lunedì 14 aprile 2014

Raccontare di un insegnante...

Per le studentesse e gli studenti del corso di Didattica Generale  a.a. 2013-2014

Come avevamo concordato a lezione inserisco un post con cui vi invito a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo? Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava?
Come scadenza per l'inserimento dei commenti, indicherei la data del 4 maggio. Può andare?
Spero di vedervi vedervi mercoledì prossimo, auguro comunque sin da ora a voi e a tutte le persone che vi sono care buona Pasqua!

71 commenti:

  1. Inizio col dire che non è stato semplice fare una scelta dato che, fortunatamente, mi è capitato di instaurare ottimi rapporti con svariati docenti che hanno accompagnato il mio percorso scolastico . Ad ogni modo, dovendo soffermarmi su uno in particolare mi sento di parlare del professore di storia e filosofia del liceo. Ho scelto lui perché è sicuramente il "personaggio" che, soprattutto da un punto di vista didattico, mi ha lasciato di più. Oltre ad essere molto preparato nella sua materia, quest'insegnante aveva anche un modo di spiegarla davvero coinvolgente; infatti, quando parlava di storia ma soprattutto dei "suoi" amati filosofi riusciva ad attirare l'attenzione di chiunque facendo riflessioni sull'argomento affrontato e connettendolo con la realtà in modo da arrivare a non avere più la percezione di star studiando ma ad interrogarsi sul perché di qualsiasi cosa caratterizzante il quotidiano di ognuno. Lo stimo molto perché grazie alle sue parole ed al suo esempio ho capito l'importanza della cultura, ho imparato a considerare l'insegnante come una fonte preziosa da cui partire per costruire il proprio "io", per crearsi un proprio posto nel mondo in quanto essere pensante ed autonomo. Ovviamente giungere a questi livelli nella scuola primaria non è possibile dato che gli alunni hanno un approccio differente ed una scarsa maturità, però sulla scia del mio professore mi auguro anch'io in futuro di riuscire a far vivere ai miei allievi la scuola in maniera serena con la continua voglia di apprendere e migliorarsi tenendo presente che l'insegnante non è solo, appunto, colui che insegna ma anche una persona molto sensibile con cui poter instaurare un bel rapporto di stima e fiducia. Anche considerando quest'ultimo aspetto ricordo piacevolmente che il "mio" filosofo cercava sempre di trovare nelle ore di lezione uno spazio da dedicare alla battuta o al semplice dialogo informale con tutti noi alunni. L'unica pecca che, però, presentava era nella valutazione. Molto spesso non si poneva in maniera obiettiva ed anche nell'interrogarci non si rendeva sempre conto dei "furbetti". Per ciò che riguarda la valutazione non mi sento di appoggiarlo perché la mia propensione tende ad una cura attenta e critica dei giudizi, anche piuttosto severa.
    Inoltre, adoravo il fatto che molto spesso ci portasse a fare lezione all'aperto e mentre osservavamo meravigliosi paesaggi ci sussurrava frasi celebri.
    Vorrei concludere dicendo che, a prescindere dai piccoli modelli che ognuno ha al suo interno, mi auguro un giorno di riuscire a trasmettere parte delle mie esperienze e conoscenze ai "piccoli uomini e donne" che mi circonderanno.

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  2. Se oggi, ho scelto di frequentare il corso di laurea in Scienze della formazione primaria, credo di doverlo in parte all’esperienza di tirocinio che ho svolto l’ultimo anno di liceo presso una scuola primaria ed una dell’infanzia e alla mia professoressa di inglese del liceo. Ad avermi colpito di lei, al primo posto c’è sicuramente la professionalità e la preparazione nella sua materia e in seguito il suo modo di approcciare ai ragazzi, un modo sempre gentile, mai autoritario, ma autorevole.
    Il suo metodo d’insegnamento era il tipico liceale (lezione frontale) ma amava molto portarci a fare lezioni in aula multimediale, quindi si faceva uso del computer per fare esercizi o anche semplicemente visualizzare video (tutti inerenti agli argomenti che svolgevamo in aula), ciò era particolarmente stimolante per tutti e credo lo fosse in particolare per i miei compagni che non amavano molto inglese e quindi avevano modo di apprendere in maniera più semplice.
    Molto spesso quando si viene giudicati in maniera negativa ad un compito in classe, i professori, specialmente al liceo, tendono a rimproverare i ragazzi, la mia prof di inglese invece si metteva in discussione chiedendo ai ragazzi se quello scarso risultato a seguito della verifica era dovuto ad una non ottimale spiegazione dell’argomento da parte sua. La caratteristica che preferivo di lei è che oltre ad essere una brava insegnante era un’ottima persona, questo ho avuto modo di constatarlo anche durante un PON che prevedeva un viaggio a Londra per tre settimane, si è sempre mostrata: sensibile, attenta, e disponibile nei confronti dei ragazzi e questo era percepito e ricambiato. Si pensa che i ragazzi siano sempre prevenuti nei confronti dei professori ma la verità, a mio parere, è che spesso lo siamo perché sentiamo che non c’è un reale, ma solo circostanziale interesse per noi.
    Mi auguro che un giorno qualcuno abbia dei pensieri simili nei miei riguardi.

    Enne

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  3. Nel corso della mia carriera scolastica ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei insegnanti. Non dico di essere stata una studentessa modello ma il mio dovere l’ho svolto in maniera del tutto tranquilla. Questo è stato possibile grazie al supporto e agli attenti insegnamenti del docente di chimica. Persona colta e preparata ci ha fatto “amare” la disciplina, nonostante fosse molto complessa. Il ricordo positivo legato alle scuole superiori lo trovo in lui perché aveva un modo di approcciarsi agli alunni divertente ma allo stesso tempo severo. I suoi metodi di insegnamento si possono paragonare a quelli di un maestro delle primarie: ci spiegava i problemi col “cucchiaino”!
    Con lui era impossibile non capire perché chiaro, sicuro di sé e sempre disponibile. Dove si trova un professore che invita i suoi alunni a casa per discutere e argomentare la tesina per l’esame di stato?
    Molto spesso ci prendeva in giro ma lo faceva solo ed esclusivamente per metterci a nostro agio, evitando il timore e la soggezione che spesso comunicano i docenti.
    Tanto premuroso e interessato al nostro bene e al nostro futuro, e se ho scelto di intraprendere questa carriera lo devo anche ai suoi insegnamenti e alla sua abilità nel trasmetterci l’amore per questo lavoro.
    Quello che vorrei riuscire io a tramandare ai miei bambini sarà la voglia di studiare, di apprendere nella vita sempre cose nuove, così come è riuscito questo professore a fare con noi.

    A.C.

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  4. Voglio parlarvi della mia professoressa di Storia dell'Arte del liceo classico, colei che ci ha seguiti per cinque anni e ci ha visti trasformare da adolescenti a ragazzi maturi, quasi adulti. Una donna elegante e raffinata, con fama di insegnante severissima, fin da subito ha saputo catturare la nostra attenzione, sfatando il mito di cui parlavo sopra, ed è entrata nel cuore di tutti noi. Ci ha fatto conoscere prima e amare poi una materia a noi estranea: la Storia dell'Arte. La professoressa ha avuto la capacità di superare il metodo cattedratico della lezione frontale proponendoci di volta in volta iniziative originali e coinvolgenti, quali la visione di film e documentari sulla vita degli artisti; la realizzazione di documenti multimediali per l'esposizione di un argomento; l'organizzazione di gite scolastiche da noi programmate punto per punto; infine la gestione di visite turistiche guidate da noi alunni per promuovere le bellezze artistiche della nostra cittadina in occasione del "Maggio dei monumenti". Oltre alla sua preparazione culturale, di lei mi ha colpito il suo modo di fare, il suo " savoir faire", dopo tante ore di latino e greco la sua lezione risultava davvero piacevole e gradevole. Le interrogazioni non venivano vissute come momenti di ansia o di panico, a volte la professoressa entrava in classe, poneva delle domande e tutti noi iniziavamo a rispondere, nella massima libertà, creando anche dibattiti e discussioni piuttosto accese. Ella senza dirci niente ci valutava e queste, a mio parere, erano le valutazioni più giuste e più veritiere. Non programmava i compiti in classe, ci presentava delle immagini o delle domande aperte dalle cui risposte verificava il nostro interesse e la nostra attenzione. Sebbene volesse farci credere che amasse tutti gli artisti e tutte le correnti artistiche, riuscivamo perfettamente a distinguere le sue preferenze dalle sue spiegazioni prolisse e cariche di passione. Le sue preferenze riflettevano, come uno specchio, le nostre, infatti ho capito che è sicuramente importante l'argomento spiegato, ma soprattutto il modo in cui esso viene presentato. Inoltre spesso ci concedeva dieci minuti di dialogo, potevamo sfogarci e lamentarci perché era l'unica che ci dava ascolto, ci impartiva consigli e indirettamente ci aiutava a prendere le decisioni più razionali bloccando i nostri istinti rabbiosi. Grazie a lei ho scoperto la mia passione per l'arte, la capacità di rendere vivi, facendoli parlare, i protagonisti dei dipinti e di comunicare emozioni attraverso le immagini e i colori. Questo, per quanto mi riguarda, è quello che vorrei trasmettere ai miei futuri alunni: non fermarsi mai all'apparenza e scavare sempre nell'interiorità di ognuno; riuscire a dialogare senza alcuna barriera e infine dare molta importanza alle immagini, le quali possono essere definite le "parole segrete, nascoste" che aiutano a far venir fuori la parte più remota dell'individuo, solitamente repressa, in particolare nei bambini.


    Lilly

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  5. Uno degli elementi fondamentali del processo di insegnamento e apprendimento è il clima che si instaura in classe tra docenti e allievi. Se vi è un clima favorevole si lavora e si apprende meglio.
    A tal proposito ricordo l'insegnante di diritto del Liceo, la quale ha sempre adottato uno stile d'insegnamento autoreole. Infatti la professoressa espose fin dal primo giorno i criteri per realizzare un percorso formativo volto al successo, distinguendo perfettamente i momenti in cui ci si poteva concedere una battuta per allentare la concentrazione e i momenti in cui, invece,lei chiedeva la massima attenzione per l'acquisizione ed elaborazione dei concetti.
    Quell'anno scolastico fu per me un'esperienza che ebbe molta influenza anche nella mia vita personale, poichè il rispetto delle regole edegli altri era posto sempre ben in evidenza. Infatti quando iniziavano le sue interrogazioni, in aula si scatenava il panico; ciò era dettato dal fatto che la docente desiderava che noi estendessimo il nostro studio al mondo reale, non dovendoci limitare al libro di testo. Ciò veniva vissuto male da noi studenti perchè richiedeva molto lavoro e soprattutto molto spirito critico, ma oggi devo ammettere che i suoi insegnamenti hanno portato buoni frutti perchè è stata una spinta ad allargare i propri confini.
    E' stata un'esperienza di crescita che porto tutt'ora con me; il ricordo dei docenti che gli studenti portano con sè influisce inevitabilmete sul loro modo di essere, soprattutto perchè tale incontro avviene durante l'adolescenza che si caratterizza come una fase delicata. Spero un domani di riuscire a creare in classe un clima positivo che permetta di lavorare empaticamente e sinergicamente con gli allievi.

    Fifì

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  6. Durante il mio percorso scolastico, tutti gli insegnanti che ho incontrato mi hanno trasmesso qualcosa, che mi ha portato ad iscrivermi a Scienze della formazione primaria. Un insegnante che più di ogni altro mi ha lasciato un segno è stata: la mia maestra di matematica. Lei riusciva con la sua simpatia e dolcezza a rendere ogni lezione, anche quelle più pesanti, piacevoli e appassionanti. Era capace di farci apprendere e divertire allo stesso tempo, rendendo quasi ogni lezione come un gioco. Inoltre era molto dolce e quando c'era bisogno,dimostrava di essere anche molto autorevole. Certi docenti credono che la conoscenza e il rispetto li si ottengono diffondendo il "terrore" in classe o dimostrandosi molto severi, ma non è così, perché il rispetto lo si ottiene solo quando lo si dà (anche se si tratta di bambini) e per quanto riguarda l'insegnamento, bisogna coinvolgere gli allievi, rendendoli partecipi. Io adoravo quella maestra proprio perché ci metteva passione in quello che faceva. L'insegnante che vorrei diventare un domani è quella che non si limita a trasmettere delle semplici nozioni, ma porta i suoi alunni ad interessarsi a quello che fanno e vorrei trasmettere,soprattutto,dei valori, perché prima di essere alunni sono bambini e di conseguenza gli uomini del futuro.

    Rosy

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  7. Durante il mio percorso scolastico, l’insegnante che più mi ha colpito, ‘lasciando il segno’, è stata la mia maestra di italiano, la quale potrei considerare maestra di vita. La ricordo con gioia e nutro una grande stima nei suoi confronti, in quanto è riuscita a far breccia nel mio cuore con il suo modo di fare, prima ancora che con il suo modo di insegnare.
    Professionalmente è molto preparata, infatti posso dire di avere delle buone basi per quanto riguarda la grammatica italiana; ricordo tutte le regole che, con molta pazienza, ci ha insegnato, non ho mai avuto problemi nello scrivere o nel parlare italiano e questo è tutto merito suo. E’ una di quelle persone che mette passione in tutto ciò che fa, ci spronava a dare il meglio di noi stessi, capace di mettere in discussione il proprio operato nel momento in cui notava scarsi risultati da parte della classe: credo che questo sia molto importante, un gesto di umiltà che ogni insegnante dovrebbe mostrare. Dolce ed autorevole allo stesso tempo, riusciva a coinvolgere tutti nelle sue lezioni, a volte attraverso delle battute, altre attraverso dei rimproveri, proprio per farci comprendere l’importanza di ciò che stava insegnando.
    Il ricordo più bello che ho di lei è la sua risata, la sua voglia di insegnare, ma soprattutto l’impegno nell’organizzare le recite scolastiche di fine anno: era molto soddisfatta di me, le piaceva in particolar modo la mia voce, diceva che ero bravissima a cantare, infatti spronava i miei genitori ad iscrivermi allo “Zecchino d’Oro”. Preparare le recite con lei era molto divertente, ogni cosa era speciale, ci trasmetteva la grinta e la voglia di fare un buon lavoro, soprattutto per i nostri genitori che sarebbero venuti a guardarci.
    Ha sempre avuto un ottimo rapporto con i suoi alunni, e ciò lo dimostra il fatto che tuttora, quando ci incontriamo casualmente per strada, mi abbraccia e ricorda i cinque anni passati insieme; inoltre, si informa sulle scelte di vita che ho compiuto, nonché sui miei risultati e traguardi raggiunti: nel momento in cui le dico di esser soddisfatta del mio percorso, lei risponde di non aver mai avuto dubbi sulla mia bravura e questo mi riempie il cuore di gioia. Ho sempre avuto fiducia in lei, perciò sono felice di non averla mai delusa e spero di continuare a darle soddisfazioni. Il suo insegnamento, per me, non si limita alle mura di scuola e quindi alla propria materia, ma si estende alla vita di tutti i giorni.
    E’ proprio pensando a lei che ho deciso di intraprendere questo percorso di studi e quindi di iscrivermi a Scienze della Formazione Primaria, perché voglio diventare una maestra come lei. Ho sempre pensato che sia fondamentale l’approccio che l’insegnante ha con la propria classe, credo debba esserci un clima favorevole all’apprendimento ed è questo il mio obiettivo. Grazie al suo esempio, spero di poter un giorno ricevere dai miei alunni tali apprezzamenti, in modo che io possa comprendere di aver fatto un buon lavoro sia a livello scolastico, ma soprattutto a livello morale. Voglio trasmettere ai ‘miei bambini’ la voglia di studiare, di apprendere cose nuove, di volere sempre di più dalla vita e da se stessi.

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  8. Ho dimenticato di 'firmarmi': Mimù.

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  10. Voglio parlare della mia professoressa di letteratura italiana che ho avuto al liceo. Nei primi due anni non era la mia preferita a causa del fare severo che a mio parere sembrava un qualcosa di esagerato... con il passare del tempo però mi sono accorta che il suo modo di porsi a noi studenti non era poi così orribile. Infatti, era si severa ed esigeva molto ma nello stesso tempo trasmetteva i contenuti della disciplina in modo tale da far appassionare anche chi di letteratura non ne aveva mai sentito parlare! In seguito si è instaurato quel clima di familiarità, che è sano se non porta ad una troppa sfacciataggine da parte degli alunni verso gli insegnanti, accompagnato sempre da quel pizzico di serietà. In un futuro spero di poter essere una maestra così, capace di farsi rispettare senza essere temuta e di far appassionare i bambini alle diverse discipline. Sono davvero grata alla mia professoressa per ciò che mi ha insegnato nel corso dei cinque anni di liceo e per la sua modestia, spero di diventare così un giorno,o magari migliore.
    -Buba

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  11. L’insegnante che ricordo con più affetto e ammirazione è la mia professoressa di matematica e scienze della scuola media. Ad ogni lezione aveva l’incredibile capacità di attirare su di sé l’attenzione dell’intera classe, anche di chi odiava matematica e scienze, dosando nel giusto modo autorevolezza e complicità. Le sue caratteristiche fondamentali erano l’assoluta devozione al lavoro e la più profonda passione per ciò che insegnava. Ogni parola che usciva dalla sua bocca non era pronunciata solo dal dovere che ha un’insegnate di trasmettere delle nozioni ai suoi alunni, ma faceva trasparire il piacere che lei aveva nel pronunciarla; per lei ogni argomento che affrontava durante le lezione era un momento di confronto e di relazione con il gruppo classe. Era l’unica professoressa che riusciva a comprende ogni suo alunno, a guardarlo non solo dal punto di vista scolastico e didattico, ma anche secondo una prospettiva più “umana”, riuscendo a vedere il ragazzo che c’era dietro ogni suo alunno. Io e i miei compagni di classe la vedevamo come l’insegnante più vera di tutta la scuola, come la professoressa che più severa, ma anche più disponibile, che ti aiuta sempre nei momenti di difficoltà. Ricordo che il giorno in cui dovevo presentare l’iscrizione alla scuola superiore ero indecisa, ma quando indicai il liceo psicopedagogico come mia prima scelta, lei si voltò verso di me e mi disse: “Adesso non cambiare idea, è quella la tua strada. Nel futuro sarai un ottima maestra!”. È grazie alle sue parole se adesso sto frequentando questa facoltà. Spero un giorno di diventare un’insegnante come lei, che sa che il suo mestiere è più importante di quanto può sembrare, perché può cambiare radicalmente una persona, e spero tanto di non deluderla!!!
    A.D.

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  12. Nella società odierna, la corsa al consumismo e all'etichetta porta inevitabilmente le giovani generazioni ad instaurare un rapporto sbagliato con se stessi e con i principali punti di riferimento.
    L'assoluta mancanza di valori, in determinati contesti, provoca una carenza di verità e autenticità; compito specifico dell'insegnante dovrebbe essere quello di porsi al servizio dei suoi alunni, interrogarsi sul perchè siano demotivati, ascoltare i dubbi e le incertezze e farsi portavoce di un rinnovato bisogno di attenzioni. Alla luce di tutto ciò, posso con assoluta convinzione affermare che il mio insegnante di spagnolo abbia rappresentato, nella mia carriera scolastica, il prototipo perfetto dell'insegnante ideale. Ho scelto lui perchè è riuscito a trasmettermi l'amore per lo studio, e, al tempo stesso, la bellezza nel condividere le proprie passioni e idee con persone completamente estranee al mio mondo. Ricordo ancora con grande piacere e un pizzico di nostalgia le sue lezioni, mai noiose o scontate, ma sempre caratterizzate da dialogo e condivisione reciproca. La sua semplicità nel trasmettere i concetti e i punti di vista portava noi alunni ad apprendere con maggiore facilità, senza mai arrendersi e, ad essere sempre pronti ad affrontare nuove sfide e nuovi percorsi. A distanza di anni, ripenso spesso alle ore trascorse insieme, alle interrogazioni fatte e ai consigli dispensati e oggi, alla luce di tutto ciò, penso che la scelta di aver studiato lingue sia stata in gran parte merito suo. Il bisogno di comprendere una cultura diversa dalla mia e la conseguente necessità di interloquire con essa è sicuramente parte integrante della mia persona, ma al tempo stesso, lo stimolo a costruire una propria identità, senza mai calpestare quella altrui, ha rappresentato uno dei punti fermi della sua didattica. Molto spesso portava in classe giornali, riviste, o semplicemente canzoni, in maniera tale da farci apprezzare gli usi e i costumi del popolo spagnolo e portarci a riflettere su quelli che erano i temi di attualità più scottanti. Il suo principale obiettivo era quello di stimolare in noi il confronto, lo scambio di opinioni, il rispetto dell'altro e l'amore per il sapere; non si accontentava di una semplice lavagna o libro, voleva al contrario renderci cittadini del mondo, uomini e donne pensanti, capaci di pianificare il proprio futuro, senza tuttavia rinnegare il passato. Nelle ore trascorse insieme, dedicava una parte della lezione alla visione di film in lingua, o all'analisi di un testo di storia spagnola, al termine dei quali, sottoponeva la nostra attenzione alla discussione delle principali tematiche affrontate, stimolando in noi un dialogo costruttivo e mai prevaricatore. Riflettendo oggi, a distanza di qualche anno, su quelli che sono stati i suoi principali insegnamenti, posso sicuramente affermare che la ricerca del vero, l'amore per la riflessione più che per la semplice trasmissione di contenuti e la volontà di far nascere dentro di me passioni forti e genuine, ha rappresentato uno dei suoi principali punti di forza. Mi auguro, un giorno, di poter tramandare tutti questi splendidi precetti ai miei futuri alunni, facendo loro capire che il perno dell'insegnamento non è rappresentato dai risultati raggiunti nelle singole discipline, quanto piuttosto dalla riflessione educativa da essi scaturita.

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  13. L’insegnante che ricordo con maggiore affetto è la mia maestra delle elementari che mi insegnava italiano e storia. Questa maestra mi sta particolarmente a cuore poiché mi ha insegnato dalla prima fino alla quinta elementare vedendomi crescere e aiutandomi a vincere un po’ della mia timidezza. Il suo modo d’insegnare era molto particolare e originale tanto che riusciva a coinvolgere tutti noi alunni in ogni argomento e attività che ci faceva svolgere. Infatti il suo insegnamento era costantemente accompagnato da giochi, quiz e lavoretti più pratici in modo che apprendere e ricordare le lezioni fosse più facile e divertente per tutti noi alunni. Ricordo in particolare che una volta per spiegarci l’ Impero Romano allestì un vero e proprio teatrino coinvolgendoci in tutto, sia nella preparazione dei costumi con stoffa e carta pesta e sia assegnando a ciascuno di noi il ruolo di un personaggio della vicenda. Ogni giorno non vedevo l’ora di andare a scuola perché sapevo che mi aspettavano sempre esperienze nuove e divertenti. Spero che quando diventerò un’insegnante assomiglierò almeno in parte alla mia maestra che considero ancora una seconda mamma e spero di ricevere dai miei alunni la stessa stima e lo stesso affetto che io provo per lei.
    BAMBI

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  14. Di professori che non sanno insegnare, semplicemente perché non vorrebbero, ne ho avuti fin troppi. Di quelli che non ti sanno trasmettere niente, di quelli che non ci mettono la passione, di quelli che fanno del lavoro di insegnante una routine. Ma ho avuto anche la fortuna di avere insegnanti che erano (sono) prima di tutto persone, che hanno saputo trasmettermi, prima delle conoscenze, sentimenti e passione. Ricordo con moltissima nostalgia le lezioni di letteratura della mia professoressa di italiano e latino, durante le quali non mi trovavo mai nella mia aula del liceo ma in una verde landa inglese, o nell’inferno di Dante, o ad un ballo con Catherine Sloper. Mi struggevo insieme a Zeno e Renzo anche se non era mai stato nelle mie intenzioni leggere quei due “malloppi”. Infatti con lei non solo avevo la sensazione di aver letto romanzi che non avevo nemmeno mai aperto, ma anche la sensazione di averli vissuti insieme ai protagonisti. Una professoressa che è stata con me e la mia classe solo un anno ma che ha vissuto con noi momenti felici e momenti difficili, nostri e suoi, più di quanto abbiano fatto altre docenti dal primo al quinto, che ha condiviso, ha fatto errori e ha avuto sempre il coraggio di chiedere scusa, che ci faceva notare, mai con troppa durezza, i nostri di errori. A tre anni dalla fine del liceo, purtroppo cominciò ad ammalarsi del grande male oscuro alle corde vocali e dovette ovviamente lasciarci per potersi dedicare totalmente alle cure necessarie affinché guarisse. Nonostante ciò, dopo poco più di qualche mese, venimmo a sapere che ci aveva lasciato definitivamente ma se penso a chi devo ringraziare per la persona che sono adesso, per le passioni e le conoscenze che ho, per i successi che avrò, sicuramente il mio pensiero va a lei. Lei mi ha fatto capire con i fatti che il lavoro di un insegnante dalla scuola primaria fino alla scuola superiore non si limita alle lezioni in aula, oltre a quelle ci sono i consigli di classe, i consigli di istituto, le ore di programmazione, e le ore di lezione di ripasso/recupero non remunerate fatte perché c’è un INTERESSE vero per lo studente, ci sono le nottate perse a correggere i compiti o a organizzare la gita dell’anno, ci sono le porte chiuse e i telefoni sbattuti in faccia nel cercare di far tornare a scuola un alunno che non si vede da tanto. Il nostro futuro è dipeso da loro, e così sarà per chi viene dopo di noi, per questo vale la pena lottare, difendere, stare a fianco di questa categoria; se possono svolgere il loro lavoro nelle migliori condizioni ne guadagneremo tutti.

    APV

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  15. L'insegnante di cui conservo un ricordo positivo è la professoressa di italiano e latino del liceo. Era molto preparata e infatti è proprio grazie a lei che abbiamo appreso molto bene la grammatica. Ci faceva fare tante versioni di latino, soprattutto in classe così che potevamo lavorare in gruppo e aiutarci a vicenda. Inoltre ci esercitavamo molto prima dei compiti perché lei desiderava che tutti poi riuscissero a tradurre nel migliore dei modi. Così anche il latino diventava una materia piacevole. La professoressa ci coinvolgeva anche durante le spiegazioni di italiano. Infatti per far diventare la lezione un po' più leggera e divertente, ci chiedeva di leggere, o meglio di recitare davanti a tutti i compagni di classe, le poesie. E così si apriva un vero e proprio dibattito perché ognuno di noi le interpretava in modo personale. In particolare di lei conserverò sempre un buon ricordo perché ogni due tre giorni arrivava in classe con un nuovo libro e ci diceva che ormai ne aveva e ne leggeva così tanti che non c'era più spazio nella sua libreria. Spesso infatti durante le lezioni ci concedeva alcuni momenti di pausa e ci raccontava la storia dell'ultimo romanzo che aveva finito di leggere nella notte e magari anche quella del nuovo libro che aveva cominciato al mattino. E noi eravamo lì ad ascoltarla, anche perché era davvero divertente il modo particolare in cui raccontava le storie dei "suoi libri". Ci confessava quali libri non le erano piaciuti e poi ci consigliava di leggere invece quelli che lei definiva "spettacolari". Per questo durante le vacanze ci assegnava sempre un nuovo libro che però potevamo scegliere tutti insieme. Dunque questa professoressa mi ha insegnato ad "amare la lettura" e un giorno, proprio come lei ha fatto con me, io vorrei trasmettere questa passione per la lettura ai miei futuri bambini, affinché loro fin da piccoli possano divertirsi nel leggere un buon libro adatto alla loro tenera età.

    LUNA

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  16. Durante il mio percorso scolastico sono stati pochi gli insegnanti che con la loro passione e il loro modo di insegnare, utilizzando metodologie diverse dal comune modo di trasmettere saperi, hanno fatto sì che, pian piano, potesse nascere in me il desiderio di diventare un insegnante. Mi sono posta come obiettivo quello di riuscire a diventare migliore di quei pochi ma straordinari docenti, ma soprattutto, migliore di quei tanti, che sostenevano come unico scopo quello di riuscire a terminare il programma scolastico predefinito, senza verificare che fosse avvenuta l'effettiva acquisizione dei contenuti da parte dei loro allievi.
    Il docente che più di ogni altro ha lasciato il segno nella mia mente e nel mio cuore è stata la mia maestra di italiano. Lei era severa ma giusta: severa perché se commettevamo qualche errore di grammatica o ci apprestavamo a fare troppa confusione durante le sue lezioni, lei ci assegnava punizioni esemplari ed indelebili nella memoria; giusta perchénon ha mai posto distinzioni fra i suoi alunni, attribuendo a ciascuno il proprio valore di individuo unico e inimitabile.
    Ricordo con piacere e un pizzico di nostalgia quasi tutte le sue lezioni, le quali erano molto dinamiche e divertenti, ogni sua lezione era diversa dalla precedente, suscitando in me e nei miei compagni di classe molta curiosità, ed era proprio la curiosità e l'impazienza di poter imparare cose nuove che ci spingeva a recarci più volentieri a scuola.
    Spero di riuscire a trasmettere ai miei futuri allievi la curiosità, la passione e la determinazione in ogni cosa che si apprestano a fare, qualità che mi sono state inculcate con affetto dalla mia insegnante e che ritengo siano necessarie da tramandare di generazione in generazione, per far sì che, con tanti piccoli e singoli contributi, qualcosa in questo paese possa cambiare.

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    1. Fin dal primo momento in cui mi è stato chiesto di descrivere un insegnante che più degli altri ha segnato la mia carriera scolastica, non ho avuto alcun dubbio, ho da subito pensato a lei, la mia maestra di italiano delle elementari. Di tempo ne è passato ma il suo ricordo è ancora vivo. Ề stata proprio lei ad insegnarmi tra una vocale e una consonante, tra esercizi di grammatica e letture di testi, che la scuola non è un posto dove si va per prendere buoni voti ed essere promossi per poi dimenticare subito quello che si è appreso, ma un luogo dove ci si prepara alla vita futura quando non ci saranno più banchi da occupare. Sarà per questo che, prima di iniziare la lezione, ci disponeva in cerchio, non dovevamo mai occupare lo stesso posto ma ruotare, in modo da avere ogni giorno dei compagni di banco diversi. Con lei non esisteva il più bravo della classe, eravamo tutti uguali, e se non le dimostravamo di aver capito tutti, non si andava avanti con il programma. Il suo metodo era stravagante agli occhi delle altre maestre e di qualche genitore, noi la divisione in sillabe l’abbiamo imparata a ritmo di battiti di mano, e la differenza tra A e HA con la storiella della Signora H, il plurale ed il singolare con il gioco dei contenitori. La mia maestra non era una di quelle a cui piaceva dare tanto da studiare e caricare di compiti , ma si sforzava di preparare lezioni divertenti per permetterci di apprendere giocando direttamente a scuola. Ề stata forse l’unica in grado di farmi capire che la scuola e la vita non sono due realtà completamente separate, ma che esiste tra loro una certa osmosi. Che nella scuola si può portare la vita e che, nella vita là fuori, la scuola, quella vera, serve davvero.
      FM13

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  17. Durante la mia carriera scolastica ho instaurato con i miei docenti dei buoni rapporti. Ho a cuore molti di loro, ma la docente che ha segnato la mia carriera scolastica è stata la mia maestra d’italiano. Era dolce e severa allo stesso tempo, metteva passione nel modo in cui insegnava e lo trasmetteva a noi alunni. I suoi metodi erano basati molto sulla pratica come ad esempio il lavoro di gruppo: ci faceva studiare utilizzando musica e disegni, facendoci creare grandi cartelloni con cui poi tappezzavamo la classe. Inoltre organizzava anche gruppi di studio, in modo che noi alunni ci aiutassimo a vicenda. Ricordo anche che in 5a elementare anticipò i promessi sposi utilizzando la rappresentazione teatrale (o meglio il musical). Ad ogni bambino, mediante "provini", veniva assegnato il ruolo in base a quello che meglio sapeva fare (ballerino/a, cantante, attore/attrice), in modo da valorizzare le doti di ognuno. Inoltre, ricordo perfettamente, ancora oggi, ogni singolo argomento trattato dalla mia docente ed è a lei che devo una buona conoscenza della grammatica. Spero che un giorno anche io possa insegnare con la passione e l'amore della mia maestra, cosicché anche i miei futuri alunni possano avere il mio stesso ricordo.

    Rary

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  18. Ho incontrato tantissimi insegnanti nella mia carriera scolastica, ma il ricordo più vivo che serbo ancora nel cuore, è quello della mia insegnante di matematica della scuola primaria. A lei va la mia riconoscenza e gratitudine perché non solo mi ha insegnato la disciplina, ma mi ha dato un’idea positiva della scuola, luogo di amicizie, di cooperazione e ambiente ideale per l’apprendimento. La mia maestra utilizzava metodologie nuove e innovative che permettevano di raggiungere la conoscenza della matematica in maniera pratica. Ad esempio ci ha insegnato gli insiemi attraverso la classificazione di oggetti, giochi e materiali vari che aveva portato da casa
    in una grande busta.
    Gli argomenti nuovi come il sistema metrico decimale, le proprietà delle operazioni o le frazioni venivano precedute dalla visita della “ strega pasticcia “ (una mamma che si travestiva da strega) che chiedeva aiuto a noi bambini per risolvere problemi di calcolo per le sue pozioni magiche.
    In questo modo la maestra introduceva l’elemento fantastico, che suscitava in noi curiosità e interesse, e rendeva meno dura l’acquisizione delle regole matematiche.
    Questa insegnante mi ha fatto capire che si può apprendere anche in modo giocoso e che studiare può essere anche divertente e piacevole. Spero anch’io, dopo il percorso di studio che ho intrapreso, di diventare come lei un’insegnante che non dà solo nozioni, ma anche il gusto e il piacere di imparare.

    Mary

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  19. Ho deciso di descrivere la mia professoressa di italiano,Michela Pilla.E' stata la mia docente durante il percorso formativo della scuola di secondo grado.Inizialmente,ha mostrato il lato severo,questo e' stato l'elemento positivo che ha costituito in noi la decisione di prendere sul serio lei e la sua materia.Durante il corso degli anni ci ha trasmesso molti valori; tra i quali la passione nel fare qualsiasi cosa,perche' solo grazie ad essa un determinato progetto puo' riuscire nel migliore dei modi.In futuro cerchero' di prendere spunto dal suo insegnamento non per impartire soltanto lezioni ma per inculcare nei miei alunni l'amore per la conoscenza.

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  20. Il docente di cui parlerò è un professore di italiano del liceo ma che non è mai stato curatore del mio corso e quindi non mi ha mai insegnato direttamente in aula, ma conoscendolo sin dall'infanzia ho avuto la fortuna di essere stato influenzato sempre dalla sua dialettica e affabilità.
    Persona attiva in molteplici campi, dalla musica al teatro anche se non esempio classico dei valori pattuiti, primeggiava per iniziativa e inventiva. Ho sempre avuto l abitudine di andare a casa sua e se non arrivava sera e ci aveva raccontato tutti gli aneddoti che sul libro non vengon mai riportati non andavam via. Non posso che considerarlo il mentore della mia scelta universitaria e colui che più di chiunque altro mi ha insegnato che lo studio non è finalizzato al voto ma a ciò che rimane.

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  22. L'insegnante che ricordo con maggiore piacere è la maestra di adilo. Mi aiuta a ricordare soprattutto il fatto che lei è del mio paese e insegna ancora lì. Quindi ancora oggi osservo il suo modo di lavorare e di approcciarsi ai bambini, ma, essendo un piccolo paese, con il passare del tempo ho avuto modo di conoscerla come persona. È una donna principalmente solare, socievole, sempre pronta a dare il suo aiuto, ma allo stesso tempo è combattiva, determinata e anche sensibile. Per il suo lato giocoso è ammirata dai "suoi" bambini. Insomma è come una mamma che si prende cura di loro, è premurosa e sa anche come farsi rispettare. È sempre piena di iniziative e di nuove idee per intrattenere i "suoi" piccoli e, quindi, è in grado di saperli coinvolgere nelle sue attività di apprendimento. Spero che anch'io un giorno possa avere la sua stessa tenacia e pazienza nell'affrontare questa fantastica "esperienza".

    Stella

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  23. Le mie esperienze scolastiche negli anni della scuola secondaria di secondo grado sono state molteplici; a volte positive ed altre negative. Nel corso degli ultimi anni scolastici, prima della maturità, ho conosciuto diverse tipologie di professori. Spesso mi sono sentita valorizzata da loro, ma mi è capitato anche di ricevere poca stima e pochi apprezzamenti. Una professoressa che ricordo volentieri è quella di italiano del Liceo Pedagogico che ho frequentato. Lei, a mio avviso, è una persona colta e preparata professionalmente. A scuola, oltre che insegnare varie materie in più classi, era impegnata anche nel ruolo di vice-preside. La professoressa svolgeva le diverse attività con serietà e responsabilità ed era molto stimata sia dai suoi colleghi che dal preside dell'istituto. Esigeva da noi sue allieve lo stesso impegno e lo stesso amore per lo studio che lei metteva quando ci trasmetteva il suo sapere e i suoi insegnamenti. Molte volte lei era severa con noi, ma lo faceva per il nostro bene e per farci studiare, altre volte invece era materna e comprensiva e ci regalava dei sorrisi alleggerendoci la giornata. L'insegnante di italiano mi stimava molto e diceva ai miei genitori durante i colloqui che io ero una ragazza intelligente e preparata, in grado di affrontare in futuro qualsiasi scelta universitaria. Io ricambiavo la stima che l'insegnante aveva per me con un impegno costante nello studio e una grande passione, che cresceva ogni giorno di più verso le sue materie. Ricordo ancora come mi piaceva ascoltarla mentre spiegava con maestria i vari autori della letteratura italiana e mi rivedo nella mia cameretta, china sul libro di italiano, a ripetere con entusiasmo ciò che avevo già appreso in classe. Non nascondo a me stessa di aver pensato almeno una volta, prima di accedere a questa facoltà, alla possibilità di iscrivermi alla facoltà di lettere moderne. Inoltre posso dire che se ricordo regole grammaticali che mi consentono di scrivere senza troppi errori, lo devo sicuramente agli insegnamenti della mia professoressa preferita. Grazie a lei sono cresciuta culturalmente e grazie ai suoi insegnamenti non ho mai perso la fiducia nelle mie capacità. Se adesso so di essere una persona positiva, in grado di realizzare in futuro qualsiasi cosa io voglia diventare, un po' è merito suo e della grande fiducia che lei ha riposto in me. Io però so benissimo che il sogno di affermarsi professionalmente può realizzarsi solo con tanta costanza nello studio, con tanta pazienza e perseveranza. Io nel frattempo sono disposta a sacrificarmi per fare in modo che questo sogno un giorno possa realizzarsi concretamente.
    Milù

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  24. La carriera di studente caratterizza un arco di tempo piu' o meno lungo della vita di ogni individuo. L'insegnante di cui le parlerò è il mio insegnante della scuola primaria, egli si distingueva per la professionalità, per la disponibilità e per l'equilibrio che mostrava in ogni situazione, mai forzature e attento ad ogni nostra necessità. Incontrare quell' insegnante è stato costruttivo per la mia carriera da studente e sono sicuro che mi caratterizzerà nel futuro. Il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria ci permette di contribuire alla crescita della società e in particolare ci consente di formare i bambini che saranno gli uomini e la società del futuro. Ritornando all'insegnante, egli non ci metteva in competizione, in maniera armoniosa conciliava le attività didattiche con le attività ludico- ricreative. Non stava li' a biasimarmi ad ogni ingenuo errore che qualsiasi allievo della scuola primaria possa commettere. Prima di essere insegnante era un uomo con valori straordinari. Spero che dopo incessanti ore, giorni e anni di studio, potrò realizzarmi professionalmente contribuendo alla formazione dei bambini che saranno la società del futuro.
    Mauro Icardi.

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  25. Nel corso della mia formazione scolastica ho avuto molti professori, ma pochi insegnanti. Molti ritengono sia solo un mestiere, ma è molto di più; non è solo compilare un registro e firmare la presenza.
    L'insegnante di chimica e biologia del liceo mi ha fatto capire il vero significato di questo lavoro. Non so quanto il mio spontaneo interesse per queste materie abbia influito sull'opinione che mi sono fatta di questa insegnante. Nella sua materia era molto preparata, parlare con lei era come sfogliare un'enciclopedia vivente. Alla preparazione accompagnava una straordinaria capacità di esporre gli argomenti con parole chiare e semplici. Faceva in modo che le sue spiegazioni ci rimanessero impresse a lungo. Diceva sempre che capire la chimica e la biologia significava capire come è fatta la vita, sia degli uomini che delle piante. Faceva molti esempi pratici, partiva dalla quotidianità per spiegare concetti complicati. Per esempio, che cosa succede ad un granello di sale in acqua? Perché le foglie degli alberi sono verdi? E' stata in grado di far capire con grande semplicità, a tutti, la fotosintesi clorofilliana. Riusciva a spiegare il perché di ogni fenomeno attraverso l'interazione e la combinazione dei vari elementi chimici, fisici ed energetici.
    La differenza che notavo tra quest'insegnante e gli altri era notevole. Mentre gli altri si limitavano a sterili spiegazioni, lei esponeva gli argomenti con tale trasporto che riusciva ad accendere l'interesse e la curiosità anche ai più svogliati. E' proprio in questo che risiedeva la migliore qualità di questa professoressa. Amava la sua materia, il suo lavoro e ci trasmetteva questa passione; faceva sempre in modo che andassimo oltre il contenuto del libro, ci spingeva ad approfondire e a fare ricerche aggiuntive. In altre parole, cercava di renderci autonomi e di fare in modo che ragionassimo con la nostra testa. E' questo, secondo me, il compito di un buon insegnante.
    Mi auguro che questo modello di insegnamento mi guidi sempre nella mia futura carriera. A differenza della mia professoressa che aveva davanti ragazzi già formati, io mi troverò davanti bambini che avranno bisogno di input continui, che andranno stimolati e incuriositi. Sono dell'opinione che i primi anni di scuola siano i più importanti perché sono anni in cui si forma la personalità del bambino, l'impronta che lascia un insegnante elementare è indelebile.
    Personalmente ritengo che l'insegnamento non sia solo dare nozioni, ma sia un rapporto molto complesso. L'insegnante dà le sue conoscenze, la sua personalità, i suoi modelli, contemporaneamente, riceve dai ragazzi una quantità di risposte e di stimoli che deve essere in grado di cogliere, per poter continuare il suo compito di educatore. Penso sia ineguagliabile la gratificazione per un insegnante, vedere che i suoi ragazzi crescono e diventano esseri colti, liberi e pensanti. L'efficacia educativa dovrebbe essere valutata in base alla capacità dell'educatore di rendere autonomi i propri allievi, se questo traguardo non viene raggiunto vuol dire che gli obiettivi sono falliti.

    Bdì

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  26. Nel mio percorso scolastico tra tutti gli insegnanti del Liceo quello che mi è rimasto più a cuore è il professore di storia e filosofia. Ho scelto proprio lui tra tutti perché era un ottimo insegnante che riusciva a catturare l’attenzione di chiunque soprattutto quando l’argomento che trattava era riguardante filosofia. Era ed è tutt’ora un professore di grande personalità, a noi ragazzi voleva bene,era severo quanto bastava e nel dare i voti era imparziale. Data la sua giovane età comprendeva noi studenti nel momento di difficoltà, non aveva preferenze e ci faceva sentire tutti sullo stesso piano. Per quanto riguarda la scuola a mio parere non deve essere un posto per avere buoni voti o raggiungere il diploma ma deve essere un luogo dove ci si può conoscere e allo stesso tempo crescere insieme. Quello che mi auguro sperando di riuscirci è di essere una buona maestra capace di ascoltare i propri alunni, dialogare con loro, aiutarli a sviluppare la propria personalità,i propri talenti e infine da preparare lezioni così interessanti e talvolta anche simpatiche da attirare l’attenzione del bambino.

    M.D

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  27. Da tutta la vita sogno di diventare insegnante perché credo che questo sia un lavoro speciale con il quale si aiutano le persone a crescere. Penso anche, però, che l'insegnate ha il privilegio di non smettere mai di imparare dai suoi alunni.
    Proprio a causa di questo mio desiderio ho passato molto tempo a osservare i miei insegnanti durante il mio percorso scolastico per poter provare a carpire ogni “segreto del mestiere” che potesse contribuire a rendermi, un giorno, una buona insegnante.
    Sono stati molti gli insegnanti che mi hanno segnata, per i motivi più disparati, ma la persona che porterò sempre nel mio cuore è la mia professoressa di lettere del liceo. Grazie a lei ho realmente capito l’importanza del ruolo dell’insegnante. L’insegnante non è solo quella persona che ti dà delle nozioni ma, ma è anche quella che ti aiuta a crescere.
    Quando lei entrava in classe le bastava uno sguardo per capire se ci fosse qualcosa che turbava uno di noi o se ci fosse qualcosa che ci rendeva particolarmente felici.
    Le sue lezioni erano speciali, perché riusciva a spiegare ogni cosa nel modo migliore; riusciva a tenere sempre alto il nostro livello di attenzione e metteva molta passione nella spiegazione di ogni argomento. Le sue valutazioni erano sempre ben ponderate e ci spronava a dare sempre del nostro meglio e sapeva benissimo fino a dove ognuno di noi potesse arrivare con le proprie capacità.
    La mia era una classe particolarmente problematica; non siamo mai riusciti ad essere un gruppo compatto e tra noi c’erano spesso forti scontri. Solo grazie a lei, che ha lavorato duramente con ognuno di noi, che alla fine del terzo anno siamo riusciti a fare qualche progresso come classe.
    Per noi è stata una guida; interrompeva le lezioni anche per delle ore per parlare con noi dei nostri problemi perché voleva aiutarci a risolverli; ci dava sempre molti consigli e cercava sempre di essere un supporto per noi. Ha organizzato molti viaggi durante i tre anni in cui è stata con noi perché non voleva che restassimo nel nostro “paesello”, ma voleva che conoscessimo di più ciò che ci sta intorno per poter crescere meglio.
    Questa insegnante non mi ha solo fatto conoscere la letteratura, ma per me è stata anche “una mamma” e “un’amica” insostituibile.
    Io ho il privilegio di essere ancora in contatto con lei e spero che un giorno possa diventare un’insegnante simile a lei; e desidero con tutto il cuore di poter essere per i miei futuri alunni quello che lei è stata ed è per me.
    Gatto

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  28. Nei miei anni passati tra i banchi, ho sempre guardato la “lavagna” con sospetto. Il timore di ogni giornata? Essere chiamata all’interrogazione di matematica. Testa in giù a frugare nello zaino sperando maledettamente che quell’indice sul registro di classe non si fermasse al primo cognome: il mio, Amicone. Il cuore in tumulto, viso pallido e poi quando la mano scendeva giù......un lungo sospiro di sollievo. Erano questi i momenti che detestavo a scuola: avere paura. Le interrogazioni, i compiti in classe fanno parte della vita di uno studente, ma viverli in tal modo mi è sembrato sempre ingiusto. È proprio lì: in quei passi verso la lavagna, nelle mani sudate per prendere il gesso che ho sempre pensato: quando sarò insegnante i miei alunni non proveranno queste emozioni così negative. Volevo essere un insegnante diverso, “ si sarò diversa dalla mia professoressa di matematica”. Ma non avevo ancora un modello a cui ispirarmi. Ad avere la certezza, che quello che desideravo diventare esistesse davvero, arrivò in secondo superiore. La mia professoressa di lettere: una di quelle persone che entra nella vita degli altri in punta di piedi, senza fare troppo rumore eppure in maniera incisa e perenne, che sa collegare la scuola alla vita, che sa parlare sia con il cuore, che con il cervello. È una di quelle insegnanti che aiuta ciascuno di noi a sviluppare la propria personalità e prima di giudicare cerca di capire. Ascolta i propri alunni e dialoga con loro. Lei riusciva a catturarmi, il suo modo di spiegare mi entusiasmava, l’ammiravo in tutto, e soprattutto stimavo il suo esser sempre giusta. Mi ha colpito perché era una professoressa preparata, severa ed imparziale, con la passione per il proprio lavoro, la competenza data dall’immenso bagaglio culturale e per la capacità di saper coinvolgere tutti. Andavo a scuola volentieri, e quando sapevo di essere interrogata non ero terrorizzata, perché è un’insegnante comprensiva, che capisce che a volte può succedere di non aver fatto i compiti e che aiuta quando ci si trova in difficoltà. È una di quelle persone che grazie al suo modo d’insegnare mi appassiona, riesce a catturare l’attenzione di chiunque. Durante le sue lezioni, utilizzava un linguaggio semplice, e faceva in modo che tutto ciò che diceva, noi alunni riuscivamo a metterlo per iscritto, in modo tale che quando si tornava a casa avevamo già un riassunto. Delle sue lezioni ho ricordi vivi, il più bello fu sicuramente quando ci propose di salire in cattedra: ognuno di noi avrebbe dovuto preparare una lezione su un capitolo dei “Promessi Sposi”e spiegarla ai nostri compagni. Da questa esperienza capii che la distanza alunno-docente non c’era, ci metteva sullo stesso piano. Ma la cosa più importante, penso che un buon insegnante non è quello che da tanto da studiare e carica di compiti per casa, ma quello che si sforza a preparare le lezioni , così interessanti da permettere allo studente di compiere una parte importante dell’apprendimento a scuola. Durante le lezioni, le sue parole, il suo modo di gesticolare, i sorrisi, i richiami ironici …..tutto mi ha fatto sempre pensare che io dietro quella cattedra avrei voluto essere un giorno come lei. A dirla con Ezra Pound : “ il segreto dell’insegnamento ha qualcosa a che fare col teatro. Imitate semplicemente il miglior professore che avete conosciuto”.

    Amicone

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  29. Fare l'insegnante è sempre stato un sogno che avevo sin da piccola, con i miei cugini più piccoli mi divertivo a insegnargli ciò che io il giorno stesso avevo imparato a scuola a partire dalla matematica , l'inglese e via via tutte le altre materie. Mia cugina aveva una lavagna con tutti gessetti colorati e io passavo le ore a scrivere sulla lavagna le addizioni ecc. In più la mia è una tradizione di famiglia, i miei nonni paterni erano insegnanti e quasi la maggior parte delle mie zie lo sono state. La ciliegina sulla torta è mia madre, anche lei insegnante ma di religione. Posso dire che grazie a mia madre ho sviluppato l'amore per questo tipo di lavoro, quando ero più piccola mi portava con se a scuola e io la osservavo nei suoi comportamenti con i ragazzi era felice e sapeva non solo impartire nozioni ma appena entrava in aula riusciva a capire attraverso un semplice sguardo qual era lo stato d'animo degli allievi. Tuttora quando le serve una mano mi porta con se e cerco di aiutarla il più possibile ma talvolta rimango incantata difronte all'amore e alla dolcezza che mette nel relazionarsi con i bambini. Lei insegna in una scuola elementare della mia città e tante volte la vedo tornare a casa stanca e senza voce, ma sempre soddisfatta dei 'suoi' bambini e del suo lavoro. Un anno fa ho fatto un'esperienza meravigliosa, però nell'ambito della scuola dell'infanzia con ventinove bambini che mi sono rimasti nel cuore. Ho lavorato insieme ad un'insegnante di inglese che sapendo del mio diploma in un liceo linguistico mi ha chiesto di aiutarla con questi bambini perché troppi e troppo vivaci. Ho amato così tanto fare quel lavoro e stare a contatto con quei bambini che quelle due ore settimanali volevo non finissero più. Tornavo a casa anch'io stanca ma divertita e soddisfatta quasi come mia madre del lavoro che avevo fatto. Nel momento in cui ho iniziato quest'università ho capito quale fosse il mio futuro e sono contenta perché per la prima volta ho scelto qualcosa che realmente amo fare. Non ho un'insegnante in particolare che mi abbia fatto amare ed incuriosire su questo lavoro, io ho mia madre. Che è stata la maestra migliore. E spero un giorno di essere tanto brava quanto lei e di riuscire a farmi amare dai miei alunni come lei fa ancora con i suoi.

    SUN

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  30. Sono stati molti i grandi insegnanti che mi hanno accompagnata nel mio percorso di studi dalla scuola primaria alla scuola superiore. Un ricordo particolarmente positivo è quello della mia professoressa di Psicologia e Pedagogia. Un'insegnante fuori dagli schemi: non si limitava a preparare la lezione, a spiegare tradizionalmente e a interrogare come tutti gli altri docenti. Le sue lezioni erano fondate sul divertimento e sul piacere di stare insieme, ma sempre nel rispetto del ruolo dell'insegnante, in un clima di ascolto e serenità. La professoressa era molto preparata grazie ai suoi continui e approfonditi studi e spesso la sua spiegazione partiva da esperienze concrete, di vita vissuta attraverso le quali era più semplice per noi studenti cogliere il messaggio teorico che eravamo chiamati a studiare. Le interrogazioni erano particolarissime: ciò che era importante non era tanto sapere a memoria la lezione, ma era fondamentale comprenderla e farla propria, attraverso il ragionamento; andavamo sempre oltre rispetto a quel poco che era scritto nei libri di testo.
    Perciò la professoressa di Pedagogia e Psicologia ci ha insegnato soprattutto a ragionare e a non vivere lo studio in maniera passiva (limitandosi solo a una sterile ripetizione di quanto appreso), ma a conoscere in maniera creativa e personalizzata. Oltre a tutto questo, ciò che più mi ha colpito di questa insegnante è stata la passione tangibile che nutriva verso il suo mestiere, avvertito come una vera e propria vocazione.

    C211

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  32. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di incontrare molti insegnanti, dalle personalità più diverse, e quando in aula siamo stati invitati a narrare di un insegnate in particolare la scelta, devo ammettere, non è stata abbastanza facile. Ognuno di loro è stato in grado di trasmettermi qualcosa, in modo positivo e in modo negativo, e oggi posso dire che parlerei positivamente anche di quegli insegnanti che non sono stati per me modello positivo, perché è anche grazie a loro che sono riuscita a capire quale potesse essere il metodo di studio più appropriato per me, e perché no, capire e farmi un’idea di quale modello prenderei sicuramente come esempio, in un mio futuro come insegnante.
    Mi piacerebbe parlarvi della mia Professoressa di Pedagogia, una persona estremamente affabile. E’ passato un po’ di tempo, ma ricordo ancora quando lei entrava in classe: una donna davvero incantevole, una persona estremamente carismatica, di bella presenza. Le sue lezioni mi colpivano perché con lei ogni autore veniva spiegato e narrato non attraverso classiche lezioni frontali, bensì attraverso il nostro continuo coinvolgimento, utilizzando un metodo particolare di insegnamento. In maniera interattiva, utilizzando una griglia standard su cui sviluppare la lezione, ognuno di noi, a turno, era invitato ad andare alla lavagna per strutturare tutti insieme una mappa concettuale su ciascun autore. E ognuno di noi non andava mai timoroso, ma ben volentieri. Addirittura c’era chi il giorno prima riusciva a leggere qualcosa sull’autore per poter interagire di più il giorno seguente nella spiegazione. La cosa più bella era poi quella di tornare a casa e rielaborare una nostra mappa concettuale attraverso modi diversissimi e ogni volta ne veniva fuori un lavoro davvero originale. E’ stata una Professoressa che ha saputo trasmettere la voglia di imparare, la capacità di saper ragionare come prima cosa e non apprendere in modo mnemonico, essenzialmente nozionistico. E se tutt’oggi utilizzo ancora questo metodo di apprendimento, schematizzando i concetti e farli miei, è grazie a lei, al suo spettacolare metodo di insegnamento: insegnare divertendo! E’ grazie a lei che ho sviluppato dentro me una gran voglia continua di imparare cose nuove ed è proprio questa voglia che spero un domani di riuscire a trasmettere ai miei alunni.
    V.M.

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  33. "Lasciate ogni speranza voi ch'intrate" : ecco le prime parole del mio mitico prof. di italiano. L'inizio della conoscenza fu nefasto, ma alla fine del liceo piansi solo salutando lui. Si presentò a noi studenti del terzo anno del liceo classico e sin da subito mi apparve burbero e molto esigente, poi col tempo conquistò il cuore di tutti con il suo carisma ed il suo fare scherzoso: insomma, non era il massimo della coerenza comportamentale. Allora perché ho pensato subito a lui? Semplicemente lo ammiravo. Pendevo letteralmente dalle sue labbra. Oggi riesco ancora a ricordare nitidamente i suoi insegnamenti, i rimproveri e le parole di conforto, così simili a quelle di mio padre. Riusciva a spronarmi, pretendeva il massimo, sempre di più! Per lui nessuno studente era "limitato" e guai a chi avesse pensato di non essere all'altezza. Aveva quella luccicanza negli occhi quando ci parlava: credo fosse dovuta alla sua profonda fede nell'insegnamento. Semplicemente lui credeva in ognuno di noi, evitando di porre freni alla nostra creatività. Un argomento non era chiaro? Lo rispiegava, lo ripeteva con parole diverse, si faceva aiutate da noi studenti. Quando ci introdusse allo studio della Divina Commedia era così coinvolgente che sembrava quasi di conoscere Dante e Virgilio da una vita. Per noi studenti era un punto di riferimento e non solo un semplice professore. E un suo rimprovero faceva molto più male di quello ricevuto da mamma o papà. Ancora oggi, dopo otto da quell'incontro, conservo gelosamente i suoi insegnamenti. Spero un giorno di seguire le sue orme.
    Roberta

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  34. Il sogno di diventare un’insegnante non è mai stato una mia priorità. Se avessi continuato a inseguire i miei progetti da bambina a quest’ora, mi sarei dovuta ritrovare su un’astronave che mi portasse sulla Luna; ma è bastata un’insegnante di sostegno per distruggere completamente tutti i castelli sorti nella mia mente ed erigere veri e propri grattacieli. Frequentavo la terza media e arrivando in classe, il primo giorno di scuola, trovai con mia grande sorpresa un ragazzo affetto da sindrome di down, Roberto, che stava ripetendo l’anno. Roberto fu subito affiancato da un’insegnante di sostegno, una ragazza giovane, da poco laureata che suscitava l’invidia di tutti gli altri professori per la sua fresca preparazione e la sua enorme voglia di lavorare. La invidiavano a tal punto da non riconoscerle alcun merito sulla base dei suoi sforzi e a presentarla, agli occhi del preside, come l’ennesima ragazzina senza esperienza e che poteva solo danneggiare l’alunno. Roberto di progressi ne aveva fatti e come ed era evidente a tutti il suo miglioramento. Quella ragazza aveva negli occhi una determinazione e allo stesso tempo una dolcezza che pochi riescono ad avere; credeva nel suo lavoro e credeva in quel ragazzo e gli trasmetteva ogni giorno la volontà di credere in se stesso perché lui non era diverso da nessuno e poteva farcela. Le lezioni che gli impartiva non erano le classiche, non seguiva dettagliatamente un programma, se Roberto la mattina le portava un fiore, raccolto nel campo di fronte la scuola, lei la considerava una buona occasione per parlare di biologia e per far scoprire a Roberto il fantastico mondo della Flora. Si, ho deciso di diventare un’insegnante proprio grazie a quella ragazza e il sogno più bello sarebbe quello di avere la capacità di aiutare davvero i miei alunni e di trasmettergli la voglia di credere in se stessi.

    Cu

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  35. Durante il percorso scolastico che ognuno di noi è portato a compiere, molti sono gli insegnanti con cui si viene in contatto e che in vario modo contribuiscono non solo alla nostra formazione scolastica, ma anche alla formazione di individui autonomi, con valori ed ideali. Grazie ad essi sono potuta crescere e maturare, ma alcuni di loro hanno una scintilla in più, che solitamente si apprezza in modo maggiore nel momento in cui, finite le scuole, si rivolge uno sguardo al passato. Nel mio caso posso ricordare con affetto e ammirazione la mia professoressa di Letteratura italiana e latina del Liceo, da stimare non solo per la sua intelligenza e l’ampio bagaglio culturale, ma anche per i suoi grandi valori morali che ha sempre cercato di trasmettere. Il suo modo di insegnare e di relazionarsi con gli studenti è quello che ogni insegnante dovrebbe avere: autorevole, ma sempre disponibile ad ascoltare; sicuramente non è un compito facile insegnare, ma con le sue maniere lei sapeva farti apprezzare e amare la sua materia, grazie soprattutto alla passione con cui vi si dedicava e nel contempo cercava di spronare noi studenti a dare sempre più, non solo nello studio ma nella vita. Una delle frasi che più amava ripeterci era “faber est suae quisque fortunae”, ovvero ognuno è artefice del proprio destino e per quello che si vuole bisogna applicarsi e dedicarsi con impegno e costanza, senza arrendersi o farsi fermare dalle difficoltà. La cosa che mi ha sempre colpito e che sicuramente è prova di quanto valesse come insegnante e come persona è un episodio che sovente si ripeteva: durante la lezione è capitato di vedere entrare qualche suo ex alunno, ormai adulto, a volte sposato e con figli (e persino trasferito all’ estero) che veniva a salutarla e che puntualmente ci ricordava quanto per lui fosse stata una grande professoressa. Credo sia il tipo di insegnante da prendere come modello e che un giorno io vorrei diventare: autorevole, ma disponibile e giusta e che sa trasmettere l’amore per quello che fa e per quello in cui crede.

    Ventidue

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  36. Partendo dal presupposto che fare l’insegnante è uno dei mestieri più difficili, non solo perché richiede conoscenze specifiche della materia che si insegna, ma anche perché ci si relaziona con persone, in questo caso alunni, che andranno poi a formare le generazioni future e che quindi rappresentano il futuro, ritengo opportuno chiarire il significato che ha per me l’insegnamento. La maestra o professoressa ha il dovere morale e sociale di inculcare delle nozioni, educare e formare la personalità dell’alunno. Come ho già accennato è un compito abbastanza difficile perché richiede impegno, devozione, passione e tanto interesse nello svolgere al meglio il proprio lavoro affinchè il bambino o l’adolescente cresca con delle fondamenta teoriche e pratiche, che serviranno un domani, quando una volta finito il percorso scolastico, dovrà immettersi nel duro mondo del lavoro. La prima cosa che deve conquistare un insegnante è la fiducia dei suoi alunni, solo così riuscirà ad essere stimata ed apprezzata da questi ultimi, che potranno farne addirittura un modello di vita a cui ispirarsi quotidianamente. Questo è proprio ciò che è capitato a me. La mia professoressa del liceo ha lasciato un segno che credo rimarrà indelebile. La sua formazione culturale, il continuo leggere, conoscere, curiosare, imparare cose nuove è sempre ciò che mi ha affascinato di più. Mi ha trasmesso l’amore per la pedagogia e la psicologia e lo ha fatto nel modo più semplice, con tanta pazienza e tanta voglia di far scoprire a noi studenti la bellezza della parola APPRENDERE. Il metodo che preferiva utilizzare per far sì che gli studenti la seguissero era : “mai essere estremisti, né troppo permissivi e né troppo rigidi”. Voi vi starete chiedendo quale fosse il suo metodo, in realtà non ne aveva uno preciso. Era democratica, aperta ad ogni forma di dialogo, flessibile quando ce n’era bisogno. Amava la parola “collaborazione”, insisteva nel fare lezioni improntate su dibattiti e discussioni per motivare gli alunni e renderli partecipi il più possibile. Non ricordo una volta in cui è stata dura con noi, forse perché ci fidavamo entrambi o forse perché, come si suol dire, la calma è la virtù dei forti; e lei lo è. Stimolava noi studenti continuamente e ci fomentava in attività didattiche e interculturali per migliorare anche i rapporti sociali tra di noi, nonché la nostra formazione. Forse di insegnanti così, che lavorano non per imposizione o dovere, ma semplicemente per amore, ce ne son ben pochi, ed io ho avuto la fortuna di conoscere una di queste. Il suo celebre motto era : “ragazzi la scuola vi forma, apprendete, perché ciò che imparate qui dentro, non rimarrà in queste quattro mura, vi servirà fuori, quando sarete chiamati a dimostrare quanto valete e non sarò io o qualche altro professore a mettervi il voto, ma sarà la vita a giudicarvi”. Con questa espressione, vorrei concludere e ribadire che l’insegnamento, se fatto con il cuore, può dare e soprattutto ricevere tante soddisfazioni.


    GIORDANO

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  37. L’insegnante che ricordo con maggior affetto è stata la mia maestra delle scuole elementari, allora c’era la maestra unica. E’ una persona che ricordo con stima e ancor oggi quando la incontro mi fermo a parlare con lei, e come allora mi chiede di raccontarle cosa faccio.
    Sono passati molti anni, ma i momenti vissuti con lei li ricordo molto bene.
    Aveva un atteggiamento materno, ma allo stesso tempo autorevole quando era necessario.
    E’stata sempre un punto d’appoggio, una persona che sapeva infondermi fiducia e riusciva a spronarmi nei momenti di difficoltà e sulla quale si poteva contare in ogni momento. Mi sono resa conto che, soprattutto nei primi anni di scuola, il suo aiuto e la sua pazienza sono stati determinanti; e probabilmente senza di lei non avrei fatto questa scelta di iscrivermi alla facoltà di scienze della formazione primaria.
    La sua disponibilità insieme alla severità al momento giusto hanno giocato un ruolo importante.
    Quando ripenso a lei vedo quello che vorrei diventare quando anch’io sarò insegnante e credo ancor di più che questa sia la scelta giusta.
    Liù

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  38. Tra i tanti professori conosciuti ho scelto colei che mi ha insegnato latino e storia al Liceo Scientifico: una giovane donna che il primo giorno di Liceo, dopo essersi presentata alla classe, esordì dicendo che ci avrebbe dato del “Lei”, perché al Sud usavamo erroneamente il “Voi” ed era ora di smetterla con questi errori da ignoranti! Per noi, poco più che bambini, fu praticamente uno shock: nessuno fino ad allora ci aveva mai trattato in modo così distaccato e oserei definire quasi “professionale”. Il primo impatto fu rivelatore di chi avevamo di fronte: una personalità fortissima, un carisma unico, un generale al comando! Rispettata e temuta da tutti, quando entrava in aula non volava una mosca e, quando interrogava, il cuore andava a mille nella speranza di non essere chiamato…ricordo ancora con un grande sorriso alcuni compagni aggrapparsi al loro Rosario tenuto sotto il banco e pregare intensamente per evitare l’interrogazione!!! Il suo metodo d’insegnamento era quello classico cattedratico con lezione frontale, aveva una dialettica curatissima da cui si evinceva una preparazione di alto livello. Tutto ciò si rifletteva in ciò che lei pretendeva da noi studenti: uno studio approfondito, che non tralasciasse alcun particolare, e cito come esempio il valore che la professoressa attribuiva alle note a fondo pagina del libro. Anni fa mi sembrava tutto così maledettamente esagerato, non sapevo ancora che in seguito avrei ringraziato la professoressa perché quella metodologia di studio così intensiva mi sarebbe tornata utile, soprattutto nella preparazione di alcuni esami universitari.
    Durante le lezioni il carisma della professoressa ci imponeva di tenere sempre alto il livello di attenzione e concentrazione e di ridurre al minimo le distrazioni; indubbiamente la professoressa sapeva come tenerci costantemente in tensione ma sapeva anche come e quando allentare la presa, stemperando la tensione con la sua acuta ironia o concedendoci un po’ di svago al termine di una spiegazione molto importante. Nella valutazione di ognuno di noi, infine, era estremamente equa e giusta: chi studiava veniva premiato e non si lasciava certo condizionare dalle proprie simpatie.
    Negli anni ho conosciuto ovviamente tanti altri professori e tanti altri modelli di insegnamento. Non posso certo affermare che questa professoressa costituisca il modello a cui mi ispiro, anche perché caratterialmente io tenderei probabilmente all’opposto, ad essere una sorta di amico per gli studenti; proprio per questo motivo, però, devo dire grazie alla mia professoressa di latino, che mi ha fornito col suo esempio una differente prospettiva e mi ha insegnato il valore dell’autorevolezza, che reputo fondamentale nella figura dell’insegnante moderno. Insegnare oggi è senza dubbio diventato molto complesso ed un insegnante deve essere tante cose, non più semplicemente colui che ti fornisce delle nozioni. Un insegnante che appaia autorevole ai suoi studenti e che sia rispettato (tanto dagli studenti quanto dai loro genitori) credo sia una delle basi da cui partire, ed è ciò che spero di diventare un giorno, per proporre quello che poi sarà il mio personale stile e metodo di insegnamento.
    Eru.

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  39. Nel corso dei miei studi, dalle scuole elementari all’università, sono entrato in contatto con numerosi insegnanti: alcuni molto preparati, altri meno; chi bravo a spiegare facendoti capire bene un certo argomento, chi meno; chi con tanta voglia di fare e tanto amore per il proprio mestiere o al contrario insegnanti svogliati e con il countdown nella testa perché da troppo tempo nella scuola e desiderosi solo di finire il più presto possibile i pochi anni rimasti per poter andare in pensione (fortunatamente pochi).
    In questa occasione mi sarebbe piaciuto parlare di una delle mie insegnanti delle elementari, visto anche il mio futuro lavoro, ma purtroppo di loro non conservo un buon ricordo.
    Parlerò, perciò, del mio professore di storia, del liceo. Insegnante con quarant’anni di carriera alla spalle ma con ancora tanta forza, volontà e soprattutto grande motivazione nel continuare a insegnare. Unico rammarico averlo avuto come professore solo durante l’ultimo anno di scuola. In quel periodo, comunque, ho iniziato ad amare e a studiare la storia come mai prima.
    Le cose che rendevano unico il Prof. erano due: fare lezione rigorosamente senza libro (ma solo stando attenti, prendendo appunti e facendo tante domande) e soprattutto raccontandoci la storia così come lui l’aveva “assimilata” ma anche come l’aveva vissuta e come la ricordava. Infatti durante il quinto anno di liceo studiavamo le due guerre mondiali e il Prof., essendo classe 1940, ci raccontava spesso i suoi ricordi; per esempio quando arrivarono gli americani e dai carri armati buttavano giù cibo come biscotti, cioccolata, zucchero, bibite o altri generi alimentari di prima necessità o ancora quando, tra gli anni ’50 e ‘60, durante il servizio militare, molti suoi commilitoni gli chiedevano di scrivere o leggere lettere in quanto analfabeti. Spesso le lezioni trascorrevano proprio così, con mille domande che noi studenti facevamo al Prof. poichè incuriositi da questi aneddoti o racconti di vita che sicuramente un libro di storia non avrebbe potuto riportare. Inoltre le interrogazioni si svolgevano non vicino la cattedra ma dal proprio banco e avvenivano collettivamente, come se stessimo facendo una tranquilla chiacchierata tra amici.
    Credo che il suo sia un modello da seguire e che faccia capire come si possa coinvolgere un gruppo di studenti stimolando la loro curiosità e il loro interesse (aspetto di fondamentale importanza anche in una scuola primaria) e non fermandosi alla semplice lezione passiva, a senso unico, piena di contenuti e nozioni ma povera di stimoli che sicuramente sarebbero utili alla comprensione di un argomento tanto quanto, se non di più, le nozioni o i contenuti stessi.
    Sal89

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  40. Sono molti gli insegnanti che ho incontrato nel mio percorso scolastico ma pochi quelli che hanno saputo trasmettermi l'amore per l'insegnamento perché credevano nel loro mestiere e ce la mettevano tutta per dare il loro meglio. purtroppo anche le esperienze negative sono state numerose in quanto ho avuto numerosi docenti preparatissimi nei contenuti delle materie ma senza alcun metodo di insegnamento e poco preparati dal punto di vista didattico. fortunatamente anche queste esperienze negative hanno contribuito alla mia crescita personale,capire che non bisogna assolutamente minimizzare l'insegnamento in quanto, a volte, si potrebbero riscontrare gravi conseguenze. ad ogni esperienza negativa se ne affiancano numerose positive a partire dalla scuola dell'infanzia che hanno fatto crescere in me l'amore per l'insegnamento e il desiderio di imitare quei modelli di insegnanti positivi. Con tanto affetto e gioia nel cuore ricordo la maestra di italiano e scienze delle scuole elementari. lei ha lasciato in me un segno profondo con il suo fare materno, il suo modo di insegnare e aiutarci nelle difficoltà era pari a una madre con i suoi figli che più ama al mondo. lei non si limitava a insegnarci le scienze o la grammatica ma andava ben oltre educandoci a saper vivere nel mondo sin da quella tenera età. ci ha saputo trasmettere valori positivi come l'uguaglianza,l'unità e sopratutto l'amore. il suo era un metodo infallibile, niente di più semplice del dialogo costruttivo; parlava chiaro con noi e ci lasciava esporre i nostri pensieri fatti di parole semplici e a volte poco comprensibili data la tenera età ma a lei non interessava,ti dava ascolto facendoti sentire importante. molti non danno abbastanza ascolto ai bambini perché credono non abbia senso ciò che dicano o pensino contribuendo ad un sbagliato sviluppo della loro autostima e personalità. quello che ho capito da questa esperienza ma anche nel corso degli anni è l'importanza dell'ascolto del bambino ma anche fargli capire che c'è qualcuno che crede in lui e a cui interessa il suo pensiero. Ormai è passato un po' di tempo ma il ricordo di questa meravigliosa persona vive ancora in me e spero di saper trasmettere ai miei futuri alunni non solo l'amore per il sapere ma anche quei valori di amore,unità e uguaglianza che un tempo furono trasmessi a me e di saperli educare,dargli ascolto e fargli sentire importanti e accettati inizialmente nella scuola ma in un futuro nella società affinché possano diventare veri uomini in grado di saper abitare il mondo.
    MICA

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  41. Nella vita ci sono delle persone che sono un po’ come la stella polare, illuminano il buio, indicano la strada, quelle persone davvero speciali che non tutti hanno la fortuna di incontrare. Sebbene ci siano almeno tre insegnanti che ricordo con piacere, ce n’è una , in particolare, che credo non potrò mai dimenticare. Una professoressa di liceo, nota a tutti per l’atteggiamento anticonformista e femminista, l’abbigliamento colorato e i capelli rossi. Una professoressa che prima di essere una bravissima insegnante , era innanzitutto una grande donna. Ricordo sempre una delle frasi che ci disse nei primi mesi di scuola: << non importa che di una persona si parli bene o male, basta che se ne parli >> e conoscendola più a fondo nei successivi 5 anni, capii che questo rispecchiava esattamente il suo modo di pensare. Non partecipava alle riunioni sindacali, si arrabbiava se facevamo sciopero ma allo stesso tempo si soffermava a guardare la bellezza di un fiore o il fioccare della neve. L’unica volta che infatti nevicò, eravamo in terzo liceo, e avendo 3 ore con lei, arrivati in classe, la trovammo in piedi , appoggiata contro la finestra a leggere il libro di Pinocchio( che stavamo studiando in quel periodo) . Lei ci guardò in silenzio, e subito ci invitò ad unirci a lei, dicendo che :<>. Abbiamo analizzato testi insoliti e conosciuto autori ,come Costantino Kavafis , raramente trattati nei programmi, e ad ogni interrogazione , che veniva affrontata sempre con alcuni scritti dell’autore da leggere e commentare, non dimenticava mai di chiederci la nostra opinione personale su questo o quel punto dello scritto. Correggeva inoltre i compiti in classe con la penna verde “speranza” invece del classico rosso, sperando che noi migliorassimo nelle versioni e imparassimo da quegli “orrori ” che ogni volta continuavamo a riproporle. Quando spiegava poi, sembrava avere una cultura enciclopedica, citava versi, e sorrideva mentre noi la ascoltavamo tutti attenti e alquanto meravigliati, sperando di ricordare almeno il 30 % di tutto il discorso. Dava molto e pretendeva il giusto , non ci ha mai chiesto di ripetere a memoria le parole della sua spiegazione o di essere d’accordo con il suo modo di pensare, anzi accettava con piacere opinioni divergenti purché supportate da solide motivazioni. Amava i ragazzi e amava il suo lavoro e questo lo si vedeva chiaramente da quella luce che le brillava negli occhi sia durante le sue spiegazioni, sia nei momenti di incontro e di confronto con gli studenti. Luce che un giorno vorrei che i miei allievi possano vedere brillare nei miei.
    *SNOW*

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    1. dicendo che : << il tempo non permetteva di fare altro >>
      (Rileggendo mi accorta che è saltata la frase tra virgolette)

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  42. Durante la mia carriera scolastica sono stati molti gli insegnanti che mi hanno segnato, sia in positivo che in negativo, ma la mia maestra di italiano e matematica della scuola elementare è stata la mia ispirazione. Lei, la persona più semplice e umile del mondo, è stata capace di farci capire il vero significato delle parole. Non dimenticherò mai il primo giorno di scuola in prima elementare: per darci il benvenuto creò una nave tridimensionale. " La nave simboleggia l'inizio del vostro viaggio" , quelle parole resteranno impresse nella mente forse per sempre. Ogni lezione con lei era diversa: inventava mille canzoni, filastrocche o rime per farci capire anche la più banale delle cose. Sapeva quando essere severa e quando, invece, doveva scherzare con noi. Un altro ricordo fantastico è il giorno che entrò in classe e disse: " ragazzi oggi ho fatto venire un fotografo e da domani iniziamo a lavorare al nostro calendario!" Eravamo tutti increduli, non capivamo come poteva collegarsi un calendario alla matematica! Il lavoro fu fantastico! Impiegammo due mesi! La mattina a scuola e il pomeriggio al laboratorio. Il calendario non è il classico calendario che tutti immaginiamo, o meglio, non solo! Per ogni mese c'era una figura geometrica e una filastrocca o poesia inventata da ognuno di noi,di lato, invece, c'era il detto tipico ricercato grazie a delle interviste fatte in gruppo. A fine anno la vedemmo arrivare con un pacco con i nostri calendari e una dedica per ognuno di noi.Eravamo tutti in lacrine. Quando ho deciso di intraprendere questo percorso ho pensato a lei e spero di non deludere le aspettative che ha sempre riposto in me.
    F310

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  43. Fra tutti gli insegnanti avuti nel corso degli anni scolastici,quella che più ricordo con affetto è l'insegnante di scienze della scuola primaria. Ciò che la caratterizzava era la simpatia e allegria coinvolgente che ogni mattina trasmetteva anche a noi alunni in classe e la sua apertura al dialogo con noi.Le sue lezioni si discostavano dalla classica spiegazione ma in tutti i modi cercava di rendere la lezione divertente e piacevole,attirando così la nostra attenzione e stimolando l'interesse e la nostra curiosità verso la disciplina.Era disposta a spiegare un argomento dieci volte fino a quando non lo capivamo e sopratutto cercava di aiutare i meno volenterosi allo studio.Così anche le interrogazioni, non erano attimi di terrore come spesso accade ma noi eravamo tranquilli.
    Spesso per farci comprendere meglio un argomento ci faceva svolgere attività pratiche o ci faceva fare cartelloni lavorando in gruppo(per favorire anche la nostra socializzazione) che poi appendevamo in classe. anche nelle recite era la prima a mettersi davanti per organizzarla, in quanto piena di creatività.
    Certo non mancavano i momenti in cui era severa perché voleva il rispetto di alcune regole e sopratutto voleva che studiassimo perché come lei spesso diceva" ciò che dico in classe non sono solo parole al vento".
    Spero che anch'io un domani possa diventare un' insegnante proprio come lei,instaurando in classe quel clima positivo e di serenità che credo sia giusto ci sia in una classe con gli allievi e mettendoci passione in ciò che faccio
    31F

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  44. Durante tutto il mio percorso di studi, ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei insegnanti, li ricordo con piacere quasi tutti. Alcuni di loro hanno influenzato la mia scelta scolastica, se oggi ho deciso di frequentare questo corso di laurea lo devo a uno di loro, in particolare, al mio professore di fisica. Con il suo modo di essere ha saputo trasmettere l’importanza del ruolo di un insegnante per un buon successo scolastico dell’alunno. È riuscito a farci amare la sua disciplina. Con la sua simpatia ci ha stimolati all’impegno e al desiderio di ottenere di più da noi stessi. Non eseguiva la tipica “lezione frontale” ma ci coinvolgeva nella spiegazione, riusciva ad animare la lezione e a catturare la nostra attenzione. Per invogliarci sempre di più verso questa materia, non molto semplice, ci proponeva lezioni multimediali, e verificava che tutti avessimo capito altrimenti rispiegava. Quello che mi ha colpito è stato il suo metodo, dimostrava piacere nell’insegnare e soprattutto interesse per noi alunni. Dedicava o i primi o gli ultimi dieci minuti di lezione a discutere dei nostri problemi sia di vita scolastica sia quelli di vita quotidiana, in quei dieci minuti si comportava come un “amico” ma sapeva discernere benissimo i due ruoli. Insegnava con piacere, ci trasmetteva la sua passione e ci valutava con serietà, rendendoci consapevoli del nostro successo o insuccesso. Spero anch’io nel mio futuro da insegnante di avere almeno un po’ di passione e di “verve” come la sua e di riuscire ad instaurare un bel rapporto di sicurezza e sincerità con i miei alunni.
    I. T.

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  45. Nel corso della mia carriera scolastica,ho fortunatamente incontrato diversi docenti con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto, e che ricordo con molto piacere in quanto mi hanno accompagnato durante gran parte della mia giovane vita.
    Tra tutti, però, una in particolare mi ha trasmesso qualcosa di profondo, grandi insegnamenti che mi hanno portata a pensare a lei sempre con molto affetto e tantissima ammirazione.
    Si tratta della mia maestra di italiano.
    Ci ha accolti alla tenera età di 6 anni quando ancora non sapevamo ben leggere, scrivere, far di conto e dopo cinque spensierati anni ci ha lasciati preparatissimi e capaci di affrontare i tre anni di scuola media.
    Penso che sia stata la docente che più di ogni altra mi ha davvero insegnato tutto.
    Molto materna ed affettuosa, ma allo stesso tempo autorevole, riusciva sempre a far partecipare attivamente tutti noi alle lezioni. Anche i bambini più pigri vedevano nelle sue lezioni qualcosa che straordinariamente li spronava ad imparare.
    Riusciva a rendere piacevoli materie quali la grammatica o la letteratura ed è a lei che devo ogni mio successo scolastico ed è grazie a lei se adesso ho delle buone basi grammaticali.
    La mia maestra era professionalmente molto preparata.
    Spesso durante le sue spiegazioni c'era sempre qualche piccola curiosità che sbucava all'improvviso e le noiose regole grammaticali diventavano simpatiche storielle impossibili da dimenticare.
    Una persona molto umana, simpatica e limpida che con i suoi profondi occhioni neri apriva un mondo davanti a noi e poi con quel suo splendido sorriso riusciva a trasmetterci tutta quella serenità di cui penso abbia sempre bisogno una classe.
    Ricordo tutta la sua creatività durante le lezioni, nella realizzazione di lavoretti in occasione delle festività e nell'organizzazione delle recite scolastiche di fine anno.
    Era sempre pronta a condividere con noi tutta la sua energia, la grinta, la sua voglia di fare.
    Ci leggeva come fossimo libri aperti , aveva imparato a conoscerci ed era sempre lì, pronta ad aiutarci in ogni momento.
    Ricordo che qualche volta le sfuggivano delle urla quando qualcuno esagerava anche se noi la consideravamo una maestra con cui si poteva trascorrere una lezione piacevole senza però mai approfittarsene.
    Nella mente conservo una fotografia di lei in cui è sempre solare e piena di vita.
    E' per questo che ho scelto questo percorso, perchè spero che un giorno anch'io possa provare la soddisfazione di aver fatto germogliare quel seme che è in ogni bambino e che un giorno diventerà un bellissimo fiore.
    Maya88

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  46. Sollecitata a riflettere sugli insegnanti incontrati durante il mio percorso scolastico e sull’efficacia delle loro metodologie didattiche è stato per me possibile constatare come ognuna di loro, con le relative qualità e con altrettanti difetti, abbia potuto lasciarmi qualcosa, che si parli di conoscenze o di legami affettivi. Molto spesso ho incontrato insegnanti con un bagaglio di conoscenze molto ampio, disponibili a rispondere a qualsiasi dubbio posto dai loro alunni ma incapaci di instaurare un buon rapporto con gli stessi che spesso li consideravano troppo autorevoli e severi o al contrario in un rapporto eccessivamente confidenziale per il ruolo da essi rivestito. A riguardo, riconoscendo i diversi approcci che è necessario adottare per le diverse fasce di età nello svolgere la professione di insegnante, la figura educativa che meglio è riuscita ad approcciarsi con i suoi alunni e nello stesso tempo è riuscita a trasmettere loro le conoscenze necessarie è stata per me proprio la maestra delle scuole elementari a cui è dovuta molto probabilmente la scelta di dedicarmi all’insegnamento : impossibile non ricordare, per chiunque abbia potuto conoscerla , l’impegno e la dedizione con cui lei affrontava il suo lavoro e il piacere e la passione che lei mostrava nell’insegnare. Ricordando le metodologie didattiche da lei adottate, ciò che mi colpisce ancora , ripensandoci , è l’attenzione che lei mostrava per ogni singolo alunno, non generalizzando mai sulle modalità di apprendimento ma ricordando le caratteristiche di ognuno e cercando di adeguarsi ad esse:la sua più bella caratteristica dell’essere maestra,infatti, era il non considerarci alunni ma persone con caratteristiche uniche che dovevano essere esternate attraverso il suo aiuto e che hanno contribuito a formare quei legami che ancora oggi sopravvivono. Trattandosi della scuola primaria, ella cercava,inoltre, di rendere più facile e piacevole l’apprendimento attraverso il gioco, ma ciò non permetteva che in lei venisse meno l’autorevolezza necessaria. Utilizzava filastrocche e canzoni per spiegarci in maniera semplice fondamentali concetti dell’italiano e della matematica, nell’insegnamento della storia faceva in modo che noi fossimo protagonisti per qualche ora del periodo storico studiato trasformando la nostra aula in un piccolo teatro e la geografia le permetteva di trasformarci in piccoli esploratori: tutto questo per mostrare come oltre alla sua persona era anche il suo metodo a distinguerla dal restante corpo docente.Credo,infatti,che i buoni insegnanti siano quelli che ricordiamo non tanto per ciò che ci hanno insegnato ma per come ce lo hanno insegnato.
    Gli insegnanti che non abbiamo dimenticato sono quelli che ci hanno insegnato che non si può sapere senza amore per il sapere. Cercherò,quindi, di lasciare nei miei futuri alunni lo stesso ricordo che io e miei ex-compagni di scuola conserviamo della nostra maestra.

    A.C.

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  47. L’insegnante che mi ha colpita di più nel suo modo di insegnare è stata la professoressa di italiano che mi ha accompagnata durante tutti i cinque anni di liceo. Nel corso di questi anni ha cercato sempre di conoscerci uno per uno per quel che riguarda il carattere. Infatti, al primo posto lei non poneva affatto l’idea dell’insegnamento come trasmissione di nozioni e saperi, ma cercava di guardare dapprima ad un aspetto umano. Se c’era un problema in classe tra di noi o un problema tra noi e altri professori o con l’istituto nell’ambito di assemblee d’istituto, cercava in ogni modo di farci raccontare cosa era successo per risolvere insieme le problematiche dandoci dei consigli. A volte siamo stati a confrontarci e discutere anche per ore intere senza concludere niente sul piano scolastico, ma il suo pensiero più forte è stato sempre quello secondo il quale è inutile insegnare Dante, Leopardi, Calvino ecc. se poi non ci si confronta su cose più importanti. Credo che oltre al suo modo severo di insegnare e interrogare( a volte dovevo farmi ripetere tre volte una domanda per quanto era complicata e piena di termini elevati: è scrittrice come poteva non usare le sue frasi elevate nel linguaggio),modo che mi ha portato ad una maggior consapevolezza della lingua e della letteratura italiana, l’aspetto che di più mi è rimasto impresso è quello dei suoi insegnamenti di vita. Lei poi ha un modo di parlare cosi profondo e chiaro, che non potevamo non seguire o non ripensare ai consigli e a volte anche rimproveri che ci rivolgeva. In molti casi era come se lei sapesse leggere nel pensiero e capire tutto quello che provavi in quel momento. Purtroppo capiva anche quando avevi paura di essere interrogato perché non avevi studiato bene e non glielo avevi detto e quindi ti chiamava apposta. Non avevi scampo dovevi studiare e basta perché anche giustificarsi voleva dire vedere la sua faccia un po’ contrariata, cosa che almeno io non sopportavo. Anche adesso quando andiamo a salutarla al liceo non smette di chiederti come va e noi non possiamo che ringraziarla per il metodo di studio che ci ha fatto acquisire: studio e impegno costante e volontà di riuscire in tutto.
    Z.M.

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  48. Inizialmente credevo che esistesse un libro dal titolo "Come essere un buon insegnante : dritte da seguire " e che la mia professoressa di lettere della scuola media lo seguisse pedissequamente. Ma in realtà in quel "libro" da cui lei prendeva spunto c'era scritta solo una parola : vocazione.
    E' facile quindi capire perché ho deciso di prendere questa professoressa come esempio,a mio parere lei era un'Insegnante.
    Le sue competenze erano quelle che ogni Insegnante,per essere definito tale,dovrebbe avere. Una ricetta perfetta in cui non mancava lo spirito critico,il desiderio di imparare dai propri alunni e altri ingredienti fondamentali come credere nella missione che si sta svolgendo, l'obbiettività e la strategicità.
    Ciò che di lei volevo portare nel mio bagaglio era l'enorme volontà nello svolgere il proprio lavoro,più che il desiderio di diventare un'ottima insegnante. Ma con il passare degli anni ho sentito qualcosa che partiva da dentro dentro di me,forse anche grazie al tirocinio svolto durante il quarto anno di liceo sociopsicopedagogico,e ho deciso di intraprendere questo lungo cammino che mi porterà a crescere e a scrivere il mio libro con le "dritte per un buon insegnante". Inoltre ciò che mi piacerebbe fare sarà anche svegliare la curiosità dei miei futuri alunni,far crescere in loro uno spirito critico magari mediante la lettura dei quotidiani durante le lezioni,come faceva la mia Insegnante,e ancora far capire loro che non si finisce mai di imparare, ma soprattutto che la scuola non è l'unico luogo di formazione. Valori che questa professoressa è riuscita a trasmettermi con tanta semplicità e serenità. Partire da ciò che ho vissuto come alunna e da quanto ho potuto vedere dai comportamenti dei docenti avuti finora (prendere però solo un piccolo spunto da loro ) per poter intraprendere un mio percorso originale e senza troppe influenze . Partire anche dal fatto che gli aspetti della formazione sono molteplici e variano con il cambiare della società,quindi valorizzare l'uso delle tecnologie e l'insegnamento delle lingue/culture straniere per formare dei bambini pronti al confronto con la vita quotidiana.

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  49. Ho dimenticato di scrivere lo pseudonimo : milka

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  50. Durante questi anni scolastici ho avuto modo di conoscere e di confrontarmi con diversi insegnanti ma una in particolare, la professoressa d'italiano, è riuscita a stimolarmi facendo sviluppare l'interesse verso la sua materia grazie al suo insegnamento coinvolgente. Il lunedì mattina si sa quanto possa essere “traumatico” per noi studenti svegliarsi presto e iniziare una nuova settimana piena di interrogazioni, ma con lei tutto è stato più semplice: le spiegazioni non ci annoiavano, ci faceva intervenire durante le sue lezioni chiedendo spesso il nostro parere, venendo , così ,a instaurarsi un rapporto amichevole fra professoressa- alunno. Durante le lezioni passeggiava per la classe (sembrava che ci tenesse d'occhio uno per uno), aveva il sorriso sempre pronto e le sue battute una dietro l'altra davano il giusto pizzico di ironia che non guastava mai. Era da ammirare e non si capiva da dove venisse tutta quella forza,tutta quella volontà e il suo esser serena ogni giorno senza mai sbalzi di umore.
    Si notava che fosse una professoressa molto preparata, amava i suoi studenti come se fossero i suoi figli e faceva di tutto per farci memorizzare i concetti in aula. Per lei, infatti, si doveva apprendere tutto durante le ore scolastiche, a casa si doveva studiare ma il gran lavoro doveva essere fatto in classe. Alle interrogazioni era abbastanza esigente, i voti erano giusti e non aveva preferenze sugli alunni. Spero e cercherò in un futuro di essere come lei, di andare a scuola con lo stesso sorriso ogni mattina e di saper ascoltare gli alunni.

    Nuvola

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  51. Nel corso del lungo periodo trascorso dietro i banchi di scuola, ho avuto la fortuna di conoscere alcuni ottimi insegnanti, degni della massima stima tanto in campo professionale quanto in quello umano. Ancora oggi, infatti, ricordo loro e gli anni trascorsi insieme con molto piacere, e sono sempre ben lieta di incontrarli. Nel parlare di un ricordo positivo, nonostante mi sia difficile fare una selezione, la mia scelta ricade senz’altro sulla professoressa di pedagogia delle scuole superiori, perché per un’alta percentuale è a lei che devo l’amore e la passione per l’insegnamento, valori che ho scoperto solo grazie a lei, e che mi hanno portato a fare la scelta che ho fatto oggi. Lei arrivò nella nostra classe nel primo anno del triennio, ma non fu “amore a prima vista” tra di noi, anzi, tutt’altro; vi era poca simpatia reciproca, e questo era abbastanza evidente. Io non mi sentivo valutata per quello che valevo davvero, avevo un rifiuto per la sua materia e lei notava questa mia forma di astio nei suoi confronti. Ma ciò che le fa davvero onore è l’impegno che ha mostrato nell’abbattere questa barriera che c’era tra di noi; con il suo modo di fare, sempre disponibile e accomodante, la sua costante presenza, il suo impegno nel comprenderci, immedesimandosi in noi , ha raggiunto la conquista a mio parere più importante e soddisfacente per un insegnante di qualsiasi grado o livello dell’istruzione: mi ha insegnato ad amare la sua materia. Amavo sentirla parlare, il suo modo di spiegare aveva il potere di farmi rimanere incantata, di farmi pensare, riflettere; una donna degna del massimo rispetto, ma soprattutto della massima stima , non solo un’ ottima insegnante di pedagogia, ma un’insegnante di vita. Ci trasmetteva la sua calma, la sua tranquillità, e soprattutto la sua passione per l’insegnamento; a volte era fin troppo comprensiva, ma nello stesso tempo attenta ad ognuno di noi, dal più forte al più debole, dal più bravo al più “zoppicante”, sforzandosi con tutta se stessa a far raggiungere a ciascuno di noi gli stessi obiettivi. È per questa serie di motivi, ma anche per tanti altri ancora, che vorrei essere come lei un giorno, o perlomeno impegnarmi a seguire il suo modello, i suoi insegnamenti, e trasmetterli a mia volta ai miei alunni, lasciando un segno nei loro cuori, così come lei lo ha lasciato a me.
    Sara

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  52. Tra tutti gli insegnanti incontrati durante il mio percorso scolastico, quella di cui conservo un ricordo positivo e che mi ha lasciato un segno indelebile è la mia maestra della scuola primaria; è lei che ha fatto nascere in me l’amore per l’insegnamento grazie al suo modo di fare scuola così diverso e a ciò che ha saputo trasmettermi. Racchiudeva in sé tutto ciò che si vorrebbe trovare in un insegnante, sapeva dosare severità e dolcezza, sapeva chi doveva essere spronato, chi accarezzato, chi incalzato e chi ascoltato, ma soprattutto sapeva che nessuno andava demoralizzato. Veniva sempre incontro alle nostre esigenze, e le sue lezioni non erano mai monotone e univoche, anzi! Cercava sempre un confronto con noi alunni e non si limitava a trasmettere semplici nozioni, ma si preoccupava che tutto fosse chiaro, escogitando qualsiasi cosa purchè il concetto arrivasse a tutti e, cosa più importante, metteva tutti sullo stesso piano, senza discriminazione alcuna. Ascoltavo rapita le sue lezioni, così ricche e stimolanti, che andavano oltre il semplice libro di testo. Mi piaceva il suo modo di spiegare semplice e diretto, la sua capacità di stuzzicare l’intelligenza di noi bambini. È così che vorrei diventare, un’insegnante come lei e adesso, dopo aver conosciuto tanti insegnanti, capisco ancor meglio che modello didattico e di vita è stata la mia maestra. Ha compiuto un lavoro difficile, data la delicata fascia di età in cui insegnava, dove serve spirito di sacrificio e dedizione. Ha cercato di darci la conoscenza che ognuno di noi avrebbe poi deciso di spremere, sfruttare e arricchire; questo,ovviamente, sarebbe dipeso da ciascuno di noi e dalla nostra voglia di crescere e guardare avanti. Sarà sempre nei miei ricordi e le sarò sempre grata per ciò che ha saputo insegnarmi.

    SW

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  53. Notevoli sono stati gli insegnanti che mi hanno accompagnato durante la mia carriera scolastica, ma rari sono stati quei docenti che hanno lasciato in me un'impronta significativa. Nonostante ciò ho cercato di assimilare tutti gli aspetti positivi di questi miei docenti per poterli trasmettere, alla realizzazione del mio sogno, ai miei futuri alunni. Ricordo principalmente la mia cara maestra di italiano della scuola primaria.
    Premettendo che l'introversione mi ha sempre caratterizzata ricordo il comportamento di questa maestra nei miei confronti: in terza elementare mi sono trasferita in una nuova scuola primaria e l'inserimento in una classe già compatta e formata da due anni non è stato semplice, anzi, per me i primi giorni sono stati un incubo. Inserirsi e farsi conoscere non solo dai propri compagni ma soprattutto dalle maestre è qualcosa di impegnativo visto e considerato il mio carattere. Ma nonostante ciò credo che questa mia maestra prima ancora di comprendere le mie basi e i mie punti di partenza ha pensato di scrutarmi per farmi inserire al meglio nel gruppo classe e per farmi conoscere. La stessa attenzione l'ho ricevuta per le prime interrogazioni poiché per me l'interrogazione alla cattedra era qualcosa di pauroso e spaventoso e solo questa maestra riusciva a mettermi a mio agio e a tranquillizzarmi, lasciandomi tutto il tempo per poter riflettere e aprirmi. Infatti durante i colloqui docenti- genitori questa maestra ripeteva sempre ai miei genitori che dovevo superare questo scoglio poiché tutto questo influiva sul mio profitto e non permetteva di far comprendere anche agli altri docenti le mie qualità e caratteristiche. Con il passare del tempo e degli anni sono riuscita a placare questa mia “pecca” migliorando sempre più il rendimento e i miei rapporti con i docenti e con i compagni.
    Credo che l'approccio alunno-insegnate sia qualcosa di realmente importante, che non bisogna tralasciare o trascurare e che ogni insegnante deve cercare di avere un quadro generale su ogni alunno, conoscendo ogni ragazzo singolarmente per cercare di comprendere la persona e il carattere di quest’ultima. Questo è un aspetto essenziale per me e spero di averlo assimilato al meglio per poterlo ostentare ai miei futuri alunni sperando che anche loro abbiano in futuro un ricordo positivo della loro maestra, proprio come il mio.
    Luciana

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  54. L'insegnante di cui ho il piu bel ricordo é sicuramente la mia maestra di italiano delle scuole elementari. La maestra Anna era molto preparata e ci rendeva le lezioni molto piacevoli; inoltre, dal punto di vista personale, era simpatica e si faceva voler bene. Al di là di queste sue semplici caratteristiche, la cosa che ho apprezzato di più della maestra Anna è stato il suo amore per i libri e per la lettura: questo suo aspetto traspariva a tal punto da invogliare anche i suoi alunni, me compresa, a leggere.

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  55. Ho scelto di fare lo scientifico perché alle medie il professore di matematica era bravissimo e mi aveva fatto amare la materia. Invece quando sono arrivata al liceo era tutto più duro, soprattutto a partire dal terzo anno. In matematica e poi in fisica me la cavavo discretamente anche se non mi piacevano. Così, in qualche modo, ho scelto di applicarmi alle materie che mi davano più soddisfazione e amavo di più: cioè tutta l’area umanistica, in particolare italiano e latino. Ed è proprio di lui che voglio parlare, del mio professore del liceo. Grazie a lui ho iniziato ad amare queste discipline. Lui era quello che trasmetteva amore per le sue materie, suscitando così l’interesse di tutti noi. Amore per la propria professione, ma a questo va aggiunto l’impegno, affinché tale carica interiore fosse sostenuta e perfezionata con rigore, studio e coinvolgimento personale, qualificandosi nel pieno possesso di modalità operative e conoscitive. Lui e la sua eleganza in giacca e cravatta, non solo esteriore. La sua eleganza in quanto qualità che esprimeva attraverso il suo modo di essere e comportarsi. In particolare che si ispira a valori come l’educazione, la gentilezza, la semplicità e il garbo. Eleganza non a farsi notare, ma a farsi ricordare. La sua professionalità e il senso morale che lo guidava nell’educazione dei suoi ragazzi, il portare i suoi giovani ad un atteggiamento moralmente positivo e rispettoso anzitutto delle sensibilità altrui, sia sul piano dei contenuti che su quello del linguaggio. Lui coerente e giusto, mi ispirava fiducia perché faceva sempre quello che diceva. Era sincero e creava quell'atmosfera che mi consentiva di essere me stessa, di esprimermi e di non temere di compiere errori: è un importante punto di partenza per l'apprendimento. E’un punto di riferimento affidabile per me e per ciò che voglio diventare, una brava insegnante. Grazie per essere passato e aver lasciato un segno della tua sensibilità.
    Pallina

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  56. Ascoltando in questi ultimi giorni il le notizie in tv, mi ha molto colpita una frase detta da Papa Francesco riguardo il tema dell’educazione:“Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere”.
    Questa frase riassume molto quello che per me significa essere insegnanti ed educatori, ed è quello che mi ha testimoniato col suo “essere insegnante” la professoressa di lettere delle scuole medie.
    Faceva nascere in noi una curiosità per ciò che studiavamo davvero straordinaria. Non so se questa caratteristica del buon insegnante sia scritta sui libri di didattica.
    Ci permetteva di essere curiosi e affascinati da ciò che studiavamo semplicemente perchè anche lei lo era, anche leri era affascinata da ciò che spiegava. Ed inevitabilmente trasmetteva anche a noi questa curiosità. Sono certa che sia davvero un presupposto fondamentale questo per cercare di essere almeno un pò dei buoni insegnanti: anche a 40, 50 o 60 anni non perdere la voglia di imparare. Ecco cosa mi ha lasciato.
    Un altro aspetto importante che vorrei sottolineare di lei è la sua capacità di mettersi in gioco, l’accompagnarci, essendo partecipe con noi delle varie attività che facevamo. Insomma il suo non era un semplice spiegarci le cose e poi lasciare a noi la parte più impegnativa: imparare e fare nostre quelle cose che lei, con tutta se stessa, cercava di far passare almeno un pò a noi.
    Penso che il miglior modo per educare non sia mettersi lì e dire ai ragazzi : “Fai in questo modo”. No, dal suo modo di essere e di insegnare, ho capito che il modo migliore per far apprendere i ragazzi, è quello di dire: “Fai questo con me”.
    Queste sono state alcune delle sue grandi doti: la curiosità, l’accompagnarci nel percorso di apprendimento e la voglia di mettersi sempre in gioco, nella certezza che dai ragazzi e dai bambini si ha tanto da imparare e non solo da insegnare.
    A.I.

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  57. Il percorso scolastico che più mi ha entusiasmato è stato quello che ho conseguito alle scuole superiori. Tutti i professori hanno contribuito, chi più chi meno, alla mia crescita personale e didattica; ma un ruolo chiave è stato svolto dal mio professore di matematica. Un insegnante, un uomo, che pretendeva la perfezione sin dal primo giorno di scuola, incutendo terrore negli sguardi di noi appena adolescenti. Negli anni, quel terrore si è trasformato in stima per la sua oggettività nelle valutazioni, per il suo modo geniale nel porci problemi sempre più affascinanti da risolvere nell’infinito mondo matematico. Era in grado di trasmetterci la sua passione per la matematica: il suo modo di coinvolgerci nella ricerca di nuove possibili dimostrazioni e, perché no, anche di nuovi teoremi, ci stimolava sempre più a studiare e a seguirlo in tutto quello che diceva. Penso che il compito fondamentale di un qualsiasi docente sia quello di stimolare interesse nei suoi alunni e questo è quello che spero di riuscire a suscitare un domani nei miei studenti, proprio come faceva il mio professore di matematica.
    F. R. D.

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  58. Tra i tanti insegnanti che ho incontrato durante il mio percorso, quella che più mi ha colpito è stata la maestra d’italiano delle scuole elementari. Amava farsi chiamare con il suo nome, Rossella e non “maestra” e questo dal primo giorno già mi ha dato un grande senso di familiarità. Una maestra molto speciale che, nonostante i suoi ripetuti periodi di malattia, insegnava in un modo davvero esemplare: esigente e scherzosa allo stesso tempo, ogni giorno, sempre, senza mai stancarsi. Molto preparata professionalmente, ci motivava sempre a leggere storie o libri per ragazzi perché, come diceva lei, la lettura aiuta la fantasia. Ogni insegnante ha la sua fissazione, la sua era quella della grammatica: ci teneva che i suoi alunni non facessero neanche un errore grammaticale quando scrivevano, ammetto che era molto esigente su questo ma mai severa! E’ difficile far studiare ma soprattutto rendere simpatica la grammatica a dei bambini vivaci che ti chiedono ancora di uscire e fare passeggiate nelle giornate di sole, eppure con lei la grammatica non era pesante ma interessante e bella perché sotto forma di gioco ci ha fatto studiare tutte le regole grammaticali. Anche l’alunno più svogliato e demotivato era spronato e lavorava attivamente, perché se non commetteva errori grammaticali la maestra Rossella lo prendeva per i fianchi, lo sollevava e lo poggiava sulle sue gambe per fare un giro super megagalattico con la sua sedia a rotelle. Ebbene si, scherzava e aveva sempre il sorriso sulle labbra pur stando su una sedia a rotelle, la migliore testimonianza che la vita va vissuta al meglio donando sempre un sorriso ai tuoi alunni che ti stanno difronte e che prendono esempio da te! Non eravamo i suoi alunni, ma i suoi figli perché prima di insegnarci un nuovo argomento, se c’era qualcuno che era triste subito lo chiamava per farsi raccontare cosa era successo. Spero che un giorno diventerò come lei, un’insegnante che sta attenta prima di tutto all’umore e alla personalità dei suoi bambini e che con il sorriso sprona tutti all’ascolto di un nuovo argomento.

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  59. Buona sera a tutti.. vi volevo raccontare della mia esperienza con un professore che ha cambiato il mio modo di vedere la scuola e gli insegnanti in genere. Il mio Professore delle superiori che insegnava scienze sociali era un ''pozzo di scienza'' sapeva tutto su ogni argomento, aveva la risposta pronta e scientifica per ogni nostro dubbio. Quello che però lo distingueva dagli altri era la sua umiltà., non giudicava mai un suo collega, non diceva mai una parola fuori posto, era così umile a tal punto da non averci mai detto di aver scritto numerosi libri o di avere 7 lauree, forse anche di più poiché non siamo mai riusciti a scoprire il numero esatto. Era un uomo esile, passava inosservato il più delle volte, ma appena apriva bocca tutti lo ascoltavano a bocca aperta e con una tale ammirazione da far venire i brivi a chiunque. Era di una bontà infinita, ricordo di un giorno quando durante il cambio d'ora, in classe regnava il caos, lui entrò come al suo solito con molta calma dicendo il suo solito'' buon giorno'' in silenzio, ma con il l gran baccano che c'era nessuno lo senti e quindi continuammo a fare i nostri comodi. Qualsiasi insegnante avrebbe urlato, sbraitato facendo le solite prediche, ma lui no, si alzò, uscì fuori dall'aula, chiuse la porta della classe dietro di se, bussò e con il suo fare educato e pacato apri' la perta e ci chiese:'' c'è permesso, posso, disturbo?''. Ci fece una tale tenerezza che ci vergognammo quasi d'esistere difronte a tanta intelligenza ed educazione, con il suo fare pacato entrò in classe e iniziò la sua lezione di scienze sociali, di cui ci vieto' di comprare il libro poiché secondo lui non si insegna con un libro gia stampato , ma il libro bisogna scriverlo e comporlo insieme. Così questo è il professore che ha condizionato la mia scelta universitaria sperando di lasciare nei miei futuri allievi almeno in minima parte un ricordo positivo come lui ha fatto con me.

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  60. Il professore che ricordo con piacere è quello di francese delle scuole superiori. Lo ricordo innanzitutto per le belle qualità caratteriali che aveva: con noi studenti era simpatico,disponibìle e pronto a darci consigli,non solo a fine didattico,ma anche di vita.Ricordo ancora molto bene,quando ci raccontò la sua esperienza da studente,di quando perse un'anno di scuola e da quel momento capì l'importanza del rvolo che la scuola riveste nella vita di uno studente! Questo aprirsi davanti a una intera classe lo fece diventare uno di noi. Il suo metodo d'insegnamento era rigoroso e pratico,si andava subito al sodo,senza inutili preamboli,ed erano anche divertenti! Trattandosi di unalezione di lingua,si conversava tutti insieme di cose anche futili,spesso ridendo e scherzando,ma senza cadere nel superficiale! Il risultato è che oggi ho conoscenze didattiche del suo insegnamento ancora viue,a distanza di 12 anni.Il segreto,secondo me, era calarsì nei panni degli studenti,diventando uno di noi,e trasmetterci la passione per questa disciplina.Ha segnato la mia carriera studentesca,spero anche quella di insegnante!

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  61. Durante il mio percorso scolastico ho avuto molti professori e professoresse, ma quella di cui conservo un ricordo ancora vivo è la maestra di matematica che mi ha accompagnato per cinque anni. È una persona solare, socievole, sempre sorridente. Le piaceva molto ascoltarci, ridere e scherzare. Sempre disponibile, anche se quando serviva sapeva essere molto severa. Per rendere la lezione molto più entusiasmante, a volte la maestra ci portava fuori scuola, giù in cortile. Le sue lezioni non erano soltanto formule e operazioni, ma anche giochi, applicazioni pratiche, in modo che apprendere e ricordare fosse più semplice. Riusciva sempre a coinvolgere tutti, anche gli alunni troppo vivaci. Assegnava pochissimi compiti per casa, preferiva farci svolgere la maggior parte del lavoro in classe. Grazie a lei ho avuto delle buonissime basi. Sapeva parlare con il cuore ai propri alunni, sapeva interessarli alla materia, sapeva collegare la scuola con la vita. Ci ha aiutati a sviluppare la nostra personalità e a farci andare a scuola volentieri, non terrorizzati dall'interrogazione o dal brutto voto. Aveva un atteggiamento materno, ma allo stesso tempo autorevole. Con il passare del tempo ho avuto modo di conoscerla sempre di più, ci sono stata talmente tanto tempo a contatto che mi è parsa come una persona a me familiare. Spero che quando diventerò un' insegnante assomiglierò almeno in parte alla mia maestra e spero di ricevere dai miei alunni la stessa stima e lo stesso affetto che provo io per lei. Micetta

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  62. Tra tutti gli insegnanti che ho avuto modo di frequentare durante il mio percorso scolastico, ricordo con piacere Laura, insegnante della scuola primaria, nell'ambito linguistico.
    Una maestra dolce, disponibile e a tratti materna, che però non perdeva mai di autorevolezza e professionalità.
    Ha saputo stimolare in me, in modo particolare, quella curiosità alla conoscenza in vari campi, senza influenzare o distogliere da quelle che erano e sono le mie naturali attitudini.
    Per esempio, facendoci frequentare un corso di bricolage, insegnandoci che maggiore era il nostro impegno e migliore sarebbe stato il risultato ottenuto.
    Riusciva a catturare la nostra attenzione facendoci impegnare senza costrizioni e imposizioni di alcun genere, in modo che non ne percepissimo la fatica, generando tra tutti noi un clima di complicità e partecipazione, senza rivalità e competizione.
    Un esempio di apprendimento naturale del "sapere" ricordo che l'ho sperimentato durante la traduzione in vernacolo di alcuni brani salienti dei "Promessi sposi" del Manzoni e relativa rappresentazione teatrale.
    Questo modo di insegnare spero possa essere utile nel mio futuro percorso formativo e professionale.
    Lizzy

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  63. Credo di aver sempre voluto insegnare fin dalle elementari, quando ho incontrato per la prima volta la mia maestra di italiano. Il primo giorno di scuola ero spaventata, non sapevo cosa aspettarmi ma quando entrai in aula tutte le mie paure svanirono: davanti a me avevo la persona più dolce e gentile che avessi mai visto. Non ricordo il suo cognome, preferiva farsi chiamare per nome e così chiamava anche tutti noi, come in una grande famiglia. Si vedeva che amava molto il suo lavoro, appena entravamo in aula, lei era lì sempre pronta ad accoglierci con un gran sorriso. Dopo aver fatto l'appello di solito ci osservava, sapeva intuire con un solo sguardo il nostro stato d'animo e se capiva che qualcosa non andava o eravamo tristi per qualche motivo, ci faceva scendere giù in cortile o in palestra, a seconda del tempo, per farci svagare un po'; solo quando ci vedeva più sereni ci faceva ritornare in aula a riprendere le lezioni. In questo modo non solo riusciva a tranquillizzarci, ma attraverso giochi di squadra, accresceva in noi l'unione e la cooperazione che dee esserci all'interno di un gruppo classe.
    Anche in classe la maestra Anna cercava sempre un modo per coinvolgerci, ogni lezione era diversa dalle altre, riusciva a toccare anche gli argomenti più difficili, come l'intercultura, con la massima serenità e semplicità. Ricordo che un giorno per farci esercitare con i testi descrittivi, mi chiese di portare a scuola il mio cagnolino che divenne il modello vivente del nostro compito catturando l'attenzione e il sorriso di tutti.
    Ci stimolava molto nella lettura, come nella scrittura;
    in aula aveva allestito una piccola biblioteca piena di libri per ragazzi, ogni volta a fine lezione potevamo prenderne uno in prestito per leggerlo a casa, poi una volta terminato in classe ognuno parlava del libro preso e poteva consigliarlo o meno agli altri.
    Per quanto riguarda la scrittura, invece, aveva fondato un giornalino di classe dove ognuno aveva il suo spazio per esprimersi.
    In questo modo imparava tranquillamente senza accorgercene con il minimo sforzo.
    Ancora oggi serbo un ricordo bellissimo della mia maestra, di scuola ma soprattutto di vita; spero un giorno di poter diventare proprio come lei e mettere a disposizione degli altri tutta la passione e l'amore che provo per questo mestiere.
    Babù

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  64. Nel corso della mia carriera scolastica ho incontrato diversi generi di insegnanti: ad alcuni interessava solo portare a casa lo stipendio, altri molto professionali ma con scarse attitudini nel rapportarsi con gli alunni, altri ancora acidi e sempre pronti a coglierti in errore. L'insegnante che ricordo con più stima è la professoressa di italiano e latino dei primi due anni di scuola superiore. Il passaggio dalle medie alle superiori è molto delicato poiché si cambia ambiente, le materie sono diverse, ci si trova con un gruppo docenti nuovo che non ti conosce.

    Il concetto che ripeteva sempre era che la scuola non doveva essere visto come un posto dove prendere buoni voti o tirare a campare per venire promossi e, una volta raggiunto l'obiettivo, dimenticare subito quello che si era imparato; deve essere invece un luogo dove ci si prepara alla vita futura. Si vedeva che era molto preparata nella sua materia, aveva anche fatto numerose pubblicazioni, ma non lo faceva pesare sugli alunni né si sentiva superiore agli altri colleghi.

    La professoressa era anche aperta al dialogo e non si faceva problemi se qualche volta doveva saltare una lezione per discutere di problemi che riguardavano la società o problemi degli alunni.

    Quando spiegava era molto chiara e puntava sempre a far capire i concetti fondamentali di un argomento; non passava mai agli argomenti successivi se prima non si accertava che tutti avessero recepito i punti chiave della lezione: questa aspetto secondo me è molto importante in quanto non bisogna far lezione solo a chi recepisce in fretta o a chi studia di più, ma cercare di far appassionare tutti gli alunni, anche chi ha qualche difficoltà di apprendimento.

    Durante le interrogazioni era esigente ma non andava mai alla ricerca di quelle cose che non sapevi per metterti in difficoltà; quando le cose non andavano proprio bene non ti mortificava  ma cercava sempre di incoraggiarti e metterti in grado di far meglio durante la prossima interrogazione. Era anche comprensiva quando non avevi potuto studiare per motivi seri e questa cosa per me era fondamentale perché seguivo anche le lezioni in conservatorio.

    Forse un aspetto negativo era che la trovavo troppo "piatta" nei voti: non so se lo lo facesse perché non voleva abbattere il morale degli alunni o perché privilegiasse l'apprendimento dei contenuti piuttosto che la valutazione in sé.

    In definitiva spero nella mia carriera di poter cogliere gli aspetti positivi di questa insegnante, ovviamente completandoli con quelli che sono gli aspetti del mio carattere e le esperienze che maturerò nel corso degli anni.

    D.G.

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  65. Nella mia carriera scolastica vari sono stati gli insegnanti che ho conosciuto , alcuni molto preparati altri meno o forse semplicemente poco amanti del proprio lavoro o poco capaci di gestire delle classi. Una cosa che coinvolge l’alunno non è solamente l’argomento che viene trattato o il modo con cui viene trattato ma anche l’amore che l’insegnante ci mette nel trattare gli argomenti. Ricordo con particolare piacere una mia insegnate di italiano e storia della scuola secondaria di primo grado,una persona molto carismatica e propositiva che riusciva a coinvolgere tutti,anche i poco volenterosi,poiché alla base di tutto lei nutriva un amore sproporzionato verso il suo lavoro e i suoi alunni. Portare anche gli alunni meno volenterosi a raggiungere gli stessi obiettivi dell’intera classe era una vera e propria sfida per lei , tutti erano per lei sullo stesso piano, nessuno era meno capace dell’altro e per dimostrare questo a volte eravamo noi stessi ad esporre alcuni argomenti su cui dovevamo documentarci e presentare alla classe. Abbiamo realizzato insieme a lei alcuni lavori sulla cultura popolare del nostro paese,ricercavamo per il paese alcune notizie e insieme abbiamo realizzato dei testi sugli usi e costumi della nostra cittadina. Ci forniva spesso delle direttive su come organizzare la nostra mole di studio,con degli schemi o riassunti o appunti. Nella valutazione credo che sia stata per la maggior parte delle volte molto corretta. Era parecchio disponibile con noi mantenendo sempre le giuste distanze e davvero intransigente se ognuno di noi non svolgeva i propri doveri. Penso che istaurare un rapporto umano con i propri alunni sia qualcosa che giovi sia l’insegnante che gli alunni, poiché l’insegnante può comprendere meglio l’alunno e l’allievo può sentirsi preso in considerazione e sentirsi a proprio agio in classe. Spero un giorno di essere equilibrata e giusta come lei, di riuscire a comprendere i veri bisogni dei miei alunni utilizzando i giusti metodi ,stimolandoli a dare sempre il meglio a scuola e nella vita. TINA

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  66. Io ebbi la fortuna di incrociare nel mio percorso scolastico un buon numero di docenti, più o meno oggettivi, più o meno attenti, ma tutti seriamente preparati. Ho avuto il privilegio di imparare molto da alcuni insegnanti, dotati di profonda cultura e di intelligenza inestimabile. Proprio per questo motivo, quando il professor Bruni ci ha chiesto di scrivere di un/a insegnante che ci ha lasciato un ricordo positivo, ho capito sin dal principio di voler parlare di una professoressa che mi ha saputo trasmettere tanto. Colei che mi è rimasta nel cuore era la mia insegnante di lettere della scuola secondaria di primo grado. Una donna di una sensibilità straordinaria che riusciva a farci appassionare alla sua disciplina giorno dopo giorno, grazie al suo accurato sapere e il suo metodo di insegnamento. Ricordo tuttora quando mi trovai a vincere un concorso sulla poesia,organizzato dalla" Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO", classificandomi al secondo posto,immensa era la sua gioia,vedevo nei suoi occhi un'emozione grandissima , forse molto più forte di ciò che provavo io in quel momento,perchè essendo piccola ero ancora incredula in ciò che mi stava accadendo. Appassionata di letteratura, grammatica e latino, ci faceva viaggiare con la fantasia anche sillabando; mentre lei, adorava raccontare i dettagli, le minuzie e rendeva le sue spiegazioni sempre più sorprendenti. Sapeva spiegare benissimo, attirava l’attenzione su di sé , rendendo le sue lezioni molto coinvolgenti ...cosa che non riesce a molti. Durante le sue spiegazioni utilizzava molto la LIM,alternando diapositive,immagini,e molto altro ancora... ,permettendoci di usarla per svariate attività. Le interrogazioni erano particolarissime: ciò che era importante non era tanto sapere a memoria la lezione, ma era fondamentale comprenderla e farla propria, attraverso il ragionamento; andavamo sempre ad approfondire ciò che era scritto nei libri di testo. Lei è stata una docente che ha insegnato a me e alla mia classe ad essere positivi e a credere in noi stessi, ecco perché non la dimenticherò mai. Una professoressa che è stata con noi per ben tre anni, che ha vissuto con noi momenti felici e momenti difficili, che ci faceva notare, mai con troppa durezza, i nostri di errori.. E se penso a chi devo ringraziare per la persona che sono adesso, per le passioni e le conoscenze che ho, per i successi che avrò, sicuramente il mio pensiero va a lei.
    Spero sempre che il suo esempio mi guidi, soprattutto nel trattare gli studenti con rispetto, sapendo che ho di fronte delle persone in primis. Il sogno inizia con un insegnante che crede in te, che ti tira e spinge in nuove esperienze,poiché il proprio scopo non è di creare gli studenti a sua immagine, ma di spingere gli studenti a creare una propria immagine.
    Essendo il mio sogno sin da bambina, spero con tutto il cuore di diventare anch'io una buona e nello stesso tempo brava insegnante ,in modo tale che i miei "bambini" abbiano un'immagine positiva di me per tutto il resto del loro percorso di studi.
    LUIGINA DANIELE

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  67. La mia esperienza ebbe inizio durante il quarto anno di scuole superiori quando la mia professoressa di storia venne sostituita dal professor F.F. per i restanti cinque mesi. Non fummo per nulla spaventati dalla notizia, eravamo una classe abbastanza vivace che talvolta prevaricava i professori che non si imponevano.
    Quando entrò in aula, si presentò ed iniziò a far lezione attirando fin da subito l’attenzione e la partecipazione dell’intera classe. Le sue lezioni somigliavano a degli intensi dibattiti nei quali ognuno poteva intervenire fornendo spunti di riflessione alla classe o addirittura al professore, il quale mostrava un forte interesse nel comprendere le diverse personalità ed intelligenze dei suoi studenti. Gli argomenti, anche delle volte pesanti, venivano trattati in maniera tale da essere assorbiti ancor prima di aprire i testi a casa.
    Così d’un tratto anche coloro che non avevano alcun stimolo e motivazione per lo studio iniziarono ad interessarsi alla materia.
    Le sue interrogazioni erano dei lunghi colloqui basati soprattutto su ciò che lui amava chiamare “il nocciolo del discorso” che corrispondeva al motivo principale di un dato avvenimento storico il quale molto spesso non si trovava sui testi ma era frutto di un’attenta riflessione trattata in classe. Per me fu proprio questa la caratteristica che distinse questo professore da tutti gli altri, mi colpì questa sua particolare inclinazione verso le nostre riflessioni e strutture mentali, come se si prefiggesse l’obiettivo di farci arrivare ad una meta attraverso il colloquio e la trattazione di argomenti in maniera scettica.
    Ho deciso di scrivere proprio su questo professore perché non utilizzò particolari tecniche didattiche, non fu particolarmente severo, non istaurò con noi rapporti personali interessandosi a difficoltà scolastiche e non, ma si basò esclusivamente sulle nostre capacità intellettive e di interazione le quali hanno costruito in tutti i componenti della classe una solida e tuttora riconosciuta conoscenza.
    Felicia De Cristofaro


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