"l'ideogramma è qualcosa di sensibile, che contiene visivamente anche la parola ma trasmette una immagine, percepibile nel suo senso ma non sempre necessariamente "parlabile", come non è parlabile un disegno. Anzi, un parte di ciò che è comunicato è sempre affidata la silenzio, e così l'ideogramma scrive anche il silenzio. Del resto il silenzio, in Giappone, non è mai mancanza di comunicazione, al contrario. L'approccio di un giapponese alla scrittura, e tanto più l'apprezzamento di una calligrafia, è puramente sensoriale, o meglio estetico, un estetico che comprende il sensoriale e il comunicativo in un unico nodo inscindibile: si "guarda" la parola, più che leggerla, e se ne percepisce il senso, spesso alluso, che viene da un leggere e vedere insieme, ed è quindi un capire e sentire insieme, con il supporto di un segno che contiene e trasmette molto di più che non il mero "nome" della cosa".
Giorgio De Marchis, Scrivere il silenzio, in Immagini scritte. Calligrafia giapponese moderna, Istituto Giapponese di Cultura, 1984, p. 39.
Tradizionalmente nei percorsi di apprendimento formali in Italia, tanto nella scuola quanto nell'università, l'educazione all'immagine è separata dal leggere e dello scrivere, dallo studio dei testi. Mi affascina l'idea di uno scrivere che sia anche disegnare, di un guardare che sia anche leggere e ascoltare...
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