giovedì 29 ottobre 2015

Raccontare di un insegnante

Per gli studenti di Didattica generale anno accademico 2015 2016
Come avevamo concordato a lezione inserisco un post con cui vi invito a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo? Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava?
Come scadenza per l'inserimento dei commenti, indicherei la data del 13 novemnbre

103 commenti:

  1. Quando il Professor Bruni ci ha invitati a raccontare di uno dei tanti insegnanti di cui conservo un ricordo positivo, in quello stesso istante, senza aver neanche bisogno di pensarci, si è personificata davanti ai miei occhi, LEI, la professoressa FRANCA CUOPPOLO, docente di lingua francese alle scuole superiori.
    Credo che si sia trattato di un vero e proprio colpo di fulmine e ricordo come se fosse ieri ( anche se purtroppo sono trascorsi 27 anni!!!!!) la sua prima lezione.
    Entrò in classe e cominciò a rivolgersi a noi in lingua francese, lingua per me fino ad allora sconosciuta.
    Mi viene ancora da sorridere ripensando allo sgomento dei miei compagni!
    Per me non fu così. Ero talmente incuriosita da quella novità che non mi importava il fatto che non capissi nulla, ero semplicemente affascinata da quella nuova realtà che mi si stava presentando , come quando ad un bambino di 2 anni metti in mano un nuovo gioco colorato con tanti bottoni da premere: ne è attratto ma non sa ancora usarlo.
    Dopo aver interloquito con noi solo in lingua francese per 5 minuti ininterrottamente, si interruppe, ci guardò e ci disse: “ Ecco ragazzi, il giorno dell’esame di maturità voglio che TUTTI e dico TUTTI abbiate questa padronanza della lingua francese!”
    E questa frase mi colpì soprattutto per il fatto che lei ci disse “ tutti” e non “ alcuni” o la “maggior parte” di voi.
    Mi colpì perché in classe avevamo un ragazzo con un deficit mentale e quando lei disse quel “ tutti” il suo sguardo era rivolto a lui.
    In quello stesso istante capii che adoravo quella donna.
    Ogni sua lezione era diversa dalle altre materie perché non era una lezione, era un viaggio: dopo aver spiegato la grammatica francese si “partiva” per la FRANCIA!!!!
    I suoi racconti erano talmente realistici che ad oggi, nonostante non sia mai andata in Francia, mi sembra di averla visitata in lungo e in largo.
    E ricordo anche che i 100 esercizi di grammatica assegnati per il giorno successivo non avevano importanza, desideravo solo che la sua ora arrivasse il prima possibile così avrebbe finito il suo racconto sull’organizzazione del “ CENTRE GEORGE POMPIDOU” o ancora di quanto fossero “ freddi e distaccati” i francesi in certe situazioni rispetto a noi italiani.
    Non ricordo di averla mai sentita gridare in aula ( d’altra parte noi eravamo ancora TIMORATI DI DIO, nel senso che una nota sul registro di classe equivaleva alla quasi certezza matematica della morte a casa!!!!!).
    Era un’insegnante AUTOREVOLE e non AUTORITARIA; comunque non ne aveva neanche bisogno perché era interessantissimo ascoltarla. Le sue parole riecheggiavano in quell’aula circondate dal nostro silenzio . -PARTE 1 -

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  2. Pero’ , perché c’è sempre un però, le sue interrogazioni potevano essere paragonate ad un’operazione chirurgica per l’asportazione di un tumore: andavano talmente in profondità che potevano durare anche 2 ore. Praticamente quando tornavi al tuo posto c’era bisogno di un periodo di convalescenza per riprenderti.
    Ovviamente all’epoca questo per noi era incomprensibile!!!!
    Ho cominciato ad intuire l’importanza dell’interrogazione quando mi sono ritrovata seduta per la prima volta dietro ad una cattedra in una scuola superiore con alunni non definibili propriamente disciplinati ( per intenderci era un istituto professionale).
    I primi 5 secondi parlavo con me stessa chiedendomi: “ Che faccio? Scappo o resto?”. Ma ecco che come un’apparizione ho rivisto Lei, la mia prof., ed ho cominciato a rivolgermi agli alunni proprio con la sua naturalezza e spontaneità ma soprattutto sorridendo e chiamandoli da subito per nome. Il fatto di sorridere ai ragazzi li colpì moltissimo e il messaggio che passo’ fu: “ Questa ha voglia di stare con noi!!!!”.
    Feci esattamente quello che aveva fatto la professoressa Cuoppolo esattamente 22 anni prima con noi e…..funziono’!!!!!
    Quei ragazzi da tutti considerati come indisciplinati e disadattati mi hanno regalato delle soddisfazioni che mai dimenticherò nella vita.
    Vi assicuro che sentir ripetere ad alta voce un ragazzo che non c’era mai riuscito prima perché balbuziente ancora mi commuove e le parole della sua mamma al colloquio con gli insegnanti mi danno ancora la forza di resistere nel mio intento di voler insegnare anche quando le circostanze , istituzionali e non, a volte scoraggiano.
    Ma questa è un’altra storia.
    Non ho mai perso i contatti con la mia prof ( e nonostante lei voglia che io le dia del tu , non ci riesco e continuo a chiamarla prof).
    Ci incontriamo spesso, abbiamo collaborato in alcuni progetti e lei continua ad essere il mio faro in mare aperto.
    I suoi insegnamenti hanno condizionato i miei percorsi, ho sempre cercato cammini che avessero a che fare con le lingue straniere anche se la prima laurea era di tipo scientifico-economica.
    E ho capito che con i bambini vorrei fare questo: insegnare loro in inglese o francese sarebbe fantastico!!!!
    Ora purtroppo è andata in pensione e prima di intraprendere questa avventura l’ho consultata perché decidere di rimettersi in gioco quando hai già una laurea in tasca e una famiglia ( fortunatamente serena, bella e che mi sostiene) non è proprio facile.

    Lei con il suo solito “ SAVOIR FAIRE” mi disse: “ Se non ti iscrivi tu , lo faccio io per te. Sei nata con questa vocazione e puoi aiutare tanti bambini, collega!”
    E così fu.
    E’ LEI l’insegnante che voglio essere “ DA GRANDE”.
    E’ LEI l’insegnante che sono stata fino ad oggi.
    N.D.R.: Quel ragazzo con il deficit mentale si è laureato in LINGUE E LETTERATURE STRANIERE ed oggi è un’artista che vive e lavora in SPAGNA. Obiettivo della prof.: RAGGIUNTO!!!!!!!!

    DORELLA ASTA

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  3. Personalmente, credo che gli insegnanti che più restano nella memoria e nel cuore sono quelli che sono riusciti a trasmettere la passione per la propria materia di studio ma anche per la propria professione. Durante il mio percorso scolastico ho incrociato lo sguardo di molti professori, ma solo un paio di occhi mi hanno segnato ed insegnato veramente come guardare in modo positivo una materia di studio a me un po’ ostile. Vorrei raccontare di questa donna dal nome Rosalba, professoressa di matematica e scienze della scuola media superiore, che è riuscita ad innescare in me quella curiosità per una materia che in realtà non è mai stata tra le mie preferite. Questa donna, dal carattere forte ma disponibile allo stesso tempo, è stata fondamentale per farmi capire quanto può essere bello insegnare attraverso le piccole cose. Un episodio che racconto spesso è quello del momento della spiegazione delle frazioni. Un giorno la professoressa entra in classe e chiede a ciascun alunno di portare una torta per il pomeriggio del giorno successivo, giorno in cui avremmo svolto una lezione pomeridiana. Il giorno dopo, io e i miei compagni eravamo tutti entusiasti per questa cosa perché pensavamo che dopo le solite lezioni avremmo avuto un momento di pausa per rilassarci e degustare le specialità preparate dalle nostre mamme. In realtà non è avvenuto davvero ciò che ci aspettavamo ed è stato bellissimo perché la professoressa appena entrata in classe ci comunica che se ci aveva fatto portare i dolci era per uno scopo ben preciso: spiegare le frazioni facendoci vedere immediatamente il significato e facendoci toccare con mano quello che dovevamo apprendere. E’ stato davvero un momento significativo per me e per i miei compagni perché questo metodo ci ha fatto fissare bene in mente la spiegazione della professoressa. Ci sarebbero molti altri episodi da poter raccontare perché anche se a volte era un po’ dura con gli alunni, in quanto teneva molto che raggiungessimo gli obiettivi pefissati, in realtà utilizzava dei criteri d’istruzione che sono stati fondamentali per l’apprendimento, come ad esempio l’insegnamento della progettazione in power point di argomenti affrontati soprattutto in scienze della terra, come quello sull’acqua. Ricordo bene il suo modo di insegnare perché se sono riuscita ad avere risultati positivi nelle materie scientifiche anche al liceo pedagogico è stato solo grazie al suo insegnamento. Raffaella Zaccari

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  4. Durante il mio percorso di studi, ho avuto la fortuna di incontrare sempre, o quasi, insegnanti preparati, disponibili al dialogo e interessati, chi più chi meno, a quelli che potevano essere i problemi che stavamo affrontando. Proprio per questo motivo, quando il professor Bruni ci ha chiesto di scrivere di un/a insegnante che ci ha lasciato un ricordo positivo, mi sono presa qualche giorno di riflessione e ho capito di voler parlare di LEI solo quando mi sono posta la domanda: “ Ma io, a chi di loro, in futuro, vorrei assomigliare?” In quel momento , sono riaffiorati nella mia mente tutti i ricordi passati con la professoressa Annalisa De Rossi, docente di lettere alle scuole superiori. In realtà, la professoressa in questione, ha insegnato nella mia classe solo per un anno, ricoprendo la cattedra di storia e geografia in secondo superiore, ma in così poco tempo è riuscita ad incidere in me dei ricordi positivi che sono sicura non mi abbandoneranno mai. Parlo di lei perché il suo metodo è sempre stato diverso da quello di tutti gli altri, forse per la vita che a causa di una brutta malattia è costretta a condurre, ma lei oltre a voler sapere da noi chi fosse Carlo Magno e cosa ha fatto, voleva che noi imparassimo ad affrontare i problemi della vita SEMPRE con il sorriso. Forse lo faceva inconsapevolmente, o forse era proprio uno degli obiettivi che si era prefissata, questo io non lo so. Posso solo dire che quando parlava, aveva la capacità di farci restare in silenzio ad ascoltarla e con gli occhi increduli ci domandavamo come potesse una donna avere tale forza. Parlo della sua forza perché una DONNA così credo di non averla mai conosciuta, perché nonostante i suoi problemi riusciva e riesce ad affrontare la vita sempre con ironia, anche su se stessa e sulle sue “sventure” per esempio parlando del suo anniversario con Mr. Parky (come lo chiamava lei) o prendendosi in giro per la sua firma “tremolante” sul registro di classe o per il suo modo di camminare non proprio veloce e scattante. Ad oggi, dopo diversi anni, sento di doverla ringraziare perché oltre alla storia, ci ha insegnato a VIVERE e penso che questo sia l’insegnamento più bello e duraturo che un docente può trasmettere ai propri ragazzi. Auguro a me di diventare una brava insegnante di vita, oltre che di una qualunque materia scolastica, proprio come lei, e auguro a quelli che saranno i “miei” bambini di avere a lungo un ricordo positivo dei miei insegnamenti.

    Francesca Giuliani

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  5. Il terrore di tutti gli studenti liceali e universitari: un’insegnante che spiega poco, molto esigente e che boccia presto, ma almeno con un sorriso.
    Era questo il modo con cui veniva (ed è) etichettata la mia professoressa di matematica e fisica degli ultimi tre anni del liceo scientifico.
    Le sue lezioni scorrevano velocemente, le spiegazioni erano brevi, chiare, ordinate ed essenziali; alla lavagna spiegava tutto quello che scriveva e per ogni argomento, principalmente per fisica, dava degli esempi pratici per permetterci di capire meglio i concetti. Domande e curiosità erano ben accette ed aveva sempre una risposta per ognuna di esse.
    Fin qui nulla di strano, non riuscivo a capire il perché di quelle “voci di corridoio” …o almeno fino alle prime prove scritte. Quando iniziai a vedere che i suoi voti fioccavano leggeri come le note di un valzer “1,2,3…1,2,3…” beh, il terrore ha raggiunto anche me! Cosa aveva allora di così speciale?
    Innanzitutto quei voti non erano messi lì per puro sadismo.
    Grazie a lei mi sono resa conto di quanto il mio metodo di studio fosse ancora troppo elementare e superficiale, legato forse agli insegnamenti ricevuti in precedenza secondo i quali bastava ripetere a “pappagallo” quello che la maestra o la professoressa diceva, come se fossero dogmi.
    Fino ad allora ero rimasta passiva come un secchio da riempire di cose e, all’occorrenza, ricacciare il tutto senza rifletterci troppo, senza chiedermi “perché?” e senza preoccuparmi fino in fondo di aver capito realmente.
    Generalmente materie come la letteratura e la filosofia (e di conseguenza i professori che le insegnano), oltre al lato puramente scolastico, sono quelle che ti aiutano a viaggiare con la mente, a spaziare, ad aprire un po’ il tuo mondo interiore. A me, paradossalmente, sono servite le materie “fredde” con questa professoressa per scuotermi sotto molti punti di vista.
    Mai dimenticherò lo sguardo e il sorriso di conforto che mi hanno aiutata a liberarmi pian piano da quel pensiero inculcatomi, in maniera molto subdola e sottintesa, sin dalle scuole elementari, secondo il quale solo alcuni bambini, ragazzi, persone, possono raggiungere determinati livelli, e che quindi potevo impegnarmi quanto volevo, ma più di tanto non avrei potuto fare. Finché non avessi fatto pace con me stessa, non avrei mai potuto dare il massimo.
    Potrebbe sembrare un quadro negativo, ma anche lo sconforto, lo scontro e soprattutto l’incontro, fanno parte della crescita personale e grazie a queste esperienze, senza accorgermene, ho rimesso insieme i pezzi della mia autostima.

    Loretta Abiuso P.

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  6. Oggigiorno si sente spesso parlare di efficacia ed efficienza quando si pensa all’insegnamento e di life long learning quando si pensa all’apprendimento. Secondo me questi due modi di pensare sono uniti e imprescindibili, infatti, ogni buon insegnante deve operare tenendo questi due obiettivi come punti di riferimento.
    Se penso agli anni trascorsi dalla Scuola Primaria passando dalla Secondaria di I grado fino all’ultimo anno di Secondaria di II grado posso dire che le lezioni che maggiormente mi sono rimaste impresse sono state quelle che ho svolto nella Scuola Secondaria di I grado.
    In quegli anni una buona insegnante è stata per me la docente di Lettere, una persona capace di inculcarci la sua passione per la disciplina.
    Ricordo ancora il suo ingresso nella nostra classe, aveva un’aria severa e di sfida, simile a quella della strega che vuole far mangiare a tutti i costi la mela a Biancaneve; infatti, la mattina ancor prima di salutarci, ci invitava a prendere il libro di grammatica affinché iniziassimo ad esercitarci sull’analisi grammaticale, logica e del periodo. Dai nostri volti trasparivano tutti i sentimenti tranne quello della gioia quando, puntualmente, ogni giorno dovevamo cimentarci nelle svariate analisi di testi alquanto lunghi; per non parlare della fase della correzione che poteva essere paragonata quasi alla “ghigliottina” perché chi sbagliava subiva la “pena” consistente in un’ulteriore esecuzione del compito già svolto in classe e il doppio degli esercizi assegnati agli altri alunni per casa.
    Solo dopo capimmo che quella fase di “terrore” era stata molto utile a farci comprendere l’importanza della grammatica; infatti, se è vero che la nostra lingua madre è l’italiano dobbiamo anche saper utilizzare adeguatamente i verbi, essere in grado di distinguere un soggetto da un complemento e soprattutto saper articolare un discorso di senso compiuto.
    Iniziai ad ammirare quella docente e capii che in realtà la sua autorevolezza non era severità, infatti permetteva la partecipazione attiva di noi alunni, ma soprattutto coinvolgeva i ragazzi introversi e più timidi che di solito non interagivano durante le attività scolastiche proposte.
    Per lei insegnare prima che un lavoro era una vocazione; insegnamento e dedizione rappresentavano il binomio perfetto il cui risultato sarebbe stato sicuramente l’apprendimento.
    Quel libro di grammatica che per lei era come una reliquia lo divenne anche per me, aspettavo con ansia il giorno e l’orario della sua lezione per potermi allenare con gli esercizi.
    Dopo l’allenamento, come avviene nel calcio o in qualsiasi altro sport, era prevista una gara in cui vinceva chi conosceva più regole di grammatica, riusciva ad utilizzare con maggiore facilità i verbi e svolgeva una corretta analisi.
    Anche se prediligeva la grammatica, tuttavia non tralasciava gli argomenti letterari portandoci a riflettere sui contenuti degli scritti e sui messaggi che gli autori con essi avevano cercato di tramandare, senza basarsi troppo sulle critiche letterarie.
    Grazie al suo insegnamento, ma anche ai miei sforzi, a distanza di diversi anni posso dire che non ho mai smesso di essere legata alla grammatica, infatti quando leggo o ascolto diversi “strafalcioni” scritti o pronunciati da persone laureate, la mia reazione è decisamente di stupore.
    Questa mia voglia di correggere gli errori ha fatto nascere in me il desiderio di insegnare ad evitarli; il lavoro compatibile è quello dell’insegnante ed è per questo che ho intrapreso questo percorso di studi.

    Verdiana De Lorenzis

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  7. Parlare del ruolo dell'insegnante oggi è molto difficile. Egli non è un semplice impiegato,ma un essere impegnato nell'attività intellettuale,nell'avventura del comprendere e nell'educazione come viaggio interiore. L'insegnante è colui che non può applicare un insieme di opzioni stabilite,poiché pur avendo un repertorio di azioni e una "scatola di attrezzi" già pronti,non può che modularli adattandoli alle situazioni che sono sempre diverse. Riducendosi ad una tecnica cesserebbe di essere educazione. I docenti dovrebbero attendere,così come afferma anche Don Lorenzo Milani,la gloria di veder crescere e sviluppare il bambino per aiutarlo a diventare piu "grande" dell'insegnante stesso. Un vero rapporto insegnante-discente si fonda su frustrazione,lotta e odio,oltre che confronto e armonia. L'insegnante è colui che deve garantire un equilibrio tra autonomia e autorità,tra rigore e grazia.
    Nel mio percorso scolastico,dalla scuola dell'infanzia alla secondaria di secondo grado,ho incontrato diversi insegnanti,ma tra questi ricordo particolarmente la docente di Scienze Umane,Mariassunta Palermo,la quale rappresenta ancora oggi per me un esempio da seguire,poiché nel corso di questi anni,non si è rivelata una semplice professoressa,ma una maestra di vita. Per lei l'insegnamento non era una professione,ma una vocazione,un modo per "traslocare" in noi il suo amore per il sapere.
    Le sue lezioni erano diverse dalle altre: non erano una semplice trasmissione di nozioni per terminare il programma,ma si basavano sul dialogo e confronto su esperienze di situazioni di vita concreta. Mi ha accompagnato nel mio cammino affinché riuscissi nella mia realizzazione ed è proprio GRAZIE A LEI e alla sua azione educativa che ho deciso di intraprendere questo nuovo percorso.

    Ilaria Frasca

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  8. Da quando il Professor Bruni ci ha dato il compito di raccontare di un insegnante chi ci particolarmente affascinato tanto da conservarne un ricordo positivo, ho iniziato a portare la mia mente indietro nel tempo per rivivere i momenti passati con i vari insegnanti. per quanto mi sforzassi di pensare nella mia mente non affiorava nessun ricordo particolarmente forte da poter dire: "questo è l'insegnante a cui mi vorrei ispirare". Tanti non hanno avuto il tempo di farsi conoscere ed esprimere il loro talento in quanto precari e quindi di passaggio.Altri, pur avendoli avuti per tutto il ciclo di studi, mi sono rimasti insignificanti come io per loro. Già era proprio così che mi sentivo sopratutto nel periodo delle medie. Venivano considerate solo le possibilità e le capacità di coloro che spiccavano ai loro occhi in quanto già emergeti nell'ambito socio-culturale ed extrsscolastico. Quindi erano loro quelli scelti per portare avanti i vari progetti o per figurare nellr gare sportive: loro avrebbero fatto fare bella figura alla scuola che così sarebbe diventata un'eccellenza. Io e tanti altri rimanevamo passivamente in ombra. un risvolto positivo però c'è: io NON saro MAI come loro! Per fortuna alle superiori è andata meglio, almeno ci sentivamo un gruppo classe dove nessumo era escluso o messo da parte. L'insegnante che vorrei diventare è quello che non dà solamente ma che tira fuori qualcosa da tutti. Che non vuol fare bella figura di fronte all'opinione pubblica ma che cerca di fare bella figura nell'animo di ogni allievo dicendogli :" sono qui, ti accetto per quello che sei e ti guiderò per farti diventare migliore. Non importa dove arriverai, l'importante è che cammini offrendo quello che sei e che hai, accogliendo quello che gli altri sono e ti danno.
    Chiara Scutti

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  9. Secondo la mia opinione, credo che ad oggi il ruolo dell'insegnante è molto difficile, in quanto per suscitare l'apprezzamento,la gratitudine di un allievo,bisogna insegnare con impegno e competenza. Dato che ci si trova sempre più ad avere a che fare con alunni ,ragazzi un po' pigri,svogliati e ribelli , sarebbe una grande soddisfazione riuscire ad avere un impatto positivo per la loro istruzione. Tra i molti insegnanti che ho avuto, pochi sono quelli da cui ho avuto un buon insegnamento. Di essi cito il professore di diritto del ragioneria,istituto tecnico che ho frequentato. Un insegnante severo , che si è guadagnato il rispetto dei suoi alunni ; spiegava e assegnava compiti in classe a livelli quasi universitari, proprio per prepararci adeguatamente alle difficoltà; non ha saputo solo spiegare bene la sua materia, ma ci ha insegnato ad utilizzare un linguaggio formale, ci ha spronato ad arricchire il nostro lessico quotidiano , levandoci da una condizione di pigrizia, facendo capire che la voglia di imparare , conoscere nuovi termini e ampliare il nostro sapere ci rende attivi,partecipi e di maggiore maturità. Tutti dobbiamo essere degli 'attori' nella propria vita e non spettatori, ognuno deve avere un posto ben definito nella società. Questo è stato il suo insegnamento, per cui non posso che nutrire una grande stima. La motivazione sta alla base di tutto, perché senza motivazione non c'è lavoro,progresso e crescita intellettuale.
    Rossella Sardella

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  10. Era lì, davanti a noi ragazzetti impauriti, con il suo tailleur super elegante, un filo di ombretto viola sulle palpebre e i suoi inconfondibili décolletté gialli; Precisa, impeccabile, con lo sguardo determinato. Qualcuno aveva sentito voci su di lei, di gente che temeva la sua severità e di altri che la adoravano per quello che SOLO lei era riuscita ad insegnare loro. Ci sorrise, si presentò e ci confermò che lei ci avrebbe accompagnato in questo cammino di tre anni e minimizzò il suo lavoro dicendo che avrebbe insegnato italiano, storia e geografia, quando a fine percorso scoprimmo che ci aveva insegnato molto, ma molto di più. Non era come le maestre avute fino all’anno prima, non dava confidenza, non ci faceva giocare, anzi lavoravamo tantissimo. Era in grado di spiegare pagine e pagine senza sbirciare dal libro, lei già sapeva ogni cosa e cercava di insegnarla a noi in maniera spicciola. E si arrabbiava, o mamma come si arrabbiava quando qualcuno si distraeva o non faceva i compiti a casa, perchè lei dava tutto per noi e si aspettava lo stesso. A quel tempo andavano di moda i bigliettini, non si parlava nell’orecchio del vicino di banco, bensì si scriveva su questi minuscoli pezzettini di carta che venivano lanciati da un capo all’altro della classe come se nulla fosse. Un giorno, durante una sua spiegazione, utilizzò una parola affascinante che non avevo mai sentito allora la appuntai su un pezzetto di carta e lei pensando che stessi scrivendo uno sciocco bigliettino si alzò di scatto e me lo sfilò dalle mani. Una volta letto cosa c’era scritto, accennò un sorriso, mi fece una carezza e tornò alla cattedra. I miei compagni di classe la temevano, ricordo che quando sentivamo il ticchettio delle sue scarpe correvamo a sederci in modo ordinato per non farla arrabbiare ed anche io all’inizio provavo un po’ di ansia, ma dopo quella carezza capìì quanto amore c’era in lei. Voleva semplicemente formarci, aiutarci a crescere e renderci dei ragazzi preparati al grande futuro che ci aspettava ( e che ci aspetta ancora). Scrivere che era il “top” in ogni cosa è scontato, ma ci tengo a raccontare cose carine che ricordo di quegli anni, ad esempio di come a volte ci assecondasse il gioco. Mi spiego meglio, c’erano giorni in cui avevamo cinque ore di lezione con lei consecutive, allora posizionavamo sulla cattedra il libro di grammatica sopra a quello di epica, mentre quelli di storia e geografia li nascondevamo nella parte più buia dell’armadietto.

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  11. Ogni volta la stessa storia e lei fingeva di cascare nel nostro tranello e quindi iniziava sempre con le nostre materia preferite. Per me quegli anni non sono stati semplici, perchè a causa del mio (forse fin troppo) positivo andamento a scuola, sono stata vittima di bullismo. E per un periodo iniziai a sbagliare consapevolmente le risposte nei compiti in classe o a fare scena muta alle interrogazioni, così per non essere torturata, ma lei dopo ripetuti avvenimenti del genere si accorse che lo facevo apposta, mi prese in disparte e mi disse che non ne valeva la pena e che ero troppo brava per farmi sottomettere dagli altri. Allora tutto tornò come prima, i miei voti, ma anche le violenze in classe, lei però non mi abbandonò e nell’ombra continuò ad aiutarmi, perchè se l’avesse fatto direttamente, avrebbe ottenuto l’effetto contrario (ci mancava solo che mi consideravano la cocca dei prof insomma). Gli anni volavano e il mio amore per la scrittura e per la letteratura cresceva sempre più, diventavo sempre più brava e i risultati erano notevoli. Arrivò la fine della scuola accompagnata dal fatidico “esame di terza media” e non potrò mai dimenticare cosa avvenne cinque minuti prima della prova scritta d’italiano: io ero ancora fuori, lei si avvicinò e mi disse “stai tranquilla Igì, questo è il tuo cavallo di battaglia, non puoi che scrivere un tema perfetto come sempre. Adesso fai un respiro profondo e vai a prenderti il tuo 10....e mi raccomando, dai una mano ai più debolucci”. E così fu, all’esame brillai, il presidente mi fece i complimenti soprattutto per quanto riguardava la mia formazione in letteratura e conquistai il mio 10/10. Tutto merito suo, tutto merito della mia adorata professoressa M. Cappiello, che mi ha saputa prendere, spronare e aiutare in tutti i sensi. Nel momento in cui la rividi per strada e lei mi abbracciò forte capìì che avrei voluto fre l’insegnante in futuro, perchè lei mi ha aiutata a crescere e anche io, un giorno, voglio essere importante per qualcuno come lei lo è stata per me.

    Iginia Vitulli

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  12. Una delle esperienze scolastiche che più di tutte mi ha fatto capire l’importanza del ruolo dell’insegnate, l’ho vissuta durante la scuola superiore.
    Inizierei parlando di una delle mie più grandi passioni: viaggiare, scoprire e conoscere culture diverse!
    Questo è stato il motivo che mi ha portata a frequentare un istituto tecnico turistico.
    Durante questo percorso ho avuto la fortuna di essere una delle alunne di un’insegnante di lingua tedesca che aveva la grande capacità di trasmettere la passione e l’amore che aveva per la sua terra d’origine a noi studenti. Ricordo in modo particolare il viaggio d’istruzione in Germania. Noi ragazzi ci trasformammo in vere guide turistiche, col compito di descrivere in lingua tedesca le meraviglie artistiche, culturali e storiche di città come Monaco di Baviera, Augsburg, Dachau e Füssen con il suo incantato castello di Neuschwanstein. La professoressa, insieme a gente curiosa del posto, si improvvisò una perfetta turista, sempre pronta a porre domande, fotografare e filmare tutto il nostro lavoro. Col materiale ricavato riuscì a sorprenderci a nostra insaputa: creò un documentario sulle terre della Baviera. Fu proiettato durante l’evento più importante dell’istituto. Ebbe un grandissimo successo e noi, come classe, ci sentimmo davvero realizzati.
    Purtroppo questa professoressa il quarto anno si trasferì e con lei svanì la nostra passione per la lingua tedesca proprio a causa dell’insegnante che la dovette sostituire, che poco amava la sua materia e il suo lavoro.
    Con questo penso che per insegnare bisogna amare ciò che si vuole trasmettere.
    La mia esperienza mi ha spinta a scegliere questo percorso formativo, perché uno dei miei desideri è proprio quello di riuscire a trasmettere i mie saperi un domani ai miei allievi, con amore e cercando di far capire che ognuno di noi vale e che non bisogna permettere di farsi dire mai da nessuno di non essere in grado di realizzarsi nella vita, perché ognuno di noi ha delle potenzialità, basta scoprirle.

    DI PALO PALMIRA

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  13. Scegliere un unico insegnante di cui parlare, tra tutti quelli conosciuti, è stato più difficile di quanto potessi immaginare e mi sono vista costretta a rifletterci su per qualche giorno. Poi si è figurata davanti ai miei occhi l'immagine della professoressa di italiano, latino e greco del V ginnasio, la professoressa Francesca Massarelli. Allora, giovane professoressa precaria, aveva preso le ore da noi come supplente della supplente della supplente in maternità. Il giorno della prima lezione, mentre noi eravamo ancora angosciati per per aver preso la professoressa che ci aveva accolti al IV ginnasio e che sapientemente ci aveva accompagnato nelle "grinfie" del latino e del greco, entrò in classe una giovane donna poco più grande di noi, di bell'aspetto, biondina, minuta, dal viso dolce ma che accennava pochi, timidi sorrisi. Era facile avvertire il senso di smarrimento che poteva trovare nel trovarsi all'atto pratico di fronte ad alunni poco più piccoli di lei e tanto indisciplinati, probabilmente molto distanti dagli alunni modelli decantati nei testi universitari. E infatti, con poche parole e in maniera quasi fredda si presentò a noi, presentazione velocissima. Poi con libri e programmi alla mano chiese a noi conferma delle nostre conoscenze, se tutto ciò che era scritto sul programma consegnatole dalla nostra ex professoressa ci apparteneva. è facile immaginare che i primi giorni non procedettero proprio bene, avvertivamo la differenza tra l'insegnante di vecchia data e la "novizia", eppure io sentivo che ci avrebbe riservato delle belle sorprese. Entrava in classe, il tempo dell'appello e poi iniziava la lezione, lezione severa, rigida e poi si divertiva ad assegnare pagine e pagine di analisi della sintassi greca e latina e per chi durante la lezione si prendeva una piccola distrazione piovevano compiti in più! Piano piano però iniziammo ad abituarci, noi a lei, lei a noi. Poi un giorno ad un certo punto ci arrivò la comunicazione che sarebbe rientrata la titolare della cattedra...e noi, pur non conoscendola, ne eravamo felici. Ma, la felicità durò ben poco, e da lì ad un mese e mezzo la situazione cambiò radicalmente. Dopo un mese e poco più trascorso con la titolare di cattedra, lei chiese nuovamente l'aspettativa in preda ad una crisi di panico, e le ore tornarono alla professoressa Massarelli. quella pausa però fece bene a noi e anche a lei.

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  14. (...)quando tornò era molto più propositiva, disinvolta e soprattutto sicura e tanto volenterosa di coinvolgerci e appassionarci...e così fu. ho scelto di proporre lei come modello più che positivo perchè nonostante le iniziali vicissitudini è riuscita a lasciare in tutti noi un ricordo bellissimo. riuscimmo infatti ad instaurare il giusto feeling, riuscimmo a trovare il giusto compromesso. si instaurò un rapporto unico che mai più riuscimmo a vivere con un altro insegnante. le sue lezioni erano interessanti, dinamiche e soprattutto molto interattive, ognuno poteva esprimere la sua, mostrare le proprie difficoltà e ognuno doveva aprirsi al confronto. quello che prima sembrava costituire un problema si trasformò nel nostro punto di forza. in classe si respirava sempre un clima disteso, sereno, noi alunni apprendevamo molto da lei ma credo che lei apprendesse molto da noi. le sue lezioni non si riducevano a pura banalizzazione di saperi disciplinari: cercavamo quanto più di contestualizzare, attualizzare e rendere a noi vicino quanto appreso. alle lezioni ordinarie si affiancavano le lezioni più inusuali o almeno quelle poco ricorrenti in un ambiente come il liceo. ci proponeva numerosi lavori di gruppo, di ricerca e fondamentali erano le lezioni in cui si tenevano i "dibattiti" (da lei così chiamati): un giorno a settimana si sceglieva un argomento, da approfondire, di cui discutere e quello diventava un'occasione di grande confronto. la ricorderò come modello positivo perchè nonostante i numerosi momenti non dedicati alle ordinarie lezioni, riuscimmo a terminare tutti i programmi con largo anticipo, avendo però modo di vivere momenti di condivisione unici e indimenticabili. la ricorderò per il modo di fare e di essere, per come ci faceva "sentire grandi" responsabilizzandoci, per quanto voleva fossimo aperti al confronto senza dover preoccuparci dell'ansia di dover terminare i programmi, perchè i momenti di crescita erano altri. voglio ricordarla, e se possibile lasciare un domani ai miei alunni le emozioni che lei ha lasciato a me, perchè con lei la crescita è stata reciproca, noi abbiamo dato a lei e lei ha dato tanto a noi, e questo penso sia l'obiettivo a cui un insegnate e la sua classe debbano sempre giungere, oltre i programmi ministeriali.
    Lucia Pacifico

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  15. Quando alla prima lezione di didattica il prof. Bruni ci ha chiesto di parlare di un’insegnante che ci aveva colpiti in modo positivo, nella mia mente è apparsa lei: la MITICA professoressa Ketty Vacirca, insegnante di storia dell’arte e disegno tecnico alle scuole superiori. A pensarci bene, ora mi sembra strano raccontare proprio di una professoressa di storia dell’arte, eh si, perché prima che lei arrivasse non la pensavo proprio così riguardo alle sue materie. Prima del suo arrivo infatti, odiavo ogni singolo minuto passato a disegnare figure geometriche, proiezioni ortogonali e via dicendo…per non parlare delle noiosissime ore passate ad imparare le varie parti delle colonne doriche, ioniche e corinzie. Insomma, per farla breve, i primi due anni di approccio alle due materie, per me sono stati un vero incubo, soprattutto perché per quanto mi sforzassi e impegnassi, i risultati erano sempre gli stessi(cinque, cinque e mezzo, sei). Ecco spiegato il motivo per cui quando in terzo liceo ci spiegarono che avremmo avuto una nuova professoressa che arrivava direttamente dalla Sicilia, l’ansia mi assalì immediatamente. Ricordo molto bene la sua entrata in classe e la sua presentazione con quell’accento così particolare. Era una donna bellissima e non solo, è stata l’insegnante più preparata che abbia mai avuto. Con lei infatti ci fu subito una svolta, le noiosissime lezioni di storia dell’arte si trasformarono in interessantissime spiegazioni durante le quali io rimanevo letteralmente incantata. Mi piaceva tutto di lei e della sua materia, mi fece letteralmente scoprire un mondo nuovo, fatto di opere meravigliose che lei non si limitava a spiegare dal libro come facevano tutti gli altri, ci spiegava tutti i dettagli e tutte le curiosità mostrandoci tutto attraverso il videoproiettore. Anche per quanto riguarda il disegno ci fu un miracoloso miglioramento: le mie linee, che fino a quel momento erano dei “solchi per piantare i pomodori” (come affermava sempre la vecchia prof.) ,si trasformarono in delle graziose linee dritte tracciate con la minima precisione. Bastò qualche settimana per farmi appassionare a tutto ciò, e i risultati si videro infatti alle prime interrogazioni; per avere ottimi risultati inoltre, non servivano ore ed ore di studio, le sue lezioni mi rimanevano così impresse che a casa bastava una ripassata e immediatamente all’interrogazione tutto ti riaffiorava alla mente. Il tutto fu così gratificante che non vedevo l’ora che lei entrasse in classe e addirittura fece diventare quella materia tanto odiata (dopo la matematica ovviamente!) nella mia materia preferita. Se penso al mio futuro da insegnante, il mio punto di riferimento è lei: una donna determinata, acculturatissima in tutto, severa al punto giusto ma soprattutto imparziale e corretta nei confronti di tutti. A lei devo moltissimo, non solo per tutto ciò che mi ha insegnato, ma soprattutto per avermi fatto capire che nella vita non ci sono limiti ma basta un pizzico di buona volontà e fiducia in se stessi per superare tutto.
    Stefania Varchione

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  16. LA MIA MAESTRA?...”STRANA PASSIONE”
    Le persone che nella nostra vita lasciano un segno ce le portiamo durante tutto il viaggio nel nostro personale bagaglio e quando meno ce lo aspettiamo il loro ricordo e la loro ricchezza torna più presente che mai ed è proprio ciò che in questo momento guida la mia penna….Le esperienze brutte e negative fanno tanto rumore e attirano tanta attenzione, quelle positive rimangono silenziose nel nostro cuore.
    Durante tutto il mio percorso nella scuola elementare ho avuto la fortuna di conoscere, ed essere guidata, dalla maestra Lucetta insegnante di storia geografia e studi sociali: quante belle esperienze e quanto divertimento! Dal primo momento è riuscita ad instaurare con ognuno di noi un rapporto concreto e personale pieno di condivisione e tanta coerenza. È sempre riuscita a coinvolgerci con le sue idee, ad attirare la nostra attenzione, a motivare il nostro apprendimento, ho sempre pensato a lei come la maestra rivoluzionaria, la maestra “diversa”. Ricordo ancora alcune sue proposte come il laboratorio di ecologia: sono ancora lì gli alberi che piantammo nel cortile della scuola, gli argomenti importanti trattati con parole ed esempi adatti a noi, ma che comunque lasciavano il segno, più di tutto però è riuscita a trasmetterci l’attaccamento alla sua/nostra terra di origine: il Salento. Così partì la ricerca appassionata di tradizioni usi, costumi della nostra terra, canti e musiche popolari dei nostri contadini. Incontri speciali con i nostri vecchi, racconti, momenti di condivisione e poi musica tanta musica…wow quanto entusiasmo c’era! Tale passione mi è rimasta dentro, ...”nella pancia”, ancora oggi il mio passatempo preferito è suonare la chitarra intonando in giro per i vari paesi quei meravigliosi ritmi che allora scoprii. Sorriso accogliente, voce tranquilla e rassicurante, amorevoli rimproveri che ristabilivano l’ordine…grazie maestra Lucetta.
    Federica Pagano

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  17. Quando sento pronunciare la parola "insegnante", quasi in modo automatico, il mio cervello fa riemergere dal "pozzo" dei ricordi la sua immagine, quella della maestra Vanda. Benché sia passato molto tempo è ancora nitido il ricordo che ho di lei e delle sensazioni che provavo durante le sue lezioni, quali ad esempio la gioia, la tranquillità, l'entusiasmo... E forse è proprio quest'ultimo aspetto che la rende per me tanto speciale. L'entusiasmo che metteva in tutto ciò che faceva e che traspariva dai suoi occhietti vispi era veramente contagioso. Dolce e autorevole allo stesso tempo era capace di coinvolgere tutti nelle attività che ci proponeva, anche i più svogliati. Ci faceva veramente amare la scuola... I quaderni con lei sembravano non bastarmi mai, quei meravigliosi quaderni super colorati che lei diligentemente ci rilegava e univa con lo scotch ogni volta che ne finivamo uno fino ad ottenere degli enormi quadernoni pieni di disegni, cornicette e foto oltre che di esercizi, racconti e dettati. Ricordo la sua maestria nel disegno e la sua voglia di trasmetterci quella sua passione; ci svelava sempre trucchetti e tecniche per disegnare e colorare bene e ci impegnava spesso in laboratori e progetti artistici... Come non ricordare i presepi realizzati con la pasta, i pupazzi di cartapesta, le rose di carta velina da portare alle nostre mamme per la festa della donna, le magliette dipinte da noi e poi tutte le recite che, in collaborazione anche con le altre insegnanti, progettava per noi. Un'altra sua dote era quella di essere un'abilissima narratrice. Quando ci leggeva un racconto, una fiaba o una poesia sembrava prenderci per mano e condurci verso infiniti mondi. Sembrerà strano ma pendevamo tutti dalle sue labbra e non solo perché si faceva capire e non si spazientiva a ripetere se qualcuno non aveva capito qualcosa ma anche perché sapeva attirare la nostra attenzione adeguando il tono della voce a ciò che leggeva, interpretava i personaggi ed ascoltarla era davvero un piacere. Sarà perché era un insegnante non dico anziana ma un po' in là con l'età, sarà perché veniva da un paesino molisano ma aveva molto a cuore le tradizioni, e ci spronava sempre a chiedere ai nostri nonni di raccontarci delle loro esperienze, delle loro vite. Un giorno ci spiegò la poesia di Carducci 'San Martino' e da quel "ribollir dei tini va l'aspro odor dei vini" prese spunto per un'attività di laboratorio: portammo dell'uva a scuola, ce la fece pigiare e ci mostrò come avveniva la fermentazione... avevamo fatto il vino!! e per noi bimbi era qualcosa di grandioso, una cosa "da grandi" che da quel giorno eravamo capaci di fare anche noi.
    Potrei star qui a raccontarne veramente tante, ma aldilà degli aspetti puramente didattici la maestra Vanda è stata una maestra di vita, ogni lezione aveva una morale, un insegnamento che non ci svelava mai apertamente, ci spronava alla riflessione, a cercarlo e a capirlo da soli e poi ce lo chiedeva. Mi ha insegnato il valore dell'amicizia, della condivisione, del rispetto e della responsabilità. Devo riconoscerle anche il merito di aver capito ciascuno di noi; di ogni suo alunno era riuscita a cogliere carattere, abilità, sogni e paure e di conseguenza sapeva come approcciarsi a ciascuno di noi. Viene da pensare, ma è reale quest'insegnante? Ebbene sì, lo è, ed io ho avuto la fortuna di incontrarla e di essere guidata da lei durante tutti i cinque anni delle elementari. Nutro grande stima nei suoi confronti e spero di ricevere anch'io, un giorno, tali apprezzamenti dai miei alunni... comprenderei di aver fatto un buon lavoro non solo a livello scolastico ma anche e soprattutto a livello morale.
    Denyse Rossetti

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  18. Lo studio è un cammino necessario, lungo. E un cammino lungo presuppone un punto di partenza, una strada, dei mezzi e una meta finale. Riguardando indietro la figura che sicuramente mi ha portata ad intraprendere un determinato percorso di studi è stata la mia prof di lettere. Un insegnante che sa parlare col cuore e col cervello ai suoi allievi, sa collegare la scuola alla vita, che solo apparentemente sono due realtà separate poichè esiste tra loro una certa osmosi, che sa interessarli alla propria materia è il mio insegnante ideale. Mi rendo perfettamente conto che nella pratica è sempre difficile riprodurre modelli ideali. Io ne ho avuto modo in quanto tutto ciò che ,a mio avviso ,migliori i processi di apprendimento e non soltanto per quanto riguarda i progressi cognitivi, ma anche sotto il punto di vista psicologico mi è stato trasmesso dalla prof che ricorderò sempre. Essendo sempre stata una donna molto sicura di se, rigida in ogni cosa che si prefissa di fare e determinata nel raggiungimento dei suoi obiettivi, è riuscita a trasmettere in me, in modo particolare la cosiddetta teoria del 'se vuoi puoi'. Il suo essere così severa e il pretendere sempre il meglio dai suoi alunni è stato dettato dal fatto che il suo non era solo un limitarsi a trasmettere nozioni, a ragione di ciò il tanto amato 'ripetere a pappagallo' era completamente fuori dagli schemi. Bisognava che ci fosse costruzione di significati che andasse al di la di una semplice acquisizione memonica di idee, di nozioni. Dopo diversi anni, a seguito di tutte le volte in cui credevo di non farcela, sento di doverla ringraziare. Il sacrificio, lo scontro, così come anche lo sconforto fanno parte della crescita personale. Ho acquisito, per merito di tutto ciò forte autostima, nel vedere raggiunti obiettivi a prim approccio utopici. E' per questo motivo che ,secondo il mio punto di vista non si può propriamente definire l'insegnamento un 'lavoro', viste le implicazioni umane che ha insite in se; ma assume più i caratteri di un'esperienza condivisa. L'insegnante deve essere tecnico nel suo compito a casa: il lavoro di programmazione, ricerca e verifica che, quotidianamente il docente svolge al di fuori delle sue ore curricolari è il vero luogo in cui si estrinseca la professionalità, l'essere tecnici ed esperti. In classe deve saper cogliere le emozioni dell'alunno, farle proprie e saperlo fare entrare in empatia con quanto deve apprendere. La comunicazione viene ormai intesa come fatto totale. Non possiamo più considerarla come un trasferimento di informazioni da una mente all'altra, ma come un contesto all'interno del quale giocano influenze reciproche. E' importante quindi pensare al momento della comunicazione come ad una messa in atto di relazioni psico-sociali. Ciò che l'insegnante veicola maggiormente con la sua persona è l'approccio alla materia dell'apprendimento. Tanto più importante diventa la modalità con cui l'insegnante trasmette il proprio metodo, guidando ciascuno nella classe alla ricerca del proprio, instaurtando un confronto aperto, nel vivo del lavoro. Roberta Sebastiani

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  19. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di incontrare molti insegnanti e di conseguenza di conoscere vari approcci alla disciplina, tutti legati alle caratteristiche peculiari dell'insegnante di turno. Stando alla mia esperienza, il periodo più bello è stato senz'altro quello della scuola secondaria di primo grado; la scuola secondaria di secondo grado rappresenta invece quel che si dice "il periodo buio" poiché non sono stata a contatto con insegnanti, bensì con abili conoscitori di discipline, punto. La mia professoressa di italiano, storia e geografia della scuola secondaria di primo grado è stata colei che più mi ha colpita in senso positivo, che mi ha dato tanto. Non posso dire di averla considerata come una seconda mamma perché direi il falso, ma posso certamente affermare che è stata per me un punto di riferimento sempre aperto al confronto e alla comprensione, per quanto possibile. Ricordo di aver amato la semplicità con cui raccontava di storia, di epica o letteratura italiana al punto che avrei potuto ascoltarla per ore senza mai stancarmi. Ha saputo apprezzarmi per quello che sono, spronandomi a fare sempre di più e ad avere maggiore fiducia nelle mie potenzialità; in terza mi ha seguito per tutto il percorso della tesina, consigliandomi i diversi luoghi (biblioteche, Archivio di Stato etc.) in cui avrei potuto trovare del materiale per la sua stesura. Mi ha sempre detto che sarei potuta diventare una brava insegnante e mi ha consigliato più volte di intraprendere gli studi classici piuttosto che quelli scientifici perché vedeva che quando parlavo di letteratura "ti brillano gli occhi"... L'avessi ascoltata! Ma questa è un'altra storia...
    Tuttavia non posso dire che sia stata un'ottima insegnante perché purtroppo non è stata giusta con alcuni miei compagni nei momenti di valutazione (grande stima per coloro che dimostravano interesse sin dal primo giorno, astio per coloro che studiavano saltuariamente e che quando ottenevano un buon risultato era sempre perché "chissà da chi avete copiato") e già allora me ne rendevo conto ma non volevo metterla in cattiva luce perché per me era il massimo. Per questo non ho mai pensato "voglio essere proprio come lei con i miei alunni" dal momento che se lo fossi, non risulterei essere una brava insegnante.
    Credo fortemente che l'insegnante debba fare in modo che tutti gli alunni arrivino ad obiettivi comuni, seppur con metodologie diverse, ed eventualmente dare l'opportunità ad alcuni alunni maggiormente dotati in specifici ambiti di accrescere il loro talento, e non il contrario, altrimenti il rischio sarebbe quello di distinguere tra alunni dotati e non dotati.

    Giulia Giancola

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  20. Non è affatto vero che gli insegnanti per gli alunni sono tutti uguali. Ci sono insegnanti ed insegnanti, ci sono quelli che vengono imitati e quelli che vengono emulati per tutta la vita. Nel corso della mia carriera scolastica ho incontrato varie tipologie di insegnanti; dalle esperienze avute ho potuto cogliere le caratteristiche che a mio avviso dovrebbero possedere coloro che svolgono questa Professione. Gli insegnanti di cui ho un ricordo positivo hanno contribuito alla crescita della mia persona, gli altri hanno segnato negativamente i miei ricordi da studentessa. Quando in classe il professor Bruni ci ha proposto di raccontare di un insegnante ho subito pensato a lei, la professoressa di italiano (nonché vicepreside) del liceo che ho frequentato. Donna elegante, raffinata e dalla cultura sconfinata ha da subito conquistato l’intera classe. Le sue lezioni non erano mai lasciate al caso e all’improvvisazione ma erano preparate in modo scrupoloso, le sue spiegazioni non erano mai approssimative, faceva emergere la passione e la devozione per ciò che insegnava. Non si limitava alla semplice e fredda trasmissione dei contenuti, ma con il suo entusiasmo riusciva a coinvolgere tutti stimolando curiosità. Ripeteva spesso dei concetti già spiegati per non far restare nessuno indietro in modo da portare l’intera classe ad uno stesso livello di preparazione. Le interrogazioni si svolgevano tutti i giorni, poteva chiamare la stessa persona anche più giorni di seguito, non bisognava mai adagiarsi, alcune domande si svolgevano sempre su argomenti fatti in precedenza per rendersi conto di quello che gli alunni avevano davvero interiorizzato. Riteneva fondamentale il tono di voce e l’espressività con la quale si rispondeva. Nel dare un voto era sempre obiettiva, imparziale, giusta; chi studiava veniva premiato senza preferenze. Prima di attribuire la votazione assegnava a ciascuno il proprio valore di individuo unico e irripetibile consigliando ad ognuno gli aspetti su cui migliorare. Il suo metodo educativo era basato sull’incoraggiamento piuttosto che su ricatti. Il suo modello di insegnamento è quello che in un futuro vorrei adoperare, adattandolo in base al contesto e in base agli alunni che avrò di fronte.
    I principi che vorrei seguire quando diventerò un insegnante saranno quelli di incoraggiare l’impegno e la volontà di migliorarsi costantemente; di fare in modo che la scuola sia il mondo e non un carcere; di promuovere lo studio per la vita e di contrastare lo studio per il voto; di raccogliere elementi di valutazione che tengano conto delle situazioni di partenza, dei progressi e della crescita complessiva di ogni alunno; mi impegnerò affinché ogni studente possa apprendere seguendo tempi e percorsi individuali facendo in modo che gli alunni mi scelgano e non mi subiscano.

    CARMEN SULMONA

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  21. Io ebbi la fortuna di incrociare nel mio percorso scolastico un buon numero di docenti, più o meno oggettivi, più o meno attenti, ma tutti seriamente preparati. Ho avuto il privilegio di imparare molto da alcuni insegnanti, dotati di profonda cultura e di intelligenza inestimabile. Proprio per questo motivo, quando il professor Bruni ci ha chiesto di scrivere di un/a insegnante che ci ha lasciato un ricordo positivo, ho capito sin dal principio di voler parlare di una professoressa che mi ha saputo trasmettere tanto. Colei che mi è rimasta nel cuore era la mia insegnante di lettere della scuola secondaria di primo grado. Una donna di una sensibilità straordinaria che riusciva a farci appassionare alla sua disciplina giorno dopo giorno, grazie al suo accurato sapere e il suo metodo di insegnamento. Ricordo tuttora quando mi trovai a vincere un concorso sulla poesia,organizzato dalla" Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO", classificandomi al secondo posto,immensa era la sua gioia,vedevo nei suoi occhi un'emozione grandissima , forse molto più forte di ciò che provavo io in quel momento,perchè essendo piccola ero ancora incredula in ciò che mi stava accadendo. Appassionata di letteratura, grammatica e latino, ci faceva viaggiare con la fantasia anche sillabando; mentre lei, adorava raccontare i dettagli, le minuzie e rendeva le sue spiegazioni sempre più sorprendenti. Sapeva spiegare benissimo, attirava l’attenzione su di sé , rendendo le sue lezioni molto coinvolgenti ...cosa che non riesce a molti. Durante le sue spiegazioni utilizzava molto la LIM,alternando diapositive,immagini,e molto altro ancora... ,permettendoci di usarla per svariate attività. Le interrogazioni erano particolarissime: ciò che era importante non era tanto sapere a memoria la lezione, ma era fondamentale comprenderla e farla propria, attraverso il ragionamento; andavamo sempre ad approfondire ciò che era scritto nei libri di testo. Lei è stata una docente che ha insegnato a me e alla mia classe ad essere positivi e a credere in noi stessi, ecco perché non la dimenticherò mai. Una professoressa che è stata con noi per ben tre anni, che ha vissuto con noi momenti felici e momenti difficili, che ci faceva notare, mai con troppa durezza, i nostri di errori.. E se penso a chi devo ringraziare per la persona che sono adesso, per le passioni e le conoscenze che ho, per i successi che avrò, sicuramente il mio pensiero va a lei.
    Spero sempre che il suo esempio mi guidi, soprattutto nel trattare gli studenti con rispetto, sapendo che ho di fronte delle persone in primis. Il sogno inizia con un insegnante che crede in te, che ti tira e spinge in nuove esperienze,poiché il proprio scopo non è di creare gli studenti a sua immagine, ma di spingere gli studenti a creare una propria immagine.
    Essendo il mio sogno sin da bambina, spero con tutto il cuore di diventare anch'io una buona e nello stesso tempo brava insegnante ,in modo tale che i miei "bambini" abbiano un'immagine positiva di me per tutto il resto del loro percorso di studi.
    LUIGINA DANIELE

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  23. Pensare ad un insegnante che mi ha colpito positivamente mi fa ritornare al liceo e alla mia professoressa di matematica e fisica. Ricordo ancora il primo giorno che entrò in classe, esordendo con la seguente frase: " Non crediate di poter evitare lo studio della matematica in modo approfondito anche se frequentate il liceo linguistico". Quelle parole terrorizzarono tutti, come d'altronde il suo modo di vestire: giacca, ventiquattrore e occhiali stile insegnante severa. Le sue spiegazioni dettagliate e interminabili erano associate alle interrogazioni catastrofiche e scioccanti. Ricordo bene il primo "due" che ebbi che mi sconvolse per qualche giorno. Solo con il passare del tempo riuscii a capire l'importanza delle sue spiegazioni ma soprattutto il metodo che utilizzava. Faceva il possibile per coinvolgere noi alunni persino coloro che si mostravano disinteressati , attraverso l'utilizzo di esercizi interattivi,video, e spiegazioni in lingua straniera. Con queste sue competenze e questa sua metodologia, riuscì a farmi amare la matematica che credevo fosse incomprensibile. Dal punto di vista umano, scoprii una donna appassionata alle materie scientifiche ma che, allo stesso tempo, amava il suo lavoro, pronta alla ricerca di formazione ed aggiornamento. Questo influenzò senz'altro la mia scelta universitaria e quando gliene parlai ne fu entusiasta, ricordandomi una celebre frase di Mario Lodi: " Siate orgogliosi dell'importanza del vostro mestiere e pretendete che esso venga riconosciuto per quel moltissimo che vale". Nonostante il suo fare apparentemente severo, era riuscita a tirar fuori da ognuno di noi il meglio di se stesso e a farci appassionare alle sue discipline tanto che le lezioni passavano velocemente. Si può affermare che il suo obiettivo di insegnante era stato raggiunto in quanto aveva dato il massimo di se stessa riuscendo a trasferire in noi conoscenze e competenze molto importanti.E' stata,inoltre, una guida ed un'educatrice ed un punto di riferimento.
    Alfonso Cervati

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  24. PARTE 1
    L'infanzia lascia dei segni indelebili. Un po' di quello che siamo (almeno per quanto mi riguarda) è stato frutto di un processo interiore che è iniziato e maturato proprio nel periodo infantile.
    Di questo periodo conservo davvero un bel ricordo ed il merito va soprattutto ad una delle mie maestre della scuola primaria. All'epoca non conoscevo ancora il concetto di stima, tuttavia ero già in grado di ricollegarlo a lei; lei che più di una volta non si è lasciata corrompere dal pensiero di nessun altro insegnante, rigida nelle sue posizioni e rigida con noi. Tale rigidità aveva un solo scopo: quello di ricordare ai suoi cari colleghi e a noi medesimi che, per quanto fossimo stati piccoli, potevamo (anche meglio degli adulti) giungere ad una forma di consapevolezza e di pensiero proprio. Procedendo indietro nel tempo posso affermare con certezza che avesse molta fiducia in noi e nelle nostre capacità di poter comprendere anche l'altro, di percepire le emozioni e i sentimenti altrui.
    Tendenzialmente, anche tra gli insegnanti, vige molta ignoranza. I discorsi tipici sono: "é comunque un bambino, cosa vuoi che capisca. Può comprendere quanto gli "inculchiamo" attraverso la lezione, ma per la maturità bisogna attendere, è questione di tempo".
    Tale mentalità era quella che caratterizzava anche gli insegnanti del mio piccolo paese, ma lei no, lei era diversa.
    Ricordo quando il primo giorno di scuola entrò in classe e la prima cosa che disse rivolgendosi a noi fu: "Bambini, ascoltate, se sono qui è perché ho scelto di esserlo. Dovevo insegnare ad un istituto superiore ma penso che voi bambini possiate darmi più soddisfazione dei grandi." Dopo una breve pausa aggiunse: "è questo che dovete far comprendere ai vostri genitori quando vi dicono: "Stai zitto, tu sei solo un bambino."
    Da questo discorso ne scaturì una tale simpatia nei suoi confronti, e una tale stima che, me ne accorsi già, non sarebbe tramontata mai. Non sò, ma io da quel discorso potetti sentirmi così fiera di me, era come se mi avesse dato importanza.
    Successivamente ci spiegò anche di non avere figli e che i bambini le piacevano tanto, ma nonostante ciò non concepiva l'insegnamento come qualcosa di altro genere. Per noi rimaneva sempre la maestra Pina, ricca di fiducia e aspettative.
    Sin da subito, dunque, ho cominciato ad apprezzarla, sebbene all'inizio avessi molto timore di lei.
    Ciò che mi ha colpito del suo essere insegnante è stato il suo lavorare continuamente per renderci sicuramente dei bambini che acquisissero le capacità di base ed essenziali, ma soprattutto bambini capaci di osservare, riflettere.

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  25. PARTE 2
    Tutto ciò che sò oggi, tutto quello che sono, la mia identità, lo devo a LEI.
    Lei che, anche dalla storia, cercava di farci comprendere la brutalità che l'ha caratterizzata. Uno dei suoi modi per renderci empatici e consapevoli per ciò che fosse una materia come la storia, era intervistare i nostri nonni formulando un giornalino. Solo così, noi bambini, avvertendo ciò come un compito da eseguire, potevamo comprendere come la storia non fosse qualcosa di lontano da noi, da conoscere solamente e memorizzare. Essa doveva essere per noi motivo di riflessione, doveva essere vissuta nuovamente anche da noi, e l'unico modo per riviverla e cambiarla era entrare nei sentimenti che l'hanno caratterizzata. Parlare con i nostri nonni, percepire la brutalità nei loro occhi e l'orrore attraverso il quale ne descrivevano gli scenari era il solo modo per capire quanto fosse importante conoscere per una sola ragione: cambiare il mondo.
    Proprio a quest'ultimo lei era davvero affezionata; l'amore per la natura, per le belle persone. Ebbene sì, dietro quell'aspetto apparentemente duro si celava una persona dall'animo estremamente romantico. Tale romanticismo figurava più volte, soprattutto nel proprio modo di raccontare; ed' è proprio sul racconto che lei improntava l'apprendimento di ciascuno. Tu ti sedevi, ascoltavi, senza interromperla, ed intanto finivi per catturarne la morale. Ogni sua storiella ne possedeva una che ovviamente non ci spiegava, ma che inevitabilmente ci lasciava sempre stupiti e ci faceva riflettere per un po'. Con lei ho capito che dal racconto si può acquisire molto soprattutto nei modi in cui esso stimola l'immaginazione e la fantasia. I suoi racconti terminavo sempre con la fatidica frase: "voi cosa avreste fatto al posto di?" e inoltre il suo linguaggio era sempre improntato nel farci catturare il modo in cui esprimerci correttamente. Scandiva ogni suono, ogni parola; ogni definizione che usava finivo per farla diventare mia. Il suo atteggiamento era quello di chi spera in persone migliori, in un futuro migliore e fa di tutto per rendere ciò possibile. Ci spingeva sempre a credere nelle nostre capacità e nei nostri sogni, a non mollare mai anche se vi fosse stato qualcuno che ci avrebbe definiti in termini di "diverso", poco adatto. In qualità di maestra penso abbia svolto il suo compito in una maniera più che impeccabile. Sebbene sia del mio stesso paese e i nostri rapporti non sono andati mai persi, io tutto ciò non ho avuto mai il coraggio di dirglielo. Ad ogni modo se questa fosse una lettera indirizzata a lei le scriverei: "Maestra, la ringrazio di avermi insegnato che i sogni (con sacrificio e perseveranza) si realizzano, perché è proprio con sacrificio e perseveranza che ho realizzato i miei.

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  26. Era una delle prime settimane del primo anno delle superiori e come di consueto si presentavano davanti ai nostri occhi nuovi docenti. Ci sembravano tutti uguali, fino a quando arrivò lei, la professoressa Rosanna Mazza, insegnante di diritto. Appena entrò per la prima volta in aula scoppiammo tutti a ridere per il suo look un po' stravagante, ma non appena passarono un paio di settimane capimmo che era una persona indispensabile per una classe particolare come la nostra: ragazzi intelligenti, dotati di mille pregi ma vivacissimi e irrequieti tanto da indurre alcuni docenti a lasciarci per l'anno scolastico seguente, e "accusati" di essere "troppo amici", ma questo non poteva che farci piacere! Lei ci trasmetteva una serenità ed una tranquillità notevoli al punto di meravigliarci di noi stessi. Era felice di come eravamo, di quanta attenzione avevamo verso la sua disciplina, del rispetto che avevamo verso di lei. Peccato però che nei giorni dei consigli di classe sentiva dai suoi colleghi, nonché nostri insegnanti, tutt'altre storie. Non poteva credere alle sue orecchie!! Spesso veniva rimproverata per il suo essere ingenua, invece ingenua non lo era per niente, anzi, tutt'altro! Lei era quell'insegnante che riusciva a vedere oltre, che oltre al Diritto, che abbiamo fissato in mente, ci dava lezioni di vita, approfondiva alcuni aspetti della sua disciplina con Storia, Matematica e tutte le altre aiutandoci ad amarle di più e a ricordare aspetti importanti che con gli insegnanti delle specifiche discipline non facevamo. Aiutava noi ed in un certo senso anche i suoi colleghi, peccato però che non lo capiva nessuno. Ci avvicinava alla lettura leggendoci frasi dei centinaia e centinaia di libri che aveva in casa, facendoci riflettere molto, commentare e a volte nei suoi racconti ci scappava anche una lacrima di commozione. Dunque non si limitava alla classica lezione, ma ci metteva l' anima. Lei ha trascorso con noi momenti belli e brutti per ben cinque anni! Era un' insegnante preparatissima e forse proprio per questo a volte veniva additata. Io l'ammiro non solo come insegnante ma anche come persona. Un giorno vorrei che i miei allievi mi guardassero così, con ammirazione, perché anch'io voglio dare loro tanto e riuscire ad ottenere quelle soddisfazioni che solo in campo lavorativo si possono avere. Inoltre auguro alla mia insegnante di continuare così perché lei è una "colonna portante" di quella scuola!!!

    Annalucia Pontonio

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  27. "Ci si può voler ben": è un'ottima frase per iniziare a parlare del mio professore preferito. Peccato che io lo abbia conosciuto un po' troppo tardi,avrei preferito che ci accompagnasse lungo tutto il cammino del liceo,ma così non è stato. Sicuramente abbiamo mantenuto una certa distanza ma sin dal primo giorno si è stabilito un rapporto di "amicizia",tant'è che con i miei compagni di classe lo chiamavamo "zio". E' stato un professore in gamba perché è riuscito a farci amare una delle materie più odiate dagli alunni:il latino. Mi trasmetteva la voglia di studiare, di andare avanti senza fermarmi mai, di superare ogni ostacolo e di imparare ogni giorno sempre di più. Entrava in aula con un buffo berretto e con un coinvolgente sorriso stampato sulla bocca che riusciva a cambiare l'umore di ognuno di noi . Prima di un'interrogazione non scorreva mai il suo dito sul registro, com'è solito fare un insegnante, anche se pretendeva che ogni giorno quattro di noi andassero a sedersi attorno alla cattedra. Le sue interrogazioni sembravano amichevoli conversazioni della durata di un paio di minuti;nonostante ciò, tra una ristata ed un'altra riuscivamo ad ottenere ottimi risultati. Era davvero simpatico e cordiale, non urlava quasi mai eppure riusciva a tenere la classe in silenzio e a farsi rispettare. Non era molto giovane ma mentre spiegava era evidente come dai suoi occhi trasparisse ancora la passione per quello che insegnava e l'amore verso i suoi ragazzi. Le sue spiegazioni, soprattutto quelle sugli autori classici, risultavano essere interessanti e molto rilassanti e per me, essere un buon insegnante vuol dire anche questo. Aveva una cultura vastissima e delle volte recitava alcune terzine della Divina Commedia come se fosse il grande Roberto Benigni: era molto fiero di sé! E' stato un docente che ha saputo davvero distinguersi. Io credo infatti che gli insegnanti abbiano un compito davvero importante, al di là dello studio e della parte teorica. Dovrebbero insegnarci la vita e a tirar fuori il carattere e il talento che c'è in un ognuno di noi e che delle volte cela. E' stato grazie a lui che ho avuto ancor più la convinzione di intraprendere questo percorso di studi e ad affermare la mia passione per l'insegnamento, la stessa che i futuri docenti dovrebbero metterci perché, proprio come ci ripeteva sempre lui: " il futuro è nella mani di noi giovani".
    Federica Bux

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  28. Devo dire che tra i tanti insegnanti che ho incrociato nel corso dei miei studi sono stati molti quelli che porto nel cuore e che mi hanno lasciato un ricordo positivo . Voglio parlare però del professore Marco Tardio ,docente di greco e latino che mi ha guidata nel triennio del liceo classico.
    Frequentando un piccolo liceo di paese già nei primi due anni avevo avuto modo di intravedere il prof. ,un uomo distinto ed elegante, ma soprattutto avevo sentito le descrizioni degli studenti più grandi che lo presentavano come un insegnante severo, esigente ,molto competente ma anche eccentrico e divertente.
    Ricordo come fosse ieri la prima lezione , quell'ora in cui non volò una mosca ,dove gli occhi miei e dei miei compagni erano immobili e stupiti da quanta passione metteva in ogni sua parola. Entrò in classe e dopo un saluto veloce e un sorriso accennato si recò alla lavagna e scrisse "Omne tulit punctum, qui miscuit utile dulci"-"Ha ottenuto tutti i voti colui che ha mescolato l'utile al dolce" ,celebre frase di Orazio. Era lampante il suo messaggio , aveva deciso di prendere quella citazione per esporci il suo metodo di insegnamento ossia l'unione perfetta tra l'utile e il dilettevole.
    Il suo "pezzo forte" era la lettura drammatizzata dei classici greci e latini ; era un piacere ascoltarlo!
    Era capace di parlare e spiegare per ore e ore la letteratura dei grandi maestri del passato senza mai perdere il filo del discorso, con un linguaggio aulico e semplice al tempo stesso , coinvolgendo sempre TUTTA la classe . Difatti nelle sue ore era praticamente impossibile distrarsi poiché in un modo o nell'altro avrebbe attirato l'attenzione .
    Ho sempre apprezzato il suo modo equo e giusto di interrogare : per lui eravamo tutti uguali per cui ci poneva domande mirate e precise per valutare al meglio le conoscenze apprese,dunque sapeva riconoscere il merito di ciascuno di noi.
    Resterà per me un punto di riferimento, un esempio e un modello cui ispirarmi, una persona per bene , ricca di valori e di amore per il "Sapere", vaso comunicante con i suoi studenti cui ha trasmesso e trasmette la consapevolezza che solo la "Conoscenza"eleva l'Uomo e lo avvicina all' Infinito .
    Francesca D'Aprile

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  29. In ben tredici anni di scuola, devo dire che di insegnanti ne ho conosciuto parecchi : bravi,meno bravi,severi,disponibili,comprensivi... e così potrei continuare a descriverli con un'infinità di altri aggettivi. Ritengo,però, che valga la pena soffermarmi su un'insegnante in particolare : la mia maestra d'inglese delle elementari. Ho scelto di parlare di lei perchè mi è rimasto un ricordo molto positivo, cosa che ho realizzato soltanto una volta cresciuta, in quanto da bambina non ero ancora consapevole di quanto fosse stato importante e costruttivo per me conoscerla ed averla come insegnante. Ne parlo con l'emozione di chi ha avuto, come me, la fortuna di conoscerla e posso dire con sicurezza che il suo merito va all'essere stata in grado di ascoltarci come alunni,all'averci saputo capire,ancor prima di giudicare. Inoltre, ci ha reso parte attiva della sua materia,coinvolgendoci ed invogliandoci a dare sempre il meglio di noi stessi; il suo era un metodo d'insegnamento efficace e, al contempo, divertente e costruttivo : le lezioni che organizzava,infatti, erano particolarmente interattive e ognuno di noi aveva l'opportunità di confrontarsi con gli altri, in relazione ai contenuti degli argomenti affrontati. Grazie a questo suo metodo d'insegnamento, si è creato quello spirito educativo che ciascuno di noi cercava e, allo stesso tempo, a noi alunni è stato trasmesso ciò che ci auspicavamo di sapere e/o conoscere. L'altro grande merito che ha avuto è stato quello di essere stata paziente con ciascuno di noi,anche quando non era di buon umore; è stata anche molto comunicativa e non si poteva fare a meno di notare la padronanza che aveva della sua materia, in quanto,quando la spiegava, le si leggeva negli occhi la passione con cui ce la insegnava. Oggi, quando a volte
    ripenso a lei e a tutto quello che l'ha resa speciale e diversa dagli altri insegnanti, la ringrazio. Ho capito che un domani, sperando di diventare insegnante, sicuramente non potrò essere uguale a lei, ma porto dentro di me la figura dell'insegnante che vorrei essere.
    Roberta Colucci

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  30. Se mi chiedessero di scegliere uno stile d’insegnamento da adottare in futuro, sceglierei lo stile della mia maestra, la maestra F. In lei ogni componente era perfettamente equilibrata. Rigida e comprensiva, tradizionale e innovativa, è cosi che la ricordo. C’è da dire che non potevamo sfuggire, dovevamo studiare! Voleva che conoscessimo le regole grammaticali a “campanella”,che componessimo almeno un tema al giorno, che imparassimo determinate poesie a memoria, che fossimo puntuali nella consegna dei compiti.. Una maestra autorevole e severa, spesso anche temuta, ma molto affezionata a noi. Ogni anno in occasione delle festività natalizie compiva un gesto che ci riempiva il cuore di gioia: regalava ad ognuno di noi un cioccolatino accompagnato da un augurio personalizzato. Il suo affetto è sempre stato ricambiato tanto che ogni anno il giorno del suo compleanno ci riuniamo per festeggiare e ricordarci del tempo trascorso insieme. Un altro grande merito è quello di averci uniti, frequentemente ci ricordava che dovevamo sentirci fratelli e non soltanto compagni di classe. Ci ha educati sin da subito a prenderci cura di un bambino che presentava una disabilità. Ci esortava a condividere con lui ogni esperienza, anche quelle che andavano al di là del contesto scolastico come una semplice passeggiata. Inoltre optava per attività laboratoriali, di gruppo e manuali ad esempio il decoupage, la pittura sulle pareti, corsi di musica e danza seguiti da esperti, ricerche di gruppo, le quali permettevano alla nostra creatività di venir fuori. Le lezioni frontali si svolgevano in modo del tutto naturale, probabilmente perché all’interno inseriva momenti di dibattito, perché percepiva la nostra stanchezza e spaziava dall’una all’altra disciplina. La maggior parte del lavoro veniva svolto in classe facilitando lo svolgimento dei compiti a casa. Posso affermare di ricordare i suoi insegnamenti ancora oggi. Mi auguro,in futuro, di trasmettere ai miei alunni tutto il mio sapere e di poterlo fare come lo faceva lei! Paola Capocchiano

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  31. Tra le tante persone che hanno illuminato il mio percorso di crescita formativo-personale, mi piace ricordare con sincero affetto nonché profonda stima la mia insegnante delle elementari di italiano che successivamente divenne anche coordinatrice di classe Maria Teresa Della Porta, la quale presta tutt’ora servizio nella scuola del mio paese. L’impatto è stato dai primi giorni positivo, ma allo stesso tempo ha rimarcato giustamente il tipo di rapporto tra docente e discente che non è un legame amicale. Si presentava e si presenta tutt’oggi, come una signora d’altri tempi, ordinata, gentile ed educata non solo nei modi ma anche nel suo essere; una donna che esercita il suo lavoro con passione, ”fede” un pizzico di “orgoglio” e molta gioia. Lei è una donna molto precisa, così precisa da volere tutte noi bambine con i capelli raccolti in modo che non potessero darci fastidio e le unghie rigorosamente senza smalto.. perchè l’importante è essere (in un certo senso) puliti e ordinati, senza coltivare già in tenera età la “smania” di essere piccole donnine d’altronde a scuola ci si va per apprendere e perché ciò avvenga devono esserci le condizioni necessarie; che non significa solo avere un’aula tinteggiata, con banchi , sedie e materiali.. ma è anche lo stesso alunno che deve dare il suo contributo per quanto gli è possibile nel suo piccolo. La precisione, l’ordine, la diligenza, la costanza, la tenacia e la determinazione sono sicuramente suoi tratti caratteristici. Ricordo vivamente le pagine e pagine piene di lettere dell’alfabeto scritte in : stampatello maiuscolo, stampatello minuscolo, corsivo maiuscolo e corsivo minuscolo. E’ quel “tipo” di maestra severa non solo verso i suoi alunni ma anche verso se stessa; lei ci donava il massimo del suo sapere e pretendeva da noi il massimo o tanto meno che ci impegnassimo giorno per giorno in questo cammino condiviso assieme non solo nelle gioie ma anche e soprattutto nei momenti di sconforto, fatica e “oppressione”. La cosa che mi ha sempre colpito di questa meravigliosa donna è la sua empatia, con il suo sguardo attento riusciva a scrutare ognuno di noi, intuendo i nostri stati d’animo. Una sua peculiarità era che indossava sempre e solo rigorosamente gonne, anche se fuori si gelava. Ma un bel giorno andammo in gita a Pompei ed Ercolano, frequentavo la terza elementare.. e con grande sorpresa vedemmo la nostra maestra indossare per la prima volta un completo di jeans, giacca e pantaloni. Per noi fu una rivoluzione, anche per i nostri genitori tanto che partì un applauso. Questo avvenimento potrebbe sembrare insignificante del resto era solo un jeans, e invece no, lei aveva deciso di fare questa svolta insieme a noi, o almeno noi lo interpretammo così e ci sentimmo importanti per lei.

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    1. Una delle nostre attività preferite era “il giro di tavolo”; quando sperimentammo questa nuova modalità grazie alla quale poter condividere problemi, incomprensioni ma anche la gratitudine.. fu bello vedere la maestra prendere una sedia rotta e piccola come le nostre e mettersi in cerchio con noi. Questa attività era utilizzata soprattutto per risolvere piccoli disagi e problemi non solo tra noi scolari ma anche con le altre maestre; fu così che imparammo ad ascoltare e ad essere ascoltati ma soprattutto ad immedesimarci e a condividere le svariate cose con tutto il gruppo classe. Apprezzammo così tanto questa nuova modalità che spesse volte fummo noi stessi alunni a richiedere “il giro di tavolo” grazie al quale molte volte riuscimmo a riappacificare gli animi di alcuni nostri compagni che avevano litigato e non si parlavano più. Un’altra notevole dote che ho nominato poc’anzi era quella della determinazione; nella nostra classe c’era un mio compagno che come dire, era più sfortunato di noi tutti.. aveva una situazione familiare particolare che influiva in un certo senso anche sulla sua vita scolastica. Questo ragazzo era quello che classificheremmo classicamente come il “bulletto” della classe, ma in realtà era un bambino dall’animo buono bisognoso solo di attenzioni e tanto affetto. Spesse volte a causa dello stigma e del pregiudizio veniva incolpato ingiustamente per la sbagliata “maschera” attribuitagli. Lei però non mollava mai, faceva di tutto per coinvolgerlo per seguirlo, faceva molto di più di quello che farebbe un buon maestro tradizionale; ciò rimarca ulteriormente la sua grande professionalità, lei era ed è orgogliosa di essere insegnante. Giorni fa la rincontrai e la salutai con il doveroso “Ciao Maestra!” , sentendomi come sempre la piccola bimbina delle elementari.. chiacchierammo e le dissi la mia scelta e lei fu fiera di dirmi che : “ Insegnare è il mestiere più bello… anche se siamo pagati poco resta il mestiere più bello, pieno di soddisfazioni ma anche difficoltà”. Ricordo perfettamente la sua gioia e la mia, i suoi occhi brillavano e forse è questo il segreto. Ho sempre nutrito ammirazione nei suoi confronti e mi piacerebbe essere un po’ come lei, la mia grande maestra che ha lavorato e lavora con passione, impegno, zelo, dedizione, sacrificio, grinta, curiosità e gioia. Solo una volta le facemmo perdere le “staffe” ma immediatamente si scusò con noi. Siamo umani e mantenere l’empatia è fondamentale nel rapporto insegnante-alunno. Certo il giusto distacco deve esserci, come anche il rispetto; ma un minimo di empatia è necessaria altrimenti si educano macchine e penso che in molti ne hanno abbastanza di questo bombardamento tecnologico.

      Alessandra Iurescia

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  32. PARTE 1
    L’insegnante che ricorderò sempre con un sorriso e con un’immensa ammirazione è sicuramente la professoressa Elena Mele (conosciuta da tutti come “Frau Mele”), colei che mi ha avvicinato per la prima volta alla lingua e alla cultura tedesca, accompagnandomi lungo l’intero percorso del liceo.
    Nata e cresciuta in Svizzera, con un carattere molte forte e deciso, è riuscita fin dal primo giorno di scuola a guadagnarsi il nostro rispetto. La sua personalità e il suo metodo di insegnare sono sempre stati molto particolari. Le lezioni dei primi due anni erano per noi delle ore “temute”, dove era necessario aver studiato e avere sempre tutto in “ordine”: quaderno dei vocaboli, quaderno degli esercizi, quaderno di grammatica, quaderno di letteratura e fogli dei nomi, aggettivi, verbi…! Durante i compiti in classe doveva regnare il silenzio, altrimenti guai per chi suggeriva (ancora ricordo il voto in meno per aver risposto ad una mia compagna!). In alcuni momenti poteva sembrare Hitler in persona, eppure in altri sapeva essere l’insegnante più divertente e stravagante che io abbia mai conosciuto! Nelle sue ore non mancavano momenti di spensieratezza con canzoncine, poesie, filastrocche in tedesco… e poi non posso non ricordare i tanti dolci mangiati durante le sue lezioni! Come dimenticare il calendario con i mesi dell’anno in tedesco affisso sulla porta della classe, dove ognuno segnava la data del proprio compleanno per poi condividere biscotti, torte o qualsiasi cosa volesse con gli altri. Ovviamente non si trattava di perdite di tempo, ogni scusa era buona per farci socializzare tra di noi, ma sempre ripetendo regole grammaticali o parlando in tedesco! A volte era lei stessa a darci delle ricette tedesche da tradurre. Perfino in gita era capace di inventarsi giochi a catena sul pullman per tenerci sempre “allenati”!

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  33. PARTE 2
    Con il passare degli anni, si può dire che la situazione è cambiata gradatamente e dalla professoressa più “temuta” è diventata anche la più amata. Ormai avevamo appreso benissimo la grammatica e potevamo immergerci nel meraviglioso mondo della letteratura! Le opere e la vita degli autori erano soltanto un punto da cui partire per poi perdersi in altre mille tematiche: in un’ora di lezione avrebbe voluto regalarci tutta la sua sconfinata cultura e soprattutto la passione per la disciplina che insegnava. Quello che di sicuro mi è arrivato è l’amore che metteva nel suo lavoro. Per lei non si trattava di una costrizione, di una fatica, per lei il suo lavoro era una vera e propria “missione”: insegnare la lingua tedesca, la cultura tedesca, ma soprattutto quello a cui teneva di più, come ci ha sempre ripetuto, era darci un METODO. Spesso non ci assegnava dei compiti da portare per il giorno dopo, ma voleva che fossimo noi a gestirci il tempo, che fossimo consapevoli e soprattutto AUTONOMI, la parola che ho sentito pronunciare di più in assoluto. La sua preoccupazione era che tutti riuscissero a raggiungere un buon livello, perfino un mio compagno di classe che aveva evidenti problemi nell’apprendimento. Non l’ha mai trattato diversamente, ha scelto per lui attività diverse, ma, come faceva con tutti, pretendendo sempre il massimo. Con il passare del tempo mi sono resa conto che quella “corazza da dura” che spesso indossava, soprattutto i primi anni, era stata indispensabile per un insegnamento e, di conseguenza, un apprendimento efficace. Nonostante questa sua apparenza, dunque, è stata sempre più evidente la passione per quello che faceva e l’affetto che provava nei nostri confronti. Lei è quella di cui aver paura se non hai studiato, ma anche quella con cui ridere e scherzare, quella che ci tiene a festeggiare le occasioni importanti con gli alunni, ad andare tutti insieme a vedere fuori l’eclissi solare per poi scattare una foto buffa da appendere in classe, quella che pretende che d’estate le mandi una cartolina (rigorosamente scritta in un tedesco perfetto), quella che alla fine si schiera sempre dalla parte dell’alunno, quella che durante il pranzo di classe dell’ultimo anno, a pochi giorni dell’esame di maturità, regala a tutti un libro di un autore tedesco, con una dedica personalizzata, come per dire “ognuno di voi è unico, irripetibile, non vi dimenticherò, ma non fatelo nemmeno voi”…e molto altro ancora! Posso dire che oltre ad essere stata un’ottima insegnante, è stata una “maestra di vita”, a cui devo, oltre a quello che ho imparato, molti dei miei ricordi più belli del liceo e della mia vita. Grazie a lei ho capito che anch’io un giorno vorrei essere una guida per i “miei” bambini, vorrei innanzitutto dare loro un metodo di studio e renderli indipendenti. Vorrei guadagnarmi la loro stima e il loro rispetto con la giusta autorevolezza, ma allo stesso tempo vorrei cercare di rendere le lezioni piacevoli, interessanti e alternative, ovviamente adattando tutto al contesto e all’età degli alunni che avrò di fronte.
    Martina Abbondandolo

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  34. Personalmente ritengo che siano tanti gli insegnanti che in un modo o nell’altro hanno condizionato e influenzato la mia visione della scuola e dell’insegnamento. Di una cosa sono più che sicuro: che un insegnante debba necessariamente saper trasmettere a coloro a cui insegna la passione e la curiosità verso la propria materia. Troppi ne ho visti stanchi del loro ruolo e stanchi di ripetere “le stesse cose”, che stanno in classe perché devono starci e spesso, con elevata percentuale, neanche sufficientemente preparati nella loro materia e all’insegnamento. Sono questa tipologia di docenti che fa venire la riluttanza verso lo studio.
    Per questo tema, voglio parlare del mio professore di religione delle superiori, anche se molti dei docenti degli insegnamenti “classici”, e anche molti alunni, considerano l’ambito quasi un non-insegnamento dato che è sprovvisto di una valutazione finale che fa media e quindi quasi ignorato.
    Voglio parlare di lui perché ha saputo coinvolgere tutti, anche i più reticenti; perché sempre pronto ad ascoltare, ancor prima di parlare. Mi ha affascinato il suo esempio di umiltà, nonostante la sua vastissima preparazione, che però veniva fuori dalla capacità di passare da un argomento all’altro all’improvviso prendendo spunto magari solo da una provocazione; di saper sempre trovare un modo più semplice per spiegare qualcosa che altri professori (super-specializzati nelle loro materie) non avrebbero saputo fare. E’ stata esemplare per me la sua voglia di collaborare con altri professori per magari aiutarli ad affrontare tematiche ed argomenti in maniera diversa, ma senza arroganza, anzi aspettando che fossero gli altri a voler il suo aiuto, pur sottolineando sempre la sua disponibilità. Eccezionale anche il suo sapersi relazionare tanto col singolo tanto con la classe, non facendo sentire escluso nessuno.
    A me spesso dispiaceva quando lui provava ad affrontare degli argomenti e la classe non lo ascoltava nemmeno intenta magari a preparare un compito o un’interrogazione per l’ora successiva, ma sono sicuro che se ci fosse stata la valutazione finale tutti sarebbero stati più attenti e non sarebbe stato affatto facile prendere buoni voti, perché quando ti vengono date buone conoscenze è giusto richiedere agli alunni uno sforzo maggiore per spronarli ad andare oltre anche a ciò che si dice in classe e cercare di dare indietro sempre più di quanto si è ricevuto!

    Gabriele Pio Picciano

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  36. Salve professore, le premetto che, nonostante non sia una frequentante assidua ( ho partecipato, per motivi di lavoro, solo ad alcune delle sue lezioni), mi è parsa interessantissima l'idea del blog e, me lo conceda, vorrei raccontare anch'io la mia esperienza, in modo da condividere con tutti voi il mio pensiero. Avrei tanto voluto parlare della mia maestra che ho sempre considerato le "fondamenta" del mio sapere, ma sono "anziana"rispetto alla maggior parte dei miei colleghi e, ahimè, non ho la lucidità giusta per ricordare ogni particolare e, ahimè di nuovo, mi piace essere puntuale e precisa nella maggior parte delle mie cose. Motivo per cui, parlerò a tutti voi della mia insegnante di italiano del liceo, una persona squisita che ha contribuito a rendermi quella che sono. Quando si parla di istruzione, si pensa subito ad una trasmissione di conoscenze e saperi sulla base di un testo di riferimento; la mia prof. è stata la prima ad insegnarmi che la letteratura italiana, nel caso specifico, può essere appresa anche, semplicemente, parlandone e discutendone. Lei arrivava, salutava e, subito dopo, cominciava a raccontarci, con passione ed entusiasmo, degli autori che hanno fatto la nostra storia. Voleva interagissimo continuamente, stimolava le nostre domande, camminava tra i banchi, sedeva in un posto libero, sviscerava l'autore, insieme analizzavamo ogni suo aspetto e, alla fine della lezione, avevamo imparato tutti, ma proprio tutti, qualcosa in più sulla letteratura italiana. Non dava mai i numeri delle pagine da studiare, ognuno, a casa, era libero di gestire autonomamente il proprio lavoro. Poteva, se voleva, usare il testo, altrimenti leggere gli appunti, fare ricerche o, semplicemente, ricordare. Anche le sue interrogazioni erano semplici confronti, chiacchierate dove l'alunno aveva il compito di spiegare cosa lo aveva colpito o cosa, al contrario, non gli era piaciuto dell'autore trattato e l'insegnante, a sua volta, quello di ascoltarlo e guidarlo verso una buona discussione. E' stata lei ad insegnarmi che bisogna parlare e leggere piano, scandire le parole e gestire l'emotività. E' stata sempre lei ad insegnarmi ad esporre le mie idee senza timore alcuno e confrontarmi con un'opinione diversa dalla mia, a considerare la scuola come luogo di educazione e formazione personale, ad arricchire il mio bagaglio culturale e ad aiutarmi a migliorare la mia "socialità". A lei devo tanto, forse più di quello che credo. Oggi che insegno anch'io, uso il suo stesso metodo e, ogni volta che esco dall'aula, so di aver aiutato i "miei" ragazzi ad avere non solo qualche conoscenza in più su Dante, Petrarca e Boccaccio, ma, soprattutto, di aver dato loro la possibilità di gestirsi da soli, diventare via via autonomi e, di conseguenza, crescere.
    Felicia Masciulli

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  37. Tra i tanti insegnanti che ho visto seduti dietro una cattedra, è davvero difficile pensare a qualcuno che ha avuto una forte influenza su di me, in quanto ognuno di loro, in modo diverso, mi ha insegnato qualcosa, alcuni in ambito esclusivamente scolastico, altri anche in quello umano. Ma comunque dovendo ricordare un'insegnante che ha avuto un impatto totalmente positivo nella mia crescita mi fa tornare indietro a quando frequentavo le scuole elementari.
    Come si sa, il passaggio dalla scuola dell'infanzia a quella primaria, segna uno dei primi momenti di crescita importanti: ambiente nuovo, nuovi amici, nuovi insegnanti e nuove materie di studio.
    L'insegnante di cui vorrei parlare è la mia maestra di matematica e scienze che sapeva creare in aula un'atmosfera serena e ordinata dandoci sempre stimoli e sollecitazioni positive.
    Il suo metodo d'insegnamento era particolare: si partiva sempre da qualcosa di concreto , di reale, per spiegare qualsiasi cosa.
    Ricordo che un un giorno, entrò in classe con delle tavolette di cioccolato, ci fece andare tutti intorno alla cattedra e cominciò a dividerle in tanti pezzettini. Così... iniziò la spiegazione della divisione, che tutti capimmo subito.
    All'inizio non sapevamo a cosa ci avrebbe detto e forse nessuno di noi in quel momento pensava che fosse già iniziata la lezione. Io, infatti, ricordo ancora i nostri sguardi fissi su quelle tavolette così come ricordo anche che dopo aver finito di mangiare ascoltammo la sua spiegazione in modo piacevole.
    E' sempre stata capace di incuriosirci, la sua lezione non è mai stata una semplice trasmissione di nozioni, di saperi, ma ha sempre cercato di insegnarci attraverso situazioni concrete.
    Con il passare degli anni ho notato che questo suo metodo di insegnamento per nulla teorico , ma pratico e a noi congeniale è stato per me anche la base per la comprensione e l'approfondimento di tanti altri argomenti negli anni successivi. Quindi è importante che la maestra metta gli alunni a contatto con le cose, in maniera problematica in modo da costringerli a trovare rimedi con il proprio impegno personale e non con soluzioni già preconfezionate.
    Antonia Rita Montepeloso

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  38. Quando il professor Bruni ci ha assegnato il compito di raccontare di un insegnante che ha segnato la nostra crescita, nella mia mente è subito riaffiorato il nitido ricordo della mia professoressa di latino, la professoressa Morgese. Ricordo il giorno in cui entrò per la prima volta in classe , era il primo giorno della terza superiore e volle subito testare il nostro livello di latino.Non ci volle molto per renderci conto della severità di quell'insegnante.Nel giro di un quadrimestre avevano colmato tutte le lacune grammaticali che ci trascinavamo dagli anni precedenti, anche se con molta fatica. Solo allora, dopo aver recuperato le basi ,iniziammo a studiare la letteratura latina ed è lì che mi innamorai completamente del suo modo di spiegare e di come riusciva a rendere interessanti e coinvolgenti anche argomenti apparentemente noiosi e difficili. Alternava lezioni frontali a lezioni in cui si avvaleva di supporti tecnologici per farci fare esercizi guidati e commentati a altre lezioni in cui,partendo da un autore o da una versione si estrapolavano temi di attualità e si facevano lunghi dibattiti.
    Non ci ha solo trasmesso nozioni basilari di latino,ma ci ha anche insegnato ad esporre le nostre idee e a rispettare quelle altrui.
    L'anno successivo, la quarta superiore, per noi del liceo linguistico era l'anno dello scambio culturale. La professoressa di tedesco organizzò nei minimi dettagli il progetto con una scuola di Traunstein,un paesino che si trova tra Monaco e Salisburgo. C'era, però, un
    problema : serviva un altro insegnante accompagnatore.La professoressa Morgese si offrì volontaria per accompagnarci in quell'avventura. Non sapeva nemmeno una parola di tedesco, poche di inglese, eppure si mise in gioco assieme a noi, prendeva appunti cercava di esprimersi con le poche parole apprese e seguiva con interesse tutte le attività proposte dalle insegnanti tedesche. Per me fu un grande insegnamento morale che spero di non dimenticare mai nella vita: non si deve mai smettere di essere curiosi poichè non si smette mai di imparare.
    L'insegnante che vorrei diventare è un'insegnante a 360 ° capace di invogliare i miei alunni ad imparare cose nuove e di alimentare la loro voglia di sapere giorno dopo giorno, oltre che a trasmettere nozioni puramente scolastiche.
    Silvia Cotugno

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  39. L'insegnante che più di tutti ha suscitato in me grande stima e ammirazione è stata la mia professoressa di storia e filosofia del liceo. Tuttavia, tale sentimento è nato in me durante l'ultimo anno. Infatti, inizialmente non preferivo il suo metodo di insegnamento, spiegava poco i concetti ed assegnava davvero moltissimo lavoro a casa, era severa, nulla sfuggiva al suo sguardo e per quanto mi impegnassi, non mi sentivo mai soddisfatta del risultato ottenuto. Quante volte l'abbiamo ostacolata nel suo lavoro e quante volte, durante le assemblee di classe, abbiamo proposto di fare qualcosa affinchè cambiasse metodo! Ebbene, l'ultimo anno, ma soprattutto una volta terminato il liceo, ho finalmente capito che fantastica insegnante fosse, quanto amasse il suo lavoro, quanto volesse renderci indipendenti e capaci di saper gestire i nostri impegni, quanto volesse far nascere in noi un pensiero critico, ripetendoci di continuo: ''Quando studiate un argomento documentatevi anche altrove, non studiate solo il libro! Buttate questi paraocchi!''. Durante le interrogazioni era solita domandarci le nostre riflessioni sull'argomento trattato, ci faceva partecipare a moltissimi progetti. Probabilmente in futuro non vorrei essere esattamente come lei, continuo a contestarle alcune cose, tuttavia come lei vorrei essere sicura di me e innamorata del mestiere dell' insegnamento.
    Federica Notte

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  40. Il ruolo dell’insegnante è molto difficile . Egli è colui che deve stimolare lo sviluppo cognitivo dell’alunno , l’incontro con il mondo e l’acquisizione di competenze e capacità. Il docente è la guida per il fanciullo verso la giusta via .Il compito del docente infatti va oltre la semplice lezione improntata sui programmi ,il suo compito è anche quello di mettere ordine alle conoscenze e alle esperienze che l’alunno fa sotto l’influenza dell’ambiente circostante. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato tanti insegnanti , ma solo la mia professoressa di lettere della scuola media superiore è riuscita a trasmettermi non solo l'amore per la propria materia ma anche per la vita. Era una donna molto rigida e credeva in tutto quello che faceva. Lei era in grado di spiegare pagine e pagine senza mai fermarsi ma il bello era che nelle sue spiegazioni non parlava soltanto della sua materia ma coinvolgeva anche tutte le altre facendoci cosi capire che tutte le materie sono importanti e collegate tra di loro. Le nostre mani tremavano quando sapevamo del suo arrivo , ma abbiamo scoperto tardi che magnifica professoressa che era. Ricordo un episodio in cui io e un mio amico non avevamo studiato la lezione assegnata il giorno precedente e la professoressa si arrabbiò talmente tanto da chiamare i nostri genitori. Da quel momento mi sentii inutile e capii quanto fosse importante per i miei professori che gli alunni apprendessero dai loro insegnamenti . Da quel giorno non mi feci più trovare impreparata , anzi , non vedevo l’ora di dimostrare ai miei professori quanto sapevo. In tutte le sue lezioni lei riusciva a coinvolgere tutta la classe , anche con dei semplici giochetti. Con lei non abbiamo imparato solamente le sue lezioni di italiano ma anche quelle di vita. Lei è stata in grado di farmi capire che la scuola e la vita non sono due realtà completamente separate,ma che esiste tra loro una certa osmosi . Sosteneva che la scuola è un luogo che ci prepara alla vita futura,a sviluppare la nostra personalità e i nostri talenti. La mia professoressa era convinta che nella scuola si può e si deve portare la vita e che,nella vita là fuori,la scuola serve davvero. Lei per me è la guida per la mia futura professione perché grazie al suo insegnamento non ho più smesso di amare la sua materia e anche io , un giorno , voglio essere speciale per qualcuno come lei lo è stata per me. Francesca Martino

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  41. Un bravo insegnante non è solo quello che sa spiegare, che sa finire i programmi, che sa far apprendere al meglio i ragazzi. Non voglio parlarvi di un insegnante così, perché ne ho avuti tanti che sicuramente potrebbero essere considerati dei modelli. Voglio parlarvi, invece, di un modello diverso, rappresentato dalla mia professoressa di religione delle superiori, la professoressa Severino. Perché si differenzia dagli altri professori? Perché ha insegnato a tutti i suoi studenti a vivere con il sorriso, a essere felici. Aveva mille problemi, aveva un tumore che lentamente la stava consumando. Ha combattuto per quattro anni, giorno dopo giorno era sempre più debole, sempre più magra. Moriva davanti ai nostri occhi, e non c’era nulla da fare. Aveva perso una sorella da poco, stava facendo la chemio, spesso aveva la faccia gonfia come un pallone. Sembrava che il destino fosse contro di lei dato che in aggiunta a questo ogni tanto si aggiungevano nuovi problemi (mal di testa frequenti, nuovi attacchi dal tumore che ad esempio le facevano gonfiare il braccio). Lei invece adorava la vita. Continuava a venire a scuola se non era impegnata con le visite, continuava a farci sedere tutti intorno a lei, continuava a fare lezione come sempre, scegliendo ogni giorno di cosa parlare insieme a noi. Non era la classica lezione di religione: lei entrava con giornali, opuscoli, e dopo averci fatto sedere attorno a lei sceglievamo un argomento attuale o meno e ne parlavamo tutti insieme, spesso vedendo anche dei film a riguardo. Cercava il parere di tutti, ci insegnava a riflettere con la nostra testa. Anche io voglio insegnare allo stesso modo, voglio cercare questo dialogo, voglio cercare di seguire non solo il programma ma voglio anche parlare di argomenti al di fuori che i ragazzi hanno a cuore. Severino ripeteva ogni singolo giorno di essere felici, di non farci abbattere dalle difficoltà perché la vita è un dono meraviglioso. È per questo che la ritengo un modello positivo, un modello che cercherò di imitare. Non voglio che i miei futuri studenti imparino solo delle nozioni, voglio che capiscano che qualunque difficoltà incontreranno nel loro cammino potranno affrontarla con il sorriso, voglio che capiscano che per ogni problema c’è una soluzione. Severino ci diceva che eravamo noi studenti la sua medicina, perché insegnare le piaceva più di ogni altra cosa e quando lo faceva dimenticava la sua malattia. Quando doveva rimanere in ospedale e tornava dopo tempo ci diceva che le eravamo mancati e che non vedeva l’ora di ritornare ad insegnare. Questa passione per l’insegnamento dovrebbero averla tutti gli insegnanti ed è quella che spero di avere anche io. È morta lasciando in tutti un ricordo positivo e nessuno potrà mai dimenticarsi di lei.
    Maria Del Grosso

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  42. Nella mia vita scolastica ho avuto tanti professori ma l'unico che mi ha segnato è stato il professor Martino, professore di italiano e latino alle scuole superiori. Il primo giorno ero molto spaventata e incredula del suo modo di fare infatti ogni mattina lui entrava in aula dicendo: "Discipuli et discipule avete!" e noi ricambiavamo il saluto latino recitando cosi: "Ave clare magister noster" e lui continuava dicendo: "Tacete, sedete, giù". Solo dopo questo saluto potevamo iniziare la lezione. Questo era un rito giornaliero, si ripeteva ogni qual volta lui entrasse e uscisse dalla classe. Tutti gli altri professori e alunni rimanevano sbalorditi e ci prendevano in giro. Certo, è un modo buffo di augurarsi il buongiorno però lui ci teneva molto al latino e per di più ci teneva ad essere unico. Un altro esemplare aspetto del mio professore consisteva nel sanzionarci nel momento il cui, in classe, ci beccava a chattare con il telefono, quando masticavamo la chewing gum e sbagliavamo i tempi verbali. Noi in cambio della sanzione ricevuta dovevamo portare 50 centesimi o un'offerta libera. Questi soldi lui li raccoglieva in una piccola busta rossa che custodiva sempre con sé e che a fine anno andava a donare portandoci la ricevuta come prova. Il suo era un gesto carino che nessun professore penserebbe di fare nelle proprie ore di lezione. Prima ho detto che è un aspetto esemplare perché oltra a formarci come alunni ci ha formato come persone aiutando persone più bisognose.
    Il professor Martino aveva quel modo simpatico e curioso di insegnare capace di catturare l'attenzione dall'inizio alla fine. Uomo di tanta cultura in grado di rispondere ad ogni nostro stimolo e sapeva collegare più argomenti anche molto diversi tra loro. Era un insegnante ideale, colui che ti faceva andare a scuola volentieri, non costantemente terrorizzato dall' interrogazione o dal brutto voto, quello comprensivo, che intuisce se sei in difficoltà pronto ad aiutarti. Io prenderò lui come esempio nella mia futura carriera scolastica perché proprio come lui ha saputo lasciare un segno in me e in tutti i suoi allievi anch'io vorrò farlo. Per me l'insegnante ideale è colui che principalmente fa capire ai suoi alunni che la vita e la scuola non sono due realtà separate ma che tra loro esiste una certa osmosi. Che nella scuola si può portare la vita e che, nella vita là fuori, la scuola serve davvero.
    Francesca Guadagno

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  43. Durante il mio percorso di studi non sempre ho incontrato insegnanti che hanno lasciato in me ricordi positivi. Fare l’insegnante non è un lavoro “comodo” come tanti pensano, ma è qualcosa di molto più complicato. Non basta sedersi dietro una cattedra e parlare per ore, mettersi a posto con la coscienza e dire “quello che dovevo fare, l’ho fatto”, senza preoccuparsi del modo in cui lo si è fatto. Un insegnante non può e non deve pensare solo a sé stesso, altrimenti non può definirsi tale. Eppure ciò accade.
    Per fortuna ci sono sempre delle eccezioni. C’è chi ancora ama questo lavoro e lo sceglie più per vocazione che come mestiere. Durante gli anni della scuola media ho avuto la fortuna di incontrare un bravissimo insegnante, il mio insegnante di italiano, storia e geografia. Nella sua semplicità ed umiltà è riuscito a crearsi uno spazio dentro ognuno di noi. Infatti penso, anzi ne sono sicura, che tutta la mia classe lo ricorda con affetto. Non eravamo numeri per lui, non eravamo solo alunni, eravamo prima di tutto persone. Sapeva ascoltare e discutere su cosa era più giusto per noi. Puniva quando c’era bisogno di punire e ci premiava quando lo meritavamo. Le sue lezioni erano coinvolgenti, riuscivamo a capire che amava quello che faceva, e cercava di farlo amare anche a noi. Le sue spiegazioni sembravano un racconto di storie, appassionanti ed era difficile non prestare attenzione.
    Aveva molto a cuore il suo lavoro, tanto che era sempre presente a scuola più del dovuto. Che io ricordi non si è mai assentato per nessuna ragione in tre anni. Ma aveva molto a cuore anche noi. Sono passati 6 anni da allora e ancora oggi è interessato alle nostre vite, ha seguito e continua a seguire il nostro percorso di studi e vuole gioire delle nostre vittorie o dare conforto e incoraggiamento per le nostre sconfitte. Quando penso all’insegnante che vorrei essere, penso anche al suo modo di fare, equilibrato, sincero e imparziale. Vorrei che i miei alunni mi ricordassero come io ricordo lui, come qualcuno che li ha aiutati a crescere, non solo a livello scolastico ma nella vita.
    Giulia Rignanese

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  44. La prima persona che mi è tornata in mente nel momento in cui ci è stato assegnato questo compito è stata la mia professoressa di italiano del liceo. Ricordo come fosse ieri il momento in cui l'ho conosciuta. Arrivò in classe e iniziò a parlarci, senza sorridere. Aveva degli occhi marroni ipnotizzanti, era magra, alta e molto sicura di se. A guardarla sembrava una professoressa seria, cattiva. La prima impressione che ho avuto di lei è stata assolutamente negativa. Era poco simpatica con la classe, a lei interessava solamente il nostro andamento scolastico. Ma nonostante tutto aveva qualcosa che mi incuriosiva. Con il passare dei giorni capii che in realtà era una delle professoresse più preparate che abbia mai avuto. Non mi faceva assolutamente pesare la lezione e riuscivo a capire tutto ciò che lei spiegava. Inoltre credo che, grazie a lei, sono riuscita ad apprendere il metodo di studio più giusto. Improvvisamente le cose che studiavo riuscivo a ricordarle anche dopo l'interrogazione, alcune le ricordo ancora adesso. Pian piano lei riuscì a percepire l'interesse della classe nei confronti della sua materia. E all'improvviso si rese più disponibile con noi e anche i nostri voti migliorarono. Non era la solita professoressa che si limita ad alimentare la competizione fra gli alunni a chi prende i voti migliori, ma ci aiutava a tirar fuori la nostra personalità, le nostre inclinazioni. Era aperta al dialogo e le piaceva ascoltare le storie che le raccontavamo. Ci spiegava sempre che, secondo lei, la scuola non deve essere un luogo dove si va solamente per raggiungere buoni voti e poi dimenticare tutto ciò che si è imparato, ma deve aiutarci a crescere, a prepararci per la nostra vita futura. Lei è stata una guida fondamentale per me, le devo molto. Mi ha fatto capire che con costanza e serietà si possono raggiungere degli obiettivi, che in tutte le cose bisogna metterci impegno (anche quelle che ci piacciono di meno). Se potessi scegliere di assomigliare a qualcuno nella mia carriera di insegnante, vorrei assomigliare a lei senza alcun dubbio. Melania Giuliano

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  45. Premetto che sono una neo diplomata e il mio percorso da studentessa è stato , fino alle scuole medie, sereno e soddisfacente. Mi sono poi iscritta al liceo scientifico principalmente perché invogliata dagli insegnanti della scuola dell'obbligo ma , arrivata in terzo, in seguito a numerose incomprensioni con gli insegnanti che mi hanno profondamente segnato, ho deciso di cambiare scuola e di iscrivermi al liceo pedagogico, iniziando così un nuovo percorso scolastico . Durante l'esame integrativo, di fronte ad una commissione formata da numerosi insegnanti, c'era una professoressa che mi sorrideva e ascoltava volentieri il mio colloquio dimostrandomi così di aver capito il disagio che avevo vissuto. Mi apprezzò tantissimo e mi disse di essere la mia nuova professoressa di letteratura italiana. Fin dal primo giorno mi sono trovata benissimo, non solo con le nuove compagne ma anche con i miei nuovi insegnanti e, soprattutto con questa professoressa che è riuscita a trasmettermi la voglia di studiare che avevo perduto. E' riuscita a capirmi fin da subito, a farmi recuperare la fiducia in me stessa e nelle mie capacità che ormai era svanita e , nonostante non me ne accorgessi, mi ha valorizzato. Ci ha insegnato ad essere indipendenti, a non arrenderci davanti alle difficoltà ed è riuscita in primo luogo a farci capire l'importanza dello studio e di imparare ogni giorno sempre di più. Una professoressa preparatissima, sempre sorridente, disponibile al dialogo, affezionatissima ai suoi ragazzi ma anche esigente perché pretende che tutti raggiungano degli ottimi risultati. E' proprio lei l'insegnate che non dimenticherò mai, un'insegnante che non si limita solo a ripetere l'argomento del giorno ma che riesce a spiegare ogni sfaccettatura di ciò che espone , che fa sì che il primo momento di studio avvenga in aula coinvolgendo i suoi alunni , spronandoli al ragionamento durante le lezioni. Se è vero che "non tutti i mali vengono per nuocere" sono felice perchè, nel mio caso, cambiare scuola mi ha dato l'opportunità di poter conoscere l'insegnate che vorrei essere io "da grande".
    Elvira Califano. 

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  46. Nel nostro lungo percorso scolastico veniamo a contatto con molti insegnanti e con i loro vari modi di insegnare e trascendere le loro conoscenze, ma alcuni di questi ci colpiscono talmente tanto da diventare un modello che ci potrà accompagnare anche tutta la vita. Ci sono quegli insegnanti che non solo ti trasmettono le conoscenze della loro disciplina ma che ti fanno crescere anche psicologicamente e cercano di inserirti nella società, come è capitato a me con la maestra delle elementari. La maestra Primetta. Non era solo un insegnante era, appunto, un modello, sapeva far coincidere L insegnamento dell'italiano con insegnamenti di vita quotidiana, sapeva appassionarci ed invogliarci, è riuscita a far uscire il meglio di noi in ogni ambito. In particolare ha fatto nascere in me la "passione" per l'insegnamento e per i bambini. Per lei fare L insegnante non era un semplice lavoro, era appunto una passione, gioiva nel vedere nei alunni felici e attenti quando spiegava. Alternava momenti di gioco a momenti di lezione in modo da non farci stancare.
    L ultima volta che l'ho incontrata mi disse che questa sarebbe stata la mia strada e che sono una sua grande soddisfazione perché sono il suo scopo riuscito. Per me non è stata solo un modello in ambito scolastico ma anche nella vita e mi accompagna tutt'ora, se ho deciso di intraprendere questa strada e anche grazie a lei e non smetterò mai di ringraziarla per tutto ciò che mi ha dato. Un giorno vorrei proprio diventare come lei e magari poter riuscire anche io nel mio scopo. Era un insegnante che sapeva farsi rispettare e che allo stesso tempo riusciva a trasmetterti sicurezza, è sempre riuscita a dividere tutti i momenti per farci apprendere al massimo e per farci uscire ogni giorno dalla classe con un qualcosa in più. Riuscire ad avere un insegnante così a quella età secondo me è fondamentale perché riesce a darti le basi per affrontare la vita e gli studi futuri.
    Erica Emanuela Micco

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  47. Appena il professore Bruni ci ha dato questo compito da svolgere, mi è bastato chiudere gli occhi per vedere apparire nella mia mente la mia professoressa di storia dell'arte al liceo. Ho deciso di parlare di lei semplicemente perché ho sempre apprezzato il suo metodo di insegnamento e la sua capacità di coinvolgere la classe. Inoltre mi ha sempre colpito in lei la dedizione e l'amore verso l'arte e l'insegnamento, e si è sempre battuta quando la sua materia veniva screditata e considerata quasi inifluente dagli altri insegnanti, in particolar modo con l'insegnante di matematica. La mia professoressa aveva un medoto particolare di insegnamento cioè calava l'arte di ogni periodo storico nell'attualita' cercando di creare collegamenti perfino nello sport, inutile dire che ciò mi facesse impazzire. Quando spiegava sembrava essere cosi vicina a noi la distanza tra insegnante ed alunno si assottigliava , ma appena bisognava verificare le conoscenze acquisite si trasformava diventando molto esigente e quasi scontrosa. Questo suo cambio repentino di atteggiamento mi ha sempre incuriosito. Concludo questa breve descrizione con una sua frase che mi ha colpito "Se un'insegnante pretende 10 da uno studente, deve dare almeno 100." Ianniello Michele Mike

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  48. Nel mio percorso scolastico posso dire di aver conosciuto molti insegnati, ma non molti di essi hanno lasciato in me un ricordo positivo. Per questo, quando il Professor Bruni ci ha invitato a scrivere dell’insegnate che per noi ha rappresentato un modello positivo non ho avuto subito una risposta, ma ho dovuto scavare nei ricordi .
    Perché scegliere un insegnante rispetto ad un altro? Solo per simpatia? Non credo che sia giusto. Io credo che un buon insegnate non sia quello “simpatico” a tutti , quello che ti spiana la strada e rende tutto semplice, per quanto riguarda questo discorso io credo che debba esserci un equilibrio. Ho scelto di palare della mia insegnante di italiano delle scuole elementari in quanto lei apparentemente può sembrare una persona rigida e severa , all’epoca questa è stata la prima impressione che ho avuto di lei, ma con il tempo ho compreso che dietro quella solida corazza in realtà si nascondeva una persona dal cuore grande sempre pronta ad ascoltarti. Solo adesso mi rendo conto di quanto sia stata fondamentale per la mia crescita. Adoravo il momento in qui entrava in classe e decideva di affrontare i problemi di attualità. Per lei non esisteva il discorso “sei un bambino non puoi capire “. Ci ha aiutato da subito a stimolare un pensiero critico , rivolgendosi sempre a tutti (dal più bravo al meno bravo). È stata capace di metterci a contatto con il mondo che è al di fuori della scuola per farci affrontare quelle esperienze che non sono solo didattiche ma anche di vita. Le esperienze che ti fanno crescere.
    Francesca Notte

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  49. Durante questi anni, vissuti tra i banchi di scuola, ho incontrato una molteplicità di insegnanti ,alcuni solo di passaggio, altri che mi hanno accompagnato per una buona parte del mio percorso di studi. Ognuno di loro mi ha dato qualcosa da inserire nel mio bagaglio culturale, ma solo alcuni hanno davvero contribuito ad accrescere il “bagaglio della vita”, facendomi diventare la persona che oggi sono. Uno di questi insegnanti è la professoressa di Lettere che mi ha accompagnato per i tre anni della scuola secondaria di primo grado. Era una prof dolce e comprensiva, ma allo stesso tempo esigente, spiegava la sua materia con passione alternando varie attività per motivarci ad apprendere. Ricordo che ci faceva fare la gara dei verbi e chi vinceva aveva in premio cioccolatini, caramelle ed altre cose simili. Non si limitava a spiegare soltanto concetti e nozioni, la sua era una lezione che si basava sulla vita concreta, sull’esperienza, sul dialogo, dando la possibilità a tutti, anche ai più timidi, di far sentire la propria voce ed esprimere il proprio parere. Questa professoressa mi ha aiutata a coltivare l’interesse per la lettura e per la scrittura. Quasi ogni settimana ci assegnava un tema da scrivere e la traccia era sempre una sorpresa: la prof aveva scritto le tracce in vari bigliettini per un totale di un intero barattolo ed ogni settimana uno di noi ne pescava uno per l’intera classe. Non era, però, una di quelle prof “troppo buone”, anzi, non esitava nel metterci voti negativi o nel farci ramanzine, si faceva rispettare, ma dandoci sempre la possibilità di rimediare, di capire i nostri errori e migliorare. Ogni tanto mi capita di incontrarla e ci fermiamo un po’ a parlare: lei orgogliosa di me e dei miei risultati, io orgogliosa di lei e del suo insegnamento, del suo essere stata,principalmente, una “maestra di vita”.
    Di Criscio Monia

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  50. "Dovremmo scegliere sempre, nella vita, chi vogliamo realmente essere, dovremmo soffermarci un pò di pi sulle nostre scelte, in particolar modo quelle da cui dipende un p il nostro futuro".E' questo uno dei motivi per cui ho deciso di iscrivermi a questo corso di studi. Sono tanti gli insegnanti che, durante questi anni, ho incontrato sul mio cammino, ma oggi nel dover parlare di un insegnate, che ha rappresentato per me un modello positivo, non posso che parlare della mia professoressa di letteratura italiana, Anna Maria Cuoco. E' lei, senza ombra di dubbio, a rappresentare per me un modello positivo. La prima volta che entr in classe, non ebbi affatto questa impressione, lo capii solo col tempo. Era diversa da tutti gli altri docenti che fino ad allora avevo incontrato, aveva negli occhi quell' amore, che solo chi  realmente innamorato del proprio lavoro conosce. Lei era innamorata del suo lavoro e cosa ancora pi affascinante sembrava essere innamorata dei suoi alunni, per lei non eravamo solo dei numeri, non le interessava venire in classe con l' intento di spiegarci la lezioncina e poi magari interrogarci, il suo obiettivo era pi grande: arrivare ad ognuno di noi, arrivare alle nostre paure, le nostre ansie, e viverle insieme. Persino la stessa letteratura italiana, assumeva con lei una sfumatura diversa. Ogni sua lezione era un p come partire per una nuova avventura, un' avventura che oltre a spingerci verso quell' infinito cammino che  la cultura; racchiudeva sempre al suo interno, un messaggio di vita; perch prima di tutte quelle cose, lei voleva che imparassimo a vivere davvero, che sapessimo affrontare sempre col sorriso qualunque sfida la vita ci avesse riservato. E' questa l'insegnante che voglio essere, un'insegnante che sappia arrivare al cuore dei propri  bambini, che non perda mai la voglia di mettersi in gioco e che sia costantemente innamorata del proprio lavoro, perch solo cos si pu trasmettere amore. Voglio essere un'insegnante  che gli aiuti a camminare lungo il sentiero della vita e che sappia fornirgli gli opportuni strumenti per camminarci poi in piena autonomia, lasciando un segno nel loro cuore.
    Maria Carmela Giordano

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  51. Tra tutti gli insegnanti che ho avuto modo di conoscere durante il mio percorso di studi, l'insegnante che ha lasciato un pezzo di sé nel mio cuore e che ricordo con più benevolenza e ammirazione è la mia cara professoressa di matematica e scienze della scuola secondaria di primo grado. Innanzitutto vorrei precisare che lei per me non era una semplice insegnante, ma era molto di più: un esempio da seguire. Durante la sua vita lei ha sofferto molto a causa di una grande perdita, ma nonostante ciò entrava sempre in classe con il sorriso e con l'intento non soltanto di trasmettere nozioni di matematica e scienze ma soprattutto di insegnare ai suoi alunni i valori della vita. Riusciva sempre a tirarci su di morale quando qualcosa non andava nel verso giusto, motivandoci a non arrenderci dinanzi alle difficoltà. Nel momento del bisogno lei era sempre lì ad aiutarci e a sostenerci. Io l'ammiravo proprio per questo. Ad ogni lezione aveva l'incredibile capacità di attirare su di sé l'attenzione dell'intera classe , anche di chi odiava le sue discipline, confrontandosi e relazionandosi con ogni singolo alunno. Ogni parola che usciva dalla sua bocca non era pronunciata solo dal dovere di un insegnante di trasmettere delle conoscenze ai suoi alunni bensì dal piacere che lei provava nel pronunciarla. Il suo lavoro era la sua più grande passione. Lei ha influito in modo positivo sulla mia vita ed io non la dimenticherò mai. Se un giorno dovessi essere insegnante, vorrei essere proprio come lei.
    Nicoletta Del Grosso

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  52. Pensando ai diversi docenti che ho avuto nel corso della mia vita scolastica un esempio che porterò sempre con me è sicuramente quello della maestra di matematica, la carissima maestra Rosa Iaverone. Penso che se ancora oggi porto con me episodi e metodi del suo insegnamento il merito sia solo suo e della sua grande professionalità e umiltà con cui si rivolgeva a noi, sapeva renderci partecipi alla lezione nonostante fossimo una classe numerosa e devo ammettere che non tutti gli insegnanti ci riuscivano. La stessa riusciva ad essere rigorosa quando faceva lezione e allo stesso tempo buona e comprensibile quando qualcosa andava storto o semplicemente quando era il momento di divertirsi insieme. Ho nutrito e nutro tutt’oggi dell’affetto per questa maestra ed il ricordo è sempre vivo dentro di me. La stessa maestra ha insegnato a mia madre e i miei fratelli più grandi e quando ho avuto la fortuna di averla come insegnante era ormai prossima alla pensione quindi sicuramente il suo metodo d’insegnamento così esemplare è stato frutto di anni d’esperienza, ma la cosa fondamentale è che lei metteva l’amore in ogni piccolo gesto che faceva verso di noi. Ricordo ancora oggi quando un giorno si presentò in classe con un cesto pieno di dolcetti e disse che in quello stesso giorno noi saremmo riusciti ad imparare a svolgere i nostri compiti e quando si prefissava degli obiettivi era molto raro che non riuscisse a realizzarli alla fine della giornata scolastica. Un altro ricordo che mi porto dentro e che ad oggi mi fa ancora sorridere è quando la maestra Rosa disse a mia madre: “Controllando sul registro ho visto che un bambino non ha fatto neanche un’assenza, subito sono andata a vedere chi fosse, proprio Mara, non ha fatto nessun’ora di assenza in tutto l’anno”; ebbene sì, non avevo fatto neanche un’ora di assenza, quella maestra dai buffi occhiali tondeggianti e dall’animo generoso sapeva catturare sempre la mia attenzione. Il suo insegnamento non si limitava alle quattro mura di quella classe ma si estendeva alla vita di tutti i giorni e lezione dopo lezione ci ha visto crescere e maturare, ha sempre avuto un ottimo rapporto con noi alunni e questo è dimostrato dal fatto che ancora oggi, quando ci incontriamo per strada occasionalmente, mi abbraccia e ricorda i cinque anni passati insieme, mi chiede riguardo le mie scelte di vita e non appena ha saputo la mia scelta di Scienze della Formazione Primaria, mi ha detto: “Forse non sarà semplice ma se è quello che vuoi realmente basta metterci la passione e tutto andrà come deve” queste sue parole mi hanno riempito il cuore di gioia e mi hanno dato una marcia in più; ha dimostrato ancora una volta, dopo tanti anni, la persona umile e semplice che mi sono trovata davanti per cinque meravigliosi anni, la persona che porterò sempre con me e se ad oggi ho tanti bei ricordi della scuola primaria per buona parte è grazie a lei e ai suoi metodi semplici ma efficaci di trasmetterci le cose. Ho sempre pensato che sia fondamentale l’approccio che un insegnante ha con i propri alunni e per far sì che tutto vada come deve è lo stesso insegnante che deve essere in grado di creare un clima favorevole all’apprendimento dei suoi alunni e se ho ancora un rapporto con la maestra Rosa è perché è riuscita nel suo intento, è riuscita a fare uno splendido lavoro non solo a livello scolastico ma anche e soprattutto a livello umano. Probabilmente sono ancora lontana ma spero un giorno di riuscire a mettere, in quello che farò, la stessa passione che metteva la maestra Rosa nel suo metodo d’insegnamento.
    Mara Coromano.

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  53. Nella mia esperienza da studente, ho conosciuto molteplici insegnanti, alcuni molto differenti tra di loro per quanto riguarda il proprio metodo di insegnamento e le valutazioni. Premettendo che un professore non può avere tutte le qualità per essere considerato perfetto, uno mi è rimasto impresso nella mente rispetto agli altri, si tratta della professoressa di scuola media che insegnava italiano e storia, si chiamava Pia Gammino , lei era sempre puntuale, presente ed era molto preparata, dai suoi occhi e dal suo atteggiamento, si notava la voglia di trasmettere qualcosa ai propri allievi e se questi ultimi non riuscivano a trarre le conclusioni lei era sempre disponibile a ripetere anche con esempi banali. Questa professoressa aveva sempre l’obbiettivo che tutti gli allievi dovevano stare al passo, anche coloro che avevano difficoltà nel comprendere, piuttosto che trascurarli e cercare di concludere il programma in tempo. Questa professoressa credo sia stata un modello per chiunque l’ha conosciuta. Ricordo ancora le poesie che lei ci faceva imparare a memoria per poi valutarci. L’ho stimata così tanto che un giorno spero che possa diventare come lei e mi impegnerò al massimo per poter raggiungere le sue qualità: paziente, nel momento in cui i miei alunni non capissero qualcosa, indulgente, essere clemente e capire i problemi di ciascun alunno senza alterarmi, buona educatrice affinché possano crescere con sani principi, giusta, nel momento in cui dovrò valutare ciascun alunno, senza soffermarmi sulle apparenze, senza simpatie o antipatie, come facevano alcuni miei insegnanti. In conclusione mi impegnerò affinché possa insegnare a dei bambini che diventeranno futuri cittadini.
    Mariarosaria Traversi

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  54. Sembra un compito banale, quello di scrivere di un insegnante che abbia lasciato un'impronta nella nostra anima. Invece non lo è. Personalmente io sono una ragazza molto riflessiva per cui all'inizio non pensavo sarebbe stato così "faticoso" scegliere. Perché scegliere un docente anziché un altro? Non saprei. Io ho avuto numerosi insegnanti che per un motivo o un altro hanno lasciato un ricordo positivo e, allo stesso modo, numerosi docenti che hanno lasciato per un motivo e un altro un ricordo, se non negativo, inquieto (professori che ancora fanno venire la tachicardia a parlarci). Pensavo di scrivere della mia maestra di matematica delle elementari che mi fece voler bene i numeri. Ma effettivamente non mi convinceva come idea. Le voglio bene, alla mia maestra, sento, però, che non è di lei che io debba parlare. E' quasi un controsenso, ma l'insegnante che più di tutti ha lasciato in me un ricordo positivo è la mia temutissima insegnante d'italiano e storia delle medie. "Dolce... Ma solo di nome!" era una delle battute più comuni che sentivo sul pullman e nel cortile della scuola dai ragazzi delle medie, quando ancora andavo alla scuola primaria. La temevo ancor prima di conoscerla e mi ero creata un'immagine quasi mostruosa di lei. Poi iniziarono le medie. Primo giorno di scuola, prima ora con la mia nuova professoressa di italiano. Alla fine non era tanto antipatica, mi dicevo. La prima cosa che ci disse dopo essersi presentata fu, in napoletano doc, di non abituarci troppo alla nostra disposizione in aula. Non sopportava vedere i gruppetti, lei voleva che tutti noi, ogni mese, cambiassimo di posto, in modo da conoscere tutti e fare amicizia con tutti, anche con il ragazzo che meno ci stava simpatico. Fu il primo passo per costruire una classe unita, e il primo insegnamento indiretto che ci diede: non escludere nessuno e non avere pregiudizi su nessuno. Le sue lezioni erano tra le più interessanti. Nelle sue lezioni d’italiano era immancabile un suo commento. Ricordo esattamente quando ci disse che i "promessi sposi" erano un romanzo da leggere da soli, perché essendo costretti a leggerlo per il programma da seguire, non lo avremmo apprezzato davvero. Con lei tutto era collegato alla realtà fuori dalla scuola, esempi concreti quando parlavamo di civiltà, di integrazione sociale; lei metteva passione in quello che insegnava e cercava in ogni modo di aiutarci a capire quale fosse la nostra strada. A quei tempi la vedevo come una rivale quasi; ero sempre spinta a darle contro, non perché mi avesse fatto un torto ma perché lei aveva capito come prendere i suoi alunni... ogni singolo alunno in modo diverso. E io dovevo avere una "istigazione", una "provocazione". Dovevo avere una sfida... Per questo mi sono data da fare e ho raggiunto ciò che lei diceva non avrei raggiunto, uscendo da un liceo di stampo umanistico quale il liceo linguistico con un voto che a me personalmente riempie il cuore d'orgoglio. E in realtà, ora ne sono consapevole, lei non ha mai pensato realmente che non ce l'avrei fatta. La prof.ssa Dolce ha suscitato parecchio timore, ma lei è stata una delle poche che ha realmente capito come prendermi, e questo mi ha aiutato tanto, nonostante da piccola, come si vuol dire, "non la mandavo giù". Nonostante i cattivi giudizi dei miei coetanei che l'hanno conosciuta (che del resto sono sempre rimasti ancorati all'immagine stereotipata che si erano creati grazie, o per colpa dei compagni di scuola più grandi che ne parlavano male), io resto della convinzione che lei sia stata una delle professoresse più competenti e giuste che possa essermi capitata nel mio percorso scolastico in questi 13 anni. Laura Martinelli

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  55. Quando il professor Bruni ci ha assegnato il compito di raccontare di un insegnante che ha segnato la nostra crescita, nella mia mente è subito riaffiorato il nitido ricordo della mia professoressa di latino, la professoressa Morgese. Ricordo il giorno in cui entrò per la prima volta in classe , era il primo giorno della terza superiore e volle subito testare il nostro livello di latino.Non ci volle molto per renderci conto della severità di quell'insegnante.Nel giro di un quadrimestre avevamo colmato tutte le lacune grammaticali che ci trascinavamo dagli anni precedenti, anche se con molta fatica. Solo allora, dopo aver recuperato le basi ,iniziammo a studiare la letteratura latina ed è lì che mi innamorai completamente del suo modo di spiegare e di come riusciva a rendere interessanti e coinvolgenti anche argomenti apparentemente noiosi e difficili. Alternava lezioni frontali a lezioni in cui si avvaleva di supporti tecnologici per farci fare esercizi guidati e commentati a altre lezioni in cui,partendo da un autore o da una versione si estrapolavano temi di attualità e si facevano lunghi dibattiti.
    Non ci ha solo trasmesso nozioni basilari di latino,ma ci ha anche insegnato ad esporre le nostre idee e a rispettare quelle altrui.
    L'anno successivo, la quarta superiore, per noi del liceo linguistico era l'anno dello scambio culturale. La professoressa di tedesco organizzò nei minimi dettagli il progetto con una scuola di Traunstein,un paesino che si trova tra Monaco e Salisburgo. C'era, però, un
    problema : serviva un altro insegnante accompagnatore.La professoressa Morgese si offrì volontaria per accompagnarci in quell'avventura. Non sapeva nemmeno una parola di tedesco, poche di inglese, eppure si mise in gioco assieme a noi, prendeva appunti,cercava di esprimersi con le poche parole apprese e seguiva con interesse tutte le attività proposte dalle insegnanti tedesche. Per me fu un grande insegnamento morale che spero di non dimenticare mai nella vita: non si deve mai smettere di essere curiosi poichè non si smette mai di imparare.
    L'insegnante che vorrei diventare è un'insegnante a 360 ° capace di invogliare i miei alunni ad imparare cose nuove e di alimentare la loro voglia di sapere giorno dopo giorno, oltre che a trasmettergli nozioni puramente scolastiche.
    Silvia Cotugno

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  56. Nella mia vita scolastica ho conosciuto tanti professori, alcuni molto severi e attenti solo al profitto nella propria materia, altri più orientati ed aperti alla relazione con noi alunni. Un giorno, mentre frequentavo la seconda classe delle scuole medie, ci giunse la notizia che sarebbe arrivato un nuovo professore d’italiano e di storia. Eravamo curiosi e desiderosi di conoscerlo. Finalmente entrò in classe, salutandoci con un “buongiorno” e un bel sorriso che solo lui aveva, il professore Michele La torre. Mi trasmise da subito tanta sicurezza, allegria e capii che era diverso dagli altri. Dopo le presentazioni ci portò in giardino, ci sedemmo intorno a lui, e guardandoci attentamente iniziò a interagire con noi parlando della storia antica, confrontandola con la storia di oggi e con i problemi di noi adolescenti. Eravamo tutti sorpresi perché ci sembrava una cosa" fuori dal normale ". Ci disse che bisognava conoscere il passato per capire meglio il presente e , soprattutto, per imparare a vivere ; vivere era la parola che usava sempre di più, ci diceva che la vita era una cosa meravigliosa con tutti i suoi lati belli e tutti i suoi problemi,che non dovevamo mai fermarci davanti alle difficoltà e di lottare sempre per raggiungere i nostri obiettivi. Con il suo modo di parlare, così coinvolgente e pacato ma anche fermo e deciso, catturò la nostra attenzione, suscitò il nostro interesse permettendoci di intervenire, di chiedere e di avere delle risposte. Quelle due ore passarono velocemente e mi resi conto che avevo appreso tanto e in maniera diversa dal solito. Per fortuna, il mio professore Michele La torre rimase fino al termine della scuola media, costruendo con gli alunni un rapporto positivo basato sul rispetto, l’ascolto e il dialogo. E’ riuscito ad essere una persona importante per ogni alunno ed ha lasciato un vuoto incolmabile quando la morte lo ha portato via. Ora pensando a lui e scrivendo questo tema penso che sarebbe stato sicuramente molto contento della scelta che ho compiuto per il mio futuro.
    Azzarone Annarita

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  57. In tutti questi anni di studio, dalle materne, alle elementari, alle medie e poi alle superiori ho quasi sempre incontrato e conosciuto insegnati che sapevano far bene il loro lavoro, ma non lo facevano per passione, e più delle volte non erano in grado di trasmettermi nulla di nulla. Non ti trasmettevano l’amore e la passione per la matematica e ne per l’italiano e ne per la storia. Ma durante questi anni, in particolare al quinto anno di superiori ho avuto il piacere di conoscere il professor Antonio Impagnatielli che per mia gioia insegnava filosofia. Ho sempre ammirato questa materia ma negli anni scorsi non l’avevamo trattata come si deve. Ricordo ancora le nostre facce sbigottite il primo giorno che venne. Si mostrò subito molto simpatico e scherzoso. Io ricordo le sue lezioni con il sorriso sulle labbra perché davvero sapeva prenderti. Quando c’era da essere severi lo faceva ma insegnandoci sempre qualcosa. Ci incoraggiava sempre allo studio, per lui non esistevano i bravi e i meno bravi. Per lui non c’era il meno intelligente e il più intelligente. Eravamo tutti in grado di apprendere. E ciò che gli importava maggiormente non era finire il programma o che tutti fossimo sufficienti alla verifica, ma che tutti avessimo capito l’argomento e che avessimo appreso qualcosa dalla filosofia utile per la nostra vita e non per la valutazione finale. Ma la cosa che mi rende ancor più felice quando penso al prof è che vorrei un giorno poter insegnare ai bambini con la stessa dedizione e la stessa passione.
    Immacolata Tomaiuolo

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  58. Ad una prima lettura di questa traccia subito mi è tornato alla mente il volto di un grande e famoso professore di filosofia che ho avuto la fortuna di incontrare durante gli anni del liceo, pensando a come argomentare l'elaborato però non ricordavo gli episodi o le emozioni che mi ha trasmesso e riflettendoci mi sono resa conto di aver pensato a lui principalmente perchè avevo idealizzato il suo nome e la sua materia ma questa idea non rispecchiava la sua figura di insegnate. Così ho deciso di seguire un semplice mantra che però mi rendo conto sia significativo in molti aspetti della mia vita "la vera grandezza sta nelle piccole cose" ed è per questo che adesso parlerò della mia maestra di italiano Maria Teresa D'Angelo.
    La mia maestra è sempre stata molto severa, rigida, pochi sorrisi e nessuna carezza, ferma in tutte le sue esternazioni emotive ma i suoi insegnamenti sono gli unici che ricordo ancora oggi alla perfezione. Con alcune conoscenze oggi acquisite penso di aver sofferto nei primissimi anni delle elementari di una leggerissima forma di disgrafia accompagnata anche dal fatto che fino alle seconda elementare nessuno si era reso conto che soffrissi anche di miopia, ma a fatica inizialmente ho iniziato a leggere e scrivere e pian piano che correggevo i miei "deficit" non ho mai ricevuto un plauso dalla mia maestra.
    L'ho odiata tanto.
    Sentivo una fortissima pressione e ansia e smania di arrivare a fare le piccole cose che tutti facevano normalmente, è qui il grande regalo che lei mi ha fatto, mi ha trasmesso la convinzione che io potessi fare tutto quello che facevano gli altri. E' stata molto dura e io non mi comporterei mai in questo modo con un mio alunno, potrei ferirlo o fargli perdere fiducia in se stesso, ma devo ammettere che con me ha funzionato alla perfezione. Risolti i miei problemi iniziali la mia maestra mi ha fatto un altro grande regalo, mi ha insegnato a prendere le emozioni e le carezze non da una persona ma da mille personaggi e autori. Assegnava una marea di cose da leggere, testi, favole, poesie, piccoli romanzi per bambini e alla fine ci chiedeva sempre, "cosa ti ricorderai per sempre di quello che hai letto?"
    Io oggi posso dire che ricordo mille cose delle letture fatte con la mia maestra, posso dire che lei mi ha insegnato a estrapolare la bellezza dalle poesie, posso dire che grazie alla sua influenza io prima ho deciso di laurearmi in Lettere e poi in Scienze della formazione per far conoscere a tutti i bambini che avrò in classe i tanti personaggi delle favole e delle storie che gli faranno compagnia sempre e saranno i loro maestri di vita. E' importante conoscere la materia che si insegna, è importante saper capire la propria classe e scegliere il metodo giusto ma è fondamentale amare il proprio ruolo di insegnati
    Incontro spesso la mia maestra ed è l'unica che si è sempre informata sui miei voti e sul mio percorso di studi, tante maestre che distribuivano carezze e caramelle adesso non mi riconoscono quasi, quando le ho detto di essere entrata a Scienze della formazione mi ha risposto: "Complimenti è il lavoro giusto per te." senza un abbraccio ne un sorriso, ma io li ho percepiti lo stesso.
    Quindi penso che tanto lei abbia temprato il mio carattere, mi ha insegnato a non arrendermi mai, mi ha regalato due grandi passioni la letteratura e l'insegnamento. Se e quando avrò una classe a cui insegnare penso che sarò una maestra diversa da lei per certi aspetti ma spero di avere la sua stessa capacità di regalare passioni ai miei alunni.
    Tea Marino

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  59. Dopo aver concluso gli studi presso la scuola secondaria di primo grado, la mia intenzione era di iscrivermi al liceo pedagogico(soprattutto perché non provavo una gran "simpatia" per la matematica), in realtà ho preso una strada del tutto diversa: ho proseguito gli studi presso il liceo scientifico per poi iscrivermi a questo corso. Durante il mio percorso di studi, ho avuto modo di conoscere alcuni professori che mi hanno invogliata allo studio ed altri(forse per il loro metodo) che non sono riusciti a coinvolgermi. Negli ultimi tre anni di liceo ad attirare la mia attenzione è stata la professoressa di italiano M.C; una persona davvero squisita, preparatissima e dotata di una incredibile loquacità(parlava molto e in modo scorrevole senza interruzioni).E' riuscita a farmi appassionare alla letteratura italiana e alla lingua latina, quest'ultima l'ho compresa proprio grazie a lei, altrimenti penso che ora l'avrei odiata come materia. Inoltre è stata una professoressa attentissima, nel senso che riusciva a scoprire chiunque parlasse durante un compito, questo non vuol dire che è stata severa o rigida, ma anzi una docente disponibilissima e sempre pronta al confronto. La cosa che più mi ha sorpreso è che riusciva a mantenere la calma in qualsiasi situazione, ad esempio quando si accorgeva che un ragazzo era disattento, gli chiedeva spiegazioni riguardo al suo comportamento, ma non perdeva mai la pazienza. Le sue lezioni non erano noiose(delle volte ci faceva guardare anche dei film) e a me piaceva il suo modo di insegnare e di rapportarsi con noi, basato su onestà e disponibilità. Ciò che spaventava un po' tutti erano le sue verifiche, in quanto erano ben strutturate: c'era un tempo preciso per rispondere alle domande che riguardavano anche argomenti non affrontati recentemente(o sapevi qualcosina oppure non avevi speranza).Per quanto riguarda la valutazione, io penso che sia stata discreta e abbia valutato l'allievo in base al merito(la cosa più giusta da fare perché cosi riusciamo a capire i nostri errori).E' stata e sarà un punto di riferimento per me e spero di poter essere come lei, un giorno! Personalmente penso che l' insegnamento implichi soprattutto rispetto reciproco e porre tutti allo stesso piano(senza preferenza o odio); e come dice Aristotele:" educare la mente senza educare il cuore non è affatto educazione". Concordo pienamente.
    Francesca Urgolo

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  60. Al momento in cui il Prof Bruni ci ha chiesto una considerazione su un docente di cui conserviamo un ricordo positivo ,o che vediamo come "esempio",ho trovato non poche difficoltà date le varie esperienze negative passate.
    Dopo una lunga riflessione ho scelto la mia ex professoressa di letteratura italiana .Il suo nome è Clorinda Mangione,insegna nella scuola superiore "Augusto Righi" di Cerignola ed è la donna più giusta e intraprendente che abbia mai conosciuto. Ricordo ancora il suo primo ingresso in aula...Era una presenza non indifferente, molto posata ;ci scrutava uno ad uno come se per lei fosse fondamentale lo sguardo diretto.Fu capace ,nell'arco di dieci minuti , di attirare l'attenzione di una classe completamente indisciplinata con il solo uso di una dialettica ,a mio parere,perfetta e riflessioni ricercate.
    Per lei era fondamentale il rispetto della persona, chiunque essa fosse, e la disciplina ; o per meglio dire l'educazione in qualunque contesto.Con lei ho imparato quanto siano fondamentali questi due principi che potrebbero , per alcuni,essere scontati...
    Il dialogo era fondamentale e necessario per risolvere qualunque tipo di incomprensione o problema personale.Grazie a lei una classe di sconosciuti è diventata un gruppo di amici che ,ancora oggi , si incontrano per il piacere di passare del tempo ricordando gli anni passati insieme.
    Oltre ad avere un "lato umano" molto forte, la prof è una delle persone più informata e colta che io conosca;ci stimolava ad essere curiosi su tutto , ad informarci su qualsiasi cosa per il solo piacere di conoscere.
    Alla domanda "che tipo di insegnante vorresti essere in futuro" io rispondo : come lei! Vorrei essere capace di comprendere la sensibilità e i bisogni degli adulti del domani senza cambiare le peculiarità e la personalità delle giovani menti.
    Roberta Fratepietro

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  61. Durante la mia carriera scolastica ho avuto modo di conoscere molteplici professori, con caratteristiche molto disparate. Analizzando il loro metodo d’insegnamento, è difficile ricercare in un unico professore le “regole” dell’insegnante perfetto, al quale attingere il mio futuro ruolo professionale. Sono molti i professori sui quali avrei da apprezzare ma anche contestare riguardo il loro metodo d’insegnamento. Proverò comunque ad annotare quelle che sono le caratteristiche di alcuni professori. Ricordo ancora quella prof. di Italiano, la quale è stata in grado di creare un ambiente positivo all’apprendimento, capace di attirare a sé un intera classe di adolescenti! Era il secondo anno di liceo, periodo in cui da programma di italiano è in progetto lo studio del romanzo de “I Promessi Sposi”; sono passati svariati anni ormai, eppure ricordo con fervore la storia, ricordo l’entusiasmo con cui la prof ci trasmetteva le sue nozioni, notavo l’amore per la sua disciplina, notavo anche il suo impegno nel trasmetterci la passione che giaceva in lei. Ha raggiunto il suo obiettivo; è riuscita a trasmettermi la passione e soprattutto il pensiero che lo stesso Manzoni ha cercato di tramandarci. Credo che sia questo il compito dell’insegnante , riuscire a trasmettere ai propri ragazzi l’amore per una disciplina ed il pensiero e l’importanza degli autori d’un tempo, motivo per cui ancora oggi li analizziamo. Sarà proprio per questo che il racconto de “i Promessi Sposi” è stato l’unico romanzo scolastico che è riuscito ad emozionarmi! Tutt’oggi parlando con i miei cuginetti , i quali si trovano a dover affrontare questo argomento, cerco di trasmettere loro l’amore e la passione che la stessa prof. mi ha trasmesso ormai diversi anni orsono. E’ molto difficile per me trovare in un unico docente un modello d’insegnamento, dato che nel mio percorso scolastico non credo di averne trovati. Un giorno spero di diventare come quella prof di italiano in grado di trasmettere ai propri alunni la passione e l’amore per una disciplina. Il buon professore prima di essere un insegnante e quindi di trasmettere il proprio sapere, è innanzitutto un educatore e come tale deve aiutare i bambini ad affrontare la vita quotidiana. Il buon insegnante và oltre i banchi di scuola e cerca di entrare nel pensiero dei bambini, riuscendo a capire quali sono i loro problemi e i loro stati d’animo, soffermandosi sulle problematicità nelle quali molti alunni vengono a trovarsi. Nelle scuole l’educazione all’affettività è fondamentale perché dietro quei grembiulini non si nascondono dei robot dentro i quali inculcare le nozioni, ma dei cuccioli da aiutare a crescere e ad affrontare il mondo; chi meglio di un insegnante/educatore può aiutarli? Spero un giorno di diventare un’insegnante capace di andare oltre il programma scolastico e di aiutare i bambini a crescere al meglio. Forse grazie a queste due componenti potremmo evitare l’abbandono agli studi, tema sempre più attuale nei nostri giorni. Il buon insegnante è in grado di trasmettere amore per la disciplina e soprattutto ricordare agli alunni che si è in primis Persone e in secundis alunni.
    Manduano Adriana

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  62. Se dovessi parlare di un insegnante che mi ha colpita in maniera positiva, durante la mia carriera scolastica, mi verrebbe in mente il miglior professore di Storia che un alunno possa avere. Sono molti gli insegnanti che mi hanno lasciato un ricordo piacevole, ma per quanto riguarda la domanda: “Che tipo di insegnante vorrai essere?” , risponderei senz’altro che mi piacerebbe insegnare con la passione del professor G.B.C.. A trentasei anni, insegna da dieci; e laureato in Lettere classiche, è un appassionato di Storia militare che, essendosi documentato da sé (insoddisfatto di quanto scritto sui libri) attraverso riviste specialistiche, riesce a trasmettere grande interesse anche ai suoi alunni. Ciò che apprezzo del mio professore è che va a lezione felice e, malgrado lo stipendio poco “riconoscente”, ama il proprio lavoro. Lo appassiona raccontare, narrare o analizzare quanto di grande ha compiuto l’essere umano in questi secoli. A lui non piace interrogare, si annoia, ma è suo dovere valutare. Essendo umano, ascolta con piacere se qualcuno gli fa notare che forse non è stato giusto in qualche valutazione, poiché dare un voto in termini numerici non è facile ed egli lo riconosce. E’ convinto che un insegnante non influenza i quattro-cinque anni successivi al liceo, ma i trenta-quaranta successivi della vita. Questo professore ama coinvolgere, trascinare e far vedere ai suoi alunni ciò che vede lui. Apprezzo il fatto che egli, degli alunni, “scommette” sempre sulla parte buona. Spero anch’io un giorno di poter dire come lui che insegnare è bellissimo e, soprattutto, riuscire a trasmettere la propria passione non solo tramite le lezione “classica”, in cui il professore spiega e gli alunni ascoltano; ma anche attraverso filmati, presentazioni power point, canzoni, poesie e così via… per far sì che non ci si annoi in classe. E’ lui l’insegnante che vorrei essere, che coinvolge e travolge anche solo col timbro di voce: disponibile, gentile, simpatico e preparatissimo!
    Tellaroli Chiara

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  63. Non ci sono state/i molte/i insegnanti che hanno lasciato un ricordo positivo dentro me stessa.
    Ce ne sono stati due o tre e tra queste, la persona che mi è venuta in mente appena il professor Bruni ci ha assegnato questa sorta di compito, è stata sicuramente la maestra F.
    Perché tra le tante conosciute, durante il mio percorso scolastico, ricordo lei? Perché subito lei mi è saltata in mente? Semplice: era una persona meravigliosa. E non sto parlando solo della sua fantastica capacità nel saper spiegare, insegnare, no, quello era solo uno dei tanti lati positivi; era anche il suo carattere ad essere semplicemente incantevole. Capiva i suoi alunni, bambino per bambino. Tutti si fidavano di lei. Era una sorta di mentore, io la vedevo così, una persona dalla quale prendere esempio. Infatti, è da quando ho avuto la fortuna di averla come insegnate che ho iniziato ad avere finalmente una risposta alla fatidica domanda “Cosa vuoi fare da grande?”. Io volevo essere come lei, volevo far sentire gli altri a loro agio come lei, volevo saper spiegare come lei.
    Purtroppo ho utilizzato i verbi al passato in questo testo perché lei è venuta a mancare circa due anni fa. E’ stata una grave perdita per me, sono stata male per diversi mesi perché mi ero davvero affezionata. Ovviamente resterà sempre nel mio cuore il suo ricordo e un giorno spero di poter diventare la persona che era lei: sempre affettuosa con tutti, abile nel risolvere qualsiasi problema che sorgeva in classe, brava nel farci apprendere tutti i tipi di teorie, anche le più complicate, insomma, una persona d’oro.

    Rotondo Maria Teresa

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  64. In tredici anni di vita scolastica,sono molti gli insegnanti che hanno,chi meno chi più,aiutato ad accrescere il mio bagaglio culturale.Tra i tanti ho deciso di parlarvi di LEI,una professoressa di matematica insegnò per tre anni.
    Era una persona molto preparata,simpatica,a volte un po' severa,molto disponibile nel dialogo coi suoi alunni,
    infatti, quando un mio amico era distratto o non capiva rispiegava lo stesso argomento fino a quando tutti lo assimilavano.
    Ricordo ancora le parole che ci diceva sempre ,prima della fine delle sue lezioni:siete tutti miei figli,quindi se casomai vi rimprovero,lo faccio per il vostro bene.
    Ripenso ai tanti rimproveri quando la interrompevo mentre spiegava o interrogava un mio amico, anche se in alcuni casi il mio intervento era inerente a quel che stava facendo.
    Ricordo il giorno in cui venne in classe,chiuse la porta e mi chiamò dicendomi:" Prendi la sedia e vieniti a sedere vicino a me,oggi non ho voce,quindi la lezione di recupero la farai tu".All'inizio rimasi di stucco,pensavo forse sarà uno scherzo,ma poi capì che non lo era così la raggiunsi alla cattedra.Mi sentii in imbarazzo, vedendomi tutti gli occhi dei miei compagni verso di me.Allora la PROF fece una delle sue battute giusto per sdrammatizzare,per poi farmi partire con la spiegazione.
    Alla fine della lezione, la ringraziai tantissimo,perché
    mi aveva fatto provare l'emozione di stare al suo posto.
    Mi ha insegnato a non dar nulla per scontato,ad essere critico,a pormi domande.
    Non la dimenticherò mai,mi ha trasmesso il modo per affrontare la realtà,di non arrendermi,forse se sono arrivato fin qui,molto lo devo a LEI.
    Spero che un giorno io possa diventare come LEI:un'insegnante disponibile,simpatico ,preparato,pronto a dare tutto se stesso per il bene dei suoi alunni.
    Nardella Roberto

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  65. Descrivere qualcosa che ci ha segnato nel profondo non rientra nelle attività più facili che riusciamo a fare, ciò è dato dal fatto che parlare di qualcosa che ci è molto vicino, ci fa sentire più fragile, più vulnerabili, a volte addirittura sciocchi. Non è facile parlare di fatti accaduti a noi stessi, figuriamoci di persone a noi care e da cui traiamo spunto e ammiriamo.
    Alle scuole medie, ho avuto un'insegnante d'italiano che mi ha accompagnato durante tutta la loro durata. Dal primo momento che è entrata in classe si è subito dimostrata una professoressa davvero severa e per questo tutti noi, nessuno escluso, eravamo letteralmente terrorizzati da lei. Ci teneva ad insegnarci bene le regole e la letteratura italiana e pretendeva il massimo durante i compiti e le interrogazioni. Naturalmente per noi risultava essere “un demone” uscito da chissà quale mondo, con l'unico scopo di darci il tormento procurandoci un non indifferente stress psicologico. Gli anni delle mie scuole medie furono un alternarsi di alti e bassi e non mi rendevo conto di quanto realmente avessero influito sulla mia persona. Solo alle superiori mi sono accorta che tutto ciò che il famoso “demone” mi aveva insegnato era rimasto fissato nella mia testa esattamente come in quegli anni delle medie e mi sono resa conto che la professoressa d'italiano mi ha segnato in un importantissimo periodo di formazione. I suoi insegnamenti fanno parte ancora oggi di me e proprio per questo, alla fine del mio percorso universitario, vorrei essere in grado di lasciare, ai miei futuri alunni, un segno profondo ed indelebile della cultura che ho fatto e farò mia in questi anni di studio, mantenendo sempre fede alla mia persona, perché anche se la mia professoressa si poneva in modo distaccato e severo durante le ore di lezione, era anche capace di ascoltare ed essere una spalla nei momenti difficili, ciò sempre a modo suo, rispettando la propria personalità, ma tenendo realmente, al pubblico che le stava dall'altro lato della cattedra.

    Sara Zarlenga

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  66. Durante il mio percorso scolastico, ho sempre pensato che insegnare fosse un lavoro come tanti altri, anzi spesso avvertivo quanta poca passione mi trasmettevano i miei docenti. Fortunatamente, proprio negli ultimi anni di scuola, un'insegnante in particolare ha smentito tutto questo: la mia docente di matematica.
    Ricordo che il primo giorno in cui venne nella nostra classe ci disse che il suo scopo non era quello di impartirci le nozioni della sua materia, ma di farci capire la sua importanza globale nella nostra vita, e più di tutto, quanto fosse semplice capire ed apprendere qualsiasi argomento attraverso dedizione, metodo e costanza. A proposito del suo metodo d'insegnamento, ricordo che all'inizio dell'anno scolastico ci presentò l'intero programma dell'anno spiegando velocemente la logica della sua sequenzialità e le capacità che avremmo acquisito alla fine di ogni quadrimestre. Per ogni argomento trattato, lei dedicava un periodo per la spiegazione (di circa una settimana) al quale seguiva un secondo periodo in cui svolgevamo insieme degli esercizi alla lavagna e contemporaneamente ci assegnava quelli da svolgere a casa. Ricordo che durante il periodo di spiegazione, non si limitava a mostrarci formule e metodi per risolvere problemi, ma ci illustrava anche alcune applicazioni pratiche (a volte sorprendenti!), che rendevano il tutto di gran lunga più interessante. Inoltre pretendeva che noi avessimo ben tre quaderni diversi: uno per gli appunti, uno per gli esercizi e un terzo (che regolarmente controllava) che chiamava "di didattica", in cui avremmo dovuto integrare appunti e libro di testo così da elaborare una nostra parte di teoria. Nonostante tutto ciò possa apparire molto stimolante, il periodo delle verifiche era sempre difficile: nei compiti in classe e nelle interrogazioni l'insegnante era molto severa e si assicurava di verificare se davvero avessimo compreso l'argomento, al di là della buona riuscita dell'esercizio.
    Ho voluto raccontare di questa insegnante perché il modo in cui ci trasmetteva la sua materia ha cambiato il mio approccio ad ogni altro tipo di studio che ho fatto successivamente, proprio perché ho appreso un metodo, molto più difficile da dimenticare di una formula, e mi ha ispirato riguardo al tipo di insegnante che mi piacerebbe diventare. A differenza di questa mia professoressa, io insegnerò a dei bambini quindi l'approccio sarà completamente diverso, ma ugualmente importante in quanto sarò una delle prime insegnanti che incontreranno.
    Non so ancora che tipo di maestra sarò; mi piacerebbe che i miei alunni siano felici di venire a scuola non solo per incontrare gli amici ma anche per imparare. Ma soprattutto sarebbe bello se conservassero di me un bel ricordo come io faccio con la mia insegnante.

    Veronica Pollino

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  67. Nel corso del mio percorso scolastico ho incontrato molti insegnanti, ma nel momento in cui il professor Bruni ci ha detto che avremmo dovuto scrivere di uno in particolare che ci ha lasciato un segno positivo, la mia mente subito è andata a lei, la mia professoressa di italiano. Lei è stata la mia insegnante per ben otto anni, ovvero sia alle scuole medie che poi al liceo. Ricordo ancora il primo giorno che è entrata in classe in prima media, con un bel sorriso sul volto e tanta determinazione negli occhi. Tutto in lei lasciava intendere la sua forte passione per l’insegnamento e per le materie letterarie, nonché la sua vasta preparazione. Aveva un modo di spiegare molto preciso ed era semplice seguirla. Avendola avuta per molti anni, ho potuto notare una sorta di cambiamento graduale nel suo modo di spiegare, che andava a farsi sempre più difficile nel tempo così che tutti noi, suoi alunni, potessimo diventare man mano sempre più autonomi nello studio. E così anche per le interrogazioni, che diventavano sempre più temibili. Le sue ore erano tanto desiderate quanto temute. Era capace di spiegare anche per tre ore di seguito, raramente ci concedeva una pausa, però tutto quello che usciva dalla sua bocca era importante. Lei teneva molto a spiegare sempre ogni cosa, quasi mai ha assegnato qualcosa senza avercela prima illustrata in qualche modo. Spesso, se l’argomento da spiegare era un po’ più complesso del solito, usava anche degli schemi illustrativi o delle rappresentazioni grafiche. Teneva che tutti capissimo tutto, e se qualcosa non era chiaro cercava di ripeterlo in modo migliore. Alla fine di ogni anno, inoltre, era solita fare una sorta di feedback dell’anno trascorso: ognuno di noi doveva esprimere un giudizio, sia esso negativo o positivo, su come aveva insegnato durante l’anno così che lei potesse sempre migliorare il suo metodo. Infatti ci ripeteva di continuo che oltre ad essere noi a dover imparare da lei, anche lei stessa a contatto con noi, ogni giorno, apprendeva qualcosa di nuovo. L’amore per il proprio lavoro era molto evidente, anzi, dava veramente una grande importanza al ruolo dell’insegnante. Difatti riteneva che il suo fosse uno dei mestieri più delicati e fondamentali, in quanto, oltre a dover preparare gli alunni da un punto di vista culturale, doveva anche formarci come persone, in quanto noi eravamo i cittadini del futuro. Non a caso, era molto severa riguardo il nostro comportamento, era molto attenta a far sì che tutti ci comportassimo in modo corretto non solo in classe con lei, ma anche nei corridoi e, in generale, nella vita. Ha sempre dato molta importanza ad ognuno di noi come persone, e teneva a ciascuno in modo unico. Questa professoressa è stata la migliore insegnante che io abbia mai avuto, soprattutto perché è stata capace di guadagnarsi la nostra fiducia, sapevamo che per qualsiasi cosa avremmo potuto contare su di lei e che lei ci avrebbe aiutato. Potrei dire che per me è stata un grande esempio, perché era in grado di guardare al proprio lavoro come qualcosa di veramente utile alla società, talmente tanto che mi ha trasmesso quell’amore per l’insegnamento, ed è quindi anche grazie a lei se oggi sono quello che sono e ho il desiderio di insegnare.
    Fiorella Circelli

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  68. Era lei Maria,Maria Libera Di Lena,"la maestra del sorriso". Quel sorriso splendido mi illuminava ogni momento della giornata passato a scuola. Insegnava religione,ma oltre alla sua tradizionale lezione ci intratteneva con simpatiche canzoni,le quali spiegavano ancor di più la sua materia,che ogni mattina durante la sua ora,cantavamo tutti insieme. Lei amava la scuola, amava il suo mestiere, amava noi alunni , amava insegnare a dei bambini qualcosa che rendeva il loro cammino di studio più efficace. Insomma amava tutto, e tutto questo si capiva dalla sua grinta, dai suoi occhi e da quel sorriso che le apparteneva. Io ero affascinata dal suo metodo di insegnamento, fino ad allora non mi era mai successo una cosa di questo tipo,di rimanere così affascinata. Ogni giorno sapevo che c'era lei lì, con il suo sorriso a rallegrare le giornate,anche quelle più tristi. Non era la solita insegnante, era una maestra speciale. C'era una partecipazione attiva in classe, cosa che mai mi era capitata. Purtroppo la "maestra del sorriso" non c'è più, è volata in cielo e da lassù sono sicura che sarà sempre al mio fianco affinché la mia realizzazione nel percorso di studio si avveri. La ringraziero' e la ricorderò sempre per la sua passione trasmessa a noi in ogni cosa che faceva. Andando avanti, mi sono resa conto che quella passione e quell'amore per l'insegnamento me l'ha trasmessa lei, e per questo le sarò grata per sempre poiché GRAZIE A LEI ho capito quale strada prendere,affinché i miei sogni diventassero realtà.
    Francesca Angelozzi

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  69. Riconoscere il valore di un docente che è di fronte presuppone che egli sia così interessante ed accattivante da far sembrare la propria materia come una bellissima avventura sempre e comunque, nonostante la pesantezza degli argomenti.
    Alla luce di questa premessa e ripercorrendo il mio passato di studentessa, posso affermare con serenità che non ricordo nessun insegnante del quale abbia apprezzato particolarmente il metodo di insegnamento.
    Da ognuno di loro, ho cercato di trarre il meglio e, contemporaneamente, ho messo a fuoco le negatività che ho promesso a me stessa di non utilizzare durante le mie lezioni.
    Ma, come spesso accade, solo quando ti cali nella situazione reale e ti trovi con un “pubblico” spesso annoiato e disattento, capace anche di sottolineare qualche tuo errore, capisci che ogni insegnante che hai incontrato nel tuo cammino ti ha fornito gli strumenti giusti per gestire la classe.
    E così, a prescindere dai vari difetti, da alcuni insegnanti ho imparato ad appassionarmi alla materia perché il loro entusiasmo era contagioso, sebbene i metodi non fossero così validi (pesantezza nell’esposizione, troppi monologhi, frasi ridondanti). Da alcuni ho preso il senso dello humor usato per alleggerire la lezione. Peccato che poi queste pause durassero troppo e quindi deviavano la mia concentrazione e puntualmente poi , all’interrogazione, quel poco detto a lezione non corrispondeva mai al programma richiesto. Da altri ho imparato il rigore, l’attenzione allo studio, la metodologia. Peccato però che la poca flessibilità dell’insegnante preoccupata più del metodo che del contenuto, mi abbia lasciato poco dei concetti se non date e accadimenti non contestualizzati e poco collegati con il resto della storia. Di alcuni, ho apprezzato la grande cultura e la capacità espositiva che mi estasiava solo ad ascoltarli. Sembrava che sapessero tutto di tutti. Collegamenti bellissimi e interessanti; riferimenti ad altre discipline, dettagli riconducibili alla realtà. Peccato però che l’insegnante spesso non si è reso conto che, per l’età che avevamo, quei voli pindarici e quella terminologia usata non mettessero tutti in condizione di apprendere. Così, quelle parole risultavano belle da sentire ma difficili da ripetere. Per non parlare poi di quell’insegnante che arrivava sempre puntuale, non lasciandoti neanche il tempo di prendere fiato e che subito interrogava, insegnante odiato fin da subito, ma da cui ho appreso il senso della puntualità. Parlo di senso perché praticamente la mia inclinazione è rimasta sempre il ritardo. Quella eccessiva rigidità non mi ha fatto mai apprezzare l’interrogazione che solo successivamente ho scoperto come momento catartico dell’apprendimento e momento di confronto con chi ne sa di più per verificare se, in effetti, avevo capito qualcosa. E come dimenticare quell’insegnante che vestiva sempre male, in maniera succinta e poco consona al suo ruolo. Le migliori prese in giro e le vignette fatte girare dai ragazzi più svegli …indimenticabili davvero. Non ricordo neanche la materia che insegnava, impegnata com’ero a pensare come sarebbe apparsa, vestita diversamente.
    E così, ripercorrendo il mio passato, ce ne sarebbero di esempi da riportare che solo oggi, con occhi più maturi, riesco ad analizzare e comprendere ma che allora mi sembravano situazioni eccessive.
    Solo quando per la prima volta insegni capisci che non è così immediato trovare il metodo giusto ed essere l’insegnante perfetto. Così come facevo io con i miei insegnanti, oggi a me tocca lo stesso trattamento: ammirazione, amore, odio e antipatia, allo stesso tempo. La ruota gira, a prescindere da tutte le teorizzazioni didattiche. Anzi, gli alunni di oggi sottolineano cosa non va del tuo comportamento, costringendoti, ogni giorno, a modificare i tuoi metodi. Ad oggi, ancora non ho capito perché alcune lezioni vanno benissimo ed altre sarebbero da dimenticare.
    SABINA MASCIA - parte prima

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  70. La verità è che nessuno è perfetto e nessun metodo sarà uguale e giusto per tutti. Ogni volta mi sono dovuta impegnare per essere come l’allievo avrebbe voluto. Non sempre ci sono riuscita e, spesso, ho realizzato che gli atteggiamenti che ho odiato nei miei insegnanti puntualmente sono stati la mia unica salvezza, per uscire da situazioni di disagio didattico. Oggi comprendo che loro, come me, spesso si sono dovuti adattare al materiale umano che avevano e che alcuni atteggiamenti, seppur discutibili, forse erano l’unica soluzione per portare una lezione fino alla fine, sperando di trasmettere qualche contenuto. Tornando quindi al tema iniziale e tirando le somme delle mie riflessioni, posso confermare di non avere un particolare ricordo di un insegnante tale da posizionarlo in cima alle mie preferenze. Ringrazio, sicuramente, tutti coloro che ho incontrato nel mio cammino, perché da ognuno ho tratto il meglio (che utilizzo) e il peggio (che cerco di evitare).
    L’unica certezza che ho è che ogni volta dovrò ricostruire il mio metodo di insegnamento che è, e sarà sempre diverso, perché ogni allievo è unico e si aspetta da me che io gli insegni bene e in maniera chiara. Solo se riuscirò a trasmettere agli alunni il piacere di apprendere la mia materia, di appassionarsene tanto da essere curiosi e approfondire in maniera autonoma i concetti, al di là dei miei errori e dei miei metodi, allora e solo allora, potrò definirmi una discreta insegnante.
    Ma chissà perché, ogni volta che immagino un docente a lezione, lo immagino attaccato al muro, grondante di sudore, con tante freccette. Le interpretazioni potrebbero esser tante, sia positive che negative, ma forse è meglio non indagare troppo sugli aspetti cognitivi della mente!!!
    SABINA MASCIA – parte seconda

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  71. Parto dal presupposto che per me un buon insegnante dovrebbe instaurare una relazione dapprima affettiva con i suoi alunni per poi ottenere dei validi risultati. Ciò si può ottenere solo amando la propria professione e soprattutto amando i propri studenti dal più svogliato al più meticoloso, senza pregiudizi. Solo abbattendo queste barriere si potranno ottenere dei buoni risultati didattici e collaborativi all'interno della stessa classe, dove si creano stupide e malsane rivalità talvolta innescate dal docente stesso. Gli insegnanti hanno da sempre un ruolo fondamentale nella formazione di un ragazzo/a in tutte le fasi della sua vita, soprattutto durante l'adolescenza, in cui ottenere un confronto è sempre difficile. Non sempre questa professione è svolta al meglio, con amore e dedizione, portando spesso l'alunno ad avere atteggiamenti poco collaborativi e disinteressati. L'obiettivo principale dell'insegnante come ho già detto è proprio quello di instaurare relazioni affettivo/empatiche per ottenere di più magari su più punti di vista ovvero didattico, formativo,educativo,emozionale, collaborativo etc... Io personalmente ho un ricordo più o meno buono dei miei insegnanti, voglio in questo caso ricordare la mia professoressa di sociologia che mi ha accompagnata per mia fortuna durante gli anni di liceo. LEI, una donna sempre attenta alle esigenza degli alunni e alle loro problematiche esistenziali e familiari oltre che scolastiche. Non ha mai pensato che 10 minuti dell'ora spesa per parlarci fosse una perdita di tempo, anzi, lo reputava essenziale. Ricordo che era possibile parlare con lei anche nelle ore extrascolastiche per fare ripetizioni gratuite di svariate materie di sua competenza. Ma ciò che più ha segnato il nostro percorso con lei è stato la realizzazione di un libro intitolato Dai silenzi dell'anima: le nostre voci. Ognuna di noi poteva dar spazio al proprio pensiero più intimo senza aver paura di esser giudicate. Ciò ha portato ad una totale unificazione e rispetto della classe. Ribadisco che essere insegnante non è solo una semplice professione ma una vera missione e che quindi può assolvere a questi compito solo chi è guidato davvero da reale passione, dedizione, sacrificio e carisma. Concludo dicendo: Ciò che un insegnante scrive sulla lavagna della vita non potrà mai essere cancellato. Spero un giorno di insegnare come lei e di essere amata dai miei alunni come noi amavamo i suoi insegnamenti. Pennelli Ilaria

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  72. Quando il professor Bruni,nella prima lezione,ci ha invitato a raccontare di un dei tanti insegnanti che ci hanno accompagnato durante il nostro percorso scolastico,imprimendo in noi un ricordo positivo,la prima cosa che ho pensato è stata:"E ora?Cosa scrivo? Di chi parlo?
    Queste domande sono sorte perchè nell'arco del mio percorso scolastico sono stata circondata più da docenti negativi che positivi.
    Alla fine,però,andando a ritroso nel tempo, ho cercato di trarre il buono dal mio percorso scolastico. E' così ho deciso di raccontare del mio professore di italiano,storia e geografia della scuola media inferiore .
    E' uno dei pochi professori che faceva(ormai è in pensione) questo mestiere per vocazione. Ricordo che durante i tre anni non si è mai assentato,per nessun motivo,anzi era a scuola anche durante la sua giornata libera. Era un docente molto neutrale,non faceva distinzioni,non ci ha mai fatto sentire più bravi o meno bravi tra di noi;ci eloggiava quando lo meritavamo e ci puniva quando non facevamo il nostro dovere. Ci ha sempre considerati prima come persone e poi come suoi alunni "marchiati" sul registro. Si è sempre interessato alla nostre vite e a i percorsi che abbiamo intrapreso,dopo quegli anni e ancora tutt'oggi. Il suo metodo d'insegnamento,a mio parere,era molto semplice ed efficace. Spiegava in maniera chiara e coinvolgente,facendoci capire quelle nozioni chiave che ci sarebbero potute essere utili con il passare del tempo e soprattutto al di fuori del contesto scolastico,come bagaglio culturale personale. Difatti proprio come lui vorrei essere un'insegnante che,in primis,istauri un approccio umano e relazionale basato sulle caratteristiche degli alunni per stimolare le loro inclinature e successivamete trasmettere nozioni e saperi con semplicità e naturalezza cercando di stimolarli e motivarli all'apprendimento e alla curiosità della conoscenza.
    In ultima analisi,ritengo che,la conoscenza,lo studio e l'imparare devono provenire dalla necessità di migliorarsi e non essere percepiti come un'imposizione. L' insegnante e l'insegnamento devono perseguire il dovere di dare alle nuove generazioni riferimenti "istituzionali" veri,sani a cui affidarsi nella costruzione della propria cultura.
    Marianna d'Errico

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  73. Nel momento in cui il prof. Bruni ci ha chiesto di raccontare di un insegnante che ha particolarmente colpito in maniera positiva il nostro percorso scolastico sono rimasta ferma a pensare a lungo su quale insegnante potesse rispettare al meglio questa richiesta, poichè di insegnanti che hanno lasciato in me ricordi positivi ne ho incontrati ben pochi durante il mio cammino scolastico.
    Molto probabilmente l'unica a farmi appassionare alla scuola e alle sue discipline è stata la prof. Anna Iannandrea, insegnante di scienze sociali delle scuole superiori.
    Io ricordo come se fosse oggi la mia prima interrogazione con lei, una tragedia, ero assalita da mille ansie e paure,essendo io già timida e provenendo da una classe di soli 8 alunni in un piccolo paesino di montagna ero ben poco abituata a quel tipo di interrogazioni e con trenta persone in classe ad ascoltarmi, lei rendendosi conto della mia difficoltà mi ha subito aiutata facendo accrescere in me giorno dopo giorno sicurezza e autostima.
    La prof. è stata un'insegnante estremamente precisa, pretendeva molto da noi, ma allo stesso tempo cercava di aiutare chi era in difficoltà in modo che tutta la classe potesse raggiungere dei buoni risultati.
    Lei è stata fantastica, proprio in questo si differenziava dalle altre insegnanti. se lei aveva un obiettivo per noi, senz'altro l'avremmo raggiunto insieme.
    Durante le sue ore di lezione eravamo affascinati oltre che interessati alle sue spiegazioni perchè non era solo teoria ma era tutto integrato con esempi concreti, racconti di storie vere, e quant'altro. Inoltre era in grado di sdrammatizzare le sue con ore l'alternanza di momenti di gioco (ci faceva persino i pesci d'aprile), confronti e laboratori. Mi rendo conto che la prof. Iannandrea mi abbia fatto crescere molto ed è stata per me estremamente stimolante, con la sua severità, competenza, precisione ma anche dolcezza, tolleranza e comprensione. Ed è cosi che vorrei esser io con i miei alunni un'insegnante diligente, ma allo stesso tempo creare con loro un rapporto di fiducia. Nicla Gioia

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  74. Oggigiorno uno dei temi più dibattuti è sicuramente quello legato all’istruzione, che è sempre più messa in discussione e accusata di non essere efficiente, a tal punto da invogliare gran parte dei bambini o degli adolescenti ad intraprendere malvolentieri oppure, nel peggiore dei casi, ad abbandonare definitivamente quel percorso formativo necessario ad ognuno per poter ampliare i propri orizzonti e il proprio bagaglio culturale. A mio parere la colpa di ciò non è da attribuire esclusivamente alle istituzioni poiché credo che gran parte delle mancanze siano dovute ai docenti stessi, i quali non sempre svolgono il loro lavoro con amore ma soltanto come dovere da fare per poter portare a casa lo stipendio a fine mese. Infatti, io, che da pochi mesi ho terminato gli studi liceali e, quindi, ho avuto la possibilità di interagire con diversi professori e con i loro differenti stili di insegnamento, posso testimoniare che sono veramente pochi quelli che riescono realmente ad arrivare ai loro studenti, arricchendo così la mente e l’animo di questi ultimi. Nella mia esperienza scolastica personale, per fortuna, ho avuto modo di conoscere anche alcuni insegnanti che sono stati in grado di trasmettermi la passione per il loro mestiere e che mi hanno portato, di conseguenza, a scegliere questo stesso percorso di studi. Tra tutti ricordo con piacere la mia professoressa di lettere della scuola superiore, una donna di una cultura immensa, che ha sempre cercato di indirizzare noi alunni verso la giusta strada da intraprendere per poter affrontare nel modo più giusto la realtà che ci circonda. Oggi, posso dire che lei, per me, non è stata una semplice istruttrice bensì una vera e propria maestra di vita, dal momento che è stata capace di ampliare le mie conoscenze e di orientarle verso molteplici saperi, non solo quelli scolastici basilari. Lei è riuscita a farmi crescere intellettualmente ma, soprattutto interiormente, come persona, poiché ha saputo rafforzare quei valori che i miei genitori mi hanno dato per primi e, inoltre, è stata una delle poche istitutrici che ha sempre creduto in me, nelle mie potenzialità e nelle mie scelte. La caratteristica della prof., però, che mi ha più colpita e che ha fatto si che diventasse il mio modello positivo di docente è il suo stesso modo di interagire con noi ragazzi. Le sue lezioni, sempre interattive, mai monotone, erano arricchite da letture, filmati e incontri con importanti personalità. Inoltre, insieme alla prof. ho avuto modo di partecipare a numerosi concorsi e progetti legati a diversi ambiti, tra i quali alcuni letterari e altri attinenti alla legalità. Infine, anche nelle valutazioni, lei è stata molto corretta e giusta, ha sempre giudicato noi ragazzi singolarmente mai paragonandoci l’uno all’altro e, qualora ci fosse stato qualche problema, lo ha sempre analizzato e risolto nel migliore dei modi per poter accontentare tutti. Per tutto questo, spero che, una volta terminati gli studi, anche io possa diventare un’educatrice come lei, appassionata al mio lavoro e pronta a creare un ambiente favorevole per poter insegnare ai miei bambini non solo cose attinenti alla scuola e alla cultura ma anche ciò che può aiutarli ad affrontare la vita di tutti i giorni. Samantha Caterina

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  75. Quando il prof bruni ci ha chiesto di raccontare di un’insegnante che ci avesse particolarmente colpito all’inizio ho pensato fosse qualcosa di banale,ma poi mi sono resa conto che poteva essere interessante.. mi è bastato fermarmi un attimo a pensare che subito mi è apparsa lei ! ..Cos’è ciò di cui gli studenti hanno maggiormente bisogno ? Cos’è che convince gli studenti a studiare ? queste sono le domande di cui necessitiamo per considerare o meno un insegnante come l ‘INSEGNANTE DELLA VITA . Sono stati tanti gli insegnanti che ho conosciuto fino ad ora,alcuni bravi,altri molto meno.. ma di questo sono sicura,uno di questi non ha nulla a che fare con tutti gli altri .. era uno dei primi giorni del terzo liceo, quando al suono della campanella vedemmo entrare lei ,la proff.ssa Mariarosaria Gallo docente di lettere. Lei era quel tipo di insegnante che è raro incontrare,uno di quelli pazienti e comprensivi, ma al tempo stesso severa quanto basta ! È stata una persona fondamentale nella mia vita, perché oltre alla scuola mi ha davvero impresso degli insegnamenti di vita .. A mio parere, raggiungere questo traguardo,oltre a farci comprendere e trasmetterci le nozioni,rappresenta il sogno di ciascun insegnante. Ciò che voleva farci comprendere era che la scuola fosse qualcosa di ben diverso da come la percepivano noi ,la scuola era il luogo del sapere e come tale non si poteva collegare lo studio personale ad un semplice e singolo voto o anche ad una valutazione negativa o positiva che fosse.. voleva farci capire, ci spingeva a pensare..e forse è proprio questo il punto fondamentale,il suo obiettivo era quello di farci pensare .Tutte le mattine appena entrava in aula posava la sua cartella piena di “libroni” ci salutava e immediatamente prendeva un banchetto e lo posizionava in mezzo a noi.. diventando cosi una di noi ed evitando il solito distacco proff/alunni. Nonostante la proff non abbia avuto dei bambini,era una dolcissima seconda mamma ! come si fa a dimenticare una proff cosi dolce ?! ricordo ancora quando ad ogni verifica scritta ..ci scriveva un grande imboccaluupo!la proff! Cosi come ricordo ancora le sue “ infernali interrogazioni.. vicino la cattedra a gruppetti di due o tre persone..ci guardava, ci sorrideva e ci chiedeva se fossimo pronte. Dopo di che ..alla pronuncia delle sue parole “ allora..facciamo un excursus su..” morivi di paura .. ! credo di averla ammirata più di tutti per la sua costanza,gentilezza ,infinita comprensione e soprattutto per il suo grande senso di giustizia ! vorrei ringraziarla in modo particolare per tutto quello che ha fatto ! ecco è lei l’insegnante che vorrò essere da grande ! è lei il modello che vorrò seguire quando mi troverò di fronte la mia classe ! Daniela rossi

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  76. Fino al giorno in cui il professore Bruni ci ha proposto di svolgere questa attività, personalmente non mi ero mai fermata a riflettere su un docente che, in qualche modo, avesse rappresentato per me un modello positivo, incontrato nell'arco dei 13 anni passati fra i banchi di scuola. Forse perché ad oggi posso dire che fra tutti i docenti incontrati quasi nessuno merita di essere inserito in questa categoria, per un motivo o per un altro. Dunque una delle pochissime professoresse che sicuramente prenderei come punto di riferimento per l'insegnamento è la mia prof di storia e filosofia che purtroppo abbiamo avuto la fortuna di conoscere solo l'ultimo anno di liceo scientifico, Adele F.. Che dire di lei...prima di essere una professoressa era un'amica per noi, un'amica sulla quale contare. Aveva (e ha) un modo di rapportarsi con i ragazzi così naturale, così disinvolto che quella relazione di timore/sfida che solitamente c’è tra un alunno e un professore sembrava ogni volta svanire. Preparatissima su tutti i fronti. Oggettiva al massimo, anche nelle valutazioni. Le sue lezioni passavano troppo in fretta...tra una battuta e l'altra, ogni volta sembravamo essere vittime di una sorta di incantesimo che si dissolveva soltanto con il suono della campanella della fine dell'ora. Aveva un modo tutto suo di affascinarci, di dialogare con noi e di rendere semplici anche i filosofi più complessi e così anche con la storia, integrando il tutto con elementi multimediali. Così lo studio a casa era quasi inutile, perché i concetti tornavano in mente molto facilmente, chiari e coincisi. Inoltre almeno una volta a settimana metteva da parte la spiegazione del solito programma annuale da dover svolgere e ci portava a riflettere e ad aprire gli occhi su quelli che erano i fatti di cronaca attuali e ci insegnava a vivere e a responsabilizzarci! A lei non interessava finire il libro di storia (infatti non ci è riuscita), ma farci comprendere "come va il mondo". Diceva sempre che chi non conosce il passato non può comprendere il presente e ce lo dimostrava facendoci notare tutte le incongruenze sia politiche che sociali di oggi. Le interrogazioni? Brevi, ma efficaci. Lei faceva 3-4 domande ciascuno su tutto il programma che era stato svolto fino ad allora e in un'ora ne "torturava" ben 12! Alla fine dell'anno eravamo in grado di rispondere anche a domande su contenuti svolti all'inizio e arrivammo all’esame di stato preparatissimi. Ogni volta che sorgevano dei problemi in classe o in generale, chiedevamo sempre un consiglio a lei ed era in grado di aiutarci con la sua solita fermezza senza pensarci due volte, dicendo: "ragazzi, i problemi della vita sono altri! State tranquilli"...insomma, ci trasmetteva la voglia di vivere e di scoprire il mondo che fino ad allora ci erano mancati e il modo tutto suo di affrontare i problemi (che poi nella maggior parte dei casi non lo sono) con tranquillità. Inutile dire che grazie a lei abbiamo allargato i nostri orizzonti culturali che vanno ben oltre la storia e la filosofia e ad oggi posso dire che sono fermamente convinta che è Lei, l'insegnante che vorrei diventare, perché vorrei trasmettere ai miei bambini ciò che lei ha trasmesso a me oltre le sue materie...ovvero prendere il mondo in mano e cercare di essere attivi, con tanta voglia di vivere e di viaggiare, di scuotere qualcosa su questa terra, partendo proprio dal nostro piccolo.

    Di Palma Teresa

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  77. Quando ci è stato chiesto di raccontare di un insegnate il quale ci avesse lasciato un ricordo positivo, confesso di aver avuto non pochi problemi a sceglierne uno in particolare tra i tanti docenti conosciuti. Non è servito struggermi a lungo, avevo la risposta proprio dinanzi agli occhi.
    Il mio ricordo migliore fa capolino tra gli insegnamenti dell’esimio professor D’Antonio, docente di letteratura italiana all'istituto magistrale di Isernia. Complici il fascino dei suoi modi di porsi e l’alone lasciato in me dal complesso di Elettra, non fu difficile innamorarmi delle sue lezioni. Il primo incontro, confesso, fu alquanto traumatizzante; si presentò a noi come un uomo autoritario e formale, disposto a donarci il suo cuore durante le spiegazioni ma determinato a ricevere l’anima dalle nostre interrogazioni. Col tempo, però, imparammo a conoscere il “dolce” cuore nascosto sotto gli innumerevoli strati di professionalità di quell'uomo, il quale di autoritarietà possedeva nient’altro che la definizione.
    Quando chiudo gli occhi e mi immagino proiettata in un futuro non molto lontano, vedo la mia immagine come la figura di un insegnante semplice, autorevole e materno il giusto, di modesta cultura provinciale ma soprattutto capace di trasmettere, ai “miei” bambini, il desiderio di conoscenza così come è stato capace di fare Lui: con tanta naturalezza e semplicità immensa!
    Per quanta stima, però, io provi nei suoi confronti, temo che Lui non sarà l’unico mio punto di riferimento: tanti altri sono stati gli atteggiamenti di insegnanti i quali hanno catturato la mia attenzione e che con il tempo si sono guadagnati la mia ammirazione. Ecco il motivo per cui oggi mi trovo Qui, perché spero di poterli sintetizzare e di trovare il giusto equilibrio tra miei desideri e le esigenze educative di chi, un giorno, avrò di fronte!
    “Il giusto si trova sempre nel mezzo.”
    Giovanna Cocozza

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  78. Tra tutti gli insegnanti conosciuti durante la mia carriera scolastica, dal primo anno della scuola primaria all'ultimo anno di liceo, quella di cui conservo il ricordo più vivo è Lei, l'insegnate di italiano, storia e geografia dei primi due anni della scuola secondaria di primo grado. Ricordo ancora il primo giorno che entrò in classe: una giovane insegnante, bionda, poco più alta di noi e con un sorriso stampato sul viso, un sorriso che portava con sé tutti i giorni. La guardavo con ammirazione, volevo somigliarle, tanto che ancora adesso, nonostante gli otto anni passati dall'ultima volta che l'ho vista, ricordo alla perfezione i tratti del suo viso, la sua forte risata , le sue mani e la sua scrittura. Credo di non essere stata mai distratta durante le sue lezioni e sono certa che in caso contrario mi avrebbe richiamata all'istante. Lo faceva con tutti, voleva che l'ascoltassimo e che capissimo tutto ciò che diceva. Spiegava in modo semplice e chiaro, fondamentale per noi alunni appena undicenni. Aveva rinunciato a insegnarci latino, come prevedeva il programma didattico, perché si era resa conto che nella mia classe c'era più di un ragazzo che aveva delle forti lacune nella lingua italiana e preferiva colmare queste piuttosto che metterci in difficoltà. Non appena si rendeva conto che qualcosa ci era poco chiara si dirigeva subito alla lavagna pronta a chiarirci le idee con un disegno. Non voleva la ripetizione mnemonica di ciò che era scritto sui libri , a lei bastavano i concetti chiave e non le interessava finire il programma, ma le interessava che noi apprendessimo qualcosa e più di tutto che crescessimo a livello scolastico e a livello umano. Infatti se veniva a conoscenza di qualche diatriba tra i miei compagni era pronta ad intervenire per calmare le acque e far capire dove si stava sbagliando. Una volta non esitò a contattare la madre di una mia compagna perché quest'ultima, per via di alcuni ragazzi, non voleva più venire a scuola e Lei sentiva l'esigenza di risolvere questo grande problema. Era quindi pronta al dialogo, al confronto, ci mostrava affetto nonostante la dolcezza non fosse il suo forte , e spesso si poneva al pari di noi. Forse la giovane età, forse il suo carattere aperto e socievole oppure il suo sentirsi dentro ancora ragazza, ma questo per noi era un qualcosa di troppo bello. Purtroppo all'ultimo anno delle medie non abbiamo avuto la fortuna di averla con noi e ci è mancata tanto sia come persona sia come insegnante. La nuova professoressa aveva un metodo didattico completamente differente dal suo che noi non gradivamo. Quello che io oggi mi auguro è di diventare un'insegnate così : preparata, competente, attenta e premurosa nei confronti dei miei alunni, sperando di essere per loro un piacevole ricordo come lei lo è per me.

    Letizia Pasquale

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  79. Il mio iter scolastico è stato costellato da avvenimenti che mi hanno temprato, da alcuni che mi hanno indotto a riflettere e da altri indelebili. Così come tra i compagni di classe ci si ricorda, in particolar modo, e si rimane legati soprattutto ad alcuni, anche per i docenti in genere c'è una sorta di selezione mnemonica di quelli che hanno maggiormente influito sulla nostra crescita. Personalmente ritengo che ci siano figure nella nostra esistenza indispensabili e rilevanti per ogni scelta che incida sulla nostra formazione e sul nostro futuro. La mia professoressa modello, alla quale (a parer mio) bisognerebbe ispirarsi, insegna filosofia; il suo approccio didattico mi ha condotto in modo graduale da un iniziale rifiuto della materia, ad apprezzarla ed esserne molto interessata. Le lezioni partivano da iniziali quesiti d'interesse generale, sui quali noi allievi eravamo esortati ad esprimere un parere, per giungere successivamente a trattare l'argomento specifico. Le ore di filosofia, erano così anche divertenti, il metodo risultava efficace e di stimolo a continuare lo studio a casa, per intendere meglio il pensiero filosofico ed addentrarsi in ragionamenti e teorie a volte davvero ostici. La professionalità, il carisma, la preparazione di un docente devono andare di pari passo con altre doti, prima fra tutte, la passione per il proprio lavoro.

    Elena Di Pio

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  80. Sono stati pochi gli insegnanti che hanno suscitato in me emozioni positive perchè spesso molti di loro si limitavano soltanto a seguire il programma presi dalla smania di completarlo il prima possibile. Ho sempre provato uno stupore misto a dispiacere di fronte a questo loro atteggiamento distaccato nei confronti di ciò che insegnavano e soprattutto di noi alunni. Nonostante ciò, ho cominciato a ricredermi sull'insegnamento grazie a un professore che ho conosciuto nella scuola Secondaria di II grado:il professore di filosofia. L'ultimo giorno di scuola lo abbiamo salutato con un applauso riuscendo anche a farlo commuovere! Dico questo perchè il professore si presentò fin dal primo giorno di lezione come una persona "tutta d'un pezzo",ma subito mi accorsi che la sua era solo una corazza o meglio un modo per farsi rispettare. Rimasi affascinata subito dalle sue lezioni perchè spiegava guardandoci negli occhi ad uno ad uno, come se così facendo si accertasse che era tutto comprensibile per noi. Il professore spiegava con un entusiasmo tale che sembrava quasi conoscesse lui stesso i filosofi di cui parlava: le sue lezioni le ascoltavamo tutti con interesse senza distrarci neanche un attimo perchè sentire la filosofia ci faceva sempre rimanere "senza fiato".Dagli occhi del professore traspariva sempre una immensa voglia di insegnare e si percepiva che non c'era nessun altro posto in cui si sarebbe voluto trovare, se non quell'aula a parlare di quella che non era più solo una materia per lui ma la sua vita.
    Roberta Colarusso

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  81. Pensare ad un professore da cui ispirarsi e prendere come modello mi fa venire in mente immediatamente la mia professoressa di matematica che ho avuto il piacere di incontrare durante il mio percorso dei tre anni di scuola secondaria di primo grado. Ricordo perfettamente ancora oggi, nonostante siano trascorsi alcuni anni, il primo giorno che varcò la porta della nostra classe, ha subito attirato la mia attenzione, che, con la sua vocina stridula faceva stare tutti sugli attenti e, ammetto che non era affatto semplice, infatti mai nessuno era riuscito fino ad allora a renderci partecipe delle lezione dal primo all'ultimo secondo. È stata in grado con le sue lezioni mai banali (ricche di esperimenti e di dimostrazioni) e con il suo insegnamento quasi sempre attivo, di farmi avvicinare a quella fantastica materia e pian piano riuscire a farmela amare. Devo ringraziarla, perché, con i suoi insegnamenti che molto spesso andavano anche oltre ad orgomenti di ordine scolastico, è stata capace di farmi capire quali erano le mie capacità, riuscendo a portarle avanti durante tutto il mio percorso di studio, anche quando riscontravo delle difficoltà in cui l'ambiente ed alcune situazioni erano sfavorevoli; grazie a lei sono riuscita a far valere tutto ciò in cui credevo andando avanti per la mia strada e superando qualsiasi tipo di ostacolo.
    Martina Marino

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  82. Quando il professor Bruni ci ha proposto di scrivere di un professore che ha particolarmente segnato il nostro percorso scolastico e che ha rappresentato per noi un modello positivo a cui vorremmo somigliare nella nostra attività di futuri insegnanti,si è subito materializzata davanti ai miei occhi l’immagine della mia professoressa di storia e filosofia del liceo. Grande donna e grande insegnante,piena di entusiasmo,dedizione e passione per le sue materie. Forse è proprio per questo che è riuscita a farmi appassionare alla filosofia e non me ne voglia,un po’ meno alla storia. Per lei vale più che mai il motto “scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno nella tua vita”. La scuola e i ragazzi sono infatti sempre stati per lei la sua seconda casa,un luogo di incontro e di crescita. Ricordo con piacere il suo arrivo in classe prima delle lezioni,la sua eleganza,il suo passo felpato, la scia di profumo che lasciava tra i banchi e il suo energico e dolce sorriso accompagnato da un ‘buongiorno bestie’. La sua era voglia di spiegare,voglia di farci crescere. Durante le lezioni aveva il potere di catturare al massimo la nostra attenzione,nessuno parlava,in aula vi era il silenzio totale. Venticinque sguardi puntati su di lei pieni di ammirazione e curiosità. Se durante le spiegazioni eravamo valorosi guerrieri pronti a guardare in faccia il ‘nemico’, la situazione si capovolgeva al momento delle interrogazioni. Cercavamo infatti in ogni modo di evitare il suo sguardo,mentre i suoi piccoli occhi neri ci squadravano uno ad uno. Quei momenti erano interminabili,ti arrivava il cuore in gola e poi il tempo si bloccava e il cuore rimaneva lì,senza tornare al suo posto. Lei ci osservava,ci studiava,le bastava uno sguardo per capire chi di noi era preparato e chi invece non lo era. Il problema nasceva proprio quando ti ‘beccava’ nel giorno in cui non avevi studiato. In quel caso la nostra sorte era nelle sue mani: o poteva sorvolare, non fare affidamento al suo intuito di professoressa e scegliere un’altra preda,oppure poteva tranquillamente scegliere di non salvarci. Per lei le interrogazioni erano un momento fondamentale del processo educativo e della crescita culturale e personale di ciascuno di noi,un momento in cui aprirsi al dialogo,al confronto,un momento per poter riflettere e sviluppare un senso critico. Il voto in sé era per lei superfluo,un aspetto che veniva in secondo piano. Ciò che più contava per lei era che noi interiorizzassimo i concetti,senza ridurre correnti filosofiche e date ad una pura ripetizione mnemonica.

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  83. Pretendeva tanto da noi,ma in realtà il suo essere così esigente era un prepararci alla vita,un invito a ragionare e a riflettere,senza fermarsi alle prime difficoltà,cercando di dare sempre il massimo,sempre il meglio di noi stessi. “Va bene,ma puoi fare di più”. Per lei infatti non esisteva un punto di arrivo ma era un continuo punto di partenza. Il suo essere così esigente era però a mio parere un giusto atteggiamento;quando infatti si dà tanto è più che giusto pretendere il massimo dai propri studenti. E’ necessario infatti trovare un giusto equilibrio tra ciò che si dà e ciò che si riceve. Non posso non conservare di lei che un nostalgico ricordo,pieno di stima e ammirazione. Per me infatti non è stata solo una semplice insegnante,ma una vera e propria maestra di vita. Auguro a me di coltivare la sua stessa passione e dedizione per la scuola e per le materie che insegnerò,per rappresentare una buona guida per i miei futuri studenti,come lei lo è stata per me.
    Samantha Battista

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  84. Se dovessi scegliere l'insegnante che più di chiunque altro abbia lasciato un ricordo positivo in me non posso che menzionare la maestra Mariella C. delle elementari. Insegnante di italiano,storia,geografia Mariella è stata una figura di riferimento in quanto oltre che possedere un bagaglio di cultura eccezionale è una donna piene di energie e voglia di fare sempre nuova. A primo impatto un bambino resta colpito o meglio intimorito dal suo "braccio finto" e iniziano a frullare nella sua testa pensieri di maestra strana o crudele, ma superate queste subdole supposizioni, la mia cara insegnante ha avuto un approccio meravigliosamente affettivo con la mia classe. La passione per il suo mestiere l'ha sempre spinta a cimentarsi in tecniche di insegnamento innovativo e coinvolgente.Le sue lezioni andavano oltre il metodo tradizionalista, infatti spesse volte ci faceva ascoltare brani di De André,ci insegnava balli,filastrocche, ci portava a passeggiare lungo i borghi del mio paese ma principalmente la sua dote innata di artista la induceva a farci svolgere molte ore di disegno e pittura dividendoci i lavori in gruppi in modo da instaurare rapporti di amicizia, essenziali per un ristretto numero di alunni appartenenti ad un piccolo paese.Indelebili nella mia mente sono infatti le ore trascorse a riprodurre diverse opere di Modigliani, suo artista preferito, per non parlare dei cartelloni affissi per i corridoi della scuola che preparavamo insieme per le recite di fine anno! Ebbene questa sua capacità di affrontare gli ostacoli che la vita ci pone dinanzi mi ha fatto riflettere nel corso degli anni e capire che se c'è la voglia e il desiderio di realizzare qualcosa si riesce con successo. Di lei inoltre apprezzo la capacità che ha dimostrato nel saper coinvolgere ogni singolo bambino nelle attività da lei proposte,soprattutto nel rendere piacevoli quelle ore di lezioni altrimenti riluttanti o che sarebbero potute sfociare nel dimenticatoio. Sulla base del suo modello io spero un giorno di poter avere la stessa forza nell' affrontare le avversità della vita e trasmettere alle future generazioni valori quali rispetto degli altri, quelli che si considerano diversi, condivisione di idee e strumenti di lavoro ma soprattutto di far partecipare tutti gli attori nel ruolo di protagonista nell' intero percorso di formazione in modo da scoprire sé stessi conoscendo gli altri accanto a noi.

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  89. Non è facile scrivere di un’insegnate, soprattutto se questa ha lasciato un segno, si è presentata come un modello e ti ha trasmesso la sua passione per questo mestiere. In tredici anni di carriera scolastica, mai nessun insegnate ha lasciato un segno così importante come ha fatto lei. Di docenti ne ho conosciuti tanti, e di ogni tipo, ma sono convinta che lei sia l’unica che si possa definire Maestra, una guida per i suoi alunni. Lei è stata la mia insegnante nel periodo delle elementari, per ben cinque anni. Insegnava italiano, storia, geografia, scienze, insomma un po’ tutte le materie ad eccezione di matematica, inglese e religione. La maggior parte del nostro tempo a scuola lo abbiamo trascorso con lei. Le lezioni non erano mai noiose ed escogitava sempre qualcosa per catturare la nostra attenzione. Passavamo ripetere a campanella le classiche poesie che tutti imparano alla primaria, al cantare canzoni che per lei erano piene di significato, ed infatti molte le abbiamo anche analizzate. Le piaceva sentirci leggere, la lettura la riteneva molto fondamentale. Anche il dettato, non c’era giornata in cui non ci dettava qualche brano, e naturalmente poi rileggeva ciò che scrivevamo e gli “orrori”, come li chiamava lei, li correggeva per farci vedere dov’è che sbagliavamo. Immancabili anche gli esercizi di grammatica, non solo quelli svolti in classe insieme a lei, ma anche quelli assegnati per casa. Ricordo anche che le piacevano molto le poesie, infatti ci ha fatto diventare dei piccoli poeti, le inventavamo noi. Ad ogni ricorrenza ci faceva scrivere una poesia, quelle scritte tutti insieme le chiamavamo “lavoro collettivo”. Immancabili erano anche i famosi “lavoretti”. Uno dei più belli lo abbiamo iniziato in prima elementare e terminato in quinta. Questo lavoro consisteva in un vero e proprio diario, in cui scrivevamo dei nostri compagni di classe, dei libri che insieme avevamo letto, dei film che avevamo guardo, sempre tutti insieme, descrizioni delle nostre uscite didattiche con allegate foto. Lei ci disse che non dovevamo buttarlo via, che un giorno ci saremmo seduti a tavola a leggerlo così da ricordare meglio gli anni delle elementari, perché si sa, con il tempo i ricordi si offuscano. Per questo motivo mi è rimasta impressa nella mente, perché non le sfuggiva mai niente, tutto quello che c’era da fare lo abbiamo fatto, non ha dimenticato nulla, e soprattutto non ci dimenticava mai. I pomeriggi a casa li passava ad organizzare le nostre giornate di scuola, che rendeva sempre molto interessanti e divertenti. Mi ha trasmesso l’amore e la passione per questo mestiere, per questo l’ho scelta come modello da seguire.
    Rossella Del Castello

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  90. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di conoscere moltissimi professori , per questo motivo mi è venuta a mancare una continuità scolastica. Tra i docenti conosciuti, pochi hanno saputo attirare la mia attenzione in senso positivo . Ricordo con piacere una docente di lingua e letteratura inglese ,arrivata nella nostra aula negli ultimi tre anni conclusivi del liceo . I suoi predecessori hanno favorito lo sviluppo di un metodo di apprendimento mnemonico che non contribuisse alla mia crescita culturale. La docente, basando le sue verifiche sul dialogo , mi ha aiutata ed acquisire un minimo di competenze in materia. Ci ha abituati a formulare un discorso nella lingua inglese e a rispondere senza far rifermento a frasi strutturate in precedenza come avveniva nelle interrogazioni dei suoi colleghi . Spero che un giorno io sia in grado di poter insegnare ed abituare i miei studenti a sviluppare un ragionamento logico piuttosto che mnemonico favorendo un apprendimento consapevole.
    Giulia Cirsone

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  91. Quando il professor Bruni ci ha assegnato questo compito da svolgere, ho subito pensato alle difficoltà che avrei affrontato nel portare a termine il testo, ma una cosa mi è stata ben chiara sin dall'inizio:la scelta del soggetto; la mia mente infatti, sin dall'inizio non ha esitato a focalizzarsi sulla mia professoressa di storia e filosofia delle superiori, e di tutti i ricordi che da lì né potevano scaturire.
    C'è da dire innanzitutto che durante il mio percorso scolastico, ho avuto modo di incontrare docenti dai comportamenti e modalità di insegnamento più variegate e distanti l'una dall'altra: da quelli più severi a quelli più lassisti,da quelli più svogliati agli insegnanti più volenterosi.
    Colei di cui però vi voglio parlare, è una professoressa che mi ha colpito per svariati motivi, anche di natura extrascolastica; ciò che ho ammirato di lei è stato senza dubbio lo sviluppo della sua carriera: esordendo infatti prima come maestra d'asilo, e successivamente, attraverso le elementari e le medie è giunta fino alle superiori, la sua quindi è stata una sorta di “scalata verso il milione”; questo dimostra anche la sua capacità di essere riuscita a conciliare lavoro, studio e famiglia con spirito di sacrificio;
    Un altro aspetto da ammirare è stato senza dubbio il suo modo di insegnare con passione agli alunni, rendendoli partecipi alla lezione e non dei “manichini” messi lì a scaldare il banco,.
    Non a caso è riuscita a conquistare anche le mie attenzioni, nonostante il periodo liceale per me non sia stato dei migliori; a volte infatti la sua presenza riempiva quelle giornate vuote, e mostrava quasi uno scorcio di piacere alla scuola: questo perché le sue lezioni non si soffermavano alla mera spiegazione, ma spaziavano in svariati campi come la politica e l'attualità, che la rendevano in generale, rispetto ai suoi colleghi molto più “orecchiabile”. C'è da dire anche però che le sue materie d'insegnamento le permettevano maggiormente, rispetto ad altre di raggiungere tali scopi.
    In generale però posso dire che lei è stata, oltre che l'esperienza più positiva del mio percorso d'apprendimento, la prova tangibile che non necessariamente con la durezza si ottene ciò che si vuole, ma anche con modalità di approccio più materno e meno distaccato con chi sta dall'altra parte,è per questo che auguro a ogni studente di avere la stessa fortuna che ho avuto io.

    Nicola Santucci

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  92. l'insegnante con la "I"maiuscola è stata lei, la maestra Mariangela.Donna alta bruna,capello corto ordinato, di bell'aspetto, composta nel suo modo di presentarsi e di essere.Era quell'insegnante autoritaria e allo stesso tempo dolce, aveva una passione per l'insegnamento intrinseca nelle vene,adorava leggere tutto, dai racconti sui libri, agli articoli di giornale, era impossinile non venire travolti dal suo mondo. Quel mondo fatto d'istruzione,educazione per se stessi e per l'altro,quel mondo fatto di giochi e canzoni(che ancor oggi ricordo)...quanto adoravamo cantare e fare recite! Durante la preparazione delle recite era lei che ci guidava con tanta precisione, ammettendo sempre quelle che potevano essere le nostre mancanze artistiche con tanta filosofia e allegria. Ci educava allo stare assieme e al divertici con l'altro imparando da lui. Per noi alunni era come una mamma, di quelle severe, che però ti amano tanto, di quelle che ti guidano a farcela con lei e swnza di lei, di quelle che ti fanno scoprire il mondo che ti circonda, le tue capacità e ti invogliano a dare sempre di più. Era quell'insegnante che tutti avrebbero volutone che io vorrei diventare.-Iagulli Gabriella

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  93. Quando il professor Bruni ci ha assegnato il compito di parlare di un insegnante che ha rappresentato per noi un modello positivo importante, ho riflettuto a lungo. Non è stato infatti semplice per me scegliere subito la professoressa o il professore che avrei voluto descrivere. Durante tutta la mia carriera scolastica, infatti, dalla scuola dell'infanzia fino al liceo, ho avuto quasi sempre la fortuna di incontrare insegnanti preparati che, in un modo o nell'altro mi hanno insegnato tanto. Però, quando mi soffermo a pensare al mio percorso di studi, l'immagine che immediatamente risalta alla mia mente è quella della mia professoressa di lettere delle scuole superiori, Morena Moscufo.
    La professoressa Moscufo mi ha insegnato italiano e latino per tutti i cinque anni del liceo, ricoprendo, nel biennio, anche la cattedra di storia e geografia.
    Ho scelto di parlare di lei perché è stata, per me e per i miei compagni di classe, quasi una seconda mamma, in quanto trascorrevamo con lei la maggior parte del tempo scolastico. Durante il biennio, infatti, era la docente con la quale avevamo più ore durante la settimana (il primo anno ci insegnava ben quattro materie: italiano, latino, storia e geografia!).
    Il suo carattere e la sua personalità mi risultarono ben chiare sin dai primi giorni di scuola. La professoressa infatti si presentò subito davanti ai nostri occhi come una donna distinta e dal bel portamento, ma allo stesso tempo rigida e severa. Le sue interrogazioni erano lunghissime (potevano durare anche l'intera ora!) e andavano molto in profondità: la prof infatti voleva sapere ogni minimo dettaglio delle sue spiegazioni. Ma dietro questa sua severità c'era la sua grandissima passione per la letteratura, una passione che lei stessa mi ha trasmesso; ricordo che restavo talmente affascinata durante la spiegazione di autori come Leopardi e Manzoni (soltanto per citarne alcuni) che non avrei voluto passare all'ora successiva, ma sarei voluta rimanere lì l'intera giornata ad ascoltare la professoressa.
    Ho deciso di parlare di lei perché per me è stata una maestra di vita, oltre che di scuola, in quanto, attraverso il suo spronarci continuamente a non essere pigri e a studiare ogni giorno, mi ha insegnato a non fermarmi, a non arrendermi davanti alle difficoltà, ma ad andare sempre avanti e a perseguire l'obbiettivo che ci si è prefissati. Ed è proprio come la mia professoressa che vorrei diventare da "grande", cioè vorrei essere capace di insegnare ai miei bambini a superare i problemi e le difficoltà, oltre ad insegnare loro nozioni puramente scolastiche.
    Vincenza Shannik

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  94. Dinamica, professionale,competente, versatile, intraprendente, instancabile, energica, tenace, empatica… questi sono solo pochi aggettivi che potrebbero descrivere la miglior insegnante che ho avuto la fortuna di incrociare fino ad ora nel mio percorso scolastico, ovvero la professoressa di matematica e fisica che mi ha accompagnata dal primo anno di scuola secondaria di secondo grado fino alla maturità. Iniziavo il liceo delle scienze umane con una vera e propria avversione per le materie scientifiche, non mi ritenevo portata per la matematica e la fisica in particolare, sono sicura che se non avessi avuto la fortuna di incontrare la professoressa G. tali materie sarebbero diventate un vero e proprio incubo nel corso di tutto il mio cammino liceale. Aveva una  passione per il suo lavoro e un amore  per le materie che insegnava talmente travolgenti che per me è sempre stato impossibile non ammirarla. Entrava in classe ogni volta col sorriso, lasciando fuori dall’ aula preoccupazioni e agitazioni della vita privata e come prima cosa testava il nostro  stato d’ animo rasserenandoci quando ci vedeva particolarmente agitati. Le sue lezioni erano tutte accuratamente  progettate, nulla era lasciato al caso, i tempi e i modi di spiegazione, gli esercizi da assegnare, l’ uso dei dispositivi didattici multimediali ecc..Iniziava le sue lezioni, ogni volta differenti e mai noiose,  incoraggiando la nostra curiosità, ad esempio leggendoci la biografia di un matematico o di un fisico  mostrandoci  la loro dimensione “umana”, oppure prendendo spunto dalla visione di un video o di un immagine. Con lei nulla era scontato e prevedibile. Alle sue spiegazioni era impossibile annoiarsi, lei era sempre in piedi durante l esposizione dell’ argomento, in modo da focalizzare su di  sè l’ attenzione di tutti. Riusciva a cogliere dal linguaggio non verbale del nostro corpo e in particolare dalla mimica facciale se l’argomento fosse stato compreso o meno o solo in parte e il nostro livello di concentrazione e di stanchezza. Per lei era fondamentale che tutti avessero compreso la spiegazione. Gestiva il suo rapporto con noi alunni in maniera molto professionale, senza ombra di preferenze, mantenendo il giusto distacco necessario in una relazione tra docente-discente, tuttavia era sempre disposta ad ascoltare e valutare le richieste, i dubbi, le perplessità manifestate da noi alunni. Apprezzavo in particolare la sua maniera  di usufruire delle nuove tecnologie come strumenti didattici, il suo modo di sperimentare, ricercare, di essere sempre aggiornata sulle novità in ambito informatico, la sua tenacia nel non abbattersi alle prime difficoltà,come invece succedeva a molti suoi colleghi. Purtroppo lo spazio esiguo che ho a disposizione non mi permette di descrivere pienamente tutte le qualità che ho apprezzato della professoressa G., ciò nonostante devo necessariamente riconoscere come sia stata un vero e proprio “faro” non solo nel mio viaggio verso la maturità e relativamente alle materie da lei insegnate, che ora mi risultano anche meno ostili, ma anche in riferimento alla scelta di frequentare il corso di scienze della formazione primaria, con l’ augurio che possa con lo studio e l’ esperienza diventare un insegnante esemplare, per i miei futuri alunni, come lo è stata lei per me.
    Sara Rossi

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  95. “ Secondo voi le piante comunicano?” Questa la domanda che il professore di filosofia pone alla mia classe il primo giorno al liceo pedagogico. Continua dicendo:”Avete una settimana di tempo per pensarci… Ogni giorno scrivete una parola, una frase o qualsiasi pensiero vi viene in mente rispetto a questo tema…”. La classe attonita. I commenti davanti a questa richiesta “folle” sono:” questo è matto”. Durante la settimana successiva in classe numerose discussioni hanno come sfondo le piante e il loro modo di comunicare.

    Le lezioni del prof. di filosofia hanno sempre avuto l’obbiettivo di stimolare il pensiero, di indurre curiosità e soprattutto di andare alla ricerca della soluzione(la maggior parte delle volte inesistente) a quesiti di ogni genere. Le sue spiegazioni non sono mai state uno sterile passaggio di contenuti ma una costruzione di conoscenze. Con i suoi modi, non sempre istituzionali, è riuscito a farmi appassionare alla sua materia e, soprattutto, a stimolare il ragionamento e l’intuizione allo stesso tempo. Per il mio percorso formativo ed, in seguito, per quello professionale, vorrei ispirarmi a questo grande esempio di competenza, professionalità e umanità.

    Francesca Genova

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  96. Beh… su due piedi, descrivere in poche righe la figura di un professore che ci ha segnato durante il percorso formativo, è un opera alquanto ardua, ma non impossibile.
    Gli insegnati hanno un ruolo fondamentale nella crescita e nell’educazione dei giovani, non solo nel campo istruzione, ma anche come maestri di vita.
    Appresso alla famiglia, la scuola e l’università sono i luoghi in cui i ragazzi trascorrono la stragrande maggioranza del loro tempo ed è evidente che gli insegnanti vestano in parte i panni dei genitori. Le dinamiche con cui si sviluppa la relazione, per cosi dire di “autorità” tra docente e discente incide significativamente sulla natura dell’apprendimento e sul grado di fiducia dell’allievo verso la propria capacità di agire autonomamente.
    Fin da piccola sono stati tanti gli insegnanti che mi hanno aiutato a crescere.
    Oggi, a 27 anni, dopo ben 21 anni di studio, trascorsi tra i banchi di scuola e le aule universitarie, facendo una carrellata di tutti i professori che ho incontrato durante il mio percorso formativo, l’esperienza più bella e positiva, che maggiormente mi ha formato, risale al V liceo, dove ho avuto l’immensa fortuna di incontrare il professor V. P. , docente di storia e filosofia.
    A dire il vero non c’è un motivo unico che mi porta a scegliere il professore V. P. come il mio maestro di vita.
    Il prof. V.P. è una persona solare e divertente, sempre con la battuta pronta e il sorriso sulle labbra, anche quando le situazioni da affrontare non erano delle migliori.
    Oltre al ruolo di docente, ricopriva anche il ruolo di responsabile del nostro plesso scolastico.
    Al contrario di tanti professori che rivestono ruoli per così dire, più di rilievo, che si mascherano di arroganza e superiorità, il professore V.P. era il ritratto della semplicità e della solarità.
    Era l’esempio dell’equilibrio tra l’essere autoritario e l’avere un rapporto alla pari con noi studenti; sapeva farsi rispettare, ma al tempo stesso non faceva mai venir meno quel rapporto di parità con noi ragazzi.
    Completamente immerso nel ruolo di docente, sempre disposto a sacrificarsi, per far fronte alle vicissitudine della nostra scuola.. e sopperire talvolta alle mancanze di altri docenti, che svolgevano questo ruolo con quel tantino di menefreghismo che a noi ragazzi non piaceva affatto.
    Il suo “ Per Giove”, resterà l’esclamazione più divertente e più significativa della mia vita; un’esclamazione che mi divertiva da morire, ma che al tempo stesso, i primi giorni di scuola, quando ancora non avevamo modo di conoscere che persona realmente fosse, incuteva, per così dire, una sorta di timore.
    A lui devo tanto; ancora oggi, i suoi insegnamenti risultano essere la base su cui continuo a costruire il mio percorso culturale ma soprattutto il mio percorso di vita.
    Oltre che il mio docente esemplare, è stato Il mio grande maestro di vita; oltre che un grande professore, era soprattutto un grande UOMO.
    Maiorano Katia Maria

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  97. Quando mi è stato proposto di parlare di un insegnante, incontrato durante il nostro percorso scolastico, di cui ancora oggi abbiamo un ricordo positivo, mi sono trovata in difficoltà. Ho riflettuto a lungo poichè non mi ero mai posta questa domanda e non avevo idea di quali fossero i parametri che mi avrebbero permesso di capire quale insegnante aveva fatto scalpore in me. In un primo momento il mio pensiero si è rivolto agli insegnanti più simpatici, senza dubbio sono quelli che ci restano più impressi, ma dubito che la sola simpatia possa portare dei frutti, anche perchè se non è accompagnata da una certa serietà rischia soltanto di danneggiare l'alunno. Allora mi sono concentrata su altri aspetti che mi hanno colpito. Automaticamente il pensiero mi ha portata sul fronte opposto.. gli insegnanti più "antipatici". Tutto partiva il primo giorno di scuola, quando entravano in classe iniziavi ad osservarli, alcuni ti erano indifferenti con altri invece si rivelava "odio a prima vista"! Questo è proprio quello che è accaduto quando, all'inizio del nostro terzo anno alle superiori, per la prima volta è entrata in aula la professoressa di chimica, M. Ricciardella. Nemmeno aveva appoggiato la sua roba sulla cattedra e già ci guardava con aria autoritaria, severa ed esigente. In quel preciso istante era diventata il nostro incubo peggiore! Pian piano abbiamo imparato a conoscerla, se ognuno di noi avesse svolto al meglio il proprio dovere saremo stati tutti felici e contenti. Purtroppo non avevamo delle basi molto solide nella sua materia ma non è stato un problema, ci ha aiutati a colmare le nostre lacune e ci ha fatto apprezzare una delle materie più odiate. Durante le sue lezioni la seguivamo tutti, vuoi perchè altrimenti erano guai, vuoi perchè rendeva interessanti anche le lezioni più pesanti, nelle sue ore diventavamo tutti studenti modello. Quell'odio nato il primo giorno è stato poi smorzato dalle attenzioni che ci rivolgeva nei momenti di difficoltà e dai consigli di vita che era solita darci, ci siamo accorti che sotto quella sua corazza dura nascondeva un grande cuore. Il momento più bello che ci ha regalato è arrivato l'anno successivo quando di fronte al nuovo professore di chimica non abbiamo avuto nessun tipo di difficoltà. Come in ogni classe (o quasi) c'era chi apprendeva subito e chi invece aveva bisogno di più tempo e più attenzioni, ognuno di noi aveva delle esigenze diverse ma lei non trascurava nessuno ed è stata in grado di portarci tutti, più o meno, sullo stesso livello! La piena consapevolezza di ciò che era stata per noi, l'ho acquisita l'ultimo giorno di scuola quado, dopo averla salutata, mi è scesa una lacrimuccia poichè mi sono resa conto che in quei 9 mesi era stata una vera e propria guida per noi, non solo in ambito scolastico ma anche della nostra vita.
    SARA CRICCA

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  98. Dopo aver ascoltato la richiesta del prof. Bruni di parlare e raccontare di un'insegnante che ci ha segnati nel corso della nostra esperienza scolastica ho pensato a tutti i miei insegnanti dalla scuola primaria alle superiori e non potrei non raccontare della mia maestra delle elementari, la maestra Rina, che ci ha seguiti per tutti i cinque anni ed é stata per me un punto di riferimento! È stata una maestra autorevole ma non autoritaria, che faceva in modo che fossimo sempre incuriositi dalle lezioni e che non le vivessimo in modo passivo. Proprio per questa ragione durante l'ultimo anno adottò un metodo d'insegnamento del tutto nuovo per noi, con lo scopo di spronarci e di renderci autonomi e per far sì che fossimo pronti per affrontare il passaggio alla scuola secondaria. Adottò infatti un metodo molto particolare ed insolito per noi, ci divide in gruppi e assegnò a ciascun gruppo un argomento per ogni materia che ci insegnava, ad esempio le regioni italiane per quanto riguarda geografia, gli apparati del corpo umano per quanto riguarda scienze e così via.. Ogni gruppo aveva ovviamente una scadenza per il proprio progetto è al termine di ciascuno dovevamo esporre alla classe il nostro argomento in modo tale da farci diventare dei "piccoli insegnanti" che spiegavano ciò che avevano appreso è scoperto sì proprio compagni. Ho trovato questo metodo d'insegnamento molto efficace per noi è credo che soprattutto i maestri debbano sperimentare sempre nuovi metodi per far sì che gli alunni siano attivi e coinvolti nelle lezioni.
    ARIANNA DRAGONETTI

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  99. Uno dei motivi per cui ho scelto questo corso di laurea è Lei, la mia maestra di matematica delle elementari. Sin da piccola l'ho vista sempre come un modello da seguire, come esempio: da grande avrei voluto essere come Lei!
    E' questo il motivo per cui ho scelto di parlare di Lei quando il prof. Bruni ci ha chiesto di parlare di un/un' insegnante. Il suo nome era Augusta. Era l'unica maestra che ogni giorno aspettavo con una "felice" ansia, nascosta dietro al mio banco più alto di me, l'unica che riusciva a coinvolgere tutta la classe durante le lezioni. La caratteristica che più mi colpì di Lei fu l'allegria, la stessa che utilizzava sia per insegnarci la matematica che per ammonirci. Ci insegnava attraverso i gesti più semplici e quotidiani, puntando sulla creatività e sull'immaginazione di ogni bambino.
    Due o tre volte alla settimana, a fine ricreazione, ci faceva mettere in cerchio e ci divideva in quattro gruppi. Ognuno di questi gruppi aveva il compito di elaborare un cartellone con i numeri e le diverse unità di misura. Ognuno di noi, inoltre, aveva il compito di incollare al cartellone tutto ciò che ci ricordava quel determinato numero ( ad esempio sotto il 3 incollavamo i tre colori della bandiera italiana, sotto il 46 il volto di Valentino Rossi... ecc).
    Il suo scopo era quello di farci entrare concretamente in contatto con quella che era la natura dei numeri, facendo si che nessuno li imparasse mnemonicamente, ma per la vita.
    Nunzia Iannotti

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  100. Quando il professor Bruni ci ha invitati a descrivere in poche parole il miglior professore o professoressa che avessimo mai avuto, la mia mente non ha indugiato. Senza dubbio avrei descritto la mia professoressa di Matematica e Fisica delle scuole superiori; ma prima mi sento in dovere di fare una premessa: come molti, anche io scelsi il liceo classico per evitare le dosi massicce di matematica propinate nelle altre scuole, sia chiaro, sono sempre andata bene in tutte le materie alle medie e fare matematica addirittura mi "diverte", mi piace mettermi alla prova in questa materia dove conoscere le regole e avere un'ottima base logica (ricevuta alle medie tramite corsi di potenziamento e gare di matematica) è tutto ciò che occorre per risolvere tutti i problemi matematici di media difficoltà, o quasi. Dunque si evince che non mi sarebbe stato facile accettare la "sconfitta" di non riuscire a risolvere i problemi matematici più complessi, quindi optai per un liceo che offrisse una conoscenza della matematica basilare dove avrei potuto sentirmi gratificata nel risolvere correttamente la maggior parte degli esercizi, sebbene di media difficoltà, concentrandomi invece sulle materie umanistiche, a mio erroneo avviso, più alla mano. Tuttavia già dal primo anno m'imbattei in un altro tipo di difficoltà, quella di "decifrare" versioni in greco e latino spesso senza senso per noi alunni, dove gli autori si divertirono ad elidere lettere, verbi o addirittura complementi solo per la gioia di potersi divertire a guardarci mentre ci strappavamo i capelli dalla rabbia nel cercare di tradurre quelle insensate versioni i cui voti, più che valutazioni, sembravano terne da giocare sulla ruota di Bari! Scherzi a parte, il primo anno abbiamo avuto una professoressa che assegnava esercizi che soddisfavano esattamente la mia sete di gratificazione, tuttavia impartendoci regole e teoremi in maniera semplice ma meccanica, mi sentivo un automa, imparavo cose senza capirne il significato pratico o a cosa mai servissero nel mondo tutti quei simboli che sembravano solo complicarci la vita, della serie "se vado al supermercato non chiederò mai al salumiere di darmi un mezzo della radice del cubo del numero di Avogadro per la costante di Stefan Boltzmann elevata alla meno sette di prosciutto crudo". Purtroppo questa professoressa venne a mancare durante il corso del primo anno e dopo una serie di supplenti, in V ginnasio arrivò la professoressa che cambiò radicalmente il mio modo di vedere la matematica e la fisica, quella di cui appunto vorrei parlare. Giovane, sui 40 anni, sprizza gioia e battutacce da tutti i pori, con un gusto pessimo per il vestire, una voce soffocata e un modo di parlare tutto suo, tra parentesi molto simile al mio! Ama ciò che insegna e non le importava che fossimo in un liceo classico, fu prontissima a trasformare la nostra classe in una perfetta fusione tra una del liceo scientifico e una del liceo classico, inutile dire quanto ci fece penare; ai votacci di greco e latino (a cui rimediavamo con l'orale) si aggiunsero anche quelli di matematica e fisica portando a picco le nostre medie con prove scritte e orali a sorpresa e verifiche di difficoltà elevatissima! Magari starete pensando che il compito era descrivere il miglior insegnante, non il peggiore, bè, nonostante da quando era arrivata i miei voti avessero subito alti e bassi e nonostante il suo essere così esigente, grazie a lei mi appassionai alle sue materie. PRIMA PARTE - Serafina Guerra

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  101. Quando parlava di matematici e fisici nei suoi occhi c'era una luce ed un'emozione palpabile, come quella negli occhi di un bambino che descrive qualcosa di nuovo come un giocattolo o un cartone animato. Fu in grado di farci capire come il nostro mondo tecnologico, dedito al progresso e alle comodità, fosse dipendente da quella matematica astratta e ricca di lettere e numeri che gli alunni snobbano, ci fece capire come il mondo a cui siamo abituati non esisterebbe se dei "cervelloni" non si fossero posti delle domande e non avessero cercato di trovare soluzioni per le nostre esigenze,in una parola, è una gemma. Ricordo ancora il suo modo di spiegare a raffica e diverso dalle esposizioni fatte sul libro, spesso ci innervosivamo perchè non sapevamo quale delle versioni dei teoremi offerte da lei e dal testo dovessimo studiare! Spesso e volentieri assegnava tracce di sua invenzione, dove era necessaria l'applicazione di più teoremi e regole per la risoluzione, che ci mandavano in crisi e che nessuno riusciva mai a risolvere. Nonostante tutto ciò, le sono debitrice, grazie a lei adesso ho una capacità logica ed ipertestuale molto più sviluppata rispetto a 5 anni fa. Ricordo quando ci parlava dei suoi cari matematici facendoci presentazioni assurde sulle loro vite private ma che aiutavano a capire le ragioni dei loro studi, a tal proposito mi è tornato in mente quando parlammo di Alan Turing in vista dell'uscita del capolavoro cinematografico "The Imitation Game", raccontandoci come grazie alla devozione di questo personaggio alla matematica e alla creazione di "Christopher" , la macchina che avrebbe avviato lo sviluppo dei computer, una gruppo segreto di cervelloni inglesi riuscirono a tener testa ai tedeschi e a scoprire il funzionamento di Enigma, una macchina che cifrava i messaggi di Hitler riguardo gli attacchi tedeschi, rendendoli incomprensibili alle altre nazioni. Non è facile far appassionare dei ragazzi a queste materie, ed è questo il suo merito, oltre quello di averci trasmesso un'ampia cultura matematica e fisica insieme a nozioni e formule. Per concludere, vorrei che i miei alunni pendano dalle mie labbra così come io pendevo dalle sue, vorrei che siano felici di imparare, e che non si limitino ad assorbire nozioni senza comprenderne il motivo. Ed è per questo che ho intrapreso questo percorso, plasmare le menti dei bambini è un compito così delicato e che richiede una meticolosa preparazione che sono pronta ad assumere. Come ci disse una volta "è facile insegnare, la parte difficile è saper insegnare".
    SECONDA PARTE - Serafina Guerra

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