domenica 10 luglio 2016

Federico Bertoni, Universitaly. La cultura in scatola - seconda e ultima parte

Federico Bertoni, Universitaly. La cultura in scatola, Laterza, Roma-Bari 2016.

Non è una recensione... riporto solo alcune citazioni organizzate per concetti rendendomi conto che corro il rischio di fornire una idea parziale…

1.Il futuro dell’università
«volete che da un parte ci siano pochissime università “di eccellenza”, ovviamente al Nord, con tasse stratosferiche e finanziamenti corposi, in cui scalare le classifiche, vincere i Nobel e allevare le future classi dirigenti, e dall'altra una massa indistinta di liceoni dequalificati in cui far pascolare la plebe degli studenti senza speranza né qualità, in barba alla Costituzione?» (p. 28)

«l’equazione subdola tra responsabilità (accountability) e contabilità (accounting) ha trasformato l’università in una consumer oriented corporation, con un sistema di governo oligarchico e una tecnocrazia capillare che ha avocato a sé i mezzi e fini, fondata su criteri come […] la soddisfazione del cliente […]» (p. 99)

Il sistema informatico di ateneo «reclama una massa crescente di dati, adempimenti, informazioni sempre più dettagliate (tra qualche anno ci chiederanno di indicare anche il colore delle mutande con cui andremo in aula). Poi cambia interfacce, sviluppa applicazioni e database, si arricchisce di nuove deleghe, funzioni e piattaforme. E mentre progredisce in efficienza e articolazione, diventa sempre più tirannico e ipertrofico, come se l’accumulo di informazioni fosse il perfetto specchio virtuale dello scollamento tra segni e referenti in cui brancoliamo» (p. 32-33)

Meritocrazia: «finché non ci saranno davvero pari opportunità – miraggio che francamente non si vede all'orizzonte – merito è solo un altro nome per privilegio» (p. 62)

2. Gli studenti
«il rispetto per gli studenti  non ha nulla a che fare con il precetto secondo cui “i cliente ha sempre ragione”» (pp. 120- 121)

3. I docenti universitari
I docenti sono «parte di una grande corporation burocratica in cui non importano le cose che facciamo ma solo le procedure che eseguiamo, in cui gli studenti non sono persone che reclamano il diritto al sapere ma clienti da soddisfare, consumatori di beni e servizi, acquirenti di un prodotto che dovranno vendere a loro volta nel mercato globale» (p. 100) 

«ci stiamo trasformando a tutti gli effetti in amministratori, ingranaggi della macchina ed esecutori solerti di ingiunzioni burocratiche […] l’evoluzione del sistema universitario ha cambiato la natura stessa delle responsabilità: il nostro compito primario non è più contribuire al progresso della conoscenza e condividerla con gli studenti, ma reagire puntualmente alle ingiunzioni ed eseguire i comandi in modo rapido, complesso e preciso» (p. 33)

«il mistero della psicologia sociale del docente universitario […] L’evoluzione della specie lo ha portato a sviluppare alcune abilità specifiche, regole di sopravvivenza che sa applicare con istinto infallibile alle situazioni e a gli ambienti più disparati: sii prudente, non rischiare, non esporti mai, non fidarti di nessuno e guardati anche dalla tua ombra: pensa a te stesso e non fare l’eroe; stringi i denti e porta pazienza, non essere orgoglioso, inchinati a comando se vuoi che un giorno siano gli altri a inchinarsi ai tuoi piedi […] e soprattutto ricordati che sei in grado di adattarti e sopravvivere a qualunque cambiamento» (p. 103)   

4. La ricerca
«la ricerca è fatta anche di spreco, intuizioni causali, punti morti, false piste e sentieri interrotti, e soprattutto dalla curiosità con cui ci si mette in viaggio senza intravvedere la meta finale. Se non ci ostiniamo a credere in questo, e dunque a pubblicare un po’ meno, impegnarci in lavori di ampio respiro, seguire strade meno battute, infischiandocene di indici e parametri, la catastrofe cognitiva sarà inevitabile» (p. 119)

5. Prospettive
«ormai la gente è letteralmente terrorizzata solo all'idea di aprire bocca […] parla, esponi la tua opinione, intervieni quando vedi qualcosa che giudichi sbagliato […] alza la mano nelle ultime sedi deliberanti se vedi approvare nel silenzio generale un provvedimento che non condividi, dì la tua, e se necessario vota  contro» (p. 117)

«ricostruire il senso di una comunità e di un orizzonte condiviso» (p. 117)

«paradigma pedagogico non […] fondato sulla trasparenza e sulla pura trasmissione delle informazioni ma sul confronto, sulla contraddizione, sul dialogo non conciliante, sull'eterogeneità dei soggetti e dei pensieri […] sviluppare il senso critico, insegnare a decostruire i meccanismi ideologici che ci governano, fornire gli strumenti per mettere in discussione il nostro stesso sapere, facendo capire che tutto ciò che succede nei recessi segreti del castello accademico li riguarda da vicino, e riguarderà i loro figli» (pp. 121- 122)

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