Note di lettura
Giuseppe Riva, I social network, Il Mulino, Bologna 2010
Cap. 1 Che cos’è un social network
Viene ripresa ed ampiamente utilizzata la definizione di Boyd e Ellison secondo cui gli elementi costitutivi di un social network sono: 1. il profilo, 2. la rete degli utenti, 3. possibilità di esplorare le reti di altri utenti (p.17). [L’articolo è reperibile on line: Boyd D.M. e Ellison N.B. (2007), Social Network Sites: definition, History and Scholarship, «Journal of Computer-Mediated Communication», URL: http://jcmc.indiana.edu/vol13/issue1/boyd.ellison.html. Boyd sul tema è un personaggio di riferimento: ha collaborato con Ito alle ricerche della MacArthur Fondation pubblicate dal MIT.]
Due aspetti particolarmente interessanti. Il primo riguarda il diverso uso della narrazione all’interno del web 2.0, diverso uso della narrazione che segna il passaggio dal blog al social network: “se all’inizio le narrazioni avevano un carattere prevalentemente descrittivo, progressivamente gli utenti le hanno usate creativamente per definire la propria identità sociale” (p. 15). Il secondo riguarda la nozione di “interrealtà”, cioè dello spazio sociale creato dall’unione della vita reale con il cyberspazio (p. 16, p. 27). Sarebbe importante approfondire una tale visione confrontandola con le altre teorie del virtuale.
Da segnalare inoltre:
Le diverse modalità di relazione nei social network (paritaria come in Facebook, a stella, cioè asimmetrica, in Twitter) (p. 18).
La nozione di impression management relativa a “come presentarsi alle persone che compongono la rete” (p . 19).
La descrizione delle fasi di adozione di una nuova tecnologia, facendo riferimento a Everett Rogers (p. 21).
L’analisi dei bisogni a cui rispondono i social network (pp. 22 e seguenti).
Il discorso sulle emozioni in un contesto virtuale: il tema della alfabetizzazione emotiva (p. 31-32).
Cap. 2 La storia dei social network
Il capitolo è centrato sulla nascita e l’evoluzione dei social network (pp. 78 e seguenti). Approccio importante per evitare un appiattimento sul presente.
Altro aspetto centrale è dato dall’indicazione dei possibili sviluppi. Tre sono le linee individuate: 1. la crossmedialità con un legame sempre più stretto con il cellulare e la televisione (pp. 88-90); 2. importanza sempre maggiore dell’avatar con la prospettiva di una fusione tra social network e i mmorpg (massively multiplayer online role-playng games) (pp. 90 e seguenti). [Questo aspetto ludico mi intriga moltissimo]; 3. ridefinizione di amicizia che andrà articolata su più livelli (pp. 92 e seguenti)
Un riferimento al blog: “In pratica possiamo considerare i blog come i “padri” dei social network” (p. 73).
Piu pagine sono dedicate a Twitter (pp. 85 e seguenti).
Cap. 3 I social network come spazi sociali ibridi
Sono presentate una serie di considerazioni sulle comunità virtuali. Significativo il riferimento all’uso didattico delle comunità virtuali (pp. 120-121) in cui si fa riferimento a Cacciamani [l’ottimo Stefano!], Calvani 2005 [ma non l’ho trovato indicato nella bibliografia] e Mazzoni.
Cap. 4 Le opportunità dei social network
Meriterebbe di essere ripresa e sviluppata la relazione tra la nozione di dono e quella di social network (p. 141) [fino a che punto i social network si incrociano con il discorso di Latouche e Pallante da un lato e Luigino Bruni dall’altro?]
Cap. 5 Il lato oscuro dei social network [il titolo è retoricamente efficace… una citazione da Star Wars?]
Considerazioni interessanti soprattutto nella dimensione educativa. Due aspetti da sottolineare: 1. i rischi dell’identità fluida (p. 149) e 2. L’analfabetismo emotivo (pp. 149).
Giuseppe Riva, I social network, Il Mulino, Bologna 2010
Cap. 1 Che cos’è un social network
Viene ripresa ed ampiamente utilizzata la definizione di Boyd e Ellison secondo cui gli elementi costitutivi di un social network sono: 1. il profilo, 2. la rete degli utenti, 3. possibilità di esplorare le reti di altri utenti (p.17). [L’articolo è reperibile on line: Boyd D.M. e Ellison N.B. (2007), Social Network Sites: definition, History and Scholarship, «Journal of Computer-Mediated Communication», URL: http://jcmc.indiana.edu/vol13/issue1/boyd.ellison.html. Boyd sul tema è un personaggio di riferimento: ha collaborato con Ito alle ricerche della MacArthur Fondation pubblicate dal MIT.]
Due aspetti particolarmente interessanti. Il primo riguarda il diverso uso della narrazione all’interno del web 2.0, diverso uso della narrazione che segna il passaggio dal blog al social network: “se all’inizio le narrazioni avevano un carattere prevalentemente descrittivo, progressivamente gli utenti le hanno usate creativamente per definire la propria identità sociale” (p. 15). Il secondo riguarda la nozione di “interrealtà”, cioè dello spazio sociale creato dall’unione della vita reale con il cyberspazio (p. 16, p. 27). Sarebbe importante approfondire una tale visione confrontandola con le altre teorie del virtuale.
Da segnalare inoltre:
Le diverse modalità di relazione nei social network (paritaria come in Facebook, a stella, cioè asimmetrica, in Twitter) (p. 18).
La nozione di impression management relativa a “come presentarsi alle persone che compongono la rete” (p . 19).
La descrizione delle fasi di adozione di una nuova tecnologia, facendo riferimento a Everett Rogers (p. 21).
L’analisi dei bisogni a cui rispondono i social network (pp. 22 e seguenti).
Il discorso sulle emozioni in un contesto virtuale: il tema della alfabetizzazione emotiva (p. 31-32).
Cap. 2 La storia dei social network
Il capitolo è centrato sulla nascita e l’evoluzione dei social network (pp. 78 e seguenti). Approccio importante per evitare un appiattimento sul presente.
Altro aspetto centrale è dato dall’indicazione dei possibili sviluppi. Tre sono le linee individuate: 1. la crossmedialità con un legame sempre più stretto con il cellulare e la televisione (pp. 88-90); 2. importanza sempre maggiore dell’avatar con la prospettiva di una fusione tra social network e i mmorpg (massively multiplayer online role-playng games) (pp. 90 e seguenti). [Questo aspetto ludico mi intriga moltissimo]; 3. ridefinizione di amicizia che andrà articolata su più livelli (pp. 92 e seguenti)
Un riferimento al blog: “In pratica possiamo considerare i blog come i “padri” dei social network” (p. 73).
Piu pagine sono dedicate a Twitter (pp. 85 e seguenti).
Cap. 3 I social network come spazi sociali ibridi
Sono presentate una serie di considerazioni sulle comunità virtuali. Significativo il riferimento all’uso didattico delle comunità virtuali (pp. 120-121) in cui si fa riferimento a Cacciamani [l’ottimo Stefano!], Calvani 2005 [ma non l’ho trovato indicato nella bibliografia] e Mazzoni.
Cap. 4 Le opportunità dei social network
Meriterebbe di essere ripresa e sviluppata la relazione tra la nozione di dono e quella di social network (p. 141) [fino a che punto i social network si incrociano con il discorso di Latouche e Pallante da un lato e Luigino Bruni dall’altro?]
Cap. 5 Il lato oscuro dei social network [il titolo è retoricamente efficace… una citazione da Star Wars?]
Considerazioni interessanti soprattutto nella dimensione educativa. Due aspetti da sottolineare: 1. i rischi dell’identità fluida (p. 149) e 2. L’analfabetismo emotivo (pp. 149).
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