"La strada per far emergere il significato del segno fotografico sono due e fra loro opposte. la prima è quella di intervenire sull'autonomia del mezzo fino a spegnerla, piegandola quanto più è possibile alla volontà del soggetto; [...] l'altra è quella di interpretare la foto come un segno appartenente a un linguaggio solo in parte riducibile all'uomo, un segno che è sintomo, un segno che funziona da spia di un rimosso che invece di essere individuale è collettivo. [...] Attraverso essa traspare la parte in ombra, quella che viene rimossa; la fotografia è realmente tale se ci aiuta a scoprire quello che non sappiamo invece che a confermarci in quello che già conosciamo" (Franco Vaccari, Fotografia e inconscio tecnologico, Einaudi, Torino 2011, pp. 15-16).
Occupandomi di multimedialità in una prospettiva didattica, ho sempre il timore di pensare alle immagini in una forma riduttiva, solo come spiegazione e illustrazione. Mi piacerebbe riuscire a pensare alle immagini, anche in chiave didattica, come modo per fare ricerca, come strumento euristico...