domenica 16 giugno 2013

Sul rapporto tra testo e immagine: note da Bolter

Jay David Bolter, Lo spazio dello scrivere. Computer, ipertesto e la ri-mediazione della stampa,Vita e Pensiero,  Milano 2002

1. EMANCIPAZIONE  DEL VISIVO
Bolter utilizza l’espressione «Emancipazione del visivo».  Prendere atto di un maggiore ruolo delle immagini dovuto alla dimensione digitale è solo un punto di partenza: «Anche se i libri illustrati, i quotidiani e le riviste possono combinare testo e immagini, i nuovi media digitali sembrano spesso privilegiare la grafica rispetto al testo» (p. 16). L’emancipazione del visivo implica che “l’elemento visivo non solo affiora alla superficie del testo, ma si rende autonomo e scaccia il testo da una parte della pagina, che occupa in quanto figura. Non solo i giornali e le riviste stanno rinegoziando i rapporti tra verbale  e visivo; altre forme, comprese la narrativa ‘seria’ e popolare e la prosa accademica, stanno anch’esse cambiando , e in tutti i casi i testi verbali sembrano perdere la capacità di contenere e controllare i contenuti sensoriali” (p. 79). In tal senso Bolter riconsidera l’ékphrasis (p. 80 ss.) e la pittografia (pp. 84 ss.).

2. IMMAGINE E PAROLA
La relazione tra parola e immagine è diventata instabile . Da un lato «restano ambiti, come  le monografie specialistiche  e i periodici scientifici, in cui l’immagine è ancora subordinata alla parola e dominata da una concezione verbale della comunicazione» (p. 72), dall’altro la scrittura elettronica richiama una nuova attenzione all’immagine che si ricollega a modalità di scrittura delle culture orientali: «lo scopo della scrittura alfabetica è la semplificazione per esclusione. Al contrario, la scrittura elettronica è inclusiva, e per questo vi si colgono echi e risonanze delle più antiche forme di scrittura. Sotto certi aspetti la moderna scrittura elettronica è più affine ai geroglifici che a un puro sistema alfabetico» (p. 55). E per quanto le immagini anche nel mondo occidentale possano  aver svolto un ruolo importante anche in altre epoche, intrecciandosi con la scrittura  («come le icone dei computer, le lettere miniate del Medioevo erano simultaneamente testo e immagine», p. 92) sono da evitare facili paragoni: oggi le immagini hanno una diffusione enormemente maggiore (p. 78) e il processo di alfabetizzazione è decisamente differente (p. 79).

3. LA TRASPARENZA DELL’IMMAGINE
L’ideale, anche in termini  didattici, sarebbe una immagine trasparente:  «l’immagine ideale è quella le cui parti esprimono in modo trasparente l’informazione soggiacente» (p. 73, Bolter rinvia ai lavori di Tufte) ma ovviamente non sempre è così (usi retorico/pubblicitario dell’immagine).

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