domenica 14 luglio 2013

Riletture estive. Sontag, Sulla fotografia

Susan Sontag, Sulla fotografia. Realtà e immagine nella nostra società, Einaudi 2004 (ed. or. 1973)
Le immagini digitali e la virtualità del web non esistevano ai tempi della stesura del saggio della Sontag: un lavoro interessante potrebbe essere quello di cogliere linee di continuità/discontinuità con le immagini digitali. L’impressione è che la dimensione digitale abbia solo accentuato e compiuto processi già in atto.
1. Centralità (non necessariamente positiva) delle immagini 
«una società diventa «moderna» quando una delle sue attività principali consiste nel produrre e consumare immagini, quando le immagini, che hanno capacità straordinarie di determinare le nostre rivendicazioni sulla realtà e sono a loro volta ambiti surrogati di esperienze dirette, diventano indispensabili al buon andamento dell’economia, alla stabilità del sistema e al perseguimento della felicità personale» (p. 131), le immagini, sia pure a vario titolo, non costituiscono semplici rappresentazioni: «i concetti di realtà e di immagine sono complementari. Quando cambia l’uno cambia anche l’altro» (p. 138)
2. Ambiguità della fotografia
Le fotografie da un lato sembrano avere un accesso privilegiato alla realtà, dall'altro ne costituiscono una interpretazione: «Ciò che si scrive su una persona o su un evento è chiaramente un’interpretazione, come lo sono i rendiconti visivi fatti a mano, quali la pittura e il disegno. Le immagini fotografiche invece non sembrano tanto rendiconti del mondo, ma pezzi di esso, miniature di realtà che chiunque può produrre e acquisire» (p. 4) ma in effetti « le fotografie sono un’interpretazione del mondo esattamente quanto i quadri e i disegni» (p.6). 
3. Le fotografie valutano
Le fotografie valutano: «le fotografie non attestano soltanto ciò che c’è, ma ciò che un individuo ci vede, che non sono soltanto un documento, ma una valutazione del mondo» (p. 77) e non si tratta di una valutazione neutra. Esprime insoddisfazione  «Nel passato l’insoddisfazione per la realtà si esprimeva come come aspirazione a un altro mondo. Nella società moderna si esprime vigorosamente e ossessivamente come aspirazione a riprodurre questo» (p. 71), possesso come nel caso del ritratto, aggressività  («L’aggressione è implicita in ogni uso della macchina fotografica» p. 7). 
4. Il ritratto fotografico
Lo dimostra il ritratto fotografico:  «una fotografia non è soltanto una raffigurazione del suo soggetto, un omaggio ad esso. Ne è parte integrante, ne è un prolungamento, ed è un potente mezzo per acquisirlo, per assicurarsene il controllo. […] abbiamo in una fotografia il possesso per sostituzione di una persona o di una cosa cara» (p.  133).
5. Fotografia e didascalia
Proprio per il fatto di essere immagine la fotografia richiede spiegazioni e in ciò sta anche il fascino: «È proprio il mutismo di ciò che è in esse, ipoteticamente, comprensibile che rende le fotografie affascinanti e stimolanti» (p. 23). Del resto l’uso di didascalie non esaurisce quanto l’immagine può esprimere:  «In effetti le parole parlano più forte delle immagini. Le didascalie tendono a sovrapporsi alla testimonianza dei nostri occhi, ma non esiste didascalia che possa limitare o fissare permanentemente il significato di un’immagine» (p. 95). 
[La macchina come strumento che determina la foto (p. 107), fotografia e omologazione (p. 107), primato della fotografia sulle immagini dinamiche (p. 17)]

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