Il tema delle immagini è uno dei temi su cui credo valga la pena lavorare. Maria Maddalena Mapelli, nel suo testo Per una genealogia del virtuale. Dallo specchio a facebook (Mimesis, Milano-Udine 2010) affronta il tema partendo da un approccio filosofico centrato sul tema dello specchio come dispositivo (piuttosto che come tecnologia) ricostruendone lo sviluppo da Platone al Rinascimento (con particolare attenzione al pensiero di Giordano Bruno). Nella prospettiva che mi interessa (quella dell’uso didattico delle immagini) è centrale l’idea di uno specchio (e delle facoltà umane) che si pone all’estremo opposto di una ricezione passiva. In tal senso sono interessanti, oltre le considerazioni sui poteri dell’immagine in quanto tale (pp. 31-32), il legame tra immagine ed identità (p. 63), l’idea di riflessione che va, come in Giordano Bruno (p. 154), intesa non come riflesso meccanico ma come proiezione che rende visibile, intermini cognitivi, nuove forme. I risultati dell’indagine sulla concezione rinascimentale del dispositivo specchio vengono accostati alla dimensione digitale con l’esame della community di blogger Ibridamenti, dell’account di Facebook di Aldo Nove e del sito di Wu Ming. Anche qui, nella prospettiva in cui sto lavorando, quello che mi interessa è, in termini formativi, il rapporto tra avatar e costruzione dell’identità. Se un processo formativo è efficace nella misura in cui contribuisce alla costruzione dell’identità, la scelta dell’immagine del proprio avatar in un blog o in un social network non è un elemento secondario. Le tipologie di avatar (foto di sé, foto di parti di sé, foto di altro) e di nick (mappa a p. 178) potrebbero essere riprese come strumento di analisi nella prospettiva del metodo autobiografico o della gestione di sé all’interno dei social network (mi vengono in mente le osservazioni di Riva…). Come sarebbe ugualmente interessante, riprendendo la narrazione dell’esperimento del blogger utente anonimo (less-avatar) in Ibridamenti (pp.181-189), cogliere le analogie con metodologie di gestione del lavoro di gruppo in presenza (tecniche come quella appunto del rispecchiamento, il ruolo dell’osservatore…): per dirla con Bolter e Grusin c’è una rimediazione tra metodologie in presenza e on line. Capire la differenza ed i vantaggi delle trasposizioni digitali di strumenti e metodi tradizionali rimane un buon campo di indagine…
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento