiEliminaLa prima volta che capii il valore di un vero maestro fu proprio in quel periodo, tra tutti gli insegnanti avuti, nei miei pensieri c'è e ci sarà sempre e solo una, la Maestra Antonella.
Era giovane, piena di vitalità e fantasia, con lei ho capito l'importanza delle mie emozioni e come esprimerle al meglio: nei mesi di bel tempo ci portava giù al campetto, ci distendevamo a cerchio sull'erba e ascoltavamo una canzone dopodiché ognuno poteva raccontare ciò che questa gli aveva suscitato, ciò che aveva sentito in quel momento, i ricordi che erano affiorati nella propria mente... un esperimento a tratti banale ma ricco di importanza.
Lei non era solo una maestra, era un'attrice di teatro, cantate lirica e violinista e,per me, anche una seconda mamma in quelle ore di scuola.
Mi fece amare ogni materia che facevamo insieme, in particolare l'inglese, perché ogni cosa veniva trattata con interesse e suscitando curiosità.
Quando tornerò tra quei banchetti mi ricorderò soprattutto della mia esperienza, come disse il piccolo principe <> e io voglio ricordare ciò che lei è stata per me e essere in futuro,per qualcun altro, lo stesso.
ANTONINA MARASCA
*come disse il piccolo principe “tutti i grandi sono stati bambini“
EliminaDurante i miei tredici anni vissuti tra i banchi di scuola ho incontrato molti insegnanti, alcuni li ho adorati con la speranza di diventare come loro, altri non hanno lasciato emozioni positive in me, con la promessa di non seguire mai il loro esempio. Se oggi frequento questo corso è perché la figura che più di tutte mi è rimasta nella mente e nel cuore è la mia maestra di italiano che mi ha accompagnata per tutto il percorso della scuola primaria. Mi piaceva tutto di lei: era dolce, voleva bene ai suoi alunni, si impegnava per noi, ma soprattutto amava il suo lavoro. Ricordo in particolare e con un po’ di nostalgia un episodio avvenuto durante la classe quarta. Ero molto precisa e ordinata nello svolgere i miei compiti. Un giorno la maestra ci aveva assegnato un lavoretto da svolgere in classe. Io non riuscivo a eseguirlo alla perfezione e ricordo che mi ero arrabbiata molto per questo. La maestra è venuta vicino a me e dopo essersi seduta al mio fianco mi ha detto: ”non riesci ad essere ordinata questa volta perché oggi il tuo disordine parte dalla tua testa”. Inizialmente non avevo dato molto peso a quella frase, probabilmente non avevo capito neanche a fondo il significato. Anzi quello che aveva detto mi aveva dato quasi fastidio. Oggi invece se ripenso a quelle parole capisco che in realtà mi stava dando un grande consiglio. Ancora adesso prima di svolgere qualsiasi attività più impegnativa metto da parte tutti i pensieri che ho in testa e solo dopo inizio il mio lavoro. Nel percorso universitario avuto fino ad ora ho avuto modo di apprendere come dovrebbe comportarsi l’insegnate nei confronti degli alunni. La mia maestra aveva tutte le caratteristiche. Mi aveva osservata, aveva capito che quel giorno ero triste e pensierosa. Ha scelto di aiutarmi, di non farmi proseguire il mio lavoro in quel modo perché anche se corretto, non era il mio modo di lavorare. Solo dopo avermi consolata e solo dopo un lungo abbraccio sono riuscita a riprendere al meglio ciò che stavo svolgendo.
RispondiEliminaMia cara maestra, non ti dimenticherò mai e sarai sempre il mio punto di riferimento, soprattutto quando tornerò tra i piccoli banchi.
FRANCESCA NORELLI
Il mio percorso scolastico è stato pieno di incontri che difficilmente dimenticherò, spesso mi Il mio percorso scolastico è stato pieno di incontri che difficilmente dimenticherò, spesso mi ritrovo a pensare quanto sia stata fortunata ad aver incontrato delle maestre e dei professori così innamorati del loro lavoro. La verità è che non vorrei “sentirmi fortunata”, vorrei che tutti avessero un percorso scolastico pieno di amore e passione, nonostante i possibili e inevitabili alti e bassi. Partendo dalla scuola dell’infanzia fino al liceo ho sempre svolto attività scolastiche e ricreative, ma tra i tanti docenti conosciuti ci sono state sia esperienze negative che esperienze positive che porterò sempre con me. In modo particolare mi ricordo gli ultimi anni delle scuole superiori dove abbiamo imparato nuovi metodi e nuovi approcci sia individuali sia di gruppo, ad esempio: i Power point, sono stati un modo stimolante per avere più padronanza dell’argomento e della lingua; la flipped classroom con la nostra professoressa di inglese. Premetto che io ho sempre avuto delle difficoltà in inglese, questi metodi mi hanno aiutata a sviluppare molte più capacità in inglese e come me vorrei che anche altri comprendessero più materie attraverso nuovi metodi innovativi. Grazie a lei inoltre, ho capito l’importanza di come la figura dell’insegnante e del metodo che utilizza è determinante per l’apprendimento della materia e non solo, ma come si pone con i suoi alunni, lei quando entrava in classe era solita chiederci come stessimo e , ci raccontava le sue giornate e voleva sapere della nostra vita, lei sapeva quanto io fossi timida e cercava sempre di spronarmi a parlare e manifestava l’amore per il suo lavoro. Attraverso il percorso universitario, che ho appena iniziato
RispondiEliminaDi Giacomo Elisabetta Sara
Attraverso il percorso universitario, che ho appena iniziato e che poi mi porterà ad essere insegnante, spero di essere all'altezza e per poter trasmettere tutto ciò che imparerò sia umanamente e sia a livello di didattica."
EliminaEra un giornata scolastica qualunque, quando il mio professore di filosofia del quarto anno di liceo disse:«I tuoi educatori non possono essere niente altro che i tuoi liberatori»(Nietzsche, Schopenhauer come educatore). Quella sentenza fu per me un’occasione per riflettere su un’idea che avevo concepito da anni, ma che non avevo mai affrontato in maniera approfondita: diventare un maestro. «Chi è un maestro? Cos’è l’insegnamento? Perché vuoi essere un maestro?» queste domande assillarono la mia mente, soprattutto quel perché?, la domanda filosofica per eccellenza. L’anno proseguiva e il professore riusciva sempre di più a farmi entrare nello spirito della filosofia attraverso il suo filosofare. Tornavo a casa non con più risposte, ma con più domande. In quello spasmodico chiedermi quel perché?, guardando in faccia il mio demone, riuscì a trovare la risposta. Tale quesito significava in realtà: «Qual è il senso della tua esistenza?». Dare senso alla propria esistenza e spiegare i motivi che soggiacciono alla base di una vocazione sono compiti della filosofia, senza la quale non sarei riuscito ad adempiere questi ultimi. Tuttavia, devo la passione per la filosofia al mio professore, che con il suo modo di essere è riuscito a farmi amare tale disciplina. È stato il professore più importante della mia esperienza scolastica, non solo per i valori e le idee che è riuscito a veicolarmi(il rispetto dell’altro attraverso le critiche costruttive, il valore del limite, la diffidenza verso i miti, il coraggio di andare controcorrente, la libertà della ragione nell’elevare l’uomo, la ponderazione nell’esprimere un giudizio), ma perché ha permesso che io diventassi ciò che sono. Per il suddetto motivo gli sono infinitamente grato. Per il futuro mi pongo l’obiettivo di riuscire a superarlo. Alessandro Petrone
RispondiEliminaALESSANDRO PETRONE
EliminaMATRICOLA:178729
Durante il mio percorso scolastico, ho conosciuto molte maestre, professori e professoresse. Tra tutti loro, chi mi ha lasciato di più dei ricordi positivi è stata la maestra Amelia, che ho tenuto per tutto il periodo delle elementari, e che mi ha insegnato quasi tutte le materie. Sebbene si arrabbiasse abbastanza facilmente e spesso si lamentava di come si comportava la mia classe, mi ha colpito parecchio il suo metodo di apprendimento. Oltre alle lezioni frontali, usava anche metodi originali per farci acquisire conoscenze. Ad esempio, ci radunava in gruppi per farci fare attività produttive con le quali ho messo in pratica la mia creatività e ho imparato a relazionarmi con gli altri; ci faceva fare passeggiate all’aperto per farci apprendere nozioni storiche della mia città, ci faceva dedicare un po’ di tempo allo svago in aula computer, organizzava rappresentazioni teatrali alle quali noi partecipavamo. La sua attività che mi stupì maggiormente fu l’apprendimento della grammatica attraverso la musica: molto spesso prendeva lo stereo della scuola e lo usava per farci sentire canzoni che insegnavano ai bambini l’uso corretto degli articoli, degli aggettivi, delle preposizioni, e così via. Questo mi colpì particolarmente, perché lo consideravo un metodo interessante e divertente per imparare l’ortografia, ed era per me molto più stimolante della classica lezione. Ancora oggi, ripenso spesso al suo modo di insegnare, e ritengo che mi abbia dato un ottimo spunto di riflessione per il mio futuro da maestro.
RispondiEliminaGiuseppe Pio Guerra
Matricola:178995
Nella mia carriera scolastica, ho avuto l'opportunità di incontrare diversi insegnanti. Auspicavo che ci fossero dei ricordi positivi da poter annotare in questa pagina, ma purtroppo non è così. Provenendo da un piccolo paesino, fino alla scuola secondaria di primo grado eravamo più o meno gli stessi compagni. Ricordo momenti di grande tristezza di quegli anni. Solitamente, si spera che, se non si ha un buon rapporto con la classe, si riesca ad avere conforto dai docenti, ma così non è stato. Spesso mi sono sentita messa all’angolo, esclusa a causa delle difficoltà legate alla timidezza, fino ad arrivare al terzo anno della scuola secondaria di primo grado, quando i professori mi dissero che non avrei concluso nulla nella mia vita, che non avrei fatto strada e non sarei stata in grado di affrontare un liceo.
RispondiEliminaIn tutto questo, un ringraziamento e un piccolo sorriso sorgono pensando ai docenti delle scuole secondarie di secondo grado, dove mi sono sentita accolta, ascoltata e capita. Conservo un bel ricordo di quei insegnanti, in particolare alla mia docente di inglese, che nonostante tutte le lacune non mi hanno mai lasciata indietro; stando sempre lì a sostenermi e a far sì che avessi un rapporto positivo con la sua disciplina. Alla mia insegnante di latino, che ha sempre creduto in me e mi ha spronata ad essere quella che sono oggi, e alla docente di scienze umane, che credo sia stata un po' la madre di tutte noi. Ogni qualvolta ne avessimo bisogno, era lì, e a lei bastava guardarci negli occhi appena entrati in classe per capire il nostro umore.
Purtroppo, il mio percorso scolastico si è interrotto da un momento all’altro. Non c’è stato più modo di rivederli e ringraziarli di persona, ma li porterò sempre nel mio cuore. Augurandomi di portare nel mio bagaglio culturale quello che ho appreso da loro. Quando tornerò nuovamente tra quei banchi, mi ricorderò delle mie esperienze e cercherò di offrire ai quei bambini; l’amore, di trasmettere loro fiducia in se stessi ed ispirarli ad ambire a ciò che desiderano. Spero di essere quella maestra per i miei futuri bambini che tanto avrei voluto incontrare nel mio percorso.
Giorgia Maldarella
Durante il mio percorso scolastico ho incontrato, fortunatamente, tanti insegnanti ai quali associo un ricordo positivo o un’esperienza che va oltre l’esser docente.
RispondiEliminaMa la professoressa Maria è stata l’unica che mi ha trasmesso la gioia dell’insegnamento, dimostrando il valore della pazienza, dell’apprensione, dell’amore e della gentilezza, diffondendolo con il suo immancabile sorriso. La professoressa Maria non è stata solo una docente, ma un vero punto di riferimento non solo sul piano formativo scolastico, ma soprattutto individuale. Insegnava letteratura, ma aveva competenze anche in materia di psicologia, e riteneva che ogni docente dovesse usufruirne nel proprio percorso d’istruzione, facendo capo in particolar modo all'empatia, mettersi nei panni dell’alunno e l’alunno in quello dei docenti. Da alunni non potevamo che pensare a quanto fosse facile esser docenti, assegnare pagine, spiegare e pretenderne la comprensione… e invece insegnare non è solo questo. Vi è un mondo nascosto non solo di competenze e informazioni, conoscenze e apprendimento, ma di formazione e sviluppo dietro ogni individuo, e non solo dell’alunno ma anche del maestro. Si impara ad insegnare insegnando.
Comprendeva molto bene il valore e l’impegno di ogni suo alunno, ci stimolava e lavorava molto sull’efficacia non solo del rendimento ma del proprio insegnamento, motivandoci ad apprendere alimentando la nostra voglia di imparare e del così detto “mettersi in gioco”. Le sue lezioni ci affascinavano e ci coinvolgevano particolarmente, e spesso, senza rendercene conto, apprendevamo in maniera inconscia. I suoi modi di insegnare, di “incantare” l’alunno e incoraggiarlo ad apprendere, conoscere e imparare, li prenderò come esempio e ne farò tesoro per il mio nuovo percorso che devo a lei.
Raffaella Giusy Diana
178651
Non appena questa attività è stata proposta, ho sorriso nel ricordare un mio caro professore di letteratura inglese, che ha profondamente segnato la mia esperienza di studi all'estero in Irlanda, durante il penultimo anno delle scuole superiori. Nell'anno 2021, nonostante fossimo in piena pandemia, non ho esitato quando si è presentata l'opportunità di poter continuare il mio percorso scolastico in un paese estero, che mai avessi visitato. Per una ragazza come me, trasferirsi da una città tanto tranquilla come Campobasso, ad una capitale europea quale Dublino, ha significato rivoluzionare totalmente la mia visione del mondo, nonché la percezione che avessi di me e degli altri.
RispondiEliminaAl mio arrivo a scuola, il professore McFly, mi aveva permesso di eclissare totalmente la prima fase 'di adattamento', permettendomi di percepire l'estraneo ambiente classe, fin dal primo momento, come familiare ed accogliente. Prevedeva ogni possibile difficoltà o incomprensione che potesse generarsi, e si poneva con la stessa benevolenza di un amico che ti dimostra di esserci giornalmente. Mi aveva introdotto alla classe con una grande professionalità, invitandomi a riferirmi a lui per qualsiasi necessità. Nel cercare strade alternative, rendeva possibile alleggerire ore di lezione particolarmente impegnative, consapevole dell'incessante sforzo di concentrazione quotidiano, per noi ragazzi non madrelingua inglese. Quanto alla sua letteratura inglese, la materia si dedicava allo studio introspettivo di personaggi, all'interno di libri di formazione dell'outsider. A questo proposito, aveva pensato di regalare ad ognuno di noi una copia del libro 'Lady Bird', un gesto che ho sempre tenuto a cuore, per quanto fosse raro e personale. Una volta terminata la lettura, eravamo portati a commentare la condizione sociale, economica e relazionale della protagonista, a rotazione del punto di vista dei personaggi coinvolti. Ogni commento, fonte del nostro vissuto, lo emozionava per quanto potessimo essere diversi, nella nostra quotidianità, gli uni dagli altri. Creare un ambiente di rispetto reciproco e ascoltare i suoi ragazzi, era per lui fonte di ispirazione. Credeva fortemente nelle capacità di ognuno. La sua forte empatia con gli allievi, spingeva tutti a partecipare attivamente, tanto che io stessa non sia mai riuscita ad individuare i classici 'stereotipi' all'interno di una sua classe. Erano tutti profondamente immersi e motivati, emergeva pura curiosità da ciascuno, nel piacere di poter conoscere sempre di più. Grazie alle sue tecniche di insegnamento e apprendimento, studiate nelle loro varietà per stimolare i ragazzi, si è posto come attuatore dei metodi più efficaci per cogliere con grandi risultati l'attenzione.
L'ambizione nel campo educativo si realizza nell'essere ricordato, oltre che per la personale bravura, per la propria umanità, nell'essere riuscito ad impartire importanti valori, nell'instaurare un clima di fiducia e di sicurezza, dove non si viva nella paura di esprimere un giudizio; e io credo fortemente che il professore di cui oggi, ho potuto con orgoglio parlare, riassuma tutti i tratti esemplari che un insegnante dovrebbe possedere. È ciò a cui aspiro, a cui mi dedicherò con determinazione per costruire un futuro migliore per i miei studenti.
ILARIA PERAZZELLI
Matricola: 174945
Di tutti gli insegnanti che ho incontrato durante il mio percorso scolastico, una dei pochi ad avermi lasciato un ricordo positivo è la professessa di lingua e letteratura francese delle superiori.
RispondiElimina"Prof Antonellá" la chiamavamo scherzando (in senso affettuoso), accentando volutamente l'ultima vocale del suo nome per dargli un suono francese. È stata con noi soltanto il quarto e quinto anno, sufficienti comunque a trasmetterci parte del suo amore per la lingua e la cultura francese. Seguivamo le sue lezioni con la stessa attenzione con cui si ascolta un amico raccontare qualcosa, anche quando spiegava qualche autore che ci risultava un pò noioso. Dalle sue parole traspariva tutto il suo amore ed entusiasmo per quello che stava facendo e riusciva con naturalezza a coinvolgerci. A pensarci bene le sue lezioni non erano impostate tanto diversamente rispetto a quelle degli altri professori, ma era il suo atteggiamento ad essere diverso. Aveva abbattuto quella barriera invisibile che spesso divide la cattedra dai banchi, i professori dagli alunni; eravamo tutti allo stesso livello e ci sentivamo una squadra. Si era instaurato un clima sereno e rilassato, privo di tensioni. Io che sono sempre stata una persona molto timida e riservata, con lei ero a mio a agio e non mi sentivo in imbarazzo a rispondere alle domande e a parlare davanti agli altri.
Lei questo l'aveva capito, in pochissimo tempo aveva imparato a conoscerci sul serio. Uno degli ultimi giorni di scuola, infatti, mi disse "la tua timidezza ti fa vivere in punta di piedi, ma ricorda che in qualsiasi situazione sei tu a decidere per te e non lei" e poi aggiunse, come saluto e augurio per la maturità, "à chaque instant sois l'auteur de ta vie".
Terrò sempre a mente le sue parole e mi piacerebbe, quando sarò io ad insegnare, riuscire a far sentire i miei alunni così come lei ha fatto sentire noi.
Anita Ianniruberto
Federica Paolo (179014)
RispondiEliminaDurante il mio percorso scolastico ho potuto interfacciarmi con diversi docenti ma solo una mi è rimasta particolarmente a cuore: Annamaria. Annamaria insegnava inglese all’ultimo biennio nel nostro minuscolo pesino di montagna. A differenza delle altre insegnanti della mia scuola, lei era molto giovane e decisamente anche il suo insegnamento era diverso. Lei era in grado di far avvicinare chiunque all’inglese. Era visibile ad occhio nudo la sua immensa passione per la sua materia. Ho ricordi molto offuscati delle sue lezioni ma era tipica disporci a ferro di cavallo, per poi farci sentire canzoni in inglese, oppure consultare qualche sito di esercizi online. Per tutti gli anni della scuola primaria, mi sono trovata in pluriclasse, quindi risultava davvero difficile gestire età così differenti ma la maestra Annamaria ci riusciva benissimo. Utilizzava qualsiasi mezzo per attirare la nostra attenzione. Grazie a questa esperienza così positiva e alle basi solide che avevamo costruito, l’inglese è diventata una delle mie materie preferite e ancora oggi le sono grata per questo. Forse è anche grazie alla sua influenza che desidero, una volta concluso il mio corso di studi, insegnare inglese.
Michele Tartaglia (178760)
RispondiEliminaTra i tanti docenti che mi hanno accompagnato nel percorso scolastico l’insegnante che più ha contribuito alla scelta del mio futuro lavoro e alla crescita della mia identità personale è stata la professoressa di matematica delle superiori. Ho avuto la fortuna di averla come professoressa di matematica per tutti e cinque gli anni di scuola.
Ci sono mille cose che vorrei citare ma il ricordo più bello che ho è il modo in cui faceva lezione. All’inizio di ogni lezione prima di iniziare la sua lezione ci chiedeva come erano andati i giorni precedenti fuori scuola, ci raccontava le sue esperienze, viaggi, aneddoti… Ero incantato ogni volta che ne parlava. A quel punto poteva iniziare la sua lezione, con le sue presentazioni e i suoi immancabili pennarelli colorati per la lavagna. Non le sfuggiva niente, sempre attenta, precisa e sempre rispettosa delle regole! Ad ogni incomprensione si fermava a ripetere il concetto a chi non aveva compreso bene l’argomento. La cosa più bella è che non dava nulla per scontato, poteva ripetere quel concetto anche mille volte. Ci teneva molto che noi comprendessimo la matematica, non una materia “difficile e piena di regole” ma una disciplina che apre la mente. I suoi discorsi sul perché la matematica fosse importante poteva durare anche tutta l’ora. Le sue lezioni non erano sempre le classiche spiegazioni ma alternava con progetti, spiegazioni attraverso dei video e l’utilizzo del metodo della “flipped classroom”, la cosiddetta “classe capovolta”. Non c’era la spiegazione da parte dell’insegnante e poi una verifica ma ci faceva preparare a noi le lezioni attraverso delle presentazioni, documenti e immagini per poi farceli esporre alla classe come se noi in quel momento fossimo insegnanti e lei un’alunna. Erano momenti per apprendere in modo diverso e anche più divertente dividendoci in gruppi e suddividendoci i lavori.
Avrei voluto che molti altri insegnanti fossero stati come lei, ma d’altronde siamo unici e irripetibili. Penso che se tutti gli insegnanti fossero così, o almeno un po’ così, il mondo della scuola sarebbe più bello. Spero infine che potrò diventare anch’io un insegnante come lei, o almeno prenderne esempio.
Giada Gennari
RispondiEliminaNon ho sempre amato lo studio e la scuola, o meglio, mi interessava solo ciò che mi piaceva apprendere, come del resto tutti gli studenti.
L’insegnante che ha segnato maggiormente la mia esperienza scolastica è stata la professoressa di italiano, sia in senso negativo che positivo. Forse perché è riuscita a cambiare il mio atteggiamento e l’approccio con la scuola.
All’inizio dei miei studi alla scuola secondaria di 2 grado non ero molto attratta dalla letteratura italiana, forse non avevo le basi adeguate per poter studiare una materia così profonda. La mia professoressa era severa, rigida, voleva che studiassimo al meglio la sua materia, ci teneva che arricchissimo il nostro bagaglio culturale, ci stimolava a leggere per imparare nuovi termini e per migliorare il lessico. Inizialmente le mie verifiche orali e i compiti scritti non andavano bene, non capivo in cosa avessi potuto migliorare e come essere più sicura di me stessa. Ricevevo riscontri negativi e chiedevo sempre più spiegazioni in modo tale da apprendere i miei errori, perché ‘’errando discimus’’ dicevano gli antichi latini, sbagliando si impara! Non sono stati mesi piacevoli poiché sono una persona che si abbatte facilmente (purtroppo), però cercavo di dimostrare che volevo imparare ad apprendere correggendo il mio metodo di studio, non volevo essere considerata come un’alunna poco diligente ma volevo dimostrare molto di più sia a me stessa che alla mia professoressa. Le valutazioni delle mie verifiche continuavano a non essere il massimo e non capivo più cosa poter fare, tanto da chiudermi in me stessa e a non riuscire a superare la situazione.
. Durante i colloqui scolastici non mi sono presentata, forse perché non volevo affrontare la situazione davanti alla mia insegnante e sentire le tipiche parole ‘non si applica’. Mia madre era sconfortata e cercò di avere un confronto con lei, chiedendo cosa non andasse. La mia insegnante, in realtà, aveva sempre creduto in me, nonostante le mie valutazioni, forse perché nonostante tutto vedeva il mio impegno e la buona volontà. Ha voluto darmi un’altra chance, mi ha dato la possibilità di poter recuperare i miei voti, ha pensato che potessi farcela, ha voluto parlarmi e chiarire la situazione. Poche sono state le insegnanti prima di lei che si sono preoccupate veramente delle condizioni scolastiche di un alunno.
EliminaAl che iniziai a pormi una serie di domande: se fossi io quella sbagliata? O quella incapace nel riuscire a comprendere una materiale così affascinante? Vedevo gli altri alunni seguire le sue lezioni e ad arrivare a un ottimo voto, altri invece, come me, che non riuscivano a recuperare. Non ho mai voluto trascurare la sua materia, tanto meno deluderla. Fortunatamente non mi sono mai trovata sola, grazie a mia madre e alle mie amiche, ho affrontato il momento. Iniziai a seguire sempre di più le sue lezioni, ad approfondire con schemi, riassunti e video online. Ha sempre spiegato con costanza e in maniera semplice per far comprendere all’intera classe le sue lezioni.
Apriva il libro, faceva leggere a uno di noi a turno e passo per passo si fermava a spiegare ciò che vi era scritto nel paragrafo. A volte faceva ripetere ad altri studenti ciò che aveva detto per capire se avessimo compreso. Il suo metodo era a dir poco esauriente, colloquiava con noi e cercava di capire cosa non andasse; tramite l’applicazione ‘classroom’ ci inviava anche delle schede o dei powerpoint come approfondimento di temi o concetti. Certo è che voleva rimanessimo in silenzio durante le sue lezioni e che fossimo sempre attenti! Forse, quindi, ciò che non andava era il mio metodo di studio, anche se ormai è una cosa frequente per tutti gli studenti di oggi. Perciò nei periodi a seguire, grazie al suo supporto morale, ho appreso molto di più e sono riuscita a raggiungere tutti gli obiettivi grazie anche attraverso le sue spiegazioni e alle sue semplificazioni. Mi ha ascoltata, aiutata e protetta. Non voleva che facessi un passo indietro ma mi stimolava a provarci sempre e ad avere grinta. Mi ha insegnato che un alunno non è solo un numero, che bisogna aiutare i ragazzi, considerare la carriera di qualsiasi figura presente nell’aula e riuscire ad incoraggiarla affinché possa raggiungere sempre i migliori risultati.
EliminaGiada Gennari, numero matricola:178830
EliminaNel corso della mia carriera scolastica ho avuto l’opportunità di stabilire rapporti positivi con diversi insegnanti. Ognuno di loro ha apportato un contributo unico al mio sviluppo personale, trasmettendomi valori significativi. È grazie ad alcuni di loro che ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Scienze della Formazione Primaria. Tra questi, ricordo con affetto la mia maestra di italiano che mi ha accompagnato durante l’intero percorso della scuola primaria. Ho scelto lei perché era la maestra con cui trascorrevo più ore e con cui io e i miei compagni avevamo più confidenza. Per quanto riguarda l’insegnamento lei cercava di rendere le lezioni piacevoli ed interessanti creando un clima favorevole all’apprendimento ma quando c’era bisogno riusciva ad essere autorevole e a fare comprendere l’importanza di svolgere il proprio dovere invogliandoci a dare il meglio di noi anche attraverso dei rimproveri quando notava scarsi risultati da parte di qualche alunno. Dal punto di vista umano, si prendeva cura di noi cercando di favorire la nostra integrazione all’interno del gruppo classe senza escludere nessuno. Ci trasmetteva l’importanza dei valori dell’ amicizia e dell’ unione incoraggiandoci al confronto rispettoso delle diverse opinioni. Era attenta al nostro profilo psicologico, se notava incomprensioni, interveniva per risolverle, dimostrando un atteggiamento materno e premuroso. Prestava attenzione ai comportamenti dei suoi allievi durante le lezioni contribuendo alla nostra formazione anche in termini di buona educazione. Ricordo con nostalgia le recite organizzate dalla scuola, durante le quali avevamo l’opportunità di esprimerci. La maestra, insieme alle colleghe, ci seguiva nella memorizzazione delle parti che ci erano state affidate. Spesso ci assegnava poesie che dovevamo recitare di fronte a tutta la classe e valutava il nostro livello di interpretazione. Alla fine i nostri compagni applaudivano e si creava una coinvolgente atmosfera di condivisione. Con la recitazione poetica ci spronava a migliorare la nostra abilità nell’esposizione orale che risultava utile anche nella rielaborazione dei testi che dovevamo studiare . Quando giungeva il momento del dettato si creava tra di noi una competizione per vedere chi riusciva a scrivere senza errori. Successivamente, la maestra raccoglieva i nostri quaderni con cura, li correggeva attentamente e ci spiegava pazientemente gli errori commessi aiutandoci a comprenderli. Inoltre, conservo con piacere i ricordi delle attività manuali realizzate nei periodi che precedevano le festività. Ci divertivamo a ritagliare, colorare ed assemblare pezzi di cartoncino o materiali vari per creare i nostri “lavoretti”. Era sempre pronta ad accompagnarci nelle uscite didattiche che comprendevano escursioni, visite turistiche ed iniziative culturali. Queste esperienze facevano parte integrante della nostra formazione e contribuivano al nostro sviluppo come allievi. Ancora oggi, sono rimasta in contatto con la mia maestra e quando ci incontriamo mi chiede informazioni sul mio percorso scolastico facendomi i complimenti per i miei risultati e traguardi raggiunti. Se nel mio futuro diventerò insegnante, mi auguro di trasmettere ai miei alunni la voglia di studiare ed apprendere cose nuove con determinazione e curiosità.
RispondiEliminaClaudia Angela Aloia
Alla domanda “di quale insegnante conservate ancora oggi un ricordo positivo” non posso fare altro che nominare la mia professoressa di italiano e latino che abbiamo conosciuto dal terzo anno delle superiori. Prima di essa avevo completamente iniziato a provare un certo tipo di astio nei confronti della sua materia a causa della professoressa precedente. Ma con il suo arrivo tutto è cambiato. Ho iniziato ad apprezzare la letteratura, ad aprire il libro con una voglia differente, ad ascoltarla con interesse durante le lezioni, a studiarla non perché dovevo ma perché volevo. Il suo unico scopo non era semplicemente finire il programma in tempo come tutti gli altri professori, anzi se un giorno vedeva che avevamo un problema metteva da parte i libri e le sue spiegazioni per chiederci cosa non andasse, per confrontarci e aiutarci a trovare una soluzione. Lei non era una semplice professoressa, infatti il suo unico obiettivo non era solo quello di farci apprendere e passarci delle informazioni per ampliare il nostro bagaglio culturale, ma piuttosto cercava di creare una relazione tra lei e i suoi alunni. Ovviamente questa relazione doveva basarsi sulla fiducia. E’ la prima cosa che ci disse quando ci incontrammo per la prima volta. La fiducia per lei era fondamentale, ma dal momento in cui essa veniva a cessare si sarebbe iniziata a comportare come una qualsiasi professoressa, pensando solo all’insegnamento.
RispondiEliminaQuando divenne la nostra insegnante era proprio nel periodo del lockdown, un momento difficile per tutti, e purtroppo anche un momento non troppo facile per la mia famiglia in quanto mio padre finì in ospedale. E lei fu l’unica che mi scriveva tutti i giorni per chiedere come stessi io e come stesse mio padre. Quindi lei ovviamente non lo faceva per nessun obbligo ma piuttosto perché voleva interessarsi alla vita di noi ragazzi al di fuori della scuola, senza essere mai invadente. Così abbiamo creato un rapporto che va oltre la semplice relazione insegnante-alunno, infatti continua a scriverci, nonostante ormai siano passati due anni dal nostro quinto superiore, dei messaggi che davvero “riscaldano il cuore” dicendoci che siamo stati dei fantastici “compagni di viaggio”. Sicuramente rimarrà per sempre impressa nei nostri ricordi e spero che un giorno potrò essere come lei, una donna che ama i suoi ragazzi e non alunni perché a lei non piaceva definirci così, una donna che guarda l’aspetto umano, la quale comprende che ognuno di noi ha dei sentimenti e delle insicurezze. E’ stata e lo è ancora un punto di riferimento per me e spero che un giorno potrò prendere esempio da lei nel mio percorso di insegnamento.
FEDERICA COLUCCI
MATRICOLA 176790
Nicla Labella 178678
RispondiEliminaPer un lungo periodo della mia vita andare a scuola mi terrorizzava.
I maestri si erano presentati a noi alunni asserendo con "vi vogliamo giá bene come dei figli", ma i miei genitori non urlavano costantemente, non mi sgridavano se mi cadeva una penna, non minacciavano di mettermi in punizione per ogni piccolezza.
In ogni caso, come ogni bambino degno di nota sa, "se non si va a scuola, viene a prenderti la polizia a casa".
Questo detto ripetuto di generazione in generazione dai nonni, o dai genitori, mi spingeva ad accettare di andare a scuola senza troppi capricci.
Conoscere alle scuole medie la professoressa Pina ha stravolto completamente il mio pensiero.
Lei era come un angelo custode, sempre pronta ad ascoltarci ed aiutarci, aveva una risata contagiosa che riempiva la classe di gioia e ci accoglieva ogni mattina con un sorriso caloroso.
La professoressa Pina non insegnava semplicemente l'italiano e la storia, la sua abilità nello spiegare la materia, andava ben oltre la mera esposizione dei fatti.
La sua capacità di connessione umana era straordinaria, incarnava la storia stessa con tale vivacità che ogni lezione si trasformava in un salto nel tempo, in un gioco.
Questa atmosfera non solo ha stimolato il mio interesse per queste materie, ma ha anche alimentato la mia voglia di apprendere e contribuire attivamente alle lezioni.
Ho imparato che insegnare non è solo una professione , ma una vera e propria missione che può cambiare la vita degli studenti, cosí mi sono detta : potrei farlo anche io, potrei seguire le orme della professoressa Pina e diventare un'insegnante migliore di quelle che mi sono capitate, diventare una maestra che non urla, ma che cerca di far capire l'errore con calma e serietá, un'insegnante che sappia usare approcci innovativi rendendo la materia piú accessibile e tangibile, non facendola risultare noiosa, diventare la figura professionale di cui i miei alunni necessiteranno ed avranno voglia di ascoltare.
Una volta terminate le scuole medie ho ringraziato la professoressa Pina raccontandole il mio sogno, rubandomi un suo abbraccio, un in bocca al lupo ed uno dei suoi calorosi sorrisi.
Ormai e in pensione, ma spero di r'incontrarla per poterle mostrare che sto continuando a perseguire il mio obbiettivo senza mai scordarla.
MARIA PIA DE SIMONE
RispondiEliminaRipensando a tutto il mio percorso scolastico la prima cosa a cui penso sono sicuramente le maestre o professori che hanno inciso negativamente su di me, se lo scopo di questo lavoro fosse stato quello di parlare di una figura scolastica negativa avrei avuto l’imbarazzo della scelta. Per ogni fase del percorso ho avuta un esperienza negativa, dall’infanzia fino alle superiori, ci sono stati momenti in cui vi erano solo figure negative ad esempio durante la scuola secondaria di primo grado non ricordo nessun professore che mi abbia fatto appassionare alla materia o semplicemente che me li faccia ricordare come insegnanti abili, solo il prof di matematica lo ricordo ma solamente perché dopo due anni di colloqui con mia mamma dove veniva detto che non ero mai sufficiente mi sono impegnata così tanto che nelle successive verifiche prendevo sempre voti più alti fino a diventare una buona studentessa ma nonostante ciò ai colloqui veniva sempre detto che facevo il mio dovere e non venivo apprezzata come pensavo di meritare. Alla fine dei tre anni di scuola secondaria di primo grado non avevo nessun idea su cosa fare successivamente, avevo solo una sicurezza quella di non voler fare il liceo linguistico perché non ero per niente preparata in inglese, avevo pensato di frequentare il liceo scientifico avendo il voto più alto nelle materie come matematica o fisica ma non mi decisi mai a iscrivermi a quel liceo perché sapevo che non era quello che volevo, semplicemente ero brava in matematica ma non mi attirava come materia, alla fine di ciò decisi di iscrivermi al liceo linguistico nonostante la mia idea iniziale perché era uno dei pochi licei presenti nel mio piccolo paese. Il primo giorno di liceo ero preparata, pensavo che nonostante l’inglese non era la mia materia preferita sarebbe comunque andata bene, senza dilungarmi troppo non solo il primo giorno ma tutti e 5 gli anni furono un disastro per quanto riguarda l’inglese ma non solo, qui iniziai ad odiare anche la matematica, da essere una delle materie in cui andavo meglio divenne una di quelle materie dove andavo peggio. Nel compenso essendo un liceo linguistico studiai anche altre lingue tra cui lo spagnolo che divenne la mia materia preferita infatti una volta giunta alla maturità ero molto indecisa sul percorso scolastico da intraprendere perché amavo e tutt’ora amo la lingua spagnola ma sapevo che se avessi intrapreso il percorso di lingue sarebbe comunque stato un fallimento per quanto riguarda la prima lingua che è inglese quindi ripensai a ciò che mi piace e mi ricordai di me a 8-10 anni quando giocavo sul balcone con una lavagna, dei gessetti e facevo finta di avere dei bambini davanti a me che ascoltavano la lezione ed io ero l’insegnante, facevo ciò perché quello fu l’unico periodo dove non ebbi esperienze negative per quanto riguarda le figure scolastiche infatti se oggi studio per diventare maestra è grazie alle mie due maestre delle elementari. Il periodo della scuola primaria è sicuramente il migliore, lo ricordo col sorriso, sia per la classe perché eravamo tutti bambini molto legati, nonostante c’erano le solite differenze economiche e culturali, tra di noi eravamo una classe molto unita ma credo che ciò è dato dalle maestre, perché ci hanno saputo educare, nonostante entrambe erano molto brave ricordo come la mia preferita la maestra di matematica ma semplicemente perché aveva un metodo d’insegnamento più divertente rispetto alla maestra di italiano.
C’è da precisare che nella scuola dove ho frequentato le elementari c’era la possibilità di scegliere il tempo pieno cosa che ho fatto, quando facevamo lezione la mattina era abbastanza tranquillo ma fare lezione dopo l’ora di pausa per pranzare era abbastanza pesante, infatti in questo influisce molto il metodo d’insegnamento usato dalle maestre perché si sa che dopo mangiato c’è il classico momento dove vorremmo fare il solito riposino pomeridiano, quando avevamo lezione con la maestra d’italiano di pomeriggio era molto pesante perché già avevamo sonno poi il suo metodo era molto standard ovvero spiegazione tramite libri e lavagna, ripetizione delle regole grammaticali poco chiare, lettura dei testi da analizzare… mentre quando avevamo la maestra di matematica il pomeriggio era pesante ma la differenza è che cercava di attirare la nostra attenzioni, ovvero, dopo aver mangiato ci faceva sempre fare una pausa di almeno 20 minuti nel giardino delle scuole poi una volta rientrati in aula non adottava la solita spiegazione ma cercava di farlo tramite video, immagini, audio, molto gessetti colorati, cercava di far interagire tutti durante la lezione anche tramite dei giochi ad esempio quando era l’ora di inglese ci faceva dire uno dopo l’altro un numero in inglese fino a cento ma quando uno sbagliava si ricominciava di nuovo oppure quando dovevamo andare alla lavagna ci faceva giocare che chi era alla lavagna nascondeva il gesso in una delle due mani e l'altro bambino doveva indovinare dov’era, cose così che però permettevano la partecipazione di tutti anche dei più timidi, alcune volte ci faceva vedere film oppure quando faceva le interrogazioni soprattutto delle tabelline ci divideva in gruppi e chi vinceva aveva come premio delle caramelle, ci faceva fare molti cartelloni delle regole matematiche da attaccare ai muri della classe così che ogni giorno vedendoli e leggendoli ripetevamo gli argomenti trattati, in generale un metodo molto più amplio e divertente che non faceva annoiare i bambini soprattutto in situazioni come il tempo pieno dove dopo le due si doveva stare ancora in aula a fare lezione. Per concludere come già detto prima ho deciso di intraprendere questo percorso di studi perché vorrei far divertire i bambini durante le lezioni di apprendimento come mi divertivo io durante le lezioni con la maestra di matematica ma voglio precisare che sicuramente sul mio lavoro futuro influiranno anche tutte quelle esperienze negative perché mi hanno fatto capire che genere di insegnante non voglio diventare.
EliminaMARIA PIA DE SIMONE pt.2
AIDA PRATO
RispondiEliminaMatricola: 178737
Nella mia vita da studentessa ho conosciuto molti docenti che mi hanno lasciato insegnamenti di vario tipo, non solo per quanto concerne il campo disciplinare ma specialmente insegnamenti a livello umano. Mi ha particolarmente segnato l’incontro con la mia professoressa di italiano e latino al liceo che mi ha accompagnata e guidata per tutto il percorso liceale e lo farà anche negli anni futuri quando sarò io dietro la cattedra ad insegnare ai miei alunni.
Era l’insegnante più temuta di tutti per il suo metodo didattico, il suo obiettivo era quello di arricchire il più possibile il bagaglio culturale di ognuno di noi e quindi per stimolarci a studiare per le interrogazioni era solita a estrarre un numero corrispondente agli alunni della classe, ciò scaturiva tanta ansia tale da riuscire a provocare nei suoi alunni paura e terrore ma solo nei primi anni. Crescendo e maturando ho capito che quel metodo tanto temuto serviva per prepararmi alle sfide future, come diceva sempre lei anche per quanto riguarda l’ambiente universitario il quale è completamente diverso rispetto all’ambiente liceale. Ricordo che nel periodo delle interrogazioni la classe si assentava molto spesso per la mole di lavoro molto ampia, personalmente anche io in certe situazioni ho preferito comportami così perché la consideravo la via d’uscita più semplice ignorando come però potesse sentirsi lei trovandosi di fronte un’aula completamente vuota. Soltanto durante gli ultimi anni ho capito cosa volesse trasmettere ai suoi alunni al di là del suo metodo. Innanzitutto ciò che colpisce è la motivazione che possedeva e trasmetteva a noi alunni per riuscire a fare apprendere anche quegli argomenti più complicati, la motivazione per cui i suoi alunni la invogliavano ad andare a scuola anche nei periodi della sua vita più difficili. Ricordo quando durante la pandemia di Covid-19 lei era sempre presente, continuava a farsi sentire tramite videochiamate e messaggi non solo negli orari scolastici ma anche il pomeriggio e nei giorni festivi solo per sapere come stessimo sia fisicamente che non. Era interessata ai nostri sentimenti e al nostro stato d’animo al tal punto da farci spiegare con delle canzoni come stavamo vivendo quel periodo molto complicato per tutti.
Lei si focalizzava sugli interessi e le attitudini in modo tale da spronarci a dare sempre il meglio per qualsiasi cosa, é questo il suo carattere peculiare che la contraddistingue dagli altri insegnanti, il suo voler trarre da ogni alunno paure e ansie per renderli punti di forza capaci da farci sviluppare un’identità positiva.
Difatti le sue lezioni erano basate sul rendere attuale tutto ciò che spiegava, riusciva a mettere in evidenza collegamenti con la quotidianità e quindi con gli eventi attuali tali da fornirci indicazioni sia per arricchire la nostra cultura in ambito scolastico e sia per farci crescere culturalmente come persone.
Oltre a ricordarla per il suo metodo d’insegnamento molto incisivo, resta parte di me perché mi ha sostenuto nei momenti di sconforto quando non riuscivo ad affrontare problemi scolastici ed extrascolastici fornendomi un metodo di studio ma anche un pensiero critico-costruttivo per cui non ho avuto più paura di affrontare gli ostacoli che la vita mi ha posto dinanzi, anche quelli più banali ma che consideravo impossibili da superare, come un compito in classe o un interrogazione.
Mi ha lasciato tanti insegnamenti per cui io da futura insegnante prenderò ispirazione da lei, ai i miei futuri alunni vorrei lasciare un ricordo positivo di me come lei ha fatto. Voglio essere sempre presente e prendermi cura di loro, insegnargli che la scuola non è solo imparare una disciplina,
voglio fargli sviluppare le conoscenze e quindi il sapere ma soprattutto l’umanità la quale è la caratteristica che li contraddistinguerà sempre nel corso della vita.
Tra tutti gli insegnanti del mio percorso scolastico ripenso spesso alla mia professoressa di inglese delle scuole medie. Rifletto sul suo modo di fare lezione, preciso e molto organizzato. Aveva un suo modo di procedere nell’affrontare l’apprendimento dell’inglese, come ad esempio scrivere sempre la pronuncia, leggere in classe ad alta voce, scrivere tutte le nuove parole su un quaderno separato da quello delle regole. Solo in seguito mi sono resa conto che non si limitava a spiegare gli argomenti ma cercava di farci apprendere un metodo di studio, come approcciare lo studio di una nuova lingua. La sua guida mi è stata utile per poter affrontare poi la scuola superiore, per sviluppare la capacità di saper impostare lo studio. Un aspetto che a volte alcuni insegnanti danno per scontato. Inoltre a volte ci divideva in gruppi per poter fare conversazione, quindi mettere in pratica ciò che spiegava o leggevo sul libro. Non so se questa esperienza in particolare mi abbia spinto ad amare le lingue ma sicuramente mi ha aiutato ad acquisire un po’ di sicurezza nello studio.
RispondiEliminaVeronica Romano
Letizia Bruno
RispondiEliminaMatricola: 178572
Non ho ricordi positivi e lucidi della scuola primaria, l’unica cosa che ricordo chiaramente riguarda la mia maestra di matematica, mi ha fatto “odiare” la materia in quegli anni perché “la bambina è brava ma non abbastanza nelle mie materie” (oltre alla matematica nella nostra classe insegnava anche scienze). Seppur piccola, sapevo valutare il mio livello di comprensione della materia e quindi il mio unico obiettivo negli anni fu quello di farle cambiare idea ma, sfortunatamente, la frase che sentivo ripetere ad ogni consegna delle pagelle era la stessa. Una volta passata alla secondaria di primo grado e di secondo grado ho capito che semplicemente non ero abbastanza nelle sue grazie per meritarmi ciò che effettivamente mi spettava. Nella secondaria di primo grado ho infatti avuto un insegnante di matematica bravissimo, ma non faceva nulla di particolarmente diverso rispetto a qualsiasi altro insegnante. Mentre nella secondaria di secondo grado ho avuto la fortuna/sfortuna di rientrare nella classe “d’eccellenza” del mio istituto e di incontrare il professore di matematica migliore che potesse capitarmi. Oltre ad avere una passione tangibile per la matematica, non svolgeva mai la lezione se prima non avessimo chiarito i dubbi delle lezioni precedenti, passandone magari altre 5 a spiegare lo stesso argomento finché tutti l’avessero perfettamente compreso. La cosa che più mi piaceva nel seguire le sue lezioni era la sua idea della materia, infatti ci ripeteva sempre: “non mi interessa che sappiate la teoria o il nome di ogni argomento che vi spiegherò, la matematica non è imparare a memoria frasi che anch’io ritengo incomprensibili a volte, la matematica è pratica, la potete toccare e dovete saperci giocare”. Spesso, negli ultimi anni, ci sfidava ad andare alla lavagna prima di iniziare a spiegare un nuovo argomento per spingerci e spronarci a lavorare di mente per risolvere problemi di cui non sapevamo ancora le teorie, per poterle ipotizzare noi stessi e per creare un ambiente di gioco e di competizione sana tra noi compagni di classe; inoltre era più che felice che chi avesse compreso meglio di altri un argomento provasse a spiegarlo (anche in sua presenza) ai compagni che non erano riusciti a capire dei passaggi specifici di espressioni, disequazioni e matematica aziendale. Per me, che frequentavo un istituto tecnico dove si “doveva” studiava per forza tutto a memoria perché “nel diritto e nell’economia non si può esprimere il concetto a parole proprie”, come ci veniva spesso ripetuto dai professori delle altre materie, è stato del tutto rivoluzionario. Ogni volta che iniziava la lezione era sempre un piacere per tutti ascoltarlo, anche per chi magari non aveva alcun interesse ad essere in classe in quel momento; era inoltre interessato ai nostri problemi scolastici e cercava in ogni modo di aiutarci anche con gli altri insegnanti, e spesso ci è capitato di dover svolgere attività extra-curricolari anche fuori dalla nostra città, ed ha sempre atteso che tutti fossimo nelle mani dei nostri genitori prima che potesse andar via, al contrario di molti altri che non vedevano l’ora che le attività “al di fuori del mio orario di lavoro” finissero per poterci lasciare e tornare alle loro vite. Sfortunatamente non insegna più nel mio vecchio istituto superiore e non ho più avuto la possibilità di salutarlo, ma non dimenticherò mai i suoi insegnamenti non solo sulla matematica, ma soprattutto sull’essere umani.
Nei tredici anni di carriera scolastica da studenti, abbiamo avuto modo di incontrare diversi insegnanti, ognuno con delle proprie caratteristiche, ma fra tutti, sono pochi quelli di cui custodiamo un caro ricordo, perché, per qualche motivo, sono stati incisivi su di noi.
RispondiEliminaIn modo particolare ricordo una professoressa di italiano e storia della scuola secondaria di primo grado. Ma perché ancora oggi la ricordo?
Ormai penso che sia andata in pensione da qualche anno, per questo ne parlerò al passato.
Era una professoressa vecchio stampo, probabilmente proprio a causa della sua età, era rigida, puntigliosa, esigente, categorica, non dava mai tanta confidenza.
Sarò onesta, quei tre anni di scuola, soprattutto quando in classe c'era lei, non li ho mai vissuti in modo completamente spensierato, ero sempre timorosa nei suoi confronti, ma non perché lei fosse cattiva, ma era proprio nei suoi modi di fare che non ti permetteva di poter instaurare un legame che andasse aldilà del rapporto studente-insegnante, manteneva sempre un certo rigore, senza mai mostrare quella "maternità" che, almeno un minimo, ci si aspetta dal passaggio dalle elementari. Ciò nonostante però, ad oggi, sono contenta di aver avuto una professoressa come lei. Attraverso il suo modo di insegnare è riuscita davvero a trasmettere ad ognuno di noi delle conoscenze e delle competenze che poi, almeno io, sono riuscita ad applicare successivamente. Posso ad esempio far riferimento all'analisi logica, che se da lei non fosse stata trattata in quel determinato modo, io avrei riscontrato delle difficoltà alle scuole superiori nel fare latino, quando invece avendo già una base abbastanza solida, non ho avuto.
Oppure ci faceva sempre imparare le poesie dei vari autori a memoria, anche quelle più lunghe, per mantenere in continuo allenamento la memoria.
Per responsabilizzarci invece, e per farci imparare il senso dell'onestà, ogni giorno, a turno, ognuno di noi aveva il compito di controllare che tutti gli altri compagni avessero svolto tutti i compiti assegnati, e avevamo un quadernino in cui andavamo ad appuntare coloro che avevano mancato qualcosa o non li avessero fatti. Il quaderno di colui che controllava veniva consegnato alla professoressa, la quale correggeva i compiti del giorno, e dava uno sguardo anche alle pagine precedenti. Per aver poi una conferma del fatto che fossimo stati leali e corretti sia nei suoi confronti che in quelli dei nostri compagni chiamava casualmente qualche altro ragazzo.
In quei momenti non l'apprezzavo abbastanza, non riuscivo a spiegarmi la sua continua durezza, ma con le esperienze successive ho realmente capito quello che mi aveva dato, tutto ciò che faceva aveva sempre un senso, che poi, con il passare del tempo impari anche a capire, tanto da fermarti a riflettere sul passato e dire "grazie".
Nonostante quello che mi ha insegnato, però, non condivido il suo modo di rapportarsi con gli alunni, un po' privo di empatia, e con un'eccessiva trasmissione di paura e ansia ingiustificata in ragazzi emotivamente più fragili.
Ci sono stati anche altri insegnanti che hanno lasciato un'impronta su di me, anche piuttosto positiva, ma in generale non ce n'è uno preciso che nel mio futuro andrò ad utilizzare come modello di riferimento, perché ognuno di loro aveva qualche caratteristica che non corrisponde a pieno al mio modo di essere e al mio carattere. La mia idea sarebbe quella di prendere spunto da tutti loro, mettendo in atto ciò che più mi ha colpita e cercando di evitare ciò che invece non condivido, inserendo anche una mia impronta personale, che vada a rispecchiare a pieno ciò che sono.
Giorgia Mignone
La scuola è da sempre parte integrante della vita di quasi tutti i ragazzi. E, in effetti, è un luogo che ogni giorno accompagna e prepara gli adolescenti alla vita e alle difficoltà che inevitabilmente quest’ultima presenta. Arrivata ormai al primo anno di università, mi fa strano voltarmi indietro ed osservare tutta la strada che ho percorso, dalle elementari fino ad oggi. Ma ancor di più mi spaventa la personale presa di consapevolezza – avvenuta solo ora grazie a questa opportunità e alla lontananza da quell’ambiente - di come la felicità nella maggior parte delle volte era sovrastata da rabbia, tristezza, delusione e soprattutto sconforto. Da queste mie parole penso che si possa cogliere immediatamente che non ho mai avuto un rapporto chissà quanto bello con questa istituzione: sono state poche le volte in cui, di fatto, io l’abbia vista effettivamente come possibilità di crescita ed evoluzione, e non intendo dal punto di vista culturale ma soprattutto personale e morale, i due aspetti su cui avrei voluto la scuola incentivasse di più. Questa mia visione negativa, anzi quasi pessimista della scuola, deriva dalle varie delusioni che nel corso degli anni ho vissuto. Le più grandi sono arrivate alle superiori. La scelta dell’indirizzo da frequentare è stata piuttosto difficile e l’ho vissuta parecchio male in quanto sentivo la pressione, proveniente unicamente da me stessa, della scelta che potesse rivelarsi più giusta. Ma la paura di sbagliare, si sa, paralizza la scelta e così poco tempo prima dell’inizio della scuola ero ancora del tutto indecisa. Liceo classico da una parte e liceo scientifico dall’altra. I poli opposti di uno stesso magnete. Alla fine scelsi lo scientifico, e anche se ad oggi non me ne pento, comunque una parte di me è consapevole che il classico sarebbe stata la scelta più “giusta”. Ma a quell’età sapevo ben poco cosa volevo dalla mia vita. I primi due anni li ricordo in modo piuttosto positivo se non fosse per la materia che mi ha segnata maggiormente: matematica. Avevo un professore molto rigido e ricordo ancora che ogni compito in classe (per non parlare di quelli di geometria) era accompagnato, inevitabilmente, da un pianto. A malapena riuscivo ad arrivare alla sufficienza, ma ciò che mi faceva stare più male era l’atmosfera che si respirava in classe durante quelle ore di lezione. La paura era facilmente palpabile. Le sensazioni piuttosto negative ed angosciose che il biennio mi lasciò purtroppo influenzarono notevolmente l’inizio del terzo anno. La motivazione era del tutto scomparsa e il pensiero di aver sbagliato la scelta dell’indirizzo era diventato talmente martellante da aver pensato più volte di cambiare scuola. Era demoralizzante essere circondata da persone che riuscivano ad ottenere buoni risultati, mentre io mi disperavo per fare ciò che per gli altri risultava del tutto fattibile.
RispondiEliminaEro entrata in un loop negativo in cui l’unica cosa che mi riusciva bene era continuare a buttarmi giù e credere sempre meno nelle mie capacità, che comunque a vederle dopo un anno, erano più che sufficienti per riuscire ad affrontare e superare la situazione. La matematica non si rivelò essere l’unico problema, ci si aggiunse infatti anche fisica, chimica, biologia, insomma tutte le materie prettamente scientifiche. Fino a quando non arrivò lei: la professoressa Selicati (la nuova professoressa di matematica). Avrei veramente tantissime parole da spendere su questa professoressa e sinceramente non saprei da dove iniziare. Il mio andamento in matematica, e soprattutto il mio modo di rapportarmi con essa, cambiò quasi radicalmente con il suo arrivo. È solo grazie a lei se io ho ricominciato a credere nelle mie potenzialità in quanto nei momenti in cui mi abbattevo lei era sempre lì pronta a sostenermi ed incoraggiarmi, così come con tutti. Finalmente avevo conosciuto una professoressa lontana dall’idea utilitaria della scuola, dall’idea di dover seguire necessariamente alla lettera il programma, come se l’unico scopo significativo fosse quello di inculcarci una serie di concetti senza comprenderli realmente. È stata una vera e propria fortuna averla potuta conoscere perché mi ha trasmesso tanto ed in parte, devo a lei la persona che sono diventata oggi. Lei si è sempre mostrata aperta nei nostri confronti, non ha mai nemmeno pensato di non perdere un’ora di lezione per confrontarsi su quelli che erano gli stati d’animo dei suoi studenti, soprattutto in quinto anno. È stata un punto di riferimento, senza il quale non so se sarei riuscita a ritrovare il sorriso in un contesto che portava solo a svalutarmi ed opprimermi. Nei suoi occhi si poteva cogliere la passione con cui ci parlava degli argomenti più vari, cercando di farci capire come la matematica non è qualcosa di puramente astratto ma che presenta sempre un rapporto con la realtà. Voglio, dunque concludere, ringraziandola per essere stata capace di trasmettermi insegnamenti di vita, l’importanza delle parole, dell’inclusione, della serenità e della curiosità poiché alla fine è ciò che ti sprona ad andare avanti quando credi che non ne valga più la pena. Lei mi ha insegnato che anche la matematica può regalare un sorriso ed io lo poterò sempre nel cuore, come il suo.
Elimina(pt.2)
SANDRA FANTASIA
NUMERO MATRICOLA:178903
Nella mia esperienza scolastica ho conosciuto diversi insegnati, ognuno a modo suo ha saputo lasciarmi qualcosa.
RispondiEliminaNon molti anni fa, il professore di Filosofia del Liceo ha lasciato il segno nel mio cuore. Andavo a scuola vivendo a pieno qualsiasi esperienza, avevo voglia di imparare , speravo diminuisse il divario tra quei giorni e quello che poi sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola. Siamo stati tutti studenti e spero che tutti sappiano quanto sia bello vivere una esperienza formativa con gente che ci sprona sempre a dare il meglio, a fare di più , per noi stessi e Per cercare di essere delle persone migliori.
A volte la scuola può essere un inferno ma per me non lo è stato , perché ho avuto la fortuna di avere un docente che ha intuito la grandezza del mondo che mi portavo dentro;
Il mio professore di Filosofia è stato un docente speciale,mi ha insegnato la vita.
Mi ha insegnato che i voti non fanno una persona, che un numero non potrà mai misurare né racchiudere le infinite variabili di un animo umano.
Mi ha insegnato che studiare è importante, ma più importante è la passione, e questa non deve morire mai.
Mi ha insegnato ad essere curiosa, avida di sapere, capace di informarmi, mi ha insegnato ad appassionarmi e a non mollare mai nella crescita personale e culturale.
Mi ha aiutata nella scelta di libri che hanno cambiato la mia vita.
Il mio professore ascoltava i suoi alunni, e mi ha insegnato che nella vita non vince chi è il primo della classe, perché fuori dalle classi, che tu abbia ripetuto più volte la prima liceo o meno, conta l’essere umani.
Mi ha insegnato che quei bambini fra i banchi diventeranno medici, politici, filosofi, spazzini, pittori, attori.
Ci insegnava che ogni lavoro ha una dignità e che al di là del denaro, dello stipendio, conterà aver viaggiato, amato, l’essere stati gentili, l’aver aiutato chi era in difficoltà. Non rimproverava per i brutti voti, rimproverava per non aver colto il senso del suo vero insegnamento: amare, rispettare l’ambiente e chi è diverso da noi.
Maddalena Perna , numero matricola 179019
L’insegnante che ha segnato in maniera positiva il mio percorso di studi, è la mia maestra Rosanna. Non l’ho conosciuta in prima elementare ma un po' prima poiché Ho frequentato un Istituto privato ,dove ho svolto sia la scuola dell’infanzia che la scuola primaria. Perché dico questo? Perché lei mi ha accompagnata e soprattutto guidata in questi due percorsi, mi ha conosciuta quando non sapevo nemmeno parlare e siamo cresciute insieme, io imparando e lei crescendo nel suo percorso di studi e di vita. In prima elementare per me era un punto di riferimento poiché la mia insegnate non era cambiata ma era la stessa di sempre che mi conosceva come le sue tasche. E’ ed è stata l’insegnate che mi ha saputa comprendere al meglio e ha saputo far venir fuori tutte le mie qualità e capacità non solo a livello scolastico(credo sia molto importante far sviluppare competenze che vanno oltre il livello scolastico e aiutano a sviluppare capacità che il bambino poi userà nel suo percorso di vita).Ho scelto questo percorso anche per il suo esempio … non era un semplice rapporto insegnante studente, era diventata un po' la mia seconda mamma , il nostro rapporto andava oltre all’imparare, oltre a studiare anche perché ormai lo facevo molto facilmente perché sapeva prendermi in tutto e non ci si annoiava mai poiché utilizzava i metodi “moderni” e non il solito libro cartaceo . Ricordo che in quel periodo ci furono le prime Lim con cui facevamo tutto: dalle spiegazioni ed esercitazioni a vedere i cartoni animati durante la pausa pranzo, fu un po' complicato all’inizio riuscire a capire come usarla ma sono stata fortunata poiché lei si cimentò in tutto senza aver paura di sbagliare e soprattutto noi alunni riuscivamo ad apprendere anche divertendoci. E’ proprio questa la cosa che mi ha spinta a scegliere questa facoltà . Io un po' mi ci rivedo il lei e spero che anche io un giorno riesca a rimanere impressa così tanto nei miei alunni non solo come insegnante ma anche come punto di riferimento per la loro vita, riuscendo ad avere un rapporto che non si basa solo su i 5 anni condivisi insieme ma che rimanga vivo come il mio ed il suo per il resto dei loro percorsi. Lei mi chiede sempre aggiornamenti e infatti è sempre una presenza costanze nella mia vita come io nella sua…come quando io con i miei compagni di classe siamo andati al suo matrimonio e alla nascita dei suoi due figli o quando l’ho chiamata dicendo: “maestra mi sono diplomata e a breve spero che potremmo essere colleghe, perché finalmente sono entrata nella facoltà che sognavo di fare grazie al tuo esempio.” Ribadisco infatti la frase: “siamo cresciute insieme, io imparando e lei crescendo nel suo percorso di studi e di vita.” Spero che anche io riesca a sapermi cimentare in tutto come lo ha fatto lei ,senza avere paura di sbagliare e amando quello che faccio ,riuscendo ad allargare i miei orizzonti e ad imparare anche io dai miei alunni ,perché a volte i bambini ci insegnano più di quanto noi possiamo immaginare.
RispondiEliminaANNA RITA AGRUSTI
Matricola: 178871
-Lara Cocca
RispondiElimina-Numero Matricola: 176666
Durante il mio percorso scolastico ho incontrato tanti insegnanti, alcuni dei quali hanno fatto la differenza, lasciando impressi ricordi indelebili.
In particolar modo la mia professoressa di italiano delle scuole medie che oltre ad averci insegnato la sua materia ha cercato sempre di educarci all’inclusione scolastica, chiave del successo formativo, al valore del sentirsi immersi nel flusso, di sentirsi parte di un gruppo.
Ha sempre messo al primo posto l’amore e la passione per l’insegnamento, spingendoci ad andare avanti durante la nostra carriera scolastica con il monito “la cultura rende liberi”. Ci ha sempre detto che esistono delle peculiarità ma che tutti, anche se con diverse strategie e diverse difficoltà, devono essere messi nella condizione di arrivare allo stesso obiettivo.
La cosa che mi ha più colpito di lei è stata proprio la sua caparbietà nel cercare di far comprendere a tutti noi i vari argomenti trattati, senza tagliare mai fuori nessuno; ogni giorno si interessava anche al nostro stato d’animo, aveva sempre una parola giusta al momento giusto.
Essendo io dislessica e discalculica non ero abituata a ciò e aver trovato un’insegnante che prestasse attenzione anche alle mie difficoltà mi ha aiutato moltissimo a livello scolastico e morale. La dislessia è una neurodiversità, non è una moda, esiste e va riconosciuta.
Personalmente sento di dover ringraziare la mia professoressa perché è stato grazie a lei se io ho iniziato a credere nelle mie capacità.
Oltre ad educarci all’accettazione verso l’altro ci ha sempre invogliato a partecipare a varie attività sulla crescita scolastica.
Durante la terza media mi ha spinto a partecipare ad un concorso di scrittura che si tiene ogni anno nel mio paese, al quale anche la scuola secondaria di primo grado partecipa; il concorso prevedeva di scrivere un racconto breve sul tema dell’amicizia: io ho presentato il mio racconto e ho vinto. Per me quella è stata la mia prima grande soddisfazione a livello scolastico.
Mi sono promessa che quando mi ritroverò a dover tornare tra i banchi di scuola, questa volta da insegnante, prenderò come modello proprio la mia professoressa di italiano delle scuole medie in quanto ha saputo trasmettermi dedizione e amore per l’insegnamento.
Durante il mio intero percorso scolastico, ho avuto la fortuna di incontrare insegnanti che ritengo ad oggi “speciali”, che hanno lasciato un segno importante durante la mia formazione. È grazie a loro se io oggi sono qui. In particolar modo quest’attività mi riporta alla mente due insegnanti, la mia maestra delle elementari e la mia professoressa di scienze umane. La passione per la propria professione mi ha portata a comprendere quanto sia bello questo mondo, e quanto io voglia esserne parte. Sin da quando ero bambina ho sempre sognato di diventare maestra, e la mia determinazione mi ha portata qui. In particolar modo due sono gli episodi che più mi stanno a cuore e che riguardano in particolar modo i modi di fare della mia professoressa di S. Umane. Una professoressa dal cuore immenso pronta ad ascoltarci e a sostenerci in qualsiasi momento; grazie a lei ho capito che la strada intrapresa era quella giusta, quella che avrebbe portato alla realizzazione del mio progetto di vita. Amava il suo lavoro e di conseguenza riusciva a fare in modo che anche noi amassimo la sua materia. Con lei ho imparato che insegnare non è solo una professione, ma una vera e propria missione che può cambiare la vita dei bambini/ragazzi con cui si interagisce. Il suo metodo d’insegnamento non era molto differente da quello degli altri professori, ma il modo in cui lei amava la propria disciplina lo si riusciva a percepire semplicemente durante una sua spiegazione. Molto importante fu per me anche il modo in cui lei si approcciava a noi durante il periodo del tirocinio in terzo superiore; vederla attenta ai nostri comportamenti e ricevere da lei piccoli aiuti su come comportarsi in determinate situazioni mi è stato molto d’aiuto. Con lei è nato il mio interesse verso Maria Montessori. Ricordo ancora il giorno in cui in classe decise di proiettarci il film riguardante la sua vita; una lezione diversa dal solito ma fondamentale per chi decide di intraprendere questo percorso. In merito alla mia insegnante delle elementari invece, porto con me ancora moltissimi suoi insegnamenti e lezioni di vita che ritengo essere il mio tesoro. Ricordo ancora quando per insegnarci le tabelline disegnó con dello scotch una linea sul pavimento e con i cartelloni dei numeri, riuscendo a farci amare la matematica come lo si fa con il disegno o la musica, insegnando giocando. Quando superai il test la prima persona che mi sentì di avvisare fu proprio lei, e vederla felice nel vedere la propria alunna, ormai grande, riuscire a perseguire il proprio obiettivo, partendo dal suo esempio, mi ha riempita di gioia. Per me sono e saranno sempre uno dei punti di riferimento più importanti e mi rende felice saper di poter ancora contare su di loro, a distanza di alcuni anni. Da quando ho intrapreso questo percorso porto con me una frase della Montessori che considero essere la mia guida: è questo l’obiettivo che mi sono posta, e che spero di riuscire a perseguire. Spero di diventare anche io una maestra capace di trasmettere gli stessi valori , l’amore e la dedizione per l’insegnamento, così come è stato per me, e spero anche di diventare un punto di riferimento per i miei futuri alunni come le mie insegnanti lo sono tutt’ora per me.
RispondiEliminaGiulia Russo
Matricola :178747
La maestra Candida: un raggio di sole.
RispondiEliminaAvevo otto anni, in una grigia giornata di novembre la porta della classe terza elementare si aprì come tutte le mattine alle nove. Quel giorno però sulla porta non comparve la pingue e goffa maestra Stefania, ma una donna dalla chioma fulva e il sorriso luminoso.
≤Buongiorno bambini, sono la maestra Candida. La vostra supplente di italiano≥
Con la maestra Candida, finalmente, un raggio di sole era entrato nella mia classe.
Incalzò la maestra. replicai io.
< Bene M*** sai che cosa hai assaporato oggi?>
Mi sentii felice, dopo tanto tempo passato a sentirmi come un contenitore per ricevere passivamente informazioni, qualcuno mi aveva riconsegnato le chiavi della mia autonomia di apprendimento.
Finalmente avevo potuto esprimere le mie sensazioni, sentirle comprese e valorizzate. Il mio corpo così non era più un inerme "holder" di nozioni da imparare, ma un meraviglioso intermediario grazie al quale conobbi la bellezza di entrare in relazione con me stessa e con il mondo circostante attraverso i miei sensi e il mio vivace intelletto.
Non so dove oggi tu sia maestra Candida, so che quel raggio di sole ha scaldato e illuminato il seme della mia curiosità per tutti questi anni ed è anche grazie a te se ha dato vita alla fruttifera e rigogliosa natura della mia essenza più profonda: la curiosità.
-179459
II PARTE
RispondiEliminaTuttavia, un momento cruciale che ha segnato positivamente la mia esperienza scolastica è stato quando a scuola, durante l'ora di ricreazione, per la prima volta in assoluto, mi prese in disparte e mi consegnò un foglio su cui c'era scritto: "quando ridi e fai le facce buffe sei la bambina più carina, quando sei triste e annoiata sei la bambina più arrabbiata". Questo gesto così umano da parte sua mi colpì profondamente a soli 7 anni che ancora oggi ricordo questo momento come se fosse scolpito nella mia mente. Aveva captato dal mio silenzio e dal mio umore che qualcosa non andava in quel momento e con un semplice gesto, è riuscita a farmi cambiare completamente mood, anche abbracciandomi.
In realtà era solita fare questi gesti nei confronti di noi bambini perchè era talmente tanto sensibile e empatica che appena sospettava un cambio di umore negativo da parte nostra, ci prendeva in disparte e a ognuno di noi regalava un bigliettino colorato con una frase simbolica che solo noi potevamo capire. Avevamo quindi a fine di ogni anno, una serie di bigliettini colorati su cui c'era scritto una frase che rappresentava i nostri pensieri, ma con la prospettiva della maestra.
Lei è stata la mia guida non solo umanamente ma anche professionalmente, poiché la sua materia era la mia preferita. Durante le sue lezioni era solita disporci in gruppi da 3 persone in cui ognuno di noi aveva un compito ben preciso: c'era chi scriveva, chi leggeva e chi disponeva il materiale che ci dava lei (quale caramelle, cioccolatini e confetti) per fare i calcoli; insieme invece facevamo i calcoli per arrivare alla soluzione del problema che ci aveva chiesto di risolvere; parliamo quindi di addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, divisioni, tabelline ecc... Ma quello che più amavo delle sue lezioni era quando decideva di portarci fuori in giardino: tipo un giorno decise di farci raccogliere le foglie autunnali e di fare una ricerca sul tipo di foglie. Eravamo tutti molto entusiasti di queste uscite perchè mai nessun insegnante osava portarci fuori.
Il suo carisma e la sua energia erano unici, generando in tutti noi un'affinità profonda. Ancora oggi, quando la incontro, la sua energia unica mi emoziona.
È grazie a lei se sono qui, se ho sviluppato la passione per insegnare in questo campo e se sono cresciuta umanamente e matematicamente. Spero un giorno di diventare un insegnate di cui i miei bambini si ricorderanno anche quando diventeranno grandi.
- Dalila Peronese
- Numero matricola: 178727
Durante gli anni scolastici ho conosciuto molti insegnanti, ma quella che mi è rimasta a cuore é la professoressa di Italiano delle medie. Purtroppo con lei ho passato solo l’ultimo anno di scuole medie, ma in un anno é riuscita a farsi amare da tutta la classe, poiché era una persona dolce, comprensiva, sempre disponibile e molto umana verso i suoi alunni, una cosa che molti professori non dimostrano. Ma ciò che rendeva veramente unico il suo insegnamento era la sua capacità di ispirare la curiosità e la passione per la sua materia. Attraverso il suo entusiasmo contagioso, trasmetteva la bellezza e la rilevanza della letteratura italiana rendendo la materia affascinante per tutti noi. Durante le sue spiegazioni riusciva a non far annoiare nessuno perché sapeva coinvolgere tutti, riusciva a capire quando eravamo stanchi e da lì iniziare a parlare di questioni che non riguardavano la scuola, infatti a lei piaceva molto ascoltarci. Lei riuscì ad orientarmi sulla scelta della scuola superiore, infatti seguii il suo consiglio, e mi iscrissi al “Liceo delle scienze umane”, ed è anche un po’ grazie a lei se sono qui ora. La prof ha ispirato non solo la mia comprensione della materia, ma anche il mio approccio alla vita e all'apprendimento. La sua influenza positiva è stata davvero indelebile.
RispondiEliminaIl mio obiettivo è diventare proprio come lei, amare il lavoro e le materie che che si insegnano e trasmetterle agli alunni.
-Enza Bonifacio
-178877
RispondiEliminaDurante il mio percorso scolastico ho avuto modo di incontrare e avere a che fare con una molteplicità di insegnanti. Tra loro colei che più di tutti mi è rimasta impressa nel cuore e mi ha colpito è stata la maestra A. , la quale mi ha accompagnato dalla terza alla quinta elementare. Ricordo purtroppo il periodo delle elementari non molto positivamente ma perfortuna grazie a lei riesco a trarre da questo ricordo un qualcosa di positivo. La maestra Annamaria in particolare mi insegnò grammatica, una materia da molti considerata ostica, ma che lei mi fece amare sin da subito. Ricordo ancora il primo giorno che entrò in classe e sin da subito capii che sarebbe stata una bravissima insegnante, in grado di fare il suo mestiere e capire i propri alunni. Si dimostrò ferrata in materia, seria e con un buon metodo che subito decise di farci apprendere. Ci insegnò cosa volesse dire veramente studiare, ci fece capire quale metodo di insegnamento fosse più adatto a noi e ci fece appassionare alla sua materia in una maniera incredibile, tanto da amarla ancora oggi. Quando l'anno scorso decisi di intraprendere il percorso dell'insegnamento mi venne in mente subito lei, il suo modo di fare con gli alunni e il suo metodo. Spero un giorno di diventare come lei e di metterci la sua stessa passione e la sua stessa grinta. Spero che fin lassù possano arrivare queste parole e che lei possa essere fiera di quella che sto diventando e che sarò. Non smetterò mai di ringraziarla e di dirle che oltre ad essere stata un'insegnante eccezionale, che porterò sempre nel mio cuore, per me è stata anche un'insegnante di vita.
Giovanna Cinotti