martedì 19 ottobre 2010

Xeniteia

Nelle mie letture in tema di intercultura mi sono imbattuto in una bellissima operetta di Michel de Certeau, autore che conoscevo ma di cui non avevo ancora letto Mai senza l’altro (Edizioni Qiquajon. Comunità di Bose, Magnano (BI) 2007). Stavo cercando materiali sul tema dell’empatia e del decentramento e non pensavo che questo potesse essere un tema su cui trovare riflessioni recenti così belle all’interno del cristianesimo nella cui tradizione la figura biblica dello straniero meriterebbe forse una riflessione rinnovata. De Certeau ricorda la nozione biblica di xeniteia, di sradicamento: “questo movimento […] consiste nel partire per altrove, come Abramo, “senza sapere dove” (Eb 11, 8), per udire in terra sconosciuta la parola umana di Dio, oppure nello sperare da altrove il suo volto d’uomo in una storia sorprendente” (p. 15). In tal senso il monaco non fugge dal mondo, ma si rende estraneo “ad una terra arredata già di segni cristiani” per partire verso “una terra che ne era ancora sprovvista” (p. 112). C’è qualcosa di affascinante, in questi tempi in cui si cerca il radicamento in comunità locali sin troppo fiere della loro identità, nel voler farsi estranei, nel divenire volontariamente stranieri.

domenica 10 ottobre 2010

Scrittura, oralità ed immagini tra Simone e Florenskij

Rileggendo quanto scritto da Pavel Florenskij (Le porte regali. Saggio sull'icona, a cura di Elémire Zolla, Milano, Adelphi 2002), mi è venuto in mente un parallelo con la tesi di Raffaele Simone (La terza fase. forme di sapere che stiamo perdendo, Roma-Bari, Laterza 2000) che sostiene, dopo l'invenzione della scrittura e della stampa, l'affermarsi di una terza fase in cui, rispetto alla tradizione culturale del testo a stampa, l'immagine è centrale. Certamente Florenskij, come cristiano ordodosso, è stato testimone di una religione e di una cultura che ha sostenuto come poche altre l'importanza dell'immagine e comunque il suo discorso non verte sull'immagine in quanto tale ma su un particolare tipo di immagine... tuttavia l'icona viene messa sullo stesso piano della comunicazione orale (c'è una "equivalenza dell'icona e della predicazione: la pittura d'icone per gli occhi è come la parola per le orecchie", p. 175) e del testo scritto (p. 95). E, se ammette che "le icone sono gli annunci della verità a chiunque, perfino all'analfabeta, mentre gli scritti teologici sono accessibili a pochi e perciò meno responsabili" (p. 84), è anche vero che chi dipinge icone sta "filosofando con il pennello" (p. 174). Per quanto si parli testi ed immagini sacre il parallelo è interessante: la risposta di Simone potrebbe consistere nel sottolineare che la sua è una ricostruzione interna alla storia della cultura occidentale...

domenica 3 ottobre 2010

Convegno SIPED - Giovani e comunicazione

Il 30 settembre ed il primo ottobre si è tenuto presso l'Università Milano Bicocca (bellissima sede:per una foto http://www.flickr.com/photos/25911409@N08/5046914402/)il convegno della SIPED (Società Italiana di Pedagogia). Ho partecipato al gruppo Giovani e Comunicazione presentando una comunicazione su quanto fatto nel blog del corso di tecnologie (http://tecnodidatticaunimol.blogspot.com/).
Efficace l'idea di Pier Giuseppe Rossi di attivare un apposito sito (http://tecnosiped.pbworks.com/FrontPage)ed un blog (http://tecnosiped.wordpress.com/) per i lavori del gruppo.

sabato 2 ottobre 2010

Chadwick tra postumanesimo ed ecologia

Stavo ripensando ad una osservazione sentita in una iniziativa dedicata al dibattito sul post-umano (gli atti sono disponibili in Flavia Monceri (a cura), Sull'orlo del Futuro. Ripensare il post-umano, ETS, Pisa 2009): per lo più il post-umano viene messo in relazione con la tecnologia, quasi mai con l'inorganico. Ho letto quindi con piacere Pensa come una montagna di Paul Chadwick (l'editore italiano è Comma22 di Bologna, stampato nel 2008). Il racconto risale al 1989, ma per me è stata una scoperta: il protagonista del fumetto è Concrete, un uomo-roccia. L'idea di un simile protagonista non è certo originale, ci sono già altri antecedenti nel mondo del fumetto, ma il collocarlo in una dimensione ecologista tanto dichiarata ed esplicita mi ha colpito.
I riferimenti al dibattito sul post-umano sono esplicitamente presenti: "non è l'uomo che deve essere al centro di tutto" (p. 77), anche se la prospettiva ecologista prevale: "provate a uscire di casa cinque minuti senza sentire il rombo di un motore. Impossibile" (p. 147).