Sono riuscito a trovare (erano anni che lo cercavo...) un piccolo libro di Giampaolo Dossena, uno dei più grandi esperti italiani di giochi, titolato, in modo provocatorio Abbasso la pedagogia (Garzanti, Milano 1993). Si tratta di uno splendido libretto che racconta di giochi, giocattoli e strumenti didattici (pennini inclusi) di una cartoleria degli anni trenta rimasta intatta per decenni. La contrapposizione all'origine del titolo rimane in parte attuale: da un lato chi si occupa di giochi non è interessato alla dimensione pedadogica e didattica. Dall'altro lato chi occupa di pedagogia sembra avere nei confronti del gioco una visione troppo strumentale: "chi professa o pratica pedagogia a volte non si occupa a fondo di giochi, ne conosce pochi, non li ama tanto, pensa ai modi di strumentalizzarli (favorirne alcuni, proibirne altri)" (p. 15). Certamente, e solo limitandosi ad alcuni esempi, le riflessioni di Rovatti, Zoletto per il contesto italiano e Prensky e Jenkins per quello americano sfuggono a questa contrapposizione. Ma l'osservazione di Dossena credo possa essere ancora oggi meritevole di riflessione...
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