mercoledì 28 novembre 2018

Per chi segue il corso di Didattica generale

Per le studentesse e gli studenti del corso di Didattica Generale anno accademico 2018 2019

Come avevamo concordato a lezione inserisco un post con cui vi invito a narrare di uno dei tanti insegnanti che avete conosciuto. 
Nella vostra storia di studenti avete avuto modo di incontrare e lavorare con una molteplicità di maestre/i, professoresse e professori. Sono personalmente convinto, ma potrei argomentarlo, che avete elaborato a partire dalle vostre esperienze, in modo più o meno consapevole, una visione dell'insegnamento e che tale visione sia, come criterio guida per la vostra futura professione, molto più efficace ed incisiva di certe forme di conoscenza delle teorie/metodologie didattiche. Allora vi invito a raccontare, ripensando alle vostre esperienze di studenti, di quell'insegnante (non importa se l'incontro è avvenuto alle elementari o alle superiori) di cui conservate ancora oggi un ricordo positivo? Perché, tra i tanti conosciuti, ricordate proprio lui? Come insegnava?
Come scadenza per l'inserimento dei commenti, indicherei la data del 6 gennaio 2019. Può andare?

Buon lavoro!

FB

85 commenti:

  1. Ho sempre desiderato diventare insegnante, fin da bambina quando mi chiedevano cosa avessi voluto fare da grande ho sempre risposto: la maestra, perché mi appassiona il mondo della scuola, ed ho sempre desiderato trasmettere4 agli altri la mia cultura con la stessa passione e le stesse competenze con cui è stata trasmessa a me.
    Non ho mai avuto problemi con i docenti che ho incontrato nell’arco della mia carriera scolastica, forse perché non ho mai avuto problemi a scuola, e di conseguenza neppure con i docenti o forse perché mi è sempre piaciuto andare a scuola che anche nelle situazioni piu incresciose che ogni alunno possa incontrare ho sempre cercato di riscontrare del buono. In effetti, è da queste situazioni che ho capito le cose piu complesse.
    Tra i tanti l’esperienza piu bella l’ho vissuta con Maestra di matematica alle scuole elementari che ho considerato essere il modello a cui tendere.
    La Maestra che mi ha accompagnata in tutto il percorso della scuola elementare, dalla prima alla quinta, aveva il dono di riuscire a travolgerci tutti, ad incantarci con il suo metodo di fare lezione, severa ma anche buona al tempo giusto.
    Era una maestra che quando ci spiegava un argomento era sempre pronta, laddove possibile a farci una dimostrazione pratica, perché riteneva che in questo modo la nostra mente avrebbe metabolizzato meglio l’argomento e difficilmente lo avremmo dimenticato. Ad oggi devo dire che aveva ragione.
    Adoravo le sue lezioni, perché oltre a spiegare la teoria dava molta importanza al mettere in pratica, ci coinvolgeva, voleva che fossimo noi, insieme a lei a scoprire gli eventi ed ogni situazione possibile. Era, in pratica, per noi una guida.
    Una delle cose che ricordo ancora oggi, come fossero state dette pochi giorni fa, è una frase che lei pronuncio in un momento particolare, per far spronare dei bambini per cui la scuola era un peso piu che un piacere.
    Disse che la scuola elementare è fondamentale, perché è la che si pongono le giuste e solide basi per il futuro. Paragonava la scuola al costruire una casa, e ovviamente una casa se non ha fondamenta solide, non appena si procede con la costruzione dei piani superiori a causa del peso eccessivo dei materiali essa cede, pertanto se la scuola elementare fornisce le solide basi, non si avranno problemi a sorreggere il peso maggiore delle conoscenze da acquisire in futuro, ma se ciò non avviene, no sara’ possibile aumentare le proprie conoscenze dal momento che non si può pensare conoscere laddove manca la base.
    Oggi da mamma di un bambino che ha da poco iniziato la sua carriera scolastica, spero incontri anche lui maestre cosi e dal mio percorso, spero di riuscire ad acquisire conoscenze e competenze necessarie per essere una buona insegnante alla stregua di quelle che ho avuto io nel mio percorso.

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    1. Grazie per aver rotto il ghiaccio... le sono molto grato fb

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  2. Una raccomandazione però: firmate i vostri commenti!

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  3. Ricordo con molto piacere i primi anni della scuola primaria, eravamo sette bambini tranquilli con tanta voglia di apprendere. Riconosco di essere stata "fortunata" ad avere maestre preparate ed attente alle nostre esigenze, le ricordo tutte ma fra loro ricordo con immenso piacere la maestra Marisa. Lei era, oltre che una bella donna, un'ottima insegnante, i suoi metodi cambiavano sempre a seconda delle situazioni e degli stati d'animo di noi 7 piccoli alunni. Oltre ad insegnarci a leggere e scrivere, ci portava in spazi aperti in mezzo alla natura a fare gite o semplicemente una passeggiata. Forse la ricordo con maggior piacere perchè per me, oserei dire per tutti noi, era quasi come una seconda mamma, seppur distinguendosi dalla vera e propria figura materna, tant'è che quando ci diede la notizia verso metà anno scolastico di quarta elementare che al suo posto sarebbe venuta un'altra insegnante, io e alcuni compagni di classe "decidemmo" che non avremmo più frequentato la scuola per protesta. Insomma credo proprio che il giorno in cui realizzerò il mio grande sogno di insegnare vorrei essere proprio come lei.

    matricola 163398

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  4. La paura più grande di un futuro insegnante dovrebbe sicuramente essere quella di non avere abbastanza carisma; la maggior parte di noi è in grado di leggere e scrivere ma nonostante ciò sono in molti a ricordare poco affettuosamente i propri docenti. Nel corso della mia carriera scolastica ho provato ammirazione per alcuni dei miei insegnanti e il filo conduttore che li legava era la capacità di risultare affascinanti agli occhi dei propri allievi; questo fascino derivava proprio dalla loro comune perizia nel generare motivazione nell’ apprendimento. Tra questi ne ricordo una in particolare ovvero la mia professoressa di matematica delle superiori, nonostante la cattiva fama della materia insegnata era in grado di coinvolgere attivamente tutta la classe. Durante la spiegazione di un qualsiasi argomento chiedeva di essere affiancata ed “aiutata” a rotazione da ogni alunno, in modo da garantire una partecipazione autentica e anche per effettuare implicitamente una sorta di valutazione in itinere per ognuno di noi. Amavo il suo impegno nel voler far scuola in modo non standard, di fatti spesso organizzavamo laboratori e progetti che, seppur inerenti alla materia insegnata, andavano ad inglobare altre discipline e settori; ad esempio, notando la mia passione per il disegno mi chiese di occuparmi della parte grafica di un programma informatico. Teneva molto all’importanza dei lavori di gruppo e quindi mensilmente ci poneva dei problemi da risolvere, di questi sottolineava l’importanza della soluzione che però poteva essere trovata attraverso qualsiasi strada e procedimento; attraverso le sue metodologie ci ha allenati all’utilizzo della fantasia per riuscire ad andare oltre perché, per citarla, è meglio essere efficaci piuttosto che efficienti ma inconcludenti.

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  5. Un insegnante che non dimenticherò mai è senza dubbio il mio professore di matematica e fisica del liceo. Era tanto preparato quanto incapace nella didattica delle sue materie. Un uomo scorbutico che preferiva terrorizzarci piuttosto che stimolarci, ma che, in realtà, possiede un gran cuore. L’abbiamo odiato tanto e nonostante ciò è l’unico che viene sempre citato negli aneddoti scolastici. Prima di essere uno dei peggior insegnanti, era un padre: ci ascoltava, ci dava la sua visione dei fatti e non ci lasciava mai con delle false speranze, ma ci teneva sempre con i piedi piantati per terra. Lunatico, ma vero. Di lui ricorderò sempre due episodi che mi hanno visto costretto prima ad odiarlo a morte e poi a considerarlo uno dei miei insegnanti preferiti: il primo quando mi mise un “bel due” e mi caccio dalla classe pensando che gli avessi dato del “pazzo” (in realtà mi riferivo ad un mio compagno); il secondo , invece, quando all’esame di stato, davanti alla commissione, mi elogiò come il ragazzo più maturo che avesse mai incontrato. In fondo ci conosceva bene, aveva notato ogni piccola sfumatura delle nostre personalità. In futuro ci terrei ad essere un buon insegnante dedito ai suoi alunni, carismatico al punto giusto per lasciare un qualcosa di positivo. Diventare come lui non è esattamente il mio sogno, ma ha lasciato un qualcosa di bello nel mio cuore piuttosto che “i numeri” nel cervello. Allo stesso tempo, da lui ho imparato come non fare questo lavoro e sono ancora più invogliato a diventare un buon insegnante che faccia delle lezioni che abbiano un senso e che stimolino i ragazzi ad essere lieti di apprendere.

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  6. Nel corso del mio percorso scolastico ho avuto la possibilità di entrare in contatto con numerosi docenti, tra i quali alcuni molto validi e attenti alle esigenze dei propri alunni,altri un po' meno preparati e poco oggettivi. Molto spesso mi è capitato di incontrare insegnanti che avessero dimenticato quasi del tutto cosa volesse dire essere bambini/ragazzi, interessati più al programma da ultimare piuttosto che ai nostri ritmi e alle nostre esigenze. Per fortuna, però, ho incontrato anche alcuni insegnanti molto bravi sia sotto il punto di vista della preparazione scolastica, sia per quanto riguarda l'interagire con la classe. Tra questi mi è rimasto nel cuore il mio professore d'italiano del quinto ginnasio, il quale purtroppo rimase con noi solo per un anno, ma nonostante tutto ci trasmise tanto. Le sue spiegazioni erano molto coinvolgenti proprio perché era lui il primo ad amare quello che faceva e riusciva a trasmetterlo in maniera eccezionale. Non badava tanto al programma ma teneva conto dei nostri ritmi e interessi, molto spesso intraprendeva discorsi relativi a varie tematiche attuali sulle quali discutevamo in maniera collettiva anche per ore intere. Le lezioni con lui non erano mai noiose e se un giorno si rendeva conto che eravamo più stanchi, cercava di far lezione diversamente per venirci incontro. Era una persona molto disponibile e non riusciva a non far emergere il fatto che amasse insegnare e stare a contatto con i ragazzi. Le sue lezioni, la sua personalità e la sua grande sensibilità e cultura mi hanno fatto capire una cosa importantissima, e cioè che non conta tanto la preparazione scolastica o quanto si conosca una determinata disciplina, ma conta prima di tutto l’amore per ciò che si fa, l’empatia che si instaura con la classe, la sensibilità e la comprensione delle esigenze e dei bisogni di ogni singolo alunno. Perchè al di là della preparazione disciplinare, la scuola ha prima di tutto il compito di formare individui sensibili, aperti al mondo e all’interazione con gli altri. Per tale motivo é molto importante che un' insegnate prepari i propri alunni a pensare, ad osservare ciò che accade intorno a loro e a ragionare con la propria testa. Per cui un buon insegnante, a mio parere, deve prima di tutto non dimenticare mai di essere stato un bambino/ragazzo e secondariamente deve amare e credere nel proprio lavoro, ovvero : trasmettere valori.
    Matricola 163884

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  7. Fin dalle elementari ho sognato di diventare maestra,a trasmettermi questa passione è stata la mia insegnante. Lei attraverso le sue spiegazioni riusciva a trasmetterci amore. Avevamo un compagno diversamente abile, ogni giorno a turno ci faceva sedere vicino a lui e lo aiutavamo a mangiare a scrivere... Così da stimolarci nell'aiutare persone in difficoltà. Ci faceva sentire importanti una volta a settimana eravamo i suoi assistenti e dovevamo mantenere l'ordine quando lei usciva fuori dalla classe. Dopo ogni spiegazione, per i compagni in difficoltà,faceva dei gruppi in modo che Chi aveva capito poteva dare una mano ai compagni con qualche carenza. Il pomeriggio a volte organizzava dei rientri per aiutarci ma anche per svolgere dei progetti come il decoupage. Ci faceva vivere la scuola in modo sereno ed ogni giorno uscivamo da scuola felici di aver imparato qualcosa di nuovo. Non la dimenticherò mai e appunto per questo vorrei un giorno insegnare partendo dai suoi insegnamenti perché la miglior ricompensa è svolgere il proprio lavoro mettendoci amore e guardando il miglioramento dei propri alunni che grazie a te hanno imparato cose nuove.
    Matricola 163621

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  8. Tra i vari insegnanti nel corso dei miei studi ricordo con piacere la professoressa di filosofia del liceo .Nonostante la disciplina poco chiara inizialmente (a tratti incomprensibile) e del tutto nuova, in poco tempo è riuscita a fare chiarezza nella mia mente.All'apparenza non avrei mai detto fosse così disponibile nei confronti dei suoi alunni difatti dal primo giorno era risultata come noi ragazzi siamo soliti dire "pesante" eppure in verità la cara prof sarebbe stata una vera scoperta.Il suo metodo era ben strutturato,non eseguiva mai la lezione in modo frontale e a mo' di monologo ma durante il suo perscorso tra i banchi era solita porre domande e sentire il nostro punto di vista.Per quanto riguarda i mezzi utilizzati riteneva fondamentale il libro ma al contempo si serviva di mappe,slide e molto spesso anche dei suoi cari libri universitari che quando sfogliava era automatico il racconto di qualche vecchio aneddoto . La cosa che mi ha particolarmente colpita è stato l'amore che aveva verso la sua disciplina, sottolineava spesso quanto fosse affascinata dalla filosofia e le si leggeva negli occhi .Il suo scopo in effetti non era il mero portare a termine il programma ma trasmettere ai discenti la sua stessa passione per la materia. Come precendentemente detto si mostrava disponibile per noi ,questo accadeva anche con dei corsi pomeridiani in cui venivano riaffrontate lezioni o concetti poco chiari, la sua attenzione era posta infatti su coloro che non erano così ferrati nella sua disciplina. Oltre quanto detto finora il motivo principale per il quale sono rimasta legata alla professoressa è stata la sua bontà d'animo,il suo considerarti come unico e non come un numero ,il suo guardarti negli occhi durante le lezioni e percepire subito se ci fosse un problema e il suo fermarsi per il corridoio appena finita la lezione per chiederti se fosse successo qualcosa. Ecco è questo il ricordo che ho della prof e anche se del quadro fanno sicuramente parte anche eventi più spiacevoli come una verifica a sorpresa e le sue conseguenze ,rimarrà sempre un bellissimo ricordo.

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  9. Molti ragazzi hanno sempre trovato nei professori, ma anche nelle maestre, qualcosa che non andava: a me non è capitato forse perché mi piaceva andare a scuola, amavo l’atmosfera che si creava durante il corso degli anni e i rapporti che si instauravano. Il fatto particolare, che sembra strano anche a me, è che i professori a cui mi sono legata di più sono stati quelli che al primo compito in classe, all’inizio della scuola media e superiore, mi diedero un’insufficienza. Il mio percorso scolastico è sempre stato positivo; non ho mai avuto grossi problemi. Per questa ragione l’insufficienza mi spinse a capire cosa ci fosse che non andava. Quello che mi stupì particolarmente accadde alle scuole medie, con la professoressa di matematica. Nel momento in cui mi riportò il compito, mi si avvicinò e dolcemente mi disse di non preoccupami e che la volta successiva sarebbe andata molto meglio: così fu. La professoressa spiegò gli argomenti in maniera molto chiara, facendo anche degli esempi pratici che mi sembrarono fondamentali ed essenziali. Durante le lezioni ci mandava alla lavagna per capire se l’argomento trattato fosse chiaro o meno, ma anche per correggere gli esercizi che a casa non eravamo riusciti a fare. Ci faceva spesso ragionare sull’argomento, prima di spiegarlo, in maniera precisa e dettagliata, per permetterci di apprendere i concetti in modo autonomo, sempre però sotto la sua guida. Si mostrava sempre molto disponibile nel rispiegare i concetti, ma allo stesso tempo, quando voleva, sapeva essere severa (soprattutto con gli studenti che non ascoltavano le sue lezioni e disturbavano gli altri compagni). Tra i vari motivi che mi hanno spinto ad intraprendere questo percorso di studio vi è il desiderio di diventare un’insegnante motivante, paziente e allo stesso tempo severa (quanto basta) come lo era lei. Vorrei dare agli studenti le conoscenze in maniera tale da spingerli a desiderare di conoscere altro, ad essere sempre più interessati e curiosi riguardo a nuove esperienze. Vorrei essere capace anche di diventare un esempio per i miei studenti, permettendo loro di acquisire gradualmente un personale metodo di apprendimento, attraverso il mio modo di fare.

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  10. Come per i miei colleghi, la mia carriera scolastica e universitaria è stata segnata dal susseguirsi di maestri e professori che in un modo o nell’altro, positivamente o in modo negativo, hanno contribuito al mio processo di formazione e di crescita. Ma tra tutti loro chi ha lasciato un segno? Purtroppo troppi anni sono passati dalle elementari e francamente non ricordo in modo nitido neanche un maestro. Giunta alle scuole medie ho incontrato il primo professore da temere; quel tipo di professore che raramente guardi in faccia e che, più spesso invece, ti genera quel mal di stomaco da ansia che solo noi studenti possiamo conoscere.
    Le medie le ho concluse senza nessun particolare problema. Tutti i professori rientravano nello standard di “professore tranquillo” anche se nessuno mi ha lasciato un’impronta indelebile, a parte il “prof. Paura “. Giungo con nonchalance al liceo. Ahimè non c’è ancora nessun professore che mi destabilizza, almeno duramente il biennio. Ho parlato frettolosamente perché il triennio dello storico liceo scientifico A.Romita mi si apre con la fantastica prof. di italiano e latino; una donna che ha superato la mezza età già da qualche anno; non alta quanto un vatusso e tantomeno magra come una top model. Una bella “gatta da pelare” che ben presto, cambiando le carte in tavola, decide di pelare noi. Tutti noi l’abbiamo già inquadrata come “una vecchia rimbambita e anche poco amorevole”. Con cotanto stupore, ben presto ci rendiamo conto che ha qualcosa di nuovo. Finalmente ci stacchiamo un po’ dal fatidico libro di testo. È Lei che si lascia seguire nelle spiegazioni attraverso un’intonazione più che travolgente, più che incalzante. È lei che ci fa conoscere il “brain storming” e la “cabala”. Ancora ricordo il movimento repentino del suo braccio mentre annotava alla lavagna le parole-chiave che avrebbero dato vita alla lezione del giorno. E ancor di più, ricordo quando al 23 del mese, grazie alle regole della cabala, finivo per essere interrogata. È ancora Lei che ci lascia una mattinata intera per farci spremere le meningi e partorire un tema il cui voto avrebbe segnato l’andamento di ognuno. E' lei che ci fa "sentire grandi, come degli studenti universitari" portandoci a prendere appunti durante le sue spiegazioni.
    Era un pilastro all’interno dell’Istituto ed era percepibile un umile e sano rispetto da parte degli altri docenti.
    Portavoce “dell’incontro con l’Autore” , ci permise di interfacciarci con uomini e donne di cultura dal calibro di Dacia Maraini. La preparazione all'incontro, che avveniva attraverso lavori di gruppo, ricerche e approfondimenti, era per Lei un intenso momento di crescita per l’intera classe . Un’ottima insegnante che dal punto di vista professionale mi ha dato tanto, meno da quello umano. In realtà non mi piaceva molto come persona. Un po’ impostata, fredda e presuntuosa. Era la tipica professoressa che “andava per preferenze” come si dice da queste parti, e io non rientravo di certo tra le sue, almeno così credevo fin quando, giunta all’esame di Stato, mi ripagò di tutto l’impegno profuso. Nonostante ciò non l'ho mai ricordata con affetto ma senz'altro, a distanza di anni e con una certa maturità, parlo oggi di Lei con molta gratitudine. Credo che non la dimenticherò mai e mai potrò dire che fu una cattiva insegnante. Certamente la sua carriera non fu caratterizzata da dolcezza e comprensione ma del resto non si può avere tutto. Fu capace, in ogni modo, di creare un equilibrio all'interno della classe verso cui tutti i docenti dovrebbero tendere.
    Se mai un giorno riuscirò a diventare insegnante farò di Lei un modello da seguire con qualche punto umano da rivedere.
    Sara Sabetta

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  11. Ricordo che nel mio percorso scolastico da studente,ho avuto sia esperienze positive che negative. In modo particolare ho fortemente apprezzato il metodo d’insegnamento del mio professore di matematica alle superiori. La scuola mi ha sempre attratta ed ero sempre invogliata a cimentarmi in ogni argomento nuovo mi presentassero,per tale motivo la scuola per me non è mai stato un problema . Per quanto si sappia la matematica risulta essere una materia particolarmente difficile se non trasmessa a dovere,per me era ormai diventata una sfida positiva invece. Ricordo che il mio professore riusciva sempre a trovare molteplici metodologie per far capire non solo a coloro che avevano una maggiore predisposizione nella sua materia,ma anche a chi davanti a tali numeri si arrendeva facilmente. Ho da subito apprezzato il suo modo di vedere l’insegnamento,io l’ho percepito come se fosse un passaggio del testimone all’intera classe e non solo a quelli che erano favoriti intellettualmente. Il professore riusciva a farci sentire sempre a nostro agio,ad accrescere la nostra autostima e a responsabilizzarci facendoci trovare soluzioni autonomamente. Egli riteneva che la teoria e l’esecuzione pratica degli esercizi andassero di pari passo,che l’una non esistesse senza l’altra, erano strettamente legati in funzione del raggiungimento di un traguardo positivo prestabilito in precedenza. Ricordo come fosse ieri il suo sorriso quotidiano al mattino e la sua capacità di essere costantemente allegro,da trasmettere tali sensazioni anche a noi ragazzi. Riuscivamo a fare nostra la sua empatia positiva e ad intendere i vari argomenti grazie a questo clima sereno e perché non ci faceva mai sentire nessuno inferiore ad un altro. Nel corso degli anni ho capito che tali metodologie mi hanno portato a trasformare le conoscenze apprese in tante piccole competenze che mi porto dietro come il mio bagaglio personale, affinchè da questo possa attingere ogni volta che ne avrò bisogno. Per me è stato la guida che fra tutte,mi ha portato ad intraprendere tale percorso e spero di riuscire a formare la mia persona e il mio insegnamento similarmente a come ha fatto lui.
    Matricola:163216

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  12. I dipinti, i monumenti, le opere sono, per me, un qualcosa di enigmatico.
    Da piccola osservavo i dipinti che avevo in casa e, con quelle manine incapaci, cercavo di produrne delle copie, conservandole tutte in una cartellina. Crescendo, la mia passione per il disegno è aumentata sempre di più e, con essa, quella dell’osservazione: osservavo ogni forma di immagine che mi ritrovavo dinanzi: quadri che avevo in casa, dipinti che possedeva la nonna, fumetti, libri da colorare ecc… Giunta alle scuole medie, però, ogni mia aspettativa è crollata. Il mio professore riduceva l’arte ad un qualcosa di puramente teorico: tutto girava attorno al libro di testo, lui leggeva, lui spiegava e noi ascoltavamo. Così, pian piano, mi son convinta che quell’idea che avevo dell’arte fosse un illusione esclusivamente infantile. Di fronte la scelta della scuola superiore, dunque, ho cambiato direzione, seguendo quello che era l’altro mio grande sogno: diventare maestra. Così ho scelto il liceo pedagogico e la professoressa di arte avuta nei primi tre anni non ha mai risvegliato in me quella grande curiosità in ambito artistico. Durante il quarto anno è giunto un nuovo professore, il cui metodo ha fatto rifiorire in me quella voglia di conoscere e scoprire l’arte. Lui non si limitava a spiegare ma, spesso, ci poneva dinanzi un’opera a noi ancora sconosciuta (dava molta importanza alla visione dell'immagine, ad ogni lezione portava l'opera in questione stampata a colori, su un foglio grande), chiedendoci di analizzarla in ogni sua caratteristica. Era dall’analisi del singolo e dal confronto con i suoi compagni che iniziava, dunque, la lezione: le basi della conoscenza le ponevamo noi stessi, sfruttando le conoscenze pregresse, gli interventi correttivi del professore e dialogando tra noi. Le fondamenta, dunque, le costruivamo noi alunni e, a completare l’intera struttura della conoscenza, intervenivano le coinvolgenti lezioni del professore, per lo più frontali. Ciò’ che più mi ha colpito è il fatto che lui comprendesse le nostre esigenze, non è da tutti i professori! Avevamo due lezioni a settimana di arte: durante la prima spiegava un argomento, dandoci una pausa di dieci minuti nel mezzo di essa, durante la seconda ci divideva in gruppi, assegnando ad ognuno un lavoro da svolgere. Quest’ultima era, per noi, l’ “ora del laboratorio”, l’ora che aspettavamo con tanta ansia, in quanto, per noi, meno pesante di una comune lezione frontale ma, allo stesso tempo, molto produttiva. La maggior parte del lavoro era svolto in classe e, pertanto, a casa era necessario un semplice ripasso. Ciò che ho appreso grazie a questo professore l’ho interiorizzato alla perfezione e lo porterò sempre dentro. Con lui, ad esempio, abbiamo studiato Venezia in tutte le sue sfaccettature. Io non ero mai stata in quella città ma, sentendola raccontare dal prof e guardandone delle immagini dal libro, sembrava tanto spettacolare quanto irrealistica. L’anno scorso, in gita di quinto, abbiamo visitato questa città e, io e le mie compagne di classe, ricordavamo perfettamente quanto studiato, ogni minima informazione fornita dal professore: raccontata dal prof sembrava così magica e lo era anche nella realtà. Lui ci ha fatto innamorare di Venezia, così come ci ha fatto innamorare dell’arte. Il mio desiderio è quello di diventare, un giorno, come lui e far appassionare i miei alunni alla materia che insegnerò, così come lui ha fatto appassionare me alla sua. Matricola: 163271

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  13. Durante il mio percorso scolastico gli insegnanti di cui ho un ricordo positivo si possono contare sulle dita di una sola mano. Questo perché sono sempre stata una ragazza che non ama i pregiudizi, che non ama coloro che fanno differenze tra persone, le cui differenze sono fondate sul nulla. Per questo ho scelto la mia professoressa di fisica del quarto e quinto anno di liceo e se i miei compagni leggessero, direbbero che sono matta!! Lei è la classica professoressa che quando entra in classe ti fa tremare, è molto colta, non è mai impreparata. Essendo la fisica una materia molto difficile, è fondamentale avere un buon insegnante. Lei lo è. Spiega la sua materia non in modo semplice, per lei il linguaggio da usare deve essere eccellente, scientifico. Il suo metodo è quello di insegnare a ragionare con la pratica. Ogni argomento che noi affrontavamo, doveva essere spiegato tramite esperimento sul campo, dovevamo capire che la fisica era tutto ciò che ci circondava, tutto ciò che succedeva intorno a noi era fisica. La cosa che mi piaceva tanto di lei è che trattava tutti allo stesso modo, chi aveva avuto voti alti per lei partiva da zero come gli altri. Se un’interrogazione dei ‘’più bravi’’ andava male, non era il tipo che ‘’non voleva rovinare la media’’, facevi un’interrogazione da quattro? E quattro prendevi. Lei è riuscita a farmi amare una materia così complessa e a farmi domandare ‘’perché?’’ a qualsiasi evento succedesse durante la giornata. Allo stesso tempo però era una persona fantastica che sapeva farti ridere quando era il momento, che ti ascoltava quando avevi bisogno, e ti capiva quando avevi dei problemi, con lei bastava uno sguardo. Penso che questo sia l’atteggiamento da assumere nei confronti dei propri alunni, affinché essi abbiano un ricordo positivo di te. Bisogna essere autoritari ma allo stesso tempo comprensivi quando serve. Matricola: 163207

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  14. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato diversi insegnati, tutti con metodi didattici diversi. In particolare mi ha colpito il metodo didattico di una professoressa che ho avuto al quarto e al quinto anno di liceo. Dal primo giorno che è entrata in classe ho capito subito che lei sarebbe stata una professoressa fantastica. Che mi avrebbe potuto dare molto. Al quarto anno questa professoressa ci fece storia, mentre al quinto italiano e storia. Il quinto anno era l’anno della maturità e le condizioni della mia classe sul piano didattico erano pietose a causa di precedenti insegnati. Questa professoressa riuscì con il suo metodo didattico a colmare tutte le lacune che aveva lasciato l’insegnante precedente. Non si basava molto sul libro, riusciva ad introdurre gli argomenti con una semplice chiacchierata, dopo di che ci chiedeva cosa avessimo capito della conversazione. Con noi delineava i contenuti di quella lezione e ci faceva raggiungere obbiettivi in maniera costruttiva. In questo modo l’apprendimento avveniva in classe e a casa c’era bisogno di una semplice ripetizione. Con questo metodo è riuscita in pochissimi mesi a farci appassionare alla sua disciplina d’insegnamento e a farci recuperare tutto il programma che non avevamo fatto in cinque anni. Oltre ad essere una bravissima insegnante, era anche una persona piena di principi. Cercava di aiutare in tutti i modi i ragazzi bisognosi, di star vicino a ragazzi che avevano problemi famigliari. Trattava tutti allo stesso modo, cosa che magari non facevano altri insegnanti. Ricordo la figura di questa insegnante perché didatticamente mi ha insegnato che un bravo docente non solo deve “sapere”, ma deve comunicare gli argomenti interagendo con gli alunni, nel rispetto delle loro esigenze e dei loro ritmi di apprendimento. Il tutto in maniera semplice. Noi alunni non eravamo annoiati di sentire l’amore di Dante verso Beatrice oppure quel famoso Pessimismo odiato da tutti i liceali. Non a caso Albert Einstein diceva “E’ l’arte suprema dell’insegnante: risvegliare la gioia della creatività e dalla conoscenza.”.
    Matriola: 163227

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  15. Credo che un ottimo insegnante,per essere definito tale,deve essere in grado di trasmettere nell’alunno quella passione capace di suscitare interesse in una determinata materia. Questo è ciò che la mia professoressa di spagnolo,durante gli anni della scuola superiore,era riuscita a trasmettere in me. Ricordo molto bene com’erano strutturate le sue lezioni e,sin dal primo giorno di scuola,ci aveva subito coinvolto nello studio di questa nuova lingua,per alcuni aspetti affascinante. Durante le sue lezioni vi era anche la presenza di un docente di madrelingua spagnola,con il quale facevamo conversazione. Le sue ore erano dedicate a letture di testi presi dai libri di letteratura con relative spiegazioni oppure discussioni in classe su argomenti di attualità utili per esprimere i nostri punti di vista e per imparare a sviluppare un nostro pensiero critico,il tutto inerente alla lezione del giorno. Ogni mese, due lezioni erano dedicate alla visione di un film con tematiche collegate a ciò che spiegava. Ricordo che in ricorrenza di una festività organizzata all’interno della scuola per promuovere la lettura tra i ragazzi, aveva coinvolto la mia classe nella realizzazione di un piccolo progetto. Esso consisteva nella lettura di piccoli testi presi da libri di autori famosi spagnoli e, di creare piccole scene teatrali con parti prese da opere teatrali famose sempre in spagnolo ricordo che interpretammo il Don Chisciotte di Cervantes. Questo era un ottimo metodo utile per acquisire maggiore fiducia in noi stessi e per poter miglorare soprattutto la nostra pronuncia,il tutto veniva eseguito da noi alunni in cui potevamo utilizzare tutta la nostra creatività. La professoressa era un’appassionata di musica infatti,una parte delle sue lezioni era svolta nel laboratorio di informatica dove, dopo lo svolgimento di esercizi interattivi,dedicava l’ultima mezz’ora all’ascolto di brani con cui ci divertivamo a cantare insieme a lei. Può sembrare banale ma in realtà l'ascolto e la lettura di brani era un metodo di insegnamento/apprendimento molto utile perchè ci permetteva di approndire il nostro bagaglio culturale con lo studio di nuove parole, il tutto veniva fatto divertendoci. Ciò che non dimenticherò mai è il metodo che utilizzava durante le sue lezioni, perchè era in grado di far emergere in ciascuno di noi le nostre abilità nascoste ad esempio con lavori di gruppo in cui realizzavamo piccoli progetti da presentare alla classe oppure durante gli open-day organizzati dalla nostra scuola. È grazie a lei se ancora oggi,anche se ho intrapreso un percorso di studi differente ,la mia passione di continuare a studiare le lingue e,di accrescere il mio patrimonio culturale con lo studio di altre,lo devo proprio a lei, al suo metodo di insegnamento in grado coinvolgere i suoi alunni con entusiasmo, nello studio di questa lingua e, riuscendo a trasmettere la sua passione per lo spagnolo anche a noi.
    Matricola 163293

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  16. Durante il mio percorso di studi, dalle elementari fino ad arrivare ad oggi, ho incontrato diverse figure d’insegnanti, ma il ricordo che conservo piuttosto “limpido” nella mia mente è quello della mia maestra delle elementari, nonostante siano passati molti anni. Era il tempo in cui c’era ancora la maestra unica, che insegnava tutte le materie. Ricordo che la nostra cara maestra cercava di suscitare in noi non soltanto l’interesse, ma piuttosto la curiosità di conoscere argomenti o materie nuove. Pur tenendo lezioni frontali, riusciva a coinvolgerci durante le spiegazioni e, per alcune materie, ci faceva vivere un approccio esperienziale; ad esempio, per il principio dei vasi comunicanti, portò in classe dei contenitori, già opportunamente preparati, e, rendendoci “attori”, ci fece apprendere il procedimento, a cui si riallacciò per illustrarci le leggi della fisica; durante un’altra lezione sulle fasi di crescita di una pianta, portò in classe una piccolissima piantina che ci fece curare a rotazione; poi, in autunno, ci portava fuori in giardino a raccogliere le foglie, dalle varie forme e dai diversi colori. Il suo obiettivo era quello di farci apprendere quante più cose possibili, proprio perché le stava a cuore la nostra formazione; ciò che le premeva di più, infatti, era che noi comprendessimo i concetti in maniera semplice e chiara; ripenso spesso alla sua severità nel “pretendere da noi” dei risultati, un atteggiamento che a me non pesava, anzi era uno stimolo ad impegnarmi per cercare di fare del mio meglio. Nei momenti di pausa non permetteva che stessimo senza far nulla, ma ci lasciava liberi di disegnare, colorare, fare lavoretti che riportavamo a casa, e quando la lezione finiva un pochino prima, ho un ricordo preciso e puntuale, come lo era la nostra cara maestra nel farci ripetere tabelline e verbi, “esaminandoci” a caso e chiedendo quello che capitava al momento, invitandoci però a fare un buon ripasso se si accorgeva che qualcuno di noi non era in grado di rispondere. Ciò che traspariva chiaramente, e porto ancora con me, era la sua dedizione per i suoi alunni, che seguiva con singolare attenzione. Posso dire di avere avuto una maestra dal polso fermo ma allo stesso tempo comprensiva e credo che se mi ritrovo in questo percorso universitario è anche grazie a lei ed al suo importante esempio.
    Valeria

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  17. Tra le esperienze più belle vissute durante la mia carriera scolastica ricordo con gioia quella vissuta con la maestra Giovanna. Il suo è stato un lavoro di entusiasmo e creatività didattica non privi di intuizione di base: a scuola si apprende meglio se non si riduce il tutto a sola fatica. Anzi, ribaltiamo il tutto per dire: si è disposti a faticare di più se il lavoro piace. E qui siamo al concetto di fondo: è la motivazione anima e motore di tutte le azioni in cui si crede.
    La maestra ha avuto la geniale idea di farci creare i problemi che andavano da temi come Biancaneve e i sette noni, Fratelli d'Italia, Gallina Pasqualina e altri. Tutti i problemi sono stati raccolti in un libro e pubblicati, partendo dal presupposto che la formulazione di un problema è un momento strategico per l'apprendimento matematico, ma anche per l'apprendimento creativo e, ancor di più, per la conquista dell'autonomia di giudizio che rappresenta il culmine del percorso educativo. Un altro elemento di pregio di questo lavoro è dato dalla simbiosi tra i diversi linguaggi: verbale, iconico e mimico-gestuale. Quest'ultimi costituiscono un rinforzo dell'apprendimento in termini di comprensione e corrispondenza di dati numerici e significati profondi. Quindi il suo è stato uno stile d'insegnamento giocoso ed ha fornito opportunità didattiche ce ci hanno sollecitato e fatto riflettere sul nostro modo di apprendere. Ricordo perfettamente che questo lavoro ha sviluppato, in ciascun compagno, l'autostima. Ha migliorato il nostro metodo di lavoro e ci ha permesso di rivedere le nostre conoscenze e opinioni anche per sottoporle a giudizio critico. Penso che questo lavoro sia stato il miglior libro di testo che io abbia conosciuto.

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  18. Tra le esperienze più belle vissute durante la mia carriera scolastica ricordo con gioia quella vissuta con la maestra Giovanna. Il suo è stato un lavoro di entusiasmo e creatività didattica non privi di intuizione di base: a scuola si apprende meglio se non si riduce il tutto a sola fatica. Anzi, ribaltiamo il tutto per dire: si è disposti a faticare di più se il lavoro piace. E qui siamo al concetto di fondo: è la motivazione anima e motore di tutte le azioni in cui si crede.
    La maestra ha avuto la geniale idea di farci creare i problemi che andavano da temi come Biancaneve e i sette noni, Fratelli d'Italia, Gallina Pasqualina e altri. Tutti i problemi sono stati raccolti in un libro e pubblicati, partendo dal presupposto che la formulazione di un problema è un momento strategico per l'apprendimento matematico, ma anche per l'apprendimento creativo e, ancor di più, per la conquista dell'autonomia di giudizio che rappresenta il culmine del percorso educativo. Un altro elemento di pregio di questo lavoro è dato dalla simbiosi tra i diversi linguaggi: verbale, iconico e mimico-gestuale. Quest'ultimi costituiscono un rinforzo dell'apprendimento in termini di comprensione e corrispondenza di dati numerici e significati profondi. Quindi il suo è stato uno stile d'insegnamento giocoso ed ha fornito opportunità didattiche ce ci hanno sollecitato e fatto riflettere sul nostro modo di apprendere. Ricordo perfettamente che questo lavoro ha sviluppato, in ciascun compagno, l'autostima. Ha migliorato il nostro metodo di lavoro e ci ha permesso di rivedere le nostre conoscenze e opinioni anche per sottoporle a giudizio critico. Penso che questo lavoro sia stato il miglior libro di testo che io abbia conosciuto.

    Alfonso Pia Rachele
    Matricola: 152246

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  19. L’insegnante che più di tutti ha segnato la mia vita culturale è stata la professoressa di lettere del ginnasio. All'apparenza una donna severa ed intransigente, incapace di qualsiasi forma di empatia con gli studenti, ma che in più di un’occasione ha dimostrato di amare il suo mestiere e soprattutto di saperlo fare bene. Soltanto dopo aver superato l’immaturità di quegli anni mi sono reso conto di quanto le dovevo in termini di formazione ed apprendimento.
    il primo giorno di scuola ci propinò un test di cultura generale volto ad accertare le nostre conoscenze pregresse. Il suo metodo d’insegnamento principale era la lezione frontale, durante la quale ci stimolava ad intervenire e fare domande inerenti gli argomenti più complessi. Non disdegnava l’utilizzo di mediatori, soprattutto attivi ed iconici, come cartine per geografia, mappe ed immagini antiche per storia e film e documentari per quanto riguardava la letteratura e l’antologia. Per il greco ed il latino prediligeva i laboratori di traduzione formati da piccoli gruppi di studenti che dovevano poi confrontare i loro lavori con quelli degli altri gruppi. Promosse gite scolastiche in diverse città e visite guidate ai musei, dove spesso vestiva i panni della guida turistica, tanta era la sua preparazione.
    Un aspetto che ho sempre ammirato ed apprezzato era la sua rigorosità e precisione nell'applicazione dei criteri di valutazione. Infatti era ritenuta l’insegnante più obiettiva ed imparziale dell’istituto; sapeva sempre il voto che meritavi e non vi è stato mai un caso in cui qualcuno si sia lamentato dei suoi voti, soprattutto in un ambiente classista come il liceo classico di allora.
    Un modello ed un esempio. Semmai un giorno sarò insegnante, farò di tutto per emularla.

    Cesare Santacroce
    Matricola 163409

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  20. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato tanti insegnati che mi hanno trasmesso tanti contenuti ma che non mi hanno fatto appassionare alla materia e pochi che mi hanno aiutato a scoprire il mondo. Una tra questi è la maestra di storia e geografia che mi ha accompagnato per tutti gli anni delle elementari. Non era la solita maestra dolce e carina con tutti, anzi era molto severa e si aspettava tanto dai suoi alunni. Il suo metodo era molto lineare, riusciva a spiegare gli argomenti con parole semplici, era molto ordinata e precisa nell’organizzare le lezioni e spesso ci assegnava lavori da svolgere in gruppo. Ricordo con piacere questa maestra perché aveva una dote che era quella di farci appassionare alle sue materie. Infatti in classe utilizzavamo il mappamondo, le cartine e tanti video e immagini che ci mostravano le culture dei diversi paesi. Lei, prima di spiegarci gli avvenimenti storici, ci ha insegnato il metodo usato dagli storici e dagli archeologi per ricostruire la storia, attraverso reperti, fonti orali e scritte. Ogni lezione era accompagnata da libri illustrati, animazioni didattiche e documenti. Questo suo metodo suscitava in noi curiosità e interesse e rendeva lo studio facile e piacevole. La grande preparazione di questa maestra è dovuta anche alla sua laurea in “Lettere moderne”. Nella mia libreria conservo ancora un quaderno che ci fece “costruire” intitolato “La mia storia personale”, una vera e propria raccolta di foto, testimonianze e disegni che raccontava momenti significativi della nostra vita, dall’incontro dei nostri genitori, alla nostra nascita fino all’età scolastica. In questo modo ognuno di noi scopriva meglio se stesso e iniziava a costruire la propria identità. Nonostante la sua autorevolezza grazie alla quale riusciva a mantenere l’ordine in classe, si interessava di ogni suo alunno senza distinzioni e se c’era qualcosa che non andava era sempre pronta ad incoraggiarti. Per me è stato un punto di riferimento, i suoi insegnamenti li porto ancora adesso con me e spero che un giorno anche io possa trasmettere gli stessi sani ed importanti insegnamenti ai miei alunni.
    Martina Cotugno
    Matricola:163288

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  21. Quando mi è stato chiesto di raccontare di un'esperienza positiva che ho avuto con un insegnante durante il mio corso di studi, lì per lì, mi sono detta: << E ora? Che racconto? Ho avuto qualche esperienza positiva io? >>. Poi, fortunatamente, mi sono tornati in mente dei ricordi: purtroppo i ricordi negativi sono di più rispetto a quelli positivi, ma fa nulla… Adesso torniamo a noi. Era il terzo anno di liceo Socio - Psico - Pedagogico, quando vidi per la prima volta la professoressa di pedagogia. Quando entrò in classe e si presentò, nessuno le diede troppa importanza, anzi nessuno le dava retta. Io sì. Ero incuriosita da questa nuova insegnante e da questa nuova materia verso la quale, da sempre, nutrivo interesse. Iniziò a spiegare ed io non capivo nulla, parlava con termini tecnici e mai sentiti prima, ma a me non interessava: il suo modo di spiegare mi affascinava troppo e io l’avrei ascoltata per ore ed ore. Nel corso delle lezioni, cominciai a capirla e ad appassionarmi a lei e alla sua materia. Era un’insegnante sempre con il sorriso, pronta ad ascoltare gli alunni con i loro problemi adolescenziali, ad incoraggiarci e a sostenerci, sembrava più una madre che una docente. Qualche mese prima dell’esame di Stato seppi che lei non sarebbe stata docente interna in commissione. Io ci rimasi male, ovviamente. Con me aveva sempre avuto un rapporto particolare e avere un professoressa che ti supporta in quei momenti avrebbe fatto decisamente comodo. Ma va bè, ce l’avrei fatta. Sarebbe stata una bella sfida per me, anche perché al posto suo era stato scelto il professore di italiano, latino e storia, colui che mi aveva sempre umiliato e messo in difficoltà in tutto il triennio. Qualche giorno prima dell’inizio degli esami, quando la professoressa di pedagogia venne a salutarci in classe, mi disse: << Simona, andrà tutto bene, fidati di me>>. Io avevo una paura assurda e non le diedi troppa importanza. Gli esami di maturità cominciarono e fortunatamente andava tutto bene. Arrivò il momento dell’orale. Io fui la prima. Non avevo mai visto un esame orale prima e non sapevo nemmeno cosa dovessi fare. Quella mattina, era il 29 giugno, ero terrorizzata, tutti i miei ex compagni volevano venire a sentirmi ma io non volevo nessuno. Poi, ad un certo punto, ho visto arrivare qualcuno: la professoressa di pedagogia era venuta proprio per sentire il mio orale. Io ero felicissima. Avevo la professoressa che mi aveva sempre sostenuto lì ad ascoltarmi. Iniziai l’orale e il professore di italiano mi fece solo domande fuori programma, forse per mettermi in difficoltà, chissà, ma per fortuna io seppi rispondere a tutto. Alla fine mi alzai e uscii fuori. Finalmente tutto era finito, così come un pezzo della mia vita. Dopo qualche minuto arrivò la professoressa verso di me e mi disse: << Simona, stai tranquilla, è andato tutto come desideravamo >>. E infatti fu cosi. Ricorderò per sempre quella professoressa, i suoi modi di fare, i suoi atteggiamenti, l’essere professoressa a 360 gradi andando anche oltre i suoi doveri professionali. Sì, un giorno, spero di diventare come lei, o almeno di provarci.

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  22. Dopo anni dietro i banchi di scuola ogni alunno si rende conto di chi, tra i tanti insegnanti che ha conosciuto, lo ha realmente colpito e cambiato positivamente. Finiti i cinque anni di scuola elementare, passati ad odiare i maestri per il loro metodo statico di insegnamento e per il loro carattere cinico, ho avuto la fortuna di incontrare la donna che per me è stata “la mia insegnante preferita” dalle scuole medie fino ad ora. Nonostante la classe molto numerosa, formata da ragazzi in piena fase di adolescenza e ribellione, e la materia impegnativa da insegnare (italiano) lei è riuscita a farsi rispettare ed amare. Ogni giorno disponeva i banchi a ferro di cavallo, per garantire una partecipazione attiva da parte di noi studenti, poi cercava di coinvolgerci con attività nuove e con continui ripassi, per consolidare gli argomenti appresi. Aveva un modo di insegnare semplice, chiaro e molto coinvolgente; ad ogni lezione proponeva giochi, canzoni e varie attività che ci stimolavano e rendevano parte attiva dell’insegnamento. Oltre agli argomenti previsti dal programma ministeriale lei ci incitava ad informarci e a discutere di ciò che nella vita quotidiana ci incuriosiva facendoci capire che la scuola e la vita non sono due realtà separate ma che è proprio la scuola che ci si prepara alla vita. Inoltre, cercava di far emergere le nostre personalità e ci incoraggiava a non fermarci mai alle prime difficoltà e ad impegnarci affinché i nostri sogni diventassero realtà; sicuramente è proprio grazie a lei se oggi frequento questa facoltà. Il ricordo più bello che ho di lei risale alla seconda media quando un gruppetto di ragazze aveva preso di mira me ed altre mie compagne per il nostro aspetto poco da “top model” rispetto al loro e ciò ci faceva sentire enormemente a disagio; un giorno si rese conto di quale fosse il problema e trattando l’argomento della fiaba ci fece leggere “La Bella e la Bestia” sottolineando una strofa in cui vi era scritto “la bellezza esteriore è un dono che va restituito mentre la vera bellezza si trova nel cuore” e dando indirettamente una grande lezione di vita a tutti.
    Sonia Enza Ventrella
    Matricola: 163251

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  24. Nel corso della mia carriera scolastica mi sono sempre chiesta quali siano le caratteristiche che un insegnante debba avere per essere tale nel migliore dei modi. Non esiste il docente ideale e perfetto ma sicuramente egli deve possedere delle qualità imprescindibili come la passione, l’amore, la dedizione e la pazienza; qualità che, lungo il mio percorso formativo, ho ritrovato in pochi insegnanti. E non da ultimo, un docente deve avere un’adeguata preparazione, non deve lasciare nulla al caso, deve essere sempre pronto a rispondere alle esigenze e alle curiosità degli alunni e deve instaurare con loro un rapporto empatico. Quando il professore Bruni ci ha invitati a scrivere un racconto su un insegnante di cui conserviamo un ricordo positivo, devo ammetterlo, non è stato semplice per me. Tanti sono gli insegnanti che ho incontrato nel corso dei miei studi; di alcuni conservo un bel ricordo e di altri un po' meno e pensandoci, mi risulta difficile individuarne uno che personifichi il mio concetto di insegnamento che ho elaborato a partire dalle mie esperienze. Sembrerà assurdo ma ciò che mi ha spinto a intraprendere questo percorso di studi non è stato tanto il modello di un insegnante conosciuto durante la carriera scolastica quanto il desiderio di far parte del processo formativo-culturale delle nuove generazioni. Fare l’insegnante è per me, da sempre, un grande desiderio. È qualcosa che ho sempre pensato di volere e di dover fare, sin da bambina. Pertanto, già quando si è trattato di scegliere la scuola superiore, ho optato per il liceo delle scienze umane. I ricordi che conservo della scuola dell’infanzia sono tutti legati ai momenti di gioco libero, alle recite di fine anno e a tutte quelle attività manuali in cui bisognava creare e dare sfogo alla propria fantasia. Ho frequentato la scuola elementare in un piccolo paese e ho vaghi ricordi di quegli anni: ero in una pluriclasse e questo di per sé ha inciso negativamente sul mio percorso formativo. Nonostante tutto, un professore che ricordo con affetto e stima e col sorriso sulle labbra è l’insegnante di italiano e latino del liceo che mi ha accompagnata per tutto il triennio fino agli esami di maturità e del cui modo di insegnare condivido diversi aspetti.
    Continua...

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  25. PARTE DUE. Durante ogni sua lezione cercavo di immedesimarmi e provavo sempre tanta ammirazione per il modo in cui esponeva un contenuto: difficilmente affrontava tematiche noiose, riuscendo a tenere alta la nostra attenzione e il nostro coinvolgimento. Si trattava sicuramente di lezioni frontali ma il suo metodo d’insegnamento non prevedeva soltanto lezioni in aula bensì lezioni all’aperto e uscite didattiche che facilitavano l’apprendimento di nozioni significative: l’osservazione che avviene fuori dalle quattro mura facilita la permanenza di contenuti nella memoria a lungo termine. Infine architettava lezioni così interessanti che una parte importante dell’apprendimento avveniva già in classe. La sua materia, naturalmente, è pura teoria ma lui frequentemente attraverso delle attività (elaborazione di cartine, linee del tempo, mappe e lettura di libri) ci conduceva anche in una dimensione pratica e laboratoriale. I compiti in classe erano strutturati in una duplice modalità: si parlava di verifica formativa, ovvero quel tipo di prova che permetteva al docente di rilevare in itinere i livelli di apprendimento, ma anche di verificare l’efficacia delle procedure seguite e quindi l’eventuale revisione e correzione del processo, la predisposizione di attività di recupero, e il cambiamento di metodologie. Prevedevano un esercizio di vero/falso, di scelta multipla e tre domande aperte. Un’altra tipologia di prova era sicuramente la verifica sommativa, ovvero prova conclusiva di unità d’apprendimento che aveva la finalità di verificare i risultati complessivi. Per quanto concerne la valutazione, devo ammetterlo, non era quel tipo di professore che aizzava la competizione fra studenti a chi prendesse voti migliori ma cercava di aiutare ciascuno di noi a far uscire i nostri talenti e le nostre inclinazioni. Era un grande osservatore e le sue modalità di valutazione le condivido pienamente: mai basare la valutazione a fine quadrimestre su una media matematica dei voti acquisiti bensì su una complessiva valutazione del percorso scolastico, in quanto esso costituisce il quadro complessivo del livello di maturazione raggiunto dall’alunno sul piano del processo di apprendimento e dei risultati raggiunti e sul piano didattico ed educativo. Tuttavia, se dovessi immaginarmi insegnante, eviterei di instaurare un rapporto troppo paritario e confidenziale con i miei alunni e assegnerei compiti ed esercitazioni da svolgere in classe, piuttosto che a casa, senza l’ausilio di Internet. Mi auguro di dare sempre il meglio di me stessa per i miei futuri allievi, cercando di infondere in loro la curiosità e la voglia di imparare, di dare loro strumenti validi affinché possano operare efficacemente in un contesto concreto, in modo da far emergere tutte le loro passioni che potranno renderli fieri di sé stessi.

    Delia Mangiapia

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  26. Silvia D’Amico
    Durante il mio percorso scolastico ho avuto la fortuna di incontrare professori che utilizzavano e proponevano metodi e modelli d’insegnamento molto diversi fra loro; in particolare la professoressa di Scienze Umane che rivoluzionò positivamente le nostre “abitudini statiche”. Era una classe abbastanza impegnativa perché c’era una totale divisione all’interno del gruppo-classe e vi erano due ragazzi diversamente abili che ci hanno aiutato molto e sono stati fonte di arricchimento e crescita. In poco tempo la professoressa riuscì a far partecipare i due ragazzi all’interno della classe grazie al “Circle Time” proprio perché rappresentava una situazione di parità,facilitava la comunicazione e la conoscenza in modo da creare integrazione e armonia facendoci sentire tutti protagonisti. Oltre alla parte teorica seguiva sempre la visione delle slide,di un film, di attività pratiche che portarono alla creazione di un vero laboratorio di Scienze Umane all’interno del quale vi erano tutti gli oggetti didattici che creavamo come il libro tattile, per introdurre i bambini nel mondo della lettura e favorire lo sviluppo della creatività e del linguaggio. Molto spesso proponeva il cooperative learning per promuovere la motivazione, l’impegno, la risoluzione di problemi e il superamento di conflitti. Per lei non era importante concludere i programmi ma accertarsi che avevamo appreso realmente l’efficacia dei vari metodi educativi e che riuscivamo a trasmettere quanto appreso agli altri immedesimandoci,appunto, nel ruolo di insegnante. Quando entrava in classe, inoltre, lasciava al di fuori tutti i vari problemi per interessarsi dei nostri e venire in contro alle varie esigenze; riusciva a farci appassionare alla materia facendoci sperimentare che si trattava della base della nostra quotidianità e non solo di pagine scritte.

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  27. Durante il mio lungo percorso scolastico ho avuto l’occasione di conoscere e di essere insegnato da molti docenti, ciascuno di loro con metodologie didattiche differenti. In particolare ricordo la professoressa di italiano e storia la quale ho avuto per cinque anni all’istituto tecnico. Una persona eccezionale che credeva fino all’ultimo nei suoi allievi, una persona tra poche che amava e svolgeva con passione la sua professione. Lei riusciva a spiegare gli argomenti in modo semplicissimo, si accorgeva alla perfezione delle difficoltà che avevano i suoi allievi e faceva di tutto, svolgendo anche lavori differenti per far emergere coloro che mostravano varie lacune. Era una delle poche che aiutava gli alunni non solo in ambito scolastico ma anche al di fuori dell’ambiente d’istruzione.
    Soltanto al quarto e al quinto anno, essendo più maturi riuscimmo a capire la grandezza di quest’insegnante, sempre disponibile, pronta a scherzare quando era il momento di scherzare e pronta a darci due colpi sulla schiena quando era il momento di smetterla. Una delle sue capacità inoltre era quella di accorgersi in un’istante chi aveva studiato e chi no. Non riuscivamo mai ad ingannarla, nei compiti scritti era in grado di ritrovare sui libri o sul web anche le virgole che cercavamo di copiare. Un’ultima caratteristica di quest’insegnante era di farci ragionare con la nostra testa, non pensare ai comportamenti e ai pensieri degli altri ma concentrarci esclusivamente su ciò che noi siamo, una frase splendida che ci disse un giorno, la quale non dimenticherò mai fu… “per essere unici, bisogna essere diversi”.

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  28. Il percorso scolastico dovrebbe essere bello, stimolante, ricco in modo da consentire un maggiore sviluppo della curiosità, delle proprie potenzialità e presa di coscienza dei propri punti deboli.
    La guida della maestra/insegnante è fondamentale in quanto è l’unica figura di riferimento.
    Dovrebbe avere tutte le conoscenze e competenze tali per poter meglio ‘’aiutare’’ l’alunno/i.
    Indubbiamente il percorso nella scuola primaria di primo grado è stato il più emozionante per me.
    La scoperta della varie discipline mi ha permesso di conoscermi meglio e sperimentare le mie potenzialità.
    La maestra che ricordo con maggiore affetto insegnava lingua inglese.
    Dolce, sorridente e materna da un lato, severa e rigida al punto giusto dall’altro.
    Ricordo che, essendo contraria alle classiche disposizioni dei banchi in aula, ogni qualvolta arrivava ci disponeva a ferro di cavallo e noi eravamo felicissimi, comprendendone ora la motivazione.
    I lavori di gruppo erano la sua specialità. Ogni lezione riusciva a farci ad appassionare ai lavori da fare e le nozioni di base da acquisire le ricordo ancora ora.
    Purtroppo il tempo trascorso con lei fu davvero poco ma nonostante tutto ha lasciato tanto.
    Mi auguro di riuscire a trasmettere tanto quanto lei in futuro e perfezionare il suo metodo ancor di più.

    Paola Bellocchio

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  29. La scuola ha sempre costituito per me una grande fonte di arricchimento e il canale preferenziale per l'acquisizione delle competenze, anche perché molti membri della mia famiglia hanno lavorato e lavorano nella scuola. Naturalmente non tutti i docenti sono riusciti a trasmettere la passione per lo studio e per la conoscenza. Ricorderò e utilizzerò sicuramente come modello, in particolare, la mia professoressa di filosofia mentre frequentavo la scuola secondaria di secondo grado a Cassino. Ciò che rendeva il suo approccio e la sua metodologia particolarmente accattivante e motivante era costituito dal fatto che lei non trasmetteva meccanicamente le conoscenze, ma portava noi studenti a scoprirle attraverso il ragionamento, il dibattito aperto e il dialogo educativo. Riusciva a trasformare un concetto anche complesso in uno sforzo di curiosità e anche i semplici dettagli erano resi affascinanti. Spronava noi studenti a ricercare e collegare tra loro i diversi saperi che poi arrivavano a fondersi per creare una sorta di interdisciplinarietà. Sicuramente oltre ad avere ottime competenze un'insegnante come lei doveva amare molto il proprio lavoro. Un altro aspetto fondamentale era la sua capacità di ascolto, il suo sapersi porre in relazione con noi studenti, creando un rapporto sincero di fiducia. I momenti di verifica erano onesti e arricchenti, c'era un reale scambio educativo tra docente e discente.

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  30. Ho piacere di ricordare la mia insegnante di matematica della scuola primaria che è riuscita a trasmettermi la passione per la materia. La caratteristica più evidente del suo metodo di lavoro è stata la presentazione di argomenti ostici in forma di gioco: noi bambini eravamo entusiasti di collaborare tra noi e giocare con i numeri tanto che la materia non ci sembrava poi così difficile come tutti la descrivono. Fondamentale è stato l’apprendimento attivo che spronava noi stessi a capire le regole del gioco nonché regole della matematica. Ad oggi, mi ritrovo ad essere dall’altra parte della cattedra per via di progetti Pon di matematica e ho ripreso lo stesso metodo ludico riproponendolo in chiave moderna attraverso l’uso di Lim e computer. Riscontro nei visi dei miei ragazzi la stessa allegria e partecipazione che coinvolgeva noi bambini dell’epoca e, da insegnante, mi rendo conto di quanto la metodologia basata sul gioco, sul cooperative learning e sulla partecipazione attiva possa stimolare l’attenzione, il coinvolgimento e l’interesse da parte dell’intera classe senza far si che alcun ragazzo rimanga in disparte.
    Giovanni de Stasio.

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  31. Mi chiamo Nicole Di Stefano, ho 20 anni, sono iscritta al 1° anno della facoltà di Scienze della Formazione Primaria, presso l’università di Campobasso.
    Amo la scuola, perché la considero il luogo in cui ognuno può realizzare le sue potenzialità, interagire con gli insegnanti e i compagni, per costruire il proprio sapere.
    Confesso che durante il mio percorso scolastico ho avuto la possibilità di fare molte esperienze, alcune positive ed altre negative, di tutte ho fatto tesoro. Ho incontrato insegnanti capaci e meno capaci, preparati e meno preparati, sensibili e meno sensibili. Con alcuni dei “bravi insegnanti” continuo a sentirmi, da essi non posso che ricevere saggi consigli per la mia futura professione di insegnante. Uno degli insegnanti che porterò sempre nel cuore è il mio professore di lingua spagnola, un professore apparentemente severo, per il quale non esistevano le vie di mezzo, ma serietà nello studio, senso di responsabilità, amore per la cultura, un professore semplicemente autorevole, che ci rispettava e ci considerava, disponibile al dialogo, molto preparato, che conosceva tante lingue, pronto a mettersi in gioco, per il bene dei suoi alunni. Egli spesso utilizzava il gioco per far sì che prendessimo dimestichezza con la nuova lingua e attraverso svariate strategie didattiche ci motivava al suo apprendimento. Le sue lezioni erano molto concrete, pratiche, e mentre piacevolmente ci cimentavamo ad usare lo spagnolo fino a padroneggiarlo, il tempo passava in fretta. Egli ci ripeteva sempre che non bisogna apprendere meccanicamente, ma che ognuno deve apprendere in modo personale, in tal modo egli valorizzava tutti. Il mio professore di spagnolo era veramente bravo e capace di trovare la soluzione a qualsiasi problema. Ricordo, che ci fu un’occasione durante la quale ospitammo dei ragazzi extracomunitari, che non conoscevano la lingua italiana. Egli rimediò con la stesura e la messa in atto di un piccolo progetto in cui mi coinvolse, per dargli una mano. Fu allora che capii che da grande avrei fatto l’insegnante. Dietro all’insegnamento e all’apprendimento si nascondevano tante dinamiche che volevo scoprire. In conclusione penso che con il mio insegnante di lingua spagnola ho imparato ad imparare e gliene sarò sempre grata.

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  32. Un buon ricordo della scuola primaria lo conservo grazie alla mia insegnante di italiano la quale ha saputo guidarci per l’intero ciclo dei 5 anni. Noi bambini vedevamo lei come una guida sicura e non ci sentivamo mai persi, nemmeno i ragazzi con più difficoltà si sentivano trascurati. Ricordo che lei ci agevolava e semplificava il lavoro attraverso degli schemi guidati per la scrittura dei testi o per i primi approcci all’analisi grammaticale. La sua metodologia si basava sulla semplificazione di argomenti complessi volti al coinvolgimento e al progresso di tutti i ragazzi. Il mio ricordo positivo si sofferma anche sul metodo di correzione degli errori: l’insegnante non evidenziava mai con severità gli errori commessi ma faceva ragionare ognuno di noi su come avremmo potuto esporre lo stesso concetto in maniera più corretta pilotando il ragionamento del ragazzo alla soluzione giusta. Ciò rappresentava per noi bambini una rassicurazione nel fare domande, esporre dubbi o chiedere chiarimenti senza sentirci a disagio o senza avere la paura di essere rimproverati. Ognuno di noi era invogliato ad esporre il proprio lavoro davanti alla classe poiché la correzione e quindi la valutazione non diventava un momento negativo e di paura e veniva vissuto nella maniera più serena.
    Chiara Mariapia Pangia.

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  33. Tra i docenti che ho incontrato nel mio percorso scolastico, ho un ricordo particolarmente positivo della mia professoressa di Storia e Filosofia.
    Oggi come oggi, ritengo che ciò sia dipeso da diverse sue caratteristiche, legate sia al suo carattere e modo di essere sia alla sua professionalità.
    Era una persona estremamente disponibile, cordiale, aperta al dialogo, all’ascolto ed al confronto; soprattutto, però, era un’insegnante capace, col suo modo di fare, di mettere realmente il discente al centro del processo di insegnamento/apprendimento. Ricordo ancora la prima ora di lezione svolta con lei: fece l’appello, ma lo fece dedicando, a ciascuno di noi, il suo sguardo e la sua attenzione, perché, come ha sempre detto, preferiva memorizzare subito i nostri nomi (non i nostri cognomi), abbinandoli a particolari dettagli e ricordi che notava e che le venivano in mente osservandoci. Questo per me, tutt’oggi, significa essere stata realmente considerata da quella persona che, anche a distanza di anni, ricorda ancora dove fossi seduta durante quel nostro primo incontro.
    Ritengo anche significativo sottolineare come questa docente sia stata, con tutti i suoi studenti, assolutamente autorevole e per nulla autoritaria; le sue armi vincenti, infatti, sono sempre state la parola e la conversazione, attraverso cui guidarci nella riflessione e nel ragionamento, mai l’imposizione, la “minaccia” o la nostra sottomissione. Ciò è dimostrato dal fatto che, al termine di molti dei nostri dibattiti, accettavamo il suo pensiero e/o la sua proposta, non perché ce lo imponesse, ma perché arrivavamo a capire e condividere realmente le sue ragioni.
    In riferimento al mero processo di insegnamento/apprendimento, invece, posso dire che è essenzialmente grazie a lei se oggi possiedo una buona memoria visiva, riesco a realizzare mappe concettuali abbastanza sintetiche e cerco di riflettere, forse anche più del dovuto, su quale sia la migliore soluzione possibile ad un eventuale problema, guardandolo prima da diversi punti di vista.
    Le metodologie didattiche e gli strumenti didattici che utilizzava più frequentemente erano, infatti, proprio il problem solving, il brainstorming e le mappe concettuali, sorretti sempre dal cosiddetto “approccio dialogico”.
    Credo, pertanto, che questa docente mi abbia profondamente segnata, proprio perché possedeva, prima di tutto, grande umanità, grande empatia e grande propensione verso l’altro, che le hanno sempre permesso di guardarci come persone e non come semplici studenti da tenere impegnati durante il proprio orario di servizio.
    Il suo modo di insegnare, infatti, non si basava sulle sue discipline, ma, anzi e soprattutto, sul rispetto, sull’ascolto e sul supporto che ogni bravo insegnante dovrebbe fornire a ciascuno dei propri discenti. La professoressa di cui sto scrivendo puntava innanzitutto a creare una relazione serena e positiva con noi studenti e, solo in un secondo momento, si preoccupava ed occupava del farci acquisire e sviluppare conoscenze, abilità e competenze.
    Concludo confermando che l’esperienza didattica vissuta con e grazie a questa docente ha sicuramente influito sulla visione dell’insegnamento che oggi possiedo; penso, cioè, che l’insegnamento non possa prescindere e non possa essere totalmente altro dall’insegnante che lo divulga, poiché, secondo me, se il docente non è aperto alla comunicazione ed alla conoscenza reciproca, difficilmente il solo aspetto contenutistico – disciplinare potrà bastare ad educare, formare ed istruire gli allievi.

    Pellegrini Giovanna (n. matr. 163189)

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  34. Ognuno di noi ricorda quanto sia stato difficile il passaggio dalla scuola elementare a quella media: significava cambiare scuola, amici, fare un passo avanti ed iniziare a crescere. Quegli anni passarono in fretta, ma nitida è l’immagine di colei che lasciò un segno indelebile durante il mio percorso scolastico: la mia professoressa di inglese.
    Fu lei ad accoglierci il primo giorno di scuola e da subito mi sembrò una persona disponibile, gentile e preparata. Appena la vidi mi colpì subito una cosa: era l’unica professoressa a chiamarci per nome. Ciò faceva sentire me e i miei compagni a nostro agio e la rendeva sensibile e attenta alle nostre esigenze.
    Aveva un modo tutto suo per insegnare: al posto di un quaderno ci fece comprare un raccoglitore ad anelli (che ancora conservo gelosamente), nel quale avremmo dovuto raccogliere tutte le cose svolte nell’arco dei tre anni scolastici. Affinché potesse essere in ordine, esso era diviso in cinque sezioni: dialoghi, esercizi, grammatica, civiltà e vocabolario. Il compito di ogni alunno era quello di personalizzare e distinguere ogni sezione nel modo più creativo che conosceva.
    Le lezioni non erano mai noiose poiché riusciva a coinvolgermi attivamente. Ricordo che a turno ognuno di noi doveva leggere una battuta a testa di un dialogo, il quale conteneva le regole che da lì a breve la professoressa ci avrebbe esposto. Dopo la spiegazione svolgevamo diversi esercizi, spesso anche a coppie. Quando notava che eravamo ormai stanchi, riusciva comunque a catturare quel poco di attenzione rimasta. Ci faceva cantare e tradurre delle canzoni oppure giocavamo a giochi come l’impiccato, telefono senza fili e, sotto il periodo di Natale, a tombola (naturalmente tutto in lingua inglese). Durante le ore che utilizzavamo per fare civiltà ci divideva in gruppi, i quali non erano mai fissi ma cambiavano ogni mese, in modo tale da permettere una maggiore unione tra noi alunni. Anche l’inglese, che poteva sembrare una lingua difficile e noiosa, insegnata come solo lei sapeva fare, risultava semplice e divertente.
    È proprio questo che ammiravo in lei: la sua passione, la sua semplicità e la sua umanità. Spero di aver “catturato” dalla mia professoressa di inglese quel pizzico di creatività, elemento indispensabile per tutti coloro che vogliono insegnare.
    Chiara Navarini

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  35. Sin da bambina ho sempre desiderato di poter diventare un insegnante, mi ha sempre colpito ed appassionato perché per me è bello pensare all'insegnante come una guida per i bambini, che può aiutarli nei momenti difficili e può aiutarli a porre le basi per poter essere capaci di affrontare i vari problemi della vita. Nel mio percorso scolastico ho incontrato varie insegnanti che hanno contrassegnato la mia vita. Tra tutte, la maestra che più mi ha colpito è la maestra di italiano della terza elementare, la quale ci spronava sempre a dare il meglio di noi stessi. Il suo metodo d'insegnamento era quello che incentrava l'attività sul bambino, il quale doveva partecipare attivamente alla lezione. Ciò che mi ha colpito di lei rispetto alle altre insegnanti era il suo modo di relazionarsi con noi. Era severa al punto giusto ma aveva sempre dei buoni consigli da dispensare. Inoltre era convinta che per poter apprendere non basta semplicemente la teoria, ma serve anche poterla applicare alla pratica. Per poter fare ciò e per farci fissare i vari argomenti ci faceva visionare documentari o film incentrati su quella nozione. Infatti col passare del tempo ho potuto constatare che aveva ragione. Lei ripeteva sempre che il bambino oltre ad avere il potere della mente, ha il potere del tatto che sin da piccoli ci aiuta a sperimentare e a collegare gli oggetti col pensiero.
    Spero di poter acquisire le giuste conoscenze che mi permettano di essere una buona insegnante.
    Marilena Farace

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  36. Quando mi viene chiesto di parlare di un insegnante di cui abbia un ricordo positivo, il mio pensiero non può che andare alla mia professoressa di italiano del liceo : donna affascinante ed erudita, mai saccente. Ciò che amo ricordare di lei è la passione con cui svolgeva il suo lavoro: le importava trasmetterci l’amore per la sua materia (letteratura italiana) per farci acquisire non solo le conoscenze relative agli autori e alle opere, ma anche i valori che ci avrebbero fatti diventare “qualcuno” una volta terminati gli studi e proiettati nel mondo del lavoro. Forse quello che più le stava a cuore era proprio il desiderio di infondere in noi la passione per l’insegnamento, con la speranza di vederci, un giorno, degli insegnanti.
    Ricordo che il suo metodo di insegnamento era basato esclusivamente sulle lezioni frontali ma interdisciplinari (amava contestualizzare qualunque argomento) ed era capacissima, grazie al suo eloquio, di mantenere vivi in noi studenti l’interesse e la motivazione all’ascolto e alla conoscenza, tale che diventava persino piacevole ascoltarla per ore: così, da una lezione sul d’Annunzio si ritrovava a parlare di storia, di filosofia e di arte con una tale padronanza di contenuti - chiunque avrebbe pensato che possedesse diversi titoli accademici – che (involontariamente) ci faceva sentire “ignoranti” anche se avessimo imparato e studiato tutti i termini presenti in un dizionario.
    Nonostante tutto ci riempiva di orgoglio saperla nostra insegnante.
    Per quanto riguarda, invece, il metodo di valutazione non posso non ricordarla esigente, rigida e molto attenta alla forma sia orale che scritta, ma la cosa che la caratterizzava in assoluto era l’obiettività nel valutarci: non aveva un allievo “preferito” o almeno non ricordo episodi in cui lo abbia mai fatto trasparire (cosa che, purtroppo, ho riscontrato in altri docenti) e ci voleva tutti “uguali”, allo stesso livello seppur con modi e tempi diversi.
    Capitava, spesso, che quando veniva a farci visita il preside e ci chiedeva a che punto fossimo arrivati con il programma di letteratura e il più coraggioso della classe rispondeva ed esponeva con sicurezza e chiarezza, dai suoi occhi si capiva quanto fosse orgogliosa di noi.
    L’unico aspetto negativo nella sua metodologia di insegnamento era la mancanza di disponibilità al dialogo, a conoscerci meglio nel profondo e a conoscere il nostro punto di vista: durante le sue lezioni erano pochi i momenti di “svago”, anche se non mancavano le battute.
    Concludo dicendo che se conservo ancora vivo dentro di me il ricordo positivo di lei, nonostante siano trascorsi già sei anni dai “temutissimi” esami di maturità, vuol dire che è stata una brava insegnante.
    Non so se la passione per l’insegnamento sia nata grazie a lei o se l’abbia solo rafforzata, ciò di cui sono invece sicura è che lei, per me, rappresenta un esempio da seguire, un vero e proprio modello al quale ispirarmi.

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  37. ALUNNO: IURY IAVASILE 163143
    Durante la mia carriera scolastica ho avuto il piacere di confrontarmi con molti docenti , ciò è stato positivo in quanto ho potuto constatare che il metodo di insegnamento è condizionato dal carattere di colui che trasmette il sapere e che è difficile nascondersi dietro a delle maschere per sembrare diversi. Ricordo con affetto il mio professore di matematica delle medie , egli era in grado di coniugare le sue conoscenze all’abilità di saperle trasmettere ai suoi studenti ,cosa non da tutti poiché spesso la preparazione non basta a rendere bravi docenti. Fu capace per la prima volta di farmi comprendere l’importanza delle materie scientifiche nonostante le rifiutassi fin dalle scuole elementari. Un docente vecchio stampo ,dal pugno di ferro, nessuno degli altri professori si faceva rispettare come lui ,infatti nonostante si trovasse di fronte ad una classe molto esuberante ed immatura era l’unico a riuscire nell’intento di farci seguire le sue lezioni grazie al suo sguardo di ghiaccio. Molti non condividevano il suo metodo troppo ferreo ,mentre io trovai subito qualcosa di speciale in lui poiché riuscì a capire che nonostante si ponesse come un sergente di fronte a noi ,egli faceva di tutto per prepararci al meglio per affrontare il futuro e per questo probabilmente fu il docente che più fece il nostro bene. Nonostante non fosse di sua competenza ci trasmise anche i valori dell’educazione civica , ancora oggi grazie a lui evito di gettare rifiuti a terra. In conclusione credo che la figura del docente debba fare di tutto per favorire lo sviluppo dei suoi studenti , il fine giustifica i mezzi. Sono convinto che nonostante il suo carattere gelido la lettura di questo commento gli provocherebbe un gran sorriso.

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  38. Nel corso della carriera scolastica ognuno di noi ha trovato maestri e professori che hanno influenzato, in maniera positiva e negativa, la nostra formazione. Per quanto mi riguarda ricordo ancora con grande affetto la professoressa di italiano delle scuole medie, proprio in un periodo di passaggio dall’infanzia all’ adolescenza, in cui i ragazzi si affacciano in un mondo fatto non più di giochi, ma di problemi della vita reale. Lei è riuscita, in questo periodo così difficile, a guidarci nel migliore dei modi. Era una professoressa severa, ma giusta. Le sue “punizioni” erano farci coniugare una miriade di verbi, come diceva lei “in tutti i modi e in tutti i tempi”. La sua lezione non era fatta solo di ascolto passivo, ma ci faceva interagire. Tutti insieme leggevamo un testo, poi ci divideva in gruppi e ogni gruppo doveva analizzare, dal punto di vista grammaticale, un pezzo di quel testo, estrapolarne le regole e fare delle mappe concettuali riassuntive. Inoltre le sue lezioni non erano così campate in aria, ma erano molto pratiche e relative alla vita di tutti i giorni. Insegnando così, anche una materia insidiosa come la grammatica, ce ne ha fatto innamorare. Credo che questo sia il mondo migliore per far apprendere.
    Matricola 163160

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  39. Durante il mio percorso scolastico ho incontrato diversi docenti e con ognuno ho avuto modo di fare esperienze sia positive che negative. Ogni insegnante a suo modo ha arricchito il mio bagaglio culturale, tuttavia dal momento in cui ho deciso di intraprendere questo percorso , ho scelto come modello da seguire il mio maestro di matematica. Egli mi ha seguito per tutti i cinque anni di scuola primaria e tutt’ora quando lo incontro è sempre un piacere vederlo in quanto è in parte merito suo se oggi sono tale persona. Cercava sempre di far arrivare i suoi alunni allo stesso livello e lo faceva in tutti i modi possibili, suscitando l’interesse di ogni bambino. Ogni qual volta spiegava un argomento e vedeva che era stato appreso da tutta la classe, organizzava differenti giochi, sfide e metodi per non farci dimenticare le nozioni apprese. Ricordo ancora quando per casa dovevamo imparare bene le tabelline così da poter svolgere la gara il giorno dopo o anche quando ci assegnava problemi da risolvere in un determinato tempo per prepararci alle prove future che avremmo incontrato nella nostra carriera scolastica. Ma allo stesso tempo era in grado di mantenere viva la nostra attenzione durante le spiegazioni, anche se la sua materia non è mai stata molto apprezzata dalla gran parte dei miei coetanei. Per me non è stato solo un insegnante di matematica, infatti appena aveva la possibilità, spiegava ai suoi alunni anche ciò che non riguardava la sua materia. Dava molta importanza alle escursioni didattiche, per lui anche il portarci nel giardino della nostra stessa scuola era un modo per imparare cose nuove. Parlo di lui perché è stato un insegnante eccezionale, è stato in grado di farci amare la matematica e allo stesso tempo acquisire valori utili anche al di fuori del percorso scolastico. Questo è in parte il motivo per cui un giorno vorrei essere professionalmente e umanamente il più possibile simile a lui.
    Nicole Panzera
    Matricola 163224

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  40. Se da piccola mi avessero chiesto cosa avrei voluto fare da grande probabilmente non mi sarebbe nemmeno passato per la mente di rispondere di voler fare l’insegnante. Se mi riproponessero oggi questa domanda, allora forse risponderei “sì, nella vita mi piacerebbe insegnare, essere una brava maestra/professoressa”. Ma diventarlo non è una cosa da considerare così banale e scontata: una brava insegnante non è solo colei che è in grado di dispensare saperi in modo chiaro ed esplicito, per far si che i propri alunni siano in grado di apprendere nel minor tempo possibile, ma è anche colei che riesce a interagire con i propri alunni, che è in grado di porsi al loro livello senza mostrarsi come una figura estremamente dominante, e che soprattutto alterni momenti di serietà a momenti di gioco, che risultano essere fondamentali nell’apprendimento.
    Durante il mio percorso scolastico ho avuto la possibilità di conoscere e valutare molti insegnanti, per alcuni dei quali conservo molti ricordi positivi, mentre per altri no, e dei quali, magari, avrei fatto volentieri a meno. Questi ultimi sono proprio coloro che consideravano il loro lavoro come un “insegnare e basta” e dai quali non prenderò mai esempio. Un insegnante che non dimenticherò mai è la mia professoressa di storia e filosofia del quinto anno del liceo; secondo il mio punto di vista aveva tutti i requisiti che dovrebbe avere un insegnante: sapeva spiegare, farsi ascoltare, sapeva essere coinvolgente e soprattutto con lei non ci si annoiava mai. Non le interessava fare le classiche lezioni frontali: infatti, molto spesso, era solita farci vedere video e film inerenti alla materia. Era palese che fosse molto entusiasta di stare con noi e viceversa. Sicuramente la ricorderò come una professoressa oserei dire quasi “unica” in tutto quello che faceva, perché ad oggi è molto difficile trovare insegnanti di questo calibro, e se un giorno riuscissi a diventare insegnante, lei sicuramente sarà il modello al quale mi ispirerò per riuscire al meglio nel mio lavoro.
    Matricola 163255

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  41. Ripensando a tutto il mio percorso scolastico, tanti sono stati gli insegnanti che ho incontrato, e anche se di alcuni ho ricordi positivi e di altri negativi, tutti in qualche modo mi hanno aiutata a crescere e a diventare quella che sono oggi. Ma l’insegnante di cui vorrei parlarvi e che ha lasciato dentro di me un segno positivo senza alcuna ombra di dubbio è stata la mia Professoressa di Matematica e Fisica del liceo. Partendo col dire che i primi due anni per me e per il resto della mia classe non sono stati dei migliori, la matematica o meglio ancora la fisica stava diventando solo una perdita di tempo, lei in poco tempo, con la sua passione, ha saputo trasmettere la voglia di imparare, la capacità di saper ragionare come prima cosa e non apprendere in modo mnemonico, essenzialmente nozionistico. Eseguiva la tipica “lezione frontale” ma ci coinvolgeva nella spiegazione, riusciva ad animare la lezione e a catturare la nostra attenzione. Riusciva a rendere più chiari i concetti facendo continui schemi in cui era possibile memorizzare teoremi e formule e procedimenti e questo è fondamentale per una buona organizzazione di studio. Passava alla lezione successiva solo dopo aver verificato, aver chiesto ad ognuno di noi se era tutto chiaro di quanto appreso nella lezione precedente. Inoltre, per invogliarci sempre di più verso questa materia, non molto semplice, ci proponeva lezioni multimediali, e verificava che tutti avessimo capito altrimenti rispiegava. Non considerava gli alunni semplicemente dei numeri, utilizzava un criterio di valutazione che non si basava sulla media matematica. Inoltre, ciò che la contraddistingueva dagli altri insegnanti era anche il modo in cui aiutava ognuno di noi a sviluppare le proprie personalità, i propri talenti e le proprie inclinazioni. Era l’unica professoressa che riusciva a comprendere ogni suo alunno, a guardarlo non solo dal punto di vista didattico, ma anche secondo una prospettiva più umana. Molto spesso dedicava i primi dieci minuti di lezione a discutere dei nostri problemi sia di vita scolastica sia quelli di vita quotidiana, in quei dieci minuti si comportava come una “mamma”, sapeva attenuare le nostre paure e le nostre ansie ma sapeva anche discernere benissimo i due ruoli. Anche le sue interrogazioni, non erano un incubo, metteva a proprio agio lo studente e parecchie volte ci faceva fare esempi pratici sull’argomento in discussione per verificare se avevamo capito totalmente. E’ proprio questo che un buon insegnante dovrebbe fare, collegare la teoria con la pratica, in modo tale da rendere la lezione sempre interessante. Lei amava il suo mestiere, amava noi alunni, amava la scuola, insomma amava tutto e questo si capiva dalla sua grinta, dai suoi occhi e dal sorriso che ci regalava ogni giorno. Grazie al suo esempio, spero di poter ricevere dai miei alunni tali apprezzamenti e desidero dare loro tutto quello che io ho ricevuto da lei.
    Antonella Pia Gentile Matricola 163574

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  42. Non so ben dire quale insegnante abbia realmente lasciato un segno durante il mio percorso liceale. Ho avuto la fortuna di prendere il meglio da chi me lo ha saputo offrire e di avere la capacità di apprendere anche da insegnanti che il meglio, per loro scelta, non volevano offrirlo. Ciò che distingueva i primi dai secondi era il fattore umano. Lo si riconosceva a chilometri un insegnante che aveva un rapporto che andava oltre quello insegnante-alunno. Ho sempre rispettato la scelta di quegli insegnanti che volevano mantenere una certa distanza dagli alunni, ma ancor di più ho rispettato la scelta di coloro che pur rispettando quella distanza la sapevano rendere piacevole agli occhi degli alunni. Alle volte una parola di conforto, una chiacchierata, un sorriso e un aiuto sono elementi essenziali ai quali un insegnante dovrebbe attingere per far sentire l'alunno in un ambiente sicuro e non estraneo. Dico questo perché, come tutti, sono stata un alunna e lo sono ancora e credo che il rapporto insegnante-alunno, se si è in grado, lo si puo' rendere piacevole anziché distaccato. Ho visto molti insegnanti voler raggiungere degli obiettivi solo per il semplice gusto di essere i primi in tutta la scuola a finire il programma in tempo, altri invece buttare il sangue per portare avanti tutti gli alunni con le loro diverse difficoltà. Dai primi ho imparato a non essere mai uguale a loro e dai secondi, beh, i secondi mi hanno aiutato ad essere quella che sono ora. Per me la professoressa che è stata in grado di spiccare tra tutti gli altri fu quella di Inglese. È solare, divertente e con uno spiccato senso dell'umorismo, una professoressa che appena entrava in classe apriva la lezione con qualche battuta o con qualcos'altro di divertente. Sapeva spiegare talmente bene che sarei stata ore ad ascoltarla. Aveva una capacità straordinaria di dosare le parole e di utilizzare toni giusti incantandoti mentre parlava. Era in grado di lasciare la sua vita privata al di fuori del contesto scolastico a differenza di altri professori che, se arrabbiati per cose che gli accadevano al di fuori della scuola, se la prendevano con gli alunni. Al liceo l'inglese non era la mia materia preferita, ma non mi ricordo di aver mai detto "Uffa oggi non mi va proprio di fare inglese". Ti faceva appassionare a questa bellissima lingua e le sue lezioni non erano pesanti, anzi se poteva impiegare del tempo nel farci apprendere qualcosa tramite qualche gioco o lavoro di gruppo lo faceva. Non ha mai lasciato nessun alunno indietro. Si impuntava affinché tutti sapessero, anche se in minima parte, quello che stava insegnando ed è forse questo quello che apprezzo di più di questa professoressa. Sin dalle elementari ho sempre conosciuto insegnanti che portavano avanti solo quegli alunni che avevano maggiori capacità lasciando indietro chi queste capacità non le sapeva ancora esplicitare. Lei no. Lei faceva di tutto per i suoi 22 alunni. È una di quelle professoresse che dopo i 5 anni di liceo vorresti incontrare per strada e raccontarle tutto quello che è stato dopo le superiori. Essere insegnanti non è semplice perché hanno il compito più importante e difficile di tutti: formare un alunno, formare una persona; ed è proprio da loro che dipende parte della vita di quella persona. E questa professoressa mi ha aiutato a formarmi. Delle volte i riconoscimenti agli insegnanti sono davvero minimi, mentre meriterebbero tanto.
    Sara Cappella

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  43. Durante il mio percorso di studi, ho incontrato molti insegnanti, ognuno dei quali ricordo con piacere, ma se mi chiedessero quale tra questi ha lasciato un segno, il mio pensiero va alla mia professoressa di spagnolo del liceo. Ricordo il suo primo ingresso in classe come se fosse ieri, per i suoi modi pacati e per la sua gentilezza, qualità che l’hanno sempre distinta anche nel corso negli anni. Ogni giorno che avevo spagnolo, aspettavo il suo arrivo per scoprire cosa avesse preparato per la lezione, poiché non utilizzava quasi mai il metodo della lezione frontale, in quanto poco motivante. Al contrario, lei preferiva metodologie più stimolanti come attività di gruppo, la realizzazione di cartelloni, la visione di film, o l’ascolto di canzoni; attività apparentemente banali ma fondamentali ed efficienti nell’apprendimento di una lingua straniera. Inoltre, le sue lezioni non si limitavano ai libri di testo, ma spaziavano ad argomenti di attualità mediante la lettura di articoli di giornale o di interviste. In questo modo le sue lezioni non erano mai pesanti, anzi, riusciva a suscitare interesse anche negli studenti meno motivati. Non è solo per questo però che mi ricorderò di lei, ma soprattutto per avermi trasmesso la passione per il suo lavoro, per la scuola e per i suoi alunni, i quali venivano sempre prima di tutto, per la sua sincerità, per il suo carisma, per la sua empatia e per la sua disponibilità. La mia professoressa è per me il modello a cui tendere, dunque, un giorno mi auguro di essere un’insegnante stimolante per i miei alunni, affinchè si pongano delle domande, abbiano degli obiettivi e provino curiosità nell’apprendimento di nuove cose.

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  44. La mia carriera scolastica al principio scorre lineare. I colloqui alle elementari erano sempre un “bravissima ma chiacchiera tanto”. Proseguo le scuole medie serenamente se non fosse per qualche docente che incute un po’ timore ma non demordo e via, si vola alle superiori. Da qui il mio percorso diventa tumultuoso: cambio indirizzo, classe, compagni e purtroppo, o per fortuna, non i docenti. Vengo a contatto con due tipologie di docenti e giusto per rendere l’idea descriverò una di queste: la vecchia bizzoca. La vecchia era incurante dei problemi dei ragazzi e presa esclusivamente da lezioni frontali.
    Grazie a lei, ma non solo, scelgo di non frequentare più.
    Per mia fortuna il mondo è vario e, nonostante i miei rifiuti, la mia docente di diritto ed economia insiste: vuole riavermi tra i banchi, vuole che sfrutti il mio potenziale. Dopo vari tentennamenti l’anno successivo ricomincio. La professoressa Amelia Viglione , che Dio la faccia santa subito, è nuovamente la mia docente. La prof. Viglione non si identifica nella mia vita come una mamma o una sorella bensì come un’autorità. Un metro e cinquanta circa, il tono di voce monotono ma un modo di fare che mette paura, non parlo di paura nel senso di timore ma di paura di una mente brillante in un metro e cinquanta di altezza per circa cinquanta chili!
    La docente in questione di tanto in tanto cambia la disposizione dei posti in modo da ruotare un po’ tutti, utilizza mappe concettuali da sviluppare in classe alla lavagna ognuno con l’aiuto dell’altro. La prof Viglione non ti sbatte in faccia la Costituzione Italiana così com’è. No! Prima leggi e poi spiega, dove non ci arrivi, ci arriva lei con esempi pratici e diretti. Non si spiega cos’è la petizione a dei ragazzi leggendo dal testo quelle 4 righe. Ci si prende la briga di organizzare un’ UDA che renda l’argomento attuale passando da calcoli matematici ad aree geografiche, dall’articolo 50 all’uso del linguaggio appropriato per rivolgersi a un ente governativo. La classe è così chiamata a dividersi in gruppi e lavorare insieme, la presentazione avverrà in una data concordata con l’intera classe e i progetti verranno esposti non solo da uno ma da tutto il gruppo. In questo modo ognuno era partecipe e poteva contribuire con ciò che era. Nessuno poteva restare indifferente. Con lei partecipammo anche al giornalino a livello regionale e tutti indistintamente erano spronati a scrivere un articolo su qualsiasi tema, non importava fosse di politica o si parlasse della sagra del paese. Tutto faceva brodo, tutto sviluppava creatività.
    Da lì mia corriera scolastica prende una svolta decisiva: voglio insegnare ai ragazzi a stare al mondo tramite la loro mente.
    Grazie alla mia entusiasmante carriera scolastica sono maturata e grazie ad alcuni docenti ho capito chi non voglio essere per i bambini che mi verranno affidati e cosa voglio loro trasmettere. Seppur dovessi essere precaria a vita voglio leggere negli occhi dei miei bambini la forza di crederci sempre e la dolcezza di restare affianco all’altro.
    Celozzi Mariachiara

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  45. Durante l’arco della mia esperienza scolastica ci sono stati sia eventi positivi che negativi.
    Sono sicura che il professore che non dimenticherò mai nella mia vita è il professore di italiano e latino del liceo.
    Arrivò nel triennio dopo che durante il biennio avevamo avuto diverse professoresse e alcune supplenti. Forse , a causa di questi ripetuti cambiamenti, e anche perché il latino era una materia nuova per me, avevo accumulato lacune su lacune.
    Il primo giorno che entrò in classe ci terrorizzò dicendo che il triennio del liceo scientifico sarebbe stato un percorso duro, quindi dovevamo mettere da parte tutti i nostri hobby per dedicarci solo alla scuola.
    Era una persona colta e preparata su ogni argomento, anche se non riguardava la sua materia.
    Ricordo ancora il momento in cui il professore ci fece fare una prova di verifica per vedere quali argomenti erano stati trattati gli anni precedenti con le altre docenti. Mi è rimasto nella mente perché mi mise un bel due sul compito compreso anche di commento:”Non hai studiato!”.
    È da quel momento che il professore cambiò nei miei confronti, è come se mi prese per mano e mi condusse fino all’ultimo anno.
    Innanzi tutto mi inserì nei corsi di recupero pomeridiani e lì i suoi metodi di insegnamento cambiarono, forse perché eravamo piccoli gruppetti.
    Le sue lezioni non si basavano soltanto sulla spiegazione di regole grammaticali, ma si basavano soprattutto sulla pratica. Cioè ogni alunno era chiamato alla lavagna ad eseguire passo passo ciò che non era chiaro durante le lezioni mattutine. E lui stava lì vicino ad ascoltarci e a spiegarci ogni minima cosa non chiara.
    Soltanto dopo che l’argomento trattato era chiaro per tutti si passava alla verifica scritta. I miei voti subito incominciarono a migliorare,e tra tanti pianti e tanti sorrisi arrivò la fine della scuola. Il giorno dell’esame di stato il professore mi fece uscire in pagella con 10 in latino con un sacco di congratulazioni d’avanti a tutta la commissione, dicendo loro che io avevo cominciato un percorso tortuoso ma che alla fine ero stata una ragazza molto matura,che mi ero presa le mie responsabilità e che avevo affrontato la situazione nel miglior modo possibile, impegnandomi costantemente.
    Lui aveva imparato a conoscerci ad uno ad uno e sapeva che alla fine ognuno di noi gli avrebbe dato delle soddisfazioni.
    Tra qualche anno anche sarò un’insegnante, mi piacerebbe diventare come lui ma già so che sarà difficile.
    Studentessa Mariassunta Vinciguerra

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  46. Considerato l’intento del compito il mio pensiero volge nei confronti del mio professore di filosofia e storia delle scuole superiori. In principio voglio sottolineare la particolarità del suo carattere, che ha spinto la gran parte della nostra classe a non nutrire simpatia nei suoi confronti. Non iniziava mai le sue lezioni se notava agitazione dei suoi allievi, sia per motivi scolastici che personali. A mio dire, è un uomo attento all’emotività altrui: se una delle sue alunne predilette aveva qualcosa che non andava trascorreva tutta l’ora dietro ai problemi di quest’ultima , insistendo nell’ottenere risposte e oltrepassando quel confine che è il rapporto insegnante-allievo. Nonostante il suo comportamento soggettivamente contestabile, che personalmente non so se giudicare giusto o sbagliato, ho trovato il suo metodo d’insegnamento ottimo: era un po’ come se ci proiettasse già nell’ottica universitaria, rendendoci responsabili del nostro agire nei confronti dello studio. Nessuna interrogazione a sorpresa; a completamento della spiegazione di un argomento di studio si decideva insieme il calendario delle interrogazioni. In questo modo spingeva tutti a prepararsi adeguatamente per la verifica, dando la possibilità di dare il meglio. Ciò lo affermo grazie al confronto con altri metodi di insegnamento; mi sono resa conto che studiavo di più rispetto che con altri insegnanti con i quali il motto era: “ma dai, su venti persone proprio me acchiappa?! faccio solo una lettura” e finiva che durante l’interrogazione riuscivo a racimolare qualche ricordo di quella che era stata la spiegazione e della mia “lettura veloce” per arrivare alla sufficienza, così mi accontentavo e quel poco che restava nella mia testa di quegli argomenti era nella confusione più totale.
    Da qui nasce l’insegnante che vorrei diventassi, considero importante il rapporto tra gli insegnanti e gli alunni tanto quando essere simpatica a tutti, tutti vorremmo fossimo l’idolo dei nostri allievi, l’insegnante di cui tutti parlano bene, ma se poi ai nostri bimbi resta solo l’affetto per una “bella” maestra quanto valgono tutti i complimenti? Nella mia carriera non voglio essere amata, certamente cercherò di esserlo ma solo come contorno alla formazione e all’istruzione proficua degli allievi.

    Ana Maria Grigoras. Matricola 163250

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  47. Riavvolgendo il nastro della mia vita, improntandolo sul mio percorso scolastico, mi viene spontaneo riflettere.
    Non è stato sicuramente un cammino facile, composto da più bassi che alti, a causa del rapporto alunni-insegnanti non sempre sereno.
    Avevo all’incirca otto anni, in terza elementare quindi, fu proprio allora che decisi di voler essere un’insegnante diversa da quelli che avevo avuto in precedenza, in modo tale da non ricommettere i loro errori.
    Posso, quindi, affermare di aver assorbito un colpo e di averlo, successivamente, trasformato in un qualcosa di più. Finite le elementari e le scuole medie, venni catapultata al liceo, dove finalmente ebbi un’esperienza più che positiva, che mi rimase impressa. Infatti, per quanto concerne le metodologie didattiche a parer mio efficaci e che hanno segnato il mio percorso scolastico, vorrei presentare il lavoro svolto da una professoressa del liceo. Insegnava pedagogia e psicologia. Sicuramente la pietra miliare del suo personalissimo metodo è stata l’instaurazione di un rapporto di fiducia e di rispetto, attraverso il quale lo svolgimento della didattica curriculare era accattivante ed interessante per noi studenti. L’estremo contatto con la realtà portava ad un consolidamento della conoscenza, pertanto, mi piacerebbe riportare due esempi: la costruzione di una “skinner box” ed il prendersi cura di un essere vivente. In entrambi i casi è avvenuta la trasformazione delle conoscenze in abilità; nel primo, la costruzione, realizzata tramite un lavoro di gruppo, permise ad ogni studente di toccare con mano la realtà e di prenderne parte. Mentre il prendersi cura di un essere vivente, in questo caso una piccola pianta, è stata un’esperienza significativa poiché ci ha resi consapevoli del nostro ruolo dal quale dipendeva un’altra vita. Ci ha insegnato che la scuola non era solo l’apprensione mnemonica di infiniti programmi, ma che l’insegnamento consisteva nella capacità di rielaborare le informazioni attraverso la creazione di una cultura personale, che potesse renderci capaci di esporci, senza paura.
    La ringrazio perché ci ha insegnato a vivere, ci ha trasmesso una passione, ha trasformato e modellato le nostre menti affinché, in un futuro, potessimo avere un pensiero divergente dalla realtà che ci circonda. È sicuramente un modello al quale mi ispirerò e probabilmente devo a lei tutto questo, anche il mio essere matricola N. 163377.
    Serena Di Biase

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  48. Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto modo di incontrare, osservare e conoscere moltissimi insegnanti, ognuno dei quali ha inserito nel suo piccolo un tassello che nell’insieme ha permesso di accrescere la mia persona, il mio livello d’istruzione, di educazione e di confronto in varie situazioni e problemi reali. In particolar modo la mia esistenza è stata segnata dalla mia professoressa di italiano del liceo, la quale è stata in grado di sbloccare e far emergere in me meccanismi, modi di pensare e agire, ma soprattutto uno spirito critico e un’autonomia di pensiero che mi hanno aiutata ad affrontare e a muovere in maniera positiva all’interno di molti contesti. Sin dalla prima lezione sono rimasta affascinata dal suo modo di fare, di insegnare e di trasmettere la sua disciplina che racchiudeva in sé anche le altre materie scolastiche in maniera tale da creare un dialogo tra di esse, al fine di far interagire e coesistere i vari ambiti e di non considerarli come singoli blocchi separati da tutto il resto. Grazie alla mia professoressa sono riuscita a concepire la lezione come dialogo che per funzionare ed acquisire ricchezza necessita della partecipazione attiva di ciascun componente della classe. Il suo metodo d’insegnamento quindi non lasciava spazio alla passività ma era molto coinvolgente e in classe nascevano dei veri e propri dibattiti che perduravano per ore e in alcuni casi anche per giorni come ad esempio dopo la lettura di un libro o nello svolgimento di un’analisi del testo in cui ognuno di noi si sentiva libero di esprimere il proprio giudizio e di confrontarsi con quello dell’altro. Inoltre lei si poneva come guida nella correzione e approfondimento di ogni nostro pensiero; non si limitava ad assegnarci paragrafi o pagine da studiare dai libri di testo, come purtroppo molti insegnanti sono soliti fare, ma il tutto era ampliato dalla sua spiegazione e qualsiasi cosa che letta da un libro appariva tediosa e poco comprensibile, grazie alle sue parole riusciva ad acquistare forma, significato e magicamente ancora oggi resta impresso e indelebile nella mia mente. Era inoltre una grandissima amante della lettura e da sempre ha cercato di trasmetterci, farci scoprire, proiettarci nel mondo dei libri, tanto è vero che durante gli ultimi anni di liceo oltre alla lettura dei testi canonici e dei grandi classici, ci dava la possibilità di scegliere singolarmente, secondo i propri gusti, il libro da leggere durante un tempo concordato assieme, a seconda della difficoltà o corposità del libro optato. Parallelamente a ciò ci ha dato anche la possibilità di costruire un nostro vocabolario personale, ma in che modo? Una volta a settimana ogni singolo studente aveva il compito di ricercare una parola della quale non ne conosceva il significato con annessi i rispettivi sinonimi e di trascriverla su una propria rubrica per poi dettarla ed esporla il giorno seguente all’intera classe, al fine di aggiungere al proprio lessico parole per noi nuove e in seguito inserite ed utilizzate nel corso del proprio parlato o nelle esposizioni scritte. Un ricordo che ho particolarmente impresso è il suo modo di interrogare e svolgere verifiche: al termine di ogni interrogazione orale ci permetteva di autovalutare in maniera oggettiva insieme anche dal parere della classe, la nostra ‘’performance’’ e, solo in seguito interveniva lei esponendo il suo giudizio che il più delle volte si è rivelato coerente con il nostro. Una caratteristica singolare per quanto riguarda i compiti scritti era il fatto di inserire argomenti o autori trattati durante tutto l’anno, in maniera tale che ciò che era stato appreso in precedenza non venisse mai dimenticato o accantonato e il lasso di tempo che divideva il giorno della verifica da quello della prova corretta non superasse mai le 48 ore. I suoi insegnamenti si sono rivelati sempre utili ed efficaci non solo a livello scolastico ma anche all’interno della vita quotidiana ed è per questo che non smetterò mai di ringraziarla. Anna De Socio, matricola 163278

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  49. Pensando al passato, i ricordi che maggiormente tornano alla mente sono quelli legati alla scuola. Essi riguardano non solo i compagni di classe ma anche i numerosi insegnanti che in positivo o in negativo hanno lasciato un segno nella nostra memoria.
    Nel mio caso, quando faccio riferimento ad un’ insegnante che per me è stata un vero e proprio modello, penso alla mia professoressa di chimica e biologia del liceo.
    I primi mesi di scuola superiore non furono facilissimi: ero ambiziosa ma troppo timida e riservata e senza un buon metodo di studio adatto ad un liceo, nel mio caso a indirizzo scientifico.
    Lei fu la prima professoressa a vedere in me delle potenzialità: il suo rivolgermi spesso domande durante la lezione era un modo per spronarmi e coinvolgermi.
    Io ero incantata dalla vasta conoscenza che aveva delle discipline che insegnava, da come riusciva a trasmetterci i contenuti rapportandoli alla realtà concreta e da quanto amasse la scienza che ritrovava in tutto ciò che ci circonda.
    Ci misi un po’ a capire il suo criterio di valutazione: spesso, dopo un’ interrogazione, si rimaneva sorpresi dal voto. Poteva accadere che la persona che aveva risposto quantitativamente a più domande di un’altra prendesse alla fine un voto inferiore. Questo perché puntava soprattutto sulla qualità delle risposte: ad un alunno che mostrava una più profonda comprensione degli argomenti tendeva a fare domande più specifiche che richiedevano una maggiore riflessione.
    Cercava di spronare ogni alunno ad andare oltre il semplice studio mnemonico, ad essere curiosi e a porsi domande.
    Ogni valutazione era oggettiva e non condizionata da giudizi precedenti o prese di posizione.
    Oltre alle semplici lezioni frontali, non sono mai mancate esercitazioni in laboratorio in cui tutti ci sentivamo un po’ dei piccoli scienziati ed attività in classe con l’utilizzo di plastilina o giochi “Lego” per la costruzione delle molecole.
    Con noi studenti si è sempre dimostrata comprensiva, aperta al confronto e al dialogo. Non sono mancati momenti in cui ha fatto riferimento alla sua vita di figlia, sorella, studentessa e madre nella speranza di offrirci insegnamenti utili alla nostra vita e al nostro futuro. Allo stesso tempo però, era un’ insegnante che richiedeva rispetto per la sua persona, per il ruolo che rappresentava e per le sue discipline pretendendo attenzione durante le lezioni, uno studio individuale serio e consapevole e maturità nel non sottrarsi alla responsabilità di interrogazioni e compiti in classe.
    Nonostante io abbia scelto un percorso universitario e di formazione differente, sarò sempre grata alla mia professoressa per avermi fatto appassionare alle materie scientifiche e per avermi trasmesso ottime conoscenze a riguardo permettendomi di concludere il mio percorso liceale nel migliore dei modi. Inoltre, mi ha dato una visione positiva e completa di come dovrebbe essere per me un valido insegnante.
    Matricola: 163300

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  50. Durante il mio percorso scolastico, ho conosciuto molti docenti che hanno contribuito in modo diverso alla mia formazione e scelta universitaria. Credo che nel cammino di ogni studente, ci sarà sempre quell’insegnante che porterà nel cuore, che ricorderà con un sorriso, a cui penserà prima di compiere una scelta. Questo non accade solo perché alcuni sono più bravi di altri, a parer mio, si tratta anche di condividere strategie d’insegnamento conformi al proprio modo di apprendere. Fin dalle scuole medie, ho avuto la fortuna di conoscere insegnanti di sostegno e oggi voglio raccontare la mia esperienza, che mi piace definire “speciale”. Era il primo anno del liceo, eravamo una classe piuttosto numerosa che difficilmente passava inosservata. Una mattina come tante, durante una lunga lezione, si presentò “la prof Antonella” colei che presto sarebbe diventata il mio punto di riferimento. Si mostrò subito disponibile, sradicando l’idea che erroneamente si pensa, ossia di un’insegnante di sostegno soltanto per chi ne necessita in maggior misura. Lei era l’insegnante di tutti. L’ amore per il suo lavoro era ciò che più la identificava e riusciva a trasmetterlo benissimo. Non si abbatteva mai, nemmeno quando alcuni suoi colleghi non volendo, riuscivano a sminuire il suo ruolo in classe. Stare ferma non era proprio il suo forte, era dinamica, sempre in movimento; aveva un quaderno dove prendeva appunti e il più delle volte quando a noi qualcosa non era chiaro, quello diventava uno strumento fondamentale. Lei l’ho sempre pensato, è nata per insegnare, riusciva con facilità nelle spiegazioni a colmare qualsiasi dubbio, perché aveva una grande capacità nel semplificare ciò che risultava complesso. Quando mancava un docente di solito stavamo con lei e spesso in vista dei compiti, insieme facevamo un ripasso generale, ognuno di noi esplicitava ciò che sapeva , si creava una vera e propria lezione dove anche chi non aveva studiato imparava. Sapeva essere autorevole quando occorreva, soprattutto quando in classe si verificavano situazioni poco piacevoli, era pronta a riprenderci perché oltre alle tante cose, ha insegnato il valore del rispetto e dell’educazione. Sono una ragazza piuttosto timida, ero abituata a rimanere nel mio guscio, non mi esponevo più del dovuto e se negli anni sono riuscita a crescere emotivamente e controllare la mia insicurezza è anche grazie a lei. Ha sempre creduto nelle potenzialità di ciascuno senza alcuna differenza. Gran parte del tempo lo impiegava in aula, a svolgere il suo lavoro su una piccola sedia, senza nessun piedistallo. Umile, determinata, unica, chiacchierona; è cosi che mi piace definirla. Non è sempre facile svolgere questo ruolo, spesso gli alunni si cullano completamente sulla figura dell’insegnante e non nego che questo sia successo. Per questo e molti altri motivi questa lavoro non è da tutti. Gli ingredienti fondamentali sono l’amore, la passione, l’empatia che è indispensabile nel rapporto con i genitori ma anche con gli altri insegnanti, essere intraprendenti, pazienti, chiari , avviare un’ottima inclusione e socializzazione. Garantisco che tutti questi aggettivi sopraelencati le appartengono. Spero di riuscire in futuro a trasmettere un po' di quello che lei ha trasmesso a me.
    Matricola 163237

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  51. Nella mia esperienza scolastica ho incontrato diversi insegnanti tra cui il professore di scienze umane del liceo di cui avrò sempre un ricordo positivo . Il professore Milano entrava in classe col suo zainetto giallo in spalla , il suo "compagno di avventure". Riusciva a creare un clima familiare sconosciuto ad altri professori . Non amava sedersi alla cattedra e per questo decideva di sedersi tra i banchi con noi, diceva che lì si sentiva a suo agio . Il suo metodo d'insegnamento era creare delle mappe concettuali per memorizzare l 'argomento anche visivamente . Le sue lezioni (spesso sotto forma di discussioni) erano interessanti e ricche di collegamenti interdisciplinari, volutamente semplici in modo da coinvolgere tutti . Quando si cominciava un nuovo argomento era importante contestualizzare il tutto in modo da avere un sapere uniforme e non spezzettato. Spiegava la lezione facendo sempre un ripasso generale ;capitava quasi sempre che a fine capitolo ci consigliava un film da guardare tutti insieme o un libro da leggere. Metteva il massimo impegno nell' invogliare tutti a studiare e quando ci riusciva ne andava fiero . Non amava mettere insufficienze e se coglieva tutta la classe impreparata rimproverava anche sé stesso per non aver fatto bene il suo dovere . Nei compiti in classe il professore ci chiedeva di creare dei collegamenti tra i temi proposti e di aggiungere riflessioni personali . Il consiglio che spesso ci dava era quello di leggere , leggere molto per arricchire il nostro bagaglio culturale e per essere liberi . Il professore creò un blog online sul quale discutere di temi scelti da noi e un diario cartaceo su cui annotare le esperienze fatte insieme. Spesso in classe si sceglieva un argomento sul quale confrontarci . Il prof Milano è proprio una bella persona ,una persona molto preparata e allo stesso tempo umile. Tutta la classe sapeva che con lui avremmo potuto confidarci sempre , viceversa anche lui spesso si apriva per raccontarci i suoi problemi .Conosceva i 'difetti' di ognuno , nutrivamo una forte stima per lui che ricambiava a pieno .L'unico difetto che potevamo riconoscergli era il suo essere permaloso . C'erano momenti in cui scherzavamo come coetanei , amava vedere le nostre imitazioni dei professori, in particolare la sua,dopo averla vista ci chiedeva perplesso: "Ma veramente sono così?".
    Mi ha insegnato tanto come professore , mi ha donato tanto come persona. Un professore come pochi , il professore che porterò sempre nel cuore.
    Quando anch'io insegnerò vorrei essere come lui , vorrei trasmettere gli stessi valori che lui ha trasmesso a me .

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  52. Nel mio percorso scolastico ho avuto molti docenti, alcuni che ricordo in maniera positiva, con un dolce sorriso e anche con un po’ di malinconia, mentre altri in modo alquanto negativo. Ognuno di loro ha però contribuito in qualche modo alla mia formazione sia dal punto di vista culturale che umano. Tra tutti, la professoressa che non dimenticherò mai è la mia professoressa di italiano e storia delle superiori che arrivò nella mia classe gli ultimi due anni di scuola. Era una professoressa diversa da tutti gli altri, le sue lezioni erano interessanti e mai noiose ed era molto preparata anche su argomenti che non c’entravano nulla con la sua materia e questa cosa mi affascinava molto: di qualsiasi cosa si parlava lei sapeva qualcosa in più rispetto a tutti gli altri. Non era la classica professoressa che ci faceva andare a scuola terrorizzati dall’interrogazione o dal compito in classe ma era comunque abbastanza severa e pretendeva un certo impegno da parte nostra. Le sue lezioni non erano pesanti e, cosa più importante per me, spiegava in modo da permetterci di apprendere la maggior parte delle cose lì in classe in modo che una volta a casa dovevo solo ripetere la lezione qualche volta. Sia in quarto che in quinto superiore il mercoledì alla prima ora avevamo una delle sue materie e abitualmente ci faceva leggere il giornale per poi discutere tutti insieme dei principali problemi della nostra società. Il suo obiettivo era quello di farci amare la cultura, di spronarci ad imparare sempre di più e ad avere una nostra idea su tutto, senza farci influenzare da niente e nessuno. La cosa per cui le sono più grata è stata la sua capacità nel trasmettermi la volontà di imparare sempre qualcosa di nuovo e spero, un giorno, di esserne capace con i miei alunni come lei lo è stata con me.

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  53. Durante il mio percorso scolastico ho avuto l’opportunità di confrontarmi con diversi docenti, alcuni dei quali hanno inciso un segno indelebile dentro di me, avendo contribuito non soltanto alla mia crescita scolastica, ma soprattutto a quella individuale e personale; ve ne sono altri invece che non cancello dalla memoria, ma che hanno lasciato in me, per la maggior parte, ricordi negativi.
    Se mi dovessero chiedere di parlare di un docente che tra questi sia stato il migliore in termini di professionalità e di umanità, tenendo conto del mio trascorso, la mia risposta non potrebbe non essere la professoressa di latino e greco del biennio.
    Descriverla in poche parole sarebbe riduttivo: ricordo che con fare severo e intransigente entrò in classe il primo giorno di scuola del quarto ginnasio, sostituendo ad una tradizionale presentazione un vero e proprio panegirico riguardo quelle che tutti definiscono ‘’lingue morte’’, di cui sottolineò con decisione pregi e importanza davanti gli occhi di ventinove quattordicenni convinti di stare per affrontare il più tragico dei loro destini; dopodichè con i modi leggiadri e delicati che la caratterizzavano, si sedette in cattedra e iniziò a recitare una poesia di Douglas Malloch, che ancor oggi ricordo, come se fosse ieri.
    “Siate il meglio di qualunque cosa siate.” d’allora è diventato il mio credo. Ha sempre cercato di instaurare con noi un legame diverso, che va al di là del classico rapporto studente-insegnante; è stata per noi una figura “anticonformista” che non si è limitata soltanto a dare nozioni e concetti, ma ci ha impartito vere e proprie lezioni di vita.
    Esigente e intraprendente, ha sempre preteso da noi il massimo, soprattutto con una particolare premura verso coloro che apparivano più deboli,me compresa. Ricordo che durante una delle sue prime lezioni, entrò in classe e disse “Aprite i quaderni e scrivete le prime quattro lettere dell’alfabeto greco, oggi vi insegno una canzone per ricordarlo meglio.” E con disinvoltura, iniziò a canticchiare :“Alfa, Beta, Gamma, Delta.. questa scuola io l’ho scleta..” e così via. I primi due anni passarono in fretta e nonostante lei non fosse più la nostra insegnate, ci ha sempre coinvolti e in caso di necessità, chiamati per un aiuto e viceversa. E’ rimasta nel cuore di ognuno di noi. Una donna esemplare. Semmai un giorno riuscirò ad intraprendere questa carriera il mio pensiero andrà sicuramente a lei.

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  54. ALESSIA VETERE
    MATRICOLA 163164
    Parlare esclusivamente di un unico insegnante potrebbe sembrare riduttivo in quanto ognuno, in positivo o in negativo, ha lasciato in noi un piccolo ricordo. Nel corso degli anni siamo stati messi nella condizione di aver a che fare con tanti insegnanti diversi tra loro e nella successiva (condizione) di dover abituarci ogni volta al diverso metodo didattico, non sempre compatibile con i nostri bisogni.
    Purtroppo non ho avuto la fortuna di avere un insegnante stabile per tutto il mio percorso di studi;al contrario, quasi ogni anno mi si sono ripresentati docenti diversi a cui abituarmi. Un vero disagio per me che vedo nella figura dell'insegnante colui che deve andare oltre l'iniziale apparenza, conoscere il proprio alunno e adeguarsi a quello che è il singolo.
    Fondamentalmente la mia aspirazione non è mai stata quella di diventare insegnante, mi sono sempre vista inadeguata a questo ruolo a causa delle mie tratti caratteriali: la mia troppa emotività e la mia troppo empatia che avrebbero potuto condizionare tutto il percorso da docente. Ma durante il terzo e quarto liceo, nel momento in cui ho conosciuto il professore di scienze umane e filosofia, mi sono automaticamente ricreduta e ho pensato 'vorrei essere così'. 
    Si tratta di una persona di una bontà d'animo infinita, molto cupo ma con tanta voglia di far apprendere, coinvolgere; di poche parole ma di grandi gesti, che non si sono limitati solo in campo scolastico, anche al di fuori. Disponibile e comprensivo. Conosceva perfettamente e singolarmente ognuno di noi.
    Dal primo giorno è entrato in aula con il suo 'zainetto giallo' definito compagno di avventure, spronandoci affinché anche noi ne avessimo uno. Abbiamo messo su un blog, nel quale ognuno di noi scrivesse una sua esperienza, un suo pensiero. È sempre stato contrario alle lezioni frontali e programmate, infatti venivano svolte sottoforma di discussione e attraverso mappe. I collegamenti erano per lui fondamentali:bisognava avere un quadro generale di tutte le discipline, in modo tale da riuscir ad apprendere e non 'imparare a memoria' . Bisognava accrescere sempre più il nostro bagaglio culturale. A ciò si aggiungeva poi la scelta di guardare film insieme inerenti all'argomento. È con Lui che abbiamo svolto esperienze pratiche in centri di accoglienza o partecipato a convegni sulla psicosi, assistendo poi anche a sedute.
    Mi è capitato di rincontrarlo e non si è tirato indietro ad incoraggiarmi ancora una volta 'a volare sempre alto', in qualunque momento, in qualunque ambito.
    Ho grandi ricordi, e son certa che li conserverò con gran piacere e ne farò sicuramente tesoro.

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  55. Durante i miei tredici anni trascorsi dietro i banchi di scuola ho incontrato innumerevoli docenti che, in misura diversa, hanno arricchito e influenzato la mia persona. In particolare, l'insegnante che ha contribuito maggiormente alla mia formazione morale e che mi ha lasciato un’impronta più marcata fu la mia maestra di matematica alla scuola primaria. Lei era una donna tutta d'un pezzo, solare e piena di vita.
    Il suo insegnamento non era finalizzato esclusivamente al profitto didattico, quanto a formare persone moralmente integre, prima che alunni istruiti. Ad ogni lezione, attraverso il gioco, riusciva a tirare il meglio da ciascun alunno, coinvolgendo anche i bambini più svogliati, rendendo così tutti parte attiva della lezione. Ma il suo insegnamento non era incentrato solo sul gioco, lei ci ha avviati alla vita mostrandoci che a quest'ultima appartiene sia il successo che il fallimento e bisogna accettare entrambi cogliendone il lato positivo: ad esempio se uno di noi piangeva in seguito ad un brutto voto lei ci invitava a piangere ancor più forte, per sfogare completamente l'insoddisfazione di quel momento e prepararci a rimboccare le maniche in vista della prossima verifica.
    Lei ci ha insegnato il sacro valore dell'onestà attraverso massime che ribadiva quotidianamente e non tollerava assolutamente la falsità.
    I suoi insegnamenti si sono rivelati sempre preziosi all'interno della vita quotidiana e mi hanno accompagnato per tutta la vita, ed è per questo che ogni giorno non smetto mai di ringraziarla.

    Matricola: 163166

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  56. Nella mia vita ho cambiato idea numerose volte su quello che sarebbe stato il mio futuro lavoro e conseguentemente la mia futura vita. L’insegnante? Non lo avevo mai considerato davvero, non so perché, poi però ho capito quanto in realtà fosse il lavoro migliore per me. Leggendo si può pensare che per me sia un semplice impiego, ma non è così; ci vuole una certa passione e credo anche una buona dose di empatia verso gli altri. Alle elementari ho avuto un’insegnante che ha saputo colpirmi come nessuno. Era una signora ormai non più giovane, bassina, occhialuta e con un nome buffo, ma aveva una voglia di insegnare e di aiutare i propri alunni che mi colpì. Sapeva essere severa, ricordo ancora tutte le frasi che dava per casa da analizzare, erano tante, davvero tante, ma ricordo allo stesso modo quanto più di tutto le stesse a cuore che stessimo bene, prima con noi stessi poi con gli altri; ad esempio, facevamo continuamente lavori di gruppo o spostava sempre la disposizione dei banchi cosicché potessimo sempre lavorare tra di noi. Cercava di fare sempre qualcosa di innovativo ma che funzionasse, che non fosse inutile e sapeva farlo perché aveva sempre la nostra attenzione, e almeno per quanto mi riguarda, non mi sarebbe piaciuto ripagare quella fiducia con delle delusioni. Non so precisamente cosa renda un insegnate un buon insegnante, ma sono abbastanza sicura che lei ci si avvicinasse parecchio, ed è per questo che vorrei pensare che tra una trentina d’anni, ci sarà qualcuno che scrivi di me come io ho scritto di lei, magari perché ho saputo aiutare quel bimbo in terza fila che essendo troppo timido non riusciva a parlare.

    Matricola: 163252

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  58. L'unico che mi ha fatto capire, quando ero tra i banchi di scuola, che davvero amava insegnare, è stato il mio prof di italiano del liceo. Ciò che di più amava del suo lavoro eravamo noi, i suoi ragazzi, più che noi, i nostri pensieri. Ogni lezione di italiano cominciava, come di solito accade, come una lezione tradizionale: libri aperti sui banchi, letture di brani e commenti che in pochissimo tempo determinavano un calo dell'attenzione di molti ma, bastava che vedesse uno di noi starsene tra sé e sé, o un nostro intervento anche di una semplice parola e la vera lezione cominciava. Non si curava di terminare la lezione per proseguire col programma (spesso ammetteva che ci trovavamo indietro), da un semplice momento si aprivano veri e propri dibattiti. Lo infastidiva che qualcuno non fosse interessato ad un certo autore o argomento e subito ci spiegava perché. Dalla spiegazione dei libri alle esperienze di vita reale il passo era sempre breve, ci proponeva domande, scelte, ci chiedeva noi cosa avremmo fatto se ci fossimo trovati nelle situazioni di alcuni personaggi e si finiva per parlare di amore, libertà, società, regole... e nessuno preferiva stare in disparte, spesso suonava la campanella con la promessa di continuare la lezione "la prossima volta". Ho scritto che amava i suoi studenti, tante volte, in realtà, non l'abbiamo pensata proprio così. È stato uno dei prof più esigenti che ho incontrato, severo nel rispetto delle consegne e lo stesso nelle sue valutazioni eppure nessuno lo dipingeva "cattivo". Ogni mese si preoccupava di organizzare una pizza con gli studenti e gli insegnanti, era sempre uno dei pochi ad esserci e non nascondo come sia più facile in contesti non scolastici fargli notare cosa non andasse bene del suo metodo, delle sue lezioni, dell'organizzazione della scuola ma soprattutto era più facile conoscerci, ci raccontava di lui e noi di noi stessi, si creava così un rapporto stabile e di fiducia. Dimenticavo, aveva una pagina Facebook, che ci invitò a seguire, dove pubblicava poesie e brani di autori di cui magari non avevamo mai sentito parlare prima ma era un altro modo per farci avvicinare senza obblighi, voti o scadenze, alla letteratura in modo spensierato e piacevole. Inoltre, abbiamo ancora con lui un gruppo Facebook, lo aveva con gli studenti di ogni sua classe e le sue lezioni potevano continuare lì, potevamo chiedere ulteriori chiarimenti o ci proponeva link di video o pagine che spiegassero in maniera più accattivante certi argomenti. Ricordo uno dei suoi post in cui ci spiegava "la teoria del barattolo di maionese". Il barattolo è vuoto ma bisogna riempirlo con palline da golf, sassolini ed infine sabbia. È necessario che vengano messe per prime le palline da golf e solo per ultima la sabbia per evitare che questa riempia tutto lo spazio e non ce ne sia per palline e sassolini. Il barattolo rappresenta la nostra vita, sassolini e palline ciò che per noi è davvero importante: famiglia, amici, ecc., la sabbia invece le piccole cose. Con questo post ci invitava a prestare attenzione alle priorità della nostra vita, "il resto è solo sabbia"; così come ho detto prima quasi mai le sue lezioni si concentravano sulle pagine del libro da dover assegnare per il giorno dopo, piuttosto ha lasciato qualcosa in ognuno di noi che ancora oggi non abbiamo dimenticato.
    Matricola: 163417

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  59. Oggi, col senno di poi, mi rendo conto che durante il periodo scolastico che comprende sopratutto la primaria e le medie ho conosciuto veramente tantissimi docenti competenti, con un bagaglio culturale invidiabile, ma sopratutto con tanta passione per il loro impiego. Io come la maggior parte degli adolescenti non sempre ho avuto la giusta maturità per apprezzare quello che avevano da offrirmi, anzi tendevo a definirli "pesanti" e fare solo il minimo indispensabile per la rispettiva materia,ignorando totalmente il fatto che così facendo avrei fatto del male solamente a me stessa.
    Il primo anno delle superiori invece arriva colei che mi ha portata a capire l'importanza dello studio ma sopratutto del metodo di studio: la mia adorata prof.Cassetta, docente di scienze della terra il primo anno, di anatomia il terzo e igiene il quarto e quinto anno.
    Una donna all'apparenza insensibile, una di quelle professoresse sempre con una penna rossa tra le dita e orientata esclusivamente a finire il programma, ma nulla di quello che io e i miei compagni pensavamo si rivelò tale. Abbiamo scoperto con piacere un'insegnante disponibile, amorevole con i suoi alunni, disponibile all'ascolto e al confronto e molto capace nel suo lavoro.
    Oltre alla sua capacità di tramandare le conoscenze era anche una persona piena di valori, sempre pronta ad aiutare tutti indistintamente dalle differenze di provenienza o merito.
    Una volta adirittura per consentirci di frequentare il corso di HACCP ad un costo minore, propose di tenerci lei le lezioni, di pomeriggio, senza alcuna rimunerazione.
    Le sue lezioni invece erano sempre una scoperta, ci faceva toccare con mano la realtà. Essendo che la scuola non disponeva di materiali scientifici come piastre di Petri, microscopi, stetoscopi ecc, la prof essendo anche una biologa ci forniva tutto il materiale necessario per sperimentare quanto spiegato.
    Inoltre le sue lezioni molte volte diventavano delle vere e proprie lezioni di vita che avevano ben poco a che vedere con l'anatomia e l'igiene, ma riguardavano la nostra quotidianità.
    Da me ha sempre avuto molte aspettative, difatti le volte in cui sbagliavo non ci pensava due volte a farmi la ramanzina e farmi ragionare sul mio modo di fare ma ogni volta non si dimenticava mai di ribadirmi di credere nelle mie capacità, perché sono una ragazza in gamba. Le volte invece in cui mi vedeva giù di morale mi prendeva in disparte e con molta cautela mi chiedeva il perché e se poteva essermi d'aiuto.
    Mi auguro vivamente che se mai diventerò un'insegnante oltre a "sapere", dovrò "saper trasmettere l'amore per la cultura", ma sopratutto stare attenta ai bisogni dei miei alunni, così come la mia professoressa ha sempre fatto con me, anche se non ero più una bambina.
    Matricola:163375

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  60. VALENTINA MOFFA
    Un'insegnante che non dimenticherò è sicuramente la mia maestra di matematica delle elementari, la maestra Pina. Ricordo che nella mia scuola si parlava di lei come una persona "cattiva", senza cuore, e la notizia del suo arrivo in classe nostra, come insegnante di matematica, ci terrorizzò, letteralmente. Il primo giorno entrò in aula e si presentò, ci fece parlare di noi, per conoscerci, e iniziò a fare lezione. Lei si rese conto che nei primi due anni di scuola non avevamo studiato quasi nulla di matematica e cercò di farci capire quanto la materia fosse importante. Conoscendola meglio, mi resi conto che non era così crudele come veniva descritta; lei era esigente e pretendeva determinate cose, perché voleva farci apprendere al meglio. Il suo metodo era diverso da quello delle altre maestre, perché non spiegava solamente, ma ci faceva intervenire durante la lezione, ci faceva risolvere problemi, oppure spiegare delle lezioni agli altri compagni di classe. In particolare, durante la quinta elementare, formavamo dei gruppi per fare una gara di tabelline e al gruppo che ne indovinava di più, la maestra avrebbe portato delle caramelle o cioccolatini. Posso dire che grazie a lei non ho avuto problemi con la materia negli anni successivi, soprattutto perché ci ha insegnato a ragionare con la logica. Tra i bravi insegnanti che ho incontrato durante il mio percorso di studi, la maestra Pina è stata sicuramente la migliore.

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  61. Non ho molta memoria, e questo mi penalizza spesso. Tuttavia c'è stata un'insegnante che è stata capace di uscire fuori dagli schemi di una piccola scuola di un paesotto, dove i genitori premono per le classi dei figli e le maestre spesso fanno quello che devono fare, secondo loro, senza spingersi troppo. Questa maestra di matematica e scienze delle elementari mi è rimasta così impressa per come si comportava con noi, per la sua capacità di valorizzare le capacità anche dei più scapestrati, per la sua mentalità creativa che, forse anche involontariamente, influenzava la nostra immaginazione e voglia di scoprire. Attraverso piccole rappresentazioni, passeggiate per vedere le foglie d'autunno, i fiori in primavera, era capace di farci capire le basi di come nulla sia per caso, tutto abbia un senso, che tutto cambia ma nulla va perso. Il rispetto del diverso da sé, la capacità di osservare la totalità delle cose, la valorizzazione delle capacità altrui e proprie, oltre l'interesse per la natura e la matematica, attraverso piccole competizioni per i più bravi ed efficaci giochi per i più vivaci. Tutto ciò era opera sua, silenziosa, di cui oggi raccolgo i frutti e per cui la ringrazio immensamente. Credo che sia questo lo scopo di ogni vero insegnante: aiutare i suoi alunni a scoprire ciò che gli sta attorno e dentro, a capire il proprio ruolo, a rapportarsi con gli altri, a superare difficoltà, a curare i beni propri e comuni, a rispettare la diversità. Questo lei lo ha fatto,almeno con me, molto bene, e perciò sarà il mio esempio quando dovrò affrontare situazioni simili.

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  62. Nel corso della mia carriera scolastica ho avuto modo di fare sia esperienze positive sia esperienze negative. La professoressa di cui scrivo è una di quelle che mi ha lasciato un'esperienza positiva, lei mi ha insegnato storia e filosofia al liceo.
    Un insegnante amata da tutti gli alunni, buona sempre pronta ad ascoltarci e ad aiutarci, ma nei momenti opportuni anche severa. Durante le sue lezioni ha sempre trasmesso la sua passione per la storia e la filosofia, e non ha mai annoiato la classe con le sue lezioni, anzi ci ha appassionato insieme con lei. Nei momenti necessari ci ha anche fatto lezioni inerenti all’attualità, all’educazione civica, e tanto altro per insegnarci a essere dei cittadini attivi, ci ha insegnato a prendere coscienza delle nostre scelte, e ci ha insegnato a essere pronti per farci valere sia nel mondo scolastico ma anche in un futuro cioè nel mondo del lavoro. Il suo metodo d’insegnamento si basava su una lezione frontale, dove spiegava l’argomento durante la spiegazione, avvenivano delle digressioni e degli interventi da parte di noi alunni, a volte utilizzava anche dei documentari storici come supporto alle sue spiegazioni.
    Come strumento di valutazione prediligeva l’interrogazione orale. Terrò sempre con me i suoi insegnamenti e spero di poter essere a mia volta un insegnante che trasmetterà ai suoi alunni l’amore per lo studio e che possa aiutarli nella loro crescita.
    Matricola: 163389

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  63. Nel mio percorso scolastico ho incontrato diversi tipi di insegnanti, alcuni dei quali mi hanno trasmesso con amore i loro insegnamenti, altri invece erano di passaggio, rimanevano per così poco tempo che non riuscivano a conoscere nemmeno le nostre diversità di apprendimento per far si che apprendessimo in maniera equa tutti.
    Una delle insegnanti che non dimenticherò mai e che rappresenta il motivo per cui mi ritrovi qui, in questo corso di laurea, è stata la mia maestra di matematica e scienze delle elementari.
    Lei era in grado di riuscire a trasmettere il suo amore per l’insegnamento attraverso le sue lezioni quotidiane. La mia materia preferita con lei era scienze perché la lezione non consisteva solo nella spiegazione di specifici argomenti, ma ci mostrava anche come era possibile con pochi gesti dimostrare quello che lei aveva appena detto.
    Lei infatti amava proprio farci capire le cose attraverso il fare. Un anno ci fece portare dei vasi con la terra e alcuni semini in classe per mostrarci come nasceva una pianta e tutto il suo ciclo di vita. Voleva che a tutti i costi imparassimo, ripeteva le cose anche milioni di volte, era anche un po' severa ma riusciva a fari amare da tutti. Sapeva trasmettere.
    Questa maestra che ricordo con tanto affetto è stata e sarà il mio mentore nel percorso di vita che ho scelto. Spero un giorno di diventare come lei e riuscire a trasmettere ai miei alunni quello che lei è riuscita a trasmettere a me.
    Giulia Liberatore
    In attesa di matricola

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  64. Simona Bitri
    Durante il mio percorso scolastico ho incontrato insegnanti diversi e ognuno di loro ha lasciato in me un segno, in positivo o negativo.Un insegnante non deve essere colui che trasmette nozioni, deve essere in grado di motivare e coinvolgere.Ogni classe è diversa dall’altra ed è proprio questo che aveva capito l’insegnante di cui voglio parlare. Si tratta della mia professoressa di italiano delle medie.La sua bravura era nel non essere mai scontata.Adeguava la lezione all’argomento che doveva presentare, alle nostre predisposizioni e al nostro umore.A inizio anno spiegava gli argomenti in modo molto semplice e servendosi di molti supporti e solo successivamente alzava il livello dei suoi insegnamenti. Dietro le sue lezioni c’era un grande lavoro, creava un percorso unico che aiutava ciascun alunno a migliorare. Prima di iniziare a spiegare consegnava una mappa e ci incitava a prendere appunti. Riusciva a trovare il modo migliore per spiegare attraverso mappe, tabelle, schemi, video..Adoravo le sue spiegazioni perché non si limitava ad esporre gli argomenti, ma riusciva a coinvolgerti e faceva anche dei collegamenti esterni o ci proponeva degli approfondimenti.Per lei non era importante il numero di nozioni che riuscivi ad esporre, ma la capacità di ragionare e creare un proprio pensiero critico sull’argomento attingendo anche ad altre discipline.Inoltre spesso proponeva discussioni su argomenti scolastici o quotidiani. Spesso stimolava la nostra partecipazione, chiedendoci se eravamo d’accordo con quanto detto da lei, facendo domande sull’argomento o su quelli passati.Per noi alunni lei non era solo una professoressa, ma era riuscita a creare un bel rapporto con tutti e ci spronava a fare sempre di più.Capiva i problemi e le esigenze di ognuno di noi e ne teneva conto, era esigente ma mai ingiusta o troppo severa, era una di quelle professoresse che ti fa stare in classe con il sorriso.Un'altra cosa di cui ho un bel ricordo è la sua capacità di far amare a tutti la lettura.Fino alle medie leggevo sotto tortura, spinta da mia madre che fin da piccola mi raccontava storie o mi costringeva a leggere ogni sera prima di andare a dormire.All’inizio alle medie ho sentito la stessa pressione.La professoressa ci dava dei libri da leggere entro 15/30 giorni e poi ci interrogava, facendo delle domande talmente specifiche che il libro dovevi averlo letto per forza o ti prendevi un bel 3.Sentendo i suoi discorsi sulla lettura e il modo in cui parlava dei libri, è riuscita a farmi cambiare idea e mi ha trasmesso il suo amore per la lettura, al punto che a fine anno ero io a chiederle consiglio su dei libri da leggere inerenti agli argomenti studiati o anche su altro.Grazie a lei ho imparato molte cose e non parlo solo a livello di contenuti, ma molto altro.Ho imparato che non bisogna dare mai nulla per scontato quando si insegna, ma bisogna spiegare tutto anche ciò che ci sembra più evidente; ho imparato che non tutti ragionano allo stesso modo e perciò bisogna provare varie metodologie prima di scegliere quella più adatta per rivolgerci ad una classe e strutturare una lezione; ho imparato che anche se serve molto tempo per realizzare una buona mappa, essa è fondamentale sia nella fase di studio sia per il ripasso, per fissare al meglio i concetti salienti di un argomento, ma anche per scrivere un buon tema; ho imparato che le qualità principali che gli insegnanti di qualsiasi scuola e di qualsiasi disciplina devono avere sono il carisma e la sicurezza, la preparazione non basta.Non riesco ancora ad immaginarmi nel ruolo di insegnante, ma mi auguro di diventar una brava insegnante, un po’ come la mia professoressa.Il mio obiettivo non sarà quello di trasformare i bambini in libri parlanti, ma vorrei far capire loro l’importanza della scuola e della lettura e prima di tutto renderli consapevoli e sicuri delle loro capacità, in modo da riuscire ad esprimersi, difendersi e far emergere le proprie personalità.

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  65. Una delle insegnanti che ho più apprezzato durante il mio percorso scolastico è stata la professoressa di disegno e storia dell’arte delle superiori.
    Una donna valida sia come insegnante che come persona: per noi infatti nutriva grande attenzione e rispetto. E la maggior parte di noi contraccambiava questo rispetto.
    Era chiaro che le piacevano sia il suo lavoro di insegnante sia l’arte, trasmettendoci così la sua passione per questa materia.
    Si è sempre data un gran da fare per insegnarci il più possibile e, nonostante le poche ore settimanali, con lei abbiamo fatto e imparato tanto.
    Nel suo lavoro faceva ampio uso delle nuove tecnologie, infatti le sue lezioni non si svolgevano mai in classe con il libro ma in aula informatica, usando presentazioni PowerPoint o Prezi, film o documentari.
    Inoltre era l’unica insegnante che ci faceva usare l’aula virtuale per pubblicare lavori fatti da noi, in cui ci mettevamo davvero in gioco, da soli o in gruppo, nell’analizzare opere d’arte.
    Era abbastanza esigente ma spiegava così bene che bastava stare attenti durante le lezioni per imparare tutte le cose più importanti.
    La ringrazio perché ha saputo dare importanza a una materia che molte volte è messa in secondo piano, infatti nella mia classe storia dell’arte era una delle materie in cui eravamo più preparati.
    Spero che, come lei, anche io come insegnante possa avere dedizione e capacità di rinnovamento, sperimentando nelle lezioni strumenti sempre nuovi e vari.

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  66. Una delle mie prime maestre, insegnava matematica, scienze e inglese, ricordo con dolcezza il suo nome, è senza dubbio l’insegnante grazie alla quale ho compreso la bellezza di questo mestiere. Non a caso è riuscita a farmi amare le sue materie, a volte da tutti “temute”, al punto tale che in seguito ho scelto di proseguire con un liceo ad indirizzo scientifico. Grazie al clima che in classe creava, la campanella delle otto di mattina non era mai un peso, riusciva infatti sempre a coinvolgerci nelle numerose attività che ogni giorno ci proponeva.
    Era capace di infonderci la voglia di imparare attraverso giochi e quiz, competizioni e premi per tutti; per motivarci infatti utilizzava delle stelline dorate adesive che apponeva vicino al voto, ed aumentavano il suo valore. Non mancavano lavoretti e uscite all’aperto, spesso in cortile per raccogliere foglie e pigne, recite e esperimenti in classe. Ogni giorno non vedevamo l’ora di scoprire quale fosse l’argomento della nuova lezione. Tra i ricordi più belli vi è quello di una “ lezione all’inglese”, dopo averci raccontato di un suo viaggio a Londra, volle farci conoscere, non solo attraverso la spiegazione, una delle tradizioni inglesi più conosciute: “l’ora del the”. Tazzine e biscotti inglesi, per imparare nuovi termini quasi inconsapevolmente. E’ stata una delle figure più significative della mia infanzia e non solo. Il rapporto che si era stabilito tra lei e noi, i suoi studenti, ci permetteva di affrontare le giornate privi di ansie e paure. Grazie al suo modo di fare, ho compreso quanto sia essenziale il carisma di un docente per non rendere la scuola un dovere.

    Matricola 163211
    Alessandra Cianci

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  67. Ludovica Bianco Devo ammettere di non avere avuto un buon approccio con il mondo della scuola, infatti i miei tre anni di asilo sono stati un vero e proprio incubo, non amavo proprio andare a scuola. Poi però, per fortuna, una volta iniziate le scuole elementari, c’è stata per me una vera e propria svolta, un cambiamento radicale. Infatti in questo nuovo mondo ho incontrato una maestra che mi ha fatto cambiare completamente idea ed è stata per me un faro nel buio. Con la sua dolcezza e con il suo affetto, mi ha conquistato e, piano piano, con molta pazienza mi ha insegnato ad apprezzare e ad amare la scuola, finalmente anche io ci andavo volentieri e con il sorriso, come tutti gli altri bambini. Lei la mia maestra Filomena è un insegnante che porterò sempre nel cuore e che ancora oggi continuo a frequentare ed a rispettare come allora. Le materie che mi insegnava erano storia e geografia, ma a differenza delle altre maestre lei non si limitava a spiegarci gli argomenti, ma, per farceli capire meglio, ci faceva disegnare e creare delle mappe per permetterci di apprendere al meglio l’argomento trattato, in modo da non farci annoiare durante le sue lezioni. Riusciva a coinvolgere tutti facendoci fare lavori di gruppo, creando così unione tra noi in bambini. Anche i compiti per casa erano poco noiosi e li facevo volentieri, poi a fine compito non mancava mai un mio disegnino per lei, dove sotto a lettere cubitali le scrivevo sempre “TI VOGLIO BENE MAESTRA FILOMENA”. Qualche volta, quando non ascoltavamo, era anche severa, ma solo perché voleva insegnarci tutto nel miglior modo possibile, ma poi riusciva subito a riconquistarci e a farsi perdonare con i suoi buonissimi biscotti. La passione, l’impegno e la professionalità che metteva nello svolgere il proprio lavoro e l’amore e l’affetto che nutriva nei confronti di noi bambini sono stati per me un esempio. Quindi per tutti questi motivi, e per molti altri, mi sono appassionata sempre di più allo studio e alla scuola e più passavano gli anni più mi rendevo conto di quello che mi sarebbe piaciuto fare.
    Matricola:163401

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  68. Tra i vari insegnati che ho avuto durante il mio percorso di studi ricordo con affetto e stima la mia cara maestra di italiano della scuola primaria; la maestra Antonietta. Ho avuto la fortuna di avere questa insegnante per tutti e cinque gli anni di elementari e anche se è passato molto tempo ogni volta che la vedo (essendo dello stesso paese) riemergono in me dei ricordi e delle esperienze che mi hanno segnato per sempre e che hanno contribuito a farmi amare la figura dell’insegnante e a scegliere proprio questo mestiere come percorso di studio. Poiché eravamo una classe di nove alunni e l’aula era abbastanza grande la maestra dispose i banchi a ferro di cavallo; lei usava il metodo autobiografico per capire i nostri interessi e spesso ci faceva decorare l’aula con cartelloni fatti da ciascuno di noi o in gruppo dove disegnavamo tutto ciò che ci piaceva così da avere attorno a noi un ambiente stimolante. Per facilitare l’apprendimento la maestra usava i mediatori e quando era possibile imparavamo dei concetti attraverso la corporeità e il gioco, ad esempio mi ricordo che imparammo a dividere le parole in sillabe attraverso il battito delle mani. A fine di ogni capitolo dovevamo fare una specie di compito in classe con prove oggettive che poi correggevamo subito tutti insieme per renderci conto degli errori commessi. Non avevo paura di fare domande alla maestra su qualcosa che non avevo capito perché lei mi metteva a mio agio, rispettava i tempi di apprendimento di tutti i suoi alunni; non andava mai avanti con il programma se non avevamo tutto ben chiaro. Spesso la maestra durante il laboratorio ci faceva svolgere attività di gruppo creative e inclusive come il brainstorming o il problem solving insegnandoci il rispetto e la condivisione delle idee di ciascuno di noi. La maestra Antonietta mi ha fatto amare la scuola e le sue discipline, ha favorito la partecipazione attiva di noi alunni ed è stata sempre giusta, delle volte quando serviva era severa e altre volte dolce e amorevole. Spero di diventare una brava insegnante come lei e di lasciare anch'io ai miei alunni dei ricordi positivi.
    Antonella Oliverio Matricola: 163369

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  69. Ognuno di noi, nel proprio percorso formativo, avrà avuto, nel bene e nel male, un insegnante che più degli altri gli avrà lasciato un segno. Ognuno di noi, nel momento in cui entra nel mondo della scuola, è una farfalla che pensa di poter nuotare; ma è proprio in questo momento, che il nostro “faro” inizia ad indicarci la strada. Sono fermamente convinta che, prima di essere insegnanti d’italiano, di matematica o di educazione fisica, bisogna essere insegnanti di vita! Forse è per questo che ogni studente, durante il proprio percorso scolastico, tiene più a cuore un insegnante rispetto ad un altro. Il ruolo dell’insegnante non è solo quello di dare una valutazione ai suoi alunni, ma anche quello di trasmettere loro il valore vero della vita. Nel mio percorso scolastico, sono principalmente tre gli insegnanti a cui devo molto: le insegnanti d’italiano della scuola primaria e del liceo e un insegnante di matematica. A quest ultimo, pur non essendo un mio docente curricolare, devo la mia crescita, sia scolastica sia morale. Inizialmente, ero molto colpita dalla sua profonda cultura generale ma, come sarebbe capitato ad ogni adolescente, mi venne spontaneo pensare: “è il solito prof. dedito esclusivamente a studiare, sapere e, ancora, sapere”. Feci un grandissimo errore nell’avere un tale giudizio! Ad oggi, vedo in lui, un uomo saggio, paziente, e con tantissima voglia di trasmettere le giuste conoscenze ad ogni alunno. Il tutto non allo scopo di svolgere passivamente il suo ruolo ma, seguendo i suoi ideali, è convinto di poter formare generazioni di ragazzi migliori per una società altrettanto migliore. Grazie a lui ho imparato cosa significhi saper riflettere sui problemi, anche i più piccoli. Certo, non posso sostenere che, nella sua materia, fossi una studentessa modello ma con lui non mi perdevo d’animo. Mi ha sempre dato e continua, ancora oggi, a darmi fiducia e insegnamenti fondamentali. Quando l’ho informato di aver intrapreso gli studi universitari di Scienze della Formazione Primaria, si è immediatamente complimentato e, al tempo stesso, si è subito reso disponibile per consigli e suggerimenti. Sono tante le sue caratteristiche che mi hanno colpita e più di tutte, quella di riuscire a trovare sempre metodi e percorsi diversi per arrivare a una soluzione. Ciò che dico può sembrare banale ma, in realtà, non è un piccolo dettaglio: non tutti gli alunni, infatti, riescono a comprendere un argomento di storia o un passaggio di fisica con gli stessi metodi e tempi; per il professore però, diventava come una sfida contro se stesso. Voleva far comprendere tutto a tutti! Molti sostengono che, il mondo della scuola sia un “mondo buio” ma, è grazie al carisma, alla personalità e agli incoraggiamenti del professore, se mi sono avvicinata a tale contesto. Spero vivamente, un giorno, di poter essere una maestra che riesca a trasmettere gli stessi ideali, che questo meraviglioso “faro” ha lasciato in me.
    Matricola: 163226

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  70. Ciò che mi è rimasto più impresso della mia professoressa di lettere è stata la sua capacità di adattamento. Era l’unica che riusciva a capire ogni situazione e agire di conseguenza senza mai perdere la nostra stima e attenzione. Prima ancora dell’italiano per lei era importante insegnarci a essere cittadini, persone rispettabili all’altezza del tempo che scorre e sempre aggiornati, proprio come lo era lei; ad aprire gli occhi e non accettare tutto così come ci è presentato. Ricordo che riusciva sempre a sorprendermi quando durante le lezioni poneva il punto su questioni che sembravano futili ai nostri occhi ma che invece erano indispensabili per capire a fondo di cosa stessimo parlando, andava a indagare e mettere in discussione piccoli dettagli che altrimenti sarebbero rimasti invisibili. Ogni volta mi chiedevo come fosse possibile e se un giorno sarei riuscita anch’io a trovare quei particolari che cambiavano radicalmente la visione delle cose. Con il tempo ho capito che quel “metodo investigativo” non si apprende leggendo un semplice libro d’istruzioni bensì coltivano la passione, quella voglia di scoprire e meravigliarsi, di continuare a cercare qualcosa di cui non sempre, o quasi mai, si è a conoscenza come si crede. E’ sorprendente come la media dei voti con lei fosse sempre molto bassa, nonostante l’impegno, la volontà di fare di più e di raggiungere obiettivi più alti, non era mai abbastanza, una continua corsa verso un traguardo che è diventato chiaro solo alla fine di tutto. Con il senno di poi, quindi, ho capito quanto è importante stimolare l’interesse di un ragazzo affinché possa apprendere davvero, ma bisognerebbe iniziare tutto ciò dalla primaria per formare il bambino dal principio e farlo arrivare ad affrontare il suo percorso coscienzioso di tale realtà. Io l’ho capito tardi ma spero di poter raggiungere il mio obiettivo al fine di preparare a tempo giusto i miei prossimi.
    Verzino Kaori
    MATRIOLA 163683

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  71. Un insegnamento che ricorderò sempre è certamente quando, durante un colloquio con i genitori, un professore mi raccontò un aneddoto al quale avrei dovuto rispondere:
    “se ti trovassi difronte ad un incrocio dove c’è una via in salita ed una discesa, dove quella in salita è piena di fossi, buia e quella in discesa tranquilla e spedita per arrivare al traguardo, quale sceglieresti?”.
    È un classico tra gli esempi per motivare qualcuno a dare di più, forse quel qualcosa che ancora non avevo ben chiaro. Se fino ad allora, infatti, avrei preferito la strada più agiata fu da quel momento che decisi di prendere, non solo metaforicamente, la strada in salita piena di sacrifici, piena di ostacoli ma soprattutto piena di soddisfazioni. Fu importante perché mi diede le giuste motivazioni per fare sempre di più.
    Ad oggi, dopo tanti sacrifici e tantissime soddisfazioni, ringrazio infinitamente quell’unico professore che è stato capace di insegnarmi qualcosa oltre che le solite “storielle a memoria” che molti insegnanti ormai usano utilizzare come proprio metodo d’insegnamento.

    Matricola 163171

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  72. Nel corso della mia carriera scolastica ho incontrato numerosi insegnati, ognuno con il proprio metodo. Ho un caro ricordo di tutti  , ma se dovessi soffermarmi a pensare chi fra questi mi ha colpito maggiormente non avrei alcun  dubbio: la mia maestra di italiano.
     Era fantastica, l'apprezzavo da bambina e oggi ancora di più poiché ho potuto constatare attraverso la mia breve esperienza universitaria che posso tranquillamente definirla "la maestra da manuale" poiché nel suo metodo ho riscontrato l'applicazione di strategie didattiche ben progettate e organizzate. L'appellativo "da manuale" non lo associo però ad un esempio di insegnante impostata e severa poiché la mia maestra era l'esatto opposto! L'ho sempre considerata fuori dagli schemi rispetto ad altri insegnanti  che, ai miei occhi da bambina, consideravo troppo grigi e cupi.
    È grazie alla mia maestra che oggi apprezzo moltissimo l'arte poiché sebbene fosse la mia maestra di italiano ha sempre utilizzato un insegnamento interdisciplinare, poiché il suo obiettivo non era quello di trasmettere delle semplici conoscenze ma di insegnare a ragionare!
     Ricordo di seguire con piacere le sue lezioni poiché non erano come quelle di altri insegnanti che ci disponevano all interno dell aula con sistemazioni strategiche per non farci distrarre, ma durante le sue lezioni ci disponeva a ferro di cavallo così da poter interagire non solo con lei  ma anche con i nostri compagni di classe. Durante le sue ore di lezione non ci sentivamo semplici alunni  ma membri di un gruppo solidale.
    La maestra ci ha sempre ascoltato, incoraggiato e supportato a inseguire i nostri pensieri , ricordo che ci ripeteva fino allo sfinimento che non dovevamo mai avere paura di "dire la nostra" ma anzi dovevamo combattere per le nostre idee. A tal proposito decise con noi di creare un "tg dei ragazzi" nel quale ognuno  di noi aveva un compito ben preciso (presentatore, intervistatore, cameramen, etc). Insieme discutevamo su quali argomenti trattare, quali domande porre durante le interviste. Ricordo inoltre che istituì una vera e propria "posta del cuore" nella quale ogni bambino dell'istituto poteva inserire una propria lettera in cui esprimeva il proprio problema sentimentale, ma non solo (ricordo che molte lettere presentavano anche problemi familiari o di bullismo). Insieme  leggevamo le varie lettere, selezionandole. Su quelle più interessanti la maestra ci proponeva di individuare una soluzione da dare a questi ragazzi che avrebbero ascoltato il consiglio una volta in onda il tg, o anche creavamo dei mini servizi in cui alcuni di noi si travestivano da giornalisti delle "iene" ed  esponevano problemi inerenti alla scuola.. fummo talmente bravi che il nostro tg venne trasmesso addirittura su un canale del piccolo schermo! Era emozionante ma al tempo stesso motivante vedere il frutto del nostro lavoro in tv!
    Scrivendo questo tema sono andata alla ricerca di possibili "reperti" del tg e questi sono i  file in cui si possono trovare quelle che sono alcune delle puntate create da noi  ( http://www.scuolaradice.it/e107_plugins/ytm_gallery/ytm.php?view=sgvNKk84kXY&p=1  ) o anche ( http://www.scuolaradice.it/e107_plugins/ytm_gallery/ytm.php ).
    Ci sono ancora dubbi sul perché l'insegnate che più mi ha colpito sia lei?
    MATRICOLA 163287

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  73. Sin da piccola ho sempre desiderato diventare un insegnante per poter stare vicino ai bambini, mia grande passione. Durante il corso della mia carriera scolastica ho incontrato molteplici insegnanti, ognuno diverso dall’altro, che hanno lasciato in me tantissime esperienze sia positive che negative. L’insegnante che mi ha colpito notevolmente e lasciato dei bei ricordi, è l’insegnante di italiano delle elementari “la maestra Lina”… una signora alta con dei capelli ricci e biondi e con degli occhi di un azzurro intenso che mostravano tutto l’amore che aveva per il suo lavoro. E’ stata una maestra favolosa. Ricordo che lavoravamo molto in gruppo, cambiando spesso la disposizione dei banchi in modo tale da favorire la socializzazione e l’apprendimento di ognuno di noi. Riusciva sempre ad attirare la nostra attenzione cercando di fare sempre qualcosa di innovativo e di divertente. Lavorava molto con la musica: ci faceva cantare, suonare e creare strumenti musicali a nostro piacimento, imparavamo molte poesie e, inoltre, ci stimolava con l’arte facendoci fare disegni e lavori manuali. Ora come ora non sono in grado di spiegare cosa può rendere un insegnante un bravo insegnante, so solo che lei mi ha trasmesso la voglia e la passione di diventarlo, e spero che un giorno realizzerò questo mio sogno.
    MATRICOLA: 163218

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  74. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di confrontarmi con diversi insegnanti, molto diversi tra loro. Da piccola tendevo a considerare migliore l’insegnate più buono, più transigente mentre crescendo ho capito che i migliori insegnanti sono quelli che ti lasciano qualcosa. In particolare ho apprezzato molto la mia insegnate di italiano del liceo. Si è presentata subito come una professoressa severa al punto giusto, che pretendeva il massimo dai suoi alunni, ma la cosa che più apprezzavo era il suo modo di spiegare, soprattutto la letteratura. Quando spiegava trasmetteva la sua passione, non si limitava a leggere ciò che era scritto nel libro . Quando possibile ci faceva rendere conto di come molte cose scritte anni fa sono ancora attuali e ci spronava a ragionare e a essere sempre informati. Il suo metodo era ciò che la distingueva dagli altri insegnanti poiché non si limitava a trasmettere semplici nozioni. Inoltre penso che era molto brava anche nel valutarci, perché non teneva conto solo del risultato finale ma anche del percorso fatto e dell’impegno dimostrato . Infatti penso che sia fondamentale riconoscere gli impegni di un alunno, così come è fondamentale spronarlo e stimolare continuamente la sua curiosità.
    Devo ringraziarla soprattutto perché con il suo modo di fare mi ha fatto cambiare la visione che avevo della letteratura.
    Per il mio futuro mi auguro di lasciare, proprio come lei ha fatto con me, un buon ricordo nei mie alunni.
    MATRICOLA: 163298

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  75. La mia esperienza positiva che voglio condividere con voi risale alla scuola elementare. E’ uno dei miei ricordi più belli: la mia insegnante di italiano, la ‘Maestra Mariangela’, che ci ha accompagnati nel nostro percorso scolastico per cinque anni. Di lei mi è rimasta impressa la sua bontà, la sua anima; infatti lei mi ha insegnato che in qualsiasi contesto ci troviamo, prima di rivestire un ruolo, siamo persone con dei sentimenti e con dei punti di vista diversi di pensiero. In ambito scolastico, quindi, prima di essere rispettivamente ‘’diffusori di cultura’’ e ‘’assimilatori di cultura’’, siamo persone. E il ruolo dell’insegnante non si limita a formare gli alunni solo dal punto di vista culturale, ma anche dal unto di vista caratteriale. Il docente guida i suoi alunni nel percorso di crescita. Inoltre è anche grazie a lei che ho appreso che per essere un buon insegnante devi saper creare la giusta armonia in classe e un rapporto di stima reciproca tra docente e allievo. Facendo riferimento al mio percorso universitario sono soddisfatta della mia scelta della facoltà di scienze della formazione, perché è proprio in questa fase delle scuole elementari che gli studenti si formano e si gettano le basi per diventare ciò che ognuno vuole essere. E mi piace pensare, da futura insegnante, di lasciare una base positiva in ogni mio allievo. Spero un giorno di riuscire a realizzare il mio più grande sogno e trasmetterlo anche ai miei allievi.
    matricola 163314

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  76. La scuola è una tappa fondamentale nella vita di ognuno di noi perché ci aiuta a crescere e confrontarci con i nostri coetanei e ci insegna a muoverci nella società. Ricordo vagamente gli anni in cui frequentavo la scuola elementare, ma non potrò mai dimenticare la mia maestra di matematica. È stata lei ad invogliarmi nello studio di questa disciplina. Tutti i giorni era sempre felice e solare con noi e con i suoi colleghi e portava tanta armonia nella scuola. Una cosa che non potrò mai dimenticare è il suo metodo di insegnamento e il rapporto che aveva ed ha ancora oggi con me. Era brava e severa quando c’era bisogno, spiegava la sua materia confrontandola con la vita reale, senza renderla mai pesante, incuriosendo noi alunni. Lavorava molto in classe, permettendoci di confrontarci attraverso lavori di gruppo. Per casa avevamo pochi compiti, perché per lei era più importante ragionare e arrivare insieme alla soluzione di un problema. Quando poi ci vedeva stanchi a fine giornata scolastica, subito ci rallegrava sdrammatizzando con qualche battuta. Anche a me piacerebbe un giorno diventare come lei e invogliare i ragazzi ad andare a scuola perché quest’ultima deve essere un piacere e non un obbligo.
    MATRICOLA: 163275

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  77. Nella mia storia di studente ho avuto modo di incontrare e lavorare con tanti professori e ripensando alle mie esperienze scolastiche sicuramente posso affermare che ancora oggi ho un ricordo positivo del mio professore di matematica e fisica del liceo.
    Quando ho iniziato il liceo scientifico ero convinta che la matematica non fosse il mio forte, nonostante mi piacesse molto, perché alle medie in questa materia non riuscivo ad andare oltre la sufficienza, cadendo così nell’effetto Pigmaglione per i tre anni delle scuole medie. Questa premessa credo sia necessaria per evidenziare il lavoro svolto dal professore Di Pasqua nei 5 anni delle superiori.
    Prima di tutto, abbiamo avuto la fortuna di avere una continuità didattica nelle sue discipline, perché ci ha seguito per tutto il corso delle superiori. Sicuramente il suo insegnamento era fondato su una didattica tradizionale ma con delle influenze moderne: un esempio può essere il gruppo Whatsapp che usava da cui inviava esercizi, appunti che ci potevano semplificare lo studio ed inoltre lo utilizzava per sapere anche dove noi eravamo quando ci portava in viaggio d’istruzione. Penso che l’affetto che lui ha avuto nei nostri confronti è stata la base principale per creare un ambiente di apprendimento stimolante e piacevole,il suo obiettivo era quello che noi riuscissimo ad applicare nella realtà quello che noi potevamo vedere solo come una semplice definizione. Essendo laureato in ingegneria sapeva perfettamente la differenza tra la pratica e la teoria e questa era la caratteristica che lo diversificava dagli altri docenti di matematica e fisica che si focalizzavano molto più sul lato teorico di queste discipline. A lui interessava principalmente che noi ragionassimo per logica e non per “ la definizione dice…”.
    Lui era un insegnate autorevole : giusto,onesto,coerente,forte,comprensivo,gentile,equilibrato e serio. Non amava alzare la voce per farsi rispettare, ma sapeva perfettamente che il rispetto veniva dal rispetto. Bocciare per lui era un atto estremo perché sapeva che poteva portare alla demotivazione dello studente e quindi alla sua dispersione.
    Il suo metodo di valutazione comprendeva sia valutazioni scritte ( per cui preferiva un tipo di prova oggettiva usando molto le scelte multiple) e sia valutazioni orali ( che si svolgevano come un colloquio semistrutturato) ma nella sua valutazione finale teneva conto anche dell’alunno nel corso dell’anno e dei miglioramenti o peggioramenti avvenuti.
    Alla luce dei risultati che ho ottenuto posso affermare che grazie ai suoi metodi e consigli sono migliorata nel tempo, inoltre l’esercizio costante da lui consigliato mi ha reso sicura nello svolgimento delle attività assegnatemi,raggiungendo così gli obiettivi che mi sono prefissata.
    Concludo il mio racconto asserendo che sin dal primo giorno che è entrato nella nostra classe ha sempre creduto in noi e nelle nostre capacità, anche quando noi alunni eravamo i primi a non crederci; grazie a questo noi tutti siamo cresciuti professionalmente ed abbiamo affrontato il futuro con serenità.
    Matricola:163158

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  78. Ho sempre trovato difficile raccontare agli altri qualcosa che mi riguarda e perciò sin da piccola ho preferito scrivere: la sera, dopo aver finito i compiti prendevo il mio diario, segretamente nascosto nel mio armadio e chiuso con il lucchetto e scrivevo tutto ciò che mi passava per la testa, con particolare riguardo ai miei sogni. Quando tutti mi ponevano quella fatidica domanda "Cosa farai da grande? "
    Io rispondevo "la maestra !!". É sempre stato il mio sogno. Ma come sosteneva J.K Rowling "non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere". Cosí ho cercato sempre di instaurare un rapporto con i bambini anche per sondare un po' il terreno.infatti oggi faccio l'animatrice ai bambini:un lavoro ,se posso definirlo cosi , che mi soddisfa veramente.
    Un punto di riferimento per me é stata la mia maestra alle elementari ma dire tutto ciò che mi ha trasmesso e raccontarlo a parole è un Po difficile in quanto essendo troppo piccola la mia memoria non mi aiuta.
    Ma il più valido esempio é stata la mia professoressa di italiano delle scuole superiori . Avendo già le idee chiare sul mio futuro ,Ho scelto il liceo delle scienze umane ed è stato qui che l 'ho incontrata: alta ,magra,capelli neri fino alle spalle, porta gli occhiali. Già dall'aspettavo sembrava un mastino. E si é rivelata proprio cosí. Io e i miei compagni avevamo il terrore ogni volta che ci interrogava: chi aveva i santini nel diario, chi ripeteva fino all'ultimo minuto prima che arrivasse e chi pregava. Insomma eravamo una classe piuttosto cattolica. Severa e brava allo stesso tempo,mi ha insegnato italiano e latino i primi due anni e poi solo italiano negli altri tre.
    É lei che mi ha trasmesso l'amore per la conoscenze in tutti i campi. Era esperta in tutte le materie, anche in matematica e in musica. Tutti restano a bocca aperta quando spiega. Disponibile, umana e comprensiva.
    Durante i compiti in classe come metodo utilizzava la tipologia A:analisi del testo,
    Tibologia B:saggio breve ,tipologia C:tema storico, tipologia D: tema argomentativo.
    Io svolgevo sempre l'analisi del testo, anche perché mi piaceva spaziare quando scrivevo l'approfondimento.
    Alcune volte ci assegnava da fare a casa delle mappe per poi ,durante l'interrogazione, ce la faceva esporre.
    Come metodo di insegnamento utilizzava la lezione frontale: lei spiegava l'argomento mentre noi prendavamo appunti, poi, se avanzava qualche minuto ci dava un po' di tempo per leggere le pagine che parlavano di quell'argomento ed era pronta a rispegare se qualche argomento era poco chiaro.Alcune volte invece usava la flip the classroom, ossia "la classe al rovescio":lei ci assegnava le Pagine da studiare e noi il giorno dopo le ripetavamo,poi le aggiungeva delle cose in più.
    Da grande vorrei essere esattamente come lei: é il mio modello di vita.

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  79. Durante il mio percorso scolastico ho avuto modo di conoscere vari insegnanti e ognuno di loro, a modo proprio, mi ha trasmesso qualcosa. La mia preferita è stata la mia professoressa di latino del liceo: una donna apparentemente severa e inflessibile ma che, in più di un’occasione, si è dimostrata in grado di comprendere cosa volesse dire essere dall’altra parte della cattedra mostrando empatia e dolcezza. Apprezzavo molto il suo metodo di insegnamento che non si limitava mai a una semplice lezione frontale, infatti cercava in tutti i modi di renderci partecipi e interessati alla sua disciplina. Durante il nostro percorso insieme ci ha dimostrato continuamente che il suo interesse principale era l’assicurarsi che tutti comprendessero bene gli argomenti trattati senza far mai sentire su di noi alunni il peso di un programma da ultimare. Più volte ci ha proposto laboratori e progetti che servivano a prendere dimestichezza con la sua materia , ma che avevano anche il fine di rendere la classe più unita (cosa che, devo dire, ha funzionato!). In poche parole mi ha fatto comprendere cosa sia la dedizione per un mestiere così bello e complicato e se mi trovo oggi in questa facoltà, lo devo anche a lei.
    Matricola: 163 240

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  80. Nel corso del mio percorso scolastico ho avuto modo di incontrare diversi insegnanti che hanno lasciato impresso dentro di me, nella maggior parte dei casi, un ricordo positivo. Proprio per questo motivo, quando il Professor Bruni ci ha invitato a raccontare di uno dei tanti insegnanti di cui conserviamo ancora oggi un ricordo positivo, ho pensato immediatamente alla mia insegnante di matematica e scienze delle scuole elementari, della quale conservo con affetto dei ricordi che sono sicura non mi abbandoneranno mai. Si trattava di una donna disponibile al dialogo ed interessata a quelli che potevano essere i problemi di ogni suo singolo alunno. Molti la temevano poiché a volte poteva risultare abbastanza severa; sapevo però che quell’atteggiamento era dettato dal fatto che aveva a cuore che ognuno di noi imparasse cose nuove e che soprattutto le capisse. Il suo metodo si è sempre distinto da quello degli altri insegnanti, forse perché voleva davvero che sviluppassimo quell’amore per il sapere proprio come lo possedeva lei. Le sue lezioni non erano una semplice trasmissione di nozioni per terminare il programma, ma si basavano sul dialogo e sul confronto di esperienze e situazioni di vita concreta. Lei sapeva che il miglior modo per far capire le nuove nozioni a dei bambini di tenera età era quello di metterli a confronto con la vita di tutti i giorni e mostrar loro come sfruttare le nuove cose imparate; spesso infatti proponeva dei piccoli “esperimenti” inerenti all’argomento appena spiegato e questo aiutò un po’ tutti a fissare meglio il concetto e a capirlo in maniera più chiara. Questa donna è stata capace di insegnare veramente come guardare con occhi diversi una materia di studio che poteva risultare un po’ ostile a molti, ed è stata in grado di innescare in me quella curiosità per una materia che non rientrava tra le mie preferite. Penso che gli insegnanti che più restano impressi nella memoria e nel cuore sono quelli che riescono a trasmettere la passione per la propria materia di studio ma anche per la propria professione. Ad oggi, dopo diversi anni, sento di doverla ringraziare perché oltre ad essere stata un’ottima insegnante, mi ha fatto capire che mi sarebbe piaciuto fare l’insegnante in futuro perché lei mi ha aiutato a crescere. Auguro quindi a quelli che saranno i miei bambini di avere a lungo un ricordo positivo dei miei insegnamenti, proprio come li ho io di questa donna.

    Matricola 163161

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  81. Nel corso della mia esperienza scolastica, ho avuto modo di incontrare e conoscere molti insegnanti. Con alcuni di loro sono ancora in buoni rapporti e quando tutt'ora li incontro non manchiamo mai di scambiarci un saluto.Il ricordo più bello della mia esperienza da alunno risale agli anni della scuola primaria, ed è legato alla mia maestra di matematica e scienze (la maestra Antonietta). Con noi bambini era disponibile e creativa, e in ogni lezione si leggeva chiaramente la sua voglia di fare. Ricordo con piacere tutto ciò che in più ho imparato grazie a lei: i tanti esperimenti fatti in classe che ci coinvolgevano in prima persona, come lo studio della composizione delle ossa usando delle ossa di gallina, dell'aceto , ricorrendo poi alla combustione. Inoltre fu proprio lei la prima ad insegnarci fin da subito l'utilizzo del computer e di alcuni programmi base. Nonostante fosse un'ottima insegnante il suo carattere era scorbutico e talvolta poco paziente. Nel suo ricordo, riconosco il modello di insegnante che un giorno vorrei diventare. Una delle cose che mi rimarrà per sempre impressa è lo spesssore dei quaderni della sua materia che a fine anno racchiudevano tutto il programma (lei stessa ci chiedeva di incollare il quaderno nuovo a quello vecchio appena finito).
    Grazie alla maestra Antonietta ho capito che dietro ad una persona imperfetta può nascondersi un ottimo insegnante, e ho realizzato come l'influenza di questa professione segni la vita di generazioni di bambini.

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  82. Vorrei dedicare queste poche righe ad una persona molto speciale,ad una maestra tanto severa e autorevole quanto buona e altruista:la mia maestra di italiano delle elementari. Più che il suo metodo di insegnamento,ricordo il suo modo di fare: un modo che non stava di certo bene a tutti, ma che a me piaceva da matti. Ricordo che urlava per ogni minima cosa, per ogni piccolo errore solo perché cercava la perfezione e perché voleva spronarci ogni giorno a fare di più; amava alla follia la sua materia,partendo dalle singole lettere dell'alfabeto con la sua ossessione di scriverle bene sia in corsivo,sia in stampatello maiuscolo che minuscolo, per arrivare ai temi veri e propri,dove noi non dovevamo scrivere né troppo grande né troppo piccolo. Rammento i suoi "Eccellente","Bravissima","Brava" e "Discreto", ma anche i suoi "Insomma","Vieni la prossima volta" e"Andiamo male", tutto questo in compagnia di grosse grasse risate. Che dire, cinque anni indimenticabili che rimarranno impressi nel mio cuore per sempre tra momenti brutti, monenti belli, litigate,incomprensioni,abbracci,carezze,con la sua inconfondibile voce e quell'arte di saper ascoltare le persone. Ecco cosa ricordo maggiormente di lei:il suo essere comprensiva,il suo trattare da secondi figli e,soprattutto,il suo sbagliare a pronunciare il mio nome (nonostante siano passati ben 14 anni dal nostro primo incontro). In conclusione vorrei augurarmi di essere per i miei alunni quello che lei è stata per me:un punto di riferimento,una spalla su cui piangere, un faro che ti illumina nella notte.Questo è solo un augurio,l'unica cosa certa è che nel caso dovessi diventare insegnante amerò alla follia i miei bambini perché,come diceva una donna di nome Maria Montessori, loro sono la parte migliore dell'umanità.
    Queste parole non sono scritte in un italiano aulico, ma in ogni singola parola c'è tanto amore e affetto.

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  83. Nel mio percorso formativo ci sono pagine che torno spesso a sfogliare, forse nell'inconsapevole intento di sottrarle all'ineluttabile abbraccio dell'oblio.
    Da questo caleidoscopio di immagini, contornata da intense emozioni, emerge la figura di un mio caro insegnante: il maestro Antonio.
    Lo rivedo il maestro, con il suo inseparabile computer e la cassetta degli attrezzi da lavoro, giungere a scuola puntualissimo; in un'aura di eterna fanciullezza lo rivedo, all'angolo della strada, intento a foggiare presepi sotto gli sguardi estasiati dei monelli, ansiosi di carpire l'arcano di quell'arte minore.
    Empatia, accoglienza, cooperazione, comprensione: erano queste le chiavi di volta del suo successo, della sua didattica distesa e costruttiva in cui il sapere si coniugava armonicamente con il fare e la manipolazione, in un orizzonte di formazione integrale.
    Accanto all'ingresso, ci dava il benvenuto con qualche piacevole buffetto, con un sorriso sincero e accattivante, capace di stemperare le nostre ansie, creando un clima amichevole e collaborativo. Col suo instancabile girovagare tra i banchi, era sempre accanto a noi garantendo comprensione e disponibilità all'ascolto, ma anche rassicurazione e supporto nei casi di difficoltà. Nei momenti ricreativi, infine, faceva emergere il fanciullino assopito nel suo animo per diventare un leale compagno di giochi.
    Ho avuto modo di constatare, da vicino, con quale zelo lavorasse per l'inclusione degli alunni stranieri impegnandosi alacremente affinché tutti pervenissero al successo scolastico. Ero anch'io un bambino straniero, ma il maestro Antonio, mi vedeva come una risorsa ed un'opportunità di crescita per tutti. Infatti mi volle con lui, in seconda e in prima poichè il lavoro a classi aperte, specialmente nei primi tempi, era una piacevole consuetudine.
    Restano intense e indelebili le emozioni e le atmosfere del primo giorno di scuola: l'aula pavesata a festa, i monelli che, a gara, mi offrivano il posto accanto, i genitori trepidanti che mi attendevano. Furono i gesti, gli sguardi, il linguaggio del cuore a risolvere i problemi iniziali di comunicazione; il resto lo fecero le full-immersion pomeridiane con i compagni, l'intervento di un amico ucraino (in veste di facilitatore linguistico), le mille strategie messe in atto dal maestro.
    Ricordo i percorsi per l'apprendimento della letto-scrittura, basati sull’uso di un metodo analitico-sintetico e corredati da un corposo armamentario di materiali preparati dal docente stesso, le piacevoli attività di gruppo, il sodalizio con il mio compagno-tutor.
    Dopo pochi mesi, comunicavo in italiano, riuscivo a leggere e scrivere (non più in cirillico) e mi avviavo ad usare la nuova lingua come strumento di apprendimento.
    A chi mi chiedeva cosa volessi fare da grande, rispondevo prontamente, in modo lapidario: - Il maestro di scuola! Il regista di questo grande passaggio era lui, il mio caro insegnante.
    Nell'intento di ridurre il gap di competenze rispetto al gruppo-classe, non disdegnava il ricorso alla didattica breve, distillando i saperi disciplinari in compendi, mappe e glossari.
    I percorsi, ancorati all'esperienza diretta o mediata, miravano all'acquisizione di un sapere vivo e spendibile. Prevedevano
    - l'offerta di un modello
    - l'imitazione
    - la ripetizione e l'esercizio
    - l'autonomia dell'allievo.
    L’errore veniva emendato attraverso l’autocorrezione.
    L'approccio eclettico consentiva di spaziare dalla tradizionale lezione dialogata alle metodologie laboratoriali dell'area artistico espressiva e teatrale, fino all’approccio euristico-sperimentale della ricerca scientifica e geografica.
    Era nella scrittura creativa, però, che il maestro Antonio, attraverso un approccio maieutico, dava il meglio di sè guidando gli allievi verso brillanti traguardi, in termini di risultati e di processi: le parole si tingevano di colore e di emozioni, diventavano vascelli per navigare sul grande mare della fantasia.
    Maxim Larocca

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  84. Nel corso della mia carriera scolastica il rapporto con la scuola può essere definito come un crescendo dovuto al fatto che se all’inizio dei miei percorsi scolastici ero titubante e talvolta non convinta delle mie capacità, con l’avanzare degli studi questo mio modo di vedere la scuola è cambiato. E dovendo far riferimento ad un evento specifico o ad una persona in particolare, mi soffermo sulla mia professoressa di liceo; completamente convinta di dover cambiare scuola al mio secondo anno di liceo classico, mi ritrovo ad avanzare di classe e ad incontrare una professoressa dall’aspetto sicuramente forte ma scoprendo dietro questa sua dura apparenza un grande animo, tanto da essere vista da me non solo come insegnante di cultura ma vera e propria maestra di vita. Perché dietro ogni sua spiegazione, oltre che svolgere il suo vero lavoro di professoressa, lanciava insegnamenti che solo dopo avrei ritrovato lungo tutto il mio percorso di studi.
    Ciò che inizialmente mi ha colpito di lei è stata la sua preparazione e soprattutto l’approccio empatico che aveva con ognuno di noi, oltre che la sua professionalità, grazie alla quale riusciva a captare l’attenzione di ognuno, anche quando l’argomento affrontato in classe non richiedeva l’attenzione massima. Da lei ho imparato che non era il singolo voto a fare un alunno, ma che proprio da quel numero bisognava ripartire, credendo nelle proprie capacità e non dandosi mai per vinto; anzi era proprio lei che non amava giudicarci ma dovendo attenersi alle regole che la scuola imponeva, lo faceva sempre con delicatezza perché per lei era grande responsabilità correggere errori ma non accusando con la severità di un numero, piuttosto riteneva di dover approcciarsi ai suoi alunni “in punta dei piedi”, sostenendo e non demolendo l’alunno.
    Severa ma giusta, ha sempre fatto in modo che ognuno di noi credesse in se stesso e che riuscisse ad avanzare negli anni con un bagaglio dietro non limitato solo alla promozione di fine anno ma ad una cultura utile per la vita. Non che le sue lezioni non erano pesanti o che il carico per il giorno dopo fosse leggero, anzi esattamente il contrario, ma si tornava a casa sempre soddisfatti di aver imparato qualcosa, non limitato solo alla lezione del giorno; insaziabile di cultura e appassionata del suo lavoro, riusciva sempre ad appassionare anche noi.
    -Giada Prezioso-

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