domenica 19 novembre 2017

Robotica educativa ed immaginario infantile

Filippo Bruni, Michela Nisdeo

Educational robots and children’s imagery: a preliminary investigation in the first year of primary school

https://www.degruyter.com/view/j/rem.2017.9.issue-1/rem-2017-0007/rem-2017-0007.xml

3 commenti:

  1. Di tutte le maestre e i professori incontrati nel mio percorso scolastico, molti hanno lasciato un segno nella mia vita ma sicuramente quella che ricorderò per sempre è la mia maestra delle elementari, quella maestra che insegnava un po’ tutto, mi ricordo che ero affascinata da quante cose sapesse..che grande donna. Ho maturato l’idea di volere diventare maestra proprio durante il quinquennio della scuola primaria, ripetevo sempre “voglio diventare maestra ed essere come la maestra C”; è stata lei che mi ha fatto “venir voglia” di insegnare. Una grande donna, carismatica, che nonostante l’età aveva ancora la voglia di strafare, glielo si leggeva negli occhi che amava insegnare e amava il suo lavoro tanto da farmelo amare anche a me. Mi ricordo che, a differenza di molti bambini di quell’età, io a scuola ci andavo proprio con voglia, quella voglia di imparare nuove cose che la mia maestra sapeva insegnare e trasmettere così bene. Mi ricordo tutto di quei cinque anni, e mi ricordo che la mia insegnante diceva spesso “quando sarete grandi penserete: questo me lo diceva sempre la maestra C”, così è stato, ora che sono “grande” non sono poche le volte che mi tornano in mente le sue parole. Era una donna tutta d’un pezzo, la cosa che ricordo con più emozione è il suo carattere forte e deciso ma allo stesso tempo docile e amorevole come solo una mamma sa essere, proprio quello era per me: una seconda mamma. Come tale, ascoltava i nostri problemi, trovava sempre una soluzione a tutto e ci indirizzava sempre vero la cosa più giusta; facevamo tante cose insieme, dalla preghiera la mattina ai nostri giochetti infantili. Dal punto di vista della didattica, faceva tutto quello che fa una normale insegnante della primaria: lavoretti, poesie, disegni, lavori di gruppo..ma tutto ciò che faceva, anche la cosa più banale, riusciva a renderla unica e irripetibile. Per tutti questi motivi la mia insegnante preferita resterà sempre lei.
    Grazioso Laura

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  2. La maestra che mi è rimasta nel cuore è quella della scuola primaria. Le materie che insegnava erano Storia, Geografia, Arte e immagine. Le attività che ricordo sono principalmente attività di gruppo, in particolare con Storia. La maestra sceglieva il "capitano" e ogni gruppo aveva un nome; il mio e dei miei compagni era I Gladiatori, perché stavamo studiando l'antica Roma. In base alla bravura la maestra sceglieva il Capo, il quale, dunque, variava in base alla valutazione dell'interrogazione. Il capo doveva organizzare il lavoro di gruppo e aiutare chi aveva difficoltà. Inoltre, si creava una sana competizione per chi dovesse essere il capo del gruppo.
    Solo ora capisco il perché e la progettazione dell'attività; tutte le variabili che sono state messe e in gioco e anche la professionalità che è stata messa in gioco per poter realizzare questo lavoro di gruppo.

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  3. Il ricordo più bello non è legato ad un solo professore ma in realtà è legato all’intero istituto.
    Il liceo per me è stata un esperienza bellissima che mi ha fatto rivalutare il ruolo dell’insegnante,
    anche perché ho trovato un clima stimolante e familiare che mi ha permesso di capire quale sarebbe stato poi il mestiere che avrei voluto fare in futuro. Questo anche grazie agli insegnanti che in un modo o nell’altro mi hanno lasciato un ricordo positivo. La cosa che accomuna tutti loro è quella passione che hanno nel loro mestiere, prendendo a cuore gli alunni quasi come figli, e nel fare qualunque cosa affinché tutti capissero l’argomento.
    Un insegnante però in particolar modo mi rimarrà sempre nel cuore, la mia professoressa del V di storia dell’arte e disegno , che oltre ad essere una professoressa molto preparata e competente, ama l’arte e sa trasmettere il suo entusiasmo a chi l’ascolta. Ho imparato ad amare l’arte grazie a lei, perché solo chi crede davvero in ciò che fa, riuscirà ad avere successo e coinvolgere gli altri.
    Io credo che l’insegnamento non sia per tutti, ma che bisogna avere una specie di “vocazione” in quanto si ha la responsabilità di creare la nuova società, la futura classe dirigente del nostro paese, e se fin ora non è stato fatto proprio un buon lavoro, l’insegnante ora ha la possibilità di cambiare le cose. Per farlo bisogna trasmettere all’alunno la necessità di una cultura solida e consapevole. Per farlo il metodo migliore è proprio come quello della professoressa che ci ha presi per mano e guidato fino all’apprendimento degli argomenti uno ad uno, utilizzando tecniche didattiche individuali. Il suo atteggiamento è principalmente come quello di una madre, autorevole si, ma al punto giusto. E’ inoltre importante far capire ai ragazzi e ai bambini che ognuno ,se vuole, può raggiungere qualsiasi obiettivo, basta impegno e determinazione, ognuno di noi ha delle potenzialità che bisogna coltivare e accrescere. Questo è ciò che ho appreso dalla mia esperienza scolastica, e in particolar modo dalla professoressa di arte che ci ha sempre spinti a sognare e a poter fare di più.
    La freddezza e il disinteresse da parte di un insegnante non portano mai a buoni risultati in quanto trasmettono sfiducia nell’alunno e un approccio negativo alla materia e alla scuola. La giusta chiave secondo me è creatività e passione, oltra ad una buona competenza, che deriva poi dall’esperienza e dalla determinazione.
    Jusy Nicodemo

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